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L’esperienza di Ugone

Il circo del futuro

Un giorno Ugone voleva provare la sensazione di guidare la macchina. Salì nell’auto di suo padre, la accese e fece per partire,ma non si accorse che c’era ingranata la retromarcia. Ugone sgassò forte e sfondò la serranda. Cascò tutta la vernice e la macchina si sfasciò fino a far crollare addirittura la carrozzeria.

Questa storia che vi stiamo per raccontare è successa il 16 maggio 6002. Un libro raccontava la storia di un circo fantastico, dentro al quale gli animali parlavano. Oltre a parlare, gli animali addestravano le persone a fare le capriole, a fare la verticale e a passare in mezzo al cerchio di fuoco.

Quella bravata era diventata un fatto serio per lui! Entrò subito in casa, chiamò il carro attrezzi e fece portare via l’auto. Quando il papà uscì disse: ”Dov’è la mia macchina Ugone ?”. Ugone rispose: ”Come faccio ad aver preso la macchina se non so guidarla?”. Il papà disse: ”Ah già, è vero, non ci avevo pensato!”. A Ugone non piaceva affatto mentire; per risolvere il problema gli conveniva confessare il guaio che aveva combinato. Allora decise di andare dal papà e confessò tutto. Il papà era diventato rosso dalla furia e Ugone si spaventò. Il papà a momenti sveniva e urlava: ”Dov’è la mia macchina ?” Ugone rispose: ”Ho chiamato il carro attrezzi per farla portare da un meccanico e aggiustarla”. Il papà disse: ”Bravissimo figliolo !”. Così presero lo scooter e andarono a vedere se la macchina era stata riparata. Era venuta uno splendore! Il papà era talmente contento che disse: ”Non fa niente figliolo, in fondo è come nuova!”

Lorenzo Ubaldi

Quando lo spettacolo era finito, le persone passavano dentro le gabbie degli animali. Il pubblico non era formato da persone, ma da un gruppo di elefanti e di cavalli che applaudivano con le zampe. Quando gli elefanti trapezisti facevano il salto mortale, atterravano e sfondavano la rete. Il presentatore non era un pagliaccio, ma un bassotto che aveva il complesso della statura e perciò si rialzava con il materasso su cui andava a dormire. Una gallina faceva la verticale ma per lei era come covare le uova. L’orso suonava con la sua chitarra la musica rock. Il rinoceronte, invece, con il pianoforte suonava il valzer. Un giorno durante uno spettacolo un’ape colpì il sedere del rinoceronte che s’imbizzarrì e distrusse il circo. Da quel girono gli elefanti, non potendo andare più al circo, si ritrovarono sempre a guardare la tv.

Luca Muzhaqi

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Il sogno del pastorello

In soffitta ho trovato…

C' era una volta un pastore molto giovane. Il ragazzo viveva in una casetta sperduta, da solo con il suo gregge. Un giorno, mentre faceva pascolare le sue pecore, si fermò ad ammirare la luna che era spuntata in cielo. “Chissà come deve essere bello vivere lassù...È così bella a guardarla da qui!” Decise così di provare a trovare il modo per andare a vivere sulla luna, ma l'unico modo per realizzare il suo sogno, era quello di rubare la bacchetta al mago più cattivo del mondo, che viveva in un castello non molto lontano da lì. Il giorno seguente il pastore andò al castello, a parlare con il mago.

Una giorno con mia zia sono voluto salire in soffitta perché volevo trovare qualcosa di bello. Quando sono entrato ho visto: coperte, giochi e scaffali. Allora mi sono messo a cercare e ho trovato un vecchio serpente di legno che non sapevo a chi appartenesse. Era tutto verde con gli occhi neri e la lingua biforcuta. In quel momento mi è venuta un’idea: avrei potuto usarlo per fare paura a mia sorella Giovanna! Quindi mi sono messo dietro al mobile e ho cominciato a muovere il serpente. Quando Giovanna è arrivata si è presa un terribile spavento e mi ha detto che non sarebbe tornata mai più in soffitta perché lei odia i serpenti e io avrei potuto spaventarla un' altra volta. Io invece sicuramente ci tornerò!!!

Dopo una lunga discussione venne fuori che il mago non era stato sempre cattivo, ma si comportava così perché era vecchio e non aveva nessun amico. Il ragazzo gli disse che anche lui era solo e cercava un amico; per questo voleva andare sulla luna. La bacchetta magica si illuminò e si ritrovano in un giardino a giocare e a ridere insieme come fanno tra di loro gli amici.

Simone Tanganelli

Tommaso Ruggeri

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Ugone, cane fifone

L' albero parlante e il riccio.

Ugone era un cane fifone e aveva molta paura dei cani più grandi e più coraggiosi di lui. Era il cane più piccolo della città e per questo si sentiva disperato.

C'era una volta un piccolo riccio che aveva paura della pioggia . Un giorno scoppiò un violento temporale e si rifugiò sotto un albero.

Fu così che il riccio e l' albero diventarono amici . Passò un po' di tempo e venne l'autunno. Il riccio vide che l' albero perdeva le foglie, così pensò che non gli importasse più di niente di lui e quindi andò a rifugiarsi sotto un altro albero. Quando venne la primavera, il riccio alzò un attimo lo sguardo e si accorse che il suo albero preferito aveva di nuovo le foglie. L' albero gli spiegò : “In autunno e in inverno io non ho mai le foglie, ma questo non significa che non ti voglio bene.” Fu così che il riccio ritornò sotto il suo albero preferito e insieme si divertirono un mondo: facevano giochi, si raccontavano barzellette e tante altre cose divertenti. Da quel giorno i due amici non si separarono mai più.

Quando andava in giro per le strade tutti lo prendevano in giro, così decise di trovare un modo per risolvere il suo problema… Un giorno decise di mordere un gatto, ma non ne ebbe il coraggio; un altro giorno provò a saltare da una panchina, ma nemmeno quello lo aiutò ad acquistare un po’ di sicurezza; un’ altra notte provò ad andare in una casa abbandonata, ma fuggì dopo soli cinque minuti. Un giorno, dopo aver pensato molto bene, decise di andare dal suo migliore amico: Leone, un alano molto coraggioso. Leone insegnò ad Ugone ad essere un po’ più cattivo e gli disse che anche lui tempo prima era stato un fifone, ma aveva superato tutte le sue paure. Da quel giorno Ugone diventò coraggioso anche se era sempre molto piccolo.

Filippo Prioretti

Fabiola Alaia

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Il paese senz’acqua

La città di Acqualandia

C'era una volta un paese di nome Acqualandia. Sorgeva vicino ad un fiume ricco d'acqua e per gli abitanti era un paradiso. Un giorno il cattivo e invidioso Sam, misteriosamente, riuscì a prosciugare il fiume e così al paese non venne più l'acqua. Fu una disgrazia!

Nella città di Acqualandia, viveva un uomo cattivo di nome Bruttacqua. Una notte lui andò nell' acquedotto della città, chiuse il serbatoio e portò con sé la chiave. La mattina dopo tutti gli abitanti della città, aprendo i rubinetti, si accorsero che l' acqua non arrivava più. Preoccupati, visto che l' acqua era utile per lavarsi,

I piatti sporchi si ammucchiavano sul lavandino e la gente mangiava con le mani. Tutti indossavano vestiti sporchi. Le persone erano puzzolenti.

cucinare, bere, andarono tutti al Comune della città e chiesero spiegazioni al funzionario, ma lui non seppe dar loro una risposta visto che le tubature erano nuove. Meravigliati si guardarono tutti in faccia e dissero: “Vogliamo andare a controllare il serbatoio?” Innervositi dalla situazione, andarono a controllare, ma lo trovarono chiuso e a quel punto non seppero cosa fare perché la chiave non c’era. In quel momento, a gran velocità, apparve in cielo un super eroe che spiegò ai cittadini di Acqualandia come erano andate le cose: il serbatoio era stato chiuso da un uomo al quale non piaceva l’acqua, infatti si chiamava Bruttacqua. Comunque, spiegò, era riuscito a recuperare la chiave mentre lui stava dormendo. L’eroe riaprì il serbatoio e si prese un grazie e un grande applauso da tutti i cittadini di Acqualandia.

Non si poteva cuocere la pasta, non si poteva tirare lo sciacquone e ormai cominciava a mancare anche l' acqua da bere. Così il cattivo Sam, che voleva vendere al paese dell' acqua molto costosa, fece un' offerta al sindaco. Il sindaco accettò controvoglia perché senz’acqua non potevano vivere. Ma, un giorno, un bambino di nome Max scoprì nascondiglio di Sam e si accorse che aveva rubato l' acqua facendo un grande buco nel letto del fiume e mandandola in grossi tubi sotto terra. Il bambino corse dal sindaco per avvisarlo. Così i carabinieri, seguendo Max, trovarono il nascondiglio di Sam e lo arrestarono. Poi tutta la popolazione si mise al lavoro per chiudere il buco fatto da Sam nel letto del fiume e finalmente l' acqua tornò in tutte le case. Il bambino in premio ricevette una nuova casa e dolci a volontà per tutta la vita.

Eleonora Salari

Giulia Gatti

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Chi trova un amico trova un tesoro

La volpe e le papere

Un contadino punì per la sua pigrizia il suo asino, facendolo rimanere senza cibo per parecchi giorni. Il povero asino, i primi giorni, per non pensare alla gran fame, cercava di dormire il più possibile, ma, passati tre giorni, cominciò a ragliare per i crampi allo stomaco. Il contadino, che si trovava nella stalla, fece finta di non sentire nulla e continuò ad accudire il mulo, compagno di fatiche dell’asino. Quando il contadino uscì dalla stalla, il mulo decise di dividere il suo pasto con l’asino dolorante, che, meravigliato ma contento, accettò molto volentieri la razione dell’amico. Passarono i giorni e il contadino, dovendo andare in paese per vendere il raccolto, caricò grossi sacchi sulla groppa dei due animali. Strada facendo il mulo, dolorante ad una zampa, stentava ad andare avanti e si fermò durante il percorso. Il contadino, arrabbiato, cominciò a bastonare il povero mulo che a fatica riprese il cammino. L’asino, allora, vedendo il suo compagno soffrire, si offrì di portare parte del carico del mulo, il quale sollevato ritornò a camminare più tranquillo.

C'era una volta una volpe che andava sempre sulla riva del fiume per prendere le papere e bere e poi tornava nella sua tana per un po' di giorni. Così il cacciatore che passava ogni giorno di là si arrabbiava perché non trovava mai niente da mangiare e da portare a casa. Un bel giorno il cacciatore si infuriò sul serio e decise di riempire dei palloncini a forma di papera con dei sassi e di avvelenare l' acqua del fiume. Quando la volpe tornò come ogni giorno al fiume, mangiò le papere-palloncino con dentro i sassi. Subito si sentì talmente pesante che dovette bere tanta acqua, ma, poiché questa era avvelenata, cadde a terra come morta. La volpe, che fortunatamente si riprese presto, tornò a casa dolorante e malata e si mise a dormire nella sua tana. Allora il cacciatore disse soddisfatto: “Non mangerai più le mie papere brutta volpe cattiva!” Infatti la volpe, da quella volta in poi, non provò più a mangiare un'altra papera perché aveva imparato la lezione. Si riprese presto, ma pensò bene di rimanere nella sua tana a dormire.

Lorenzo Ciappelloni

Isabella Fattorini

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Il perfido mago Scul

Ugo e i soldi dimenticati.

Un giorno nella città di Mesopotamia, arrivò un mago cattivo di nome Scul. Agitando il suo bastone magico, Scul tolse l' acqua a tutta la città. Quando gli abitanti si svegliarono, non trovarono più l'acqua né per lavarsi né per bere. Preoccupati si riunirono e decisero di chiedere aiuto ai vigili del fuoco e all' esercito. I soldati andarono alla ricerca di Scul. I vigili del fuoco, nel frattempo, chiesero al sindaco della città: “C'è una piscina nella città di Mesopotamia?” “Sì, c' è una vecchia piscina abbandonata”, rispose il sindaco.

Ugo era un bambino di otto anni, piuttosto magro e con gli occhi verdi. Un giorno era andato al bar a comprare un succo di frutta convinto di avere in tasca i soldi che gli aveva dato suo padre, invece li aveva dimenticati a casa. Entrato al bar, chiese la bibita alla barista. Si mise seduto a un tavolo del bar e mise la mano dentro la tasca per prendere i soldi che gli servivano per pagare. Li cercò disperatamente in tutte e due le tasche del suo giubbetto, ma non li trovò. Allora provò ad uscire dal bar mentre la barista non lo guardava, ma suonò l'allarme e lui scappò urlando che non aveva fatto niente

I vigili arrivarono con l' elicottero e versarono tanta acqua dentro la piscina. Dopo un po' arrivarono i soldati con Scul, lo buttarono nella piscina e gli dissero: “Se non ridarai subito l' acqua alla città ti lasceremo morire affogato“. Il mago, spaventato, agitò il bastone e ridiede l' acqua alla città. Quella sera il sindaco organizzò una festa grandissima. Tutti mangiarono e ballarono mentre Scul li osservava dalla prigione.

Nicholas Fioriti

Ritornò però a casa con il rimorso per la bugia che aveva detto. Il giorno dopo si recò al bar con il papà e confessò alla barista che l'allarme era suonato perché lui aveva scordato i soldi a casa. La barista fu comprensiva e disse loro che non era successo nulla di grave. Infine, per tranquillizzarli, offrì loro anche una bibita ciascuno.

Sara Lasconi

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Ogni cucciolo è bello per la sua mamma

La festa di Carnevale

Una volta una mamma Orsa fece tanti orsetti. Questi orsetti erano tutti bianchi, tranne uno che era marrone. L’orsetto marrone si sentiva triste, trascurato e preso in giro dagli amici dei fratelli che erano tutti bianchi. Quando loro giocavano, lui si metteva da una parte a piangere. Un bel giorno si allontanò pensando che la mamma non gli volesse bene. Si ritrovò nel bosco e si accorse che si era perso, così si mise in un angolo a piangere. La mamma, quando chiamò i fratellini per il pranzo, vide che Marroncino non c’era. Preoccupata, si mise alla sua ricerca, mentre i fratelli capirono perché Marroncino era andato via. La mamma entrò nel bosco e sentì piangere, così scoprì dove si era nascosto Marroncino. Non appena lo vide, lo abbracciò dicendogli che per lei era il cucciolo più bello del mondo.

Arlecchino e Colombina decisero di organizzare una festa per il martedì di Carnevale, così cominciarono a preparare gli inviti, le maschere e i dolcetti. La festa si sarebbe svolta in parrocchia. La mattina della festa la mamma di Pulcinella avvertì Colombina che suo figlio aveva un gran raffreddore e il dottore gli aveva consigliato di non uscire di casa; per questo motivo non avrebbe potuto partecipare alla festa. Colombina era molto dispiaciuta che il suo amico non avrebbe potuto festeggiare il Carnevale. All’improvviso le venne un’idea. Chiamò Arlecchino e tutte le altre mascherine e tutti insieme decisero che anche Pulcinella avrebbe partecipato alla festa di Carnevale. Così presero i coriandoli, le trombette, le stelle filanti e suonarono il campanello di casa di Pulcinella. Quando entrarono in casa il loro amico fu molto felice di vederli. Festeggiarono tutta la sera e infine, quando si stancarono di ballare, Arlecchino, Colombina e tutti gli altri salutarono Pulcinella augurandogli di guarire presto.

Alessia Passeri

Carlotta Biagini

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Marco e Luigi

Un’allegra festa di Carnevale

C'era una volta una cassetta su un albero dove abitavano due bambini di nome Marco e Luigi. I loro genitori erano morti tanto tempo prima a causa di una brutta malattia. Marco e Luigi amavano giocare a pallone e sognavano di diventare dei campioni di calcio. Purtroppo però non avevano abbastanza soldi per comprare un pallone. Un giorno arrivò una fata che regalò loro un pallone. I due bambini ringraziarono la fata e corsero a giocare nel prato . Ad un certo punto arrivò un mostro a tre teste che voleva bucare il pallone e mangiare i bambini.

Un giorno Arlecchino e Colombina andarono a casa di Pulcinella che li accolse con tanta allegria . Pulcinella aveva preparato una gran festa di Carnevale e aveva addobbato il salone con tanti festoni colorati. Aveva anche chiamato la banda musicale ed infine aveva preparato un banchetto di dolci. Mentre Arlecchino e Colombina entravano nel salone, da lì uscirono tutte le altre maschere che iniziarono a ballare. Più tardi Arlecchino, che era un gran birichino, pensò di fare uno scherzo ai suoi amici e, dopo un salto, finse di cadere e farsi male.

Nel frattempo arrivarono altri ragazzi di corsa che fecero talmente rumore da spaventare il mostro che fuggì in un posto lontano. Nessuno lo vide mai più e non si seppe più niente di lui. La fata, che aveva visto tutto, si avvicinò ai ragazzi, fece una magia e fu così che si ritrovarono tutti quanti a giocare in un vero campo di calcio, acclamati dalla folla.

Nicola Grassi

Cominciò a lamentarsi di avere un forte dolore alla pancia, così tutti gli invitati pensarono che fosse l’'appendicite. Ma Colombina, che lo conosceva bene, capì subito che era uno scherzo e gli disse che, se non avesse smesso subito di fingere, un brutto scherzo lo avrebbe avuto lui. Così gli diede un bacio e tutti ricominciarono a ballare.

Martina Michelini

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La scommessa

Ugone e la scuola

Un giorno una lepre e un elefante fecero una scommessa: avrebbero gareggiato per vedere chi dei due avrebbe impiegato meno tempo ad andare dalla foresta al fiume. I due partirono a razzo e, pochissimo tempo dopo, la lepre era già a metà strada, mentre l’elefante, che conosceva bene i pericoli della foresta, andava più lentamente. La lepre, che correva sempre più veloce, ad un tratto si girò per vedere a che punto fosse l’elefante, ma, non appena si rigirò, andò a sbattere contro un albero che stava in mezzo alla strada.

Ugone era un bambino magro e disperato perché la maestra lo sgridava sempre e gli metteva sempre sufficiente: infatti non era bravo a scuola e non sapeva fare i problemi. Non sapeva usare neanche il computer e rompeva tutti gli astucci, le matite, le penne, le gomme e i temperini. Ugone faceva anche male ai compagni e loro lo prendevano in giro e lo chiamavano “ Brutto patatone”. Ugone perciò un giorno andò dalla maestra per farsi aiutare perché era stufo di essere preso in giro.

Così l’elefante, con calma e tranquillità, arrivò per primo al traguardo e vinse la scommessa. Poi si avvicinò alla lepre e le disse: “Chi va piano va sano e va lontano!”

Omar Sprega

La maestra gli spiegò che non doveva ascoltare gli altri che lo prendevano in giro e che lei li avrebbe fatti smettere; inoltre gli consigliò di stare più attento quando lei spiegava. Fu così che Ugone diventò un bimbo bravo e fece più attenzione a non rompere le cose.

Sergio Parca

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Un problema molto serio

Ogni cucciolo è bello per la sua mamma

Un brutto giorno in una città arrivò un mago cattivo che chiuse l’acquedotto. La mattina dopo i cittadini rimasero con un palmo di naso perché c’era chi si doveva lavare, fare il caffè, ecc.. Continuavano a passare i giorni e le persone continuavano a morire.

Un giorno un'orsa fece dei cuccioli. Tra i tanti però ce n'era uno bruttissimo. Così tutti lo canzonavano e lui piangeva ogni sera, perché pensava che, poiché era così brutto, nessuno gli avrebbe voluto bene. La mamma però gli diceva che la bellezza non era importante perché poteva, forse, essere anche brutto, ma era pure dolce e gentile. In ogni caso, lei lo avrebbe aiutato sempre nelle difficoltà, perché ogni mamma vuole bene ai suoi figli ed ogni cucciolo è bello per la sua mamma.

Dopo 20 giorni arrivò un signore che scese dal cielo. Sul petto aveva una “S”. Questo super eroe si mise a combattere contro il mago. Il mago scappando arrivò in un vicolo cieco. Il super eroe gli rubò le chiavi e riaprì l’acquedotto. Fu così che i cittadini poterono ricominciare a vivere.

Antonio Rachiglio

Chiara Giorgetti

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La disavventura di Acqualandia

La festa di Carnevale

In un paese ricco d’acqua gli abitanti erano molto felici. Un giorno un signore, invidioso del fatto che in quel paese ci fosse così tanta acqua, rubò la chiave dell’acquedotto e chiuse i serbatoi. Il paese rimase così senz’acqua e la felicità degli abitanti sparì all’improvviso perché senz’acqua non potevano vivere. L’uomo che aveva rubato al chiave credeva di essere stato furbo e non si era accorto che un bambino, di nome Alessandro, aveva visto tutta la scena. Ma, proprio perché era un bambino, Alessandro non si rese conto che quello che aveva visto era così importante. Quando però sentì i suoi genitori parlare del problema dell’acqua, raccontò tutto al suo papà che andò subito ad avvisare la polizia e quell’uomo malvagio fu arrestato immediatamente. Gli abitanti del paese riebbero l’acqua e festeggiarono Alessandro come fosse un eroe.

Il giorno di Carnevale Pulcinella aveva organizzato una festa e aveva invitato tutti i suoi amici, tra i quali anche Arlecchino e Colombina. Pulcinella, per far loro uno scherzo, aveva messo il peperoncino piccante nei loro biscotti favoriti. Quando i due assaggiarono i biscotti, Arlecchino gridò: “Ahhh!”. Anche Colombina gridò: “Ahhh!”. Pulcinella, appena li sentì gridare, incominciò a ridere a crepapelle: “Ah, ah, ah!”. Arlecchino e Colombina, sentendolo ridere, andarono via arrabbiati. Il giorno dopo Arlecchino e Colombina tornarono a casa di Pulcinella e fecero pace. Poi lo aiutarono pure a pulire e a rimettere in ordine la casa.

Ilaria Bisegna

Anieza Domi

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Una dimenticanza

Ogni cucciolo è bello per la sua mamma

Un giorno ero nel giardino in cerca del mio pallone che non riuscivo a trovare. Ad un tratto scivolai per terra e...tu guarda: mi ero strappato i pantaloni! Mentre salivo le scale mi ricordai che mia madre non era a casa, allora decisi di andare da mia zia che abitava in via Serraloggia, dalla parte opposta del semaforo.

Nel cuore della giungla c’erano molte famiglie di babbuini. Un cucciolo di babbuino, di nome Cichita, però, era diverso dagli altri. Per questo motivo tutti lo prendevano in giro dicendogli: “Non sei come noi, pappappero!” e gli ridevano dietro le spalle. I babbuini più cattivi gli tiravano addirittura le bucce di banana.

Suonai il campanello e mia zia mi aprì la porta. In quel momento...vidi il mio pallone. Quindi, stupito e fortemente incredulo, mi tornò in mente che il giorno prima ero andato a casa sua per giocare a calcio con mio cugino Marco e avevo lasciato lì la palla. In quel momento pensai: “Tu guarda, mi sono fatto male per nulla e per di più mi sono pure strappato i pantaloni e, quel che è peggio, per cercare una palla che è stata sempre qui!”

Filippo Silvestrini

Cichita, ogni volta, correva dalla mamma disperato e lei lo consolava facendogli le coccole e raccontandogli le barzellette; così il piccolo babbuino rideva e non pensava a quelli che lo prendevano in giro. È vero, Cichita era diverso dagli altri perché aveva il manto biondo e il sederino nero, ma per la sua mamma era bello lo stesso.

Matteo Farinelli

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Il dispetto di Pulcinella

Che guaio!

Un giorno Pulcinella invitò Arlecchino e Colombina a mangiare a casa sua. Poiché voleva far loro uno scherzo, mise molto peperoncino nella pastasciutta. Quando Arlecchino e Colombina arrivarono, Pulcinella servì loro il pranzo.

Un giorno stavo sul piazzale di casa e stavo giocando con la mia bicicletta. Continuavo a girare intorno al tavolo e intorno al vaso, quando mio fratello Andrea mi spinse fuori dal percorso e andai addosso al muro.

Ad Arlecchino venne dato il piatto con il pepe, ma, non appena portò il cibo alle labbra, buttò fuoco dalla bocca e perciò tutti si spaventarono. Per questo motivo, Arlecchino fu costretto a tornare a casa. Ci rimase talmente male che non volle più vedere quelle due “cornacchie”!

Cristiano Cucchi

Fu così che ruppi le mattonelle. Pensai di provare a riattaccarle con la colla, ma non si incollavano; provai in tutti i modi, ma fu tutto inutile. Così lasciai perdere e confessai tutto a mamma e babbo. Mi sentivo un po' dispiaciuto perché quelle mattonelle erano costate tanto ed erano anche molto belle. Dopo aver pensato a lungo decisi di dare i miei risparmi a babbo perché potesse ricomprare le mattonelle che avevo rotto!

Matteo Carmenati

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Arlecchino, Colombina e Pulcinella

Una sera a casa di Pulcinella

C'erano una volta tre bambini molto poveri che non avevano i vestiti per mascherarsi: Arlecchino, Colombina e Pulcinella . La mamma di Arlecchino, che aveva tanti pezzetti di stoffa di tanti colori, li cucì tutti insieme e gli fece un bel vestito colorato. Colombina era una servetta, molto spiritosa e maliziosa ed era la fidanzata di Arlecchino. Anche lei voleva mascherarsi e così sì cucì una bella cuffia bianca, un grembiule e un vestito bianco. Pulcinella aveva organizzato la festa di Carnevale a casa sua ed aveva invitato anche Arlecchino e Colombina. Anche lui, essendo povero, si era fatto da solo un semplicissimo vestito bianco con una maschera nera. La festa fu tanto bella e divertente anche se i loro vestiti di Carnevale erano da bambini poveri

Un giorno Pulcinella invitò a casa sua Arlecchino e Colombina perché voleva fare loro uno scherzo. Appena i due furono arrivati li fece accomodare in salotto. -Benvenuti amici miei!” – esclamò – Sono molto contento di vedervi. Poi chiese loro: -Volete un the? Loro risposero di sì. Pulcinella, per far loro uno scherzo, mise il sale nella zuccheriera. Non appena assaggiarono il the, Arlecchino e Colombina sputarono tutto in faccia a Pulcinella. Subito dopo se ne andarono molto arrabbiati. Dopo alcune ore Pulcinella, pentito e dispiaciuto, chiamò i suoi amici e disse loro: -A Carnevale ogni scherzo vale!. E si misero tutti e tre a ridere.

Giulia Bontempi

Tommaso Ruggeri

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Al mare

Una vacanza al mare

Stavo al mare con i miei amici Francesco e Luisetta e giocavamo a palla quando, ad un certo punto, Francesco tirò la palla molto forte e questa andò a finire dentro ad una grotta. Io e Luisetta avevamo tanta paura ad entrare dentro la grotta; Francesco ci disse di non avere timore perché lui aveva con sé una torcia. La tirò fuori e tutti e tre entrammo nella grotta. Si sentivano strani rumori; per terra c’era di tutto: conchiglie, scarpe vecchie, ma la nostra palla non si vedeva e più andavamo avanti e più si faceva scuro. Io cominciai ad avere paura e dissi che era meglio lasciare perdere la palla e andare a fare un bagno. Di corsa uscimmo e ci tuffammo in acqua.

Filippo e Giulietta stavano trascorrendo le loro vacanze al mare. Ai due bambini piaceva molto sia passeggiare sulla spiaggia che fare immersioni con la maschera e le pinne. Un giorno dietro la spiaggetta vicino casa loro scoprirono una grotta sulla riva del mare. Entrarono nella grotta e videro in terra un gabbiano ferito. Così decisero di portarlo a casa dove lo curarono e gli diedero da mangiare. Passarono i giorni e il gabbiano stava sempre meglio e addirittura provava a fare dei piccoli voli in giardino. I due bambini decisero di ritornare alla grotta con il gabbiano, al quale avevano messo nome Jimmy. Si arrampicarono in cima alla grotta e lo lasciarono. Jimmy all’inizio sembrava non riuscire a volare, ma poi finalmente spiccò il volo. I bambini ne furono felici anche se gli dispiacque non avere più con loro l’animale. Però, da quel giorno, ogni volta che Giulietta e Filippo arrivavano in spiaggia, Jimmy volava in picchiata verso di loro facendo tanti garriti.

Alessia Passeri

Carlotta Biagini

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Avventura con un super eroe

La città di Acquapura

Un giorno, mentre me ne stavo tranquillamente disteso sul divano a leggere un fumetto, improvvisamente Superman uscì dal giornalino e mi chiese se volevo aiutarlo a salvare il mondo. Mi sembrava di vivere in un sogno! Ascoltavo a bocca spalancata Superman che mi spiegava che il Joker aveva rapinato una banca piena di soldi per costruire un macchinario che gli permettesse di controllare la mente delle persone. Decisi di aiutarlo e Superman mi spiegò il piano. Insieme andammo verso il nascondiglio del Joker. Mentre Superman lo distraeva, io invertì i fili del macchinario. Non appena il Joker lo accese, ebbe una brutta sorpresa: il marchingegno che aveva creato prese il controllo della sua mente. Fu così che il Joker diventò un “angioletto”. A quel punto mi svegliai, mi accorsi che era stato solo un sogno e mi misi a disegnare Superman. All’improvviso sul foglio apparve come per magia una scritta:”Grazie per avermi aiutato!” Appesi il disegno al muro sperando di poter vivere ancora un’avventura simile.

C’era una volta una città di nome Acquapura, ricca d’acqua fresca e trasparente, una vera ricchezza per i suoi abitanti. Un giorno arrivò in città un uomo malvagio e cattivo di nome Fire. Egli odiava in maniera veramente incredibile l’acqua. Fire decise perciò di togliere l’acqua alla città. I poveri cittadini rimasero purtroppo senza il loro bene più prezioso ed erano tutti molto tristi, perché senz’acqua era impossibile vivere. Perciò dovevano trovare quanto prima una soluzione al loro problema. Un giorno arrivò in città un eroe di nome Aragon . Lui, a differenza di Fire, era un uomo buono ed amava aiutare gli altri.Grazie ai suoi poteri fu in grado di restituire l’acqua al popolo. Fire, terrorizzato, scappò da Acquapura per non tornarci mai più. I cittadini di Acquapura erano felici di aver ritrovato la loro più grande ricchezza di cui nessuno può fare a meno:

Gli alunni della classe 3ª C

Filippo Prioretti

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Blu, il delfino

Un’estate al mare

Franco e Lisa erano due fratelli che amavano molto il mare e ogni giorno andavano in spiaggia per scoprire nuovi posti segreti. Un giorno, mentre facevano il bagno, notarono una strana cosa, così si avvicinarono e videro una grotta. Franco e Lisa decisero di entrare ad esplorarla. All’interno della grotta videro un pesce molto grande. Franco si avvicinò e scoprì che era un delfino. Lisa chiese al delfino come si chiamasse e come mai si trovasse lì. Il delfino rispose che il suo nome era Blu e che aveva perso il suo gruppo; per questo era molto triste. Franco decise di aiutare Blu, perché sapeva che in quel periodo i delfini si trovavano alla grotta sommersa. Franco e Lisa accompagnarono a nuoto Blu fino alla grotta sommersa. Blu era felicissimo! Salutò e ringraziò i suoi amici, ma, da quella volta, ogni estate tornava a trovarli.

Due estati fa, Filippo, Lietta e Sergio, stavano al mare con i loro genitori quando Filippo vide una grotta e chiese agli amici di accompagnarlo per vederla. I tre bambini si misero maschera e pinne, poi si tuffarono in acqua e raggiunsero a nuoto la grotta. Raggiunta la grotta entrarono e videro le ossa di un pirata. Aveva ancora la spada arrugginita, il cappello e gli stivali. Filippo tornò in spiaggia a dirlo ai genitori. I genitori andarono a vedere il pirata dentro la grotta poi chiamarono la polizia che portò via il pirata. I poliziotti offrirono ai bambini un buonissimo gelato, ma la cosa più bella era stata scoprire un pirata vero: che emozione!

Filippo Prioretti Sergio Parca

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Mi sono perso

La grotta delle meraviglie

Un giorno d'inverno ero andato a fare una gita inmontagna insieme ai miei compagni e alle maestre. Eromolto felice perché non sapevo ciò che mi sarebbeaccaduto… Stavamo camminando lungo il sentiero innevato quando,all'improvviso, notai in lontananza una strana sagoma.Pensando fosse un cucciolo d'orso, mi avvicinai pervederlo allontanandomi dal gruppo. Per paura diincontrare mamma orsa mi guardavo intorno per vederese c' erano le sue impronte . Mi avvicinai ancora un po’ escattai anche delle foto, ma quando fui abbastanzavicino, mi accorsi che la sagoma che avevo visto non eraquella di un orso, ma di un semplice cespuglio. A quelpunto, deluso, mi voltai per tornare indietro, ma non vidipiù nessuno dei miei compagni. Incominciai perciò a pensare a tutte le cose orribili cheavrebbero potuto accadermi: essere divorato da un lupo,morire congelato, precipitare da un burrone ...Pensai chedovevo calmarmi e iniziai a respirare profondamente.Provai a tornare indietro per ritrovare il grupposeguendo le impronte sulla neve e cercando di orientarmicon gli alberi. .Ad un tratto sentii degli strani rumori emi misi a correre in preda al panico. Pensavo di essereinseguito da animali feroci e mostruosi:un lupo a treteste, un orso enorme, un drago dagli occhi di fuoco! Eroveramente terrorizzato perché sentivo quei passiavvicinarsi sempre di più! Ero certo che da un momentoal altro sarei morto! All' improvviso vidi molte ombre che venivano verso me eurlai : - Aiutoooooo! Quelle ombre mi dissero: - Stai calmo siamo noi! Mi resi conto che erano i miei compagni che, nonvedendomi più, si erano preoccupati ed erano tornati

Un giorno due bambini di nome Gianluca e Luisa andarono al mare con i loro genitori. Appena arrivati i bambini chiesero ai genitori se potevano fare il bagno, ma loro risposero di no perché avevano mangiato da poco. Allora in alternativa si misero a giocare con la sabbia facendo un grande castello. Arrivata l’ora del bagno, i due, in riva al mare, trovarono una conchiglia. Gianluca incuriosito se la mise all’orecchio e sentì una vocina molto sottile e dolce che diceva: -Andate a vedere la grotta della meraviglie, è tutta dorata e ha delle grandi vasche con tanti pesci colorati. Io vi indicherò la strada, a condizione che mi portiate con voi. Gianluca meravigliato disse a Luisa: -Ascolta anche tu! Questa, secondo me, è una conchiglia magica! Luisa rispose: -Hai ragione, andiamo a vedere questa grotta! I bambini senza dire niente della conchiglia ai genitori, chiesero soltanto di andare a fare una passeggiata insieme a loro. Passeggiando passeggiando si trovarono vicino alla grotta fantastica. Non appena entrarono rimasero tutti e quattro a bocca aperta per la sua luminosità. La visitarono tutta e si divertirono molto nell’osservare quelle splendide vasche piene di pesci colorati. Il babbo disse: -Facciamo delle foto per farle vedere anche ai nostri amici, perché se lo raccontiamo nessuno ci crederà! I bambini ad avventura conclusa dissero ai genitori:

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indietro a cercarmi. Per fortuna quella brutta esperienza si era conclusa benee mi aveva insegnato a non allontanarmi mai dal gruppoper seguire le mie strane idee.

-È questa conchiglia che ci ha regalato questa meravigliosa giornata indicandoci la strada!

Gli alunni della classe 3ª C

Giulia Gatti