LE VICENDE DEL RIVESTIMENTO DELLA CUPOLA DEL PANTHEON · 2015. 9. 11. · compiuti dallo stagnaro...

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Il S. Girolamo dell'affresco (fig. 4), messo a confronto col suo omonimo della tavola rappre- sentante la Disputa sulla SS. Concezione (fig. I) è identico nel profilo, nell' espressione, nella forma dell'orecchio, nella barba compatta e piegata a semicerchio verso il petto, nelle vene turgide del collo. Il terreno arido e ondulato lo ritroviamo nel fondo della Trasfigurazione (fig. 3), ove il cielo ha le medesime nuvole e la stessa tonalità. La S. Caterina dell'oratorio riproduce le sembianze della Madonna della Concezione (fig. r) anche nei particolari del vestito' e nell'acconciatura dei capelli. Stabiliti questi elementi di contatto tra gli affreschi dell'oratorio e le tavole della chiesa di Santo Spirito, viene fatto di pensare anche ad un accostamento cronologico. Mi sem- bra però che negli affreschi il T oschi si mostri compositore più semplice e naturale, non cada nei ridicoli e grotteschi atteggiamenti dei Santi della Trasfigurazione(fig.3),raggiungaanzidignità e grandiosità non comuni nella serie delle figure dipinte a chiaroscuro, la cui altezza è di m. 1,65 circa. OnOARDO H. GIGLIOLI I) GIORGIO VASARI, Le vite, ecc., con nuove annota- zioni e commenti. Firenze, Sansoni: vol. V, 1880, pago 58, nota 2; VI, 1881, pago 8, nota I, 87, 281, 443, 658, nota 2; VII, 1881, pago 304, nota I j VIII, 1882, pago 619 (MELLINI, Descrizioni dell'apparato, ecc.). 2) Sir DOMENIC COLNAGHI, A dictionary oj fiorentine painters jrom the 13th to the 17th centuries, London 1928, pago 262, 263. 3) CARLO GAMBA, Nuove attribuzioni di ritratti in Bollettino d'Arte del Ministero della Pubblica Istruzione, novembre 1924. LE VICENDE DEL RIVESTIMENTO DELLA CUPOLA DEL PANTHEON S UL RIVESTIMENTO esterno della cupola del Pantheon (fig. I), formato di semilateres disposti a scala e ricoperti da uno strato di OpUS signinum,') posava originariamente uno splendido manto fiammeggiante di tegole di bronzo dorato. Ma nella sistematica spogliazione avvenuta nel Medioevo di tutto ciò che vi era di utilizzabile e specialmente di fondibile nei monumenti romani, .non poteva passare inosservata questa enorme quantità di ottimo bronzo; non valse che già nel 609 papa Bonifacio IV avesse consacrato l'antico tempio alla Vergine, ad impedire che Costanzo Il, quando venne a Roma nel 663, privasse la cupola di tutto il suo rivestimento metallico. Il Liber Pontificalis a) così ricorda la spogliazione: Il Sed et ecclesiam beatae Mariae ad Martyres, quae de tegulis aereis erat coo- perta, discoperuit ". Pose riparo a ciò nel secolo VIII papa Grego- rio III (731 -742), e il Pantheon ebbe di nuovo una copertura metallica, questa volta non più di bronzo dorato, ma più modestamente di piombo. Il Liber Pontificalis 3) tra le opere compiute da quel Papa ricorda che Il tectum vetusta caria demolitum purgare fecit ad purum et cum calce abundantissimo seu chartis plum- beis noviter restauravit II' Così ebbe origine quel rivestimento di piombo che tuttora riveste la cupola. Mancano del tutto notizie sulle vicende della cupola per moltissimi secoli, e dalI 'VIII dob- biamo giungere al XV secolo per sentirne di nuovo parlare. Dall' Infessura 4) sappiamo che la notte del IO settembre 1405 Il fu una gran tempesta di vento e di acqua per modo che molte tegole di piombo di S. Maria Rotonda cascarono II' La serie dei pontefici che restaurarono la copertura si apre con il nome di Martino V, del primo papa del Rinascimento. Il Liber Pontificalis 5) che ricorda tali lavori sembra far capire che più di un restauro si operò un vero e proprio rifacimento Il Sanctam Mariam Rotundam de novo de plumbo cooperiri fecit II' Eugenio IV, come è noto, rivolse partièolari ed amorose cure alla conservazione del Pantheon e fece demolire le case e le tettoie annidatesi nel portico del tempio; ma, a quanto ricorda il 3 I ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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  • Il S. Girolamo dell'affresco (fig. 4), messo a confronto col suo omonimo della tavola rappre-sentante la Disputa sulla SS. Concezione (fig. I) è identico nel profilo, nell' espressione, nella forma dell'orecchio, nella barba compatta e piegata a semicerchio verso il petto, nelle vene turgide del collo. Il terreno arido e ondulato lo ritroviamo nel fondo della Trasfigurazione (fig. 3), ove il cielo ha le medesime nuvole e la stessa tonalità. La S. Caterina dell'oratorio riproduce le sembianze della Madonna della Concezione (fig. r) anche nei particolari del vestito' e nell'acconciatura dei capelli. Stabiliti questi elementi di contatto tra gli affreschi dell'oratorio e le tavole della chiesa di Santo Spirito, viene fatto di pensare anche ad un accostamento cronologico. Mi sem-bra però che negli affreschi il T oschi si mostri

    compositore più semplice e naturale, non cada m~i nei ridicoli e grotteschi atteggiamenti dei Santi della Trasfigurazione(fig.3),raggiungaanzidignità e grandiosità non comuni nella serie delle figure dipinte a chiaroscuro, la cui altezza è di m. 1,65 circa. OnOARDO H. GIGLIOLI

    I) GIORGIO VASARI, Le vite, ecc., con nuove annota-zioni e commenti. Firenze, Sansoni: vol. V, 1880, pago 58, nota 2; VI, 1881, pago 8, nota I, 87, 281, 443, 658, nota 2; VII, 1881, pago 304, nota I j VIII, 1882, pago 619 (MELLINI, Descrizioni dell'apparato, ecc.).

    2) Sir DOMENIC COLNAGHI, A dictionary oj fiorentine painters jrom the 13th to the 17th centuries, London 1928, pago 262, 263.

    3) CARLO GAMBA, Nuove attribuzioni di ritratti in Bollettino d'Arte del Ministero della Pubblica Istruzione, novembre 1924.

    LE VICENDE DEL RIVESTIMENTO DELLA CUPOLA DEL PANTHEON

    SUL RIVESTIMENTO esterno della cupola del Pantheon (fig. I), formato di semilateres disposti a scala e ricoperti da uno strato di OpUS signinum,') posava originariamente uno splendido manto fiammeggiante di tegole di bronzo dorato. Ma nella sistematica spogliazione avvenuta nel Medioevo di tutto ciò che vi era di utilizzabile e specialmente di fondibile nei monumenti romani, .non poteva passare inosservata questa enorme quantità di ottimo bronzo; non valse che già nel 609 papa Bonifacio IV avesse consacrato l'antico tempio alla Vergine, ad impedire che Costanzo Il, quando venne a Roma nel 663, privasse la cupola di tutto il suo rivestimento metallico. Il Liber Pontificalis a) così ricorda la spogliazione: Il Sed et ecclesiam beatae Mariae ad Martyres, quae de tegulis aereis erat coo-perta, discoperuit ".

    Pose riparo a ciò nel secolo VIII papa Grego-rio III (731 -742), e il Pantheon ebbe di nuovo una copertura metallica, questa volta non più di bronzo dorato, ma più modestamente di piombo. Il Liber Pontificalis 3) tra le opere compiute da quel Papa ricorda che Il tectum

    vetusta caria demolitum purgare fecit ad purum et cum calce abundantissimo seu chartis plum-beis noviter restauravit II' Così ebbe origine quel rivestimento di piombo che tuttora riveste la cupola.

    Mancano del tutto notizie sulle vicende della cupola per moltissimi secoli, e dalI 'VIII dob-biamo giungere al XV secolo per sentirne di nuovo parlare. Dall' Infessura 4) sappiamo che la notte del IO settembre 1405 Il fu una gran tempesta di vento e di acqua per modo che molte tegole di piombo di S. Maria Rotonda cascarono II'

    La serie dei pontefici che restaurarono la copertura si apre con il nome di Martino V, del primo papa del Rinascimento. Il Liber Pontificalis 5) che ricorda tali lavori sembra far capire che più di un restauro si operò un vero e proprio rifacimento Il Sanctam Mariam Rotundam de novo de plumbo cooperiri fecit II'

    Eugenio IV, come è noto, rivolse partièolari ed amorose cure alla conservazione del Pantheon e fece demolire le case e le tettoie annidatesi nel portico del tempio; ma, a quanto ricorda il

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  • FIG. I - ROMA - PANTHEON: SEZIONE DELLA CUPOLA (Fot. Soprint., Roma)

    Biondo,6) curò anche la copertura della cupola: Il Pantheon stupendum fornicem tua, pontifex Eugenii, opera instauratum et chartis plumbeis alicubi deficienti bus coopertum tt.

    Si giunge così al 1451, anno dei grandi lavori di Nicola V, dei quali è ricordo eloquente nei numerosissimi bolli impressi nelle tegole plumbee. I bolli rotondi, stampati da un'unica matrice,7) recano lo stemma del papa attorno al quale gira l'iscrizione NICOLAUS P. P. QUINTUS -MCCCCLI (fig. 2).

    I lavori dovettero prolungarsi per qualche anno poichè ancora nel febbraio del 1454 si fa un pagamento ad un certo Varone di Angelo Belfardino da Firenze "per opere date da lui e suoi guargiuni e per spese fatte per finire di conciare lo tetto di S. Maria Ritonda tt. 8) Il Ciaccanio 9) tra le glorie di Nicola V ricorda: Il Pantheon in medio Urbis positum ..... opus plumbeo tecto restituit tt.

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    A questi seguirono, piccoli lavori di ripara-zione compiuti nel 1470, sotto il pontificato di Paolo II, dallo stagnaro romano Domenico Benedetti; se ne ha ricordo in un mandato di pagamento del 19 ottobre 1470. IO)

    Al principio del XVI secolo subentra nella cura della manutenzione del Pantheon il Comune di Roma, poichè, come è noto, il popolo romano vantava antichi privilegi e diritti sul monumento; ma poichè la chiesa di Santa Maria della Ro-tonda era officiata e curata dai canonici, nasce-vano continue discussioni e questioni tra il Comune e i Canonici, sui diritti e sui doveri di ciascuno, questioni che durarono almeno due secoli e che furono risolte solo con la bolla del 17 febbraio 1757 di Benedetto XIV, con la quale si attribuì al Comune la cura delle grandi riparazioni del monumento e ai Canonici, e per essi al Maggiordomo del Sacro Palazzo, la ma-nutenzione e i restauri all' interno della chiesa. II)

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  • Già in una seduta del Consiglio comunale del 9 novembre 1520 su proposta di Francesco Branca si decise Il quod supplicetur S. D. N. pro reparatione testitudinis sancte Mario Rotunde ". 12) Non so quale esito abbia avuto tale proposta; certo che in un'altra seduta del 29 ottobre I 524 si propose di stanziare, nell'avvicinarsi del-l'Anno Santo, la somma di 400 ducati d'oro per la copertura del Pantheon. 13) Infatti nel 1525 - però per una spesa di soli 100 ducati - fu provveduto alle necessità più urgenti. 14)

    Altri lavori ai piombi furono compiuti nel I562, dallo stagnaro Iacopo Berlino. 15)

    Ma sembra che più si restau-rasse la copertura della cupola e più questa avesse bisogno di restauri; prova ne è che nel I597 v'era già necessità di nuovi lavori.

    Un avviso di Roma del 23 luglio I597 16) ci fa sapere che

    FIG. 2 - ROMA - PANTHEON: TEGOLA PLUMBEA DELLA CUPOLA (Fot. Soprint., Roma)

    papa Clemente VIII Il era stato a celebrar messa alla Rotonda, dove con tale occasione quei cano-nici misero in consideratione a Sua Beatitudine le molte necessità in che si trova quella mac-china et particolarmente la cuppola, la quale è talmente dall'antichità disfatta, che quando piove tutta la chiesa si riempie d'acqua, sup-plicandola però a voler compatire alla lor' povertà onde la Santità Sua si mostrò prontis-sima a un opra tanto pia havendovi digià desti-nato un architetto che vegga il bisogno; et insomma dicesi che si ricoprirà la cuppola di piombo et si abbellirà dentro ... ".

    La promessa del Pontefice non fu vana poichè pochi anni dopo, sotto la direzione di Giacomo della Porta, architetto del Papa e dell' inc1ito popolo romano, venivano compiuti importanti lavori consistenti nel restauro di tutta la co-pertura e nella sostituzione di numerosissime tegole.

    Ben quattro iscrizioni impresse nel piombo e ripetute volte, più due del I600 e due del I60I,

    stanno a ricordo di questi lavori e ciascuna di esse riporta i nomi dei conservatori e del priore in carica, e quello di Giacomo della Porta architetto generale (figure 3-5); mentre infinite lastre con-servano i tre stemmi, del Pontefice, del Comune e di Pietro Aldobrandini, cardinale camerlengo, disposti in modo da formare un triangolo (fig. 7). In alto al centro lo stemma papale, attorno al quale gira la scritta CLEMENS PP VIII AN IUBIL. MDC; in basso a sinistra l'emblema del S. P. Q. R., a destra lo stemma cardinalizio/con la leggenda PET. CARD. ALDOB. CAM. La stessa matrice che servì per imprimere sul piombo lo stemma del Pontefice, per una curiosa forma di economia, fu utilizzata anche per l'anno seguente, cosic-chè sotto alcuni stemmi, identici ai prece-denti, si legge CLEMENS P. P. VIII (AN IUBIL) MDCI; solo le parole AN IUBIL furono cancellate alla meglio.

    Ecco il testo delle quattro iscrizioni, una delle quali è inedita e le altre tre pubblicate con inesattezze. 17)

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  • FIG. 3 - ROMA - PANTHEON, CUPOLA: LASTRA PLUMBEA CON ISCRIZIONE (Fot. Soprint., Roma)

    Le due iscrizioni dell' anno 1600 sono le ,seguenti:

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    I.

    BERNA BEO SANNESIO l OCTAVIO BUBALO DE CANCELLARIIS ~ COSS

    PAULO MILLINO J IO BAPTA DE ARICIA CAP. REG. PRI

    IACOB A PORTA SMI. D.N. P .P. ET INCLIT

    POP RO ARC. GNLIS

    MDC

    FABIO MATAEIO

    FRANCISCO SORICIO

    DOMINICO CACCIA MILITE

    IESU XPI ALOISIO SANCTO

    PETRO CAPIT REG PRIORE

    } coss

    IACOBUS A PORTA SMI D.N. P.P.

    ET INCLITI POP ROM ARCHI

    GNALIS IO IACOBUS ROMALDUS

    CURATOR

    MDC

    Le due del 1601:

    ALEXANDRO CARD ELLO }

    STEPHANO MARGANO COSS

    EUGENIO MILITE IESU CHRISTI MUTIO

    LAURENTIO VELLIO CAP REGION PRIO.

    IAC A PORTA SMI D.N. ET INCLITI PO. RO.

    ARCHIT GNALI ANNO DNI MDCI

    CAESARE DE MOLARIA ì

    LAURENTIO ROGGERIO J COSS PEROTIO ALTOVITO VINCENT MUTO CAP REG PRIORE

    IAC A PORTA SMI D.N. P.P. ET

    INCLITI PO RO ARCHIT GNALIS

    MDCI.

    I conservatori nominati nella prima iscri-zione furono in carica nel trimestre luglio-set-tembre del 1600, quelli della seconda nell'ultimo

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  • FIG. 4 - ROMA - PANTHEON, CUPOLA: LASTRA PLUMBEA CON ISCRIZIONE (Fot. Soprint ., Roma)

    trimestre dello stesso anno. Nei due trimestri gennaio-marzo e aprile-giugno del 1601 furono rispettivamente in carica i conservatori nomi-nati ' nella terza e nella quarta iscrizione. I lavori perciò furono eseguiti dal luglio 1600 al luglio 1601; da notare il nome di Giacomo della Porta che in tutte e quattro le iscrizioni è ricor-dato come architetto generale del Papa e del

    . popolo romano. Dopo i minori lavori fatti fare da Urbano VIII

    nel 1627 r8) in occasione della costruzione dei due campanili berniniani, un documento del-l'Archivio capitolino così ricorda altri lavori compiuti dallo stagnaro maestro Giacomo Pei sotto la direzione dell'archi tetto del popolo romano, Giovanni Battista Contini, nel 1681. Il Il IO 7mbre 1681, d'ordine del sig. Fiscale e del sig. Francesco Padovani, Maestro di Casa dei Conservatori, si andò sulla cupola della Rotonda per verificare i danni. Vi si tornò il 20 insieme al marchese Maccarani e all'architetto del Po. Ro. Gio. Batt.a Contini, dopo di che furono stabilite le riparazioni

    e il piombo nuovo da aggiungersi. Il tutto importò la non lieve spesa di sco 499,64". 19)

    Ma ben presto si prospettò la necessità di nuovi lavori, poichè nel 1687 furono effettuati pagamenti per lievi riparazioni murarie alla cupola, e per più ingenti lavori al piombo; 20) tali pagamenti furono vistati da Filippo Tittoni architetto del popolo romano.

    L'anno seguente però un terribile turbine di vento sconquassò di nuovo la tegolatura, tanto che si dovette subito correre ai ripari. Inno-cenzo XI nel 1688 e nel 1689 comandò che non fossero concessi premi in denaro ai vincitori delle corse dei cavalli che avevano luogo in Carnevale e destinò tali somme per i lavori alle tegole. 2r)

    Infatti in tali anni sotto la direzione di Mattia de' Rossi, fu rinforzato l'anello metallico attorno all'occhio della cupola e furono sostituite 96 lastre di piombo al piede della cupola stessa, ed altre altrove, per una spesa complessiva di più di 3500 scudi. 22)

    Anche questa volta si ebbe pace per pochi anni, poichè già nel 1702 si presentò di nuovo

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  • ' FIG. 5 - ROMA - PANTHEON, CUPOLA! LASTRA PLUMBEA CON ISCRIZIONE (Fot. Soprint., Rom'l) ,

    la necessità di altri lavori. Infatti nella Con-gregazione tenuta in Campidoglio il 23 gen-naio I702 si ordinò "che si seguitino a risarcire i tetti di S. Maria Rotonda e l'architetto faccia lo scandaglio della spesa per rimettere in or-dine le lastre di piombo della cupola". E nella Congregazione del I7 ottobre I703 è detto: "Avendo Sua Santità dato ordine che si faccia accomodare la cupola della Rotonda, si è dato ordine di farlo con l'assistenza dell'architetto del Popolo Romano". 23)

    E ancora nel I729 Benedetto XIII autoriz-zava il Consiglio a spendere I20 scudi per restauri minori. a,>

    Da una no~ di servizio del I749 25> relativa alla manutenzione del monumento, risulta che una delle più importanti cure da aversi era quella di estirpare le erbe che crescevano sui tetti e sui cornicioni.

    Nel I750, Filippo Raguzzini, architetto del Co-mune, fu incaricato di preparare un preventivo

    della spesa occorrente per le riparazioni più urgenti; nell' Archivio capitolino ho potuto tro-vare la relazione - finora inedita - presen-tata dall'architetto il I5 marzo I750.26) Non so se i lavori previsti vennero poi eseguiti; anche il Raguzzini accenna alla necessità di estirpare le erbacce.

    Ecco il testo del documento: U Per eseguire li degnissimi ordini delli Eccmi

    Sigri Conservatori e dell' Illmi Signori Fabri-cieri io sott.to Architetto mi son portato su la cupola della Chiesa di S. Maria della Rotonda assieme con il Muratore e lo stagnaro a fine di riconoscere il riparamento che bisogna per evi-tare il danno presente, siccome li ricorsi fatti dalli Canonici di detta Chiesa; et ho ritrovato che diverse lastre di piombo che cuoprono la medma sono calate et uscite dal loro sistema tal-mente che vengono a tirar l'altre poste nella maggior sommità di essa; se però prontamente non si accomodano, oltre di molte altre piastre

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  • FIG. 6 - ROMA - PANTHEON, CUPOLA: LASTRA PLUMBEA CON ISCRIZIONE (Fot. Soprint., Roma)

    che si trovano guaste e così ancora delli molti cordoni che hanno bisogno di essere accomodati et ancora rifatti, onde per evitare il maggior danno, che potrebbe accadere e riparare al pre-sente, si stima precisamente per quanto si è potuto conoscere rifare di nuovo dieci lastre di piombo ... e accomodare li cordoni che tengono affrenate le dette lastre... con la spesa delli chiodoni, saldatura et ogni altro, per il solo sta-gnaro ci vorrebbe la spesa di lire trecento e questo sarebbe riattamento mediocre e puro necessario. Inoltre per levare le spine e arbo-retti insinuati . nelli sassi di travertino, nelli cornicioni.."i ecc.

    Da allora non si udì parlare di restauri al piombo della cupola fino a che, durante la breve parentesi della Roma napoleonica, non furono ese-guiti alcuni lavori nel I8I3. Del grande progetto napoleonico per il restauro generale e l'isola-mento del Pantheon, fu eseguito solo una parte,

    quella cioè riferentesi alle più urgenti necessità di manutenzione delle tegole plumbee. 27)

    I lavori furono affidati alla Accademia di San Luca, cui per volontà napoleonica, spettava la cura e la sopraintendenza ai monumenti di Roma. Ai quattro punti cardinali della cupola, all'altezza del primo gradone sono infatti quattro targhe con la stessa iscrizione:

    ACCADEMIA DI S. LUCA MDCCCXIII

    L'ultimo Papa che ebbe benemerenze per la manutenzione di un così geloso patrimonio fu Gregorio XVI, che nel I84I fece addirittura rifare, sotto la direzione dell' architetto camerale Gaspare Salvi, tutta una serÌe di tegole con piombo fatto venire appositamente dall' Inghilterra. 28) Un' iscrizione sormontata dallo stemma del Pon-tefice (fig. 6), impressa sulle lastre plumbee e

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  • FIG. 7 - ROMA - PANTHEON, CUPOLA: LASTRA PLUMBEA CON STEMMI (Fot. Soprint., Roma)

    ripetuta in sedici spicchi della cupola nel versante che dà su Via della Rotonda dice:

    NICOLAUS PP V FECIT GREGORIUS PP XVI RENOVAVIT

    ANNO DOMINI MDCCCXLI

    Per chiudere sarà giusto ricordare un umile artigiano che ha voluto lasciare nel monumento uno sgrammaticato ricordo del suo lavoro.

    In una tegola della cupola verso la piazza, entro una cornicetta fatta di tanti puntini

    I) A. TERENZIO, La Restauration du Pantheon in Mouseion, 20, 1932, pago 52 e in Enciclopedia Nazionale Italiana, ad vocem.

    2) Ediz. Duchesne, vol. I, pago 343. 3) Idem, vol. I, pago 419. 4) Diario della città di Roma in MURATORI, R. I. S.,

    voI. II, parte II, Milano, 1734, pago 1 I 18. 5) Ediz. Duchesne, vol. II, pago 544. 6) FLAVIO BIONDO, Roma instaurata. 7) STEVENSON (Note sur les tuiles de plomb de la Basi-

    lique de S. Mare in Melanges d'Arch. et d'Hist., 1888, pago 439) segnala una matrice in pietra per tegole di piombo da lui veduta nel Camposanto teutonico. Servì probabilmente per i lavori al tetto di San Pietro e reca la scritta NICOLAUS PP v - MCCCCLIII -. Differisce da quella occorsa per il Pantheon, oltre che per la data, per la cornicetta rotonda che circonda lo stemma.

    impressi con una punta di chiodo, è scritto con lo stesso sistema a stampatello:

    GULIANO ALIATA STAGNARO MILANESO DroCESO DI NOVARA

    Per quanto abbia cercato non ho potuto tro-vare altre notizie di costui, ma è certo uno dei tanti stagnari che dal XVII al XIX secolo, hanno lavorato lassù. PIERO TOMEI

    8) E. Mtl'NTZ, Les Arts à la Cour des Papes, voI. I, pago 145.

    9) Vitae ponti!. - Vita di Nicolò V. 10) MUNTZ, op. cit., voI. Il, pago 90: "Dominico

    Benedicti de Urbe de regione Pineae fior. auri d. C. bono 64 pro valore libro 6 clavorum de aere, oec non stagni et aliarum rerum per eum datarum in certa reparatione tabularum plumbi ecclesie Beatae Mariae Rotundae, nec non manufacturae eiusdem reparationis ll •

    u) Vedi F. CERASOLI I restauri del Pantheon dal secolo XV al XVIII in Boll. Comm. Arch.Com., 1909, pago 280.

    12) R. LANCIANI, Storia degli Scavi, Roma 1902, voI. I, pago 213.

    13) R. LANCIANI, op. cit., vol. I, pago 206. 14) E. RODOCANACHI, Les Monuments de Rome après

    la chute de l'Empire, Paris 1914, pago II2.

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  • IS) R. LANCIANI, op. cit., voI. III, pago 238. 16) ORBAAN, Documenti sul Barocco a Roma (Miscellanea

    della R. Soc. Rom. di St. patria), Roma 1920, pago 130. 17) Quella con i nomi dei conservatori B. Sannesio,

    O. Bufalo dei Cancellieri e P. Millini fu letta e pubbli-cata dallo STEVENSON; op. cit., pago 453i la stessa, quella dei conservatori C. De Molario, L. Roggeri e P. Alto-viti e quella dei conservatori A. Cardelli, S. Margani, E. Muti furono lette e pubblicate con in esattezze da EROLI, Raccolta epigrafica, storica, bibliografica del Pantheon, Roma 1895, pago 456. La seconda iscrizione del 1600 è inedita.

    18) RODOCANACHI, op. cit., pago 116. 19) CERASOLl, op. cit., pago 286. 20) Idem, pago 287i RODOCANACHI, op. cit., pago II7. 21) RODOCANACHI, op. cit., pago II7' 22) Idem, idemj CERASOLl, op. cit., pago 287' 23) CERASOLI, op. cit., pago 288. 24) RODOCANACHI, op. cit., pago 118. 25) Idem, idem. 26) Archivio capit., credenzone II, vol. 126, pago 206.

    RECENSIONI:

    27) DE TOURNON, Etudes statistiques sur Rome, etc., Paris 1855, vol. II, pago 2771 L. MADELIN, La Rome de Napoleon, Paris 1906, pago 527 e segg.

    " 28) R. LANcIANI, Il Pantheon e le Terme di Agrippa, Prima relazione a S. E. il Ministro dell' Istruzione Pubblica, Roma 1882, pago 41.

    Le tegole sono composte di grosse lastre di piombo, di misura diversa a seconda della diversa posizione nella cupola. Nei gradoni inferiori sono alte in media 80 centi-metrii la larghezza varia da una media massima di circa m. 2,30 nel primo gradone, a una media di m. 1,80 nell'ultimo gradone. Nella parte emisferica della cupola vera e propria le lastre mantengono un'altezza media di cm. 80, ed una larghezza che partendo dalla stessa misura delle lastre dell'ultimo gradone, cioè di circa m. 1,80, va sempre più rastremandosi a mano a mano che ci si avvicina all'occhio della cupola. Ciascuna lastra è sovrap-posta alla lastra inferiore, ed è unita alle lastre laterali con quel sistema che si dice " a marroné ", cioè con i bordi sovrapposti e ribattuti. Grossi chiodi tengono assicurate le lastre alla muratura della cupola.

    ARTHUR M. HIND: EARLY ITALIAN ENGRAVING, A CRITICAL CATALOGUE WITR COMPLETE REPRODUCTION OF ALLE TRE PRINTS DESCRIBED. PART I: FIorentine Engravings and anonymus prints 01 other school in four volumes with 714 illustrations an 488 plates; Knoedler et Company, New York, Quaritch, 1938.

    Q UEST'OPERA, la cui prima parte comprende quattro grandi volumi nasce dopo larga prepara-zione, fatta con pienezza di mezzi. L'organizzazione di essa risale al 1913 allorchè Fitz Roy Carrington, conser-vatore delle stampe nel Museo di Belle Arti di Boston e lettore di storia e principi dell'incisione nell'Università di Harvard, raccolse ai fini dell'insegnamento tutte le fotografie delle stampe del sec. XV, o primitive che dir si vogliano.

    D'altra parte anche sotto l'aspetto scientifico lo studio sui nielli del Museo Britannico pubblicato dall'Hind nell'anno 1936 è preparazione a quest'opera perchè, naturalmente, tratta del problema capitale degli inizi dell'incisione in Italia, della personalità e dell'opera di Maso Finiguerra, che secondo il Vasari avrebbe "scoperto" il. procedimento dell'incisione. E non vano è da considerare a tale scopo il catalogo delle stampe del Museo Britannico pubblicato nel 1910, e redatto dopo aver visitato tutti i grandi gabinetti d'Europa. Soltanto dopo cosi lunga e attenta maturazione un corpus può essere veramente completo e riuscire fondamentale. Non importa se qualche nuovo elemento venga eventualmente suggerito: questo è fatale pèrchè il corpus è aggior-nato ad un determinato momento, quello di stampa, ma difficilmente aggiunte e correzioni possono intac-care il valore basilare di una pubblicazione, com' è il caso di questa, in cui alla competenza non improvvisata

    dello studioso s'unisce pienezza di mezzi e il tempo necessario a far opera duratura.

    Dopo la prefazione, la bibliografia, l'elenco delle col-lezioni, una lunga e lucida introduzione in cui si dibatte tutta la materia della primitiva incisione, il catalogo delle stampe è così diviso: Fiorentini, stile fine, circa 1450-15OOi i pianeti e le stampe di stile analogo i libri illustratii Fiorentini, maniera largai Fiorentini, stampe dello stile fine ripetute nella maniera larga: profeti e sibillej altre incisioni fiorentine primitivei Italia setten-trionale, i tarocchi e altre stampe i varie appendici.

    Si potrà osservare che questi raggruppamenti sono artificiosi perchè ciascun gruppo non presenta caratteri propri, chiusii che la loro classificazione è discutibile e non rigorosa: ma questo è da rilevare per ogni ripartizione di materia, per ogni intitolazione, dato che l'una e l'altra debbono piegarsi ad esigenze didattiche. Quelche accade, ad esempio, nella ceramica, specie secondo le denomi-nazioni e le partizioni adottate da" Gaetano Ballardini.

    L'introduzione occupa diciotto pagine fitte, e, come s'è già avvertito, dà una chiara idea dei problemi, delle opinioni, della letteratura del periodo che s'è preso a studiare per le stampe. Evidentemente il problema centrale è quello di Maso Finiguerra. L'affermazione del Vasari ch'egli avesse "inventata" l'incisione è stata ormai confutata. Nato nel 1426, Maso avrebbe dovuto compiere la sua scoperta intorno all'anno 1446,

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