Lezione 2d - Croce - Energia nucleare

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Educazione ambientale Percorso di educazione allo sviluppo sostenibile Liceo scientifico statale “B. Croce” Azione F – 2 – FSE – 2009 – 290 Obiettivo F2

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Liceo scientifico statale “B. Croce” Azione F – 2 – FSE – 2009 – 290 Obiettivo F2 Percorso di educazione allo sviluppo sostenibile http://educazioneambientale.ning.com è lo spazio web dove potrete trovare i contenuti multimediali (testo, foto, video, forum) e gli approfondimenti del corso. www.facebook.com Inoltre, digitando “Pon Croce” potrete collegarvi ed interagire con la pagina Facebook del corso e visionare alcuni link ambientali interessanti. Energia nucleare 6 motivi per dire no

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Educazione ambientalePercorso di educazione allo sviluppo sostenibile

Liceo scientifico statale “B. Croce”Azione F – 2 – FSE – 2009 – 290

Obiettivo F2

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Energia nucleare

6 motivi per dire no

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La favola dell’indipendenza energetica Limitatezza delle riserve di uranio Il problema della localizzazione in Italia Fondi per la ricerca sottratti a tecnologie efotovoltaico I costi Il caso di Olkiluoto in Finlandia

6 motivi per dire no

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1. La favola dell’indipendenza energetica

L’Italia non possiede miniere di uranio, quindisiamo destinati comunque alla dipendenza dafonti di importazione, così come oggi lo siamocon il petrolio e il gas.Efficienza e fonti rinnovabili: queste sì che leabbiamo in casa nostra!

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2. Limitatezza delle riserve di uranio Tutte le stime relative ai costi non tengono inconsiderazione la questione della scarsità delle riserve diuranio. Un falso mito, infatti, è connesso alla presuntaabbondanza dell’uranio in natura. E’ vero si che si tratta diun minerale piuttosto diffuso ma solo in concentrazioniinfinitesime, tanto basse da non risultare praticamentesfruttabili. Oggi solo in pochi paesi sono presentiimportanti giacimenti e oltre il 50% delle riserve accertaterisultano concentrate in Australia, Kazakistan e Canada. Leriserve di uranio realmente sfruttabili sono sufficienti adalimentare gli attuali 440 reattori per soli 40-50 anni. Va dasé che si pensasse di sostituire, per la produzione dielettricità, tutta l’energia fossile con quella nucleareoccorrerebbe realizzare alcune migliaia di nuove centrali ea quel punto le riserve di uranio si esaurirebbero nel girodi pochissimi anni.

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In Italia esistono problemi enormi perindividuare un sito adatto come il caso diScanzano Jonico ha dimostrato qualche anno fa(l'area era stata individuata dal GovernoBerlusconi come sito di stoccaggio per le scorienucleari prodotte dall'Italia negli anni '70-'80).Problemi non solo di accettazione sociale: ilnostro è un territorio fortemente sismico,pervaso dal dissesto idrogeologico e con spazifluviali ancor più ridotti e prosciugati per buonaparte dell’anno (fenomeno che aumenterà conl’acutizzarsi dei cambiamenti climatici).

3. Il problema della localizzazione in Italia

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4. Fondi per la ricerca sottrattia tecnologie e fotovoltaico

Le tecnologie legate a fotovoltaico stanno marciando a passi agigante. Non si può dire altrettanto per l’energia nucleare che èancora al palo. Nonostante questo i fondi destinati a rinnovabilisono assai inferiori a quelli destinati al nucleare. La ricerca perl'energia nucleare ha bruciato il 90% delle spese di ricercadestinate alle fonti energetiche alternative ai combustibilifossili. La stessa cifra orientata sulle fonti rinnovabili esull'efficienza energetica avrebbe permesso una maggioreemancipazione dalle fonti fossili.La stessa IEA non prevede alcuna crescita di tale contributo peri prossimi trent'anni, anche perché le riserve di uranio possonoconsentire ancora pochi decenni di alimentazione delle centraliesistenti. Inoltre le centrali nucleari producono solo elettricità,che rappresenta solo il 15% degli usi finali, mentre il restante85% è costituito da calore per riscaldamento e processiindustriali e da carburanti per i trasporti ai quali il nucleare nonpuò dare nessun contributo.

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Negli ultimi venti anni c'è stato un forte declino negliordini di nuovi reattori a causa della discutibileeconomicità del nucleare. Nonostante l'industria delnucleare civile operi da mezzo secolo, va notato come, adifferenza di altre tecnologie, gli sviluppi di questo settorenon abbiano portato ad una maggiore efficienzaeconomica nella realizzazione e gestione degli impianti.Ad esempio, negli Stati Uniti i 75 reattori costruiti sonocostati 145 miliardi di dollari invece dei 45 previsti; gliultimi 10 reattori costruiti in India hanno avuto unaumento dei costi del 300 per cento in media. Ciò è dovutosostanzialmente all'aumento medio dei tempi dicostruzione dei reattori, a sua volta legato alla necessità diaumentare la sicurezza delle centrali. Tale tempo medio dicostruzione è passato da poco più di cinque anni negli anni'70 a circa 10 anni oggi.

5. I costi

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Questo caso sta diventando paradigmatico della dubbia sostenibilitàeconomica degli investimenti nucleari, a causa di ritardi nellacostruzione, aumento dei costi e utilizzo inefficace dei sussidi pubblici.Essendo il primo reattore costruito nel mercato liberalizzato europeodell'energia, nel 2005 quando la costruzione iniziò fu descritto comeuna prova che l'industria nucleare può competere in questo nuovomercato in seguito ai miglioramenti tecnologici avvenuti. Già nelprimo anno si sono verificati una serie di problemi tecnici e ritardinella costruzione, resi poi pubblici dall'ente regolatore dell'energiadella Finlandia. Dopo 16 mesi di lavori il progetto aveva accumulato unritardo di ben 18 mesi, con un aumento dei costi stimato in circa 700milioni di Euro. E' chiaro quindi che il progetto Olkiluoto emerge comeun sonoro fallimento che mostra la palese incapacità dell'industrianucleare di competere in mercato liberalizzato dell'energia quale èquello europeo oggi, anche se si tratta di progetti in via direalizzazione in condizioni ottimali e in paesi molto avanzati sia dalpunto di vista economico che in materia di regolamentazioni esicurezza.

6. Il caso di Olkiluoto in Finlandia