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LE RELIGIONI A TAVOLA

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LE RELIGIONI A TAVOLA

ISTITUTO COMPRENSIVO CONSOLE MARCELLOVia Console Marcello, 9 20156 Milano

tel 0239256945 fax 0233000715 mail: [email protected]

Anno Scolastico 2014 - 2015

Lavoro svolto dagli alunni delle classi terze della scuola secondaria di I grado - Cristoforo ColomboImpaginazione grafica a cura della Prof.ssa Caccamo

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CRISTIANI

EBREI

MUSULMANI

ORIENTE

DIGIUNI E REGOLEALIMENTARI NELLE RELIGIONI

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LE PRESCRIZIONI ALIMENTARI DEI CRISTIANI

Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo.

Il sangueIl divieto di consumare il sangue, oggi non più così ferreo, è stato a lungo rispettato dei cristiani così come confermato da Tertulliano di Cartagine ( 155-220 ca. ), apologista.Nel 692, il Concilio in Trullo (palazzo imperiale di Costantinopoli) vieta espressamente il consumo di qualsiasi alimento contenente sangue, e stabilisce la scomunica per il popolo che contravvenga al veto e la destituzione per i sacerdoti.

Carni equineNel 732, i cavalieri franchi di Carlo Martello nei dintorni di Tours mettono un freno all’espansionismo musulmano e Papa Gregorio III pone fine con una epistola al consumo di carne equina: i quadrupedi si sono mostrati troppo preziosi per venire banalmente macellati.Il successore di Gregorio, Zaccaria I, scaglia un ulteriore anatema sulla carne di cavallo con l’intento di discriminare gli invasori Germani che si cibavano delle carni immolate al culto di Odino. Il sacrificio pagano diventa quindi la vera ragione dell’interdetto alimentare. Tracce di questa avversione nei confronti delle carni equine (il cui consumo fu ri-considerato “lecito” per la Chiesa all’epoca della Ritirata di Russia)

CRISTIANI

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permangono ancora in molte aree cristiane che considerano il cavallo “impuro” o “abominevole” dal punto di vista religioso.

L’astinenza e il digiunoLa scrittura non comanda ai cristiani di digiunare o di astenersi dal consumo delle carni. Ma allo stesso tempo, la Bibbia presenta il digiuno come qualcosa di buono, proficuo e che ci si aspetta.Oggi la chiesa cattolica propone (non obbliga a...) l’astinenza dalla carne solo nei venerdì di quaresima, permettendo la sostituzione di questa pratica con altre opere.Le chiese ortodosse invece conservano una legislazione molto precisa riguardo all’astinenza da alcuni alimenti e i fedeli vi si attengono con estrema serietà.Nel cinquecento, il Concilio di Trento fu indetto sull’onda della Controriforma Luterana anche con lo scopo di imporre alla Chiesa Cattolica usi e contegni più frugali e controllati. Il nuovo corso della morale ecclesiale s’impose di stigmatizzare la cucina grassa del Medioevo predicando l’astinenza dalle carni il venerdì e per tutta la Quaresima. Le aringhe e il merluzzo seccato o salato erano uno dei principali commerci dell’epoca: cibi poco costosi, proteici, facilmente trasportabili e conservabili permettevano ai fedeli di salvare l’anima riempiendo lo stomaco.

Qualche eccezioneAlcuni gruppi religiosi cristiani continuano a osservare i precetti alimentari della Bibbia. È il caso degli Avventisti e raccomandano una dieta ovo-latteo-vegetariana e il rispetto degli interdetti biblici sugli animali. E si ritengono che “la distinzione tra gli animali puri e impuri fu operata all’epoca di Noè, molto tempo prima dell’esistenza di Israele”. E si raccomandano anche di astenersi dal fumare e dal consumare alcol, e caffè (considerate lente forme di suicidio, contrarie quindi al comandamento “non uccidere”). Per questo motivo

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nelle celebrazioni eucaristiche usano succo d’uva anziché vino.L’ordine religioso dei Certosini fa della privazione costante di ogni carne un elemento fondamentale della sua regola al capitolo 7 del loro Statuto si legge: “ Secondo un’abitudine introdotta dai nostri padri fondatori e sempre guardata con particolare rispetto, noi abbiamo rinunciato all’uso della carne. Questo è un tratto caratteristico dell’Ordine e un segno della austerità eremitica in cui, con l’aiuto di Dio, noi abbiamo scelto di vivere”.Si può dunque concludere che i cristiani, con l’eccezione di qualche gruppo minore, non conoscono né praticano forme di privazione-esclusione alimentare a fini religiosi.

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Le regole del digiuno nella Chiesa Ortodossa

L’insegnamento tradizionale della Chiesa sul digiuno oggi non è ampiamente conosciuto o seguito. Per quei cristiani ortodossi che cercano di tenere un digiuno più disciplinato, le informazioni che seguono pos-sono essere utili. Anche se le regole possono sembrare molto strette a chi non le ha viste prima, sono state sviluppate tenendo in mente tutti i fedeli, non solo i monaci. (I monaci non mangiano carne, perciò le regole sul consumo della carne non sono state scritte per loro. Vi sono molte eccezioni alle regole che qui sono date in linee generali: per esempio, quando una festività importante o la festa patronale cadono in un periodo di digiuno.

Periodi liberi dal digiunoPer il cristiano, non ci sono cibi impuri. Quando non è prescritto un digiuno, non ci sono cibi proibiti.

Digiuni durante la settimanaSe non si è in un periodo libero dal digiuno, i cristiani ortodossi sono chiamati a tenere un digiuno stretto ogni mercoledì e venerdì. Si evitano i seguenti cibi:Carne (incluso il pollame), e ogni prodotto a base di carne, come il lardo e i salumi.Pesce (si intende pesci con lisca; crostacei e molluschi sono permessi).Uova e latticini (latte, burro, formaggio, etc.)Olio d’oliva. Un’interpretazione letterale della regola vieta solo l’olio d’oliva. Soprattutto in quei paesi dove l’olio d’oliva non è una parte principale della dieta, la regola è talvolta estesa a includere tutti i tipi di olio vegetale, e talora anche i sottoprodotti dell’olio come la margarina.

Quanto?Purtroppo, è facile tenere la lettera delle regole di digiuno e continuare a soddisfare la golosità. Quando si digiuna, si dovrebbe mangiare in modo semplice e modesto. I monaci mangiano un solo pasto completo in un giorno di digiuno.

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EccezioniLa Chiesa ha sempre esentato dal digiuno stretto i bambini piccoli, i malati, gli anziani, le donne in gravidanza e durante l’allattamento. Mentre le persone che ricadono in questi gruppi non dovrebbero limitare seriamente il loro cibo, non c’è alcun male nell’astenersi da alcuni tipi di cibo per due giorni alla settimana, mangiando semplicemente a sufficienza di tutto quanto è permesso. Le eccezioni al digiuno basate su necessità mediche (come nel caso del diabete) sono sempre permesse.Digiuno eucaristicoPerché il Corpo e il Sangue del Signore siano il nostro primo cibo e bevanda nel giorno della comunio-ne, ci asteniamo da ogni cibo e bevanda dal momento in cui andiamo a dormire alla sera precedente (o dalla mezzanotte, se questa viene prima). Le coppie sposate dovrebbero astenersi dalle relazioni coniugali nella notte prima della comunione. Quando la comunione è alla sera, come nelle Liturgie dei Presantificati durante la Quaresima, questo digiuno dovrebbe se possibile essere esteso per tutto il giorno fino al momento della comunione. Per quelli che non possono mantenere questa disciplina, talvolta si prescrive un digiuno totale a partire da mezzogiorno.La Grande QuaresimaLa Grande Quaresima è la più lunga e stretta stagione di digiuno dell’anno.Nella settimana prima della Grande Quaresima (“Settimana dei Latticini”), la carne e i suoi derivati sono proibiti, ma le uova e i latticini sono permessi anche al mercoledì e al venerdì.

Prima settimana di Quaresima: si fanno solo due pasti completi nei primi cinque giorni, al mercoledì e al venerdì dopo la Liturgia dei Presantificati. Non si mangia nulla dal lunedì mattino al mercoledì sera, il più lungo periodo senza cibo nell’anno ecclesiastico (pochi laici seguono questa regola nella sua pienezza). Per i pasti del mercoledì e del venerdì, come per tutti i giorni infrasettimanali di Quaresima, si evitano carne e derivati, uova, latticini pesce, vino e olio. Al sabato della prima settimana, inizia la consueta regola per i sabati e le domeniche di Quaresima (vedi sotto).

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Giorni infrasettimanali dalla seconda alla sesta settimana di Quaresima: la regola stretta di digiuno si segue ogni giorno (si evitano carne e derivati, uova, latticini pesce, vino e olio).Sabati e domeniche dalla seconda alla sesta settimana di Quaresima: sono permessi vino e olio; altrimenti, si tiene la regola del digiuno stretto.

Settimana Santa: Il pasto della sera del Giovedì Santo è idealmente l’ultimo pasto prima della Pasqua. In questo pasto sono permessi vino e olio.Il digiuno del Santo e Grande Venerdì è il più stretto dell’anno: anche a quelli che non hanno tenuto uno stretto digiuno quaresimale è chiesto di non mangiare nulla in questo giorno. Dopo la Liturgia di San Basilio al Sabato Santo, si può prendere un po’ di vino e frutta per sostenersi. Il digiuno si conclude al sabato notte dopo il Mattutino della Risurrezione, o al più tardi dopo la Divina Liturgia di Pasqua. Vino e olio sono permessi in diversi giorni di festa, se questi cadono in un giorno infrasettimanale di Quaresima. Consultate il vostro calendario parrocchiale. All’Annunciazione e alla Domenica delle Palme, è permesso pure il pesce.Digiuno degli ApostoliLa regola per questo digiuno di lunghezza variabile è meno rigida di quella della Grande Quaresima.Lunedì, mercoledì, venerdì: digiuno stretto.Martedì, giovedì: permesso di olio e vino.Sabato, domenica: permesso di olio, vino e pesce.Questa è la regola seguita da molti monasteri durante i periodi liberi da digiuno.

Digiuno della NativitàDurante la prima parte del digiuno, la regola è identica a quella del Digiuno degli Apostoli. Durante l’ultima parte, non si mangia più il pesce il sabato e la domenica. In differenti tradizioni, questa intensificazione del digiuno avviene o nell’ultima settimana o nelle ultime due settimane.

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Altri digiuniLa vigilia della Teofania, l’Esaltazione della Croce e la Decapitazione di Giovanni Battista sono giorni di digiuno, con permesso di vino e di olio.

Periodi liberi da digiunoCome complemento delle quattro stagioni di digiuno della Chiesa vi sono quattro settimane libere da digiuno:Dalla Natività alla vigilia della Teofania.La settimana dopo la domenica del Pubblicano e del Fariseo.Settimana Luminosa — la settimana dopo la Pasqua.Settimana della Trinità — la settimana dopo Pentecoste, che termina con la Domenica di tutti i Santi. Il digiuno coniugaleAlle coppie sposate è richiesto di astenersi dalle relazioni sessuali per tutte le quattro stagioni di digiuno della Chiesa, così come nei digiuni settimanali del mercoledì e del venerdì. Questo aspetto delle regole del digiuno è forse ancor più ampiamente ignorato, e per molti è più difficile di quelli relativi al cibo. In considerazione di questo, alcune fonti suggeriscono una regola più modesta e minimale; le coppie dovrebbero astenersi dalle relazioni sessuali la notte prima di ricevere la Santa Comunione e per tutta la Settimana Santa.

Questioni di saluteDurante le stagioni di digiuno, evitare i cibi proibiti non crea rischi per la salute fintanto che si consumano dosi adeguate degli altri cibi. L’apporto di calcio e un adeguato regime calorico possono essere una preoccupazione per alcune persone. Gli integratori di calcio sono un modo per garantire un apporto significativo di calcio in assenza di prodotti caseari. Noci e frutta secca sono una buona fonte di calorie per chi ha bisogno di mantenere il peso in un periodo di digiuno.Se il digiuno è per voi una novità, potete trovare stressante l’inizio di sintomi di fame. Questi sintomi non sono

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dannosi: sono semplicemente una parte del digiuno.I primi giorni di un lungo periodo di digiuno sono spesso i più difficili. Non fatevi scoraggiare da mal di testa, fatica, e così via, all’inizio di una stagione di digiuno; spariranno presto, o si ridurranno di intensità. Se avete paura del torpore dell’inattività, fate esercizio fisico moderato. Una breve camminata può portare una sorprendente differenza alla vostra energia.Nei negozi di alimentari, leggete con attenzione le etichette. Spesso si usano burro, derivati del latte, estratti di carne e lardo come additivi.Se non sapete cosa cucinare durante il digiuno, consultate uno dei numerosi ricettari vegetariani oggi disponibili. Sono in vendita diversi buoni “ricettari quaresimali”.Ovviamente, molti ortodossi non seguono la regola tradizionale. Se la adottate, state attenti a non inorgoglirvi, e non fate attenzione al digiuno degli altri, ma solo al vostro. Come disse un monaco, dobbiamo “tenere gli occhi fissi sul nostro piatto”.Ci è sempre consigliato di digiunare secondo le nostre forze, e potete scoprire dall’esperienza che avete bisogno di modificare la regola del digiuno per adattarla alle vostre forze e alla vostra situazione. Ma non considerate dal principio che la regola è troppo difficile per voi. Il Signore è la nostra forza, e ci può sostenere in modi meravigliosi e imprevedibili. Chi cerca di mantenere il digiuno tradizionale della Chiesa troverà che, anche se le tentazioni di orgoglio e legalismo sono reali, i benefici spirituali sono grandi. Un ritorno a un digiuno più diligente può avere una grande parte nel rinnovamento spirituale delle nostre chiese ortodosse.

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Menu di pesce per pranzo di Natale

E’ tradizione, soprattutto al sud, che la cena della vigilia sia a base di pesce. Ecco un esempio di cena della notte della Vigilia di Natale.

Qualche consiglio per l’organizzazione dei piatti: gli involtini di salmone sono semplici e veloci da fare, potete prepararli per primi e lasciarli riposare in frigo, togliendoceli qualche minuto prima di servirli, perché non siano troppo freddi e risaltino i sapori.Poi preparate le polpette di tonno, fatele piccole a bocconcini, saranno più piacevoli da mangiare. Una volta che liberate il forno dalle polpette tenetele al caldo e servitele tiepide. Usate quindi il forno per far gratinare le cozze, che servirete a tavola per ultime ben calde.

Le frittelle di bianchetti, anche queste fatte il più piccoline possibile, richiedono la friggitura che va fatta al momento, ma possono essere gustate anche tiepide.

ProcedimentoPulisci le cozze raschiando le impurità e i “denti di cane” dai gusci, se presenti. Togli il filamento che fuoriesce dai molluschi ed elimina le cozze rotte o aperte. Lavale in acqua fredda risciacquandole tre o quattro volte. Metti poi le cozze in una padella per qualche minuto a fiamma alta e farle aprire.

Antipasti Involtini di salmone alla crema di formaggio Frittelle di bianchettiPolpette di tonnoCozze gratinate

COZZE GRATINATEIngredienti (per 4 persone)800 gr cozze2 spicchi aglio3 cucchiai prezzemolo tritato3 o 4 cucchiai pangrattato2 cucchiai olio extravergine di oliva

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Quindi, aiutandoti con un coltellino, estrai i frutti e mettili in una ciotolina. Filtra l’acqua di cottura delle cozze e tienila da parte. Inizia a mescolare gli ingredienti e poi versa un poco di liquido di cottura delle cozze e mescola. Versane ancora, se necessario. Devi ottenere un composto omogeneo e con una consistenza non troppo densa, cremosa insomma. Inizia a distribuire il composto su tutte le mezze cozze. Quando avrai riempito tutte le cozze metti in forno caldo a 200° per 20 minuti. Estrai dal forno e porta subito in tavola direttamente con la teglia di cottura, bisogna servirle calde e dorate.

Come nei menu da ristorante, possiamo anche noi proporre due primi diversi:

Iniziate con gli spaghetti, se prendete del pesce fresco già pulito o delle buste di pesce surgelato farete un ottimo condimento, leggero ma colorato e profumato, in una ventina di minuti circa. Servite ben caldo e intanto avviate il risotto.Poi preparate il trito di verdure per il soffritto ed i carciofi, lasciandoli riposare in acqua fredda e poco limone, così sarete pronti in poco tempo per iniziare

la preparazione del risotto che in altri 20 minuti sarà pronto. Questo risotto è leggero e solo le acciughe danno un tocco di mare, per non eccedere con i sapori. Vi consiglio dosi a persona un poco ridotte rispetto al normale, in modo da non saziarsi ed assaggiare tutto con piacere; anche l’attesa tra la pasta e il riso è utile a questo scopo.

Primi Fantasia di mare con spaghetti Risotto carciofi e acciughe

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Procedimento:

Se utilizzi il pesce surgelato, fallo scongelare prima di iniziare la preparazione del piatto. Versa l’olio extravergine di oliva in una casseruola bassa ed unisci il cipollotto a fettine, fallo appassire e poi aggiungi le seppioline ed il prezzemolo tritato. Fai insaporire per 5 minuti, mescolando spesso. Quindi versa un mestolo abbondante di acqua tiepida, condisci con il sale e mescola bene lasciando cuocere per una decina di minuti. Intanto fai lessare la pasta in abbondante acqua bollente salata. Trascorsi i dieci minuti, aggiungi i gamberi (sgusciati dopo lo scongelamento) nella casseruola con le seppioline. Lascia cuocere per 5 minuti e poi unisci le vongole. Continua la cottura per un paio di minuti e poi spegni il fuoco. Scola gli spaghetti al dente e, ancora grondanti, rimettili nella pentola di cottura, quindi versaci sopra il condimento a base di pesce e inizia a mescolare facendo mantecare finché il fondo di cottura sarà stato assorbito quasi del tutto dagli spaghetti. A questo punto puoi impiattare e servire in tavola ben caldo.

FANTASIA DI MARE CON SPAGHETTIIngredienti (per 4 persone)320 gr. di spaghetti4 seppioline20 gamberi sgusciati150 gr. di vongole pulite1 cipollotto fresco tagliato a fettine sottili2 cucchiai di prezzemolo tritato2 cucchiai di olio extravergine di olivaSale q.b.

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PresentazioneL’anguilla in umido (capitone) è un piatto tipico della tradizione gastronomica napoletana molto in voga nel periodo delle feste Natalizie fino a Capodanno. Infatti, anticamente, si credeva che proprio per la sua somiglianza con il serpente, simbolo del demonio, e per la sua forma, che riporta nettamente alla sfera sessuale, mangiare il capitone fosse un modo per allontanare il male. Mangiare l’anguilla significava infatti sottomettere il male e propiziarsi un nuovo anno felice e sereno. ProcedimentoPer prima cosa, pulite per bene l’anguilla tagliandole la testa e l’estremità della coda ed eliminando le interiora. Tagliate a pezzetti di circa 5 centimetri il capitone, senza però privarla della pelle, e sminuzzate i pomodorini. Fate cuocere i pomodori in un tegame, con solo un po’ d’olio, un rametto di basilico ed un pizzico di sale, per circa 40 minuti dopodiché passateli e tenete la salsa da parte. A questo punto, fate scaldare un po’ d’olio in una padella ed aggiungete le cipolle, finemente tritate, ed un pugno di prezzemolo, anch’esso tritato.

Aggiungete adesso i pezzi di anguilla e fateli risolare per circa 5 minuti dopo averli debitamente salati e pepati. Bagnate il capitone con il vino bianco ed, una volta sfumato, aggiungete la salsa di pomodoro che avete preparato precedentemente, e fate cuocere per 15 minuti a fuoco moderato, mescolando ogni tanto.Una volta pronta, mettete la vostra anguilla in umido, in un vassoio da portata e servitela ancora calda.

ANGUILLA IN UMIDO (Capitone) Ingredienti (per 4 persone)Difficoltà: bassa reparazione: 20 min Cottura: 60 min

Secondi Anguilla in umido (Capitone)

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Non c’è pranzo delle feste che si rispetti che non si concluda con un buon panettone! Uno dei dolci di Natale che appar-tiene alla tradizione milanese, ma che da tempo ha varcato i confini della Lombardia, per conquistare tutta Italia.

Procedimento del panettone tradizionale

PRIMO IMPASTO: sciogliete 10 grammi di lievito con l’acqua calda e unitelo a una parte della farina (circa 150 grammi). Impastate fino a ottenere un composto omogeneo e dategli la forma di una palla.Prendete un coltello e tagliate l’impasto a croce. Avvolgetelo nella plastica trasparente e chiudetelo in una ciotola. Lasciatelo lievitare per un’ora in un luogo tiepido (circa 30°), finché non raddoppia il suo volume.

SECONDO IMPASTO: quanto il volume sarà raddoppiato riprendete a lavorare l’impasto e aggiungete 150 grammi di farina, 2 uova intere e altri 5 grammi di lievito. Montate tutto

PANETTONE FATTO IN CASADifficoltà: MediaCottura: 45 minutiPreparazione: 7 oreIngredienti:- 500 gr di farina- 200 gr di zucchero- 4 uova- 3 tuorli- 160 gr di burro- 15 gr di lievito di birra- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia- 200 ml di acqua calda- 150 gr di uvetta- 80 gr di canditi (limone e arancia)- Scorza di limone- Un pizzico di sale

Dolci Panettone fatto in casa

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nella planetaria con la frusta a gancio, oppure a mano. Una volta che avrete ottenuto un impasto corposo e non appiccicoso, aggiungete 100 grammi di zucchero e fatelo assorbire bene.A quel punto unite 60 grammi di burro ammorbidito e impastate finché non si sarà amalgamato.Una volta fatto questo, mettetelo a lievitare come avete fatto prima, avvolgendolo nella plastica e mettendolo in una ciotola coperta. Lasciatelo riposare altre 2 ore.

TERZO IMPASTO: a questo punto prendete il secondo impasto e aggiungete 2 uova intere, 3 tuorli e la farina rimasta (200 grammi). Impastate e aggiungete lo zucchero e un pizzico di sale. A quel punto ammorbidite il burro rimasto e incorporatelo impastando per almeno 10 minuti.A parte, inumidite l’uvetta, facendola rinvenire e lavate i canditi. Asciugate il tutto e unitela all’impasto insieme alla scorza di limone grattugiata e l’essenza di vaniglia. Amalgamate tutto e mettete di nuovo a lievitare finché il composto non raddoppia ancora le sue dimensioni. Ci vorranno circa 2 o 3 ore.Quando tutti gli ingredienti saranno assorbiti, prendete uno stampo di carta e foderatelo con la carta da forno. Lasciatelo lievitare finché non avrà raggiunto i bordi dello stampo e poi infornate.

COTTURA: lo dovete fare cuocere a 180° in un forno preriscaldato e nel piano più basso insieme a una ciotolina piena d’acqua. Prima di infornarlo fate di nuovo un taglio a croce sull’impasto e metteteci una noce di burro dentro. Lasciatelo cuocere per 45 minuti (ma ci può volere anche di più). Controllate la cottura con uno spiedino e poi toglietelo dal forno.

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MENU PASQUALE CRISTIANO

Ricette per il pranzo di Pasqua facili e veloci

Tra le ricette per il pranzo di Pasqua, ve ne proponiamo alcune facili e perchè appunto bisogna festeggiare una ricorrenza come questa in convivialità senza però passare troppe ore ai fornelli. Per ottenere un variegato menù di Pasqua non bisogna dimenticare i cibi della tradizione come agnello, colomba e uova ma anche puntare sui prodotti di stagione come asparagi, carciofi e fragole; se invece preferite qualcosa di più leggero potete anche scegliere delle portate a base di pesce.

Pasqua Agnello al forno Cuzzupa calabrese La pizza sbattutaCocktail analcolico arance e fragoleColomba di Pasqua

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Ecco la ricetta per l’agnello al forno, accompagnato da un ricco contorno di patate, per preparare il secondo piatto perfetto per il pranzo di Pasqua. Secondo la tradizione l’agnello non deve mancare sulla tavola il giorno di Pasqua, e vale proprio la pena di seguire questo uso; infatti la carne di agnello è molto saporita, e poi in Italia in questo periodo si riesce a trovarlo facilmente e di buona qualità. Questa è una ricetta classica, molto semplice ma di sicuro successo, l’agnello viene cotto su un letto di patate che alla fine saranno piacevolmente arrostite ed aromatizzate dai succhi dell’agnello stesso.

La cuzzupa è parte fondamentale delle tradizioni pasquali calabresi, e il numero delle uova che contiene ha un significato ben preciso, in alcuni casi infatti secondo la tradizione la suocera la regala al genero e se mette 7 uova vuol dire che dal fidanzamento si è prossimi al matrimonio, se invece ne mette 9 la promessa di fidanzamento era rinnovata, ovvero “Cu’ nova rinnova, cu’ setta s’assetta” cioè “Con 9 (uova) si rinnova con 7 ci si siede”, cioè si sta per accasarsi cioè sposarsi! Gli ingredienti che occorrono sono 1 kg di farina, 500 g di zucchero, 4 uova, 2 uova sode, 250 ml di latte, 1 bustina di lievito, 250 ml di olio extravergine d’oliva, 1 limone grattugiato, codine di

SecondoAgnello al forno

DolceCuzzupa calabrese

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zucchero e cioccolato per decorare. Si inizia con lo sbattere i tuorli con lo zucchero e, una volta ottenuta una crema omogenea, aggiungere il bicchiere di olio e la buccia del limone. Unite poi all’impasto la farina e il lievito sciolto nel latte. Lavorate il tutto con le mani fino ad ottenere un panetto abbastanza solido.Componete la tipica forma a ciambella con metà dell’impasto e posizionate al centro della cuzzupa le uova sode. Decorate il dolce con l’altra metà dell’impasto, ricavando delle striscioline sottili per fissare le uova. Infornate il dolce a 150° per 40 minuti circa. Nel frattempo preparate la glassa montando a neve gli albumi con lo zucchero. Spennellate il dolce con la glassa e decorate con le codine di zucchero e cioccolato.

La pizza sbattuta, a discapito del nome, è un dolce, più precisamente un dolce pasquale tipico della cucina romana, e la tradizione vuole che lo si mangi a colazione sopratutto nel giorno di Pasqua. A Roma la parola “pizza” infatti non designa solamente quella fatta con pomodoro e mozzarella, ma anche altre preparazioni, sia dolci che salate. In questo caso la pizza sbattuta è un

DolceLa pizza sbattuta

PIZZA SBATTUTA1 confezione pane per tramezzini (5 fette lunghe) 2 etti prosciutto cotto 150 gr maionese 200 gr formaggio cremoso tipo philadelphia 50 gr insalata verde pepe nero macinato

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dolce simile al pan di spagna, da gustare assieme all’uovo di cioccolato. La pizza sbattuta dovrà risultare molto molto alta e soffice per raggiungere questo risultato occorre sbatterla a mano per circa un’ora secondo la ricetta classica; ma al giorno d’oggi possiamo farci aiutare da uno sbattitore elettrico, oppure aggiungere un pizzico di lievito in polvere per dolci.

ProcedimentoStendere due fogli di pellicola uno accanto all’altro, sovrapponendoli leggermente tra loro. Disporre le fette di pane per tramezzino una accanto all’altro, dal lato lungo, sovrapponendole leggermente. Schiacciarle con il matterello per farle unire. Stendere un velo di maionese sulla superficie del tronchetto, disporre le fette di prosciutto cotto e l’insalata su tutta la superficie in modo uniforme. Aiutandosi con la pellicola, avvolgere i tramezzini tutti insieme, a forma ci cilindro, stringendo abbastanza. Far raffreddare in frigo ben avvolto dalla pellicola. Mettere la philadelphia o altro formaggio spalmabile in una terrina, farlo diventare cremoso con una forchetta e aggiungervi un pò di latte e quanto basta di pepe. Con la forchetta stendere la crema di formaggio sul tronchetto, e con i rebbi della forchetta spalmarla in modo da farla sembrare un tronco innevato. Spolverare un pò di pepe e tenerlo in frigo fino al momento di servire.

Tramezzini Ingredienti 1 confezione pane per tramezzini 5 fette lunghe 2 etti prosciutto cotto 150 gr maionese 200 gr formaggio cremoso tipo philadelphia 50 gr insalata verde pepe nero macinato

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Anche il giorno di Pasqua si deve servire un buon aperitivo, che servirà a riempire l’attesa di tutti gli ospiti e dello scambio di auguri, di uova pasquali e colombe. Oltre a qualche cocktail alcolico pensate anche a chi non ama bere, soprattutto prima dei pasti, e prevedete anche un cocktail analcolico. Questo è a base di succo di arancia e fragole, e sarà gradito anche ai bambini e ai ragazzi. Servitelo in una caraffa o in bicchieri alti con dei bastoncini colorati lunghi per mescolare di tanto in tanto.

La colomba, insieme all’uovo di Pasqua, fa parte della tradizione gastronomica Pasquale dell’Italia intera; le sue origini vanno ricercate verso la metà del VI secolo quando, durante l’assedio di Pavia da parte di Re Alboino, lo stesso si vide offrire un dolce a forma di colomba in segno di pace. La storia recente e forse quella più realistica, vede nei primi del Novecento l’azienda milanese Motta, creare un dolce simile al panettone, ma con un aspetto decisamente legato alla Pasqua; nasce così la colomba come la conosciamo oggi,

DolciColomba di Pasqua

Cocktailanalcolico arance e fragole

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un morbido dolce lievitato, con canditi e una croccante ricopertura di glassa e mandorle. La produzione della colomba, cosi come quella di altri dolci storici Italiani è protetta addirittura da un decreto legge, precisamente quello del 22/07/05, nel quale si stabilisce che la produzione di questo dolce deve rispondere a determinate caratteristiche per poter utilizzare il suo nome tipico.L’art. 1 ad esempio riporta quanto segue: “La denominazione colomba e’ riservata al prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma irregolare ovale simile alla colomba, una struttura soffice ad alveolatura allungata, con glassatura superiore e una decorazione composta da granella di zucchero e almeno il due per cento di mandorle, riferito al prodotto finito e rilevato al momento della decorazione.” CURIOSITA’Com’è nata l’usanza delle uova di pasqua? L’uovo è sicuramente il simbolo più rappresentativo della Pasqua, per eccellenza la festa della primavera. La tradizione di scambiarsi le uova come segno benaugurale è antichissima, precedente addirittura al Cristianesimo. Simbolo della vita che si rinnova, infatti, l’uovo veniva donato un tempo quando la Pasqua coincideva con i riti primaverili per la fecondità: i Persiani, per esempio, già 3000 anni fa consideravano l’uovo di gallina un segno augurale simbolo della natura che si rinnova; analogamente gli Egizi erano soliti donare all’inizio della primavera uova dipinte ad amici e parenti come augurio di rinascita. I Romani erano soliti dire Omne vivum ex ovo, mentre risale alla tradizione orientale (Cina) l’idea che le origini della Terra vadano fatte risalire a un uovo gigante. Secondo la tradizione cristiana, invece, le uova sono il simbolo della Resurrezione di Cristo. La leggenda narra che Maria Maddalena, di ritorno dal Santo Sepolcro rimasto vuoto, tornando a casa per raccontare il miracolo ai discepoli, s’imbatté in Pietro che non le credette schernendola: “Ti crederò solo se le uova che porti nel cestello si coloreranno di rosso”. Immediatamente le uova assunsero un colore purpureo e lo scettico Pietro fu costretto a piegarsi davanti a cotanto miracolo. Da allora, alla fine di ogni Messa pasquale, venivano donate ai fedeli uova benedette dipinte di rosso a

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testimonianza del sangue versato da Gesù. Nel corso del Medioevo la tradizione voleva che uova sode dipinte a mano fossero servite a pranzo e donate ai servitori, mentre nel XV secolo si diffuse l’usanza di servire per colazione un’omlette preparata con le uova deposte dalla gallina il giorno del Venerdì Santo. Contrastanti, invece, le leggende che riguardano la nascita dell’uovo fatto interamente di cioccolato: c’è chi dice che fu Luigi XIV il primo a farle realizzare; altri, invece, sostengono che l’usanza provenga dalle Americhe poiché il cacao è una pianta originaria del Messico.

All’interno del centro commerciale Le Acciaierie di Cortenuova svetta un uovo di Pasqua alto 10 metri, il più grande del mondo, che si è conquistato un posto nell’ambito elenco del Guinness Word Record. La sua realizzazione è partita il 19 marzo: l’uovo - sia il suo stampo che la sua preparazione - è stato prodotto dall’azienda alimentare Tosca di Cremona e verrà rotto e degustato l’8 maggio, in occasione della fe-sta della mamma. L’idea originale di un uovo in formato gigante - ben 7 mila chili di cioccolato fondente - spetta al centro commerciale Le Acciaierie. Sabato 23 aprile i visitatori del centro hanno potuto osservare in tempo reale l’evolversi dell’opera e, nel giorno della degustazione, si terrà una festa con distribuzione di dolci gadget ai presenti.Ma c’è di più: il centro si appella a tutte le scuole, oratori e associazioni della zona per mettersi in contatto con la struttura al fine di poter riceve-re parte del cioccolato. Tutto da degustare.

L’uovo più grande del mondo

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L’uovo di Pasqua più vecchio al mondo

Maureen Harrison è una pensionata di 71 anni che afferma di possedere l’uovo di Pasqua mai mangiato più vecchio al mondo, il quale si è perfettamente conservato per ben 65 anni. L’uovo di cioccolato, confezionato a mano in Cecoslovacchia negli anni ‘40, le fu regalato all’età di 6 anni. Il motivo per il quale la donna fino ad oggi non lo ha consumato è dovuto al fatto che da piccole le dicevano che l’uovo le avrebbe fatto male. Grazie a questo piccolo sacrificio la donna può però oggi mostrare a tutti l’uovo mai mangiato più vecchio al mondo.

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EBREI CENA PASQUALE EBRAICA

Significato della cena pasquale ebraica

1.Veglia notturna (Dt16,6) a lode ringraziamento di Jhwh2. Sacrificio dell’agnello (Dt 16,1-8; Ex 12,27)3. Commemorazione della storia del popolo, principalmente della liberazione dalla schiavitù d’Egitto e dell’alleanza al Sinai (Es 13,23)4. Memoriale della salvezza operata da Dio per Israele: non si tratta di un ricordo soggettivo del fatto, ma di un rito oggettivo che rende presente (=attualizza) il fatto passato (Es 13,8; Dt 6,21). Esso è un segno che Dio ha dato del suo atteggiamento eterno: l’amore verso ogni essere umano, di cui Israele era il simbolo.5. Coscienza per ogni israelita di rivivere quella notte di liberazione come se l’avesse passata lui: si rifà il rito come se si stesse uscendo ora dall’Egitto.

CELEBRAZIONE DELLA CENA EBRAICA

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6. Benedizione (= ringraziamento) a Jhwh per i suoi interventi salvifici a favore del popolo.7. Rinnovazione personale dell’alleanza con Jhwh fatta al Sinai (anticipo della festa ebraica di pentecoste).8. Tensione al futuro: il popolo esprime la sua certezza che le cose meravigliose che Jhwh ha fatto per lui in passato sono una garanzia di quelle, ancora più grandi, che Egli farà in futuro.

Simboli:PANE AZZIMO: è il pane della debolezza, della miseria e dell’impotenza, a ricordo della situazione di schiavitù in Egitto. Non si mangia pane lievitato sia perché questo è simbolo della forza, sia per ricordare che, dovendo fuggire non c’era il tempo di fare lievitare il pane, al tempo della liberazione compiuta da Mosè (per i Cristiani diventa poi simbolo dell’Eucarestia, del corpo di Cristo).

ERBE AMARE: ricordano l’amarezza e il significato della vita condotta dagli Ebrei in Egitto fino al giorno della loro liberazione.

AGNELLO: in ricordo dell’agnello sacrificato per salvare la vita degli Ebrei la notte in cui l’angelo della morte passò sull’Egitto ( per i Cristiani ricorda il sacrificio di Cristo, agnello pasquale immolato sulla croce per la redenzione dei peccati).

UOVO: in ricordo dell’offerta che aveva luogo in ogni festa, simbolo dell’eternità della vita, senza inizio e senza fine.

ACETO, ACQUA SALATA, SUCCO DI LIMONE: indicano l’amarezza dell’acqua del mare, l’amarezza della schiavitù.

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HAROSET: composto di mele grattugiate, fichi, noci e cannella diluita nel vino, ricorda il cemento e la malta che gli Ebrei dovevano preparare in Egitto.

QUATTRO COPPE: nella Bibbia si usano quattro termini per indicare la liberazione dalla schiavitù: “Vi farò uscire, vi salverò, vi libererò, vi prenderò”. La quinta espressione, di carattere messianico, “vi condurrò al paese” motiva la quinta coppa.

QUATTRO FIGLI: pongono differenti domande e rappresentano tutti gli esseri umani che si pongono di fronte al problema religioso.

Le ricette della tradizione religiosa ebraica sono tutti piatti da preparare in anticipo, per osservare il risposo del sabato. Ma dopo due giorni, sono ancora più gustosi. Tutti i venerdì, al calar del sole gli Ebrei osservanti interrompono le usuali attività quotidiane perché ha inizio lo Shabbàt, un momento di festa che dura fino al tramonto del giorno seguente e durante il quale non è permesso lavorare, accendere la luce o la televisione, usare l’auto o qualsiasi tecnologia. Quindi, nemmeno cucinare.

La tavola dello Shabbàt le ricette tradizionali del sabato ebraico

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Le ricette sono spesso legate alle tradizioni, a volte però acquisiscono un valore ancora più forte quando accompagnano momenti carichi di significato.La challah infatti è un dolce della tradizione ebraica, una treccia di pasta dolce tipo pan brioche che viene consumata durante lo shabbat, la festa del riposo le cui celebrazioni iniziano la sera del venerdì con la preghiera del kiddush: durante il ringraziamento si benedice il vino, il pane e la challah appunto.Se per altre ricette spesso possiamo consigliare di sostituire l’olio con il burro o aggiungere lo yogurt,

questo non è possibile per la challah; infatti, se si vuole rispettare la ricetta tradizionale, per motivi religiosi non è possibile mescolare i derivati del latte con la carne, che solitamente viene consumata in questa ricorrenza. Potete conservare la challah in un sacchetto per alimenti per circa 2 giorni. L’impasto della challah si può congelare dopo le 3 ore di lievitazione. Poi si può scongelare in frigorifero e far rinvenire a temperatura ambiente, prima di dare forma alla challah e cuocerla. Si sconsiglia di congelare la challah cotta.

DolciChallah

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MUSULMANI

ANTIPASTI

ProcedimentoMondate le melanzane dalle loro parti verdi e mettetele a cuocere in una casseruola capiente in abbondante acqua salata per 30 minuti. Dovete tagliarle a grandi dadi, senza eliminare la buccia. Pelate quindi i pomodori, tagliandoli grossolanamente, e metteteli a cuocere per circa 5 minuti a fuoco vivo in una padella con dell’olio, la paprica dolce, il cumino, l’aglio, il succo di limone ed il sale.Appena le melanzane risulteranno quasi pronte, scolatele e passatele per toglierne l’acqua in eccesso. Aggiungete questa grossolana purea di melanzane ai pomodori, avendo cura di schiacciare accuratamente il tutto. Fate cuocere il composto per 15-20 minuti circa mescolando con attenzione , fino a che l’acqua non sarà completamente evaporata. Aggiungete quindi del succo di limone. Servite il piatto freddo, guarnito da strisce di buccia limone candite od olive nere.

ZAALUKIngredienti (per 4 persone)1 kg di melanzane 1/2 kg di pomodori 1 limone 4 spicchi d’aglio schiacciato 1 cucchiaio di paprica dolce 1 cucchiaio di cumino ½ cucchiaino di pepe 5 cucchiai di olio di oliva sale

Un’ ottima pietanza a base di verdure e spezie, utilizzabile come gradevole antipasto estivo.

Cucina araba

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Procedimento1. Cospargi l’agnello con sale e pepe nero. 2. Scalda l’olio a fuoco alto. 3. Aggiungi l’agnello; cuoci per 5 minuti o finchè non è cotto, mescolando di tanto in tanto. 4. Aggiungi la cipolla; cuoci per 1 minuto, mescolando frequentemente.

5. Unisci la salsa di pomodoro; cuoci per 1 minuto, mescolando frequentemente. 6. Unisci acqua, ceci, cannella e pepe rosso. 7. Porta ad ebollizione; riduci il calore, e fai bollire lentamente per 30 minuti. 8. Unisci pomodoro, lenticchie e peperone. 9. Porta ad ebollizione; riduci il calore, e fai bollire lentamente per 30 minuti o finchè le lenticchie non sono tenere. Unisci la pasta, cilantro e succo di limone; cuoci 1 minuto o finchè non è ben riscaldato.

Primi

HARIRAIngredienti:560 gr di agnello disossato, tagliato a cubetti 2 gr di sale 1 gr di pepe nero 15 ml di olio d’oliva 200 gr di cipolla 15 ml di salsa di pomodoro 900 ml di acqua 200 gr di ceci in scatola, scolati 2 gr di cannella macinata 1 gr di pepe rosso macinato 400 gr di pomodoro 100 gr di lenticchie rosse o marroni secche 100 gr di peperone rosso 100 gr di capelli d’angelo cotti (caldi) 15 gr di cilantro fresco 15 ml di succo di limone

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ProcedimentoSminuzzate il formaggio salato aiutandovi con una forchetta, la sua consistenza ve lo concederà, aggiungendo un pizzico di menta e di prezzemolo, entrambi tritati. Prendete la pasta sfoglia (potete utilizzare quella già pronta) e tagliatela a rettangoli o strisce larghe circa 10 cm.Inseritevi un cucchiaio di formaggio lavorato e richiudete a forma di cannelloni. Spalmate la pasta all’esterno con del burro fuso, aiutandovi con un pennello e inserite la pasta nel forno caldo per circa 20 minuti ad una temperatura di 170 gradi. Servite i Rqaqat caldi.

RQAQAT JIBNEHIngredienti (per 4 persone)500 gr di formaggio fresco tipo sardo o feta 500 gr di pasta sfoglia 50 gr di burro menta secca prezzemolo pepe sale

Secondi Rqaqat JibnehSamkeh Harra

Un ottimo piatto a base formaggio salato e pasta sfoglia. Una pietanza gradevole e speziata.

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Procedimento1. Friggi il olio caldo cipolla, peperone e coriandolo finchè non sono teneri. 2. Unisci le spezie, il sale e la frutta secca macinata. 3. Versa la salsa di sesamo sopra il composto, mescola costantemente o fuoco medio finchè le bolle d’olio non appaiono e il composto si addensa. 4. Versa il composto su un piatto di portata. 5. Guarnisci con pezzi di pesce, fettine di limone, pinoli e del prezzemolo.

SAMKEH HARRAIngredienti1 kg di pesce fritto o grigliato 200 gr di cipolla tagliata finemente 200 gr di peperone verde tagliato a pezzi 100 gr di coriandolo tagliato finemente 100 gr di pinoli, mandorle e pistacchi 700 gr di salsa di sesamo (Taratour) 15 gr di coriandolo secco un pizzico di paprika macinata 2 gr di peperoncino in polvere 2 gr di cumino macinato 100 ml di olio d’oliva 2 gr di sale

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Procedimento1. Riscalda il forno a 200°. Copri una teglia da forno con della carta da forno. 2. Cospargi il pane con l’olio spray e metti sulla teglia. 3. Cospargi con 2 gr di sumac. 4. Cuoci in forno, girando una volta, per 10-12 minuti o finchè non è croccante e dorato. 5. Metti da parte per far raffreddare.

6. Taglia a pezzetti. 7. Sbatti insieme il succo di limone e l’olio. 8. Unisci ceci, pomodori, cetriolo, peperoni, scalogno, prezzemolo, menta e sumac in una ciotola grande. 9. Aggiungi il condimento all’insalata e mescola bene. 10. Condisci con il pepe. 11. Aggiungi il pane e mescola bene e servi.

CONTORNI

FATTOUSH DI CECIIngredienti 2 pezzi di pane libanese olio d’oliva spray 15 gr di sumac 30 ml di succo di limone fresco 22.5 ml di olio d’oliva 400 gr di ceci, sciacquati e scolati 500 gr di pomodorini, tagliati a metà 2 cetrioli libanesi, tagliati a fettine sottili 2 peperoni rossi piccoli, senza semi, tagliati 6 scalogni, tagliati in fettine sottili 200 gr di prezzemolo 200 gr di foglie di menta fresca

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Procedimento

1. Taglia la pasta in dua parti e stendi la prima parte sul fondo di una padella con bordi alti (grandezza 30 cm). 2. Copri con olio e friggi finchè non diventa dorata. 3. Toglila e filtra l’olio, mettila su un pezzo di cartone dello stesso diametro.

4. Fai la stessa cosa con la seconda parte di pasta. 5. Prendi uno dei pezzi e mettilo su un piatto da portata e coprilo con le mandrole. 6. Metti sopra il secondo pezzo. 7. Ricopri con lo sciroppo. 8. Versa sopra del Kushta, e sopra metti un pò di marmellata di limone e pistacchi tritati. 9. Servi caldo o conserva in frigorifero, solo per un giorno.

Dolce

OSMALLIEHIngredienti:1 kilo di Kunafa (pasta phillo) mezzo kilo di mandorle 1 litro di sciroppo arabo 1.4 litri di olio per friggere 50 gr di marmellata di limone 100 gr di pistacchi tritati

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Bevande

AYRANIngredienti (per 4 porzioni)470 ml di yogurt intero 300 ml di acqua sale

Procedimento1. Mescola lo yogurt e l’acqua nel frullatore, finchè non è ben omogeneo. 2. Aggiungi il sale se desiderato. 3. Inizia con 0,6 gr di sale e aumenta a seconda delle tue preferenze. 4. Servi in bicchieri riempiti di ghiaccio.

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Prescrizioni AlimentariL’atto di bere e mangiare diventa un mezzo tramite il quale il Musulmano ricorda la generosità di Allah (SwT) e dimostra inoltre la propria osservanza alla religione perché segue le regole della Shari°ah2. Egli ha incoraggiato la condivisione del cibo tra le persone, e rimarcato il merito del donare il cibo ai poveri ed ai bisognosi. Questa condivisione diventa obbligatoria se vengono commessi determinati peccati.Il cibo si può dividere essenzialmente in due settori:Piante, Frutti, Vegetali E SemiEssi possono essere utilizzati per nutrirsi, salvo che non siano dannosi per l’essere umano. Questo significa che non devono contenere sostanze velenose o narcotiche.Cibi Leciti (Halal)Creature Acquatiche : è permesso (halāl) mangiare qualunque tipo di pesce dotato di squame. oltre a gamberi e gamberetti. Per essere considerata halāl, e quindi commestibile, la creatura acquatica deve essere tolta dall’acqua ancora viva.Creature Terrestri: fra gli animali domestici, sono considerati leciti: cammelli, mucche, pecore e capre. Tutti questi animali possiedono lo zoccolo fesso tipico del loro genere. È invece sconsigliato (makruh), cibarsi di carne di cavallo, mulo o asino. Uccelli : ci si può nutrire degli esseri che volano che rientrano nelle seguenti categorie:• il corpo ricoperto da piume.• non possono essere classificati come uccelli rapaciPer riassumere, pennuti quali: polli, galli e galline, tacchini, oche, anatre, capponi, pernici, quaglie, faraone, piccioni, allodole, beccacce, fagiani, struzzi, tordi e uccelletti sono considerati halāl, e possono essere utilizzati come cibo. Cibi Illeciti (Haram)Creature Acquatiche: le altre creature marine come balene, squali, tartarughe, granchi, aragoste, astici,

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anguille frutti di mare come cozze, vongole e ostriche, sono invece illecite (harām). Creature Terrestri: non è permesso cibarsi di animali che possiedono zampe o denti canini. Esempi di questo tipo di animale che a volte vengono mangiati dagli uomini sono i cani, conigli, elefanti e scimmie. Vi sono inoltre versetti molto chiari del Santo Corano che decretano il divieto di cibarsi di carne di maiale. Non è permesso inoltre cibarsi di rettili, come serpenti e tartarughe.

UccelliUccelli rapaci quali aquile, falchi e avvoltoi sono harām, illeciti, così come pavoni, corvi e cornacchie.La rondine, l’upupa e il cigno sono invece sconsigliati. Va rimarcato però che nel caso in cui una persona sia in pericolo di morte per fame, qualunque cosa, incluso quelle proibite, può essere utilizzata per salvarsi.

Divieto Di Bevande AlcolicheL’alcool è una sostanza che influenza direttamente la ragione e che ha effetti nefasti sulla società umana a livello morale, igienico e psicologico. Niente è più disastroso per l’uomo del fatto che la sua ragione e la sua capacità di comprensione siano annichilite e deviate dalla retta via mediante il consumo di alcool. “Sì, Satana vuole diffondere fra voi, mediante il vino e il gioco d’azzardo, inimicizia e odio, per allontanarvi dal Richiamo di Dio e dagli uffici divini. E allora, voi vi asterrete?” (Corano, 1, 91).

Testimonianza:Un musulmano che segua la sua religione non solo non deve consumare alcolici, ma non può nemmeno toccarne i contenitori (bottiglie e bicchieri ancora sporchi di vino, birra ecc.) e tanto meno può pagarne l’acquisto. (Selibe)L’aceto e’ lecito: ha subito un processo di completa trasformazione e non e’ piu’ vino (possono esserci maggiori dettagli a seconda del procedimento usato e di eventuali altri ingredienti presenti, ma di per se’ l’aceto e’ lecito.

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ORIENTE Vegetariani perche...

Quella del vegetarismo viene interpretata da tanti come una scelta “ideologica” o “estremista”: niente affatto. Ci sono tanti motivi, reali e concreti, per escludere la carne (e magari, come nel caso della specifica scelta vegan, anche i derivati animali come latte, uova e miele) dalla propria dieta.La maggior parte delle persone diventano vegetariane semplicemente per rispetto nei confronti della vita degli animali.

La scelta vegetariana è anche una scelta ecologica:• distruzione di migliaia di ettari di foresta pluviale, per far spazio a nuovi pascoli o a nuovi terreni da coltivare a foraggio.• l’allevamento è uno dei processi industriali più inquinanti, tale da produrre il 51% delle emissioni di gas serra dovute ad attività umane.• Enorme spreco d’acqua.L’abbandono della carne (e possibilmente dei derivati animali) è un efficace strumento per combattere l’annoso problema della fame nel mondo perché per ogni kg di carne che si ricava da un animale, lo stesso animale deve mangiare mediamente 15 kg di vegetali, appositamente coltivati.La scelta vegetariana è assolutamente praticabile, e non solo, è anche una scelta salutistica. Organisimi internazionali come l’American Dietetic Association e la Dietitians of Canada, affermano infatti, che una dieta vegetariana ben bilanciata, anche nella variante vegan, è nutrizionalmente completa e adatta a ogni ciclo vitale, e inoltre aiuta a prevenire l’insorgere di molti tipi di patologie, tra cui tumori, malattie

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cardiovascolari, ipertensione, diabete, osteoporosi.

http://www.genflor.com/medicina/alimentazione/diete-vegetariane.php

I vari tipi di dieta È necessario innanzitutto distinguere i differenti tipi di dieta vegetariana, si parla infatti di:

- Dieta Vegetariana: elimina dall’alimentazione ogni tipo di carne animale, compresi i pesci e i crostacei, ma si continuano a man-giare i sottoprodotti animali, quali latte, uova, formaggio e miele. Molto spesso questa scelta non violenta di vita viene fatta dai cosiddetti animalisti contrari all’uccisione degli animali.

- Dieta vegetaliana: È un salto di qualità rispetto alla precedente. Il vegetaliano rinuncia a tutti i prodotti di origine animale (uova, latte, miele e formaggio), nella convinzione che il corpo umano sia adatto ad assumere e digerire prodotti vegetali e che sia l’unico modo per scongiurare forti danni. Il termine deriva appunto dal latino Vegetalis, ossia “appartenente al regno vegetale”.

- Dieta crudista: Il crudista pone come condizione necessaria l’assunzione di cibi crudi, soprattutto per motivi salutisti. Lo scopo è quello di evitare l’impoverimento dei cibi dalle componenti fondamentali per una buona e corretta nutrizione come vitamine e sali minerali. Inoltre tra i vantaggi segnalati questa dieta stimola la digestione,

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pulisce l’intestino e disintossica, fa dimagrire, idrata, è ipoproteica, economica e veloce. - Dieta fruttarista: Rappresenta un ultimo estremo e si realizza praticando una scelta pressoché impossibile ai nostri giorni. Il fruttarista si nutre infatti di frutta fresca, biologica e matura, e niente altro! Il cibo dei templi buddisti coreaniIl cibo dei templi è quello consumato quotidianamente nei monasteri buddisti. Qui, monaci e monache spesso coltivano, preparano e mangiano il cibo con regole immutate da 1700 anni. Il cibo dei templi è diventato un pilastro nazionale durante il IV secolo, quando il Buddismo cinese si diffuse in Corea. Molti piatti di verdure della cucina coreana moderna risalgono a quell’epoca.Oggi, questo cibo è spesso considerato la base di una cucina nutriente e ben equilibrata: una dieta vegana, che utilizza solo ingredienti organici e non si serve di prodotti trasformati. Il cibo è cotto pochissimo, condito leggermente e servito in quantità moderate. Non si tratta solo di cibo sano, ma si ritiene anche che esso soddisfi un desiderio spirituale. Quando i monaci e le monache buddisti mangiano, si sentono grati per tutto il lavoro e la devozione richiesti dalla preparazione del cibo, e non sprecheranno nemmeno un chicco di riso.

Conserve: Una delle caratteristiche del cibo dei templi coreani è la conservazione, che permette di consumare cibi anche fuori stagione. Avendo quattro stagioni distinte, la Corea ha sviluppato molte preparazioni di conserve, come il kimchi (verdure fermentate con spezie), il doinjang (pasta di soia), il gochujang (pasta di peperoncino), il ganjang (salsa di soia), i jangajji (sottaceti), i chojeorim (verdure all’aceto), i sogumjeorim (verdure in salamoia) e i jangjeorim (verdure sottaceto in vaso). Queste ricette permettono di conservare a lungo gli alimenti necessari per integrare una dieta vegetariana.

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I cibi fermentati: i templi coreani hanno anche diverse ricette per la preparazione di alimenti fermentati. La fermentazione è una trasformazione chimica causata da enzimi prodotti da batteri. Proprio come nel caso del formaggio, dello yogurt e del vino in occidente, in Corea gli enzimi sono utilizzati per preparare kimchi, doinjang, gochujang, Ganjang e shikye (una bevanda a base di riso dolce). Gli alimenti fermentati sono apprezzati per il loro ricco sapore e sono ritenuti benefici per la salute.

Niente cipolla: il cibo dei templi non comprende mai vegetali della famiglia delle cipolle. Si ritiene, infatti, che il consumo di cipolle cotte sia in grado di accrescere il desiderio sessuale: consumandole crude, invece, aumenterà la rabbia.

Barugongyang, un pasto monastico formale consumato in silenzio durante la meditazione, in segno di rispetto verso i cibi e le persone che li hanno preparati.Nei templi del buddhismo giapponese, invece, si affronta il primo pasto del giorno (Gyohatsu) dopo aver ricevuto chiare istruzioni sull’Oryoki, la tradizionale ricezione degli alimenti in tre ciotole laccate: riso o avena in quella più grande, liquido caldo in quella di mezzo e verdura, yogurt o frutta . Lo spirito che sta alla base della cucina del tempio ha origine da questa offerta di farinata di riso sotto l’albero di fico. Nel buddismo la ghiottoneria deve essere evitata come parte della pratica ascetica, ma il Budda ha anche dimostrato che il cibo deve fornire i mezzi nutritivi per effettuare la meditazione, anche se deve essere poco e semplice come contenuto. Il principio base nella cucina dei templi è quello di preservare al massimo le qualità originali degli ingredienti. Tutti i componenti sono naturali e non viene aggiunto alcun aroma artificiale o chimico, mantenendone così il gusto originale, puro e semplice. In altre parole, i metodi di cottura tendono a esaltare l’aroma naturale degli ingredienti per permettere a chi li gusta di sperimentare meglio una più immediata connessione con la natura.

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I metodi di cottura variano da una regione all’altra, ma hanno tutti in comune tre cose. Prima di tutto viene la pulizia, con enfasi sull’igiene nel lavare e nel cuocere gli ingredienti, tutti fatti crescere senza fertilizzanti chimici e senza pesticidi. In secondo luogo viene la gentilezza, nel condire il cibo in modo che abbia un gusto omogeneo e rinfrescante, non troppo salato o pepato, perché i sapori forti possono disturbare la digestione dei monaci in meditazione. Gli aromi vengono aggiunti in piccole dosi per far sì che penetrino lentamente, e in un ordine che inizia con i sapori dolci e salati per spostarsi poi a quelli acidi e ad altre salse. Infine viene l’osservazione degli insegnamenti del Budda, nel preparare solo il necessario per ogni pasto e tenere al minimo il numero dei piatti di contorno, includendo però una varietà di fonti di nutrimento.Nei templi buddisti i pasti servono a fornire l’energia necessaria a sopportare le dure pratiche della meditazione. Questo è il motivo per cui tutti i piatti vengono preparati con l’intento di mettere in risalto le qualità medicinali degli ingredienti. L’idea buddista che “mente e corpo sono una cosa sola” suggerisce che entrambi, mente e corpo, devono essere in salute per poter ottenere l’illuminazione, e che il cibo è importante per raggiungere tale scopo.

Riso Con Vegetali Di Montagna (sanchae-modūmbap) è un cibo presentato in una ciotola. Impiega vegetali di stagione: tutti i tipi di ingredienti - alghe commestibili, funghi di quercia, funghi enoki, germogli di bambù, radici di aralia, aster selvatici, vengono cucinati e serviti col riso. Il piatto è simile al più comune pibimbap, composto da vegetali cotti e carne, mischiati col riso, ma il riso con vegetali di montagna servito nei templi ha un gusto molto più fresco, con aromi provenienti direttamente dalla natura.

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Gli involtini di ginseng rinvigoriscono il corpo. Preparato con radici fresche di ginseng di tre anni e funghi, questo piatto cerca di armonizzare l’energia yin (Ūm) dei funghi con l’energia yang del ginseng. La salsa, prodotta con concentrato di ginseng e miele, ne aumenta il sapore.

Cinque involtini colorati di kimchi vengono preparati con kimchi che è stato conservato per tutto l’inverno. Fra gli ingredienti, polvere di glutine di riso, farina, spinaci e lattuga di mare che fornisce il colore. La lattuga di mare è efficace nel disintossicare il corpo dagli acidi e possiede anche il più alto grado di vitamina A fra i vegetali.

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Nei templi buddisti non solo la preparazione del cibo, ma ogni pasto è visto come un passo nella ricerca dell’illuminazione. Non si deve mangiare troppo, né si devono mangiare troppi tipi di cibo anche se in piccola quantità. Non si deve lasciare né gettar via neppure una briciola di cibo, una volta che è stato servito. I pasti sono chiamati “offerte” in ringraziamento per il lavoro e gli sforzi richiesti per la loro preparazione. Lo spirito che sta dietro alla pratica di lavare la propria ciotola con acqua e di berne l’acqua è un esempio per i nostri tempi, quando lo smaltimento dei rifiuti alimentari è diventato un problema. La cucina dei templi si basa sulla virtù buddista dell’umiltà, in tutti i processi, dalla selezione degli ingredienti alla loro preparazione e consumo. Ne risulta potenziato lo spirito di “ritorno ai principi fondamentali.

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Cattolici Protestanti Ortodossi Ebrei Musulmani Induisti Buddisti Limitazioni al consumo di carne

Limitazioni al consumo di legumi o cereali

Il consumo di bevande, è limitato?

È proibito mangiare insieme certi cibi?

no no no si si si si

no no no si no si no

no no no si no no si

no no no si si si si

Macellazione rituale, proibite carni di maia-le, crostacei, molluschi.

Tranne du-rante il digiuno

Ma occorre evitare l’ec-cesso di alcol.

Ma occorre evitare l’ec-cesso di alcol.

Vini preparati (sotto controllo) secondo par-ticolari regole

L’alcol è proi-bito ai bramini, per gli altri con-sumo limitato

Proibite le bevande alco-liche

Proibite le bevande alco-liche

Proibito con-sumare insie-me carne e latticini.

Niente legumi con la carne per integra-listi.

Proibiti i frutti di un albero, piantato da meno di 3 anni.

Bramini e ca-ste elevate m a n g i a n o cereali puri.

Proibita car-ne di mucca, alcuni sono vegetariani.

Macellazione rituale. Proibita la car-ne di maiale.

Gli integralisti sono vegeta-riani

REGOLE ALIMENTARI DELLE GRANDI RELIGIONI

Uomini e donne, devono osservare regole diverse?

no no no no no si noLa donna mestruata o incinta non digiuna.

Donne incinte esentate dal digiuno

Le donne me struate non possno entra re in cucina

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I bambini hanno regole particolari?

no no no no no no noL’obbligo del digiuno dai 14 anni

D i spensa t i dal digiuno fino alla pu-bertà

L ’ obb l i g o del digiuno comincia a 13 anni

Fino agli 8 anni sono esentati dal digiuno.

Esistono regole alimentari legate al lutto?

no no no si no si si Tra la morte e la sepoltura i parenti non m a n g i a n o carne e non bevono vino.

Nei giorni dopo la morte di un parente, p r e p a r a n o piatti crudi e bevono solo acqua.

Se il defunto era vegeta-riano, non si mangia carne dopo il fune-rale.

Esistono regole per lo svolgimento dei pasti?

si si no no si si si Bisogna rin-graziare Dio prima e dopo i pasti.

Bisogna rin-graziare Dio prima e dopo i pasti.

I venerabilimangiano pri-ma degli altri

È consigliabile utilizzare la mano destra.

Prima del pasto si fa il bagno e ci si cambia.

Esistono parti-colari regole di “galateo”?

Bisogna osser-vare periodi di digiuno?

no no no si si si no

si si si si si si no

Ma non biso-gna sprecare il cibo.

Carne proibi-ta Venerdì di Quares ima e Mercoledì delle Ceneri.

Digiuna in mol te oc-casioni

D u r a n t e il Rama-dan, digiuno dall’alba al tramonto.

Molti periodi di digiuno, durante lo Yom Kippur, digiuno per tutto il giorno

N o c a r n e m e r c o l e d ì e venerdì. In Qua res ima niente carne, latticini, vino e olio.

Digiuno all’i-n i z io de l laQuaresima.

Ma non biso-gna sprecare il cibo.

Bisogna la-varsi le mani cominciando dalla destra.

La cucina è un luogo sacro, si mangia in silenzio.

A b l u z i o n e obbligatoria, b e n e d i r e ciascun ele-mento.

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