L’emergenza rifiuti trasforma la protesta politica in ... · MESSAGGERO SARDO Le foto sono...

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13 Primo Piano IL MESSAGGERO SARDO L e foto sono comparse su tutti i giornali del mondo, le immagini sui principali canali televisivi: Napoli e i comuni contermini sono letteralmente invasi da cumuli di rifiuti. È una vergogna che avrà pesanti ripercussioni sulla nostra economia, dato l’inevitabile calo di turisti nel nostro Paese. La situazione si trascina da 14 anni, i commissari si susseguono a ritmo (l’ultimo è l’ex capo della polizia Di Gennaro, che ha sostituito Bertolaso), ma l’emergenza si aggrava di giorno in giorno. Perché? Dietro questo disastro c’è tutta una serie di appalti e subappalti diversificati, pulizia delle strade, raccolta, trasporto e smaltimento. L’”Asia spa”, l’azienda comunale appositamente costituta nel 2000, non possiede né discariche né impianti di smaltimento e deve giocoforza rivolgersi al altre ditte, cui, spesso, l’attuale situazione sta bene, E dire che, secondo uno studio di Mediobanca, il cittadino di Brescia paga per i servizi di igiene urbana tra i 40 e i 50 euro l’anno, quello di Napoli oltre 110 euro. Ma, a prescindere da tutto ciò, la situazione campana è al collasso e il Governo cerca rimedi urgenti. Per questo Romano Prodi, presenti i ministri Artuto Parisi, Giuliano Amato, Alfonso Pecorario Scanio e il sottosegretario Enrico Letta, ha convocato lo scorso gennaio a Palazzo Chigi tutti i presidenti delle Regioni e ha fatto loro un discorso semplice: per superare questa terribile crisi è necessario che tutta la nazione se ne faccia carico, provvedendo a smaltire una quota di rifiuti secondo la propria capacità. In nome di una solidarietà dovuta, se non altro perché sancita dalla Costituzione, non da Prodi (anche noi esportiamo in altre regioni i rifiuti nocivi che non siamo in grado di smaltire: 475 mila tonnellate di prodotti tossici e 50 mila di scorie pericolose) la Sardegna, per prima, ha detto sì, seguita poi da quasi tutte le altre regioni. “Non è vero – ha dichiarato il presidente Renato Soru al Corriere della sera – che la nostra sia stata la sola Regione ad accettare i rifiuti campani. È vero invece che i rappresentanti delle altre Regioni sono stati prudenti, mentre io ho detto subito sì. Tutti parlavano di un tavolo tecnico, di valutazioni da compiere, qualcuno di responsabilità. Ma quando c’è uno che annega, una casa che brucia, prima si salvano le persone, poi si pensa al resto”. Ci sono da smaltire centomila tonnellate di rifiuti, e tutte le regioni devono farsi carico di una loro parte: la Sardegna si è impegnata a ricevere un massimo di diecimila tonnellate, lo 0,1 per cento della propria produzione annua. Ne ospiterà meno dell’Abruzzo (quindicimila tonnellate), mentre Lombardia, Veneto e Umbria hanno dovuto respingere la proposta per motivi tecnici. Chi ha interesse a farlo gioca coi numeri e paventa catastrofi ecologiche. Si lascia intendere che le strade delle città sarde verranno invase dai rifiuti di Napoli, che le discariche non potranno più accogliere i rifiuti prodotti dai sardi e che l’emergenza si sposterà dalla Campania alla Sardegna, trascurando di spiegare che quei rifiuti verranno smaltiti a Macchiareddu senza problemi. Tutti alibi per riscaldare gli animi e far la guerra a Soru. Il Centrodestra si scatena e chiede ai sindaci di Olbia e di Cagliari (entrambi di Forza Italia) di evitare che i tir escano dalla zona portuale, dimenticando che il governo Berlusconi aveva in animo il progetto, poi fallito, di smaltire in Sardegna addirittura le scorie nucleari. Preceduta da ferocissime polemiche, la prima nave, la grigia “Italoro three”, è arrivata al porto canale di Cagliari il 10 gennaio scorso. Ad attenderla alcune centinaia di persone, decise a impedire lo sbarco della “monnezza”. In un innaturale, tacito patto, ci sono gli indipendentisti dell’Irs e di Sardigna natzione (respingono lo Stato, e quindi i suoi rifiuti), ci sono gli estremisti di Azione giovani, ci sono parlamentari e consiglieri regionali del centrodestra, accomunati nell’ostilità nei confronti della giunta regionale e dell’immondizia. E c’è, avvolto nella fascia tricolore, il vicesindaco Maurizio Onorato. “Sono qui – ha detto – per notificare l’ordinanza del 2006 che vieta il transito dei rifiuti prodotti fuori della Sardegna”. Ma contro un provvedimento urgente del governo non c’è ordinanza comunale che tenga. Per alcune ore la nave porta-conteiner ha dovuto sostare in rada, perché i ragazzi di estrema destra le avevano organizzato intorno un carosello di gommoni. Infine, alle 18.30, la nave si è affiancata alla banchina. I portelloni, però, sono rimasti sbarrati perché un muro umano lo ha impedito. Il vociare era assordante: l’ex presidente della Regione Mauro Pili sventolava il suo tesserino di parlamentare, mentre qualcuno provvedeva a mollare le cime di ormeggio, sfilandole dalle bitte cui erano state ancorate. La polizia non poteva non intervenire, lacrimogeni e manganelli. Pili ha accusato un funzionario di polizia, che nel tafferuglio aveva spintonato, di averlo colpito con una testata; Gavino Sale è caricato su un cellulare, ma, durante il tragitto verso la questura, infrange a calci un vetro e rocambolescamente evade per tornare nel teatro degli scontri. Poi, verso le 23, tra le urla dei manifestanti, sbarcano i tir: sono 22 e, scortati da un fitto cordone di forze dell’ordine, raggiungono la struttura del Tecnocasic. Hanno trasportato 500 tonnellate di immondizia: i potenti impianti di Macchiareddu se li divorano in un paio d’ore. Ciò nonostante gli avversari – e anche qualche alleato – hanno contestato a Soru di aver preso quella decisione in perfetta solitudine, senza consultare nessuno e il presidente della Regione ha così risposto nella conferenza stampa del giorno successivo: “Non ho agito come il signor Soru, ma come presidente della Regione nell’esercizio delle responsabilità istituzionali. Saranno poi i cittadini a giudicare se ho fatto bene o ho fatto male”. Ma, se quella del 10 gennaio è stata una giornata altamente drammatica, ma una giornata di protesta, il peggio doveva ancora avvenire. È successo la notte successiva: mobilitate dal tam-tam degli sms (rilanciati da TV e radio pubbliche e private), alcune centinaia di giovani di tutte le estrazioni sociali e politiche (le t-shirt col faccione di Alessandra Mussolini a fianco di quelle con l’immagine di Che Quevara) si sono ritrovate, intorno alle 23, nei pressi della casa del presidente Soru, davanti alla basilica di Bonaria. Erano tanti, e tra essi c’erano molti ultras del Cagliari. Sconvolts (molti dei quali non sanno neanche chi sia Soru) ma sono nemici delle curve del Napoli: si odiano da quando, nel 1991, la compagine sarda fece lo spareggio per la promozione in A proprio al Vomero e i supporters campani fecero un tifo infernale per il Piacenza, che poi passò. Da allora, per gli extraparlamentari del tifo sportivo, odio mortale per tutto ciò che è napoletano, spazzatura compresa. Sono stati loro, gli ultras rossoblu, a scatenare la guerriglia. Approfittando della scarsa presenza di uomini delle forze dell’ordine (soltanto una trentina di agenti davanti a casa Soru) i teppistelli, volti coperti dalle sciarpe e dai passamontagna, sono andati alla carica, dando vita a scene che Cagliari non ha mai conosciuto. Lanci di pietre, di biglie metalliche e di sacchetti di rifiuti, prelevati dai vicini cassonetti, al di là del muro di cinta della casa del presidente, confondendo in maniera criminale, l’attività politica con la vita privata. Poi sono arrivati i rinforzi di polizia ed è stata battaglia: manganelli e lacrimogeni no fermano l’onda d’urto dei manifestanti: sassaiola e danni dappertutto: la scalinata che porta alla basilica rovinata per impossessarsi di pietre da tirare contro gli agenti. Aggrediti un operatore della Rai e un fotografo dell’Unione sarda. A poco a poco i facinorosi sono costretti a indietreggiare e a scendere precipitosamente giù per le scale. La guerriglia si trasferisce in viale Diaz, dove viene divelto il grande gazebo dell’albergo Mediterraneo. Tra i cassonetti in fiamme e quelli sospinti sull’asfalto, il traffico nel viale va completamente in tilt, senza l’ombra di un vigile urbano a controllarlo. Passa una signora che, con la sua “500”, si dirige verso casa. Una pietra vagante le frantuma il parabrezza e la ferisce violentemente alla testa. Polizia e carabinieri sono costretti agli straordinari, ma alla fine, a tardissima ora, la spuntano e trascinano in questura una trentina di manifestanti, tra cui anche alcuni politici. Quattro ragazzi restano in cella per resistenza a pubblico ufficiale. L’indomani un episodio ancora, se possibile, più sconvolgente: messa in allarme da una telefonata anonima la polizia arresta altri due ragazzi legati al gruppo degli Sconvolt, che pure hanno preso le distanze dagli eventi della notte precedente: preparavano due bottiglie Molotov da lanciare contro la casa di Soru. L’opinione pubblica è sconcertata, mentre al presidente della Regione giungono infiniti attestati di solidarietà, tra cui quelli di Walter Veltroni, di Fausto Bertinotti e dell’arcivescovo Giuseppe Mani. Scalpore, poi, per le dichiarazioni del questore di Cagliari: “Qualcuno ha pagato i teppisti violenti che si sono uniti a pacifici manifestanti per creare incidenti. A dimostrarlo è come ha agito un manipolo di mascalzoni, molti dei quali già conosciuti per le azioni teppistiche dentro e fuori dello stadio”. La polizia ne è convinta: niente è avvenuto per caso, ma l’azione è stata concertata. C’è un grande vecchio che ha agito nell’ombra? A parere del questore, che il giorno seguente ribadisce le sue accuse, sì, ma sulla sua identità si possono fare soltanto congetture. Poi, finalmente, si torna alla quiete normale di questa sonnacchiosa città. I politici, alcuni l’hanno fatta grossa, si ritirano e a contestare in maniera urbana l’arrivo di altre due navi, ci sono, soltanto alcune decine di indipendentisti Tra tante notizie non certo liete, una quasi comica: “Sta arrivando una nave con i rifiuti al porto di Olbia”. Il comitato anti-spazzatura si mobilita, tutti sulla banchina, in testa il sindaco Giovannelli che proclama “Faremo le barricate!”. La nave arriva, ma contiene soltanto derrate alimentari. G.Z. L’emergenza rifiuti trasforma la protesta politica in squadrismo fascista Scene di guerriglia urbana a Cagliari – Assalto alla casa del presidente della Regione Soru reo di aver manifestato la solidarietà dei sardi accettando di smaltire nell’Isola una piccola quota dei rifiuti campani Foto di Mario Rosas

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13Primo PianoILMESSAGGEROSARDO

Le foto sono comparse su tutti i giornali del mondo, leimmagini sui principali canali televisivi: Napoli e i

comuni contermini sono letteralmente invasi da cumuli dirifiuti. È una vergogna che avrà pesanti ripercussionisulla nostra economia, dato l’inevitabile calo di turisti nelnostro Paese. La situazione si trascina da 14 anni, icommissari si susseguono a ritmo (l’ultimo è l’ex capo dellapolizia Di Gennaro, che ha sostituito Bertolaso), mal’emergenza si aggrava di giorno in giorno. Perché? Dietroquesto disastro c’è tutta una serie di appalti e subappaltidiversificati, pulizia delle strade, raccolta, trasporto esmaltimento. L’”Asia spa”, l’azienda comunaleappositamente costituta nel 2000, non possiede nédiscariche né impianti di smaltimento e deve giocoforzarivolgersi al altre ditte, cui, spesso, l’attuale situazione stabene, E dire che, secondo uno studio di Mediobanca, ilcittadino di Brescia paga per i servizi di igiene urbana trai 40 e i 50 euro l’anno, quello di Napoli oltre 110 euro. Ma, a prescindere da tutto ciò, la situazione campana è alcollasso e il Governo cerca rimedi urgenti. Per questoRomano Prodi, presenti i ministri Artuto Parisi, GiulianoAmato, Alfonso Pecorario Scanio e il sottosegretario EnricoLetta, ha convocato lo scorso gennaio a Palazzo Chigi tuttii presidenti delle Regioni e ha fatto loro un discorsosemplice: per superare questa terribile crisi è necessarioche tutta la nazione se ne faccia carico, provvedendo asmaltire una quota di rifiuti secondo la propria capacità. In nome di una solidarietà dovuta, se non altro perchésancita dalla Costituzione, non da Prodi (anche noiesportiamo in altre regioni i rifiuti nocivi che non siamo ingrado di smaltire: 475 mila tonnellate di prodotti tossici e50 mila di scorie pericolose) la Sardegna, per prima, hadetto sì, seguita poi da quasi tutte le altre regioni. “Non èvero – ha dichiarato il presidente Renato Soru al Corrieredella sera – che la nostra sia stata la sola Regione adaccettare i rifiuti campani. È vero invece che irappresentanti delle altre Regioni sono stati prudenti,mentre io ho detto subito sì. Tutti parlavano di un tavolotecnico, di valutazioni da compiere, qualcuno diresponsabilità. Ma quando c’è uno che annega, una casache brucia, prima si salvano le persone, poi si pensa alresto”. Ci sono da smaltire centomila tonnellate di rifiuti, etutte le regioni devono farsi carico di una loro parte: laSardegna si è impegnata a ricevere un massimo didiecimila tonnellate, lo 0,1 per cento della propriaproduzione annua. Ne ospiterà meno dell’Abruzzo(quindicimila tonnellate), mentre Lombardia, Veneto eUmbria hanno dovuto respingere la proposta per motivi

tecnici. Chi ha interesse a farlo gioca coinumeri e paventa catastrofi ecologiche. Silascia intendere che le strade delle cittàsarde verranno invase dai rifiuti di Napoli,che le discariche non potranno più accoglierei rifiuti prodotti dai sardi e che l’emergenzasi sposterà dalla Campania alla Sardegna,trascurando di spiegare che quei rifiutiverranno smaltiti a Macchiareddu senzaproblemi. Tutti alibi per riscaldare gli animie far la guerra a Soru. Il Centrodestra siscatena e chiede ai sindaci di Olbia e diCagliari (entrambi di Forza Italia) di evitareche i tir escano dalla zona portuale,dimenticando che il governo Berlusconiaveva in animo il progetto, poi fallito, dismaltire in Sardegna addirittura le scorienucleari. Preceduta da ferocissime polemiche, la primanave, la grigia “Italoro three”, è arrivata alporto canale di Cagliari il 10 gennaio scorso.

Ad attenderla alcune centinaia di persone, decise aimpedire lo sbarco della “monnezza”. In un innaturale,tacito patto, ci sono gli indipendentisti dell’Irs e diSardigna natzione (respingono lo Stato, e quindi i suoirifiuti), ci sono gli estremisti di Azione giovani, ci sonoparlamentari e consiglieri regionali del centrodestra,accomunati nell’ostilità nei confronti della giuntaregionale e dell’immondizia. E c’è, avvolto nella fasciatricolore, il vicesindaco Maurizio Onorato. “Sono qui – hadetto – per notificare l’ordinanza del 2006 che vieta iltransito dei rifiuti prodotti fuori della Sardegna”. Macontro un provvedimento urgente del governo non c’èordinanza comunale che tenga. Per alcune ore la nave porta-conteiner ha dovuto sostarein rada, perché i ragazzi di estrema destra le avevanoorganizzato intorno un carosello di gommoni. Infine, alle18.30, la nave si è affiancata alla banchina. I portelloni,però, sono rimasti sbarrati perché un muro umano lo haimpedito.Il vociare era assordante: l’ex presidente della RegioneMauro Pili sventolava il suo tesserino di parlamentare,mentre qualcuno provvedeva a mollare le cime diormeggio, sfilandole dalle bitte cui erano state ancorate.La polizia non poteva non intervenire, lacrimogeni emanganelli. Pili ha accusato un funzionario di polizia, chenel tafferuglio aveva spintonato, di averlo colpito con unatestata; Gavino Sale è caricato su un cellulare, ma,durante il tragitto verso la questura, infrange a calci unvetro e rocambolescamente evade per tornare nel teatrodegli scontri. Poi, verso le 23, tra le urla dei manifestanti,sbarcano i tir: sono 22 e, scortati da un fitto cordone diforze dell’ordine, raggiungono la struttura del Tecnocasic.Hanno trasportato 500 tonnellate di immondizia: i potentiimpianti di Macchiareddu se li divorano in un paio d’ore. Ciò nonostante gli avversari – e anche qualche alleato –

hanno contestato a Soru di aver preso quella decisione inperfetta solitudine, senza consultare nessuno e ilpresidente della Regione ha così risposto nella conferenzastampa del giorno successivo: “Non ho agito come il signorSoru, ma come presidente della Regione nell’esercizio delleresponsabilità istituzionali. Saranno poi i cittadini agiudicare se ho fatto bene o ho fatto male”. Ma, se quella del 10 gennaio è stata una giornataaltamente drammatica, ma una giornata di protesta, ilpeggio doveva ancora avvenire. È successo la nottesuccessiva: mobilitate dal tam-tam degli sms (rilanciati daTV e radio pubbliche e private), alcune centinaia digiovani di tutte le estrazioni sociali e politiche (le t-shirtcol faccione di Alessandra Mussolini a fianco di quelle conl’immagine di Che Quevara) si sono ritrovate, intorno alle23, nei pressi della casa del presidente Soru, davanti allabasilica di Bonaria. Erano tanti, e tra essi c’erano moltiultras del Cagliari. Sconvolts (molti dei quali non sannoneanche chi sia Soru) ma sono nemici delle curve delNapoli: si odiano da quando, nel 1991, la compagine sardafece lo spareggio per la promozione in A proprio al Vomeroe i supporters campani fecero un tifo infernale per ilPiacenza, che poi passò. Da allora, per gliextraparlamentari del tifo sportivo, odio mortale per tuttociò che è napoletano, spazzatura compresa.Sono stati loro, gli ultras rossoblu, a scatenare laguerriglia. Approfittando della scarsa presenza di uominidelle forze dell’ordine (soltanto una trentina di agentidavanti a casa Soru) i teppistelli, volti coperti dalle sciarpee dai passamontagna, sono andati alla carica, dando vita ascene che Cagliari non ha mai conosciuto. Lanci di pietre,di biglie metalliche e di sacchetti di rifiuti, prelevati daivicini cassonetti, al di là del muro di cinta della casa delpresidente, confondendo in maniera criminale, l’attivitàpolitica con la vita privata. Poi sono arrivati i rinforzi dipolizia ed è stata battaglia: manganelli e lacrimogeni nofermano l’onda d’urto dei manifestanti: sassaiola e dannidappertutto: la scalinata che porta alla basilica rovinataper impossessarsi di pietre da tirare contro gli agenti.Aggrediti un operatore della Rai e un fotografo dell’Unionesarda. A poco a poco i facinorosi sono costretti a indietreggiare e ascendere precipitosamente giù per le scale. La guerriglia sitrasferisce in viale Diaz, dove viene divelto il grandegazebo dell’albergo Mediterraneo. Tra i cassonetti infiamme e quelli sospinti sull’asfalto, il traffico nel viale vacompletamente in tilt, senza l’ombra di un vigile urbano acontrollarlo. Passa una signora che, con la sua “500”, sidirige verso casa. Una pietra vagante le frantuma ilparabrezza e la ferisce violentemente alla testa. Polizia ecarabinieri sono costretti agli straordinari, ma alla fine, atardissima ora, la spuntano e trascinano in questura unatrentina di manifestanti, tra cui anche alcuni politici.Quattro ragazzi restano in cella per resistenza a pubblicoufficiale.L’indomani un episodio ancora, se possibile, piùsconvolgente: messa in allarme da una telefonata anonimala polizia arresta altri due ragazzi legati al gruppo degliSconvolt, che pure hanno preso le distanze dagli eventidella notte precedente: preparavano due bottiglie Molotovda lanciare contro la casa di Soru. L’opinione pubblica èsconcertata, mentre al presidente della Regione giungonoinfiniti attestati di solidarietà, tra cui quelli di WalterVeltroni, di Fausto Bertinotti e dell’arcivescovo GiuseppeMani. Scalpore, poi, per le dichiarazioni del questore diCagliari: “Qualcuno ha pagato i teppisti violenti che sisono uniti a pacifici manifestanti per creare incidenti. Adimostrarlo è come ha agito un manipolo di mascalzoni,molti dei quali già conosciuti per le azioni teppistichedentro e fuori dello stadio”. La polizia ne è convinta: nienteè avvenuto per caso, ma l’azione è stata concertata. C’è ungrande vecchio che ha agito nell’ombra? A parere delquestore, che il giorno seguente ribadisce le sue accuse, sì,ma sulla sua identità si possono fare soltanto congetture.Poi, finalmente, si torna alla quiete normale di questasonnacchiosa città. I politici, alcuni l’hanno fatta grossa, siritirano e a contestare in maniera urbana l’arrivo di altredue navi, ci sono, soltanto alcune decine di indipendentisti Tra tante notizie non certo liete, una quasi comica: “Staarrivando una nave con i rifiuti al porto di Olbia”. Ilcomitato anti-spazzatura si mobilita, tutti sulla banchina,in testa il sindaco Giovannelli che proclama “Faremo lebarricate!”. La nave arriva, ma contiene soltanto derratealimentari.

G.Z.

L’emergenza rifiuti trasformala protesta politicain squadrismo fascistaScene di guerriglia urbana a Cagliari – Assalto alla casa del presidente dellaRegione Soru reo di aver manifestato la solidarietà dei sardi accettando di smaltirenell’Isola una piccola quota dei rifiuti campani

Foto di Mario Rosas