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Lezione 1 (6 ottobre 2011) ORGANIZZAZIONE Ricevimento: venerdì 11,00-13,00 in 304B Pignolo Posta elettronica: [email protected] identificarsi come studente Richiesta per l’orario (quarto d’ora accademico): si inizia puntuale alle 13,00 il venerdì per finire con un po’ di anticipo Letture per il modulo: (i) capp. 1 e 2 di R. Popkin e A. Stroll, Filosofia per tutti, Net, Milano, 2003 (pp. 21-137); (ii) Julian Baggini Il maiale che vuole essere mangiato, Cairo Editore, Milano, 2006, §§ 5, 7, 8, 10, 14-5, 17, 18, 20, 22, 27, 29, 33-6, 42-4, 50, 52-3, 55, 57-8, 64, 67, 71, 75, 77, 79, 80, 82-4, 87, 89, 91-2, 96-7, 99-100.; e (iii) i testi contenuti nella dispensa a pp. 8-111 Gli appunti delle lezioni sono a disposizione sul bacheca di Davies a partire dal weekend successivo alle stesse Il secondo modulo di Istituzioni di filosofia (24099) è mutuato dal corso di Filosofia teoretica B (10602) tenuto nel secondo sottoperiodo (a partire dal 14 novembre) dal Prof. Bottani (lunedì 9-11, martedì 9-11, mercoledì 9-11) – per la registrazione dei voti, bisogna attenersi agli appelli del Prof. Bottani DUE ESPERIMENTI MENTALI Due questionari A e B per mettere “le nostre intuizioni” alla prova i casi descritti sono “esperimenti mentali” cfr. sottotitolo di Baggini alcuni “angoscianti” ma anche la realtà lo è l’esperimento mentale non è esclusivo alla filosofia, ma anche in, ad es. fisica Galileo e Einstein l’hanno adoperato per le loro varie nozioni della ‘relatività’ del movimento ma sembra caratteristica della filosofia nello scambio di “intuizioni” Forma generale di un “esperimento mentale”: (i) la teoria T ha una conseguenza C (ii) se C fosse vera, allora in situazione S, la nostra intuizione dovrebbe essere I (iii) quando descriviamo S, ci troviamo spinti ad affermare non-I (iv) se non-I rappresenta il nostro giudizio, dobbiamo rifiutare (aggiustare, riformulare) C e, con essa, T

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Lezione 1 (6 ottobre 2011)

ORGANIZZAZIONE Ricevimento: venerdì 11,00-13,00 in 304B Pignolo Posta elettronica: [email protected]

– identificarsi come studente Richiesta per l’orario (quarto d’ora accademico): si inizia puntuale alle 13,00 il venerdì per finire con un po’ di anticipo Letture per il modulo: (i) capp. 1 e 2 di R. Popkin e A. Stroll, Filosofia per tutti, Net, Milano, 2003 (pp. 21-137); (ii) Julian Baggini Il maiale che vuole essere mangiato, Cairo Editore, Milano, 2006, §§ 5, 7, 8, 10, 14-5, 17, 18, 20, 22, 27, 29, 33-6, 42-4, 50, 52-3, 55, 57-8, 64, 67, 71, 75, 77, 79, 80, 82-4, 87, 89, 91-2, 96-7, 99-100.; e (iii) i testi contenuti nella dispensa a pp. 8-111 Gli appunti delle lezioni sono a disposizione sul bacheca di Davies a partire dal weekend successivo alle stesse Il secondo modulo di Istituzioni di filosofia (24099) è mutuato dal corso di Filosofia teoretica B (10602) tenuto nel secondo sottoperiodo (a partire dal 14 novembre) dal Prof. Bottani (lunedì 9-11, martedì 9-11, mercoledì 9-11) – per la registrazione dei voti, bisogna attenersi agli appelli del Prof. Bottani DUE ESPERIMENTI MENTALI Due questionari A e B per mettere “le nostre intuizioni” alla prova

– i casi descritti sono “esperimenti mentali” – cfr. sottotitolo di Baggini – alcuni “angoscianti” – ma anche la realtà lo è – l’esperimento mentale non è esclusivo alla filosofia, ma anche in, ad es. fisica – Galileo e Einstein l’hanno adoperato per le loro varie nozioni della ‘relatività’ del

movimento – ma sembra caratteristica della filosofia nello scambio di “intuizioni”

Forma generale di un “esperimento mentale”:

(i) la teoria T ha una conseguenza C (ii) se C fosse vera, allora in situazione S, la nostra intuizione dovrebbe essere I (iii) quando descriviamo S, ci troviamo spinti ad affermare non-I (iv) se non-I rappresenta il nostro giudizio, dobbiamo rifiutare (aggiustare, riformulare) C

e, con essa, T

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A I. Il programma industriale Un dirigente di una ditta industriale va dal presidente e dice: “Stiamo programmando una nuova linea di produzione. Innalzerà i profitti ma per giunta danneggerà l’ambiente”.

Il presidente risponde: “Non mi interessa l’ambiente. Voglio solo incrementare i profitti. Andiamo avanti con la nuova linea”. La ditta inizia il nuovo programma e l’ambiente viene danneggiato. DOMANDA: Il presidente ha danneggiato l’ambiente intenzionalmente?

SÌ NO II. La fuga Un ladro alla guida di un’auto piena della refurtiva del suo ultimo colpo si ferma al semaforo e vede arrivare un poliziotto con la pistola sguainata. La macchina parte a tutto gas, ma il poliziotto riesce a aggrapparsi alla maniglia dello sportello. Il ladro zigzaga, con la cognizione che mette il poliziotto in grave pericolo. Sfortunatamente per il poliziotto, la manovra finisce per scaraventarlo sotto le ruote del traffico nella corsia opposta. Per le ferite che subisce, il poliziotto muore. DOMANDA: È il ladro colpevole della morte del poliziotto?

SÌ NO

B I. Il programma industriale Un dirigente di una ditta industriale va dal presidente e dice: “Stiamo programmando una nuova linea di produzione. Innalzerà i profitti e per giunta ripristinerà l’ambiente”. Il presidente risponde: “Non mi interessa l’ambiente. Voglio solo incrementare i profitti. Andiamo avanti con la nuova linea”. La ditta inizia il nuovo programma e l’ambiente viene ripristinato. DOMANDA: Il presidente ha ripristinato l’ambiente intenzionalmente?

SÌ NO II. La fuga Un cittadino alla guida della sua auto si ferma al semaforo e vede arrivare un ladro con la pistola sguainata. La macchina parte a tutto gas, ma il ladro riesce a aggrapparsi alla maniglia dello sportello. L’autista zigzaga, con la cognizione che mette il ladro in grave pericolo. Sfortunatamente per il ladro, la manovra finisce per scaraventarlo sotto le ruote del traffico nella corsia opposta. Per le ferite che subisce, il ladro muore. DOMANDA: È il cittadino colpevole della morte del ladro?

SÌ NO

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Risultati effettivamente raggiunti (6 ottobre 2011) sui questionari: A (totale: ) I SÌ 22 NO 1 II SÌ 19 NO 4 B (totale: ) I SÌ 4 NO 21 II SÌ 18 NO 7 Risultati raggiunti con precedenti gruppi di matricole italiane A I SÌ 75% NO 25% II SÌ 70% NO 30% B I SÌ 30% NO 70% II SÌ 40% NO 60% Risultati raggiunti con numeri alti di studenti americani A I SÌ 82% NO (18%) II SÌ 75% NO (25%) B I SÌ 23% NO (77%) II SÌ 51% NO (49%) Fonti I: J. Knobe, ‘The Concept of Intentional Action: A Case Study in the Use of Folk Psychology’ Philosophical Studies, 130 (2006) pp. 203-231 II: T. Nadelhoffer, ‘Bad Acts, Blameworthy Agents, and Intentional Action: Some Problems for Jury Impartiality’ Philosophical Explorations, 9 (2006) pp. 203-220 Le ‘intuizioni’ più diffuse:

– (I): che un esito collaterale buono sia meno intenzionale di uno cattivo – (II): che la colpevolezza per un incidente dipenda in qualche misura dal carattere della

vittima

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Lezione 2 (7 ottobre 2011) Due immagini delle ‘scuole’ antiche: 1. Raffaello Sanzio Scuola di Atene

Platone e Aristotele al centro (per la fortuna di certi pezzi di carta?) (a colori a http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/68/Raffael_058.jpg)

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Le ‘Scuole’ di Atene: immagine della loro disposizione geografica intorno all’anno 300 a.C. (disegno di Candace Smith riprodotto in A.A. Long, D.N. Sedley The Hellenistic Philosophers, Cambridge University Press, Cambridge, 1987) In cima a sinistra: Il Liceo fondato da Aristotele nel 335 a.C. In cima a destra: L’Acropoli, centro religioso e giudiziario della citta Al centro L’Agora, il mercato e punto di incontro, luogo prediletto da Socrate e poi

dagli scettici Sul lato nord dell’Agora, il Portico dipinto (Stoa poikile) dove Zenone di

Cizio apre la scuola stoica nel 301 a.C. Lungo la strada Il Giardino di Epicuro, aperto nel 306 a.C. In basso L’Accademia, che Platone fondò nel 387 a.C.

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Platone il ‘padre’ della filosofia: primo testo nella dispensa e nostro punto di partenza per indagare i rapporti tra ragionevolezza e giustizia, a partire da un esperimento mentale Il Corpus platonicum

– 34 dialoghi, l’Apologia, 13 lettere (alcune opere spurie, soprattutto tra le lettere) – Platone non parla mai nei suoi dialoghi quindi è sempre rischioso dire ‘Platone dice…’ – Platone viene citato come fiancheggiatore nell’Apologia; e la sua assenza è notata nel

Fedone (la scena della morte di Socrate) – sappiamo, in base agli elenchi antichi dei suoi scritti, di possedere tutti gli scritti di Platone,

già presenti nella biblioteca di Alessandria nel III° sec. a.C. – organizzate sin dall’antichità (Trasillo) in tetralogie (nove gruppi di quattro) – trasmissione dei testi attraverso la copiatura a mano: i manoscritti più antichi esistenti

risalgono al XI° sec. d.C. – sono sopravvissuti come oggetti astratti e un po’ vaghi (per corruzione testuale) – ma non sappiamo come ordinarli

I rimandi a Platone sono sempre all’edizione in tre volumi pubblicata da Henri Etienne (‘Stephanus’) nel 1578 ad opera di Serranus (Jean de Serre)

– prima Opera omnia a stampa è la traduzione latina di Marsilio Ficino (Firenze, 1484) seguendo un ordine tutto suo (‘neoplatonizzante’)

– primo testo greco completo (seguendo l’ordine di Trasillo) è per le stampe di Aldo Manuzio (Venezia, 1513)

– Stephanus stabilisce un ordine dei dialoghi che vuole essere quello cronologico di composizione – ma questo è mera speculazione

– da fine Settecento (Bipont, 1781-7, 11 volumi, greco con tr. lat. di Ficino) diventa consuetudine mettere l’impaginazione di Stephanus per orientare chi legge

– (si nota che Bipont è il primo testo greco a stampa senza abbreviature – e diventa influente anche per questo)

– testo oggi ritenuto standard: J. Burnet (Oxford, 1900 in 5 voll.), che segue l’ordine di Trasillo, ma dà le pagine di Stephanus

Un rimando a Stephanus ha la forma ad es. ‘Simposio, 172c5’, dove si cita il nome del dialogo (talvolta con abbreviazioni, in questo caso ‘Symp.’ o simile), la pagina 172 del volume in cui questo dialogo appare, la parte c della pagina (Stephanus suddivide ogni pagina in parti uguali) e la riga 5 all’interno della parte citata.

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Lezioni 3 e 4 (8 ottobre 2011) Presentazione della Repubblica di Platone

– sottotitolo tradizionale: ‘Sulla giustizia’: discute la città ideale, l’educazione dei filosofi-re e le varietà di costituzione (e molte altre cose)

– lungo quasi 300pp. (Stephanus II pp. 327-621) di cui solo tre nella dispensa – suddiviso in 10 ‘libri’ (rotoli di pergamena) – Socrate narra una discussione tra se stesso e (dal libro II in poi) Glaucone e Adimanto,

fratelli maggiori di Platone Il libro I probabilmente risale alla relativa giovinezza di Platone: un dialogo potenzialmente a se stante e ‘quasi-aporetico’

– il deuteragonista è l’egoista Trasimaco (menzionato all’inizio di II, disp. p. 8) – Trasimaco sostiene che la giustizia è l’interesse del più forte – Socrate obietta che, in quel caso, l’ingiustizia potrebbe essere un bene – Socrate: L’uomo giusto è più efficace dell’uomo ingiusto (352) – autocritica di Socrate alla fine del libro: Se non sappiamo l’essenza del giusto, non sappiamo

se l’uomo giusto è felice (eudaimon) (354) Richiesta di Glaucone a inizio libro II: Non solo confutare Trasimaco, ma dimostrare per davvero che è in ogni caso meglio essere giusti che ingiusti (357, disp. p. 8) Strategia del dialogo: cercare di immaginare situazioni in cui l’ingiustizia è la cosa razionale da perseguire Glaucone: l’opinione comune sulla natura della giustizia: Repubblica, II, 359-60

(i) che la giustizia nasce da un compromesso tra i forti e i deboli (ii) che quelli che la praticano lo fanno contro voglia (iii) che l’ingiustizia paga quando rimane impunita

Quali sono le condizioni in cui l’opinione comune (i) è giustificata?

– quando il singolo non deve scendere a patti (compromessi) con gli altri – FORZA, FURBIZIA e FORTUNA: i mezzi per sottrarsi al compromesso (condizioni di

impunità) – nessun individuo ha FORZA sufficiente per sopraffare tutti gli altri (tema hobbesiano su cui

si ritorna) Se (ii) fosse vero, allora la giustizia non sarebbe desiderata per se stessa, ma solo in vista di altro

– se si ha una libera scelta se essere giusti o meno, potrebbe essere razionale scegliere di fare ingiustizia

– il massimo dell’ingiustizia è compatibile con la sembianza di giustizia – la (mera) sembianza di giustizia è uno dei modi più efficaci di farla franca

Una tripartizione dei beni: 357B-8C (disp. pp. 8-9) 1. Le cose desiderabili per se stesse (fini puri)

– gioia, piacere non nocivo (puro) – (non ha senso chiedere perché vogliamo queste cose)

2. Le cose desiderabili per se stesse e per i loro effetti (mezzi-e-fini) – capacità di pensare e di vedere, stare in salute

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3. Le cose desiderabili solo per i loro effetti (meri mezzi) – ginnastica, medicina (e, come vedremo, i soldi) – (si può sempre chiedere il fine)

Se la giustizia è un bene di tipi 1 o 2, è sempre razionale promuoverla Se (e solo se) la giustizia è un bene di tipo 3, ci sono circostanze in cui è irrazionale essere giusti

– secondo l’opinione comune (iii), queste sono le circostanze di impunità – se la giustizia è solo un mezzo la si persegue solo in vista di altro

Il ragionamento di Politica I, ix (disp. pp. 17-19) per l’errore di desiderare i soldi per se stessi (crematistica non-naturale) La crematistica:

– una parola italiana (riconosciuta nel dizionario) per traslitterare la parola (+ o -) inventata da Aristotele

– crematistica naturale è una virtù nella gestione dei beni nella casa e nello stato Il ragionamento genetico: la natura dei soldi è leggibile nel modo in cui sono sorti Usi naturali e non-naturali degli oggetti – l’uso naturale di una scarpa: di essere calzata, per proteggere il piede (questo lo scopo della sua produzione) – uso non-naturale di una scarpa: come arma (non-naturale perché qualsiasi proiettile basterebbe) – uso non-naturale di una scarpa: come mezzo di scambio nel baratto Gli inconvenienti del baratto – assenza di un’unità di misura (ad es. tra una casa e n paia di scarpe) – possibilità che un bene di grande valore corrisponda a un eccesso di beni piccoli (il muratore non vuole 30,000 paia di scarpe) – difficoltà di trasporto di beni (spec. nel commercio internazionale)

L’invenzione dei soldi per superare gli inconvenienti del baratto – scelta di un bene con un certo valore d’uso (ad es., metallo: riutilizzabile e non un bene di consumo) – quantità e qualità fisse per dare una misura comune (ad es., £100 - un peso di argento): la misura non può aver valore, ma solo rappresentarlo. – negoziabili contro tutti i beni sul mercato – facilmente trasportabili (spec. sotto forma di carta o di un codice, non prevista da Aristotele) L’uso naturale dei soldi: come mezzo di scambio – corrisponde ad un uso non-naturale di un bene desiderabile per se stesso – se visti come fine, i soldi vengono trattati in modo non-naturale e perverso Che cosa non va con il desiderio dei soldi per se stessi? – confusione di mezzi e fini – se i soldi sono mezzi per procurare altro (ad es. cibo), li vogliamo in vista del cibo – in una situazione di mancanza di cibo, i soldi non lo sostiuisce – soldi inutili senza la convenzione di accettarli (anche € nel Regno Unito; cfr. l’inutilità dei soldi su un’isola deserta)

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– come re Mida, sbagliamo mira nel formulare il desiderio – destino della figlia, morta del amore di M. per l’oro, e poi dello stesso M, morto di fame

Denaro un ‘desiderio congelato’ (Kierkegaard) – senza forma specifica – un feticcio: cfr. vincere €5,000,000 o €50,000,000 alla lotteria: (‘non saprei come

spenderli, Paolo’) – un desiderio senza fine – mai appagabile appieno (una ricetta per la frustrazione) – ‘preoccuparsi di vivere e non di vivere bene’

I nodi concettuali del racconto di Gige (un personaggio storico-mitico, cfr. Erodoto, I, viii; testo di Platone incerto: è re di Lidia o il suo antenato?)

(1) All’inizio, Gige è un povero pastore del cui carattere non sappiamo niente (2) Per FORTUNA, si impossessa di un anello magico che permette di diventare

invisibile a volontà (cfr. L’uomo senza ombra, Harry Potter, Il signore degli anelli, ecc. ecc.)

(3) Per FURBIZIA e con FORZA, Gige usa l’anello per prendere quello che vuole (farsi re, fare l’amore con la regina, mangiare quello che vuole, ordinare la punizione di altri)

(4) Da visibile, Gige riesce a nascondere i suoi atti da invisibile e quindi è impunibile Il comportamento di Gige con l’anello è ingiusto?

– sembra di sì – e in misura sermpre crescente (impara le vie dell’ingiustizia) – per farsi mandare a corte, usa modi impropri (non si capisce quali) – per aver accesso alla regina, deve violare la privatezza dei quartieri femminili (tipo

serraglio) – (era meglio aver l’aspetto di Brad Pitt per sedurre la regina che l’invisibilità – o lei era così

disperata di compagnia maschile diversa da quello del re?) – per farsi re, uccide un uomo (il re precedente) senza giustificazione – poi si impossessa dei bene del reame – una volta fattosi re, infligge punizioni in modo arbitrario per assicurarsi il trono

Il comportamento di Gige con l’anello è da aspettarsi?

– per Baggini (§75), siamo tutti corruttibili – tutti abbiamo desideri che non esaudiamo per vergogna (sessuale), per paura (di ritorsione),

o per convenzione (di rispettare i beni altrui) – se venissimo liberati da questi vincoli, impareremmo (chi più veloce, chi più lento) a

sfruttare i vantaggi dell’impuntà – questo non vuol dire necessariamente che siamo ipocriti nel sottometterci ai limiti: la

vergogna, la paura e la convenzione possono anche essere ‘introiettati’ – fanno parte del nostro “rispetto per gli altri” – ma, cambiate le circostanze, cambiano i comportamenti

Il comportamento di Gige con l’annello è razionale?

– se sì, allora, data la sua ingiustizia, ci sono circostanze ipotizzabili in cui è razionale essere ingiusti

Le condizioni per il vantaggio di Gige

– il possesso dell’anello e la conoscenza di adoperarlo (fortuna)

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– la capacità di tenere segreto il potere dell’anello (furbizia) – che sia lui ad essere l’unico in possesso dell’anello (invisibilità = impunità) – vittime del suo inganno (una società: l’anello è quasi inutile su un’isola deserta) – la razionalità delle sue scelte

Razionalità: una definizione rozza e provvisoria: un comportamento è razionale se e solo se i guadagni prospettati sono superiori alle perdite prospettate Cosa guadagna Gige nell’approffittare dell’anello?

– agio: non deve più lavorare come pastore né subire le intemperie degli elementi ecc. – cibo: può ordinare dai cuochi del palazzo quel che vuole – sesso: oltre alla regina (che non è garantita che sia come Rania di Giordania), da re, può

sottomettere qualsiasi donna nel suo reame – soldi: può anche fare finta di comprare quello che vuole (sembianza di giustizia) – potere:

o nel palazzo, può dare ordini (e controllare la loro esecuzione con l’invisibilità) o all’estero, può usare l’annello per sovvertire altri sovrani e impossessarsi dei loro

reami – onore: è re e riconosciuto come tale – anche se i sudditti sono invidiosi, devono osannarlo

Almeno l’agio e il sesso sembrano beni di tipo 1

– forse anche cibo (o almeno la sicurezza alimentare) – non ha molto senso chiedere perché vengono desiderati in quanto piaceri

Soldi e potere sembrano beni di tipo 3: dipendono da qualche fine ulteriore a cui servono: un progetto in cui Gige crede

– cfr. l’inutilità di soldi non spesi – ma è meglio avere la disponibilità che non

L’onore è un po’ più ambiguo

– avere la sottomissione degli altri è piacevole (e quindi ha un ché dei beni di tipo 1) – anche quando si sa che sia ipocrita (il potere all’ennesima potenza) – ma la soddisfazione scaturisce dalla sicurezza di meritare la benevolenza e ammirazione

altrui – cfr. vincere una medaglia ai giochi olimpici dopandosi

Cosa perde Gige con il comportamento descritto da Glaucone?

– la propria identità: un cambiamento brusco da pastore a re – un senso di integrità: sa di fare ingiustizia nel fare fuori i suoi rivali – l’autostima: sa che i suoi guadagni non sono merito suo, ma effetti della fortuna – la socialità: non può confidare in nessuno sull’annello e i suoi poteri

Anche se il comportamento di Gige è da aspettarsi (corrispondente a quello che quasi tutti riconoscono come proprio), è razionale solo se le cose che perde valgono di meno rispetto alle cose che guadagna Glaucone e la scelta tra essere giusti o ingiusti (disp. pp. 12-4)

– l’uomo veramente ingiusto (e con l’anello magico) sembrerà giusto (fa parte del suo piano)

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– godrà degli effetti dell’ingiustizia (denaro, potere) e della giustizia (onore, rispetto) solo una persona assolutamente incorruttibile potrebbe usare l’anello giustamente

– è per questo che Platone punta sull’educazione dei Custodi, per dare potere solo a persone che non sono tentate dagli effetti dell’ingiustizia

– l’uomo veramente giusto – anche in possesso dell’anello – perderà anche tutti gli effetti della giustizia e quindi verrà ritenuto ingiusto e sarà punito (ingiustamente)

Formulazioni bibliche delle scelte di Gige

– Matt., 4, 1-10, Luca, 4, 2-13: il Diavolo sfida Gesù nel deserto a cambiare pietre in pane e a saltare giù dal pinnacolo del Tempio (miracoli a volontà)

– poi: “Tutto questo [i regni del mondo] io ti darò, se ti prostri e mi adori” – adorare il Demonio garantisce la perdizione – nello spiegare cosa importa la vita del fedele, Gesù chiede “Che gioverebbe a un uomo

guadagnare tutto il mondo, se perdesse l’anima sua?” (Matt., 16, 26; cfr. Marco, 8, 36) Le domande (soprattutto quelle ‘retoriche’) ammettono di più di una risposta

– in questo caso: (i) avrebbe guadagnato il mondo; (ii) avrebbe perso la cosa di massimo valore

– cfr. (i) e “se bevi due litri di succo di carota e corri cinque chilometri al giorno, non prendi mai un raffreddore”

– cfr. (ii) “bisogna pagare bene gli agenti di borsa perché hanno venduto le loro anime” La perdita da parte di Gige dell’identità, dell’integrità, dell’autostima e della socialità equivalgono a “perdere l’anima sua”?

– questi sono beni di tipo 2 – valgono di più dei beni (mondani) guadagnati? – se no, allora la scelta dell’ingiustizia può essere razionale in caso di impunità – se sì, persino l’impunità dell’uomo invisibile non basta per rendere l’ingiustizia

razionalmente sceglibile – nel secondo caso, possiamo dire l’uomo ingiusto fa del male a se stesso – e fa più male a se stesso più viene tentato di farla franca con l’ingiustizia

Conclusione ipotetica: se fosse possibile per una persona godere dell’impunità illimitata conferita dall’anello dell’invisibilità, spetterebbe a lei determinare quali siano i beni più grandi o più importanti per la condotta della sua vita