L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

34
L’Età antica Rotazione agraria: Neolitico = biennale con maggese Triennale in Europa solo dal MedioEvo all’epoca della 2^ rivoluzione agricola. Sedentarietà primi insediamenti stabili della Preistoria: villaggi in diverse regioni della mezzaluna fertile - fase avanzata del Neolitico 6500-6000 a.C. - erano solitamente poco popolati, anche se alcuni ritrovamenti archeologici testimoniano insediamenti di dimensioni notevoli e abitati anche da migliaia di individui. - + noti CATAL HUYUK (Turchia) - GERICO assenza della proprietà privata Un campo lasciato a maggese e destinato al pascolo. L'uso di lasciare a riposo i campi avvicendando le normali colture è antichissimo e sopravvive tuttora in molti Paesi caratterizzati da un'agricoltura intensiva, come appunto l'Europa Occidentale. Il termine maggese deriva dal mese di maggio, in cui anticamente iniziavano le operazioni di aratura e lavorazione del terreno per liberarlo dalle erbe infestanti. Il campo destinato al pascolo viene concimato dagli animali, che in tal modo lo fertilizzano e lo preparano per la semina autunnale.

Transcript of L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

Page 1: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

L’Età antica Rotazione agraria: Neolitico = biennale con maggese Triennale in Europa solo dal MedioEvo all’epoca della 2^ rivoluzione agricola. Sedentarietà primi insediamenti stabili della Preistoria: villaggi in diverse regioni della mezzaluna fertile - fase avanzata del Neolitico 6500-6000 a.C. - erano solitamente poco popolati, anche se alcuni ritrovamenti archeologici testimoniano insediamenti di

dimensioni notevoli e abitati anche da migliaia di individui. - + noti CATAL HUYUK (Turchia) - GERICO assenza della proprietà privata

Un campo lasciato a maggese e destinato al pascolo. L'uso di lasciare a riposo i campi avvicendando le normali colture è antichissimo e sopravvive tuttora in molti Paesi caratterizzati da un'agricoltura intensiva, come appunto l'Europa Occidentale.

Il termine maggese deriva dal mese di maggio, in cui anticamente iniziavano le operazioni di aratura e lavorazione del terreno per liberarlo dalle erbe infestanti.

Il campo destinato al pascolo viene concimato dagli animali, che in tal modo lo fertilizzano e lo preparano per la semina autunnale.

Page 2: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

I siti archeologici mostrano insediamenti concentrati con abitazioni strette l'una all'altra. Gli stazzi e i recinti per gli animali vicini alle case. I campi posti intorno all'abitato erano probabilmente coltivati in comune da tutti gli abitanti del villaggio, non essendoci né il concetto di proprietà privata né alcuna differenza sociale ed economica tra i contadini.

È anche probabile che le decisioni venivano prese in comune o affidate a un consiglio di anziani, come ancora avviene fra i popoli dell'Africa e del Sudamerica che praticano un'agricoltura di sussistenza. Altrettanto verosimile che non ci fosse alcuna specializzazione o divisione del lavoro, poiché tutti praticavano l'agricoltura e sapevano all'occorrenza svolgere lavori di falegnameria o piccolo artigianato, mentre gli scambi tra villaggi dovevano essere rari e avvenivano sotto forma di baratto (non esisteva nulla di paragonabile al commercio e l'agricoltura era di sussistenza, perciò il villaggio produceva solo ciò il necessario per la sopravvivenza della sua gente).

Un disegno che ricostruisce l'abitato di Çatal Hüyük nell'odierna Turchia, sulla base dei reperti archeologici che sono stati ritrovati. Il villaggio era esteso e doveva ospitare non meno di 5.000 persone, che vivevano in case addossate l'una all'altra in cui si entrava dal tetto. Il sito risale probabilmente al 6500-5500 a.C. ed è stato scoperto solo negli anni Cinquanta, diventando oggetto di scavi nel 1963-1965. Ulteriori indagini sono riprese intorno agli anni Novanta, portando alla luce nuovi reperti tra cui delle pitture parietali di significato probabilmente religioso.

Page 3: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

La diffusione dei principali prodotti agricoli nel Neolitico

INNOVAZIONI TECNICHE AGRICOLE L’agricoltura del Neolitico era inizialmente alquanto rudimentale nelle procedure adottate e negli strumenti. La necessità di sfruttare al meglio i campi spinse gli uomini a sperimentare nuove soluzioni tecniche e già alla fine della Preistoria comparvero le prime innovazioni: l'aratro: i primi aratri erano molto semplici e si componevano di un bastone di legno verticale che fendeva il terreno, inizialmente trainato a mano dagli uomini e in seguito dagli animali da tiro (in Mesopotamia già nel 6500 a.C. erano stati addomesticati i bovini). Con la nascita della metallurgia venne poi realizzato il vomere in bronzo e in ferroa volte dotato di versoio. Dal Vicino Oriente l'aratro si diffuse ben presto in Europa e caratterizzò anche in seguito l'attività agricola. Legata all'invenzione dell'aratro fu anche quella della ruota, che nacque in Mesopotamia alla fine del Neolitico e che conobbe innumerevoli applicazioni anche nei trasporti e in altre tecnologie.

Page 4: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

• Lo sviluppo dell'agricoltura pose anche il problema della conservazione delle sementi e dei prodotti alimentari, per i quali era impossibile ricorrere all'essiccatura o alla salatura utilizzate per la carne dai cacciatori-raccoglitori del Paleolitico: questa necessità portò all'invenzione della ceramica che attraverso i vasi realizzati venivano usati per conservare cibi e semi.

• L'arte di modellare vasi in argilla era molto diffusa negli insediamenti agricoli del tardo Neolitico e poté in seguito giovarsi anche dell'invenzione della ruota, come già detto prima, applicata allo strumento del tornio usato dai vasai.

• L'operazione della cottura del manufatto in argilla per trasformarla in ceramica, iniziò a diffondersi nel Vicino Oriente intorno al 4000 a.C.: i primi forni molto rudimentali, erano costituiti da una buca scavata nel terreno sulla quale venivano bruciati rami secchi.

• Più avanti venne creato il forno a camera chiusa, costituito da un vano sottostante in cui bruciava la legna (a una temperatura molto alta, di circa 1200 gradi centigradi) e da un altro superiore, isolato dal primo, in cui si mettevano gli oggetti in argilla che cuocevano più lentamente e con una temperatura uniforme e controllata.

• L'arte della ceramica caratterizzò la parte finale della Preistoria e tutta l'età antica, specie in alcune civiltà marittime (come la Grecia o l'isola di Creta) specializzate nella produzione di splendidi manufatti dipinti e destinati ad essere commerciati in tutto il Mediterraneo, sotto forma di anfore, piatti, coppe, pentole.

Un vaso di terracotta rinvenuto nelle isole Eolie, risalente al IV millennio a.C. Le anfore di ceramica furono usate per il trasporto dell'olio e del vino durante tutta l'antichità e vennero sostituite dai barili e dalle botti in legno solo a partire dall'Alto Medioevo. Il vasellame veniva spesso decorato e in Grecia nacque la pittura vascolare, che ornava i manufatti in ceramica con scene mitologiche o tratte dalla vita quotidiana.

Page 5: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

• In Mesopotamia (la terra tra i due fiumi Tigri ed Eufrate) con piene irregolari e sommersione delle colture necessitava di controllarne il regime creando un complesso sistema di canali, anche allo scopo di convogliare il corso dell'acqua verso i campi più lontani dai fiumi per irrigarli in modo permanente.

• L'opera di canalizzazione fu imponente in Mesopotamia e portò verso il 3500 a.C. alla nascita delle prime città, insediamenti più popolosi dei semplici villaggi e caratterizzati dalla divisione del lavoro e dalla presenza di una guida politica, due cose indispensabili per coordinare le complicate operazioni relative alla creazione dei canali.

• Lo sfruttamento più funzionale dell'acqua di Tigri ed Eufrate permise di migliorare la produttività agricola della regione, anche attraverso l'accumulo di scorte che diventavano utilissime nei frequenti periodi di siccità ma anche come beni da scambiare nell'ambito dei primi commerci che caratterizzarono l'economia mesopotamica.

La canalizzazione e le prime città

La creazione di una rete di canali era un'operazione delicata e complessa, che richiedeva grande organizzazione e una perizia tecnica notevole per l'epoca: bisognava progettare con cura il percorso e calcolare con precisione pendenza e profondità di ogni singolo canale. L'irrigazione intensiva consentì di aumentare la resa delle colture anche se una conseguenza negativa era la salinizzazione che col passare del tempo rendeva sterili i suoli ed era inevitabile abbandonarli per cercarne altri (un problema simile affligge ancor oggi l'agricoltura di molte aree del mondo, in particolare nei Paesi poveri di Asia e Africa). FRUMENTO >>> ORZO

Praticavano caccia e pesca, cereali, datteri, e allevavano animali domestici: buoi, pecore, capre, maiali e asini. Le abitazioni erano capanne di giunco, che ben presto verranno sostituite con mattoni crudi (quando arriveranno a usare il mattone di fango cotto passeranno all'architettura pesante, che sicuramente influenzò quella egizia). Fu la scoperta dell'uso del rame (che in Egitto era avvenuta nel 6000 a.C.) a far uscire i Sumeri dalla preistoria e a farli entrare nella protostoria. N.B. Ci vollero altri diciotto secoli prima che il rame venisse utilizzato in Scandinavia, e quando l'Europa occidentale e la Cina cominciarono ad usarlo, l'Egitto e la Mesopotamia stavano già utilizzando il bronzo (rame + stagno), molto più duro e resistente del rame.

Page 6: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

• Uruk (odierna Warka, Mesopotamia): 5.000 anni

La più antica città mesopotamica di cui si abbia notizia è Uruk e il modello urbano si diffuse ben presto all'intera regione, creando centri di grande importanza come Ur, Lagash, Mari e più tardi Babilonia e Ninive, sedi di splendide civiltà; L'aumento della produttività agricola e l'accumulo di eccedenze rese meno precaria la vita dei centri della Mesopotamia e portò a un lento aumento demografico, processo che era del resto iniziato dopo la nascita dell'agricoltura stabile e in seguito alla creazione di centri stabili come i villaggi.

Ad Uruk, i Sumeri inventarono il primo sistema di scrittura cuneiforme, come testimoniano antichi documenti sumerici ritrovati dopo lunghi scavi e ricerche.

Page 7: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

Un bassorilievo risalente al VII sec. a.C. e raffigurante un sobborgo di Ninive (oggi conservato al British Museum di Londra). Nell'immagine si distinguono alcuni canali che irrigano una collinetta ricca di alberi, convogliando le acque del fiume Tigri verso le terre coltivate: il sistema era particolarmente complesso e trovava applicazione anche in altre zone della Mesopotamia, consentendo un'agricoltura fiorente nonostante la scarsità di piogge e il clima arido.

Un disegno che rappresenta l'antica città di Mari, sul corso dell'Eufrate (oggi in Siria). Mari era collegata al fiume da un sistema di almeno quattro canali, che rifornivano la città di acqua potabile e irrigavano le colture circostanti, mentre alcuni erano anche vie navigabili. Si ritiene che risalgano al 2800 a.C. circa

Page 8: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

Ur (Mesopotamia): Uno dei primi insediamenti abitati della Mesopotamia, risalente a prima del 4.000 a.C.; da piccolo centro agricolo e pastorale si trasformò, intorno al 3.000 a.C., in una vera città, sviluppando anche l'artigianato e le attività commerciali. La città di Ur era situata in origine vicino la foce del Tigri e l'Eufrate, sul golfo Persico; oggi, a causa dei detriti, le rovine di Ur si trovano nell'entroterra, in Iraq, 15km ad ovest dell'attuale corso dell'Eufrate, vicino a Nassiriya. Nel sito archeologico di Ur ci sono le rovine di uno Ziggurat e resti di un tempio dedicato ad Inanna, divinità della luna nella mitologia sumera

Page 9: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

Intorno al 6000 a.C. la parte più meridionale della Mesopotamia non esisteva come terraferma, essendo costituita da paludi e acquitrini La zona sud-babilonese è nata, come abbiamo già affermato, grazie ai depositi alluvionali dei due principali fiumi, Tigri ed Eufrate. Il clima di questa zona è sempre stato molto caldo d'estate, piovoso in autunno e in primavera, asciutto per circa otto mesi. I due fiumi nascono dalle alture dell'Armenia e, nel tratto superiore del loro corso, scorrono lontani l'uno dall'altro, mentre si riuniscono al momento di sfociare nel golfo Persico. L'agricoltura fece la comparsa nei fertili altipiani del Vicino Oriente intorno al 5000 a.C. La presenza dei primissimi insediamenti umani (non dediti all'agricoltura) nella regione più meridionale della pianura alluvionale mesopotamica risalgono al 5300-4900.

L'origine dei Sumeri Intorno al 4000 a.C. i Sumeri vivevano sui monti a nord della Mesopotamia (monti Zagros, che appartengono ad Armenia e Iran).

Verso il 3500 a.C. discesa dai monti per occupare la bassa Mesopotamia.

Verso la fine del III millennio avvenne la fusione definitiva della popolazione sumerica con quella semitica. Le varie tribù semitiche costituivano a quel tempo la principale massa della popolazione di pastori dell’Asia occidentale; il loro territorio comprendeva la steppa siriana, la Palestina e l’Arabia. Nel IV-III millennio a.C. queste e altre tribù della zona erano in grandissima maggioranza formate da agricoltori montani stanziali e pastori semi-nomadi che vivevano ancora nelle condizioni sociali della comunità primitiva. I Sumeri sono i primi a far nascere, in Mesopotamia, la civiltà patriarcale e schiavile, sostituendo progressivamente quella matriarcale ed egualitaria, ancora ferma al neolitico.

Probabilmente i Sumeri sono stati costretti a lasciare le terre fertili a seguito di una rottura traumatica con una popolazione arcaica, non-schiavile (priva di scrittura).

Page 10: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

SCRITTURA: commercio, operazioni amministrative e memorizzazione prime tavolette 3200 a.C. Ideogrammi di URUK, riproduzione di più antichi gettoni di argilla CALCULI in uso 8000 a.C.

Scrittura cuneiforme (Assiria, Anatolia, Palestina) Scr. Geroglifica (Egitto) +/- contemporanea: (furono pittografici o idegrafici poi anche fonetici) Scr. Lineari (Minoica e Micenea) Scr Cinesi, Maya Azteche

Dall’VIII sec scrittura di derivazione FENICIA (inizio si esprimevano solo con segni di suoni di solo consonanti) poi si introdussero le vocali dai GRECI.

Page 11: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

Una delle pitture rupestri ritrovate nella grotta di Tassili n'Ajjer, nel deserto del Sahara (Algeria). Il dipinto, che risale probabilmente al 3500-3000 a.C., raffigura alcuni uomini armati di arco e frecce intenti a cacciare, accanto a dei bovini che sembrano perfettamente addomesticati. La scena testimonia la compresenza dell'attività della caccia nel tardo Neolitico accanto alla coltivazione dei campi e all'allevamento, ampiamente diffuso in quell'area che all'epoca non era ancora desertica ma ricoperta dalla savana.

Page 12: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

EGITTO

L'agricoltura era presente nell'Antico Egitto fin dal Neolitico, periodo in cui si trasformò da itinerante a stabile e contribuì alla creazione dei primi insediamenti stanziali di contadini, villaggi e città concentrate soprattutto nel bacino del Nilo: il fiume, che nasce dai laghi equatoriali dell'Africa e scorre verso nord per sfociare nel Mar Mediterraneo.

Erodoto (V sec. a.C.) "Dono del Nilo". Delta

Piene + regolari (6-9): scarso uso di canalizzazioni; Misura del livello

La civiltà urbana si sviluppò a partire dal 3000 a.C.

L'agricoltura egizia era particolarmente fiorente Cereali: orzo (birra), segale, frumento ---> qualità pregiata (granaio di Roma) -> pane Legumi Frutta (fichi, datteri) - vite - ortaggi - LINO - PAPIRO ( anche come cibo, volumen)

Page 13: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

Aratro semplice

Commercio: grano e metalli (Expo) ---> <--- legname (Libano), rama (Cipro), ceramiche (Creta)

Una delle prov + imp. dei romani 30aC ---> conquista Araba nel VII dC

OASI: antico Egitto pop seminomadi agr e pastorizia. L'agr=antica: dattero, frutta, ortaggi per sovrapposizione.

Page 14: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

I FENICI

I Fenici divennero navigatori ed esploratori arditi, prima dei Greci e dei Romani, molto prima dei Veneziani e dei Genovesi.

I Fenici indicarono alle civiltà antiche, fondate sul settore primario (agricoltura) la strada per passare a un’economia fondata sul settore secondario (industria), se non addirittura al terziario (commercio, servizi ecc.).

Seppero unire l’agricoltura all’industria e ai servizi.

Il Libano divenne la base di partenza di un popolo che, più di ogni altro nell’antichità, si fondò sull’iniziativa privata.

Invenzione della vendita “porta a porta”: commercianti all’ingrosso e al dettaglio. Il commercio si basava quasi esclusivamente sul baratto.

Ruolo di “mediatori” in conto terzi. Importante se si pensa che nei secoli prima di Cristo l’economia del mondo conosciuto era ancora a livello tribale e circoscritta nell’ambito del villaggio. I Fenici invece non solo producevano per vendere agli altri, o acquistavano dagli altri per utilizzare e consumare essi stessi, ma svolgevano in tutto il bacino del Mediterraneo il compito di trasportare merci da altri produttori ad altri consumatori.

I Fenici hanno gettato un ponte tra le economie più “pubbliche”, e anche più pigre dei grandi imperi assiro-babilonese ed egiziano, e le economie più audaci dei Greci e dei Romani.

Page 15: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

15

Importante è stata la scrittura fenicia che è una scrittura alfabetica (consonantica) lineare attestata dal XII sec. a.C. . I caratteri fenici furono poi adottati, con modificazioni e adattamenti, da altre popolazioni quali ad esempio: Ebrei,Greci / ecc.

La lingua fenicio-punica, scritta da destra a sinistra, impiega un alfabeto di 22 segni lineari puramente consonantici, cioè senza l’indicazione dei suoni vocalici, che probabilmente corrispondevano al repertorio fonetico della lingua fenicia. Solo in epoca tarda, e maggiormente nei dialetti punici, i segni consonantici iniziarono a segnalare la presenza di determinate vocali.

Page 16: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

16

Gli Ebrei Seminomadi delle zone subdesertiche in quanto allevatori di pecore e capre, animali che non hanno bisogno di pascoli abbondanti.

Con l’arrivo nella terra promessa, l’abbandono del nomadismo portò allo sviluppo dell’allevamento dei bovini, dell’agricoltura, dell’artigianato e del commercio. Gli Ebrei erano stati nomadi per così tanto tempo che non avevano alcuna nozione di architettura stabile perciò la costruzione del Tempio di Gerusalemme fu affidata ai Fenici.

Ricostruzione del secondo Tempio di Gerusalemme, fatto ampliare da Erode alla fine del I sec. a.C. L'edificio venne completamente distrutto dai Romani nel 70 d.C. e non fu mai più ricostruito: oggi ne resta in piedi solo la parete occidentale, nota come il "Muro del Pianto" e oggetto di un particolare culto da parte degli Ebrei nell'attuale Stato di Israele.

Page 17: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

17

CIVILTÀ MEDITERRANEE I resti più evidenti della civiltà mediterranea antica sono ovviamente costituiti dalle città anche se la maggioranza della popolazione in età greco-romana viveva nelle campagne. La complessa relazione tra vita umana e agricoltura costituisce uno dei pilastri del pensiero classico. Socrate: "Mi sorprenderei se un uomo di spirito libero trovasse una forma di proprietà più dilettevole di quella costituita da una fattoria, o trovasse attività di maggiore attrattiva... dell'agricoltura".

Dobbiamo la nostra conoscenza dell'agricoltura del mondo classico a diverse fonti. Il più antico testo di importanza rilevante è il poema Opere e giorni di Esiodo, composto alla fine dell'VIII o all'inizio del VII sec. a.C., in cui si descrivono dettagliatamente i compiti di un agricoltore greco nel corso dell'anno. Di natura sostanzialmente diversa sono gli scritti di Teofrasto, del IV sec. a.C., i quali sono piuttosto veri e propri trattati di botanica. Lo spirito didattico ed esemplificativo di Esiodo viene esaltato nei trattati agronomici romani: il De agricultura di Catone, le Res rusticae di Varrone e il Res rustica di Columella. Molte notizie vengono inoltre fornite dalla Naturalis historia di Plinio il Vecchio e dalle Georgiche di Virgilio. Anche le espressioni artistiche sono da annoverare tra le fonti.

Page 18: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

18

L'archeologia fornisce a sua volta dati oggettivi sull'agricoltura antica, non solo riguardo agli strumenti agricoli, ma anche alla struttura delle fattorie e alla loro organizzazione.

L'analisi dei resti carbonizzati di grano provenienti dagli scavi consente di acquisire una notevole quantità di dati sul tipo di raccolto, sulle piante, sulla produzione e sul consumo alimentare di un determinato sito. È inoltre possibile ottenere dati significativi sull'ambiente circostante mediante la raccolta e l'analisi dei pollini presenti nei terreni acidi. Infine, lo scavo permette di studiare le fosse delle vigne e i solchi dei campi antichi; in alcuni casi, come a Pompei, la lava ha consentito di rilevare le impronte delle piante e addirittura di conoscere con precisione anche l'aspetto del paesaggio naturale e delle coltivazioni.

Page 19: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

19

"Triade mediterranea", rappresentata da frumento, ulivo e vite.

Queste tre forme di coltivazione strettamente connesse tra loro hanno costituito, dall'età del Bronzo in poi, la base della dieta mediterranea.

Il paesaggio agricolo mediterraneo rappresenta il terreno ideale per la crescita di queste specie.

La loro coltivazione è basata sulla complementarità: i cereali crescono tra i filari di viti e le piante di ulivo. I cicli annuali di queste piante si alternano con ritmo armonico tra loro: i cereali danno il raccolto nella tarda primavera e in estate, le viti in agosto e in settembre, gli ulivi in ottobre e in novembre. I prodotti alimentari della triade, integrati dalla frutta e dagli ortaggi, forniscono gli elementi fondamentali di una dieta di base. Ovviamente non esistevano le melanzane, i carciofi, il riso e gli agrumi, introdotti dagli Arabi, o le patate, il mais e i pomodori, importati dal Nuovo Mondo.

Nel Mediterraneo occidentale veniva coltivato soltanto il grano tenero (Triticum aestivum); il grano duro (Triticum durum) era forse la specie prevalente in Siria e in Palestina.

Page 20: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

20

In Omero si parla costantemente di ammassi di letame, benché sia probabile che questo servisse soprattutto per fertilizzare l'orto; un altro processo di fertilizzazione consisteva nel lasciare che il gregge pascolasse le stoppie dopo la mietitura.

La coltivazione della vite avveniva in filari disposti sia lungo i declivi collinari, sia nel fondo delle vallate. Nelle fattorie autosufficienti, dove la produzione era destinata al consumo interno, le piante venivano "maritate" alla quercia, lungo file divise da stretti campi di grano. Così come avviene oggi, venivano impiegate diverse tecniche di coltivazione della vite, dal metodo più primitivo della vitis prostrata a quello, più moderno, della pergola.

La coltivazione dell'ulivo si diversificava di poco rispetto a quanto avviene oggi. Di norma, gli ulivi venivano piantati in terreni collinari; in particolare nell'Attica, che si sviluppò la prima produzione intensiva. Nell'Italia romana sono scarse le testimonianze riguardanti una produzione intensiva di olio per il mercato.

Le zone di maggiore produzione erano nelle province della Betica in Spagna e dell'Africa Proconsolare (l'attuale Tunisia). Un aspetto strettamente collegato all'agricoltura era, infine, quello degli orti. Il pomarium era una caratteristica comune ad ogni proprietà agricola, qualunque fosse la sua estensione; comprendeva diversi alberi da frutto: mandorli, noccioli, noci, meli, peri, susini, cotogni e fichi.

Page 21: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

21

Le fattorie dell'antica Grecia erano limitate nell'estensione sia dalla natura montagnosa del terreno, sia dalle stesse riforme agrarie. Le fattorie più grandi avevano una superficie compresa tra i 30 e i 40 ha, mentre l'estensione media era intorno ai 2,5 ha. La scarsità di terreno coltivabile fu all'origine dello sviluppo delle colonie del Mar Nero e della Sicilia, dalle quali veniva importato anche il grano.

A Roma, sebbene i grandi progetti coloniali, dal IV sec. a.C. fino al regno di Augusto (27aC-14dC) intendessero sostenere proprio i piccoli proprietari, ricompensando i veterani delle guerre con un appezzamento di terreno, il singolo agricoltore non poteva sostenere la pressione esercitata dai grandi proprietari e le conseguenze della coscrizione obbligatoria. La scomparsa dei piccoli nuclei agricoli si avverte soprattutto in Italia; altrove, in particolare vicino alle frontiere dell'Impero, il ricambio dei veterani mantenne in vita la popolazione agricola, come confermato dai dati archeologici relativi alle zone di confine (limes). Al centro dell'Impero, nel territorio di Roma e nella gran parte dell'Italia centrale, dove l'aristocrazia aveva le sue proprietà, la produzione agricola si fondava sostanzialmente sul lavoro degli schiavi.

Per garantirsi l'acquisto di strumenti e di schiavi, per le necessità indotte dalla crescita economica e sia l'esigenza di benefici maggiori da parte dei proprietari terrieri portarono a una più marcata specializzazione nel lavoro e a una forma di agricoltura più intensiva.

Page 22: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

22

Lo sviluppo urbano di Atene coincise con un incremento della produzione dell'ulivo, con una maggiore densità degli orti intorno alla città e con la costruzione di terrazze per aumentare l'estensione della terra coltivabile. Ancora più marcato fu il processo di intensificazione della produzione agricola nell'Italia romana. All'epoca di Augusto, Roma era una città di circa 1 milione di abitanti, mentre Cartagine o Alessandria ne contavano alcune centinaia di migliaia

Il sistema di tassazione romano favorì la produzione: la fattoria, infatti, doveva non solo produrre il necessario per il proprio sostentamento, ma era costretta a garantire un'eccedenza destinata al mercato, il cui ricavato serviva a coprire le spese per il fisco.

Anche la floricoltura conobbe un discreto sviluppo, tanto che queste proprietà finirono per rappresentare, oltre che notevoli fonti di reddito, gradevoli residenze nei pressi delle città.

Eccezionale e archeologicamente ben documentata è l'opera compiuta dai Romani nell'Africa settentrionale e nelle regioni orientali, ove continuarono e perfezionarono il lavoro dei predecessori: realizzarono sistemi irrigui a carattere permanente, che permisero lo sfruttamento agricolo di territori altrimenti aridi e pressoché improduttivi. Nell'Africa settentrionale le ricerche sistematiche e l'esame delle foto aeree hanno permesso di riconoscere l'eccezionale ampiezza delle aree interessate dai sistemi di irrigazione, evidenziando in alcuni casi il rapporto con la centuriazione.

Page 23: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

23

Ambiente e clima. Il mare circondato da montagne con caratteristiche geomorfologiche e climatiche relativamente uniformi, ha determinato nell’antichità l’affermarsi di forme simili di popolazione, insediamento e produzione primaria.

Il clima è di tipo intermedio fra temperato (Italia centrale) e subtropicale (Grecia, Italia meridionale e insulare), con un regime limitato di precipitazioni concentrate nel periodo invernale, con inverni brevi e freddi (dicembre-febbraio) ed estati calde e asciutte, e con stagioni temperate lungo le coste dall’influsso del mare. Il regime fluviale, specie in area egea e magnogreca, è stagionale e spesso tumultuoso per i corsi minori, anche a conseguenza di antichi diboscamenti, e pochi vi sono i fiumi a portata regolare durante tutto l’anno.

Forme della produzione primaria.

Sia in area italica che egea, le produzione primaria si basò nell’antichità sul binomio agricoltura/allevamento, con integrazioni di rilievo variabili, derivanti dalla caccia (e/o uccellagione) e dalla pesca, nonché dalla raccolta vegetale. La produzione agricola va distinta in tre grandi settori: 1. agricoltura (prevalentemente cerealicola) 2. orticoltura (coltivazione di leguminose e ortaggi verdi) e 3. arboricoltura (oleicoltura, viticoltura, piante da frutta).

Page 24: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

24

L’allevamento di ovicaprini, bovini, suini poteva essere brada o pastorale; non legata ad un territorio stabile, e al limite transumante, oppure stanziale, collegata alla singola azienda agricola. Una forma intermedia fra caccia (o pesca) e allevamento è rappresentata dall’allevamento in aree chiuse (vivaria) di specie animali non domesticate o di pesci.

Cerealicoltura. Nel mondo antico, sia in Grecia che in Italia, la base dell’alimentazione era costituita da prodotti di derivazione cereale (orzo, frumento; farro a Roma), consumati in forma di focacce non lievitate, di pane. Un calcolo attendibile sostiene che l’80% dell’apporto calorico nell’alimentazione dei Greci antichi proveniva dal consumo di cereali. Fra i cereali, quello che si prestava più convenientemente alla coltivazione era l’orzo . Le caratteristiche più vantaggiose dell’orzo, rispetto al frumento, sono i tempi più rapidi di maturazione, la minore esposizione alle malattie, la capacità di allignare fino a 1500 m s.l.m., la maggior tolleranza sia al freddo che al caldo e alla siccità. L’orzo cresce senza difficoltà anche su suoli calcarei e poco profondi, e richiede minor impegno lavorativo. Una risorsa estrema in caso di cattivo raccolto era rappresentata dal miglio, che poteva essere seminato in primavera-estate data la sua resistenza alla siccità, e non richiedeva più di 3-4 mesi per la maturazione. Il miglio si prestava inoltre alla conservazione su periodi assai più lunghi degli altri cereali, e rappresentava il cereale più indicato per la costituzione di riserve e scorte.

Page 25: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

25

Orticoltura. Largamente praticata nel mondo antico, l’orticoltura si distingue sotto vari aspetti dalle coltivazioni cerealicole. In primo luogo, per le più limitate superfici lavorate, per la maggiore richiesta di irrigazione e di lavorazione, per la necessità di una proficua concimazione. Gli antichi conoscevano e sfruttavano le potenzialità fertilizzatrici delle leguminose, che consentivano una rotazione delle colture anche su campi aperti. Le specie messe a coltura vanno distinte in tre grandi categorie: (a)leguminose, (b)ortaggi (verdure); (c)radici e tuberi. Le leguminose più coltivate nell’antichità erano: ceci, fave, lenticchie, piselli, lupini, oltre ad un’unica specie di fagioli, i fagioli dell’occhio.

Gli ortaggi verdi comprendevano un ricco assortimento di specie, fra cui si segnalavano le verdure a foglia (lattughe, cavoli, broccoli, bietole), a stelo (asparagi, sedani, cardi) e a frutto (cetrioli, zucche).

Fra le radici e tuberi, si aveva un largo uso di cipolle, porri, aglio, pastinache,

Page 26: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

26

Arboricoltura. L’arboricoltura del mondo antico comprendeva in primo luogo olivicoltura e viticoltura, e quindi la coltura degli alberi da frutto. Olivi- e viticoltura erano accomunate dalla comune esigenza di terreni asciutti, anche sassosi e montuosi, fino ai limiti d’altitudine delle colture (6-800 m per l’olivo, 800- 1000 m per la vite). Una sistemazione particolare per gli olivi (ma anche per le viti), che consentiva di sfruttare terreni in pendio erto, era la creazione di terrazzamenti, di cui esistono significative tracce archeologiche. Davanti ad una fruttificazione relativamente rapida (2-3 anni dall’impianto) per la vite, l’olivo richiedeva invece almeno 15 anni. L’olivo era dunque per eccellenza l’albero che veniva piantato a beneficio delle generazioni a venire. La coltura dell’olivo, come le tecniche di oleificazione, fu importata a Roma dalla Grecia, attraverso la mediazione delle colonie della Magna Grecia. In Italia erano diffuse specie di olivi selvatici (oleastri), cui vennero applicate le pratiche di innesto per renderli fruttiferi. Mentre l’olivicoltura non richiedeva un grande investimento lavorativo ben più impegnativa era la cura della vite. Così come più complesse e impegnative erano le pratiche di “estrazione” del vino dall’uva che non dell’olio dalle olive. Sia la viticoltura che l’olivicoltura, là dove si trattasse di proprietà di una certa dimensione, operavano, in Grecia come in Italia, non solo ai fini dell’autoconsumo, ma altresì del commercio e dell’esportazione.

Page 27: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

27

Le piante da frutto utilizzate nell’antichità coincidevano in larga parte con quelle attuali: Mele, pere, uva, prugne, cotogne, melograni, sorbe, carrube, e più tardi anche pesche, ciliegie, albicocche, cedri, costituivano le disponibilità in frutta fresca, mentre le frutta secche predominanti erano mandorle e noci. A parte il consumo fresco, molte varietà potevano venir seccate per l’inverno, come pere, mele, prugne, carrube. Importanza particolare rivestiva, specie in Grecia, il consumo di fichi, freschi ma soprattutto seccati o tostati, di alto valore calorico. A Roma i fichi secchi venivano anzi consumati non come frutta, ma come companatico.

Aratro o Zappa? La zappa costituiva un’alternativa non sostituibile all’aratro, là dove questo non poteva essere usato, per ragioni orografiche (terreni in forte pendio, aree montuose) o economiche (la zappa era l’ “aratro del povero” e del piccolo agricoltore). L’aratro a coltro (e poi a vomere) ha origini antiche, e in Italia si affermò a partire dall’età villanoviana (civiltà del ferro); in età romana, all’aratro tradizionale si affiancò l’aratro a ruote, di provenienza gallica. Di “invenzione” italica fu invece l’erpice (crates), in uso a partire dal I secolo d. C..

Page 28: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

28

Malgrado le raccomandazioni di Catone (“prima arare, poi concimare”, stercorare), il mondo antico non conobbe concimazioni regolari tali da incrementare in maniera rilevante la produzione. La concimazione nell’agricoltura italica rimase al di sotto del 50% dei minimi dell’età moderna prima dell’introduzione dei concimi artificiali. La mancanza di stallatico veniva compensata, col sovescio (Grecia e Italia), col debbio (bruciatura delle stoppie: Gallia Cisalpina), o con spandimento di marna (Gallia). Ostacolava le possibilità di concimazione la limitata pratica dell’allevamento confinato (specie bovino), data l’assenza o l’insufficienza di piante foraggere per l’alimentazione del bestiame stabulato. Una limitata concimazione poteva aver luogo nei terreni a maggese, sui quali il pascolo, specie ovino, era liberamente praticato. La rotazione biennale a maggese era largamente praticata, per la cerealicoltura, sia in Grecia che in Italia, dove la pratica fu probabilmente importata dalla Grecia stessa attraverso la mediazione degli Etruschi (VIII-VI secolo).

Page 29: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

29

Complessivamente le rese dei seminativi rimasero molto basse e stazionarie durante tutta l’epoca greco-romana; in Grecia e Italia non vennero mai raggiunte le rese di 1:10 attestate per l’Egitto, dove il limo del Nilo rendeva superflui concimazioni e maggesi; o addirittura rese di 1:12 o 1:15 attestate per la Mesopotamia. La resa media (rapporto semente : raccolto) in Grecia e Roma difficilmente superava il rapporto di 1 : 3. Del resto, ancora nell’alto medioevo, le rese non superavano l’1 : 3 per 9 i cereali.

Allevamento e pastorizia.

L’allevamento bovino era praticato su scala ridotta, data la scarsa disponibilità di foraggio, i maggiori costi di manutenzione e anche la bassa resa in latte e derivati. Le limitate possibilità di allevamento bovino privilegiavano comunque il mantenimento di bovi da lavoro (aratura, traino), che fornivano la più importante fonte di energia animale. L’allevamento, specie nella forma della pastorizia itinerante e/o transumante, era quasi esclusivamente ovicaprino.

Page 30: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

30

Le pecore erano allevate sia per il latte e i formaggi che per la lana, filata e tessuta nelle aziende familiari. Le capre, per il latte e derivati ma anche per i capretti da macello. L’allevamento era di rado stanziale e stabulato anche per gli ovicaprini. L’allevamento risulta inversamente proporzionale al carico della popolazione (ma anche alla fertilità dei suoli). La transumanza del bestiame ovicaprino poteva avere ritmo stagionale (sei mesi invernali in pianura, quelli estivi all’alpeggio), oppure limitarsi a trasferimenti di piccoli greggi su distanze limitate. Mentre per l’Italia una transumanza su distanze intorno ai 100 km o anche più (ad es. dal Tavoliere pugliese alle montagne d’Abruzzo) poteva considerarsi normale, così come accadrà in età moderna, in Grecia prevalevano gli spostamenti su piccole distanze, anche perché ben poche poleis possedevano territori sufficientemente ampi da consentire la grande transumanza. Ma la transumanza verticale poteva anche risultare inutile, perché spesso nella stagione estiva i pascoli di montagna non erano meno poveri di quelli di pianura.

Page 31: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

31

Ben altre caratteristiche e rilievo ebbe nel mondo antico l’allevamento suino, confinato o brado; la presenza, specie in Italia centrale, di ricche foreste di querceti e faggeti, favoriva l’allevamento brado, per la disponibilità di ghiande e faggiole; d’altronde, la possibilità di incrocio con i cinghiale migliorava la qualità della carne. Il maiale, diversamente dalle specie ruminanti, era allevato esclusivamente a scopo alimentare, ed era interamente o quasi utilizzabile a tal fine. Di fatto, sia in Grecia che a Roma la maggior parte della carne consumata era carne suina. Almeno in Grecia, il consumo annuale medio di carne non superava tuttavia i 2 kg per persona. A livello di azienda domestica, era diffuso l’allevamento di animali da cortile, pennuti (oca, anatra, gallina). Una forma particolare di allevamento riguardava le specie semidomesticate, in primo luogo i palombacei, colombi e anche tortore, dimoranti nei colombari e viventi in stato di semilibertà. In Grecia, ma ancor più a Roma, era praticato l’allevamento di specie selvatiche. Nei vivaria venivano così allevati, a Roma su vasta scala, cinghiali, cervi, lepri, e la pratica si estendeva, con le piscinae, anche ai pesci, sia di mare che d’acqua dolce.

Page 32: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

32

Caccia e pesca. Una limitata integrazione all’economia primaria era fornita nel mondo antico dalle attività venatorie e/o piscatorie. Da dicembre a marzo, quando il lavoro nei campi ristagnava, il contadino poteva dedicarsi alla cattura di animali selvatici, specie con reti, trappole, tagliole. Tuttavia, nel suo complesso l’attività venatoria aveva piuttosto una funzione di rappresentanza di status, che non un valore economico. Le risorse faunistiche erano d’altronde limitate, soprattutto in Grecia, e una caccia non controllata poteva definitivamente comprometterle, come accadeva ad es. nelle isole dell’Egeo, dove non di rado la selvaggina spariva del tutto. Era nei vivaria romani che animali selvatici tenuti in condizioni di semilibertà costituivano una ricca fonte di approvvigionamento. Più cospicuo era l’apporto della pesca, anche se l’utilizzazione del pescato era limitata alle zone costiere e lacustri, data l’impossibilità della conservazione , a meno di ricorrere a tecniche di disseccamento e/o salagione. Le tecniche di pesca in uso in Grecia erano specializzate e differenziate e Platone nel Sofista ce ne offre una descrizione e classificazione che rispecchia un livello tecnologico anche più elevato di quello reale. La pesca più fruttuosa, anche se periodica, era quella del tonno, praticata sia nell’Egeo che nel Tirreno, in concomitanza con la migrazione dei banchi fra maggio e ottobre.

Page 33: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

33

Oltre al tonno e a pesci pregiati come dentice e orata, le specie più apprezzate erano molluschi, crostacei e cefalopodi (polpi, seppie, calamari), mentre il popolino doveva accontentarsi di sardine e alici, di cui esisteva in Atene un fiorente mercato, talora con forti oscillazioni dei prezzi a seconda delle quantità pescate. Fra i pesci d’acqua dolce, il più ricercato era l’anguilla. A differenza dell’agricoltura, la pesca era meno soggetta alle vicissitudini climatiche, e poteva dunque assicurare, entro certi limiti, un rifornimento alimentare più costante. Si deve infine ricordare l’apporto della raccolta di specie animali quali le chiocciole, e di insetti come le cicale e le locuste, che erano nell’antichità oggetto di consumazione alimentare. La raccolta interessava in particolar modo, il miele, che costituiva nel mondo antico il dolcificante per eccellenza, non essendo noto l’uso dello zucchero. Lo sfruttamento degli alveari poteva avvenire anche attraverso la cattura dello sciame selvatico e la sua riduzione in uno stato semidomesticato, nel quadro di una vera e propria apicoltura. Conservazione e preparazione degli alimenti. Poiché il prodotto, sia dell’agricoltura e dell’allevamento, che della caccia e della pesca, non è immediatamente consumabile in toto, si poneva nell’antichità il problema della conservazione delle eccedenze. Il tipo di conservazione pregiudicava anche, e prefigurava, le forme della consumazione e i tipi di trattamento culinario.

Page 34: L’Età antica Rotazione agraria Neolitico = biennale con ...

34

Mentre i cereali, i fichi e i legumi secchi o le radici bulbacee (cipolle, agli) non richiedevano particolari accorgimenti, gli ortaggi freschi (cicoria, asparagi, sedani, cardi, lattughe), venivano conservati in salamoia con aggiunta di aromi. Era soprattutto importante trattare le olive, che costituivano una delle componenti più diffuse della dieta media, e che potevano venire seccate o conservate in salamoia. La salagione era largamente praticata per gli alimenti animali, carni (specie suine) e pesci o cefalopodi; si praticava anche il disseccamento al sole e al vento (ad es. di seppie e calamari), più economico della salagione.