L'EUROPA OCCIDENTALE NEL SECONDO DOPOGUERRA · PDF fileNel dopoguerra un sistema politico...

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EUROPA OCCIDENTALE

Nel dopoguerra un sistema politico pluralistico e democratico continuò a costituire la forma di governo dei principali Paesi dell'Europa occidentale: Inghilterra e Francia a cui si aggiunge in seguito (1949) la Repubblica federale tedesca.

Il sistema politico della Gran Bretagna (su cui regna la regina Elisabetta II dal 1952) continuò a essere contraddistinto dall'alternanza al governo dei principali Partiti: quello laburista e quello conservatore. Nel secondo dopoguerra uno dei problemi cruciali della politica interna britannica fu quello dell'Irlanda del Nord (Ulster). A partire dal 1967 si acuirono i contrasti tra la maggioranza protestante e fedele all'unione con la Gran Bretagna e la minoranza cattolica, favorevole alla riunificazione con l'Eire; da entrambe le parti vennero usate le armi dell'assassinio politico e del terrorismo, a cui il governo britannico cercò di porre freno con la militarizzazione massiccia del territorio. Tentativi di mediazione tra il governo inglese e la principale organizzazione terroristica nord irlandese, la cattolica IRA, che più volte si è dimostrata in grado di colpire gli interessi britannici ovunque nel mondo, sono stati spesso fallimentari. Dal 1979 al 1996 il governo rimase saldamente nelle mani dei conservatori prima con Margaret Thatcher (1979-90) poi con John Major. In particolare la Thatcher, una donna di grande personalità, intraprese una energica politica neoliberista che portò a un miglioramento della situazione economica del Paese, aggravandone però le fratture sociali, a scapito dei settori più deboli (disoccupati, immigrati, ecc.). Il lungo dominio conservatore è terminato nel 1997, con la netta affermazione alle elezioni politiche dei laburisti. Al capo del governo è salito Tony Blair, il giovane e intraprendente leader laburista che era stato in grado di coagulare in campagna elettorale anche consensi di area moderata. Scopo immediato di Blair fu di modernizzare il proprio partito spostandolo verso una posizione di centro, diminuendo il numero dei sindacati ed eliminando alcune limitazioni del sistema di produzione, mostrandosi allo stesso tempo liberale e conservatore. Blair ha appoggiato l'azione militare USA in Iraq per combattere il terrorismo, impegnando le forze britanniche.

In Francia nel 1946 venne approvata una nuova Costituzione, che ne fece una repubblica parlamentare, lasciando scarsi poteri al presidente della Repubblica. La Quarta Repubblica si rivelò tuttavia incapace di darsi dei governi stabili; nel 1958 De Gaulle, esponete del partito di maggioranza relativa, ottenne i pieni poteri dall'Assemblea nazionale e preparò una nuova Costituzione. La Costituzione della Quinta Repubblica accrebbe i poteri del presidente (eletto direttamente dal popolo) e avviò il paese verso un periodo di

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governi stabili, dominati dal partito gollista e dallo stesso De Gaulle, presidente dal 1958 al 1969. Nel 1981 socialisti e comunisti riuscirono a costituire una maggioranza di governo di sinistra e a eleggere il socialista François Mitterand (1981-1995), che avviò una politica di riforme sociali. Negli ultimi anni del suo mandato, il presidente dovette però "coabitare" con una maggioranza parlamentare e con governi di centro-destra; si venne così a creare una situazione che indebolì la stabilità politica ed economica del Paese. Nel 1995 venne eletto nuovo presidente della Repubblica Jacques Chirac, esponente dello schieramento gollista di centro-destra. Anche a Chirac è stata imposta nel 1997 la coabitazione, con l'affermazione nelle elezioni politiche anticipate del socialista Jospin, divenuto capo del governo.

La Repubblica Federale tedesca fu creata nel 1949 come Stato sovrano composto da 10 Länder, o regioni autonome (poi portati a 16 dopo l'unificazione), ognuna dotata di una propria assemblea legislativa, con competenze su giustizia e istruzione pubblica, e da un parlamento federale bicamerale: il Bundestag, eletto a suffragio universale, e il Bundesrat, formato da membri designati dai singoli Länder. Fino al 1966 la politica tedesca fu dominata dall'Unione cristiano-democratica (CDU) il partito moderato che comprendeva protestanti e cattolici, con i governi di Konrad Adenauer e Ludwig Erhard, durante i quali la Germania completò la sua ricostruzione e si affermò come una delle primissime potenze industriali del mondo. Il Partito socialdemocratico tedesco (SPD) che aveva abbandonato il marxismo e adottato un programma democratico-riformista, entrò nel grande governo di coalizione di Kiesinger. Nel 1969 l'SPD si affermò come maggiore partito tedesco e assunse quindi la guida del Paese per 13 anni (1969-82), con i governi di Willy Brandtche sviluppò una politica di apertura verso i paesi dell'Est comunista e poi Helmut Schimdt. Nel 1982 ripresero il sopravvento i cristiano-sociali e durante i governi del loro leader Helmut Kohl, fu realizzata la riunificazione delle due Germanie, avvenuta nel 1990 con il consenso delle grandi potenze. Gli enormi costi economici e sociali, dovuti alle profonde differenze fra le due nazioni e allo stato di maggior arretratezza della Germania orientale, costrinsero il governo cristiano-sociale di Kohl ad adottare misure di rigore economico che ridussero il consenso del cancelliere provocando con le elezioni del 1998, la vittoria del partito socialdemocratico e la nomina a Primo Ministro di Gerhard Schroder.

Paesi scandinavi, Olanda, Belgio e Finlandia mantennero anche nel dopoguerra regimi democratici e parlamentari.

In Spagna il regime dittatoriale di Francisco Franco, finì solo nel 1975, alla morte del dittatore. Venne quindi ripristinata la monarchia (come aveva stabilito lo stesso Franco) e il re Juan Carlos di Borbone consentì la

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liberalizzazione dei partiti (Costituzione del 1978) e la ripresa della vita democratica. In Spagna è attivo il movimento separatista basco dell'ETA (sigla da "patria basca e libertà"), che prosegue la sua lotta con stragi sanguinose. Nel 1982 la maggioranza di governo passò nelle mani dei socialisti, guidati da Felipe Ganzales, la cui sconfitta elettorale avvenne nel 1996, in seguito a scandali, accuse di corruzione e al presunto legame di alti funzionari delle forze dell'ordine con il terrorismo basco. La vittoria arrise a una coalizione di centro-destra guidata dal leader dei popolari José Maria Aznar. Egli tentò di avviare un dialogo con il movimento separatista basco, ottenendo nel 1998 una dichiarazione di "cessate il fuoco". Nel 2000 Aznar vinse nuovamente le lezioni, divenendo leader dei Popolari anche nel parlamento europeo.

LA COMUNITÀ EUROPEA

Dopo la Seconda Guerra Mondiale venne sempre più maturando tra i paesi dell'Europa occidentale, l'idea di creare una federazione. I risultati furono tuttavia scarsi sul piano politico, perché il Consiglio d'Europa, riunitosi per la prima volta a Strasburgo nel 1949, ebbe solo funzioni consultive. La tendenza comunitaria ebbe invece maggiore facilità di svolgimento nell'ambito economico. Infatti nell'aprile 1951, attuando un progetto del ministro francese Robert Schuman, venne costituita la CECA (Comunità europea del carbone e dell'acciaio), con lo scopo di costruire tra i Paesi membri (Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Olanda, Repubblica federale tedesca), un unico mercato per l'industria del carbone e dell'acciaio. Gli stessi Stati partecipanti alla CECA rafforzarono i loro vincoli con l'istituzione della Comunità economica europea (CEE), detta anche Mercato comune europeo (MEC), e dell'EURATOM (Ente europeo dell'energia atomica), i cui trattati furono firmati a Roma il 25 marzo 1957. Negli anni successivi l'ambito della CEE si andò allargando a Gran Bretagna, Danimarca e Irlanda (1973), alla Grecia (1981), a Spagna e Portogallo (1986), quindi ad Austria, Finlandia, Norvegia e Svezia (1995) e fu potenziata la rappresentatività del Parlamento europeo eletto dal 1979 a suffragio universale in tutti i Paesi membri. In ambito CEE furono inoltre compiuti numerosi passi per rendere sempre più concreta l'unificazione economica europea: Unione doganale (1968); creazione del Sistema monetario europeo (SME) nel 1979, per limitare le fluttuazioni reciproche dei valori delle monete europee; firma del trattato di Maastricht (in Olanda, febbraio 1992), per realizzare entro il 1999, l'unione economica e monetaria (libera circolazione di capitali e forza lavoro, moneta unica e creazione di una banca centrale europea), e arrivare a una comune politica estera. L'euro è entrato in vigore come moneta unica europea il 1 gennaio 2002.