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LE TARGHE AUTOMOBILISTICHE DELLA CITTA’ DEL VATICANO di Marcello Gallina Lo Stato della Città del Vaticano fu costituito con il Trattato Lateranense, a firma del Card. Pietro Gasparri per la Santa Sede e di Benito Mussolini per lo stato italiano l’ 11 febbraio 1929. Il documento comprende, oltre al Trattato vero e proprio, anche quattro Allegati annessi e il Concordato. Di fatto lo Stato nacque il 7 giugno 1929, giorno della emanazione da parte del Pontefice Pio XI della Legge N. I , denominata “Legge fondamentale”. Il Trattato affrontava molto timidamente la questione degli autoveicoli in Vaticano al comma 6 affermando che “saranno presi accordi tra la Santa Sede e lo stato italiano per la circolazione nel territorio di quest’ ultimo dei veicoli terrestri e degli aeromobili della Città del Vaticano.” Questi accordi sfociarono nella “Convenzione per disciplinare la circolazione degli autoveicoli nei territori dello Stato della Città del Vaticano e del Regno d’ Italia” firmata in Vaticano il 28 novembre 1929 dal Governatore Camillo Serafini e dall’ Ambasciatore di Sua Maestà Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon. La convenzione prevedeva il reciproco riconoscimento della validità sia delle patenti di guida sia dei certificati tecnici dei veicoli, ma nulla avvenne in realtà poiché il Vaticano ancora non disponeva di uffici corrispondenti ai circoli di ispezione ferroviari italiani, deputati appunto al rilascio di tali documenti. Ciò significa che nel frattempo i veicoli vaticani circolavano con targhe provvisorie italiane, tranne i casi in cui sussistevano i presupposti per immatricolazione con targa CD. E’ il caso ad esempio dei veicoli intestati al Pontefice, come la Bianchi tipo 15 donata nel 1922 a Pio XI, targata CD-404. Le targhe provvisorie erano quelle definite dal RD 2 dicembre 1928 e caratterizzate, in nero su bianco, da un numero di serie seguito dalla lettera I e da un’ altra lettera maiuscola indicante la Circoscrizione territoriale, in questo caso P per Roma, ad esempio 123 IP. Le targhe diplomatiche invece erano quelle definite dal RD 29 luglio 1909 e caratterizzate dalla sigla CD seguita da un numero di serie, il tutto in nero su bianco. Alcune fotografie di cronaca vaticana ritraggono infine veicoli, generalmente furgoni, con targa italiana triangolare di prova, secondo il modello previsto dal RDL 13 marzo 1927. La legge Pontificia N. III, intitolata “Legge sulla cittadinanza ed il soggiorno”, emanata anch’ essa il 7 giugno 1929 istituì all’ art. 26 il Registro degli autoveicoli vaticani, strutturato come quello italiano avviato nel 1927. Ma nulla si concretizzò fino al 31 gennaio 1930, giorno in cui il Governatore Camillo Serafini promulgò il “Regolamento per la circolazione degli autoveicoli” ovvero Legge N. XII. E’ l’origine delle targhe SCV. Prima edizione 2008 Pag. 1 di 32

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LE TARGHE AUTOMOBILISTICHE DELLA CITTA’ DEL VATICANO

di Marcello Gallina

Lo Stato della Città del Vaticano fu costituito con il Trattato Lateranense, a firma del Card. Pietro Gasparri per la Santa Sede e di Benito Mussolini per lo stato italiano l’ 11 febbraio 1929. Il documento comprende, oltre al Trattato vero e proprio, anche quattro Allegati annessi e il Concordato. Di fatto lo Stato nacque il 7 giugno 1929, giorno della emanazione da parte del Pontefice Pio XI della Legge N. I , denominata “Legge fondamentale”. Il Trattato affrontava molto timidamente la questione degli autoveicoli in Vaticano al comma 6 affermando che “saranno presi accordi tra la Santa Sede e lo stato italiano per la circolazione nel territorio di quest’ ultimo dei veicoli terrestri e degli aeromobili della Città del Vaticano.” Questi accordi sfociarono nella “Convenzione per disciplinare la circolazione degli autoveicoli nei territori dello Stato della Città del Vaticano e del Regno d’ Italia” firmata in Vaticano il 28 novembre 1929 dal Governatore Camillo Serafini e dall’ Ambasciatore di Sua Maestà Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon. La convenzione prevedeva il reciproco riconoscimento della validità sia delle patenti di guida sia dei certificati tecnici dei veicoli, ma nulla avvenne in realtà poiché il Vaticano ancora non disponeva di uffici corrispondenti ai circoli di ispezione ferroviari italiani, deputati appunto al rilascio di tali documenti. Ciò significa che nel frattempo i veicoli vaticani circolavano con targhe provvisorie italiane, tranne i casi in cui sussistevano i presupposti per immatricolazione con targa CD. E’ il caso ad esempio dei veicoli intestati al Pontefice, come la Bianchi tipo 15 donata nel 1922 a Pio XI, targata CD-404. Le targhe provvisorie erano quelle definite dal RD 2 dicembre 1928 e caratterizzate, in nero su bianco, da un numero di serie seguito dalla lettera I e da un’ altra lettera maiuscola indicante la Circoscrizione territoriale, in questo caso P per Roma, ad esempio 123 IP. Le targhe diplomatiche invece erano quelle definite dal RD 29 luglio 1909 e caratterizzate dalla sigla CD seguita da un numero di serie, il tutto in nero su bianco. Alcune fotografie di cronaca vaticana ritraggono infine veicoli, generalmente furgoni, con targa italiana triangolare di prova, secondo il modello previsto dal RDL 13 marzo 1927. La legge Pontificia N. III, intitolata “Legge sulla cittadinanza ed il soggiorno”, emanata anch’ essa il 7 giugno 1929 istituì all’ art. 26 il Registro degli autoveicoli vaticani, strutturato come quello italiano avviato nel 1927. Ma nulla si concretizzò fino al 31 gennaio 1930, giorno in cui il Governatore Camillo Serafini promulgò il “Regolamento per la circolazione degli autoveicoli” ovvero Legge N. XII. E’ l’origine delle targhe SCV.

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I. IL PERIODO 1930-1960: LE TARGHE TIPO 1, 2, 3.L’art. 1 del regolamento istituisce presso il Governatorato il Registro degli autoveicoli del Vaticano.

L’art. 2 elenca i veicoli che possono essere iscritti nel Registro e pertanto immatricolati con targa SCV: sono quelli appartenenti al Sommo Pontefice, alla Santa Sede e ai cittadini vaticani. Figurano inoltre i veicoli di Dignitari della Santa Sede e dello Stato anche se non cittadini vaticani:

1. I Cardinali residenti in Italia e fuori Roma ( curioso: fuori Roma e Italia non è la stessa cosa?)

2. I due Principi assistenti al Soglio

3. Il Gran Maestro del S. Ospizio

4. Il Foriere Maggiore dei SS. PP. AA.

5. Il Cavallerizzo Maggiore di S.S.

6. Il Soprintendente generale delle Poste

7. Il Vessillifero ereditario di S. Romana Chiesa

8. Il Comandante della Guardia Nobile

9. Il Comandante della Guardia Palatina

10.Il Consigliere generale dello Stato

11.Il Delegato dell’Amministrazione speciale della S. Sede

12.Il Direttore dell’assistenza sanitaria.

Ad essi si concede l’iscrizione di un massimo di due autovetture ciascuno. Gli artt. 3-8 riguardano le procedure per l’iscrizione dei veicoli al Registro, mentre i rimanenti artt. 11-27 non riguardano il tema trattato. L’ultimo articolo, il 28, stabilisce l’entrata in vigore del regolamento il giorno stesso della sua pubblicazione. Fondamentali sono gli artt. 9 e 10 che riporto integralmente:

Art. 9- “Oltre che della licenza di circolazione, ogni autoveicolo deve essere munito di una doppia targa metallica di riconoscimento. Ciascuna targa deve portare il numero di immatricolazione preceduto dalle iniziali “ S. C. V. “. La targa posteriore, inoltre, dovrà essere contrassegnata da uno speciale bollo, conforme al modello allegato al presente regolamento.

Le due targhe sono di diverse dimensioni: la più grande deve essere collocata nella parte posteriore dell’autoveicolo, la più piccola nella parte anteriore. Esse sono rilasciate esclusivamente dal Governatorato.”

Art. 10- “Le targhe rilasciate per le autovetture del Sommo Pontefice, della S. Sede e dei

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Dignitari di questa e dello Stato, compresi nella nota allegata al presente regolamento, avranno le iscrizioni di colore rosso su fondo bianco; tutte le altre avranno le iscrizioni di colore nero su fondo bianco”.

La definizione di veicoli della Santa Sede è molto generica, e pare riferirsi al cosiddetto garage nobile, costituito dai veicoli dei servizi di Palazzo e dei Cardinali e da quelli di rappresentanza a disposizione del Governatorato. Ma, leggendo l’art. 10, è evidente che sono compresi anche altri veicoli, ovvero quelli dei più borghesi servizi di fatica. La distinzione è fondamentale per l’ assegnazione di targhe “rosse” e “nere”, ove il colore si intende per le scritte. In allegato (all. C ) alla voce “elenco delle tasse” sono indicate le tre categorie di veicoli interessati: automobili, autocarri e motociclette. Non vi è alcun riferimento a rimorchi né a veicoli in circolazione provvisoria o di prova.

Prima di lasciare il decreto, voglio solo osservare che l’elenco dell’art. 2, ovvero i Dignitari con diritto a due immatricolazioni SCV e l’allegato (all. B ) all’art. 10, ovvero gli aventi diritto a targhe SCV “rosse”, sono quasi ma non del tutto coincidenti: così il Direttore dell’assistenza sanitaria vaticana ha diritto a due immatricolazioni SCV “nere” ma non “rosse”.

La targa introdotta dalla Legge XII costituisce il tipo 1. La descrizione tecnica è molto generica e per giunta non vi è in allegato alcun modello; anche la documentazione fotografica di queste targhe su veicoli è molto scarna. Occorre allora fare riferimento agli esemplari in collezioni. Nel mio archivio ho i dati, anche fotografici, di circa 30 esemplari. La targa posteriore, metallica e con i caratteri embossed, è quadrata e presenta un bordo di contorno rilevato. Lo sfondo è bianco, i caratteri rossi o neri. Sotto il bordo superiore, al centro, in corrispondenza della C si trovano affiancati due piccoli fori destinati evidentemente al passaggio di filo metallico legato ad un sigillo di piombo, peraltro mai utilizzato. La targa nasce senza fori, ma gli esemplari ne presentano spesso più di quattro, segno evidente di riutilizzo. In alto si trovano ben centrate le lettere S.C.V., ciascuna seguita da un punto rotondo alla base; nella riga inferiore trova posto il numero d’immatricolazione di due o tre cifre. Le tre cifre sono poste simmetricamente sotto ciascuna lettera, se compare la cifra 1 questa viene addossata alle altre. Nel caso di due cifre, la posizione di ciascuna è in corrispondenza dei sovrastanti spazi tra le lettere. Le misure fondamentali sono:

altezza e larghezza targa mm 267

caratteri: altezza per larghezza

mm 100 X 50

spessore del tratto mm 15

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altezza e larghezza targa mm 267

bordino esterno rilevato mm 8

spazio libero sup. e inf. mm 24

spazio tra le due righe mm 18

spazio tra lettere e tra cifre mm 20

Tra le due file, a ridosso del bordo di sinistra, vi è un foro del diametro di mm. 10 nel quale viene applicato il sigillo ufficiale dello Stato. Si tratta di un cilindretto appiattito di piombo, con lo stemma vaticano inciso in rilievo. Non sono ancora riuscito a vedere da vicino il sigillo, dal momento che la maggior parte delle targhe in collezione ne è sprovvisto. Il ritiro del contrassegno è evidentemente segno di annullamento della targa, e riguarda gli esemplari ottenuti legalmente dal Governatorato vaticano. L’allegato B all’art. 9 è costituito dal disegno del sigillo, ma riproduce semplicemente lo stemma vaticano con le classiche due chiavi decussate e la tiara papale.

La targa anteriore si presenta come la copia in miniatura della posteriore: è metallica, quadrata, con il bordino rialzato ed ha i caratteri, embossed, egualmente disposti con tanto di puntini tondi alla destra delle lettere S.C.V. Analoga la disposizione delle cifre nella riga inferiore e identici i colori. Mancano invece sia il sigillo metallico dello Stato sia i due piccoli fori sotto il bordo superiore. I caratteri sono la copia ridotta di quelli della targa posteriore, solo il 3 ha un disegno appena differente. Mancano i quattro fori di fissaggio agli angoli, sostituiti da fori nei punti più disparati. Ho osservato frequentemente due o più fori disposti verticalmente uno sotto l’altro: poiché la forma della targa poco si adattava ai paraurti anteriori, si utilizzava una apposita staffa metallica verticale di fissaggio, ben visibile in certe fotografie. Le misure fondamentali sono:

altezza e larghezza targa mm 160

caratteri: altezza per larghezza

mm 60 X 30

spessore del tratto mm 7

bordino esterno rilevato mm 5

spazio libero sup. e inf. mm 12

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altezza e larghezza targa mm 160

spazio tra le due righe mm 15

spazio tra lettere e tra cifre mm 12

Per quanto concerne il sistema di numerazione nei miei appunti ho trovato questa tabella:

SCV 1-10 rosso su bianco veicoli del Pontefice

SCV 11-30 rosso su bianco veicoli del garage nobile

SCV 31-200 rosso su bianco veicoli dei Cardinali

SCV 201- nero su bianco veicoli di servizio e di privati cittadini

La tabella è identica a quella pubblicata sulla rivista inglese “Motor” nel 1934, relativa ad un’ intervista all’autista del Pontefice e riportata su Europlate magazine nel 1975. I conti però non tornano considerando che i Dignitari di Italia e Santa Sede elencati come aventi diritto a due veicoli con targa “rossa” erano una ventina, per un totale massimo di una quarantina di targhe a fronte del blocco numerico 11-30 del relativo garage nobile. La tabella va un po’ interpretata, nel senso che i primi numeri della serie “rossa” contraddistinguono i più alti livelli gerarchici, a partire dal Governatore e dal Cardinale Segretario di Stato, e via via crescono col decrescere dello status gerarchico. Il numero SCV 30 diventa solo indicativo, anche perché il blocco 31-200 è decisamente sovradimensionato per il numero di auto dei Cardinali di Curia. Ma quali furono i primi passi del Registro vaticano? I primi veicoli ad avere targhe SCV, nel febbraio 1930, furono certamente quelli del garage pontificio, in attesa di ciò da alcuni anni. Il garage nobile invece dovette attendere il 1932.

Ma facciamo un passo indietro. Il servizio delle carrozze a cavallo era stato abolito in Vaticano il 1° gennaio 1928, e conseguentemente erano stati acquistati 25 furgoni Fiat carrozzati Garavini a Torino. Il servizio automobilistico si rivelò inadeguato, per vari motivi i furgoni crearono continui problemi forse anche per la scarsissima esperienza in materia di

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guida degli autisti vaticani. Così l’Amministrazione ritenne più prudente affidarsi a un servizio di autonoleggio di veicoli a disposizione dei Dignitari della casa pontificia. Solo il 16 maggio 1932 furono acquistate dieci auto dalla General Motors, cinque Cadillac e cinque più piccole Buick. Le prime, insieme ad una Buick, entrarono nel garage nobile, ricevendo pertanto le targhe “rosse” SCV 11-16, mentre le restanti quattro auto ebbero targhe “nere” di tipo ordinario. Se le immagini dell’epoca non ingannano le targhe erano SCV 241-244: dunque, guardando la tabella precedente, o erano già stati immatricolati i furgoni Garavini, insieme ad altri veicoli, magari di privati cittadini vaticani, partendo da SCV 201 oppure fu proprio scelto questo strano numero di inizio. Le autovetture da noleggio, tutte targate Roma, vennero utilizzate ancora per alcuni mesi, poi definitivamente lasciate, anche se il garage nobile non si allargò fino al 1938, quando furono acquistate un’ulteriore Cadillac ed una Buick limited. Secondo logica ebbero i numeri 17 e 18, ma alla fine degli anni ’50, ancora in uso, secondo Evangelista erano targate SCV 11 e 12, avendo evidentemente preso i numeri di due delle Cadillac del 1932 nel frattempo radiate. E’ questa la conferma di una pratica molto comune presso il Registro vaticano, ovvero il reimpiego di numeri resi disponibili per rottamazione dei mezzi originali. Tale pratica è soprattutto evidente nell’ambito dei numeri bassi, riservati a veicoli di rappresentanza e personalità di prestigio istituzionale. I numeri 11 e 12 addirittura si ripresentano fino agli anni ’90 su berline Mercedes del Governatorato. Ma quello che è interessante è che le targhe dei due mezzi del 1938 non erano del tipo 1, ma utilizzavano un nuovo modello, il tipo 2. Le informazioni disponibili sono molto scarse e limitate a poche fotografie. La targa posteriore è allungata, con i caratteri su di una sola fila: da sin. compaiono la sigla S.C.V. e un numero di serie, di due cifre da 11 a 30, il tutto in rosso su bianco. I caratteri sono quelli della targa tipo 1, alti dunque mm 100 e il sigillo dello stato è collocato tra lettere e cifre vicino al bordo inferiore. Approssimativamente la targa è alta mm 135 e lunga mm 400, così da contenere al massimo numeri di due cifre. La targa anteriore appare della stessa forma ma di dimensioni ridotte, grosso modo mm 110 in altezza e mm 360 in lunghezza.

In generale le auto contraddistinte da queste targhe erano quelle del seguito papale e di alta rappresentanza, dunque con numeri d’ immatricolazione bassi. In pratica i numeri da SCV 11 a SCV 30, ma con possibile estensione a SCV 99, furono come in precedenza riservati a veicoli dei servizi nobili, del Governatorato e degli alti Dignitari, ma alloggiati in targhe di formato lungo. E’ possibile che il tipo 2 sia stato introdotto proprio per contraddistinguere determinate automobili impiegate per gli spostamenti di Dignitari dello Stato e di personalità straniere in visita ufficiale alla Santa Sede. Probabilmente questo formato si rese disponibile anche quale alternativa opzionale, ad esempio per i Cardinali, al tipo 1 che rimase, però, quello principale: una foto di Tavoletti mostra chiaramente la targa anteriore SCV 72 di tipo 1.

Il 9 marzo 1940 il Governatore Serafini firmò il decreto N. X, intitolato “ Decreto del Governatore dello Stato con cui si apportano modificazioni al Regolamento per la

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circolazione degli autoveicoli, 31 gennaio 1930, N. XII”.

L’art. 1 recita: “L’art. 10 del regolamento 31 gennaio 1930, N. XII, per la circolazione degli autoveicoli, è modificato come segue: le targhe rilasciate per le autovetture del Sommo Pontefice, della Santa Sede, degli Eminentissimi Signori Cardinali e dello Stato avranno le iscrizioni di colore rosso su fondo bianco. I Dignitari della Santa Sede e dello Stato, compresi nella nota allegata al presente Regolamento, potranno avere la doppia targa con le iscrizioni di colore rosso su fondo bianco soltanto per una loro autovettura, mentre le altre targhe , alle quali abbiano diritto, porteranno le iscrizioni di colore nero su fondo bianco.Tutte le altre targhe rilasciate per le autovetture immatricolate nel Registro Autoveicoli Vaticani avranno le iscrizioni di colore nero su fondo bianco”.

Dunque viene confermato l’uso di targhe “rosse” per le autovetture del Sommo Pontefice, della Santa Sede e dei Cardinali, ma si aggiungono esplicitamente tutti i veicoli dello Stato, anche quelli che secondo il decreto del 1930 ricevevano targhe “nere”. Ora invece i caratteri neri contraddistinguono esclusivamente i veicoli privati dei cittadini vaticani. L’elenco dei notabili aventi diritto a targhe “rosse” (art. 2) viene modificato con due new entry, l’Elemosiniere Segreto e il Sacrista di Sua Santità, però il privilegio si riduce da due ad una sola immatricolazione “rossa”. Appare quantomeno strano che nel 1940, ormai nel pieno degli eventi bellici della seconda guerra mondiale, il Governo vaticano abbia promulgato una legge relativa al colore delle targhe quando si prospettavano ben più gravi problemi politici e sociali. A mio parere il provvedimento mirava proprio a proteggere il personale vaticano: nelle vie di Roma i caratteri rossi sulle targhe SCV rendevano immediatamente riconoscibili i relativi veicoli come non italiani, evitando ai conducenti controlli, ispezioni od altro.

Il sistema di numerazione del 1929 fu dunque modificato:

SCV 1-10 rosso su bianco veicoli del Pontefice

SCV 11-137 rosso su bianco veicoli della S. Sede, dei Cardinali e dello Stato

SCV 138-524 nero su bianco veicoli privati vaticani.

Il relativo documento ufficiale mi fu inviato dal Segretario Generale del Governatorato, avv. Trocchi, nel 1971, ma non sono in grado di stabilire se la nuova tabella numerica iniziò nel 1940 o successivamente.

Le immatricolazioni ripresero nel dopoguerra con una certa regolarità e dopo una quindicina di anni, all’inizio degli anni ’60, le targhe tipo 1 e 2 circolanti vennero ritirate e

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demolite alla cancellazione dei relativi veicoli dal Registro vaticano. Qualche vecchio mezzo circolò ancora sino al 1964-65, ma nel frattempo erano subentrate le targhe tipo 4. La data precisa non è nota, ma credo che il passaggio vada collocato tra il 1959 e il 1960.

Le ultime targhe di tipo 1 vanno oltre il 500. Numerosi esemplari si trovano in collezione, tra questi figurano 501, 502, 505, 508, 516, 519: alcune targhe presentano segni inequivocabili di uso, altre certamente non furono mai impiegate. SCV 524 è l’ultima immatricolazione ufficiale, per la serie “rossa” il più alto numero noto è SCV 133.

Ho già accennato al frequente riutilizzo di numeri disponibili; aggiungendovi sequenze non assegnate, salti inspiegabili di numeri e improvvisi stop di immatricolazioni ne esce l’immagine di un sistema di numerazione difficile da seguire, quasi indecifrabile.

La gestione del Registro vaticano d’ altronde era piuttosto disinvolta: al passaggio di proprietà di un veicolo una targa “rossa” poteva essere sostituita da una “nera” o viceversa. Un residente poteva utilizzare la stessa targa su di un suo successivo veicolo o cambiare, lasciando quel numero disponibile per un’ altra immatricolazione. Anche i numeri lasciati liberi dai veicoli “esportati” in Italia rientravano nella disponibilità.

Cito un aneddoto che ben può illustrare il meccanismo ingarbugliato che regolava il Registro vaticano. Nel 1948 una nobildonna italiana, Rosario de Larrechea Von Schiffner (questo il nome del defunto marito, ricchissimo barone tedesco, asso del volo durante la prima guerra mondiale, perito in un banale incidente durante uno spettacolo di peripezie aeree) ormai anziana si trasferì a Roma, portando con sé una lussuosa Cadillac “V 16”, acquistata nel 1938. Poco dopo morì e le due figlie decisero di donare l’ auto ad un vecchio amico di famiglia, il Cardinale Spellman di New York che, di casa in Vaticano, aveva introdotto nei Sacri Palazzi la madre. Il Cardinale però a sua volta la donò al Pontefice Pio XII: l’ auto fu intestata al Governatorato, immatricolata il 29 agosto 1949 con targa SCV 289 e fu parcheggiata a fianco di un’ altra Cadillac, la più importante tipo 75 “con tronetto” , dal 1947 auto ufficiale del Pontefice e come tale targata SCV 1. La “V 16” probabilmente non percorse neanche un chilometro, il 15 febbraio 1950 fu trasferita di proprietà al Cardinale romano di Curia Clemente Micara e fu ritargata SCV 32 ma, ancora, il 9 novembre 1950 fu riassegnata al Governatorato e nuovamente ritargata, questa volta SCV 13, numero già usato nelle primissime immatricolazioni del 1932. Nel settembre 1966 la Cadillac uscì definitivamente dal Vaticano: fu acquistata dal gioielliere romano Nicola Bulgari e naturalmente targata Roma. Purtroppo ho la foto solo di questo ultimo passaggio: l’auto, in attesa della targa permanente, ha targa di Prova Roma 626.

Prima di procedere devo ancora soffermarmi sulle targhe anteriori. Fin dagli anni ’30 esisteva una targa anteriore differente dal tipo 1 quadrato: SCV 258, foto di Tavoletti, ne è un nitido esempio. Evangelista ha segnalato SCV 103. Rispetto al tipo 1 i caratteri sono identici, ma sembra quasi che la parte inferiore con il numero sia stata spostata a fianco della sigla ottenendo un formato lineare grosso modo di mm 70 X 270. L’ alto numero,

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nella serie “nera”, fa presumere che fossero targhe assolutamente normali in alternativa al tipo quadrato, abbinate comunque a targhe posteriori di tipo 1. Non credo che abbiano sostituito il modello quadrato, che risulta essere rimasto regolarmente in uso durante la seconda guerra mondiale e poi fino ai primi anni ’60, anzi presumo che siano uscite di scena contemporaneamente.

Questo formato, che classifico come targa anteriore tipo 1/A, non era previsto nel decreto del 1930, e comparve probabilmente attorno al 1935, dopo l’ introduzione in Italia delle targhe anteriori. La sua origine potrebbe essere proprio collegata a queste, ovvero un formato “italiano” alternativo a quello quadrato. Francamente non saprei quale altra ipotesi formulare.

Certo è che il numero di targhe di tipo 1/A fu in percentuale molto minore di quelle quadrate tipo 1.

Un aspetto ancora oggi non del tutto chiarito riguarda le targhe per i veicoli privati di cittadini vaticani. Fino al decreto del 1940 non vi sono dubbi: si utilizzavano targhe SCV con caratteri neri su fondo bianco. E’ certo anche che, viceversa, dal 1982 i veicoli privati erano esclusi dall’impiego di targhe SCV.

Tra i miei appunti ho trovato una nota secondo cui negli anni ’80 addirittura furono utilizzate normali targhe italiane di Roma. L’ opzione mi sembra francamente improbabile: non si capisce perché lo Stato Vaticano, da sempre rigorosamente autonomo in ogni suo aspetto istituzionale, abbia dovuto ricorrere all’ Italia per una questione non certo complessa quale l’immatricolazione di qualche centinaio di veicoli. Nel 1971 Neil Parker ebbe dall’Ambasciata inglese presso la Santa Sede l’informazione secondo cui i veicoli privati vaticani erano immatricolati con targhe italiane EE (Escursionisti Esteri) nel blocco EE 29001--EE 42000. Anche se sussistono dubbi sulla veridicità di questo dato, il libro di Parker e Weeks “Registration plates of the world” continua a sostenerlo.

Se l’informazione è corretta, non può in ogni caso estendersi oltre il 1977, anno in cui le targhe italiane EE passarono al modello a lettere sovrapposte E/E partendo da 70000.

Paolo Troncatti nel 1987 osservò a Roma in un parcheggio riservato a diplomatici presso la Santa Sede numerosi veicoli con targa italiana EE nnn AN : questo blocco, notoriamente distribuito dalla Motorizzazione di Roma, era probabilmente assegnato, tra gli altri, ai veicoli di funzionari di minore status diplomatico, tale da non consentire l’immatricolazione CD. Nulla però di riconducibile a privati cittadini vaticani. Anche le targhe diplomatiche italiane (del tipo introdotto nel 1984 ai sensi del DM 11 novembre 1982 ) nel blocco CD nnn XG identificano non semplici cittadini vaticani, ma sempre alti prelati, vescovi e monsignori di evidente ruolo diplomatico. L’ argomento, peraltro soggetto ad un vero e proprio segreto d’ufficio, rimane tutto da chiarire.

La questione specifica delle targhe destinate ai veicoli di cittadini vaticani è stata definitivamente risolta nel 1988 con l’introduzione delle attuali targhe “ad hoc” CV.

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Fin dagli anni ’70 esaminando vecchie foto con veicoli vaticani avevo osservato l’esistenza di un formato-targa posteriore diverso dai due precedenti, simile al tipo 1 ma rettangolare col lato maggiore disposto verticalmente. La conferma è giunta recentemente con la comparsa in una collezione italiana della targa “rossa” SCV 133. La disposizione dei caratteri è la stessa del tipo 1, con la sigla in alto e il numero in basso. I dettagli, maggiori e minori, evidenziano la stretta parentela con essa: i caratteri sono identici per stile e dimensioni, analoghi sono il bordo di contorno rilevato e il sigillo ufficiale nella consueta sede lungo il margine di sinistra. Si osservano anche i due piccoli fori affiancati lungo il bordo superiore. L’ unica differenza risiede nelle dimensioni, ma solo per la larghezza che viene ridotta di dieci millimetri passando a mm 257 mentre l’ altezza resta invariata a mm 267. L’ effetto visivo di targa “verticale” è abbastanza netto anche perché aumenta di circa sei millimetri lo spazio tra le due righe grazie ad un minimo spostamento ( due-tre millimetri ) rispettivamente verso l’ alto per la sigla e verso il basso per le cifre. Definisco questa targa tipo 3.

Dato il numero molto esiguo di osservazioni è impossibile stabilire a quando risalga il tipo 3, ma sicuramente queste targhe sono rimaste in uso fino ai primi anni ’60, e dunque ritirate simultaneamente ai tipi 1 e 2. Anche sul loro impiego mancano dati: essendo note sia targhe “rosse” che “nere” sembra esclusa la destinazione esclusiva o a veicoli di notabili e Cardinali o a veicoli ordinari. E’ possibile che il loro impiego fosse legato a motivi di alloggiamento su veicoli laddove il tipo 1 non si adattava, anche se la variazione così minima di forma e di dimensioni mi porterebbe ad escludere tale ipotesi. La targa anteriore presumibilmente non differiva dal tipo anteriore 1 o 1/A.

II. IL PERIODO 1960-1982: LE TARGHE TIPO 4.Nel 1932 l’Italia aveva adottato, ai sensi del DM 28 dicembre 1931, il formato-targa posteriore “largo” misurante mm 320 X 220.

Per effetto del DM 19 ottobre 1951 le dimensioni erano state ridotte a mm 275 X 200, e questo formato restò valido fino al 1976 quando, su disposto del DM 7 giugno 1974, fece la sua comparsa il noto modello a tre colori con sigle provinciali arancione. A partire dal gennaio 1963 la plastica sostituì il metallo quale materiale di fabbricazione.

Fatta questa premessa, osserviamo che alla fine degli anni ’50 lo Stato vaticano iniziò a rinnovare il parco veicoli: i vecchi modelli americani lasciarono gradualmente il posto a più moderne, agili autovetture italiane Fiat e Alfa Romeo. Le vecchie targhe tipo 1 e 2 furono rimpiazzate dal tipo 4, che avendo le stesse dimensioni delle targhe italiane, non presentava problemi di alloggiamento. Non conosco con esattezza la data di esordio di queste targhe, ma, come ho scritto poc’anzi, ritengo che siano comparse tra il 1959 e il 1960. La targa posteriore è rettangolare, realizzata in metallo e presenta un bordo di contorno rialzato. Ho sempre

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rilevato quattro fori per le viti di fissaggio ai quattro angoli. I caratteri, disposti su due file, sono “embossed”, ma lo sbalzo è minimo, appena percepibile. I caratteri, in nero o rosso su sfondo bianco, sono così disposti: in alto si trovano le lettere della sigla “S.C.V.”, ciascuna seguita da un punto rotondo in basso a destra, nella parte inferiore trova posto il numero d’immatricolazione, di due o tre cifre a partire da 11. Se le cifre sono due, la loro posizione è in corrispondenza degli spazi vuoti soprastanti tra le lettere, mentre tre cifre alloggiano simmetricamente sotto ciascuna lettera. Nella stessa posizione descritta per le targhe tipo 1 e con la stessa caratteristica di realizzazione si trova il sigillo metallico ufficiale dello Stato.

Le dimensioni principali della targa sono:

altezza targa mm 200

larghezza targa mm 275

caratteri: altezza per larghezza mm 77 X 47

spessore del tratto mm 11

bordino esterno rilevato mm 6

spazio libero sup. e inf. mm 14

spazio tra le due righe mm 18

spazio tra lettere e tra cifre mm 33

La grafica dei caratteri è chiaramente derivata da quella della targa tipo 1, anche se la riduzione delle dimensioni comporta modifiche del disegno, così ad esempio nella S il tratto centrale è più obliquo. Rispetto invece ai caratteri delle targhe italiane in plastica del periodo 1963-1976, marcate differenze stilistiche si osservano non tanto nelle lettere ma piuttosto nelle cifre 1, 3, 6, 7 e 9. La targa ha un aspetto gradevole, improntato a semplicità. La realizzazione di foggia artigianale, quasi pezzo per pezzo, si può desumere da dettagli rilevabili in targhe anche con numeri di serie molto prossimi. Ho provato ad esaminare in fotografia alcune targhe tra SCV 177 e SCV 196:

- le estremità della S, della C e di alcune cifre quali 2 e 3 hanno lunghezza variabile;

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- i punti rotondi a destra delle lettere sono posti a distanza variabile dalla lettera stessa e spesso non sono sulla stessa linea orizzontale;

- la cifra 1 in prima posizione talvolta è addossata alla seconda cifra, talvolta è al centro esatto del rettangolo virtuale al di sotto della S.

Anche per la targa anteriore si scelse il modello italiano: il ministero dei trasporti di Roma aveva introdotto con vari decreti ( RDL n. 3179 del 1928, DL 5 luglio 1934, DM 26 settembre e 8 novembre 1934 ) la targa anteriore alta mm 62 e lunga mm 267. Questo formato restò in uso dal 1934 al 1985.

La targa anteriore tipo 4 è metallica con un evidente bordo rialzato ed “embossed” sono i caratteri. I fori di fissaggio sono sempre ai quattro angoli, adatti ai portatarga realizzati per i veicoli immatricolati in Italia. Lo sfondo è bianco e le scritte rosse o nere. Da sinistra trovano posto la scritta S.C.V. , con i consueti punti tondi al piede di ciascuna lettera, e il numero di immatricolazione di due o tre cifre. Tra lettere e cifre è lasciato uno spazio uguale ai due laterali, mentre minori sono gli spazi tra i singoli caratteri. In presenza di due cifre gli spazi tra tutti i caratteri vengono opportunamente allargati. Dal punto di vista grafico i caratteri sono identici, opportunamente rimpiccioliti, a quelli della targa posteriore.

Queste le principali dimensioni:

altezza targa mm 62

lunghezza targa mm 267

caratteri: altezza per larghezza mm 40 X 23

spessore del tratto mm 5

bordino esterno rilevato mm 5

spazi laterali e centrale mm 23

spazio tra lettere e tra cifre mm 15

Nel volgere di pochi anni le targhe dei tipi 1 e 2 su veicoli circolanti furono ritirate e sostituite, spesso mantenendo lo stesso numero, da quelle di tipo 4.

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Il relativo sistema d’immatricolazione riprese lo schema precedente, ovvero:

SCV 1-10 rosso su bianco veicoli del Pontefice

SCV 11-137 rosso su bianco veicoli dei Cardinali e di alti Dignitari dello Stato

SCV 138-524 nero su bianco veicoli dello stato

Come si nota le targhe “rosse” sostanzialmente mantengono la precedente attribuzione, mentre le “nere” sono assegnate ai veicoli dello Stato, ovvero della Santa Sede, delle pubbliche amministrazioni, del Governatorato e degli enti con personalità giuridica vaticana. Restano esclusi dall’immatricolazione SCV tutti i veicoli privati di cittadini vaticani.

La progressione numerica avanzò questa volta in modo abbastanza lineare, senza più i “sussulti” dei decenni precedenti ma pur sempre con frequenti reimmatricolazioni. Non sorprende il fatto che l’ultimo numero previsto, SCV 524, fosse lo stesso del periodo 1930-1960: infatti il parco veicoli vaticano non superava i 200 veicoli circolanti (stima 1972), esclusi, perché non targati SCV, i veicoli di privati cittadini vaticani. Anche escludendo i numeri definitivamente cancellati dal pubblico registro il 500 era ampiamente sufficiente.

Gli estremi della serie “nera”, da me verificati agli inizi del 1978, sono SCV 142 e SCV 516, mentre per la serie “rossa” il numero più alto è SCV 106. Numeri pienamente concordanti coi dati ufficiali. Una preziosa foto di Paolo Troncatti mostra la targa anteriore SCV 12 di una grossa berlina Mercedes di rappresentanza, munita di due bandiere ufficiali: la sinistra è quella del Vaticano la destra verosimilmente dello Stato il cui alto rappresentante è giunto per una visita ufficiale. I caratteri sembrano neri, ma ritengo si tratti dell’effetto dell’ombra che oscura la parte frontale dell’auto.

Non si conosce la data precisa in cui per legge cessò la produzione di targhe di tipo 4, ma personalmente ritengo di potere individuare l’anno nel 1982.

III. IL PERIODO 1982-1987: LE TARGHE TIPO 5.Il ministro italiano dei trasporti Ruffini emanò il 25 giugno 1977 il “Nuovo sistema di targatura”, destinato a rivoluzionare targhe e sistema d’immatricolazione con l’introduzione dell’inedito formato-targa 115 X 340, di sigle provinciali alfanumeriche per i capoluoghi di provincia e dell’altrettanto inedita progressione alfanumerica con partenza da A00-AA.

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Forse troppo rivoluzionario, tale schema fu abbandonato: col DM 29 gennaio 1982 il successivo ministro Balzamo abrogò buona parte del decreto, introducendo nuove targhe metalliche ( uscite poi nell’aprile 1985 ) in nero su bianco che si rifacevano al modello in plastica “in due pezzi” del 1974. Solo la targa anteriore si ispirava al decreto del 1977 adottandone le misure. Il formato mai nato ebbe migliore sorte sotto forma di targhe italiane speciali: fu adottato dall’Esercito Italiano ( E. I. ) nell’aprile 1980, poi dalla Guardia di Finanza ( G. di F. ) e così via.

La consueta premessa “italiana” è particolarmente opportuna in quanto la targa vaticana posteriore di tipo 5 adottò dimensioni e caratteri proprio del modello italiano del 1977. Esiste del tipo 5 una ricca documentazione fotografica per cui l’aspetto descrittivo è agevole mentre non essendo disponibile alcun documento legislativo, la parte normativa resta oscura. Certo la durata in servizio molto breve, circa sei anni, ha limitato le occasioni di uno studio approfondito.

E’ opinione comune che il tipo 5 risalga al 1984. A mio parere questa datazione non è corretta: Taverna ne fece la prima osservazione nel luglio 1983 nel corso della visita del Pontefice Giovanni Paolo II a Milano, descrivendo una nuova targa del tipo “SCV xxx” in un formato simile a quello delle nuove targhe militari italiane. Evangelista nella sua monografia cita un veicolo autoscala Mercedes 1113 del servizio vaticano dei Vigili del Fuoco, targato SCV 347. Osserva Evangelista: “Vidi questo veicolo meno di dieci anni fa (dunque all’incirca fine anni ’90, nota dell’autore )…aveva la targa originaria sostituita da quella con le scritte su un’unica riga”. Recentemente ho trovato la fotografia di quel mezzo: la vista è anteriore, un po’ da lontano, ma si legge bene la targa SCV 347 compatibile col formato vaticano anteriore tipo 5. Essendo la foto del marzo 1982 ritengo dunque che, fino a prova contraria, il tipo 5 risalga ai primi mesi del 1982.

La targa posteriore è costituita da una lamina di lamiera di alluminio spessa un millimetro, è piana, senza cioè bordo di contorno rilevato, ha gli angoli arrotondati e quattro fori naturali di fissaggio. Lo sfondo è bianco opaco, i caratteri sono neri o rossi e rilevati, con la tecnica dell’imbutitura, di mm 1,4.

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Le misure fondamentali sono:

altezza targa mm 115

lunghezza targa mm 340

caratteri: altezza per larghezza mm 65 X 31

larghezza cifra 1 mm 15

spessore del tratto mm 6,5

spazi laterali mm 28

spazio tra lettere e cifre mm 40

spazio tra lettere e tra cifre mm 14

diametro del sigillo ufficiale mm 12

La targa può virtualmente essere suddivisa in due parti uguali affiancate: a sinistra vi è la sigla S.C.V. , con ciascuna lettera seguita in basso a destra da un punto rotondo. Questo gruppo ha posizione fissa: qualunque sia il numero di cifre a fianco, è sempre al centro dello spazio di sinistra e i punti tondi sono sempre a mm 5 dal margine destro di ciascuna lettera. Il numero d’immatricolazione occupa lo spazio di destra e può essere di due o tre cifre a partire da 11. Anche il gruppo numerico è centrato nel suo spazio, per cui la simmetria è totale solo in presenza di tre cifre. In presenza della cifra 1 vengono aumentati gli spazi tra le cifre stesse. Se il numero è di due cifre, queste sono maggiormente distanziate tra loro e comunque centrate nel campo di destra aumentando ovviamente lo spazio libero dal margine. A mm 15 dal bordo inferiore, esattamente sulla verticale immaginaria che taglia in due la targa, è praticato un foro del diametro di mm 8 in cui è applicato il sigillo ufficiale di piombo dello Stato: il diritto ha il disegno dello stemma vaticano, il verso la sigla “RAV”, Registro Autoveicoli Vaticani. La grafica e le misure dei caratteri, lettere e cifre, sono senza ombra di dubbio quelle del citato decreto italiano del 1977, con la sola eccezione delle cifre 6 e 9 che nel modello vaticano presentano l’estremità libera più chiusa e arrotondata.

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La targa anteriore riprende le dimensioni del precedente tipo 4 ed è costituita da una lamina in alluminio spessa un millimetro, con gli angoli arrotondati e quattro fori naturali di fissaggio ed ha il bordo di contorno perfettamente piano. I caratteri, in rilievo, sono neri o rossi e lo sfondo bianco opaco. Da sinistra si osservano la sigla S.C.V. puntata e il numero d’immatricolazione di due-tre cifre. Si ripresenta la simmetria che ho descritto per la targa posteriore con sigla e gruppo numerico nettamente separati dallo spazio centrale.

Queste sono le misure fondamentali:

altezza targa mm 62

lunghezza targa mm 267

caratteri: altezza per larghezza mm 41 X 20

spessore del tratto mm 3,5

spazi laterali mm 27

spazio tra lettere e cifre mm 14

spazio tra lettere e tra cifre mm 35

Esaminando i caratteri si nota la somiglianza a quelli delle targhe italiane in plastica utilizzate dal febbraio 1963 al 1985. Nella targa vaticana però lo spessore del tratto è minore per cui gli elementi appaiono stilizzati e sottili. Nel confronto tra la targa anteriore tipo 5 e la corrispondente posteriore, al di là dell’ovvia differenza di dimensioni, notiamo che le tre lettere e le cifre 0, 1, 4, 6, 7, e 9 sono simili mentre le restanti cifre 2, 3, 5 e 8 evidenziano marcate differenze. Confrontando infine il tipo 5 anteriore con il modello precedente, il tipo 4 anteriore, osserviamo diversità nella S e in ben sei cifre: 1, 3, 6, 7, 8 e 9. Restando a quest’ ultimo confronto, le due targhe di uguale hanno solo le dimensioni ma sono strutturalmente molto diverse: l’ una (tipo 4) ha il bordo rilevato, l’altra (tipo 5) tutto piano, l’ una ha i caratteri “pieni”, l’ altra stilizzati, l’ una ha i caratteri affollati, l’ altra ben distanziati.

Per quanto concerne la parte normativa, in totale mancanza di documenti ufficiali ci si deve muovere per ipotesi. Ancora oggi non sappiamo se esistesse una serie di targhe “rosse”

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oltre a quella per i veicoli a disposizione del Pontefice.

Esiste in una collezione americana la coppia SCV 33, apparentemente in rosso su bianco. Se le targhe sono autentiche, e se il colore rosso è reale e non un artefatto fotografico, allora probabilmente esisteva un blocco non molto consistente di targhe “rosse” destinate ai veicoli dei Dignitari dello stato, delle Commissioni e del Governatorato, oltre ai Cardinali di Curia. La serie numerica potrebbe essere SCV 11-50, dato che il più basso numero “nero” documentato è SCV 70. Altri numeri bassi documentati sono 24, 61 e 63, senza dettagli sul colore. Nel 1997 ho osservato personalmente la Mercedes SCV 11, mentre un’altra Mercedes che condusse il premier italiano Prodi in visita in Vaticano nel maggio 1996 era targata SCV 50. Non sono stato in grado di stabilire il colore delle scritte.

Le targhe tipo 5 rimpiazzarono completamente le vecchie targhe entro il 1987 e ancora una volta si ricorse alla reimmatricolazioni, mantenendo i vecchi numeri su nuove targhe. Già il 31 dicembre 1987 però ne cessò la fabbricazione, e resta un mistero l’ultimo numero. Non ho trovato dati certi oltre 430, in teoria la conclusione dovrebbe essere 526, dato che il numero successivo risulta ufficiosamente essere, nella forma SCV 00527, il primo della attuale vigente numerazione. E’ però molto probabile che 526 sia stato sì utilizzato, ma su targa tipo 1 o 4 : è improbabile infatti che ci sia un “vuoto” di osservazioni così ampio, pari ad un centinaio di numeri tra 430 e 526.

A differenza di ciò che si era verificato sui veicoli dal 1930 ad ogni passaggio a targhe di nuovo formato, ovvero la ritargatura con lo stesso numero su targhe nuove, quelle di tipo 5 ebbero un trattamento diverso: il 1° gennaio 1988 iniziò infatti l’impiego del nuovo tipo 6 sui veicoli di prima immatricolazione, ma le targhe 5 non furono sostituite sui mezzi circolanti e rimasero in uso sino alla cancellazione definitiva del veicolo stesso. E per parecchi veicoli la cancellazione avvenne solo molti anni dopo: sono emblematici i casi di alcuni autobus utilizzati per il trasferimento di turisti su brevissimi tragitti, da Piazza San Pietro ai Giardini o ai Musei Vaticani. Il loro impiego così limitato li rese longevi, e ancora a metà degli anni ’90 circolavano con la loro targa originale.

Alcuni casi rilevati:

SCV 397 e SCV 430

autobus Mercedes modello O 303, circolanti nel 1997

SCV 417 pulmino 850 del Servizio dei Vigili del Fuoco Vaticani

SCV 200 e SCV 364

non classificabili, ma sicuramente circolanti nel 1993

SCV 424 ambulanza, in servizio nel 2002

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SCV 397 e SCV 430

autobus Mercedes modello O 303, circolanti nel 1997

Anche un certo numero di autovetture di rappresentanza, dunque grosse berline nere soprattutto Mercedes, mantenne le targhe originali di tipo 5. I numeri sono piuttosto sparsi, ma, come prevedibile, generalmente bassi. Della SCV 50 ho già scritto, ricordo poi un piccolo blocco di Mercedes e BMW targate da 120 a 130 (di SCV 125 ho la foto del 2002).

IV. IL PERIODO 1988-2008: LE TARGHE TIPO 6 “SCV” E “CV”Nell’ aprile 1985 iniziò in Italia la distribuzione delle targhe previste dal DM 29 gennaio 1982. La targa posteriore era metallica, con caratteri neri su sfondo bianco retroriflettente, manteneva le sigle provinciali e la fornitura era di tre pezzi, due con la sigla ed uno col numero di serie, in modo da realizzare due formati opzionali, quello lungo, di gran lunga il più diffuso, e quello quadro. Anteriormente prese avvio il nuovo formato misurante mm 115 X 340.

Lo Stato Vaticano emanò il 19 dicembre 1987 il decreto N. CXX, “ Decreto della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano con il quale viene modificato il Regolamento per la circolazione degli autoveicoli” , emanato dal Governatore dello Stato il 31 dicembre 1930, N. XII”. Per effetto di questo decreto furono introdotte a partire dal primo gennaio 1988 le targhe tipo 6, attualmente in uso nelle due distinte serie SCV e CV. La novità fondamentale consiste nella comparsa della nuova sigla CV riservata ai veicoli dei cittadini vaticani.

Recita l’art. 2, a partire dal comma 2:

“Le targhe si distinguono:

a) “SCV 00000” : targa recante l’abbreviazione della denominazione “Stato della Città del Vaticano” e il numero progressivo di immatricolazione in cinque cifre, indicazioni separate da uno speciale bollo secondo modello allegato al Regolamento.

E’ la targa ufficiale dello Stato e come tale sarà rilasciata agli autoveicoli intestati al Sommo Pontefice,alle Amministrazioni pubbliche della Santa Sede, del Governatorato dello S.C.V., di Enti pubblici vaticani aventi propria personalità giuridica, nonché agli Em.mi Cardinali che ne facciano apposita espressa richiesta.

b) “CV 00000” : targa recante l’abbreviazione della denominazione “Città del Vaticano” ed

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il numero progressivo di immatricolazione in cinque cifre, indicazioni separate da uno speciale bollo secondo modello allegato al Regolamento. Tale targa sarà rilasciata agli autoveicoli di proprietà dei cittadini dello Stato, dei dignitari o delle personalità che, in ragione delle cariche o dell’ ufficio rivestiti, abbiano domicilio legale o stabile residenza nel territorio dello Stato.”

Le targhe sono delle stesse dimensioni e, rispettivamente, quelle anteriori di mm 340 x 115, quelle posteriori di mm 486 X 109, secondo la descrizione delle caratteristiche tecniche e grafiche indicate nell’allegato al presente Decreto.

L’art. 3 definisce i colori: “Le targhe rilasciate per le autovetture del Sommo Pontefice hanno le iscrizioni di colore rosso su fondo bianco; tutte le altre hanno le iscrizioni di colore nero su fondo bianco”.

I dettagli tecnici sono ampiamente definiti dagli allegati, che dunque riporto integralmente. Aggiungo alcune precisazioni:

1) La targa posteriore è corrispondente al modello italiano che ho descritto in premessa: alta mm 109, lunga mm 486, è metallica, piana, con gli angoli squadrati, non arrotondati e i caratteri, in rilievo di mm 1,4 , sono di dimensioni differenti per lettere e cifre, esattamente come nelle targhe italiane. Identica è anche la grafica. A differenza del modello italiano però la targa è costituita da un solo pezzo, e il formato è invariabilmente quello lungo. I fori di fissaggio rimangono sei, pur essendone evidentemente sufficienti quattro e i due fori centrali risultano essere utilizzati molto spesso, ma non sempre. Il sigillo ufficiale è collocato in posizione rigorosamente costante a mm 18,5 dal bordo inferiore mentre la distanza dal bordo di sinistra è di mm 206 nelle targhe SCV e di mm 180,5 nelle CV.

2) La sigla SCV o CV precede un numero d’ immatricolazione di cinque cifre e non si osservano i punti rotondi alla base delle lettere. La progressione numerica procede separatamente nelle due serie a partire rispettivamente da SCV 00526 e da CV 03001.

3) Il sigillo ufficiale nel corso degli anni ha subito lievi modifiche. Inizialmente il diametro oscillava tra 7 e 12 millimetri, con il consueto disegno dello stemma vaticano al diritto e la sigla RAV ( Registro Autoveicoli Vaticani) al verso. All’incirca dal 2000 si è osservata una notevole riduzione del diametro e attualmente addirittura più che un sigillo in rilievo esso sembra una sorta di macchia scura pianeggiante.

4) Lo sfondo retroriflettente è innovazione assoluta dal 1930. La tecnica di fabbricazione e lo standard dei materiali sono quelli italiani, come pure la lavorazione. Si osserva infatti la filigrana PGS (Provveditorato Generale dello Stato) ripetuta in forma di griglia a intervalli orizzontali di mm 110 e verticali di mm 39.

5) In Italia si sono successivamente registrate due importanti modifiche: l’ abolizione dalle targhe delle sigle provinciali (DPR 16 dicembre 1992) e la comparsa delle “eurotarghe” con bande blu ( DPR 4 settembre 1998). Ciò non ha comportato alcuna modifica sulle

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targhe vaticane.

Anche la targa anteriore tipo 6 è riconducibile per impostazione e dimensioni a quella italiana circolante dal 1985. E’ una lamina in lamiera di alluminio con i bordi pianeggianti e gli angoli appena arrotondati. I caratteri, in nero su fondo bianco riflettente, consistono nella sigla SCV o CV, senza punti alla base, seguita dal numero di serie di cinque cifre. Non vi è il sigillo ufficiale dello Stato. Sulla retroriflettenza vale quanto scritto precedentemente al punto 4.

L’ analisi della grafica dei caratteri richiede alcuni confronti.

1) Confronto con la targa italiana anteriore del 1985: le dimensioni sono le stesse, ovvero mm 115 X 340, ma i caratteri della targa vaticana misurano mm 65 X 31 contro mm 57 X 28 di quella italiana. Il disegno delle lettere è identico, ma ben cinque cifre, ( 3, 5, 6, 7, 9 ) sono di stile differente.

2) Confronto con la targa italiana anteriore-posteriore del decreto 25 giugno 1977: oltre alle dimensioni generali, anche i caratteri hanno le stesse misure, mm 65 X 31. Le lettere e ben otto cifre sono identiche, ma 3 e 4 evidenziano una seppur minima differenza.

3) Confronto con la targa italiana anteriore-posteriore CD ( Corpo Diplomatico ) introdotta dal DM 11 novembre 1982 e circolante dal 1984: qui siamo al punto cruciale. Un’ attenta analisi dimostra che tutti i caratteri, lettere e cifre sono identici. Dunque l’attuale targa anteriore vaticana è stilisticamente identica a quella italiana diplomatica. Occorre ancora osservare che la targa italiana CD successivamente è stata oggetto di due modifiche: nel 1993 l’altezza è stata “limata” passando da mm 115 a mm 109, mentre dal 1996, ai sensi del DM 19 agosto 1995, con l’introduzione di nuove targhe del tipo CD-0000-XX a quattro cifre anziché tre, è stata modificata anche la grafica di alcuni caratteri, specie il 7 e il 3. Nessuna delle due variazioni è stata recepita in Vaticano, pertanto la targa anteriore resta invariata.

4) Mi sembra interessante anche il confronto tra i caratteri della targa anteriore e posteriore tipo 6. Poiché i modelli italiani di origine sono ben differenti, è evidente che non possiamo attenderci grandi somiglianze. Prescindendo ovviamente dalla dimensioni, osserviamo che solo tre cifre (0, 2, 8 ) sono simili e che la S della sigla si presenta anteriormente nella forma “allungata” , posteriormente con la zona centrale più orizzontale.

Per quanto concerne il sistema numerico ho già osservato che scompaiono le reimmatricolazioni. Le targhe circolanti di tipo 5 progressivamente vengono ritirate insieme ai loro veicoli, e quelle di tipo 6 identificano solo mezzi di nuova immatricolazione di modo che la progressione numerica diviene lineare. Essendo utilizzati numeri di cinque cifre le prime due sono sempre 00. Generalmente si fa iniziare la serie numerica con SCV 00526

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ma le osservazioni partono da 00540. Il più basso numero che ho osservato direttamente è 00558 su di una Fiat Regata. Attraverso accelerazioni e rallentamenti di immatricolazione assolutamente fisiologici la progressione è giunta alla fine del 2007 a SCV 00940; è probabile che entro il 2009 si arriverà al fatidico traguardo di SCV 01000.

Scomparsa definitivamente la serie “rossa”, ai Cardinali rimane la possibilità, su espressa richiesta, di immatricolare i propri veicoli privati con targhe SCV, altrimenti otterranno targhe CV.

Questa nuova sigla viene introdotta per risolvere definitivamente la questione dell’immatricolazione dei veicoli dei cittadini vaticani. Come abbiamo letto nel Decreto, il diritto a targhe CV è esteso alle personalità ricoprenti cariche o uffici dello Stato purché aventi domicilio legale o stabile residenza in Vaticano. La progressione numerica inizia il primo gennaio 1988 con CV 03001 e l’ avanzamento di questa serie è più veloce rispetto alla targhe SCV: in circa vent’anni infatti (fine 2007) abbiamo:

SCV 00526 SCV 00930 per un totale di circa 400 veicoli

CV 03001 CV 03700 per un totale di circa 700 veicoli.

In conclusione vorrei ricordare brevemente il Decreto N. CCLXXVIII, “Decreto della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano con il quale viene promulgato il Regolamento per la circolazione degli autoveicoli”. Tale decreto, pubblicato il 12 giugno 1997 ed esecutivo dal primo gennaio 1998 intende rivedere integralmente e unificare le varie normative esistenti in tema di circolazione degli autoveicoli. Evidentemente anche la Città del Vaticano a fine secolo cominciava a presentare problemi di viabilità, di traffico e di parcheggi dovuti ad un accrescimento sproporzionato del traffico veicolare in relazione all’esigua superficie dello Stato pari, lo ricordo, a soli 44 ettari. Anche l’ imminente Giubileo, che avrebbe portato a Roma un flusso enorme di auto ed autobus richiedeva disposizioni precise sull’ accesso in Vaticano. Problemi che riguardavano pure la sicurezza e la rapidità di intervento dei mezzi di soccorso, nonché l’ inquinamento e il rispetto ambientale e monumentale.

Sostanzialmente la parte riguardante le targhe di tipo 6 è confermata, salvo minime puntualizzazioni o modifiche:

l’art. 2 elenca quali autoveicoli possono essere iscritti nel RAV: sono quelli appartenenti allo Stato ed alla Santa Sede, agli Enti aventi personalità giuridica vaticana, ai Presidenti e Segretari dei Dicasteri della Curia Romana ed ai cittadini vaticani. Inoltre gli autoveicoli delle personalità, “anche non cittadini vaticani ma ricoprenti presso la Santa Sede cariche speciali indicate in un elenco concordato con lo stato italiano”. Qui si ritorna, probabilmente, al vecchio elenco del 1930, pieno di altisonanti funzioni onorifiche, debitamente aggiornato ed adeguato ai tempi moderni.

L’art. 3 ripropone, per gli Enti e le persone suindicate, il limite di non più di due autoveicoli iscrivibili al Registro. Nel tempo questo vincolo era stato abolito o quanto meno

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accantonato, di qui la necessità di riproporlo.

L’ art. 9 conferma in pieno le generalità delle targhe SCV e CV del Decreto CXX , ma viene eliminata la possibilità per i Cardinali di ottenere targhe SCV.

Per i loro veicoli privati dal primo gennaio 1998 è consentita solo la immatricolazione CV.

Infine una curiosità: spariscono dall’elenco dei veicoli aventi targa SCV gli “autoveicoli intestati al Sommo Pontefice”, previsti dal Decreto CXX. Ma non è una dimenticanza, l’art. 10 recita che “le targhe rilasciate per gli autoveicoli a servizio del Sommo Pontefice hanno le iscrizioni di colore rosso su fondo bianco, tutte le altre hanno le iscrizioni di colore nero su fondo bianco”. Il dettaglio è chiaro: non esistono più veicoli “intestati” al Sommo Pontefice bensì veicoli “ a servizio” del Sommo Pontefice.

V. LE TARGHE DI MOTOVEICOLI E TRATTORI.Nelle disposizioni di legge su targhe, veicoli e circolazione non si trovano riferimenti a targhe per motoveicoli, anche se l’ allegato C del Regolamento N. XII del 1930, fissando tasse distinte per il rilascio delle targhe ad automobili ed autocarri (Lire 25 ) ed a motociclette (Lire 20 ), ne riconosce implicitamente l’ esistenza.

Probabilmente i primi motoveicoli comparvero in Vaticano nel dopoguerra, sia quelli statali per i più svariati usi commerciali sia quelli privati. Inizialmente vi furono motocarri a tre ruote per i piccoli trasporti di merci e motoveicoli tipo scooter adibiti a servizio postale e di consegne varie. Esistevano poi motocicli di varia cilindrata, anche maggiore, di tipo privato appartenenti a guardie svizzere o a impiegati vaticani. Oggi i motocarri sono rappresentati da mezzi a tre ruote di marca Piaggio e dai più recenti quadricicli Ape Poker.

Col passare del tempo si è allargata la tipologia di veicoli che, assimilati ai motoveicoli, ne condividono il tipo di targa:

a. Trattori agricoli: comparsi negli anni ’60, sono adibiti alla manutenzione degli ampi spazi verdi dei Giardini Vaticani e, mediante rimorchi, al trasporto di tutto ciò che serve per l’ allestimento di transenne, file di sedie e strutture in legno e metallo in occasione delle funzioni e delle udienze in Piazza San Pietro. Complessivamente si tratta di 5-6 unità.

b. Dumpers e scavatrici per lavori stradali di manutenzione e di edilizia varia.

c. Mezzi speciali aspiranti e pulenti per il riordino della Piazza dopo le cerimonie.

Nel tempo si sono susseguiti solo due tipi di targa.

Tipo 1- La targa tipo 1 è metallica, di forma quadrata col lato di mm 165 e presenta scritte blu su fondo bianco. Ovviamente è singola e collocata posteriormente al mezzo. Nella riga superiore al centro trova posto la sigla S.C.V. con i consueti punti rotondi alla

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base delle lettere; in basso vi è il numero di immatricolazione a partire da 01. Questa è l’ informazione che ho io, secondo Evangelista la progressione inizia da 02: l’ esclusione del numero 1 appare logica dal momento che dovrebbe identificare un mezzo papale in analogia agli autoveicoli. Le due cifre in basso sono poste al centro fino a 09, da 010 sono collocate ciascuna sotto una lettera della sigla. Il sigillo ufficiale è stato osservato solo raramente e la maggior parte delle targhe ne è priva. Quando è presente, si trova lungo il bordo di sinistra a metà della targa. La progressione numerica si è sviluppata in modo lineare, con qualche raro caso di riutilizzo di uno stesso numero. L’ impiego di questo tipo di targa è terminato nel 1987 con SCV / 050.

Tipo 2 - Il Decreto Pontificio N. CXX del 12 dicembre 1987 insieme alle targhe SCV e CV attualmente in uso ha introdotto analoghe targhe per motoveicoli e trattori, ovvero il tipo 2. La targa, solo posteriore, ha le stesse dimensioni del modello precedente, ma la grafica è completamente differente: è del tutto simile alla targa per motoveicoli italiani circolante dal 1985 sulla base del DM 29 gennaio 1982. I caratteri sono neri e il fondo bianco retroriflettente, con le caratteristiche tecniche già analizzate a proposito delle targhe d’ automobile. I dati tecnici sono rilevabili dall’allegato, che riporto integralmente. In alto verso sinistra è collocata la sigla SCV o CV, senza punti alla base; in basso trova posto il numero d’ immatricolazione di quattro cifre. Il sigillo dello Stato è collocato a lato della sigla, dunque nella parte superiore, lungo il bordo di destra.

Secondo quanto riportato dall’ art. 2 la sigla SCV identifica i mezzi di proprietà dello Stato mentre la sigla CV contraddistingue i mezzi privati di cittadini vaticani. Le due progressioni numeriche procedono separate. Con inizio 1° gennaio 1988 le targhe SCV ripartono dalla serie precedente con l’ aggiunta di uno zero, dunque da 0051 mentre le targhe CV partono ex novo da 0301.

Riassumendo:

tipo 1 1950?-1987 tipo 2 1988-

SCV / 02 - SCV / 050 SCV / 0051 -

CV / 0301 -

Entrambe le serie negli ultimi anni hanno fatto rilevare una discreta accelerazione: alla fine del 2007 i numeri più alti osservati sono nell’ordine di SCV / 0150 e CV / 0390.

Ancora tre osservazioni:

1. Analogamente alle targhe degli autoveicoli, anche su quelle dei motoveicoli si è

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notato il cambiamento del sigillo ufficiale, ora molto più piccolo.

2. E’ stato segnalato che i piccoli ciclomotori, precedentemente privi di targa, a partire dal 2000 sono anch’ essi muniti di targa, in serie comune con gli altri motoveicoli.

3. Nel gruppo dei trattori, e quindi con targa analoga, è compreso il più grosso mezzo attualmente in servizio in Vaticano: si tratta di un imponente trattore New Holland modello T7050, immatricolato nel novembre 2007. Il mezzo è stato presentato ed offerto dall’Amministratore Delegato della Fiat Sergio Marchionne (ricordo che la New Holland, azienda leader nel settore della meccanizzazione agricola, attualmente è società del gruppo Fiat ) a Benedetto XVI il 31 ottobre 2007 nel corso di una breve cerimonia in Vaticano. Esemplare unico verniciato di bianco con fregio papale giallo, dunque in perfetta livrea vaticana, il trattore, grazie ad uno speciale allestimento, viene utilizzato per trainare e posizionare nel sagrato della Basilica di San Pietro l’ enorme pedana mobile del peso di 17 tonnellate sulla quale il Pontefice conduce le udienze generali del mercoledì.

Un cenno infine alle altre tipologie di veicoli e targhe vaticane.

Targhe di Prova: non esiste alcuna traccia o riferimento normativo ed io non ho alcuna segnalazione, per cui rimando alle osservazioni di Evangelista.

Targhe temporanee: non si ha alcuna notizia, probabilmente non esistono.

Rimorchi: esistono in Vaticano alcuni rimorchi, o trainati da trattori per trasporti vari o stazionanti in punti fissi e variamente utilizzati: ufficio postale mobile, antenna mobile radiotelevisiva, etc. Sono del tutto privi di targa.

Targhe “sample” : nell’ ultima versione del sito ufficiale della Città del Vaticano, cercando “RAV”, Registro Autoveicoli Vaticani, compare una piccola foto con due targhe che potremmo definire “sample”: sembrano autentiche, con tanto di sigillo ufficiale. Una è SCV 00000 e l’ altra riporta un improbabile CV 25000.

E’ pure mostrato l’ovale ufficiale “ V “ indicativo dello Stato.

Ho provato a telefonare, mi è stato risposto seccamente che “non esistono targhe di quel genere”. Ancora un mistero vaticano.

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APPENDICE

DISEGNI TECNICI DAL DECRETO VATICANO CXX

(19 Dicembre 1987)

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