«LE ULTIME ORE DI GESÙ», VENERDÌ SU RAI...

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LA SANTA MESSA Domenica ore 10.15 I NOSTRI LIBRI LE RAGIONI DELLA SPERANZA Padre Ermes Ronchi Segue a pag.2 di mons. Vincenzo Paglia Vescovo di Terni - Narni - Amelia «R Lunedì 9 aprile Mt 28, 8-15 I capi religiosi sono avvertiti dalle guardie di quanto è accaduto. Spaven- tati, corrompono con il denaro i soldati e li convincono a dire che sono venuti i discepoli di notte e hanno rubato il corpo di Gesù mentre loro dormivano. La testimonianza di due povere donne contro quella ben più credibile delle guardie. Il Signore sa che il mondo vuole le tombe sigillate, e si serve del- la menzogna e della corruzione perché non si sparga la notizia che egli è ri- sorto. Il principe del male è disposto a tutto, perché non sia divulgata la noti- zia liberatrice della vittoria della vita sulla morte, della vittoria dell'amore per gli altri sull'amore per se stessi; è disposto a tutto, perché questa notizia dà agli uomini la forza di rivoltarsi esta con noi Signore» Anno IV n°15 - 9/14 aprile 2012 Itaca Pietro Sarubbi PAPA: «LA DISOBBEDIENZA NON È LA VIA PER RINNOVARE LA CHIESA» La situazione drammatica della Chiesa di oggi è sta- ta al centro dell'omelia pronunciata da Papa Ratzin- ger durante la messa crismale. Riferimento all’appel- lo alla disobbedienza pubblicato da alcuni sacerdoti austriaci. PAG.4 Ogni sabato alle ore 17.30 com- menta il Vangelo della domenica. Domani puntata speciale di A Sua Immagine dedicata al Venerdì Santo, a partire dalle 14.10 in diretta su Rai Uno. Ripercorreremo gli istanti che hanno preceduto la morte di Gesù: cos'è suc- cesso? Perché è successo? Com'è stato raccontato da chi c'era? E perché da duemila anni quel venerdì continua a parlare ad ogni uomo nel mondo? In studio con Rosa- rio Carello, grandi artisti e numerosi ospiti che rispon- deranno alle domande più ricorrenti, quelle che ciascu- no di noi si è sempre posto. La croce di Gesù secondo don Tonino Bello. PAG.5 Presieduta dal Santo Padre da Piazza San Pietro «LE ULTIME ORE DI GESÙ», VENERDÌ SU RAI 1 «LE ULTIME ORE DI GESÙ», VENERDÌ SU RAI 1 «LE ULTIME ORE DI GESÙ», VENERDÌ SU RAI 1 «LE ULTIME ORE DI GESÙ», VENERDÌ SU RAI 1 VENERDÌ SANTO 6 APRILE ALLE 14.10 SU RAI 1: LE ULTIME ORE DI GESÙ. VI ASPETTIAMO DA BARABBA A GESÙ SPECIALE PASQUA IN ALLEGATO DOMENICA NON SAREMO IN ONDA

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LA SANTA MESSA Domenica

ore 10.15

I NOSTRI LIBRI LE RAGIONI DELLA SPERANZA

Padre Ermes Ronchi

Segue a pag.2

di mons. Vincenzo Paglia Vescovo di Terni - Narni - Amelia

««««RRRR

Lunedì 9 aprile Mt 28, 8-15 I capi religiosi sono avvertiti dalle guardie di quanto è accaduto. Spaven-tati, corrompono con il denaro i soldati e li convincono a dire che sono venuti i discepoli di notte e hanno rubato il corpo di Gesù mentre loro dormivano. La testimonianza di due povere donne contro quella ben più credibile delle guardie. Il Signore sa che il mondo vuole le tombe sigillate, e si serve del-la menzogna e della corruzione perché non si sparga la notizia che egli è ri-sorto. Il principe del male è disposto a tutto, perché non sia divulgata la noti-zia liberatrice della vittoria della vita sulla morte, della vittoria dell'amore per gli altri sull'amore per se stessi; è disposto a tutto, perché questa notizia dà agli uomini la forza di rivoltarsi

esta con noi Signore»

Anno IV n°15 - 9/14 aprile 2012

Itaca

Pietro Sarubbi

PAPA: «LA DISOBBEDIENZA NON È LA VIA PER RINNOVARE LA CHIESA»

La situazione drammatica della Chiesa di oggi è sta-ta al centro dell'omelia pronunciata da Papa Ratzin-ger durante la messa crismale. Riferimento all’appel-lo alla disobbedienza pubblicato da alcuni sacerdoti austriaci. PAG.4

Ogni sabato alle ore 17.30 com-menta il Vangelo

della domenica.

Domani puntata speciale di A Sua Immagine dedicata al Venerdì Santo, a partire dalle 14.10 in diretta su Rai Uno. Ripercorreremo gli istanti che hanno preceduto la morte di Gesù: cos'è suc-cesso? Perché è successo? Com'è stato raccontato da chi

c'era? E perché da duemila anni quel venerdì continua a parlare ad ogni uomo nel mondo? In studio con Rosa-rio Carello, grandi artisti e numerosi ospiti che rispon-deranno alle domande più ricorrenti, quelle che ciascu-no di noi si è sempre posto.

La croce di Gesù secondo don Tonino Bello. PAG.5

Presieduta dal Santo Padre da Piazza San Pietro

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VENERDÌ SANTO 6 APRILE ALLE 14.10 SU RAI 1: LE ULTIME ORE DI GESÙ. VI ASPETTIAMO

DA BARABBA

A GESÙ

SPECIALE PASQUA IN ALLEGATO

DOMENICA NON SAREMO IN ONDA

VENERDÌ SANTO 6 APRILE ALLE 14.10 SU RAI 1: LE ULTIME ORE DI GESÙ. VI ASPETTIAMO

sti per farne dei servi. L'intimida-zione e la corruzione vogliono far tacere il Vangelo della vita: non sono riusciti a far tacere il Signo-re Gesù e lo hanno ucciso. Vo-gliono far tacere anche i suoi di-scepoli. Non abbiate paura! Ba-stano due povere donne, obbe-dienti in tutto al Vangelo, per vincere l'intrigo dei capi. Martedì 10 aprile Gv 20, 11-18 Maria di Màgdala rimane accanto al sepolcro e piange. La perdita

dell’unico che l’aveva capita l’ha fatta correre e l’ha indotta a cer-carlo. Noi troppo poco piangiamo la perdita del Signore! Maria è sconsolata. A tutti, ai due angeli e al giardiniere chiede di Gesù. È tutta tesa alla ricerca del Mae-stro, null’altro le interessa. Maria è esempio della vera credente che cerca il suo Signore. Lo chie-de anche al giardiniere. Ella vede Gesù con gli occhi, ma non lo riconosce finché non viene chia-mata per nome. È quel che acca-de anche a noi con il Vangelo. Non gli occhi ci permettono di riconoscere Gesù, ma la voce. Quel timbro, quel tono, quel no-me pronunciato con una tenerez-za che tante volte le aveva toc-cato il cuore, fanno cadere la barriera, e Maria riconosce il suo maestro. Ascoltarlo anche una sola volta significa non abbando-narlo più. La voce di Cristo (il Vangelo) non si dimentica; udita per un attimo, non vi si rinuncia più. La familiarità con le parole

giornalegiornale

LA PAROLA

Le parole «Io sono con voi» stanno nell spazio della fede e della speranza, le parole «Dio è con noi» stanno nello spazio della certezza e del sapere: se le prime aprono il futuro, le seconde lo c h i u d on o i r r im ed i a b i l me n t e . Trasmettere la fede dunque è anche donare speranza.

Sant’Agostino

Speranza

Pagina 2

Non gli occhi ci permettono di

riconoscere Gesù, ma la voce. La

familiarità con le parole evangeliche è familiarità con il

Signore: costituisce la via per vederlo e

incontrarlo.

Cena in Emmaus Caravaggio

evangeliche è familiarità con il Signore: costituisce la via per vederlo e incontrarlo. Maria si getta ai piedi di Gesù e lo ab-braccia con l’affetto struggente di chi ha ritrovato l’uomo decisi-vo della sua vita. Ma Gesù le dice: «Non mi trattenere... Va’ piuttosto dai miei fratelli». L’amore evangelico è un’energia che spinge ad andare oltre. Ma-ria fu ancor più felice mentre correva nuovamente verso i di-scepoli per annunciare a tutti: «Ho visto il Signore!». Lei, la peccatrice, è divenuta la prima annunciatrice del Vangelo. Mercoledì 11 aprile Lc 24, 13-35 Quei due discepoli se ne torna-no tristi al loro villaggio per ri-prendere la vita monotona di sempre. Certo non mancano motivi giusti per essere tristi: quante volte il Vangelo viene sconfitto, quante volte l’odio vince sull’amore, il male sul be-ne, l’indifferenza sulla compas-sione. Ma uno straniero – stra-niero alla mentalità comune del mondo – si accosta e inizia a spiegare loro le Scritture. Man mano che essi lo ascoltano, sempre più il loro cuore si scal-da. Verso la fine del viaggio sa-le da questi cuori una preghiera semplice: «Resta con noi». Lo straniero resta, si mette a tavo-la e spezza il pane. A quel mo-mento i loro occhi si aprono e riconoscono Gesù. Nella loro vicenda è descritto il modo dei discepoli di ogni tempo, anche del nostro, di incontrare il Ri-sorto: ossia, ascoltando le Scrit-ture e partecipando alla mensa eucaristica. Giovedì 12 aprile Lc 24, 35-48 Finalmente Gesù appare agli apostoli. Siamo alla fine del giorno della resurrezione. Gesù al mattino presto è stato con le donne, ha poi passato il resto della giornata con i due di Em-maus e solo alla sera si presen-

contro ogni menzogna, contro lui stesso, padrone della menzogna. Da allora, chiunque annuncerà questa notizia potrà essere trascinato davanti a re e giudici per essere condannato. In questo nostro mondo c'è una cultura di morte che ini-zia già dai primi anni di vita con l'educa-zione all'egoismo e al pensare solo a se stessi, che poi diventa disprezzo per la vita degli altri e per la vita di chi soffre. La cultura della morte droga i vivi, li ab-brutisce, li spegne, perché siano schiavi e giustifica il commercio della morte: il cibo viene nascosto agli affamati, la dro-ga viene offerta ai rassegnati, le armi vengono vendute agli adirati. E si muo-re, si muore in tante terre, in modi di-versi, credendo che ciò avvenga per mo-tivi diversi, ma il disegno è lo stesso, è il disegno della cultura di morte che vuole gli uomini sin da giovani stupidi ed egoi-

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ogni settimana le meditazioni dei vescovi italiani ai vangeli dei giorni

feriali.

Mons. Vincenzo Paglia è nato a Boville Ernica, provincia di Frosinone, il 21 aprile 1945. È stato assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant'Egidio che segue sin dall'ini-zio degli anni settanta. Partecipa attivamente all'associazione Uomini e religioni della Comunità di Sant'Egidio che organizza incontri ecumenici e interreligiosi. È stato a lungo segretario della Commissione Presbiterale regionale e membro della Commissione Presbiterale Italiana. Eletto alla sede vescovile

di Terni - Narni - Amelia il 4 marzo 2000. Attualmente ricopre l'incarico di Presidente della Conferenza Episcopale Umbra ed è Membro del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

MONS. VINCENZO PAGLIAMONS. VINCENZO PAGLIA

rezione. Lei «che ha molto amato» e che per questo molto le è stato perdonato, ricevere il privilegio di essere la prima discepola del Risor-to e la prima a cui è dato l’incarico di annunciare la risurrezione. Gli apostoli, mostrando ancora una volta la loro grettezza, non le cre-dono; sono ancora succubi della mentalità comune del tempo e so-prattutto della loro smemoratezza. Il Signore, fin dal primo momento della risurrezione, si serve della debolezza per confondere i forti. L’evangelista, in poche righe, ri-prende l’incontro di Gesù con i due discepoli di Emmaus (narrato da Luca ben più distesamente) e riba-disce che non era ancora apparso agli apostoli, a coloro ai quali ave-va affidato la responsabilità di gui-dare la Chiesa. E ancora una volta gli apostoli non vogliono credere ai due discepoli che avevano visto Gesù risorto. L’evangelista sembra voler sottolineare la difficoltà nel credere alla risurrezione fin dall’ini-zio della Chiesa, fin dal primo gior-no. In ogni caso, le difficoltà e l’in-credulità che i discepoli incontrano non possono frenare la fretta di annunciare a tutti la vittoria di Ge-sù sulla morte. Ad ogni discepolo è affidato il compito grave ed esal-tante di annunciare la risurrezione di Gesù, la sua vittoria sul male e sulla morte. E non è a caso che i primi annunciatori della risurrezio-ne non siano gli apostoli, bensì una donna e due anonimi discepoli. È come dire che è compito di ogni credente annunciare il Vangelo del-la Pasqua.

ta agli apostoli. Essi stavano chiusi nel cenacolo, per paura. Una paura che tutti conosciamo bene: quante volte chiudiamo le porte del nostro cuore per timore di perdere qual-cosa! Ma Gesù ancora una volta entra e si mette in mezzo a loro. Non da un lato, ma in mezzo, al centro. E dice: «Pace a voi!». I di-scepoli pensano sia un fantasma. Hanno sentito prima le donne e poi i due di Emmaus, ma la paura è ancora più forte delle parole dei fratelli. L’incredulità, sembra dire l’evangelista, accompagna da sem-pre i credenti. E Gesù insiste nel rivolgersi a loro. È l’insistenza della Scrittura che continua a parlare a tutti noi. E poi Gesù mostra le ma-ni e i piedi con le ferite, quasi a dire che all’ascolto deve seguire la misericordia; è necessario cioè toc-care con le proprie mani le ferite presenti ancora nel mondo; è ne-cessario andare incontro a chiun-que soffre per poter comprendere cosa vuol dire la resurrezione. Venerdì 13 aprile Gv 21, 1-14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Gli apostoli che avevano abbando-nato le loro reti per diventare pe-scatori di uomini (Lc 5,10), torna-no a essere pescatori di pesci. E ora, quando Gesù appare, senza che lo riconoscano, si ripete la sce-na dell’inizio. Anche questa volta hanno pescato invano per tutta la notte. È l’esperienza di un lavoro

VENERDÌ SANTO 6 APRILE ALLE 14.10 SU RAI 1: LE ULTIME ORE DI GESÙ. VI ASPETTIAMO

senza frutti, l’esperienza di pensie-ri, di preoccupazioni e di agitazioni che non approdano a nulla. Senza la luce del Vangelo è difficile ope-rare e dare frutti. Ma con Gesù che si avvicina, sorge l’alba di un nuo-vo giorno. È il Risorto, ma non se ne sono accorti, non l’hanno rico-nosciuto. Sebbene stanchi e, com-prensibilmente, sfiduciati gli danno tuttavia retta e gettano le reti dal-l’altra parte. E la pesca è abbon-dante, oltre ogni misura. E Gesù continua a mangiare con i discepoli come faceva prima di morire. Ma c’è un accento particolare. Gesù prende Pietro in disparte e gli chie-de: «Mi ami tu più di costoro?». Non lo rimprovera del tradimento, desidera sapere se l’ama ancora. Non è tanto questione di purificare la memoria, quanto di rinnovare l’amore. Quel che Gesù vuole è che il sentimento di colpa non ina-ridisca l’amore. Per questo non glielo chiede una volta sola, ma tre volte. E per tre volte, dopo la ri-sposta affermativa dell’amore, Ge-sù affida a Pietro l’incarico della cura del suo gregge. L’unica forza, l’unica energia che ci sostiene è l’amore per il Signore. E chi ama Dio ama e serve i fratelli. Sabato 14 aprile Mc 16, 9-15 Anche l’evangelista Marco, come Giovanni, scrive che Gesù per pri-mo appare a Maria Maddalena. Questa donna, che Gesù aveva liberata da sette demoni, diviene la prima annunziatrice della resur-

LA FAMIGLIA AL CENTRO DELLE MEDITAZIONI DELLA VIA CRUCIS

Tutte centrate sulla fa-miglia le meditazioni per la Via Crucis gui-data da Benedetto XVI domani nello sce-nario del Colosseo. Fa-miglie di oggi tra dolori e speranze. Gli autori delle riflessioni delle 14 Stazioni sono An-na Maria e Danilo Zanzucchi, focolarini sposati da sessant’-anni. È la prima coppia a cui il Pontefice ha af-fidato la stesura per i testi di una celebrazio-ne fondamentale per i fedeli cattolici. Un se-gno importante, a po-che settimane dal VII incontro mondiale delle famiglie, che conferma l’attenzione e il ruolo di

questa istituzione al-l’interno della Chiesa. «Come ogni cristiano - si legge nel libretto della celebrazioni - anche ogni singola famiglia ha la sua via crucis: malattie, morti, dissesti finan-ziari, povertà, tradi-menti, comportamenti immorali dell'uno o dell'altro, dissensi con i parenti, calamità na-turali. Ma ogni cri-stiano, ogni fami-glia, in questa via di dolore, può rivolge-re lo sguardo fisso a Gesù, Uomo-Dio». Hanno dichiarato gli autori dei testi: «Abbiamo appreso la notizia con stupore,

In Laos i cristiani celebrano la Settimana Santa, sfidando i divieti delle autorità. Se-condo quanto riferiscono gli at-tivisti di Human Rights Watch for Lao Religious Freedom (Hrwlrf), due comunità prote-stanti della provincia meridio-nale di Savannakhet si sono radunate davanti alle loro chie-se - sequestrate da tempo - e hanno celebrato la Domenica delle Palme. Le comunità cristiane hanno richiesto alle autorità la restitu-zione dei luoghi di culto. Sirikoon Prasertsee, direttore di Hrwlrf, riferisce che «i cristiani sono determinati a far sentire la loro voce», a costo di «farsi ar-restare e imprigionare», anche in vista della Pasqua. Finora il governo laotiano non ha assunto una posizio-ne ufficiale sulla richiesta di restituire i luoghi di culto.

Intanto si moltiplicano gli ap-pelli di Ong e attivisti per i dirit-ti umani, che si rivolgono alla comunità internazionale e alle Nazioni Unite perché Vientiane rispetti la Convenzione Onu sui diritti dell'uomo, la Costituzione del Paese e il principio inaliena-bile della libertà religiosa. In Laos, nazione guidata da un regime comunista, la maggio-ranza della popolazione è bud-dista; su un totale di sei milioni di abitanti, i cristiani sono il 2% circa della popolazione. I casi più frequenti di persecuzioni a sfondo religioso avvengono ai danni della comunità cristiana protestante.

Pagina 4 giornale giornale LAOS, CRISTIANI SFIDA-

NO LE AUTORITÀ PER CELEBRARE LA PASQUA

«La disobbedienza è vera-mente una via?», l’interro-gativo di Benedetto XVI ri-suona ineludibile e significati-vo con alle porte la memoria della passione del Cristo, ob-bediente a Dio fino all’estremo sacrificio, e alla luce del re-cente appello alla disobbe-dienza pubblicato da un grup-po di sacerdoti austriaci. Durante l’omelia, pronunciata in occasione della messa cri-smale, il pontefice ha fatto r i f e r i m e n t o a l l a «situazione spesso dram-matica della Chiesa di og-gi», sottolineando che il rin-novamento è nella confor-mazione a Cristo e in nessun altra strada. Il «vero rinnova-mento spesso ha assunto for-

me inattese in movi-menti pieni di vita dove i protagonisti vogliono essere ri-colmi della gioia del-la fede, la radicalità dell’obbedienza, la dinamica della spe-ranza e la forza del-l’amore». Benedetto XVI ha ricordato ai presbite-ri presenti alla cele-brazione di essere stati «consacrati, cioè consegnati per sempre a Dio, affinché, a partire da Dio e in vista di Lui, potessimo servire gli uomini». Diretto, poi, il riferi-mento all’appello alla disobbedienza pubblicato da alcuni sacerdoti, in cui si riportano anche esempi concreti di come possa espri-mersi la disobbe-dienza, che dovreb-

emozione e, non lo nascon-diamo, con trepidazione e timore. D'altra parte anche con una grandissima gioia: il fatto che il Santo Pa-dre abbia chiamato una famiglia per questo compito ci sembra metta in evidenza che la fami-glia, nella Chiesa stessa, non è solo oggetto di evangelizzazione, ma una vera e propria via della Chiesa per vivere e portare il Vangelo».

be ignorare decisioni del Magistero, ad esempio nella questio-ne circa l'Ordinazione delle donne.«Vogliamo credere - ha scandito il Pontefice - agli autori di tale appello, quando affermano di essere mossi dalla sollecitudi-ne per la Chiesa; di essere convinti che si debba affrontare la lentezza delle Istitu-zioni con mezzi drasti-ci per aprire vie nuo-ve, per riportare la Chiesa all'altezza del-l'oggi». «Ma - doman-da il Pontefice - si può percepire in questo qualcosa della confor-mazione a Cristo o non piuttosto sol-tanto la spinta di-sperata a fare qual-cosa, a trasformare la Chiesa secondo i nostri desideri e le nostre idee?».

«LA DISOBBEDIENZA NON È LA VIA PER RINNOVARE LA CHIESA»

VENERDÌ SANTO 6 APRILE ALLE 14.10 SU RAI 1: LE ULTIME ORE DI GESÙ. VI ASPETTIAMO

di DON TONINO BELLO

la redenzione raggiungendo i più remoti angoli della terra. Coraggio, fratello che soffri. C’è an-che per te una deposizione dalla croce. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte. Ecco un grembo di donna che ti avvolge di tenerez-za. Coraggio! Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra po-co, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della Pasqua ir-romperà tra le nuvole in fuga. Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro pec-cato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”. Da lì le sofferenze del mondo non saran-no più i rantoli dell’agonia, ma i tra-vagli del parto. E le stigmate lascia-te dai chiodi nelle nostre mani saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo.

Al Gol-gota si va in c o r t e o , pregando, lo t tando , soffrendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie, ma soli-darizzando con gli altri che, proprio per avanzare insieme, si danno delle norme, dei pro-getti, delle regole precise, a cui bisogna sottostare da parte di tutti. Se no, si rompe il tessuto di una comunione che, una vol-ta lacerata, richiederà tempi lunghi per pazienti ricuciture La croce, l’abbiamo isolata: è un albero nobile che cre-sce su zolle recintate, nel centro storico delle nostre memorie religiose, all’inter-no della zona archeologica dei nostri sentimenti. Ma troppo lontano dalle strade a scorrimento veloce che battia-mo ogni giorno. Abbiamo biso-gno di riconciliarci con la croce e di ritrovare, sulla carta stra-dale della nostra esistenza pa-ganeggiante, lo svincolo giusto che porta ai piedi del condan-nato!

Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula

migliore per definire la croce. La mia, la tua croce,non solo quella di

Gesù. Coraggio, allora: la tua croce, anche se du-

rasse tutta la vita, è s e m p r e “collocazione prov-

visoria”. Il Calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consumala tua sofferenza, non si vedrà mai come suolo edificatorio C’è una frase immensa, che riassu-me la tragedia del creato alla morte di Cristo: “Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti in-valicabili, il tempo in cui è con-cesso al buio di infierire sulla terra. Ecco le sponde che deli-mitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tut-ti i rantoli della terra. Ecco le bar-riere entro cui si consumano tut-te le agonie dei figli dell’uomo. Un giorno, quando avrete finito di percorrere la mulattiera del Calvario e avrete sperimentato come Cristo l’agonia del patibo-lo, si squarceranno da cima a fondo i veli che avvolgono il tem-pio della storia e finalmente sa-prete che la vostra vita non è stata inutile. Che il vostro do-lore ha alimentato l’economia sommersa della grazia. Che il vostro martirio non è stato un as-surdo, ma a ingrossato il fiume del-

Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra

LA CROCE COLLOCAZIONE PROVVISORIA «Abbiamo contemplato la conclusione della tua vita, non solo per accompagnarti in questo cammino con

lo sgomento che fu il tuo sgomento, con l'esperienza della solitudine che fu la tua solitudine, ma an-

che per scoprire una volta di più il senso della nostra vita. Ci avviciniamo a te perché ci riveli il misterioso cammino verso la

vita che passa attraverso la morte».

(Padre David Maria Turoldo)