LETTERA APERTA - nuovorinascimento.org · lista usuale delle abbreviazioni dei riferimenti...

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ALFREDO PERIFANO LETTERA APERTA SU UNA RECENTE EDIZIONE DELLA STRIX DI GIOVAN FRANCESCO PICO DELLA MIRANDOLA CURATA DA IDA LI VIGNI Banca Dati “Nuovo Rinascimento” www.nuovorinascimento.org immesso in rete il 13 febbraio 2014

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  • ALFREDO PERIFANO

    LETTERA APERTASU UNA RECENTE EDIZIONE DELLA STRIX DI

    GIOVAN FRANCESCO PICO DELLA MIRANDOLACURATA DA IDA LI VIGNI

    Banca Dati Nuovo Rinascimentowww.nuovorinascimento.org

    immesso in rete il 13 febbraio 2014

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    Gentile Direttore,

    qualche mese fa sono venuto a conoscenza della pubblicazione del vo-lume: Giovanfrancesco Pico della Mirandola, La Strega, ovvero degli in-ganni dei demoni, saggio introduttivo, traduzione e note a cura di Ida Li Vi-gni, Milano, Mimesis, 2012. Nella quarta di copertina, riportata da Ama-zon.it, leggevo: Questo volume la prima traduzione moderna dal latinoed edizione critica dellopera di un laico rinascimentale, il conte Giovan-francesco Pico della Mirandola []. Due affermazioni in una breve fraseche non potevano lasciarmi indifferente, perch io stesso avevo pubblicato,nel 2007, la prima edizione critica del Dialogus in tres libros divisus: titulusest Strix, sive de ludificatione demonum di Giovanfrancesco Pico della Mi-randola e la prima traduzione moderna (in francese)1 se per moderna in-tendiamo a noi contemporanea, essendo il testo del Pico gi stato tradottonel 1555 dallabate Turino Turini, come sa bene la dottoressa Li Vigni a-vendo lei stessa ripubblicato tale edizione nel 1988, e senza dimenticare ilvolgarizzamento del 1524 dellinquisitore Leandro Alberti, riedito da Alba-no Biondi nel 1989. Procuratomi il suddetto volume, ho cercato inutilmentelimmancabile nota al testo in cui il curatore di unedizione critica esponei criteri di trascrizione che ha adottato per il suo lavoro. Mancava anche lalista usuale delle abbreviazioni dei riferimenti bibliografici pi citati, tra cuiquelli delle edizioni dei classici latini e greci che non sono nemmeno men-zionate almeno una volta nelle note al testo. Il risultato che i rinvii riman-gono vaghi nella misura in cui non appare mai il riferimento ad una paginaprecisa che permetta al lettore di verificare rapidamente il passo. Ma se cipu apparire meno grave per i classici, anche se ai miei occhi una man-canza di rispetto per le sudate carte di coloro che hanno lavorato su talitesti, ci diventa ingiustificabile e particolarmente grave per il celebre Mal-

    1 JEAN-FRANOIS PIC DE LA MIRANDOLE, La Sorcire. Dialogue en trois livres sur la trom-perie de dmons. Dialogus in tres libros divisus: Titulus est Strix, sive de ludificationedaemonum (1523). Texte tabli, traduit et comment par Alfredo Perifano, De diversis arti-bus, Collection de Travaux de lAcadmie Internationale dHistorie des Sciences, Turnhout,Brepols, 2007.

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    leus Maleficarum che ebbe molte edizioni tra la fine del XV secolo e ilXVI. Nella rubrica altre fonti della bibliografia sono menzionate le tradu-zioni italiana, francese e inglese del Malleus, ma nessuna edizione latina: nededuco che nel commento della Strega si rinvii alla traduzione italiana, co-me avviene nel saggio introduttivo. Anche questo non mi sembra che rientrinei canoni di unedizione critica di un testo latino, come il fatto di ignora-re completamente, per lo stabilimento di tale testo, laltra edizione dellaStrix, pubblicata a Strasburgo nel 1612. Peraltro la dottoressa Li Vigni rin-grazia lamico e collega professor Roberto De Pol per averla aiutata ad ot-tenere in tempi velocissimi la versione digitalizzata della Bayerische Staat-Bibliothek, ma non dato sapere se abbia consultato altre edizioni, speran-do ovviamente che almeno una labbia avuta tra le mani. In unedizionecritica di un testo a stampa del Cinquecento non inutile procedere ad unesame comparativo di diversi esemplari della stessa stampa, meglio se con-servati in biblioteche diverse, per verificare se esistono varianti interne, co-me prescrive la cosiddetta textual bibliography. Insomma, mi sembra cheoltre al fatto che non si tratta della prima edizione e traduzione delloperadel Pico, non si tratta nemmeno di unedizione critica, secondo i canoniche tale aggettivo implica. Si aggiunge a quanto osservato che la dottoressaLi Vigni non pubblica neanche ledizione del 1523 della Strix, ma pubblicail testo latino da me emendato e stabilito. Si tratta di un evidente plagio, chela citazione, peraltro incompleta, della mia edizione nella rubrica opereconsultate di Giovanfrancesco Pico della bibliografia, che personalmenteritengo estremamente succinta, non pu certo dissimulare. La prova pi evi-dente di quanto dico la ripresa letterale da parte della dottoressa Li Vignidi varianti testuali da me avanzate senza nessuna precisazione che indichi allettore che si in presenza di emendamenti al testo. Queste varianti non sitrovano quindi nel testo latino di Giovanfrancesco Pico che la curatrice delvolume afferma di aver pubblicato per la prima volta. Nella mia edizione hoemendato il testo latino in due modi: in primo luogo con mie correzioni per-sonali, in secondo luogo utilizzando varianti che appaiono nelledizione del1612, di cui la dottoressa Li Vigni sembra ignorare lesistenza. Tengo a pre-cisare che nel mio lavoro tutte le varianti delledizione di Strasburgo sonosegnalate in nota. Nel primo caso segnalo il mio intervento sul testo in notacon la dicitura: Ego; nel secondo caso preciso sempre in nota la forma te-stuale adottata seguita da quella che appare nelledizione del 1523.

    Accludo qui un noioso ma necessario riscontro (non esaustivo) destina-to a dimostrare quanto detto. Indico con Sorcire la mia edizione, con Stre-ga, il volume pubblicato dalla dottoressa Li Vigni e infine con Strix le edi-zioni del 1523 e del 1612.

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    Correzioni personali:

    Strix 1523 Strix 1612 Sorcire Strega

    ut ut et(p. 62, n. 16)

    et(p. 162)

    qui qui quae(p. 70, n. 70)

    quae(p. 184)

    laeto letho leto(p. 71, n. 76)

    leto(p. 190, n. 80)

    quicquam2 quicquam quam(p. 87, n. 80)

    quam(p. 234)

    temporibusconvenisse

    temporibus nonfuisse

    temporibus nonconvenisse

    (p. 102, n. 21)

    temporibus nonconvenisse

    (p. 268)ut venereis

    oblectari queuntut veneriisoblectare

    queant

    ut venereisoblectari queant(p. 108, n. 63)

    ut venereisoblectari queant

    (p. 290)iis in quos illu-

    debantiis, quos illude-

    bantiis in quos illu-

    debat(p. 108, n. 69)

    iis in quos illu-debat

    (p. 292)Procli et Plato-

    niciProcli et Plato-

    niciet Procli Plato-

    nici(p. 112, n. 119)

    et Procli Plato-nici

    (p. 302)

    Varianti adottate delledizione del 1612:

    Strix 1523 Strix 1612 Sorcire Strega

    pertractatus pertractus pertractus(p. 67, n. 50)

    pertractus(p. 174)

    dignata dignate dignate(p. 72, n. 83)

    dignate(p. 190)

    et vel vel(p. 67, n. 55)

    vel(p. 174)

    aliis alii alii( p. 78, n. 25)

    alii(p. 208)

    2 Corretto negli errata in quidemque.

  • 5nosce nosse nosse

    (p. 84, n. 58)nosse

    (p. 226)qusita qusitis qusitis

    (p. 84, n. 61)qusitis(p. 226)

    Scytiam Scythiam Scythiam(p. 84, n. 62)

    Scythiam(p. 228)

    eorum earum earum(p. 85, n. 63)

    earum(p. 228)

    ossis ossibus ossibus(p. 87, n. 79)

    ossibus(p. 234)

    parteis partes partes(p. 88, n. 86)

    partes(p. 236)

    instituebar instituebat instituebat(p. 92, n. 110)

    instituebat(p. 250)

    nosce nosse nosse(p. 97, n. 139)

    nosse(p. 260)

    quicquam obori-tur ex malis

    quicquam bonioboritur ex ma-

    lis

    quicquam bonioboritur ex ma-

    lis(p. 100, n. 8)

    quicquam bonioboritur ex ma-

    lis(p. 264)

    rapiuntur raperentur raperentur(p. 104, n. 38)

    raperentur(p. 278)

    levor livor livor(p. 106, n. 53)

    livor(p. 288)

    rethia retia retia(p. 110, n. 86)

    retia(p. 296)

    cerusa cerussa cerussa(p. 110, n. 94)

    cerussa(p. 298)

    quam quem quem(p. 110, n. 97)

    quem(p. 300)

    solicitatum sollicitatum sollicitatum(p. 111, n. 107)

    sollicitatum(p. 300)

    rhete rete rete(p. 111, n. 109)

    rete(p. 300)

    Quanquam utpauci compara-

    tione

    Quamquam utpauci sunt com-

    paratione

    Quamquam utpauci sunt com-

    paratione(p. 111, n. 111)

    Quamquam utpauci sunt com-

    paratione(p. 300)

    Non equidem Non vi equidem Non vi equidem(p. 113, n. 126)

    Non vi equidem(p. 306)

    confessum confessa confessa(p. 116, n. 151)

    confessa(p. 314)

    prstantii prstantis prstantis prstantis

  • 6(p. 118, n. 166) (p. 316)

    prterque prterquam prterquam(p. 118, n. 170)

    prterquam(p. 318)

    Nelle due edizioni della Strix del 1523 et del 1612 c un lungo passonel quale il discorso di Fronimo integra anche quello di Apistio, che spari-sce quindi come interlocutore. Ho ripristinato lintervento di Apistio resti-tuendo cos senso allo scambio tra i due personaggi; Li Vigni ripete (Sorci-re, p. 65, n. 35 = Strega, p. 172). Stessa cosa per un intervento attribuito aFronimo al posto di Apistio (Sorcire, p. 81, n. 38; Strega, p. 216).

    Aggiungo un fatto curioso: alcune parole, che nella Sorcire sono divi-se in sillabe a fine rigo per rispettare la giustezza, appaiono divise anchenella Strega senza che questo sia giustificato da necessit tipografiche, ri-sultando in questo modo parole autonome dal senso incomprensibile. Peresempio: Sorcire, p. 96: Hispa- niense; plu- res = Strega, p. 258: Hispaniense, plu res; Sorcire p. 97: gra- diantur = Strega, p. 260: gra diantur.Altri esempi di refusi di questo tipo alla p. 307, n. 90. Alcuni refusi in latinostranamente non influiscono sulla traduzione in italiano. In effetti la tradu-zione italiana non segue il testo latino della Strega, ma quello della Sorciree della Strix. Per esempio: Strega, p. 220: Observatum identidem ipsiusante ora simulacrum [...] viene tradotto Gli accadeva che un simulacro gliapparisse davanti; cio la dottoressa Li Vigni scrive Observatum, ma tra-duce il corretto Obversatum della Sorcire (p. 82) e della Strix; Strega, p.158: [] eum sese occasio prstat [] tradotto: quando si presentaloccasione, che traduce cum sese occasio prstat, secondo la versionelatina della Sorcire (p. 61) e della Strix.

    Inoltre alla pagina 65 della Sorcire ho dimenticato di segnalare unamia correzione: Ita enim videbatur eis nocturnus corvus, quem (al posto diqui nella Strix) aut intuebantur: [] La Strega, p. 172, riproduce il quem.

    Tutte le mie integrazioni al testo, che segnalo tra parentesi angolari< >, sono sistematicamente riprese nella Strega, anche quelle che propongoper le citazioni in greco (cfr. per esempio la Sorcire, p. 112 = Strega, p.302; Sorcire, p. 65 = Strega, p. 170). Peraltro le citazioni in greco che ap-paiono nella Strix sono a volte riportate in modo non corretto e spesso diffi-cilmente decifrabile; le ho quindi sistematicamente riviste/riscritte basan-domi sulle edizioni di autori greci precedenti alledizione del 1523, verifi-candole poi con le edizioni critiche correnti. Le revisioni della Strega sonoidentiche.

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    Last but not least. Ogni filologo conosce limportanza della punteggia-tura per capire e ben tradurre un testo antico. Essa parte integrante del la-voro di stabilmento del testo. Ho completamente rivisto, nella mia edizione,la punteggiatura della Strix, che, tra laltro, abbondava nellimpiego dei duepunti e non utilizzava mai le virgolette per le citazioni. La Strega riproducesempre ed esattamente la punteggiatura proposta da me.

    Quanto detto mi sembra sufficiente per affermare che la dottoressa LiVigni non ha solamente consultato la mia edizione, ma ha riprodotto iltesto latino da me stabilito. A partire da questa costatazione non posso nonnotare la contiguit tra le mie note al testo e quelle fornite dalla dottoressaLi Vigni. Non si tratta di rilevare qui quelle note che seguono le indicazioninei marginalia delledizione del 1523, anche se, come ho gi detto, la dotto-ressa Li Vigni non indica le edizioni di riferimento sulle quali avrebbe ri-scontrato i passi citati dal Pico; si tratta non solo di autori e testi che Piconon indica, ma dellargomentazione logica che il commento fornisce ricol-legando il testo di Pico ad autori antichi, medievali e/o a lui contemporanei.Non si tratta di esercizio di erudizione ma del tentativo di ricostruire le basidellelaborazione intellettuale che ha presieduto al lavoro del Mirandolano.Da questo punto di vista impossibile non rilevare che le note della dotto-ressa Li Vigni spesso seguono lordine di citazione degli autori e dei passiche appaiono nel mio commento. Di seguito alcune note che ritengo tradottedal francese ed altre parafrasate. Tutti gli autori e tutte le opere da me citaterinviano ad unedizione precisa ed indicata nella rubrica abbreviazioni onel mio commento.

    Note tradotte (in corsivo le mie osservazioni nella colonna della Strega):

    Sorcire Strega

    Il sagit du couvent dominicain prsde lglise de S. Maria dei Miracoli,cite plus haut, dont la constructionavait commence en 1522. (p. 127, n.1)

    Si tratta del convento domenicano neipressi della chiesa di Santa Maria deiMiracoli, la cui costruzione era co-minciata nel 1522 []. (p. 149, n. 1)

    Il sagit de Gygs roi de Lydie. Lalgende de la bague qui le rend invi-sible est raconte par PLATON, Rpu-blique, II, 3, 359b-360a. Cicron la

    Si tratta del re di Lidia Gige, la cuileggenda dellanello che lo rende in-visibile narrata in Platone, Repub-blica, II, 3, 359-360a ed poi ripresa

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    reprend de Platon, comme le dit lui-mme, De officiis, III, 38-39. [] (p.135, n. 34)

    da Cicerone nel De officiis, III, 38-39.(p. 163, n. 36)

    Si noti il refuso 359 al posto di 359b.

    Dmter donna Triptolme un chartran par des dragons ails avec le-quel il parcourait le monde en semantdes grains de bl, voir APOLLODORE,Biblioteca, I, 5, 2 (32); HYGIN, Fabu-larum liber, CXLVII []. (p. 140, n.52)

    Cfr. Apollodoro, Biblioteca, I, 5, 2(32) et Igino, Fabularum liber,CXLVII, dove viene narrato di comeDemetra don a Trittolemo un carrotrainato da draghi alati con il qualeegli sorvolava il mondo per seminarviil grano. (p. 171, n. 52)

    Pic se rfre ici louvrage de Philos-trate Heroicus. (p. 145, n. 77)

    Pico fa riferimento allHeroicus diFilostrato. (p. 179, 74)

    PLUTARQUE, De def. or., 5 [412] et 45[434d-e], dcrit les rves du Lydienau sanctuaire dAmphiaraos et delenvoy du gouverneur de Cilicieprs de loracle de Mopsos. HRO-DOTE, Hist., VIII, 134, et PAUSANIAS,I, 34, 5 rappellent galement le rituelde dormir au temple dAmphiaraospour obtenir des oracles. (p. 148, n.97)

    Cf. Plutarco, De defectu oraculorum,5 [412] e 45 [434d-e] che narra delsogno di Lidia [sic] nel santuario diAmfiarao e dellinviato del governa-tore du [sic] Cilicia presso loracolodi Mopso. Ma anche Erodoto, Histo-riae, VIII, 134 e Pausania, Periegesis,I, 34, 5 parlano della consuetudine didormire nel tempio di Amfiarao perottenere vaticinii. (p. 185, n. 92)

    Se la dottoressa Li Vigni avesse con-sultato il De defectu oraculorum a-vrebbe certamente capito il du Ly-dien della mia nota francese inquanto nel testo di Plutarco non ap-pare nessuna Lidia, ma lautoreracconta del Lidio inviato allora-colo di Anfiarao (cfr. Iside e Osiridee Dialoghi delfici, a cura di VincenzoCilento, Bompiani, 2002, p. 285). Danotare lortografia di Amfiarao(due volte) al posto dellitaliano An-fiarao.

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    DIODORE, Bibliotheca, XVII, L, 6,raconte les processions ayant lieu ausanctuaire dAmmon o des statues,couvertes dornements, mettaient desbruits ou des voix mystrieuses, d-cryptes ensuite par les prtres; JAM-BLIQUE, Myst. Aeg., III, 28. AUGUS-TIN, De civ. Dei, III, 11 []. En rap-pelant les platoniciens, PRIERIAS, Destrigimagarum, l. I, chap. VIII, punc-tum quartum, p. 60, avait voqu luiaussi les statues parlantes: [] velquod operibus magorum fact imagi-nes loquantur responsa dantes, autetiam se moveant: horum autem om-nium causa secundum Platonicos as-signabitur, si per dmones fieri di-cantur. (p. 149, n. 102)

    Ne parlano Diodoro, in Biblioteca,XVII, L, 6 che racconta del tempio diAmmone in cui le statue emettevanobrusii e voci misteriose ch [sic] poivenivano interpretati dai sacerdoti,Giamblico, in De mysteriis AEgypto-rum, III, 28, ma anche Agostino, inDe civitate Dei, III, 11. Anche Prie-rias, in polemica con i platonici, nelDe strigimagarum, l. I, chap. VIII,punctum quartum, parla di statue cheparlano e camminano ad opera deidemoni. (p. 187, n. 97)

    HRODOTE, Hist., II, 55, raconte lemythe des deux colombes noires qui,envoyes par les prtres de Thbes enEgypte, se seraient rendues lune Dodone et lautre en Libye. La pre-mire, en parlant avec une voix hu-maine, aurait pouss les habitants consacrer un oracle Zeus. (ibid., n.103)

    In Erodoto, II, 55 troviamo il mito didue colombe nere che, inviate dai sa-cerdoti tebani in Egitto, si stabilironouna a Dodona e laltra in Libia. Laprima parlava con voce umana e que-sto spinse gli abitanti a erigere untempio-oracolo dedicato a Zeus.(ibid., n. 98)

    Sur les oracles donns souslimpulsion dune fureur soudaine,voir De praenotione, IV, 9, p. 502 oPic, entre autres, en souligne le carac-tre dmoniaque: Hos aliquando di-cunt arrepticios, alii phanaticos, aliipythones pythios, alii vates, quando-quidem et maligno arripiuntur spirituet Pythio Apolline, hoc est, dmoneeo cognomine gaudente replebantur,et in phanis dare solebant responsa

    Nel De rerum praenotione, IV, 9, p.502 Pico sottolinea la natura demo-niaca di questi furori improvvisi:Hos aliquando dicunt arrepticios, aliiphanaticos, alii pythones pythios, aliivates, quandoquidem et maligno arri-piuntur spiritu et Pythio Apolline, hocest, dmone eo cognomine gaudentereplebantur, et in phanis dare solebantresponso [sic] emota et alienatamente, quale illud de Phemonoe apud

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    emota et alienata mente, quale illudde Phemonoe apud Lucanum in quin-to Pharsali. (p. 150, n. 106)

    Lucanum in quinto Pharsali. (p.187, n. 101)

    [] Pic mentionne les trois catgoriesde nymphes cites dans le De praeno-tione, IV, 9, p. 489; elles sont unemanifestation ancienne des dmons.(p. 158, n. 1)

    Pico riporta queste tre categorie dininfe anche nel De rerum prnotione,IV, 9, p. 489 quale prova della pre-senza nel mondo antico dei demoni.(p. 201, n. 2)

    CSAR, Bellum Gallicum, VII, 37.Litaviccus (variantes: Litavictus etLitavius) fut linstigateur de la rvoltedes Gaulois contre Csar. (p. 162, n.13)

    Giulio Cesare, Bellum Gallicum, VII,37. Litaviccus (varianti: Litavictus etLitavius) listigatore della rivoltadei Galli contro Cesare. (p. 211, n.12)

    PLINE, Nat. hist., X, 51. Pline parle enralit de la potesse Glauce de Chio,qui vcut sous le rgne de PtolmePhiladelphe, voir l. II, note 34 de no-tre dition du texte latin. (p. 164, n.22)

    Pico legge erroneamente il passo pli-niano in cui si fa riferimento a Glauco[sic] di Chio, la poetessa vissuta altempo di Tolomeo Filadelfo. (p. 215,n. 23)

    anseritia ] ansericia. Un nologismede Pic semble-t-il. (ibid., p. 81, n. 40)

    Anseritia potrebbe essere un neologi-smo inventato da Pico. (p. 217, n. 32)

    La vie de Saint Ambroise, rdige parPaul de Milan, attribue parfois Paulin de Nole []. (p. 166, n. 35)

    Pico fa riferimento alla vita diSantAmbrogio composta da Paolo daMilano, ma talvolta attribuita a Paoli-no di Nola. (p. 219, n. 36)

    Malleus, 1.3, p. 25a; Girolamo VI-SCONTI, Lamiarum, f. B6v.-B7r. Surcette question, voir THOMAS DAQUIN,Sum. Theol., Prima pars, q. 51, 3, 6.(p. 203, n. 49)

    Cfr. Malleus, 1.3 e Girolamo Viscon-ti, Lamiarum, f. B6v.-B7r. Si veda aproposito Tommaso dAquino, Sum-ma Theoogica [sic], Prima pars, q.51, 3, 6. (p. 293, n. 54)

    Il se peut que Pic ait entendu cettehistoire loccasion de ses sjours enAllemagne o il rencontra lempereur

    probabile che Pico abbia avuto mo-do di sentire questo racconto duranteil suo soggiorno in Germania e forse

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    Maximilien []. (p. 213, n. 102) proprio alla corte dellimperatore Mas-similiano. (p. 313, n. 99)

    Esempi di note parafrasate (in corsivo le mie osservazioni nella colon-na riquadro della Strega). A eccezione di quelli utili alla comprensione delriscontro, ho soppresso nella citazione delle mie note i riferimenti bibliogra-fici:

    Sorcire Strega

    SNQUE, Herc. Fur., 688. Je traduisstrigis par strige au lieu de chou-ette comme dans ldition cite [latraduzione francese], pour respecterlenchanement des citations donnpar Pic. (p. 128, n. 5)

    Ovidio, Metamorfosi, VII, 629. Inquesto verso e nei seguenti utilizzo,per rispettare lintenzione pichiana, iltermine strega anche laddove lorigi-nale utilizza barbagianni o civetta. (p.151, n. 4)

    Seneca, Herculens furens, 688 dovein luogo di strega si trova civetta.(ibid., n. 6)

    Queste note iniziali sono significativedella leggerezza, per impiegare uneufemismo, della dottoressa Li Vigniche riprende senza capire ci che detto nella nota della Sorcire: nel-loriginale, cio nelle opere di Ovidioe Seneca, appare la parola strixdeclinata secondo i casi; lorigina-le dunque non utilizza barbagiannio civetta, sono le traduzioni moder-ne (ma non dato sapere quali abbiausato la curatrice) che traducono cosil termine strix.

    Pic rapproche de faon implicite leterme de striga (du verbe stringo), quidsigne une range dherbes cou-pes (voir GAFFIOT, Dictionnaire,op. cit., a. v .) de son homonyme stri-ga, forme tardive de strix, voir P-

    In questo passo Pico riconduce il ter-mine strega a striga, vocabolo chedesigna un rimedio composto da erbe,suggerendo cos il legame fra streghee guaritrici, come testimoniano i pro-cessi. Va ricordato anche che in ita-

  • 12TRONE, 63, 4. Cette tymologie par-tir de striga sexplique par les rem-des base dherbes que les sorciresavaient lhabitude de confectionner.En italien, on parle encore de nosjours derba strega qui dsigne diver-ses herbes dont le lycopode. []. LeMalleus, 1.9, p. 58c-d et 2.1.2., p.95d, voque trois types de sorciresgurisseuses: celles qui procurentdes lsions, sans tre capables de lesgurir; celles qui soignent sans tre lorigine des lsions et celles qui lesprocurent et les soignent. Ces pou-voirs sont le rsultat du pacte expli-cite entre sorcires et dmons. (p.130, n. 14)

    liano abbiamo erba strega per desi-gnare diverse erbe della famiglia delleLicopodiacee. Quanto ai tipi di stre-ghe i manuali, e prima di tutto il Mal-leus, ne individuano tre: le stregheche procurano malattie, ma non sannoguarirle; le guaritrici vere e proprie,che curano senza essere causa dellamalattia; coloro che curano le malat-tie da loro stesse procurate.

    Una sorta di riassunto troppo strin-gato che unisce lignoranza dellaquestione trattata e lincomprensionedella nota della Sorcire in quantostriga non designa un rimedio com-posto da erbe, ma una range dher-bes coupes. La curatrice avrebbetrovato la stessa definizione consul-tando un dizionario latino-italiano,vedi per esempio il Dizionario dellalingua latina Castiglioni-Mariotti, s.v.filare, mucchi di grano, erbe etc.messi in fila [], a meno che la dot-toressa Li Vigni non sia a conoscenzadi fonti che potrebbero giustificare lasua interpretazione, fonti che in ognicaso non cita.

    Je nai pas trouv la source de cetteanecdote. BIONDI, La strega, note 29,p. 205, pense quil pourrait sagir deGirolamo Manfredi (1492?) astrolo-gue la cour des Ordelaffi de Forl etil cite ce propos les Disputationes inastrologiam, II, chap. 9, de son oncleGiovanni Pico. [] il en parle pres-que dans les mmes termes, dans leDe rerum praenotione libri novempro veritate religionis contra supers-titiosas vanitates, IV, 9, p. 493 [] inOpera, II. On remarquera quici cestHector qui est voqu et non pas

    Non si trova la fonte di questo ane-dotto, Biondi suggerisce che si trattidi Girolamo Manfredi (morto forsenel 1492), astrologo alla corte di Or-delaffio di Forl e cita le Disputatio-nes in astrologiam, II, chap. 9, diGiovanni Pico. Gianfrancesco riportala storia nel De rerum praenotione,IV, 9, p. 493, in Opera, II dove sosti-tuisce Ulisse con Ettore e non compa-re il cerchio, elemento diabolico adat-to alla Strix. (p. 167, n. 43)

    Questo riferimento a Ordelaffio da

  • 13Ulysse comme dans la Strix. Commeon peut le constater, Pico ajoute, dansla Strix, quelques lments diaboli-ques, comme celui du cercle, absentsdans le De praenotione. (p. 137, n.43)

    Forl mostra chiaramente che lacuratrice non domina la materia dicui tratta e che la sua nota il fruttodi una lettura erronea della nota del-la Sorcire poich tale personaggionon esiste: si tratta della famigliadegli Ordelaffi.

    Questa una lunga nota storico-filologica che vuole spiegare le mieipotesi; ne trascrivo qui solo alcunipassi.

    Pic semble voquer ici le De mirabi-libus auscultationibus, 147, o il estdit que le parfum des roses est mortelpour les scarabes. ne au lieu descarabe peut sexpliquer sans dou-te par la proximit des deux mots engrec, et ce bien que le mot le pluscourant en grec pour ne soit -. En effet, le mot grec qui dans leDe mirabilibus auscultationibus esttraduit par scarabes est: -. Dans son Dictionnaire tymo-logique de la langue grecque. His-toire des mots, Paris, Klincksieck,1999, p. 141, Pierre CHANTRAINE si-gnale au mot (scarabe)Un rapprochement avec le nom delne []. [] cette pro-ximit philologique des mots ne etscarabe sajoute aussi une proxi-mit dordre physique comme le rap-pelle Sextus Empiricus, Hyp. Pyr., I,14 [41] (les scarabes sengendrent partir des nes), que Pic mentionnedans son Examen, l. II, 22, p. 855 (exasinis item nascuntur scarabei). Dansldition princeps dAristote (1495-1498), parue en six volumes, chezAlde Manuce, III, 4r., f. 419r., on lit , comme dans les di-

    Pico traduce, o forse travisa volonta-riamente, il passo del De mirabilibusauscultationibus, 147 in cui Aristoteledice che il profumo delle rose mor-tale per gli scarabei, forse per la so-miglianza in greco fra i due termini oforse anche sulla base della credenzache gli scarabei nascano dagli asini,come dichiara Sesto Empirico nelPyrrhone Hypotyposes, I, 14 [41],citato da Pico nellExamen I, II, 22, p.885. A riprova delluso strumentale diquesta lettura va ricordato che, in ef-fetti, Pico tace del fatto che in Lucia-no non le rose ma i rododendri sononefasti per lasino. Quanto al legamemortale scarabei-rose cfr. Eliano, A-nimalium natura, 38 [sic] e IV 17 do-ve lautore dichiara che gli scarabeimuoiono per lodore di un unguentoprofumato e che quando muoionosono ricoperti di petali di rose. (p.175, n. 62)

    Anche questa nota della Strega sipresenta come una sorta di riassuntodella nota della Sorcire, ma senza iriferimenti filologici necessari, diconseguenza essa non spiega nulla.Nella parte finale, la frase gli sca-

  • 14tions modernes. Pic tant un excellentconnaisseur du grec, on peut mettreplusieurs hypothses: mauvaise lec-ture, possession dun manuscrit fautifau bien dautres. Mais, il se peut aussique Pic ait apport une correction partir de cette trange relation mor-telle, ou tout au moins nuisible, entrela rose et lne que lon trouvait dansles textes anciens; ce qui expliqueraitla mention de la part de Pic de Lucienet dApule tout de suite aprs celledAristote. Chez Apule, Lne, VII,13-14, la rose a le pouvoir de trans-former (donc en quelque sorte detuer) lne: Lucius retrouve sa for-me humaine en dvorant une couron-ne de roses. Chez Lucien aussi, Lu-cius, 42 [39], 54, la rose a le pouvoirde redonner sa forme humaine sonhros. Pic aurait pu interprter, volon-tairement, cette allgorie de la rose aupremier degr, trouvant une sorte deconfirmation chez Aristote. Ce fai-sant, il oublie toutefois ou ne tient pascompte que pour Lucien, Lucius, 42[39], 17, ce nest pas la rose qui estnfaste pour lne mais le laurier-rose: Lucius, transform en ne, estvol par des bandits. Pendant le voy-age, il voit un jardin potager avec desroses quil veut manger en esprantainsi redevenir humain, mais il sa-peroit quil ne sagit pas de vraiesroses mais de (laurier-roseou rhododendron), fleurs mortellespour lne et le cheval. Pline, Nat.hist., XVI, 79, assimile ce rhododaph-nen au laurier-rose et au rhododen-dron, tout en soulignant que ses fleursressemblent celles de la rose. Il af-firme que cette plante est venimeusepour les btes de somme et dautres:

    rabei muoiono per lodore di un un-guento profumato e che quando muo-iono sono ricoperti di petali di rosein luogo di muoiono se sono rico-perti di petali di rose, costituisce uncontro senso imbarazzante che spingea domandarsi se la curatrice, noncapendo forse bene il francese, abbiaalmeno consultato la traduzione ita-liana di Eliano. La risposta a questadomanda purtroppo negativa poi-ch la dottoressa Li Vigni riprende ilrefuso della Sorcire (lien, IV, 17 inluogo di lien, IV, 18). A titolo di e-sempio, la traduzione di FrancescoMaspero (BUR) dice: e se spargi deipetali di rosa sopra gli scarabei, lifarai morire. Ci si potrebbe anchedomandare cosa voglia mai dire Ariprova delluso strumentale di que-sta lettura []: strumentale a co-sa?

  • 15Rhododendron, ut nomine apparet, aGrcis venit. Alii nerium vocarunt,alii rhododaphnen, sempiternum fron-de, ros similitudine, caulibus fruti-cosum. Iumentis caprisque et ovibusvenenum est, idem homini contra ser-pentium venena remedio. Mais Plinerapporte aussi cette histoire du parfumde rose mortel pour les scarabes,Nat. hist., XI, 279. lien, Nat. Anim.,I, 38, raconte que le parfum, sans pr-ciser de rose, est mortel pour les sca-rabes; mme concept en VI, 46: lesscarabes succombent lodeur dunonguent parfum; en IV, 17, affirmequils meurent sils sont couverts desptales de rose. (p. 142, n. 63)

    Le trait de Synsios, De somniis, futdit dans la traduction latine de Mar-sile Ficin en 1497, Venise, par AldeManuce, avec dautres traductions duchanoine mdicen []. En 1518,sortit le texte grec avec le trait sur lerve dArtmidore. (p. 143, n. 68)

    Sinesio, De somniis. La prima tradu-zione latina fu opera di Marsilio Fici-no e fu stampata a Venezia da AldoManuzio nel 1497 insieme ad altretraduzioni di opere mediche; nel 1518fu pubblicato il testo greco insiemeallopera sui sogni di Artemidoro. (p.175, n. 66)

    Quali sono dunque queste altre tra-duzioni di opere mediche ? Forse ladenominazione chanoine mdicen,impiegata per la prima volta da Ra-ymond Marcel e ben conosciuta daglispecialisti di Marsilio Ficino, hafuorviato la dottoressa Li Vigni. Di-fatti, come indica chiaramente il tito-lo che segue, ledizione del 1497 noncomprende alcuna traduzione di ope-re mediche: Jamblichus De mysteriisAegyptiorum, Chaldaeorum, Assyrio-rum. Proclus in Platonicum Alcibia-dem de anima atque daemone. Pro-clus De sacrificio et magia. Porphy-rius De divinis atque daemonibus.

  • 16Synesius Platonicus de somniis. Psel-lus de dmonibus. Expositio Priscianiet Marsilii in Theophrastum de sensu,phantasia et intellectu. Alcinoi Plato-nici philosophi liber de doctrina Pla-tonis. Speusippi Platonis discipuli li-ber de Platonis difinitionibus. Pytha-gorae philosophi aurea verba. Symbo-la Pithagorae philosophi. Xenocratisphilosophi platonici liber de morte.Marsilii Ficini liber de voluptate.

    Pour les oracles de Pasipha, voir CI-CRON, De div., I, 96; PLUTARQUE,Vie de Clomne,7, 3, [807f]; PAUSA-NIAS, III, 26; STRABON, Geo., VI, 3, 9;Asclepius, 205, p. 99 [...]. (p. 148, n.98)

    Ne parlano Cicerone, De divinatione,I, 96, Plutarco, Vita di Cleomene, 7, 3[807f], Pausania, Periegesis, III, 26 eStrabone, Geografia, VI, 3, 9 e A-sclepius, 205. (p. 185, n. 93)

    STRABON, Geo., VI, 3, 9; Asclepius, 205, p. 99 [...]. (ibid., n. 99)

    Cfr. Strabone, VI, 3, 9 e Asclepius, 205. Podalirio era medico come ilpadre Esculapio. (ibid., n. 94)

    Les temples consacrs Esculape olon recevait des remdes en songesont nombreux []. Pic avait djabord la question de la vanit desoracles anciens dans le De praeno-tione, IV, 9, p. 489-504 [] o il citenotamment les oracles prophtiquesdonns en songe aux temples dEscu-lape et de Pasipha. Dans le chapitreVII du livre VI Adversus superstitio-sa somnia, Pic opre la distinctionentre les vrais songes prophtiques desource biblique (Mose, p. 626) et lessonges faux des paens, inspirs par leDmon []. (ibid., n. 100)

    Merita di ricordare che Pico affrontail problema della falsit degli oracoli,facendo riferimento ai templi di Escu-lapio e di Pasife, nel De rerum prae-notione, IV, 9, p. 489-504, e riprendeil problema nella stessa opera, attac-cando Sinesio, nel cap. VI [sic], A-dversus superstitiosa somnia del l.VI, e distinguendo i sogni profeticiveri attestati dalla Bibbia dai sognifalsi degli incolti [sic], ispirati da Sa-tana. (ibid., n. 95)

    Nelle note 93 e 94 appare improvvi-samente un riferimento bibliografico:Asclepius che la dottoressa Li Vigninon ha mai menzionato precedente-mente in extenso e dunque risulta dif-ficile capire a cosa corrisponda. Inrealt, la dottoressa Li Vigni riprende

  • 17la mia citazione nella quale Asclepius labbreviazione del libro di E. andL. Edelstein, Asclepius a collectionand interpretation of the testimonies,Baltimore, The Johns Hopkins Press,1945, e come tale segnalata a p. 41della Sorcire.

    PHILOSTRATE, Vie, IV, 11-12. Apollo-nius qui voque et questionne lombredAchille est rappel par Pic dans leDe praenotione, VII, 10, qui est enti-rement consacr la rfutation de lamagie dApollonius de Tyane: Ad-versus Magica Apollonii Tyanei , p.667-674 (ici p. 672). (p. 153, n. 125)

    Filostrato Vita, IV, 11-12. Lappari-zione dellombra di Achille ad Apol-lonio riportata da Pico nel De rerumpraenotione VII, 10, laddove confutala magia di Apollonio di Tiana (A-dversus Magica Apollonii Tyanei), p.667-674. (p. 193, n. 119)

    HOMRE, Hym., VII, 57, Dionysos.Cest par cette expression que Diony-sos rappelle les amours de sa mreSml avec Zeus. Voir aussi - , dans Hym., IV, 4, Herms. Aux vers 1-19, lon racontela naissance de Mercure, fruit desamours de Zeus et de la nympheMaia, p. 295 et p. 179. Pic mentionneles trois catgories de nymphes citesdans le De praenotione, IV, 9, p. 489;elles sont une manifestation anciennede dmons. (p. 158, n. 1)

    Omero, Inni omerici, VII, 57, doveDionisio usa questa locuzione perricordare lamore fra la madre Semelee Zeus e Inni omerici, IV, 4, A Ermes,in cui ricompare in riferimento agliamori di Zeus con la ninfa Maia, daiquali nacque Mercurio. Anche nellI-liade, III, 445 e VI, 25 si trova la lo-cuzione philotti migheisa, con-giunta o mischiata in amore per indi-care il rapporto sessuale. (p. 201, n. 1)

    Pico riporta queste tre categorie dininfe anche nel De rerum praenotioneIV, 9, p. 489 quale prova della pre-senza nel mondo antico dei demoni.(ibid., n. 2)

    Per quanto riguarda lespressionephilotti migheisa, lautrice dellaStrega aggiunge un riferimento bi-bliografico allIliade rispetto alla no-ta della Sorcire, cosa meritevole senon si trattasse di un errore per difet-to. Infatti questa espressione non ap-pare nei passi dellIliade da lei citati,

  • 18dove presente solo la parola -. Ancora una volta la dottoressa LiVigni mostra di citare di secondamano, senza procedere ad alcuna ve-rifica. Si tratta in effetti di un riferi-mento bibliografico dato da A. Biondi(Strega, Marsilio, 1989, p. 209, n. 1),il quale per non menziona gli InnidOmero.

    Il est vident que pour Pic cette ami-citia est la consquence du pacte entrele diable et la sorcire. Cette sorte deliaison amoureuse, qui sera souligneplus loin par Dicastes (prtereaquefingunt se captos ipsarum amore, quonihil gratius miseris mulierculis) per-met au premier dintervenir sur lima-gination de la seconde. Pic rsume icice qui est dit ce propos dans le Mal-leus, 1. 7, p. 48d-49a: Quia ut Philo-sophus in praefato libro dicit, quodaliquis in passione existens ex modicasimilitudine movetur sicut amans exmodica similitudine amati, et sic e-tiam odium habenti. Ideo demones quiperactus hominum experiuntur quibuspassionibus magis subduntur, illos adhuiusmodi amorem vel odium inordi-natum instigant eo fortius in eorum i-maginationem et efficacius imprimen-do hoc quod intendunt, quanto etiamid facilius possunt []. (p. 166, 36)

    Le Malleus, 2.1.4, p. 110d-111a, rap-pelle que le dmon est visible par lasorcire puisquil y a un pacte expli-cite entre eux. En revanche, il resteinvisible aux autres []. (p. 175, n.67)

    Lamicizia ovviamente un riferi-mento al patto che la strega ha sug-gellato con Satana; a causa di questolegame amoroso il Demonio riesce adagire sullimmaginazione della stregache lo vede. possibile che Picoabbia ripreso un passo del Mal-leus,1.7, dove la teoria della forzadellimmaginazione applicata allademonologia. Sempre nel Malleus,2.1.4 si afferma, in relazione ai rap-porti carnali tra le streghe e i demoni,che il diavolo visibile solo dallastrega e non da altri in forza del pattostretto tra loro. (p. 219, n. 37)

    Dans les Mtorologiques, 373b, Ari-stote parle dun homme, sans prciser

    In realt Pico non sta citando Aristo-tele, ma Sesto Empirico, Schizzi Pir-

  • 19quil tait de Thasos, la vue faible,qui croyait quune image le prcdaitcontinuellement et le regardait enface. Cest Sextus Empiricus, Hyp.Pyr., I, 84, qui ajoute quil sagit dequelquun de Thasos. Ce que dit Picest une traduction trs proche de cepassage de Sextus Empiricus et pourses fins, il y ajoute: quod aliorum ob-tutibus hominum minime patuisset. Ilfaut remarquer que rien de diaboliquenapparat ni chez Aristote qui faitcet exemple propos de lair ambiantfaisant fonction de miroir, notammentquand celui-ci est condens , ni chezSextus Empiricus qui le cite pro-pos de diffrentes ractions des treshumains selon les constitutions quisont propres chaque individu. Picprend cet exemple de lhomme deThasos et le relie Aristas et Her-motime pour appuyer sa dmonstra-tion sur les manifestations diaboli-ques. De fait, dans une constructionconceptuelle assez hardie, il conjugueles argumentations dordre physiquedAristote et de Sextus Empiricus etcelles dordre religieux des paens (lesrcits sur Aristas et Hermotime) avecla dmonologie qui attribue au dmon lequel ne peut enfreindre les lois dela nature, sauf concession divine la fois un corps compos essentielle-ment dair condens, ce qui lui permetde prendre plusieurs formes, et la fa-cult dintervenir sur limaginationdes tres humains []. (p. 167, 40)

    roniani, I, 84, e lo fa in maniera nonsolo approssimativa ma anche inter-polatrice, caricando di valenze demo-niache due vicende che non hanno,nelle fonti antiche, nulla di magico. InAristotele e in Sesto Empirico, infatti,i due casi sono sviluppati in base adargomentazioni di natura fisica, men-tre Pico li legge sulle basi delle teoriedemonologiche del tempo in cui siattribuisce ai demoni la capacit sia dirivestire diverse forme avendo assun-to un corpo costituito di aria conden-sata, sia di intervenire sullimmagina-zione degli uomini. (p. 221, 42)

    La dottoressa Li Vigni afferma che sitratta si Sesto Empirico senza dareper nessuna spiegazione delle ra-gioni che la inducono a confutarelattribuzione di Pico ad Aristotele.Inoltre la sua allusione ad una ar-gomentazione di natura fisica senzaulteriori precisazioni non permette dicomprendere ci che segue. Insom-ma, la dottoressa Li Vigni fornisce unriassunto approssimativo della mianota restando vaga (per necessit?).

    Dans son De strigibus ou Quaestio destrigibus (chap. 1, p. 3), BartolomeoSpina raconte que, selon des tmoi-gnages, la Dame du jeu, suivie parla multitude de ses adeptes, se rendait

    La fonte sicuramente BartolomeoSpina che nel suo Quaestio de strigi-bus, c. I, racconta che, secondo alcu-ne testimonianze, la Dama del gioco,con i suoi accoliti, si recava sulle

  • 20prs du fleuve Jourdain pour en tou-cher les eaux, ce qui lui aurait permisde devenir la Matresse du monde[]. (p. 171, n. 50)

    sponde del Giordano per bagnarvisi ediventare cos la Signora del mondo[]. (p. 227, n. 53)

    HOMRE, Od., XII, 395-96. Cette l-gende est rappele par Girolamo VIS-CONTI, Lamiarum, f. A5r., qui men-tionne le pouvoir attribu la dominaludi de faire ressusciter ce qui reste delanimal mang. Il ajoute: Sed hoc estmanifeste falsum []. (p. 173, n. 57)

    Omero, Odissea, XII, 395-396. Unodei primi a parlare del presunto poteredella domina ludi di resuscitare lebestie mangiate ridando la vita ai lororesti Girolamo Visconti nel Lamia-rum, il quale per nega che questopossa essere vero. (p. 233, n. 60)

    Nessun riferimento riguardo alla lo-calizzazione del passo del Visconti.

    OVIDE, Met., IV, 615-16 []. Dansce passage, Pic pose comme manifes-tations diaboliques, en les liant de fa-on troite, les prophties et le voldans les airs []. (ibid., n. 60)

    Ovidio, Metamorfosi, IV, 615-616.Affiancando esempi di profezia e divolo aereo Pico ribadisce la naturademoniaca di entrambe le manifesta-zioni. (ibid., n. 63)

    [] Le Malleus, 2.1.4, p. 111c af-firme plus modestement que le plaisirque ces femmes prennent lors de leursaccouplements avec les dmons nestpas infrieur celui quelles prennentavec les hommes. (p. 175, n. 70)

    [] Pi contenuti rispetto a Pico gliautori del Malleus che si limitano asostenere che il piacere provato dallestreghe come quello che provanocon gli uomini (2.1.4). (p. 235, n. 68)

    Sur ces qualits de charmeur duDmon, Pic avait t plus loquentdans le De praenotione, VII, 5, p. 640[segue citazione del passo]. (p. 177, n.71)

    Sulla natura degli amplessi con i de-moni e sul fascino di questi Pico sidilunga nel De rerum praenotione,VII, 5, p. 640 [segue citazione delpasso comme nella Sorcire]. (p. 237,n. 70)

    Dans son Oratio adversus Graecos,P. G., VI, 15, col. 839, Tatien, quePic cite dans son De Praenotione, IX,1, p. 685 et passim, affirme que lesdmons ont une constitution spiri-tuelle, comme le feu et lair []. (p.177, n. 78)

    Nel De rerum Praenotione, IX, 1, p.685 Pico cita Taziano il Siriano, ilquale nella Oratio adversus Graecosaveva dichiarato che i demoni hannouna costituzione spirituale simile alfuoco e allaria. (p. 241, n. 77)

  • 21Bartolomeo Spina, De strigibus, chap.17, p. 49-50, rapporte le tmoignage,recueilli en 1519, dun certain Sozzi-no Benzi (Bentius), mdecin Fer-rare. Celui-ci, aprs avoir entendu lercit dun des paysans qui travail-laient pour lui, lequel rapportait sontour ce que lui avait racont un com-patriote lui aussi originaire de Miran-dole, interrogea le tmoin direct desvnements. Ce dernier lui avait parldune assemble nocturne se drou-lant dans la plaine de Mirandole laquelle avaient particip environ sixmille personnes, telle tait son estima-tion, qui mangeaient autour de tablesrichement garnies. Outre ce genre deplaisir: plures etiam lascivire licen-tius, quam fas sit eloqui. Au chap. 13,p. 36-37, Bartolomeo Spina affirmeque chaque anne, dans le seul dio-cse de Cme, plus dun millier desorcires taient juges et plus dunecentaine excutes []. (p. 178, n.83)

    Stando a Bartolomo [sic] Spina i sab-ba di Mirandola erano assai frequen-tati. Nel De strigibus, cap. 17 egliinfatti, dopo aver ascoltato un medicodi Ferrara, Sozzino Benzi, circa quan-do [sic] aveva appreso da un compae-sano relativamente a quanto avvenivaa Mirandola, interroga un testimoneoculare il quale confessa che allul-tima assemblea tenutasi nella piana diMirandola avevano partecipato circaseimila persone le quali avevano lau-tamente banchettato e si erano date aipiaceri carnali. (p. 243, n. 83)

    Sempre Bartolomo [sic] Spina, a pro-posito della diocesi di Como, affermache ogni anno pi di mille streghepartecipavano al gioco e pi di uncentinaio erano state bruciate (Destrigibus, cap. 13). (ibid., n. 86)

    [] Tertullien, Apol., XXII, 11 d-nonce les tromperies du Dmon quidabord nuit et ensuite fait semblantde gurir []. (p. 180, n. 84)

    Tertulliano nell Apologeticum, XXII,denunciando i vari inganni dei demo-ni, afferma che essi, dopo aver provo-cato malattie, fingono di guarirle. (p.247, n. 87)

    La rfrence est ici assez gnrale.Parmi les sources dj utilises parPic, la rvlation de remdes en songeest rappele par CICRON, De div., II,123; OVIDE, Met., XV, 650-653; PHI-LOSTRATE, Vie, IV, 11; JAMBLIQUE,Myst. Eg., III, 3. STRABON, Geo., XV,2, 7, raconte quon montra en songe Alexandre une racine utiliser com-me antidote au poison des flches bar-bares []. (p. 180, n. 86)

    Probabili fonti di Pico sono Cicerone,De divinatione, II, 123; Ovidio, Me-tamorfosi, XV, 650-653; Filostrato,Vita, IV, 11; Giamblico, De mysteriisAegyptiacis, III, 3. In Strabone Geo-grafia, XV, 2, 7 troviamo raccontatoche Alessandro avrebbe visto in so-gno una radice da utilizzare come an-tidoto contro le frecce avvelenate deibarbari. (p. 247, n. 89)

  • 22PLUTARQUE, Vie dAlexandre, 37, 4[686d] parle de dix mille paires demules et cinq mille chameaux. Quin-te-Curce cite trente mille mules [].(p. 180, n. 88)

    Plutarco, Vita di Alessandro, 37, 4,[686d]. Quinto Curzio, nelle Histo-riae Alexandri Magni, VIII, 7, 34-37parla invece di trentamila muli. (ibid.,n. 91)

    HRODOTE, Hist., VI, 127 [] Smyn-dirids et Sardanapale sont cits ga-lement par Maxime de Tyr dans sesDissertationes, le premier en III, 9, lesecond en I, 5 et III, 3. Maxime deTyr est mentionn par Pic dans le li-vre III de la Strix. (p. 181, n. 89)

    Il sagit probablement de Straton, roides Sidoniens, dont les richesses sontmentionnes par lien, dans Var.Hist., VII, 2. (ibid., n. 90)

    Erodoto, Historiae, VI, 127. Sardana-palo e Smyndiride [sic] sono menzio-nati anche nelle Dissertationes (ri-spettivamente I, 5 e III, 3 e III, 9) diMassimo di Tiro, autore citato da Pi-co anche nel libro III della Strix.Quanto a Stratone potrebbe essere ilre di Sidone, delle cui immense ric-chezze parla Eliano in Variae Histo-riae, VII, 2. (ibid., n. 92)

    Da notare lortografia di Smyndiri-de; la traduzione in italiano del no-me greco Smindiride. Cfr., a titolodesempio, ledizione italiana a curadi Fulvio Barberis: ERODOTO, Le Sto-rie, Libri V-VI-VII, Milano, Garzanti,1990.

    [] Il se diffrencie ici du Malleus,2.1.16, p. 147d qui, dans une perspec-tive de symtrie cultuelle entre lesrites diaboliques et les rites chrtiens,affirme que le diable prfre le nom-bre trois, comme forme de ngationde la Trinit. Toutefois, dans le Mal-leus, 1.4, p. 28d, parmi les diffrentestymologies du mot diable, est vo-que celle drive de lunion des motsdya, deux, et bolus [] pour indiquerque le dmon tue le corps et lme:Est enim usus scripture et locutionisquem libet immundum spiritum nomi-nare diabolum a dya quod est duo etbolus quod est morsellus; quia duooccidit scilicet corpus et animam. (p.182, n. 92)

    Diversa la posizione del Malleus,2.1.16 dove si dichiara, con lintentodi sottolineare come il patto diabolicocomporti per simmetria il ribaltamen-to del rito cristiano, che il numeropreferito dal diavolo il tre in quantoforma di negazione della Trinit. Lanatura binaria di Satana per soste-nuta nello stesso testo, I.4 in relazionealla doppia etimologia isidorianadel termine diavolo dal dya (due) ebolus (colpi di dado) (laddove il ter-mine originariamente deriva dal grecodia-ballo, nel senso di ingannare,mettere discordia, essere avversario,da cui Avversario) per indicare che ildiavolo uccide tanto il corpo quantolo spirito: Est enim usus scripture et

  • 23locutionis quem libet immundum spi-ritum nominare diabolum a dya quodest duo et bolus quod est morsellus;quia duo occidit scilicet corpus et a-nimam. (p. 251, n. 95)

    PLUTARQUE, De animae procreationein Timaeo, 1012e. dition consulte,Franco FERRARI, Laura BALDI, Plu-tarco. La generazione dellanima nelTimeo, Napoli, M. DAuria Editore,2002. Dans ce passage, sappuyantsur lautorit de Zarata (voir ici note94), le matre de Pythagore, Plutarquerappelle la supriorit de la monadepar rapport la dyade []. (ibid.)

    Plutarco, De anima [sic] procreationein Timaeo, 1012e, dove Plutarco so-stiene la superiorit della monade ri-spetto alla diade. (p. 251, n. 98)

    Pic rappelle ici la double tymologiedu mot dmon: PLATON, Cratyle,398b [] voir galement LACTANCE,Div. Inst., II, 14, 6, qui lie la scien-ce des dmons leur connaissancedes choses venir, et AUGUSTIN, Deciv. Dei, IX, 20. Pour la crainte [],voir EUSBE DE CSARE, Praeparatioevangelica, IV, 5, 4: [] pour ce quiest des dmons, sil faut que nous ex-pliquions ltymologie du mot, ellenest pas rechercher, comme le pen-sent les Grecs, dans le fait quils sonthabiles (damonas) et savants, maisdans le terme deimanein, ce qui veutdire quils sont sujets et objets decrainte []. Je cite daprs la traduc-tion parue dans EUSBE DE CSARE,La Prparation vanglique, l. IV-V,1-17, introduction, traduction et anno-tation par Odile ZINK, Paris, Les di-tions du Cerf, 1979, Sources Chr-tiennes, n 262, p. 117. (p. 183, n. 95)

    Le fonti pichiane per la doppia etimo-logia della parola demone sono perla scienza Platone, Cratilo, 398b, Lat-tanzio, Divinae institutiones, II, 14, 6e Agostino, De civitate Dei, IX, 20 eper il timore Eusebio di Cesarea, Pra-eparatio evangelica, IV, 5, 4, il qualeafferma che letimologia del terminedemone non va fatta risalire, secondola spiegazione dei greci, al fatto che idemoni sono abili e sapienti, ma alfatto che sono soggetti e oggetti ditimore. (p. 253, n. 100)

    JUSTIN, Apol., 28.1 []. Cest Augus-tin qui, dans son commentaire au

    Giustino, Apologia, 28.1. Agostino,nel commento al Salmo 71, dice:

  • 24Psaume 71, dit: Nullus melius quamdiabolus hic calumniator agnoscitur,P.L., XXXVI, col. 905. (ibid., n. 101)

    Nullus melius quam diabolus hic ca-lumniator agnoscitur (in P.L.XXXVI, col. 905). (p. 253, n. 101)

    Voir G. VISCONTI, Lamiarum, f. A3r.:Quarto tales confitentur obtulisse ali-quando verum corpus Christi: quandonamque illud in ecclesia summunt fin-gunt os abstergere: et ipsum ex oreextrahunt: et post in tali ludo vel ip-sum pedibus conculcant vel demoniofferunt. (p. 184, n. 97)

    Anche in Girolamo Visconti si legge.Quarto tales confitentur obtulissealiquando verum corpus Cristhi [sic]:quando namque illud in ecclesiasummunt fingunt os astergere [sic]: etipsum ex ore extrahunt: et post in taliludo vel ipsum pedibus conculcantvel demoni offerunt. (p. 255, n. 103)

    Le Malleus, 3.1.15, actus X, p. 211d,dcrit lhabitude des sorcires de cou-dre des malfices dans leurs vte-ments sous instruction du dmon,do lobligation de les dshabiller.Elles pouvaient galement cacher cesmalfices in pilis corporis et inter-dum in locis secretissimis non nomi-nandis, Malleus, 3.1.15, actus XI, p.214c, do le conseil de les raser [].(ibid., n. 98)

    Nel Malleus, 3.1.15, actus X si af-ferma che le streghe hanno labitu-dine, per ordine dei demoni, di cuciremalefici nelle vesti o di nasconderlinelle parti intime o fra i peli (3. 1. 15actus XI), da cui la consuetudine didenudare e rasare le imputate alla ri-cerca di possibili amuleti per la taci-turnit. (ibid., n. 104)

    Jai conserv ici le terme latin [reali-ter] pour marquer le fait que Dicastsveut dsigner ici une particularittechnique du langage scholastique. (p.185, n. 99)

    Pico usa realiter, secondo laccezionetecnica del linguaggio scolastico. (p.257, n. 105)

    La question souleve ici par Pic neconcerne pas lvocation des mesdes morts, mais bien des phnomnesde rsurrection. Parmi les sources d-j utilise par Pic, APULE, Lne, II,28; LUCAIN, Bellum civile, VI, 686 etsqq.; PLINE, Nat. hist., VII, 178-179.[] Pour Platon, Pic voque ici larsurrection dEr in Resp., X, 614b.(ibid., p. 101)

    Platone, Respublica, X, 614b, dove siparla della resurrezione di Er. Si trattanon di evocazione dei morti, ma pro-prio di casi di resurrezione, anche senel mondo classico sono rarissimi.Possibili fonti pichiane Lucano, Bel-lum civile, VI, 686 et sgg.; Apuleio,Metamorfosi, II, 28. (p. 257, n. 106)

  • 25Lexpression employe par Dicastes,linquisiteur, renvoie Job, III, 11;Jrmie, XX, 14; Mathieu, XXVI, 24.Sur la question voque ici, voir lEx-positio super Job ad litteram, III etXI, de Thomas dAquin. (p. 189, n. 1)

    Cfr. Giobbe, III, 11; Geremia, XX,14; Matteo, XXVI, 24, ma ancheTommaso DAquino, Expositio superJob ad litteram, III e XI. (p. 263, n. 3)

    PHILON DALEXANDRIE, De Josepho,voir ldition avec traduction fran-aise de Jean LAPORTE, in Roger AR-NALDEZ, Jean POUILLOUX, Les oeu-vres de Philon d'Alexandrie, Paris,dition du Cerf, 1964, vol. 21, 14-15,p. 48-49. La rfrence biblique estGen., 37, 2-34. (p. 191, n. 4)

    Cfr. Filone di Alessandria, De Jose-pho. Il riferimento biblico in Gene-si, 37, 2-34. (p. 265, n. 4)

    Anche qui nessun riferimento precisoper la citazione del passo del De Jo-sepho.

    Dans cette dfense du style parisien,cest--dire du trait organis par que-stions et rponses utilis par les scho-lastiques de lUniversit de Paris, onpeut reconnatre cette exigence deprcision que Pic voque dans sa d-dicace Mainardo en parlant de cetordre qui convient pour connatre lanature des choses; prcision la-quelle avait aussi fait recours son on-cle Jean Pic []. Dans sa Quaestio devanitate astrologiae, rdige entre1504 et 1510, Jean-Franois souligneson choix de traiter le sujet en styleparisien, pour mieux rfuter les argu-mentations de ses adversaires []. (p.192, n. 8)

    In altre sue opere, ad esempio nel-lExamen vanitatis doctrinae gentium(IV, 10), Pico fa riferimento allo stilefilosofico parigino, Parisiensi stiloper quaestiuncula. In particolare que-sta difesa della trattazione per que-stioni e risposte utilizzata dai filosofiscolastici delluniversit di Parigi, peraltro comune allo zio Giovanni, com-pare nella dedica di Pico a Mainardoladdove sostiene la necessit di espor-re con precisione per conoscere lanatura delle cose e nella Quaestio devanitate astrologiae (1504-1510) do-ve dichiara di aver scelto lo stile pari-gino perch pi adatto a confutare leargomentazioni dei suoi avversari. (p.269, n. 9)

    Il sagit dInnocent VIII et de Maxi-milien, empereur depuis 1508, roi desRomains lpoque de ldition duMalleus. [] Dans le De praenotio-ne, VII, 4, p. 641, Pic rapporte les t-moignages de Maximilien lui-mmeet de son conseiller Mattheus Langconcernant lapparition dun fantme

    Il riferimento a Innocenzo III e aMassimiliano I dAsburgo, imperato-re a partire dal 1508 e re dei Romaniallepoca della prima edizione delMalleus. [] Quanto ai rapporti fraPico e Massimiliano, avvenuti duran-te lesilio del primo in Germania, siveda il De rerum praenotione, VII, 4,

  • 26de femme qui rpondait aux questionsquon lui posait []. (p. 194, n. 13)

    p. 641 dove Pico riporta la testimo-nianza di Massimiliano e del suo con-sigliere Mattheus Lang su un fanta-sma femminile [sic] che rispondevaalle questioni che le venivano poste.(p. 271, n. 14)

    thique Eudme 1214a 24; 1247a27-28; thique Nicomaque 1122b21; 1141b 7; 1169b 8; Politique1322b 31; Rhtorique 1398a 15;1399b 23; 1419a 9-10. Dans ce pas-sage, on pourrait voir une rfutationdes thses dont se fait lcho le Deincantationibus de Pomponazzi quiniait la prsence de dmons dans lacosmologie aristotlicienne et expli-quait tout prodige par la seule in-fluence des astres. Le De incantatio-nibus fut dit pour la premire foisen 1556, mais sa rdaction est de1520. Les thses soutenues par Pom-ponazzi dans son Tractatus de immor-tatalite animae, publi en 1516, maisaussi dans le De incantationibus fu-rent dnonces par les inquisiteursPrierias, Spina et Armellini, dont on adj soulign les rapports avec Pic,voir Paola ZAMBELLI, Lambigua, op.cit., p. 220-226. Paola Zambelli, (p.210) met lhypothse, fort convain-cante, quavec le De incantationibusPomponazzi voulait rfuter non seu-lement les positions dun certain aris-totlisme dominicain incarn, entreautres, par les inquisiteurs Prierias,Spina, Alberti, Armellini, mais ga-lement celles duna sfera cultural-mente pi elevata e non aristotelicareprsentes par Pic, dont Pomponaz-zi connaissait le De praenotione. Enoutre, en mentionnant Aristote, Pic sereliait implicitement ce courant de

    Etica Eudemia, 1214a 24; 1247a 27-28; Etica Nicomachea, 1122b 2 [sic];1141b 7 e 1169b 8; Politica, 1322b31; Retorica, 1399b 23; 1419a 9-10.Riprendendo la tesi di Paola Zambel-li, Lambigua natura della magia, chea proposito del De incantationibus diPomponazzi sottolinea come questo-pera contesti non solo laristotelismodi inquisitori come Prierias, Spina,Alberti, Armellini, ma altres le posi-zioni di unlite laica non aristotelicadi cui Pico un significativo rappre-sentante, possibile ipotizzare chePico entri nella polemica avviata daPomponazzi gi nel 1516 con il tratta-to Tractatus de immortatalite animaee ripresa nel De incantationibus (edi-to nel 1556 ma composto nel 1520)relativamente alla natura dei prodigi,schierandosi dietro lo schermo di Ari-stotele con i teologi e gli inquisitoridel suo tempo che si avvalevano delleopere dello Stagirita per spiegare ipoteri dei demoni. Pomponazzi, atti-randosi le ire di Prierias e di Spinasoprattutto, negava la presenza deidemoni nella cosmologia aristotelicae spiegava i prodigi esclusivamentecon linfluenza degli astri. (p. 273, n.16)

  • 27thologiens qui sappuyaient sur lesouvrages du Stagirite pour expliquerles pouvoirs des dmons []. (p. 195,n. 17)

    Voir AUGUSTIN, De civ. Dei, IX, 18-19. Le rapprochement suggr par Picentre Platon et les noplatoniciensdun ct, et Aristote de lautre sin-scrit dans un cadre conceptuel quiapparente la dmonologie la dmo-noltrie []. (ibid., n. 18)

    Cfr. Agostino, De civitate Dei, IX,18-19. Il passo estremamente im-portante dal momento che, attraversola combinazione fra Platone e i neo-platonici da un lato e Aristotele dal-laltro, si introduce la similitudine frademonologia e demonolatria, fonda-mentale per sostenere le accuse con-tro la natura malvagia della magia e,per riflesso, della stregoneria. (p. 275,n. 17)

    Ps., 95, 5. Cette citation se trouvegalement dans le De praenotione,VII, 4, p. 641. (ibid., n. 19)

    Ps., 95, 5: quotiamo [sic] omnes diigentium daemonia. Pico riporta lastessa citazione nel De rerum praeno-tione, VII, 4, p. 461 [sic]. (ibid., n.18)

    Lassimilation de devins, diseurs desonges, astrologues, sorciers etc., jus-tifie cette lecture des critures, Deut.,18, 9-12 []; Deut., 18, 20 [...]. EnLev., 19, 31 []. Cette condamnationbiblique des astrologues est rappelepar Pic dans le De praenotione, IV, 9,p. 502. (p. 196, n. 22)

    Lassimilazione forzata fra divinatori,interpreti dei sogni, astrologi, etc.trova il suo punto di forza, anche se sitratta di una lettura funzionale allagenerale condanna che Pico fa dellearti divinatorie, in Deuteronomio, 18,9-12 e Levitico, 19, 31. Cfr Pico, Dereum praenotione, IV, 9, p. 502.(ibid., n. 23)

    Corpus Iuris Canonici [] instruxitmilius Friedberg, I, Causa XXIV, ettout particulirement le chapitreXXXIX, col. 1001, Quot sint sectaehereticorum, qui commence en men-tionnant Simon le magicien et sonlve Mnandre. Lintention de Picest de souligner le rapport entre hr-sie et sorcellerie. Plusieurs chapitresde la Causa XXVI, quest. III et IV,

    Corpus Iuris Canonici [] instruxitmilius Friedberg, I, Causa XXIV,cap. XXXIX, col. 1001 per il riferi-mento a Simon Mago; Causa XXVI,quest. III et IV, per il tema della divi-nazione come arte ispirata dai demo-ni. Nelleconomia del dialogo u-nulteriore affermazione dellidentitdi eresia e stregoneria. (p. 275, n. 24)

  • 28sont consacrs la divination en tantquart inspir par le dmon [].(ibid., n. 24)

    [] Pic consacre le chapitre V dulivre VII du De praenotione (Qumagi, et quo ordine particulariterconfutand: Item contra Procli Pla-tonici magiam), rfuter la magie deProclus, en en soulignant la filiationdmoniaque. Il y mentionne Jambli-que et Porphyre galement. Pic dfinitPorphyre stultissimus, voir ici note93. (ibid., n. 27)

    Pico svolge la stessa polemica sullanatura demoniaca della magia nel Dererum praenotione, l. VII, cap. VQu magi, et quo ordine particula-riter confutand: Item contra ProcliPlatonici magiam dove oltre a Pro-clo, ricorda Giamblico e lo stultissi-mus Porfirio, ovvero i filosofi dellateurgia tardo antica riproposti daMarsilio Ficino e le cui opere conob-bero diverse edizioni a stampa a parti-re dalla fine del Quattrocento. (p. 277,n. 28)

    [] Aux pages 31-32, Hansen citegalement un passage dune lettre deJules II adresse Georgius de Casali,inquisiteur de Piacenza et Cremona(1502-1511) et de 1511 de Brescia etCremona: [] certam sectam facien-tes fidem [] abnegantes, sanctamcrucem pedibus conculcantes et op-probia super eam perpetrantes, eccle-siasticis et prsertim eucharisti sa-cramentis abutentes, diabolum in su-um dominum et patronum assumenteseique obedientiam et reverentiam ex-hibentes et suis incantationibus, car-minibus, sortilegiis aliisque nefandissuperstitionibus homines, animalia etfructus terr multipliciter ldentesaliaque quamplurima nefanda exces-sus et crimina eodem diabolo insti-gante committentes. Cette lettre devaittre bien connue car elle est mention-ne par Bartolomeo Spina, De strigi-bus, chap. III, p. 9: Unde Inno VIII scribens Inquisitoribus Ale-mani, necnon Iulius II scribens In-

    Giulio II il papa che aiut Pico ariconquistare Mirandola nel 1511.LHansen in Quellen , cita un passodella lettera (ben nota a BartolomeoSpina che la cita nel De strigibus, c.III) inviata da Giulio II a Giorgio diCasale, inquisitore di Piacenza eCremona nel 1502-1511 e inquisitoredi brescia e Cremona nel 1511: cer-tam sectam facientes fidem [] ab-negantes, sanctam crucem pedibusconculcante set [sic] opprobia supeream perpetrantes, ecclesiasticis etprsertim eucharisti sacramentis a-butentes, diabolum in suum dominumet patronum assumentes eique obe-dientiam et reverentiam exhibentes etsuis incantationibus, carminibus, sor-tilegiis aliisque nefandis superstitio-nibus homines, animalia et fructusterr multipliciter ldentes aliaquequamplurima nefanda excessus etcrimina eodem diabolo instigantecommittentes []. (p. 283, n. 35)

  • 29quistori Bergomensi, sic sanxerunt, uthc qu sequuntur Innocentii eius-dem prferunt verba. Rappelons queJules II avait aid Pic rcuprer sondomaine en 1511. (p. 198, n. 34)

    Cette maxime attribue Aristote setrouve dj dans le Formicarius, l. V,chap. 9, p. 397, de Johann Nider: Idenim quod multis videtur non potestomnimo falsum esse, secundum philo-sophum in De somno et vigilia, infine, et in VII Ethicorum, et, dans lesmmes termes, dans le Malleus, 1. 3.p. 24a. la diffrence de ces textescits, Pic mentionne le Stagirite sansdonner des rfrences prcises. Eneffet, cette maxime, avec lindicationdes deux ouvrages dAristote men-tionns ci-dessus, apparat dans leCommentum in quatuor libros senten-tiarum Magistri Petri Lombardi, II,distinct. VIII, qust. 1, art. IV, qus-tiuncula 5, solutio 2, de ThomasdAquin: Sed quia contrarium a mul-tis dicitur, et quod multis videtur nonpotest omnino falsum esse, secundumPhilosophum (in 7 Eth., cap. 14 et infine de Somn. et Vig.) []. (p. 199, n.35)

    Pico non specifica in quale opera diAristotele si trovi questa frase cheinvece viene cos riferita nel Formi-carius del Nider a due opere: Id enimquod multis videtur non potest omni-mo falsum esse, secundum philoso-phumin in De somno et vigilia, in fi-ne, et in VII Ethicorum. La fontepotrebbe essere Tommaso dAquinoche nel Commentum in quatuor librossententiarum Magistri Petri Lombar-di, II, VIII, qust. 1, art. IV, qu-stiuncula 5, solutio 2 dice: Sed quiacontrarium a multis dicitur, et quodmultis videtur non potest omnino fal-sum esse, secundum Philosophum (in7 Eth., cap. 14 et in fine de Somn. etVig.). (ibid., n. 36)

    HOMRE, Hym., Hymne Aphrodite,(I), 81-82. Je modifie trs lgrementla traduction de J. Humbert. Danscette hymne et dans la tradition my-thologique classique, Vnus se pr-senta Anchise comme la fille du roide Phrygie, Otre (voir les vers 110-113 de ce mme hymne). Admt esten revanche la fille dEuristhe. Ellenest mentionne quune seule foisdans les Hymnes dHomre, danslHymne Dmter, (I), 421, avec

    Omero, Inno ad Afrodite, (I), 81-82.In realt in questo inno Afrodite sipresenta ad Anchise nelle sembianzedella figlia del re Otreo, mentre Ad-meta, figlia di Euristeo, compare nel-lInno a Demetera, (I), 421. Il nomeAdmeta nasce da un equivoco di tra-duzione, essendo nel testo greco uti-lizzato il sostantivo admete, ovverointatta, trascritto da Pico corretta-mente nella frase in greco, ma riporta-to nel testo latino con la a maiusco-

  • 30une multitude dautres personnagesmythologiques. Dans lHymne A-phrodite, est un simple subs-tantif qui veut dire vierge et non pasun nom propre comme semble lin-diquer le A majuscule du texte latinde Pic (mais en minuscule dans lacitation grecque). Alberti et Turinitraduisent Admeta, en linterprtantdonc comme un nom propre. (p. 201,n. 42)

    la. Nello stesso equivoco cadono idue volgarizzatori, Alberti e Turini.(p. 289, n. 45)

    [] Pic sinspire sans doute ici dudmon quispiam sub nomine VenusdAugustin, De civ. Dei, XXI, 6. Ter-tullien lui aussi voque le dmon V-nus, voir De spect., X, 6: Sed Veneriet Libero convenit. Duo ista dmoniaconspirata et coniurata inter se suntebrietatis et libidinis. Nider, Formi-carius, II, 4, p. 124, raconte quunesorcire, aprs stre huile don-guent, rvait de Dame Vnus (Domi-na Venere) []. (ibid., n. 43)

    Sul demone Venere cfr. Agostino, Decivitate Dei, XXI, 6: dmon qui-spiam sub nomine Venus e Tertullia-no, De spectaculis, X, 6: Sed Veneriet Libero convenit. Duo ista dmoniaconspirata et coniurata inter se suntebrietatis et libidinis. Anche nei pro-cessi compare talvolta la Dama Vene-re, e nel Formicarius, II, 4, Nider ri-porta il caso di una strega che, untasicon lunguento, si trasforma nellaDomina Venere. (p. 291, n. 46)

    La parte finale di questa nota mostraancora una volta che la curatrice del-la Strega cita senza verificare e anchesenza capire la fonte della sua cita-zione, nel caso specifico la mia nota.Nel quarto capitolo del secondo libro,Nider non dice assolutamente che lastrega in questione: si trasformanella Domina Venere ma che lastrega sogna di Domina Venere. Ec-co il testo latino del Formicarius (II,4) di Nider: At illa cubellam in quapasta formari solet supra scampnumpositam intravit et sedere ibi cepit,applicatisque verbis maleficis et un-guento reclinato capite obdormivit.Statimque opere demonis sompnia dedomina Venere et de aliis supersticio-

  • 31nibus tam forcia habuit, ut in iubiloquoddam voce submissa clamitaret.Cito dalledizione, indicata nella miaSorcire, di Cathrine Chne in Li-maginaire du sabbat, Lausanne, 1999.Il capitolo 4 del secondo libro iniziaalla p. 128, come indicato nella mianota qui a fronte; il passo si trovaalla p. 136. Come spesso accade ladottoressa Li Vigni non fornisce al-cuna indicazione bibliografica sulle-dizione che avrebbe utilizzato.

    En suivant une certaine thologie m-divale, le Malleus, 1. 4, p. 28c sou-tenait en revanche que mme les d-mons estimaient honteux la sodomieet tout acte contre nature []. Nider,dans le chap. V, du. l. V de son For-micarius rappelait lancienne nobles-se du Dmon pour expliquer lhor-reur que ce dernier nourrit pour lasodomie. Mais au chapitre X, de cemme livre V, p. 401, partant duneconstatation dordre physique et nonthologique les dmons ne sontconstitus ni de chair ni dos , Nideren dduit que les dmons ne sont passoumis la concupiscence. Toutefois,il soutient que si les dmons avaientdes pulsions sexuelles, rien ne lesempcherait de pratiquer la sodomie,notamment avec des hommes, ce quina jamais t constat, et il remercieDieu davoir prserv lhumanit decette turpitude: [] quia spiritus car-nem et ossa non habet, neque genera-tionis instrumenta, per qu sola etvoluptas concupiscibilis, et generatiocarnalis explentur. Prterea, ut ver-bis utar Uuillelmi, si concupiscentiamlibidinosam haberent, cum pessimisint, utique a sodomitico vitio se non

    Le note 56 e 62 p. 295 e 297 che se-guono riassumono, in un ordine diffe-rente, la nota 57 p. 204 della Sorci-re.

    Il riferimento a Orfeo, che qualcheriga sotto viene citato da Fronimo. Lafonte Ovidio, Metamorfosi, X, 83-85, gi citato da Pico nel De rerumpraenotione, IV, 4. La condanna disodomia e pederastia rientra nella ge-nerale condanna della cultura classi-ca, ritenuta causa del degrado moralee violentemente espressa dal Savona-rola nelle sue prediche. Peraltro nel-lambiente mediceo lomosessualitera diffusa e tollerata come provano iben noti amori di Poliziano, MarsilioFicino e Giovanni Pico della Miran-dola. I bersagli moderni di Pico so-no comunque sicuramente il Polizia-no dellOrfeo (o Fabula di Orfeo) eMarsilio Ficino, il filosofo della pri-sca teologia ritenuta da Pico una for-ma di pericoloso paganesimo. inte-ressante osservare come Pico nel cor-so del dialogo, allorch si fa riferi-mento alle testimonianze, non presen-ti alcun caso di rapporto omosessualefra demoni e uomini, ma solo relazio-

  • 32continerent in viros, quod tamen nul-libi reperimus: benedictus autem al-tissimus, qui virilem speciem in homi-nibus a flagitio eorum usque hodie sicservavit. [] Pic constate en revan-che lexistence de ces unions homo-sexuelles dmons/hommes, mais ilsemble les relguer une poque r-volue dans la mesure o les exemplessur lesquels il sappuie sont tirs de latradition antique (Jupiter/Ganymde,Branchos/Apollon) et non de lpoquemoderne. Toutefois, quelques lignesplus loin, il affirme par la bouche deDicastes: omni tempore omni tatequpiam contingere. Il souligne ainsiun acte que les dmons peuventcommettre, non pas cause dunepulsion sexuelle, mais dans lintentionde plonger lhumanit encore plusprofondment dans le pch, voir l. I,note 93. [] Comme le passage en-tier le montre, en numrant les peu-ples paens idoltres, Pic associe lho-mosexualit la mauvaise religioncomme il lavait dj fait dans le Depraenotione, IV, 4, p. 471-2. cetteoccasion, en voquant la pdrastiedOrphe, il accuse de ce pch unintellectuel de son poque, ibid., p.472-3, probablement Marsile Ficincomme la suggr Paola ZAMBELLI,Lambigua, op. cit., p. 199, cest--dire le philosophe de la prisca theolo-gia que Pic apparentait au paganisme.Cest lavnement du christianisme,comme laffirme Phronimus, qui vafaire condamner ce genre de moeursen distinguant le bien du mal []. (p.204, n. 57)

    ni carnali fra maschi e demoni succu-bi. Il tema dellomosessualit in Picova chiaramente condotto alla denun-cia degli effetti immorali della mal-vagia religione pagana, cosa che ave-va gi fatto nel De rerum praenotio-ne, IV, 4, pp. 471-473 dove, parlandodella pederastia di Orfeo attribuiscequesto peccato a un intellettuale, dicui non fa il nome, del suo tempo, mache Paola Zambelli identifica in Mar-silio Ficino. Peraltro nel De rerumpraenotione Pico affianca i vizi diidolatria e pederastia. (p. 295, n. 56)

    Sulla relazione omosessualit-sodo-mia demoni teologi e demonologisembrano concordare nel dichiarareche in realt i demoni, vista la loroorigine nobile aborrono questo pec-cato e tutti gli atti contro natura. Cfr.Malleus, 1. 4. Del pari nel Formica-rius, l. V, cap. V si dichiara la repul-sione dei demoni per questi tipi dipeccato e nel cap. X si precisa megliola questione: non possedendo un cor-po fatto di carne e di ossa i demoninon sono vittime della concupiscenza;tuttavia, potendo provare impulsi ses-suali potrebbero anche volgersi allo-mosessualit, anche se a detta del Ni-der questo non mai stato testimonia-to. La posizione del Pico legger-mente difforme [sic]: egli convintoche nellAntichit i demoni abbianoeffettivamente avuto rapporti carnalisodomitici, ma che questo non accadenei tempi moderni. Afferma ancheche comunque se questo accaduto opu ancora accadere non per impul-so sessuale, vista la natura dei demo-ni, ma per la loro malvagit che lispinge a far sprofondare nel baratro

  • 33del peccato gli uomini. (p. 297, n. 62)

    Da notare un grave contro senso nel-la frase seguente: non possedendoun corpo fatto di carne e di ossa i de-moni non sono vittime della concupi-scenza; tuttavia, potendo provare im-pulsi sessuali potrebbero anche vol-gersi allomosessualit, anche se adetta del Nider questo non mai statotestimoniato. Come possono i demo-ni non essere vittime della concupi-scenza e sentire delle pulsioni sessua-li? Il testo del Nider, citato nella Sor-cire, dice: si concupiscentiam libi-dinosam haberent, e cio se i demo-ni avessero delle pulsioni sessuali,potrebbero praticare la sodomia, maci non mai stato verificato, diceNider. Cfr. la mia nota con il testo delNider.

    La vie de S. Antoine crite par Atha-nase tait trs rpandue. Toutefois, lapremire dition, en latin, est de 1572et complte celle des oeuvres dAtha-nase de 1566 []. Sans exclure uneconnaissance directe dAthanase de lapart de Pic, qui le mentionne dail-leurs dans le De praenotione, IV, 9, p.497, il semblerait que Pic cite pluttde deuxime main et notamment partir de La Lgende Dore, I, 21, Desancto Antonio, p. 155-160. Cette hy-pothse me semble confirme par lescitations suivantes concernant S.Franois et S. Benot []. (p. 206, n.62)

    Il riferimento di Pico alla Vita di san-tAntonio scritta da Atanasio certa-mente attinto da altra fonte, visto chela prima edizione in latino di questaopera risale al 1572; pi probabileche la fonte sia Jacopo da Varagine,Leggenda aurea, I, 21. (p. 299, n. 66)

    Ci si pu domandare da dove vengala certezza della dottoressa Li Vigniche Pico non abbia consultato peresempio un manoscritto, eventual-mente anche in greco, dellopera diAtanasio.

    ORPHE, Hymne Aphrodite, 55, 10[]. Par ce propos, on voit bien latentative de Pic de relier la Vnus vi-sible et invisible de la tradition reli-

    ORFEO, Inno ad Afrodite, 55, 10. Lavisibilit e invisibilit del demoneVenere rimanda al passo del Malleus,1.7 dove si parla delle manifestazioni

  • 34gieuse paenne au dmon quispiamsub nomine Venus (voir ici note 43).Ce faisant, il opre la liaison entrecette tradition paenne et ce que dit leMalleus, 1.7, p. 47a-c, propos desmanifestations visibles et invisiblesdu Dmon. Celui-ci ne peut simposer la volont de lhomme mais peutagir sur lui par persuasion, notam-ment de deux faons: visible et invi-sible []. (p. 208, n. 73)

    visibili e non visibili dei demoni chenon possono imporsi alla volont u-mana, ma la possono traviare ingan-nandola con manifestazioni appuntoesterne o interne. (p. 303, n. 75)

    La citation est tire de lHymne Aphrodite, 55, 10, mentionn ci-des-sus. La seule occurrence de visibleet invisible dans un autre des Hym-nes orphiques, apparat dans lhymne51, 7, mais les deux adjectifs sont at-tribus aux Nymphes. Ici Pic cite pro-bablement de mmoire en confondantles deux textes. (ibid., n. 74)

    In realt la frase che compare in que-sto secondo inno, lInno 51, riferitanon a Venere ma alle Ninfe. Il cheprova come spesso Pico citi a memo-ria. (ibid., n. 76)

    Cette citation nest pas tire dOr-phe, mais de Proclus, Hym., II, 4-5(Hymne Aphrodite) []. (ibid., n.75)

    In realt non si tratta di un inno diOrfeo ma dellInno ad Afrodite diProclo (Inni, II, 4-5). (ibid., n. 77)

    Parmi les sources dj utilises parPic, voir pour Orphe, PHILOSTRATE,Her., 28, 8. Pour Trophonios, PHI-LOSTRATE, Vie, VIII, 19. (p. 209, n.90)

    Le possibili fonti dovrebbero esseredue opere di Filostrato: Heroicus, 28,8 per Orfeo et Vitae, VIII, 19 per Tri-fonio. (p. 305, n. 88)

    La dottoressa Li Vigni ha sempre ci-tato lopera di Filostrato col titolo diVita, qui invece abbiamo Vitae(latino?).

    Pic voque ce genre de divinationdans le De praenotione, VII, 7, p. 660et y relate galement, titre dexem-ple, un pisode qui avait eu lieu Mi-randola: Solet dmon vel minis [sic]cautos, vel minis [sic] secretorum a-

    Cfr. Pico, De rerum praenotione, VII,7, p. 660, dove riporta un episodioaccaduto a Mirandola: Solet dmonvel minis cautos, vel minis secretorum [sic] avidos aggredi, quibus, sci-licet, facilius imponit hinc ad formina

  • 35vidos aggredi, quibus, scilicet, faci-lius imponit hinc ad foeminas specommeat apparetque modo afficit, etin ecstasim ponit, modo revelat occul-ta: unde et Cassandra et Phemono etinnumer vates, et ipsa Meda atqueCanidia, plures quoque venefic alinostra etiam tempestate repert, qui-bus dmon assisteret, et ex ventreillorum vel coxa responsa redderetinsanis: fingit quandoque se amorecaptum, et hodie in castro in quo hcscribimus duo sunt nequam spiritus,domos duas identidem vexantes, utaffirmant incol, quorum alter uxo-rem molestat unius eorum qui mihi aditinera famulantur, is asservit spenumero ab ea visum induto corpore,spiritum se autem non vidisse, sed suoincommodo frequenter sensisse, in-versis vasis domus, direpta suppellec-tile, iactatisque lapidibus, pari pacto,quanquam tum amorem non fingerent,ad cupidos, et lucri, et futurorum, sa-cerdotes, olim ibant in lucis, in tem-plis, in antris, fantes oracula, in quo-rum cultu insaniores philosophorumfrequentes fuere, et prae omnibusstultissimus ille Porphyrius, tempori-bus nostris, qui dmonum responsisconcredunt sese vel ignari principessunt, vel tyranni rudiores. [] Dansla tradition antique, pour ne citer queles auteurs dj mentionns par Pic,Callimaque, Hymnes, 64, chante A-pollon qui avait prophtis du ventrede sa mre. Pour la cuisse, Jamblique,De vita Pyth., 28, (135), voque lacuisse dor de Pythagore qui taitconsidr comme lincarnation dA-pollon et avait le pouvoir de prophti-ser []. (p. 210, n. 93)

    [sic] spe commeat apparetque modoafficit, et in ecstasi [sic] ponit, modorevelat occulta: unde et Cassandra etPhemonoe et innumer vates, et ipsaMedaea atque Canidia, plures quoqueveneficae ali nostra etiam tempes-tate repert, quibus dmon assisteret,et ex ventre illorum vel coxa responsaredderet insanis: fingit quandoque seamore captum, et hodie in castro inquo hc scribimus duo sunt nequamspiritus, domos duas identidem ve-xantes, ut affirmant incol, quorumalter uxorem molesta [sic] unius eo-rum qui mihi ad itinera famulantur, isasservit spe numero ab ea visuminduto corpore, spiritum se autem nonvidisse, sed suo incommodo frequen-ter sensisse, inversis vasis domus, di-repta suppellectile, iactatisque lapidibus [sic], pari pacto, quanquam tumamorem non fingerent, ad cupidos, etlucri, et futuro rum [sic], sacerdotes,olim ibant in lucis, in templis, in an-tris, fantes oracula, in quorum cultuinsaniores philosophorum frequentesfuere, et prae omnibus stultissimusille Porphyrius, temporibus nostris,qui dmonum responsis concreduntsese vel ignari principes sunt, vel ty-ranni rudiores. Per le fonti antichenote a Pico si possono ricordare Cal-limaco, Inni, 64, dove Apollo profe-tizza dal ventre materno; e Giambli-co, De vita Pythagora, 28, in cui siricorda la coscia doro di Pitagora cheavrebbe avuto la capacit di vaticina-re. (p. 307, n. 90)

  • 36BIONDI, Strega, p. 216, note 40, attri-bue Pic une erreur quen fait il napas commise: Patrocle serait le fils deThtis. Ce nest pas Pic, mais Alberti,son traducteur, qui a d lire Thetidaeau lieu de Thetidem. (p. 212, n. 99)

    LAlberti sbaglia a tradurre, attri-buendo a Teti la maternit di Patro-clo: Patroclo figliuolo di Thete. (p.311, n. 96)

    Rminiscence peut-tre de MARTIAL,Epigr., X, 30, v. 19 sqq. (p. 212, n.101)

    Una probabile fonte potrebbe essereMarziale, Epigrammi, X, 30, v. 19 esgg. (ibid., p. 98)

    Dopo questa lunga disamina, non posso certo soffermarmi sulle oltrecento pagine che precedono ledizione della dottoressa Li Vigni, bench allasola lettura molte cose mi appaiano pi che familiari. Dir solo che nel pa-ragrafo intitolato Il genere letterario del secondo capitolo, si parla dellascelta della forma dialogica da parte di Pico. Nellintroduzione alla mia edi-zione, nel paragrafo intitolato Lvnement et la forme littraire, analizzoappunto le ragioni che a mio parere avevano potuto spingere Pico ad avven-turarsi nella scrittura di un genere che non aveva mai praticato precedente-mente e che rester esercizio unico nella sua produzione letteraria. A miaconoscenza, nessuno studioso di Pico aveva prima attirato lattenzione suquesto aspetto della Strix collegandolo, come ho fatto io, alla particolare si-tuazione di Mirandola e ai processi che si stavano svolgendo in loco.

    In conclusione, questo maldestro plagio del mio lavoro, al di l degliaspetti giuridici che esso pone e che saranno eventualmente discussi nellesedi appropriate, sollecita una riflessione sul danno culturale che simili ope-razioni producono, ovvero sulla falsit di dati, inesatti e ambigui, che sonomessi in circolazione. Difatti qualsiasi testo che copia un altro, negando emascherando pi o meno abilmente tale origine, inganna a sua volta tutticoloro che in buona fede lo riterranno originale. La falsa novit dellacontraffazione altera il senso storico del processo scientifico, fatto di unacatena successiva di studi che costituiscono le tappe filologiche di un te-sto/edizione/commento e della sua fortuna critica. Catena tanto pi preziosaperch pone in rilievo le diverse ottiche interpretative e permette ulterioriapprofondimenti secondo un continuo sviluppo. Il plagio inevitabilmentenon solo disattende tutto ci (e non potrebbe essere altrimenti), ma ne steri-lizza la vitalit e la ricchezza.