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LERICI IN... è il dono utile degli sponsor per tutto l’anno È ottimizzato anche per il cellulare digitando sul browser www.lericiin.it Lerici In è un allegato di Ameglia Informa, registrato al tribunale della Spezia al n.2 del 4.2.1998 (stampato in proprio) LERICI IN... non ha fine di lucro e non ha finanziamento pubblico. È OFFERTO GRATUITAMENTE GRAZIE ALLA PUBBLICITÀ DELLE AZIENDE INSERZIONISTE. Questo mese in 2800 co- pie più versione Internet Dopo che una nostra “inviata” nel 2017 ha sperimentato “sulla sua pelle” la scuola cinese, ora andiamo a verificare come fun- ziona la scuola indiana con l’aiuto di BEATRICE ACCAME. Cominciamo dall’orario: ore 7.00 - 7.45 tutti insieme nel cortile della scuola: preghiera, di- scorso del giorno e inno nazionale (foto sopra); ore 7.45 - 13 didattica con pau- sa di 5 minuti tra una lezione e l’altra; ore 13 - 14 pausa pranzo; ore 14 - 17 didattica a al termine svolgimento compiti; preghiere ce- na e un ora di studio nel convitto. Si comprende quindi come già da scolari gli indiani siano predi- sposti a lavorare per nove-dieci ore. Beatrice Accame è studen- tessa di liceo scientifico e ha scel- to di frequentare il quarto anno in India tramite Intercultura. Ora si appresta a completare il suo ciclo di studi a Montepulciano. Beatrice è nipote del deputa- to/ammiraglio Falco Accame e figlia di Carlo Accame e Lorella Dapporto, gestori del bagno Ar- cobaleno e osservatori dell’ONU. Di seguito la coinvolgente in- tervista a Beatrice Accame: D. Perché hai scelto di fre- quentare un anno di liceo all’estero? R. Ho scelto di iscrivermi ad Intercultura perché sono curio- sa di conoscere ciò che ci cir- (Continua a pagina 2) Un anno di liceo in India: un’esperienza indimenticabile La parrocchia di San Fran- cesco e la Società Marittima di Mutuo Soccorso hanno or- ganizzato, lo scorso mercoledì 3 luglio, un incontro aperto al pubblico per presentare gli ex voto marinari conservati presso l’oratorio di San Bernardino. Presenti varie autorità militari, civili e religiose con il direttore dell’ufficio d’arte sacra mons. Paolo Cabano. L’occasione è stata molto gradita, soprattutto alle persone che mai avevano avuto modo di visitare l’oratorio stesso, divenuto da qualche me- se sede della Confraternita di Sant’Erasmo. Grazie al prezioso aiuto di due signore riservate e attive della parrocchia, gli ex voto sono stati restaurati ed e- sposti a far bella mostra di sé per adornare al meglio questo splendido luogo sacro. Bernardo Ratti, presidente della Società Marittima di Mu- tuo Soccorso, ha accompagnato i numerosi astanti lungo un percorso assai interessante, raccontando in maniera chiara (Continua a pagina 8) Leonardo Bracelli MENSILE DEL TERRITORIO DI LERICI a cura dell’Istituto Comprensivo di Lerici ANNO 12- NUMERO 08 1° AGOSTO 2019 LERICI IN e La Voce di New York per un libero scambio di articoli ed esperienze Gli ex voto marinari dell’oratorio di San Bernardino a Lerici 2019

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LERICI IN... è il dono utile

degli sponsor per tutto l’anno

È ottimizzato anche per il cellulare digitando sul browser www.lericiin.it

Lerici In… è un allegato di Ameglia Informa, registrato al tribunale della Spezia al n.2 del 4.2.1998

(stampato in proprio)

LERICI IN...

non ha fine di lucro e non ha finanziamento

pubblico. È OFFERTO

GRATUITAMENTE GRAZIE ALLA PUBBLICITÀ

DELLE AZIENDE INSERZIONISTE. Questo mese in 2800 co-pie più versione Internet

Dopo che una nostra “inviata” nel 2017 ha sperimentato “sulla sua pelle” la scuola cinese, ora andiamo a verificare come fun-ziona la scuola indiana con l’aiuto di BEATRICE ACCAME.

Cominciamo dall’orario: ore 7.00 - 7.45 tutti insieme nel

cortile della scuola: preghiera, di-scorso del giorno e inno nazionale (foto sopra);

ore 7.45 - 13 didattica con pau-sa di 5 minuti tra una lezione e l’altra;

ore 13 - 14 pausa pranzo;

ore 14 - 17 didattica a al termine svolgimento compiti; preghiere ce-na e un ora di studio nel convitto.

Si comprende quindi come già da scolari gli indiani siano predi-sposti a lavorare per nove-dieci ore. Beatrice Accame è studen-tessa di liceo scientifico e ha scel-to di frequentare il quarto anno in India tramite Intercultura. Ora si appresta a completare il suo ciclo di studi a Montepulciano.

Beatrice è nipote del deputa-to/ammiraglio Falco Accame e figlia di Carlo Accame e Lorella Dapporto, gestori del bagno Ar-cobaleno e osservatori dell’ONU.

Di seguito la coinvolgente in-tervista a Beatrice Accame:

D. Perché hai scelto di fre-quentare un anno di liceo all’estero?

R. Ho scelto di iscrivermi ad Intercultura perché sono curio-sa di conoscere ciò che ci cir-

(Continua a pagina 2)

Un anno di liceo in India: un’esperienza indimenticabile

La parrocchia di San Fran-cesco e la Società Marittima di Mutuo Soccorso hanno or-ganizzato, lo scorso mercoledì 3 luglio, un incontro aperto al pubblico per presentare gli ex voto marinari conservati presso l’oratorio di San Bernardino. Presenti varie autorità militari, civili e religiose con il direttore

dell’ufficio d’arte sacra mons. Paolo Cabano. L’occasione è stata molto gradita, soprattutto alle persone che mai avevano avuto modo di visitare l’oratorio stesso, divenuto da qualche me-se sede della Confraternita di Sant’Erasmo. Grazie al prezioso aiuto di due signore riservate e attive della parrocchia, gli ex voto sono stati restaurati ed e-sposti a far bella mostra di sé per adornare al meglio questo splendido luogo sacro.

Bernardo Ratti, presidente della Società Marittima di Mu-tuo Soccorso, ha accompagnato i numerosi astanti lungo un percorso assai interessante, raccontando in maniera chiara

(Continua a pagina 8)

Leon

ardo

Bra

celli

MENSILE DEL TERRITORIO DI LERICI

a cura dell’Istituto Comprensivo di Lerici ANNO 12- NUMERO 08

1° AGOSTO 2019

LERICI IN e La Voce di New York per un libero scambio di articoli ed esperienze

Gli ex voto marinari dell’oratorio di San Bernardino a Lerici

2019

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LERICI IN… - agosto 2019 Pagina 2

conda. Grazie a questa asso-ciazione ho avuto l’occa-sione di superare i miei limi-ti, incontrare persone da tut-to il mondo, venire a contat-to con culture diverse da quella in cui sono cresciuta, entrare a far parte di una famiglia che mi ha accolto come se fossi figlia loro da sempre. Un anno all’estero non è solo un’esperienza ma una vita intera.

D. Come si è svolto que-sto percorso scolastico? Eri insieme ad altri stu-denti stranieri? Quali era-no i rapporti con i compa-gni indiani? Quale era la lingua veicolare?

R. Ho condiviso l’esperien-za con altri due ragazzi di Intercultura: Tommaso, di Roma, e Thanaroj, di Ban-gkok (foto sopra). Durante tutto l’anno ci siamo suppor-tati a vicenda cercando di superare insieme tutte le dif-ficoltà che si presentavano e festeggiando insieme periodi

di estrema felicità; potrei de-finire l’anno all’estero come un “roller coaster” di emozio-ni! Per quanto riguarda la vita scolastica ho trascorso gran parte della mio tempo con due ragazze indiane Poo-ja e Rajvee (foto a destra), con le quali condividevo una stanza nel dormitorio del campus.

Grazie a loro ho superato molti momenti di nostalgia e difficoltà, sono state due pi-lastri fondamentali del mio anno all’estero. Vivendo in un dormitorio passavamo molto tempo insieme e in po-co si è creato un rapporto strettissimo. Andavamo in-fatti anche a scuola assieme, una scuola a modello inglese e dove era obbligatorio in-dossare la divisa, che com-prendeva: camicia, cravatta, gonna, cintura, leggins, cal-ze e scarpe.

La lingua parlata era l’inglese, che però si mesco-lava con l’Hindi (lingua uffi-ciale indiana) e il Gujarati (lingua dello stato in cui vi-vevo, il Gujarat).

D. Come si articola l’at-tività scolastica indiana?

R. La scuola per gli india-ni è fondamentale, infatti la vita dei ragazzi è concentrata sullo studio. La mattina dal-le sette a mezzogiorno e mez-zo a scuola si seguivano le

lezioni che variavano in base ai corsi che decidevi di se-guire ad inizio anno. Al suo-no dell’ultima campanella tornavamo in dormitorio, mangiavamo alla mensa e dopo un pisolino tornavamo a scuola per i corsi extra. Nel tardo pomeriggio tornavamo in dormitorio per finire i compiti.

Prima di andare a cena, io e tutte le ragazze del dormi-torio venivamo chiamate per pregare e per fare l’appello di tutte le stanze, che erano più di cento. Finita la pre-ghiera cenavamo insieme e ognuno ritornava nelle pro-prie stanze. La sera era pre-vista un’ora di studio (foto a destra), che trascorrevamo tutte insieme ma controllate della coordinatrice del dor-mitorio.

(Continua da pag. 1) A scuola in India

(Continua a pagina 3)

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La routine scolastica era molto rigida e impegnativa perché oltre allo studio, do-vevamo pulire le stanze e la-vare i vestiti e divise a mano. Nonostante il carico di stu-dio, quasi ogni mese aveva-mo delle vacanze che dura-vano quattro o cinque gior-ni ed erano previste per via delle molteplici festività reli-giose. È necessario ricordare che in India convivono diver-se culture e religioni; il mul-ticulturalismo diventa una delle caratteristiche inevita-bili della democrazia più grande del mondo. È davvero affascinante come, anche nell’ambiente scolastico, l’ac-cettazione della diversità di-venti parte fondamentale!

D. Ne hai approfittato per fare qualche gita?

R. Grazie a Intercultura abbiamo fatto un tour del

sud dell’India, riuscendo a visitare Bangalore, Chennai, Ponticherry e Kodagu. Ab-biamo viaggiato in pullman la maggior parte del tempo, passando da una città al-l’altra e fermandoci per man-giare qualcosa.

Gli indiani sono molto ac-coglienti e quando vedono turisti in difficoltà sono sem-pre disposti ad aiutare, dan-do indicazioni, offrendo ac-qua o un posto in cui ripo-sarsi.

D. Cosa ne pensi della scuola indiana?

R. Come ho già detto in precedenza la vita dei ragaz-zi è incentrata sullo studio, questo ovviamente se le con-dizioni della famiglia lo per-mettono. Infatti in India tut-t’oggi moltissimi bambini e ragazzi non riescono ad ac-cedere all’educazione per motivi economici. Durante l’anno ho iniziato un percor-so di volontariato e siamo andati in scuole pubbliche, dove abbiamo interagito con bambini, che vivono in con-dizioni di povertà assoluta. È stato in quelle situazioni che ho apprezzato veramente ciò che ho ma allo stesso tempo mi è cresciuta una rabbia interiore perché non è possi-bile che ancora oggi, nel ven-tunesimo secolo, ci siano mi-lioni di bambini che non rie-

scono ad avere l’opportunità di ricevere un’educazione anche se si tratta di un dirit-to fondamentale.

D. Cosa ne pensi dell’In-dia?

R. È difficile per me trova-re parole adatte per descri-vere ciò che provo quando penso all’India.

È un paese magnifico; è incredibilmente colorata, ric-ca, speziata, affettuosa, ac-cogliente ed unica, ma è an-che incredibilmente povera, tradizionalista, conservatrice ed inquinata. Amo l’India e un pezzo di me le appartie-ne, perché mi ha regalato emozioni che non avevo mai provato prima, mi ha per-messo di conoscere amici che rimarranno parte della mia vita, mi ha fatto entrare a far parte di una famiglia che considero tale e che mi

(Continua da pag. 2) A scuola in India

(Continua a pagina 4)

LERICI IN… - agosto 2019 Pagina 3

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Io con la mia famiglia indiana

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Usa l’alfabeto fonetico NATO

L’inglese è una lingua piena di omofoni, ossia pa-role che si pronunciano nello stesso modo ma hanno si-gnificati diversi.

Ad esempio, le seguenti parole: “there” (es: the car is there - l’auto è là), “their” (es: it is their anniversary – è il loro anniversario) e “they’re”, contrazione delle due parole “they” e “are” (es: they’re happy to see you – sono con-tenti di vederti) si pronun-ciano allo stesso modo.

Un breve controllo su Internet vi mostrerà che vi sono diverse centinaia di o-mofoni e, visto che ognuno condivide la pronuncia con due o più termini, le parole interessate sono migliaia. Di conseguenza, questo crea non pochi problemi a chi si trova a comunicare in ingle-se a voce.

Per questa ragione gli in-segnanti di inglese sono più che giustificati nell’insistere a inculcare lo spelling ai pro-pri allievi. Purtroppo usare uno spelling scolastico è effi-cace solo se state parlando

con qualcuno che vi riesca a sentire adeguatamente, che conosca l’inglese bene e che riconosca il vostro accento: tre cose che nella vita reale non si avverano quasi mai.

Nella stragrande maggio-ranza dei casi si tende a co-municare in inglese a voce attraverso il telefono o Skype con persone che non sono di madrelingua inglese e che spesso provengono da un continente diverso dal no-stro.

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manca ogni giorno di più, mi ha fatto conoscere una cul-tura piena di storia, riti e tradizioni di cui mi sono fol-lemente innamorata, mi ha fatto sentire a casa dal pri-mo giorno che sono arrivata. L’India è diventata casa mia tanto quanto lo è l’Italia.

Sandro Fascinelli

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** Altre foto sul soggiorno in India e sulla scuola india-na sul sito www.lericiin.it

/approfondimenti/agosto

(Continua da pag. 3) A scuola in India

AVVISO

Gli articoli devono essere pre-ventivamente concordati con il di-rettore responsabile.

Saranno pubblicati solo arti-coli di pubblico interesse, articoli sul territorio, eventi, cronaca, sto-ria. Non verranno pubblicate pole-miche sterili che possono trovare spazio sui blog o Facebook.

Gli orari e le date delle ma-nifestazioni o degli uffici, nonostan-te la nostra più scrupolosa attenzio-ne, poiché predisposti con largo anticipo, dovranno essere verificati sempre prima dell’evento.

Direttore Responsabile Sandro Fascinelli [email protected] Caporedazione

Maria Luisa Eguez [email protected]

Collaborazione redazionale Cristina Descalzi Federica Lazzari

Segretaria Luciana Sabbatini

La sede della redazione è presso la scuola media P.

Mantegazza di San Terenzo

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l’Organizzazione Internazio-nale dell’Aviazione Civile, ave-va capito che non si poteva affidare la sicurezza dei cieli allo spelling scolastico per-ché una parola sbagliata nel-le comunicazioni tra piloti avrebbe potuto costare la vita a molte persone. Per evi-tare questo problema, la I-CAO sviluppò un proprio sistema: l’alfabeto fonetico radiotelegrafico.

Contemporaneamente que-sto alfabeto fu adottato dal- l’Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord o North Atlantic Treaty Or-ganisation (NATO) - l’organo militare che coordina e sal-vaguardia la difesa degli abi-tanti dei suoi stati membri - e divenne dunque il NATO Alphabet. Un alfabeto foneti-co talmente semplice che può essere compreso persino da chi lo sente per la prima volta.

Mentre in italiano si fa lo spelling usando i nomi di cit-tà es: “A” come “Ancona”, “B” come “Bologna” etc. , l’alfabeto fonetico NATO so-stituisce la lettera diretta-mente con una parola uni-versalmente conosciuta che inizia con quella lettera es: Alpha, Bravo.

Visto che siamo in agosto,

ho deciso di mettere l’alfa-beto fonetico NATO in for-ma di quiz nella speranza che questo piccolo passa-tempo possa poi diventarvi utile al lavoro, a scuola o an-che solo in vacanza.

The NATO Alphabet Quiz: The first letter of the Greek alphabet. (La prima lettera dell’alfabeto Greco). What the audience shouts to praise a performer. – Quello che grida il pubblico a un artista che apprezza. Name of the protagonist of the Peanuts comic strip. – Il nome del protagonista dei Pea-nuts. The fourth letter of the Greek alphabet. - La quarta lettera dell’alfabeto greco. What you get when you shout in the mountains. – Si sente gridando tra le montagne. Mr Fox’s American dance from the 19th century. – Ballo americano del diciannovesimo secolo del Signor Fox. Sport played by Tiger Woods. – Lo sport di Tiger Woods. A type of inn. – Un tipo di al-bergo. The second most populous country after China. – Il paese più popolato dopo la Cina. Romeo’s lover. – L’amante di Romeo. Unit of weight. - Unità di peso. Peru’s capital. - Capitale del Perù.

Tyson’s name. – Il nome di Tyson. The eleventh month. – L’undicesimo mese. The world’s most famous film awards. – Il premio per film più famoso al mondo. The head of the Catholic Church. – Fa capo alla Chiesa Cattolica. A French-speaking province of Canada. – Una provincia francofona del Canada. Juliet’s lover. - L’amante di Giulietta. The Nevada in Southern Spain. – La Nevada nella Spa-gna meridionale. Argentinian Dance. - Ballo ar-gentino. What soldiers wear. – Quello che veste il soldato. Name that means winner. – Nome che significa vincitore. Irish (or Scottish) alcoholic drink. - Bevanda alcolica irlan-dese (o scozzese). What hospitals do to you when you break a limb. – Co-sa ti fanno in ospedale quando ti rompi un arto. A slang term for American. – Termine gergale per americano. South African warrior tribe. – Etnia guerriera sudafricana.

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Pagina 5 LERICI IN… - agosto 2019

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Il salvataggio degli ebrei europei Nei decenni tra la prima e

la seconda guerra mondiale, il maggior numero degli ebrei europei risiedeva in Russia e nei paesi dell’Euro- pa orien-tale, la Polonia, la Cecoslo-vacchia, l’Ungheria, la Ro-mania, la Bulgaria, la Ger-mania e l’Austria. Gli ebrei italiani erano circa 45.000 oltre ad altri 10.000 residen-ti di nazionalità estera.

Il 1933, con l’avvento al potere di Hitler, segna l’inizio dell’esodo dalla Germania dei cinquecentomila ebrei te-deschi che vi risiedevano. Prima del 1938, circa due-centocinquantamila ebrei la-sciarono la Germania, molti dei quali per la Palestina (nel solo 1933, circa 35.000). Nel 1938, l’annessione dell’Au- stria alla Germania obbliga-

va gli ebrei che lo potevano a lasciare anche quel paese.

Nel maggio del 1938 Hitler visitò Roma per ricambiare la visita di Mussolini ed il mese dopo esperti tedeschi di razzismo vennero in Italia per istruire i funzionari ita-liani su questa pseudo-scienza. Due mesi dopo, il 14 luglio del 1938, venne pub-blicato il "Manifesto della razza", con la teoria della razza ariana italiana ed il 1° settembre 1938 venne ema-nata la legge: tutti gli ebrei italiani furono banditi dalla vita pubblica e le scuole fu-rono precluse ai bambini e-brei. All’interno del partito fascista, tra i pochi ad op-porsi fu Italo Balbo.

Dopo pochi giorni venne emanato il decreto che a bor-do delle navi italiane le leggi razziali erano sospese. Nel 1939, Dante Almansi, presi-dente dell’Unione delle co-munità ebraiche italiane, è autorizzato a creare un’orga-nizzazione per assistere i ri-fugiati ebrei giunti in Italia da altre parti d’Europa, co-nosciuta come Del.As.Em., (Delegazione Assistenza E-migranti Ebrei) con l’ impor-tante sede di Genova che tra il 1939 e il 1943 aiuterà oltre 5.000 rifugiati ebrei a lascia-

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re l’Italia e raggiungere pae-si neutrali.

A Vienna invece operava la HIAS (Hebrew Immigra-tion Assistance Society) spe-cializzata ad ottenere nuovi documenti o visti di espa-trio.

I passeggeri ebrei sul REX, distribuiti in tutte le

classi con imbarco a Genova o a Cannes, iniziarono ad essere notati già nel 1934, con un graduale incremento sino a raggiungere numeri elevati negli anni successivi,

(Continua a pagina 7)

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Menù per passeggeri ebrei del REX del 25 Luglio 1936 e a

sinistra piatto con caratteri ebrei

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sino al 20 maggio 1940 con l’ultimo viaggio del REX. Nei viaggi verso gli USA la nave era completa, mentre in di-rezione Europa trasportava solo qualche centinaio di passeggeri.

Dal 18 marzo 1936, a cu-ra dell’ Union of Orthodox Jewish Congregations of A-merica, per far fronte al grande numero di passeggeri ebrei in fuga dall’Europa, sul REX furono imbarcati il rabbino americano Max Green ed il cuoco Philip Klein. A bordo fu allestita una cucina Kosher con me-nù personalizzati e piatti con scritte in caratteri ebraici.

Nello United States Holo-caust Memorial Museum di Washington sono raccolte parecchie testimonianze fo-

tografiche, scritte e registra-te degli ebrei europei fuggiti a bordo del REX. Tutti con-fermano la grande cura con cui furono accolti dall’equi-paggio ed il perfetto tratta-mento ricevuto durante la traversata, che compensava le pene subite e li aiutava a dimenticarle.

Le vie di fuga più usate erano il passaggio dall’Au-stria a Trieste in Italia, per proseguire in treno sino a Genova ove si attendeva l’imbarco sul REX. In alter-nativa si passava in Francia per raggiungere la nave allo scalo di Cannes.

Dal numero di viaggi tran-satlantici della nave, consi-derando una media ridotta di passeggeri a bordo, circa 30.000 ebrei viaggiarono sul REX verso gli Stati Uniti.

Quella che molti conside-

ravano la nave dell’orgoglio fascista divenne invece la “nave della salvezza” grazie all’equipaggio del transatlan-tico italiano REX. (fine)

Flavio Testi

(Continua da pagina 6) REX: il salva-taggio degli ebrei europei

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Ufficio Locale Marittimo via Calata Mazzini 23 tel. 0187-964545 Pubblica Assistenza Lerici tutti i giorni H 24 tel. 0187-967136.

COMUNE DI LERICI piazza Bacigalupi 9 centralino tel. 0187-9601 APERTURA UFFICI feriali ore 9-12 Vigili urbani tel. 0187 967326 sportello informazioni dal lunedì al sabato 8 - 12 / 15 - 18

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e dettagliata un po’ di storia di Lerici, traendo spunto da-gli ex voto. Il borgo di Lerici vantava una tra le più im-portanti marinerie europee e l’economia stessa era in-centrata sulle attività com-merciali e sulla navigazione, raggiungendo l’apice durante la metà del XIX secolo (è del 1852 la nascita della Società Marittima di Mutuo Soccor-so a supporto dei marittimi).

Centinaia erano i velieri oceanici di famiglie armato-riali del borgo, con coman-danti ed equipaggi sempre lericini che resero florida l’e-conomia del paese, perché ruotava tutta attorno ai commerci e alla navigazione; le donne a casa gestivano affari e famiglia, mentre i

mariti restavano a bordo an-che anni, andando incontro al grande sacrificio di non poter vedere crescere i propri figli e affrontando rotte mol-to pericolose in viaggi in Nord e Sud America, Indie e Australia, attraversando i famigerati e temutissimi Ca-pi. Grazie al notevole benes-sere economico raggiunto, Lerici con Camogli fu il pri-mo paese del Levante ad a-vere illuminazione pubblica a gas, una media di alfabe-tizzazione tra le più alte del-la Liguria, senso di libertà e democrazia, grazie al costan-te influsso di Genova, pro-pria città di riferimento.

Le avversità in mare era-no all’ordine del giorno e i naufragi molto frequenti: i naviganti in difficoltà, oltre ad affidarsi alle proprie ca-pacità marinare, invocavano la Santissima Vergine An-nunciata e sant’Erasmo. Se fossero sopravvissuti, una volta sbarcati, avrebbero com-missionato un quadro, l’ex voto appunto, per ringraziare il santo o la Madonna che a-vevano dato loro la salvezza.

Gli ex voto rappresentano la componente più intima di fede della grande tradizione marinara lericina e sono quadri importanti commis-

sionati da comandanti, ar-matori e/o membri dell’equi-paggio ad artisti quali gli Arpe di Bonassola, i Roux di Marsiglia, Gavarone di Ge-nova, ecc. Durante la metà del 1800 a Lerici vi erano un centinaio di ex voto, sino a quarant’anni fa una quaran-tina mentre oggi circa una ventina ne sono stati recupe-rati, i restanti persi perché rubati.

Nel quadro compare sem-pre sullo sfondo l’immagine del santo o della Vergine, in primo piano l’imbarcazione in difficoltà mostrando per-fette le manovre e la struttu-ra, il carico, il luogo del nau-fragio con latitudine e longi-tudine, il nome del coman-dante e dei membri del- l’equipaggio.

Elena Darosi

Continua da pag. 1 EX VOTO marinari

LERICI IN… - agosto 2019 Pagina 8

Oceano Atlantico, Brigantino lericino “Eolo” - armatori fratelli Baracchini -

sorpreso da una tempesta nel marzo 1872

Golfo di Guascogna, brigantino lericino “Francesca Catterino”, sorpreso da una

tempesta il 25 febbraio 1848

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LERICI IN… - agosto 2019 Pagina 9

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Ogni anno non vediamo l'ora che arrivi l'estate poi, quando il sole scotta, ci la-mentiamo ma una soluzione per stare al fresco quando fa caldo c'è! Di consigli ce ne sono parecchi e non solo per noi, ma anche per i nostri amici a quattro zampe. Per quanto riguarda il nostro corpo, le gambe sono quelle che ne risentono di più, di-ventano subito pesanti e spesso si gonfiano: prima cosa da evitare assolutamen-te, le scarpe chiuse e i pan-taloni lunghi tipo jeans poi evitare di tenerle troppo al sole senza raffreddarle, si possono surriscaldare e pos-sono comparire vene e capil-lari per chi è predisposta. Quando siamo in giro portia-moci sempre un vaporizzato-re con dell'acqua fredda e all'occorrenza utilizzarlo.

A casa dentro la vasca possiamo passare dei cubetti di ghiaccio sulle gambe su e giù massaggiandole: il bene-ficio sarà immediato e assi-curato. Quando le gambe sono a riposo, un cuscino che le tenga un po' più alte dal resto del corpo aiuta il ritorno venoso e la sensazio-ne di leggerezza è immedia-ta.

Mai farsi mancare un ven-taglio o un piccolo ventilato-re da borsetta elettrico. La doccia non andrebbe mai fatta fredda, ma tiepida, ten-dente al caldo, dopo si avver-tirà meno il calore.

Il make up d'estate deve essere leggero e delicato, niente fondotinta stile cero-ne ma creme colorate e bb cream, che sono l'ideale per far respirare la pelle e avere un colorito sano e fresco. Per il mascara e le matite per gli occhi sono preferibili le wa-terproof almeno non c'è il ri-schio che colino e facciano gli occhi a panda.

Per quanto riguarda il ci-bo è meglio mangiare piatti freddi e salutari, tipo insala-tone e frutta di stagione che non appesantiscono e man-tengono leggero lo stomaco, con il caldo infatti la dige-stione rallenta. Per le bevan-de, l'acqua è sempre la mi-gliore per dissetarsi, anche il the freddo o le granite non sono male ma senza esage-rare per i troppi zuccheri. L'aria condizionata aiuta a stare freschi ma è meglio non abituarcisi, altrimenti il caldo si percepirà di più.

Anche per i nostri amici a quattro zampe ci sono de-

gli accorgimenti per farli stare il più possibile freschi. La prima cosa è portarli a spasso nelle ore più fresche, durante il giorno solo un gi-retto veloce. Per quanto ri-guarda la ciotola dell'acqua, se ci mettete dentro qualche cubetto di ghiaccio, rimarrà fresca più a lungo e i pelo-setti apprezzeranno. Esisto-no anche dei tappetini refri-geranti molto piacevoli, si trovano nei negozi per ani-mali o su Internet e sono proprio utili; io per giocare con loro ho preso una pisto-la ad acqua e, quando fa tanto caldo, in giardino gioco con loro e apprezzano con molto piacere!

Il caldo c'è ma possiamo contrastarlo, godiamoci l'e-state con buon senso perchè poi l'inverno è lunghissimo e ne abbiamo di tempo per stare al fresco!

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Sentirsi freschi è possibile, per noi e i nostri pelosi

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LERICI IN… - agosto 2019

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Dopo aver fornito, nell’ul-tima edizione, utili consigli ai bagnanti per trascorrere in tutta sicurezza una gior-nata o una vacanza al mare, questa volta ci rivolgiamo ai numerosi ed appassionati pescatori subacquei che af-follano i nostri mari.

Intanto, ricordiamo che la pesca subacquea sporti-va è consentita soltanto in apnea cioè senza l’uso di ap-parecchi ausiliari di respira-zione (si raccomanda quindi di non improvvisarsi e di ef-fettuare un corso di immer-sione in apnea presso una scuola qualificata) e bisogna essere in possesso del per-messo di pesca sportiva (da richiedere online presso il sito del Ministero delle Politi-che Agricole).

Il pescatore sportivo su-bacqueo non può raccogliere coralli, molluschi (è consen-tita la cattura solo di mollu-schi cefalopodi come seppie e polpi) ed, in linea generale, è vietato esercitare tale pesca:

a) a distanza inferiore a 500 metri dalle spiagge fre-quentate da bagnanti;

b) a distanza inferiore a 200 metri dagli impianti fissi da pesca e dalle reti da po-sta;

c) a distanza inferiore a 200 metri dalle navi mercan-tili e a 300 metri da quelle militari;

d) in zone di mare di rego-lare transito di navi per l’uscita e l’entrata nei porti;

e) dal tramonto al sorgere del sole.

È consentito, ai maggiori di sedici anni, l’utilizzo di un fu-cile subacqueo che non si deve assolutamente tenere in posizione di armamento se non in immersione. Pri-ma di tale momento è bene conservare la sicura di pla-stica sulla punta in modo tale che, anche in caso di er-rore e di lancio dell’arma, il colpo non possa ferire nes-suno.

Durante l’attività di pe-sca subacquea il pescatore deve essere costantemente seguito da bordo di un mez-zo nautico da almeno una persona pronta ad interveni-re in casi di emergenza; per

ogni circostanza deve esservi a bordo del mezzo stesso u-na cima di lunghezza suffi-ciente a recuperare il pesca-tore subacqueo.

Di fondamentale impor-tanza sono anche le disposi-zioni riguardanti le segnala-zioni: infatti il subacqueo in immersione ha l’obbligo di segnalarsi con un galleg-giante recante una bandiera rossa con striscia diagonale bianca, visibile ad una di-stanza non inferiore a 300 metri; se il subacqueo è ac-compagnato da mezzo nauti-co di appoggio, la bandiera deve essere issata sul mezzo nautico.

Infine, si ricordano i limiti individuali di pesca giorna-liera che sono pari a massi-mo 5 kg. complessivi tra pe-sci, molluschi e crostacei (salvo il caso di un singolo pesce di peso superiore) e che è vietato commercializ-zare il pescato.

Si ricorda infine che, in caso di emergenza in ma-re, il numero da contattare è il numero blu 1530 della Guardia Costiera (gratuito sul tutto il territorio nazio-nale e attivo H 24 tutti i gior-ni dell'anno) oppure il Nume-ro Unico d’Emergenza 112.

A cura dell’Ufficio Locale Marittimo di Lerici

Consigli per la pesca subacquea sportiva

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LERICI IN… - agosto 2019 Pagina 11

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Siamo ormai in estate, e per questo voglio riproporvi la storia di una pietanza dalla cucina popolare, con-nubio tra terra e mare, dove si può ritrovare il piacere di un tipico piatto appetitoso, profumato, fresco e di facile e immediata preparazione. Uno di quei piatti di cui è ricca la nostra cucina tradi-zionale. La medesima vivan-da è conosciuta con il nome di caponada e, nella confi-nante Toscana, con quello di panzanella.

Noi lericini, come tutta la gente di Liguria, protesi al mare ma con i piedi ben af-fondati nella terra e nelle sue tradizioni, lo ricordiamo an-che con il nome di supa de galèa, “zuppa di galera”, perché probabilmente è ri-masta nella memoria orale, in quanto usata sulle navi, le galee genovesi, dove si pre-stava ad una semplice pre-parazione, a un basso costo e utile per prevenire lo scor-buto. Non se ne esclude l’uso neppure nelle prigioni, anch’esse denominate, nel dialetto, galee, dove, per gli occupanti, non necessaria-mente veniva valorizzato co-me piatto estivo e rinfrescan-te. Per definizione la capona-ta, così come noi la cono-

sciamo, è cibo tipicamente marinaresco ma ben affer-mato sul territorio, consi-stente in una base di gallette inzuppate in acqua, strizzate e condite con olio, un pizzico di sale e aceto.

Questo è tutto vero, tran-ne l’origine della vivanda. In realtà il piatto trova una sua collocazione in luoghi diversi e in tempi antecedenti a quelli a noi noti: nel vocabo-lo latino caupona. Il vocabo-lo stava ad indicare, a quel tempo, una taverna o una osteria, una sorta di area di servizio che andò a costituire una rete privata di ristoro lungo le strade romane. Oggi potremo paragonarlo ad una specie di autogrill. Nelle cau-ponae, spesso considerate equivoche e malfamate, fre-quentate anche da malfattori e prostitute, si ricorreva per la conservazione dei cibi alla salatura e all'affumicatura.

In quel tipo di locali, non si proponevano piatti raffina-ti, e solitamente le portate preparate e servite avevano come ingrediente di base qualche tipo di verdura; tale preparazione, che doveva es-sere tanto comune da non avere neppure un nome pro-prio e da risultare, come di-remo noi, alimento da ta-verna, per potersi conserva-

re e, perché no, per essere più saporita, necessitava del-l’uso dell’aceto. Per chi non lo conosce la caponada, è un piatto per completare la spensieratezza dell’estate, per gli altri la rivisitazione della nostra cucina dimenticata.

Il piatto è diffuso in buona parte delle regioni italiane con nomi e ingredienti diver-si: oltre al pane raffermo o alle gallette bagnate nell’a-cqua e sbriciolate: il pomo-doro maturo a pezzettini che, ovviamente, era ancora sco-nosciuto al tempo dei latini e delle galee e che, al tempo, era sostituito da una verdura diversa; il pomodoro, infatti, diviene noto come alimento solo nel tardo Settecento.

La ricetta, inoltre, prevede acciughe diliscate sotto sale, olive in salamoia, capperi, olio, aceto, sale e una ab-bondante spolverata di ori-gano. Può essere arricchita con mosciame, tonno, uova sode e oggi, chi più ne ha, più ne metta!

Sicuramente una pietanza fresca, gradevole e sbrigati-va, visto che gli ingredienti non necessitano di laboriose preparazioni e che i sapori sono immediatamente rico-noscibili dal palato e quindi facilmente dosabili nel loro insieme.

Gino Cabano

Un piatto estivo: la “caponada” e le sue origini

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I Fridays For Future, i “Venerdì per il futuro” (FFF), sono una realtà a livello pla-netario che sta mettendo ra-dici anche da noi. Più che una protesta sono una testi-monianza, un atto di resi-stenza passiva per indurre l’opinione pubblica mondiale a prendere consapevolezza d’essere sull’orlo di un bara-tro con i suoi comportamenti suicidi basati sul “tutto e subito”, d’essere una “civiltà” il cui “usa e getta” include fatalmente anche il futuro dell’umanità e del pianeta.

Qualche “scienziato” li ha definiti “gretini” questi ado-lescenti (perché di giovani e giovanissimi soprattutto si tratta), idealisti com’è bello e giusto che tutti i ragazzi sia-no e come sarebbe bello e giusto che rimanessero an-che i cosiddetti adulti. Cosa vogliono? Semplicemente vivere e far vivere.

Moni Ovadia da decenni ci ammonisce sulla filosofia economica che ci schiavizza con i suoi imperativi «nasci, produci, consuma, crepa». Ma ora non è più una voce isolata in un mondo sempre più starnazzante. FFF si au-todefinisce “un'organizzazio-ne dirompente, pacifica e si-

lenziosa”. L’impatto sta nella determinazione di questi stri-kers, “attaccanti”, e nel loro numero, in costante cresci-ta. La rivoluzione è di costu-me, contro una “vita como-da”, cioè autolesionista, mio-pe ed egocentrica. È il Ses-santotto del Terzo Millen-nio. Esattamente mezzo se-colo dopo, l’ultima genera-zione del momento ci riprova a prendere in mano le sorti della società.

Allora in chiave sociolo-gica, oggi ecologica.

Che non è poi troppo di-verso. È un rifiutare una cultura che massifica, un destino preconfezionato. I rumorosi nonni, figli dei fiori e padri delle canne, hanno lasciato, come in un’impron-ta genetica, una romantica voglia di buttare all’aria i ca-stelli di carta costruiti appo-sta perché vi abitassero som-messamente, come uno ster-minato esercito di minuscoli robot. Anche i “gretini” d’oggi gridano con la loro sola pre-senza la propria voglia di proclamare che “il re è nu-do”, come a dire: questa è una società malata, in crisi di valori e noi rivendichiamo il nostro diritto a rifiutarla e a costruircene una migliore. Se vogliamo sottolineare al-

cune differenze tra il movi-mento di ieri e quello di oggi, possiamo dire che il Sessan-totto si lasciò troppo politi-cizzare, esaurendo così mol-to rapidamente la sua spinta propulsiva idealistica; men-tre FFF tende ancora, per fortuna, a sottrarsi alla dia-lettica dell’imbrigliamento i-deologico. Il Sessantotto fu in aperta ribellione ai padri, il “Duemiladiciotto” vuole coinvolgerli, chiamandoli in causa. FFF presenta alla ge-nerazione dei genitori un conto salato: dite che ci ave-te messo al mondo per amo-re, ma ci avete di fatto infila-ti in un’incubatrice che è u-na camera a gas.

E allora: coraggio, ragazzi. Avanti! Perché il re è nudo davvero …

M. Luisa Eguez

Chi la pensa come Greta Thunberg è un “gretino”?

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LERICI IN… - agosto 2019 Pagina 13

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Nel giornale del mese scorso abbiamo co-minciato a raccontare le prodezze di Carò, al secolo Dino D’Antoni (1917-1953) e continuia-mo in questo numero pubblicando il seguito dell’articolo apparso nel 2007 su “’r Bati-Bati” a firma anonima.

All’epoca si correvano le corse nei sacchi che, come è noto, erano disputate da perso-ne infilate fino alla vita dentro ad un sacco per cui dovevano correre saltabeccando co-me canguri. In questo sport Carò eccelleva e per questa ragione, in un memorabile giorno dei primi Anni ’50, fu scelto come rappre-sentante del paese per disputare una vera gara podistica senza sacco da San Terenzo a Lerici e ritorno.

In vista dell’importante evento Carò fu sottoposto ad un attento training che consi-steva nell’impartirgli lezioni di tattica. Quel-la prescelta dagli esperti era la seguente. L’atleta doveva rimanere tra i migliori fino al ritorno quando, nei pressi di “Gregoretti”, oggi Villa Belvedere, Carò avrebbe dovuto piazzare il rush finale che sicuramente a-vrebbe stroncato tutti i rivali.

Carò non era mai stato a scuola e nessu-no riusciva a farlo star fermo per più di trenta secondi; fu indotto ad ascoltare gli ammaestramenti grazie alla continua offerta di “popolari” che venivano consumate con straordinaria rapidità a dimostrazione del-l’ottimo stato del sistema cardio-circolatorio dell’atleta. Le sigarette furono acquistate mediante una colletta fra gli appassionati. Carò diede chiari segni di aver assimilato la tattica osservando gli allenatori con il suo sguardo opaco e scuotendo il testone in se-gno di assenso.

Arrivato il giorno fatidico e dato il via, Ca-rò partì come una fucilata tanto che stava già valicando il “Monteto”, oggi Punta Pertu-so, quando gli altri erano ancora alla curva del Colombo, oggi Punta Marigola.

Arrivò dopo due ore fra lo sgomento e lo stupore di coloro che si erano attardati alla Marina, ansimando e sputacchiando. Alcuni sostennero che Carò non si fosse reso affat-to conto di essere giunto a Lerici, dove pare non fosse mai stato, e che si fosse inoltrato in direzione di Tellaro. Si trattò probabil-mente di una malignità!

Alla morte della madre e della sorella, Ca-rò divenne ingovernabile e rimase totalmen-te privo di mezzi di sussistenza per cui fu ricoverato in ospizio dove, privato della sua amata ed indispensabile libertà, s’intristì e morì dopo poco tempo. Era il 18 ottobre 1953. La gente, priva di una figura a cui si era abituata, si sentì più sola ed avvertì la mancanza di un essere stralunato che era solito avvicinarla per chiedere, indipenden-temente dall’età, dal sesso e dall’irrilevante circostanza che fosse o meno fumatore: “Te me la dè na sigareta?” (fine) Anonimo ST

Il regno di Carò a San Terenzo (2)

La Marina di San Terenzo Anni ’50

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LERICI IN… - agosto 2019 Pagina 14

Studiando la lingua italia-na è possibile incontrare un ossimoro nella poesia e nel-la letteratura. E anche se alcuni ossimori sono entrati nell’uso comune giornaliero della nostra lingua come co-pia originale, libertà con-dizionata, scommessa si-cura, ecc., gli studenti di ita-liano non riescono a capirne il significato nemmeno se li leggono con attenzione.

Cos’è un ossimoro? Un ossimoro è una figura

retorica priva di senso logico usata nella letteratura per attirare l’attenzione del letto-re o per evocare emozioni, sentimenti e sensazioni par-ticolari. Quindi, il loro signi-ficato non è comprensibile a molti studenti in quanto è fondato sull’approccio di due concetti di per sé opposti l’uno con l’altro. La parola ossimoro deriva dal greco ὀξύμωρον, oxýmoron, e si pronuncia òssimoro. Il termi-ne nasce dall’unione delle parole oxýs e moros, che si-gnificano rispettivamente “acuto” e “stolto, folle”.

Un ossimoro esprime qual-cosa che non esiste in una parola o rafforza un concetto specifico, e consiste nell’acco-

stamento di due termini di senso contrario o in forte an-titesi tra loro che nascondo-no un significato da inter-pretare. Alcuni esempi sono: gioioso è ‘l morire ne La dolce vista e ’l bel guardo so-ave di Cino da Pistoia. Mo-rire è triste e non gioioso, per cui l’abbinamento dei due concetti gioia e morte dal punto di vista logico si escludono a vicenda. Il poeta si trova lontano dalla sua Pistoia, in esilio per ragioni politiche e piange la lonta-nanza della sua amata. Aver perduto la visione della sua donna, dei suoi occhi, gli fa desiderare la morte, gioioso è l’morire. Il poeta non riesce a trovare conforto e il ricordo di lei lo strazia, lo immerge in uno sconfinato dolore.

Un altro famoso ossimoro è la frase ghiaccio bollente, un’espressione che si riferi-sce all’atteggiamento di una donna apparentemente fred-da ma allo stesso tempo molto intrigante e seducente.

Questo ossimoro è stato creato da Alfred Hitchcock, detto il maestro del brivido, per sottolineare la gelida bel-lezza e la sensualità della principessa Grace Kelly che sprigionava dal grande

schermo, e che Hitchcock considerò la sua musa ispi-ratrice.

Ghiacci ardenti è un al-tro ossimoro creato da Fa-brizio Caramagna che tro-viamo nella sua frase: Nella vita ho incontrato persone che erano dei ghiacci arden-ti. E altre che erano dei vul-cani freddi.

Silenzio eloquente o si-lenzio assordante, questa espressione significa che spesso il silenzio dice o fa capire più di molti lunghi e vani discorsi. Si legge che Luigi Pirandello accettò il Premio Nobel in un silenzio assordante l’8 novembre del 1934, quando lo scrittore fu insignito del premio Nobel per la letteratura con le mo-tivazioni: “Per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e tea-trale”. Pirandello accettò il Premio senza un discorso ufficiale dopo la consegna del Premio. Su questo An-drea Camilleri disse: “Prefe-rì tacere perché parlando avrebbe dovuto fare riferi-mento al fascismo, a Musso-lini. Tacque per prenderne le distanze”.

Ugo Foscolo, nel sonetto “Alla sera” inserì un capola-

(Continua a pagina 15)

Gioioso è ‘l morire: l’ossimoro ci aiuta a capire?

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LERICI IN… - agosto 2019 Pagina 15

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voro di ossimoro, nulla eter-no. Il tema del sonetto è lo stato d’animo del poeta, che turbato e stanco attende la sera, simbolo di quieta mor-te. Il nulla eterno è la morte stessa, di come la morte pos-sa cambiare i rapporti di vita delle persone in brevissimo tempo, e di come essa possa essere portatrice di pace in-teriore. Foscolo inizia questa sua riflessione con un avver-bio di dubbio (forse) e vede nella morte la fine delle sue sofferenze. Sotto il sonetto

Alla sera: Forse perché della fatal quïete Tu sei l’imago a me sì cara, vieni, O sera! E quando ti corteggian liete Le nubi estive e i zeffiri sereni, E quando dal nevoso aere inquiete Tenebre e lunghe all’universo meni, Sempre scendi invocata, e le secrete Vie del mio cor soavemente tieni. Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme Delle cure, onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

La figura retorica domi-nante nel XXXIII canto del Paradiso, terza cantica della Divina Commedia di Dante, risulta l’ossimoro “Vergine

madre figlia del tuo figlio”. Il canto contiene in sé un ossimoro (vergine madre) e un paradosso (figlia del tuo figlio) che lo rendono poeti-camente immenso e comuni-cativamente affascinante.

La terza delle cantiche della Divina Commedia è dif-ficilissima anche per gli stu-denti italiani, quindi possia-mo immaginare quando lo possa essere per gli studenti stranieri.

Nella poesia italiana gli os-simori sono frequenti. Gran-di poeti come Leopardi ne fanno uso per indicare con-cetti particolarmente profon-di, e per creare effetti stilisti-ci inusuali. In una delle poe-sie più famose di Giacomo Leopardi, l’Infinito, trovia-mo la frase “E ‘l naufragar m’è dolce in questo mare” che esprime una sensazione di paradosso. Naufragare nel mare non è affatto dolce, perciò il poeta usa una me-tafora per descrivere il suo smarrimento. La poesia ri-flette lo stato d’animo del poeta; un uomo che si ritro-va alla deriva.

Altri poeti e ossimori: in Giovanni Pascoli troviamo lucida follia o tacito tumul-to. Lucida follia, descrive il comportamento di una per-

sona che agisce da folle pur essendo in piena lucidità mentale; in Niccolò Cusano leggiamo dotta ignoranza; nell’opera il canzoniere di Petrarca troviamo paradossi sull’amore o viva morte o dilettoso male; in Montale l’ossimoro dolcezza inquie-ta nella “e piove nel petto una dolcezza inquieta”; in Manzoni troviamo provvida sventura (una sventura man-data dalla Provvidenza); in Lettera alla madre di Quasi-modo gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve.

E poi ci sono anche altri ossimori comuni come illu-stre sconosciuto che indica una persona ignota in cerca di conquistare la fama, op-pure chi diventa improvvisa-mente famoso.

Un morto vivente descri-ve una persona priva di per-sonalità. L’espressione di-sgustoso piacere può de-scrivere il disgustoso piacere provato da una persona mentre fa soffrire altri. L’insostenibile leggerezza dell’essere è il titolo di un famoso libro di Milan Kun-dera. Caos Calmo invece è il titolo di un film di Antonel-lo Grimaldi. Questo piccolo grande amore, è una canzo-

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Page 16: LERICI IN · Usa l’alfabeto fonetico NATO L’inglese è una lingua piena di omofoni, ossia pa-role che si pronunciano nello stesso modo ma hanno si-gnificati diversi.

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ne di Claudio Baglioni. Convergenze parallele,

invece è una frase storica dello statista Aldo Moro che voleva significare la possibili-tà di far convergere le paral-lele politiche di sinistra e centro.

Per concludere, una figura retorica è utilissima per au-mentare la comprensione comunicativa dei testi e a coinvolgere percettivamente il lettore.

Filomena Fuduli Sorrentino La Voce di New York 9 giu.2019

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Toponimi di Lerici e dintorni

Altri riferimenti sull’argomento in Lerici in 9/2016, 1/2017, 2/2017, 4/2017

Rimembranza (Parco e via): è un vocabolo romanti-co che indica il ricordo inte-so come rievocazione, me-moriale di persone e fatti, senso della consapevolezza d'appartenere a un luogo e alla sua storia.

Revellino: il termine “revellino” o “rivellino” indica un tipo di fortificazione po-sta a ridosso di una maggio-re, in genere davanti alle porte, per rafforzarne la dife-sa. Nel caso di Lerici il revel-lino è a protezione della por-ta originaria del suo castello e difatti “Via del Revellino” ne è proprio situata ai piedi.

Portesone e Partesela: sono due sinonimi correlati nell’ipotesi di “Partesone” col significato di “grande man-so” e “Partesella” nel senso di “piccolo manso”; il manso nell'economia medievale è un appezzamento di terreno abbastanza grande da nutri-re un'intera famiglia che a-veva l'obbligo di pagare un affitto in denaro, devolvere una parte del raccolto e pre-stare dei servizi gratuiti al signore proprietario di quelle terre. Le varianti del toponi-mo Portesone contenute nel Codice Pelavicino (Portasono, Portexono, Portexoni, Porte-sione, Portisione, Portessone ecc...) però in genere si avvi-cinano molto di più al signi-ficato di “porta, accesso”. (segue)

Maria Luisa Eguez