Le pubblicazioni Disney in Italia

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Gli articoli del Papersera Le pubblicazioni Disney in Italia di Armando Botto Anno II numero 3

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Gli articoli del Papersera

Le pubblicazioni Disney in Italia

di Armando Botto

Anno II numero 3

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Sommario

Introduzione.................................................................................3

1932-1943: "Giornali" ed albi.......................................................5

1945-1956: Arriva il "Libretto"....................................................11

1957-1966: Poker d'assi all'italiana...........................................15

1967-1976: Declino e nostalgia.................................................19

1977-1988: Ristampe a profusione ...........................................24

1989-2004: Disney Italia, o della proliferazione ........................33

Conclusione...............................................................................57

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Introduzione

Nel 1932, Topolino era già conosciutissimo in tutto il mondo, ma la sua fama era

legata quasi esclusivamente agli shorts animati. Del resto, lo stesso Walt Disney

considerò sempre il fumetto alla stregua di uno dei tanti settori del merchandising; la

striscia giornaliera di Mickey Mouse, apparsa sui quotidiani statunitensi all'inizio del 1930,

vide il coinvolgimento diretto del papà di Topolino soltanto per i primissimi mesi. Alcune di

quelle strisce furono pubblicate nell'estate 1930 su "L'Illustrazione del Popolo" di Torino,

che può così vantarsi di essere la prima pubblicazione in Italia ad aver ospitato un fumetto

Disney sulle sue pagine.

Si trattò comunque di un episodio sporadico e ben presto dimenticato, tanto che,

quando l'editore fiorentino Nerbini pensò di dar vita ad un settimanale per bambini

intitolato "Topolino", si limitò a chiedere l'autorizzazione al distributore italiano degli shorts,

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e affidò a disegnatori italiani la produzione di storielle con didascalie in rima, seguendo il

costume dell'epoca. Ne seguì una breve querelle col rappresentante ufficiale di Disney in

Italia, che si risolse con piena soddisfazione di entrambe le parti: a partire dal numero 7 di

"Topolino" le tavole domenicali americane fecero la loro comparsa sul giornale,

inaugurando una storia a fumetti che dura ormai da 70 anni.

L’obiettivo del presente lavoro è quello di offrire una panoramica il più possibile

esaustiva delle pubblicazioni italiane che hanno ospitato sulle loro pagine i personaggi

Disney; per ogni serie si cercherà di fornire una descrizione di massima del contenuto.

Errori ed omissioni saranno inevitabili, vista l’immensa mole del materiale apparso

nell’arco di sette decenni; anche il criterio di classificazione per periodi è del tutto

arbitrario, ma la sua introduzione è giustificata dall’esigenza di fornire un minimo di

struttura a quello che altrimenti sarebbe diventato un chilometrico elenco di difficile

leggibilità.

La speranza è che il risultato possa essere fruito a più livelli: dal collezionista già

agguerrito, che vorrebbe inquadrare la propria collezione in una prospettiva “storica” ed

eventualmente decidere come farla crescere, come dal neofita che si affaccia sul mondo

Disney e non sa da che parte cominciare.

Chi volesse approfondire l'analisi dei contenuti di una particolare serie è invitato a ricorrere

all'I.N.D.U.C.K.S., il database mondiale del fumetto Disney, reperibile su Internet all'indirizzo

www.inducks.org. Consultando l'I.N.D.U.C.K.S. si potrà ottenere, per tutte le pubblicazioni

italiane già indicizzate (la stragrande maggioranza), la lista delle storie contenute, con l'indicazione

degli autori (quando noti) e degli altri dati rilevanti per ciascuna di esse.

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1932-1943: "Giornali" ed albi

A partire dal 31 dicembre 1932, il "Topolino Giornale" - cosi' denominato dagli

appassionati per la scarsa foliazione ed il grande formato, tipici del periodo - esce ogni

settimana per 564 numeri, fino al dicembre 1943, quando le pubblicazioni vengono

interrotte per il precipitare degli eventi bellici. Sulle sue pagine vengono pubblicate, a

puntate, le più belle avventure

dell'epopea del Mickey Mouse

"giornaliero" di Floyd Gottfredson:

storie indimenticabili come "Topolino

e il mistero dell'uomo nuvola",

"Topolino sosia di re Sorcio",

"Topolino e il mistero di Macchia

Nera". "Topolino" ospita anche le

tavole domenicali autoconclusive di Topolino e Paperino, nonchè diversi episodi delle

tavole domenicali "Silly Symphonies" (ad iniziare dall'epopea dell'insetto Buci).

Va precisato che il settimanale dedica gran parte del suo spazio a serie a fumetti

non Disneyane, sia italiane che statunitensi: Cino e Franco (Tim Tyler's Luck), Giorgio

Ventura (Brick Bradford), Audax (King of the Mounted Police), Kit Carson, Saturno contro

la Terra, ed innumerevoli altre. Anzi, a partire dal numero 481 (3 marzo 1942), Topolino e

company vengono banditi dalle pagine del giornale, in ossequio alle disposizioni

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autarchiche del regime fascista (che già avevano imposto l'eliminazione di tutte le altre

serie di produzione straniera).

Sette altre testate affiancarono il "Topolino" nel periodo in esame (che gli studiosi

definiscono convenzionalmente "Anteguerra", benchè giunga ben oltre lo scoppio della II

Guerra Mondiale). Due di queste furono pubblicate da Nerbini, le rimanenti da Mondadori,

che rilevò i diritti per tutto il materiale Disney nell'estate del 1935 (per la cronaca, il primo

“Topolino” edito da Mondadori fu il numero 137) e li mantenne per più di 50 anni. Le serie

ebbero vita più o meno breve: a quelle Nerbini fu fatale il cambio di editore, mentre quasi

tutte quelle Mondadori dovettero soccombere all'emergenza della guerra.

Nel maggio 1933 esce il primo numero del

"Supplemento al giornale Topolino". Di

periodicità irregolare e formato ancor più grande

del settimanale, resta nelle edicole per 42 numeri,

pubblicando il materiale sindacato Disney che non

trova spazio su "Topolino" (Nerbini aveva una

discreta quantità di "arretrati" d'oltre oceano da

smaltire). Alcune storie non-Disney e racconti

illustrati completano il menu.

Il "Supplemento" cessa le pubblicazioni nel

settembre 1935, subito dopo il passaggio di

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consegne tra Nerbini e Mondadori (gli ultimi tre numeri, un po’ raffazzonati, sono “targati”

Mondadori).

L'albo "Topolino contro Wolp il

terribile brigante del West", uscito

nell'ottobre 1933 (e considerato uno

dei più rari fumetti italiani), inaugura la

serie degli "Albi Nerbini". Ognuno di

essi ristampa un'intera storia di

Topolino, già apparsa (a puntate) su

"Topolino" o sul "Supplemento" (fa eccezione appunto "Topolino contro Wolp",

precedentemente inedita). In tutto escono 9 numeri della serie, ristampati più volte con

lievi modifiche alla veste editoriale; "La brigata Topolino al Lago Polveroso" è l'ultima

uscita, nel luglio 1935.

Mondadori pubblica la sua prima testata disneyana a partire dal marzo 1935, alcuni

mesi prima di acquistare "Topolino" da Nerbini. Si tratta de "I Tre Porcellini": anch'esso in

formato "giornale", ospita materiale tratto da libri illustrati e riviste americane ed inglesi,

assieme alle usuali serie non-Disney e alle storie a continuazione delle tavole domenicali

"Silly Symphonies".

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Mondadori aveva infatti acquisito da Disney i diritti su tale serie, probabilmente

come primo passo verso la "scalata" alla licenza detenuta da Nerbini. "I Tre Porcellini"

prosegue per 98 numeri, fino al febbraio 1937, quando la testata confluisce in "Topolino".

L'esperienza degli "Albi Nerbini" viene proseguita da

Mondadori con la serie "Nel Regno di Topolino",

principalmente costituita da ristampe in un unico albo di

storie già apparse a puntate sul settimanale. In questa

collana sono però pubblicate per la prima volta alcune delle

primissime dailies di Mickey Mouse, antecedenti al 1933,

che Nerbini non aveva ancora smaltito. Tra il marzo 1935

ed il febbraio 1940 escono 95 numeri, alcuni dei quali in

grande formato orizzontale.

Nel gennaio 1937 appare invece il primo

numero degli "Albi d'Oro". Dal punto di vista dei

contenuti, la serie non si discosta troppo da "Nel

Regno di Topolino": ristampe, qualche inedito del

primo Mickey Mouse. Interessanti alcuni numeri con

storie inedite di produzione italiana ("Paperino e la

pietra filosofale", n. 22) e britannica ("Topolino e il ratto

dei tre", n. 18; "Pippo e Tobia tra i cannibali", n. 19).

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La serie si esaurisce nell'agosto 1940, col numero 41. Ma il nome “Albi d’oro”, come

vedremo, continuerà ad essere presente tra i titoli delle pubblicazioni Disney ancora per

parecchi anni.

Tra il dicembre 1936 ed il dicembre 1939 escono poi

5 numeri dell'"Almanacco". Si tratta di di costosi (per

l'epoca) volumi-strenna, pubblicati in occasione delle

festività natalizie (o delle vacanze estive, come nel caso di

"Maremonti Topolino-Paperino", del 1939). Il contenuto è

eterogeneo, come si conviene ad un almanacco: giochi,

storielle autoconclusive di Topolino e Paperino (sia tavole

domenicali che brevi adattamenti di cortometraggi),

rubriche e materiale non-Disney.

Chiude la panoramica dell'Anteguerra il giornale

"Paperino", prima testata al mondo dedicata

all'emergente papero disneyano. Nei suoi 149 numeri,

usciti tra il dicembre 1937 e l'ottobre 1940, vedono la

luce le tavole domenicali di Donald Duck disegnate da

Al Taliaferro, ma soprattutto le prime storie a fumetti

Disney di produzione italiana, frutto dell'inventiva del

geniale Federico Pedrocchi (vero factotum dei periodici

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Mondadori dell'epoca, poi prematuramente scomparso durante la II Guerra Mondiale):

"Paperino e il mistero di Marte","Paperino inviato speciale" ed altre. Pedrocchi sceneggia

anche due originali sequel di "Biancaneve e i Sette Nani", affidati alle matite di Nino Pagot.

Tra le serie non disneyane apparse su "Paperino", vanno senz'altro ricordate "Zorro della

metropoli" (di Cesare Zavattini), il "Popeye" di E.C. Segar, il "Tarzan" di Burne Hogarth

(non accreditato) ed un paio di episodi di "Saturno contro la Terra".

Riassumendo, si può dire che le serie pubblicate tra il 1932 ed il 1943 fornirono ai

lettori italiani una traduzione quasi integrale (anche se, ad onor del vero, spesso tali

ristampe si presentavano mutilate di qualche vignetta per motivi di spazio e con delle

traduzioni abbastanza libere, anche per motivi legati alla situazione politica Italiana) della

prestigiosa produzione "sindacata" americana dell'epoca. E stiamo parlando del 99% di

tutti i fumetti Disney prodotti in quel periodo: infatti i comic books (gli albi per le edicole)

avrebbero visto il loro boom nei primi anni Quaranta, ed inizialmente avrebbero anch'essi

vissuto di rendita sulle ristampe delle strisce di Gottfredson, Taliaferro e compagnia.

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1945-1956: Arriva il "Libretto"

Nel dicembre 1945, il numero 565 di "Topolino Giornale" fa la sua comparsa nelle

edicole di un Paese ancora profondamente ferito dal conflitto da poco terminato. La

formula non è mutata: poche pagine di grande formato, con storie disneyane e non, in uno

stillicidio di puntate.

Il materiale Disney a disposizione e' aumentato: oltre alla provvista di strisce e

tavole apparse sui quotidiani americani durante la guerra, ci sono le prime storie disegnate

appositamente per i comic books, tra le quali spiccano le prove d'esordio di Carl Barks

("Paperino e l'anello maledetto", sui numeri 629-632 del marzo 1947, è la prima storia del

Maestro dell'Oregon ad apparire in Italia).

Nel maggio 1946, tornano in edicola anche gli "Albi d'Oro". La numerazione riparte

da 1, con periodicità settimanale, ed i numeri Disney si alternano a quelli dedicati ad altri

personaggi. Fino alla fine del 1952, gli "Albi d'Oro" disneyani saranno 143 (su complessivi

352); a partire dal 1953, la numerazione verrà fatta ripartire ad ogni inizio anno. Altri 137

numeri Disney appariranno fino al dicembre 1956; nel corso degli anni Cinquanta e

Sessanta Mondadori procederà inoltre a ristampare alcuni degli albi di maggior successo

(tali edizioni sono riconoscibili dalla dicitura "Prima Ristampa" o "Seconda Ristampa" in

copertina; in esse, non di rado, storie autoconclusive vanno a sostituire pagine

pubblicitarie presenti nell'edizione originale). Inizialmente, gli "Albi d'Oro" propongono

ristampe di storie del Mickey Mouse anteguerra. Dopo circa un anno, però, la serie inizia

ad ospitare storie inedite tratte dai comic books, tra cui diversi classici di Barks.

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In occasione del Natale e delle vacanze estive, c'è la consuetudine di far uscire un

"Albo d'Oro" speciale, intitolato "Almanacco di Topolino". Ne usciranno complessivamente

18 numeri (molto ricercati dai collezionisti); si chiameranno "Almanacco di Topolino" anche

gli ultimi tre numeri del 1956, usciti con periodicità mensile, prologo al cambiamento

ufficiale della denominazione della testata.

Nell'immediato dopoguerra, la produzione statunitense è tale da permettere il varo

di un'ulteriore serie: nel gennaio 1948 ecco gli "Albi Tascabili di Topolino", nel formato a

striscia che tanta fortuna ebbe in quel

periodo. Il settimanale propone alcuni 10-

pager di Barks, le mini-storie prodotte da

Walsh e Gottfredson nell'immediato

dopoguerra, le storie brevi di Buci e del

Lupo Cattivo che apparivano su "Walt Disney's Comics and Stories", e le ristampe fedeli

degli omologhi albetti a strisce che venivano offerti in omaggio al pubblico americano da

alcune case produttrici di cereali. Usciranno 195 numeri, fino al marzo 1952; alcuni di essi

verranno ristampati, singolarmente o in raccoltine, negli anni immediatamente successivi

per essere offerti come omaggi allegati a prodotti come il detersivo Persil o i formaggini

Prealpi.

I gusti del pubblico sono però cambiati. Nell'aprile 1949, Mondadori decide di

procedere ad un cambiamento radicale: il "Giornale" chiude i battenti col numero 738, e la

numerazione di "Topolino" riparte daccapo. La periodicità diventa mensile, il formato si

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riduce, le pagine aumentano considerevolmente: è nato il "Topolino Libretto", che

raggiungerà il numero 2500 alla fine del 2003. Oltre ai mutamenti di carattere tecnico, ce

n'è uno - assai importante - relativo ai contenuti: il nuovo mensile ospita soltanto storie

Disney, oltre a rubriche di vario genere (quasi tutte curate da Guido Martina).

C'è il ritorno delle lunghe storie a continuazione di

Gottfredson (e dello sceneggiatore Bill Walsh), con la

saga di Eta Beta; Carl Barks sta raggiungendo

rapidissimamente la piena maturità espressiva, ed

anche gli altri disegnatori americani producono storie

di buon livello. Guido Martina e Angelo Bioletto

contribuiscono al momento magico con tre storie di

produzione italiana, la seconda delle quali - "L'Inferno

di Topolino" - inaugura il filone nostrano delle "Grandi

Parodie".

Date tali premesse, non c'è da stupirsi che il successo sia clamoroso, tanto che

nell'aprile 1952 la periodicità diventa quindicinale. Per coprire il raddoppiato fabbisogno, si

procede alla chiusura della serie degli "Albi Tascabili", ma soprattutto si dà l'avvio alla

produzione italiana di storie Disney. "Topolino e il satellite artificiale" ("Topolino" n. 41-43),

disegnata da Giuseppe Perego su testi probabilmente di Guido Martina, inaugura la

lunghissima serie; presto le storie italiane iniziano ad apparire anche sugli "Albi d'Oro"

("Paperino e le onorificenze", disegnata da Luciano Bottaro, n. 322 del luglio 1952). Poco

dopo arriveranno Romano Scarpa e G.B. Carpi, e ci sarà il ritorno di Pier Lorenzo De Vita,

che già aveva collaborato al "Topolino Giornale" con storie non-Disney.

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Nel maggio 1954, le testate disneyane rimaste in

edicola sono due, ed entrambe pubblicano soltanto

storie nuove. I tempi sono quindi maturi per una serie

dedicata alle ristampe, ed ecco gli "Albi della Rosa".

Inizialmente quindicinale, diventa ben presto

settimanale, e ripropone le migliori storie apparse

qualche anno prima, principalmente su "Topolino".

Sommarizzando, il primo decennio del

dopoguerra vede una decisa affermazione delle testate disneyane Mondadori, che ha le

sue radici nell'indubbia abilità del team editoriale (il direttore Mario Gentilini, il "tuttofare"

Guido Martina) e nell'elevatissimo livello della produzione fumettistica d'oltre oceano

(questo è il periodo di massimo splendore di Carl Barks, e dello splendido canto del cigno

del Floyd Gottfredson "avventuroso").

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1957-1966: Poker d'assi all'italiana

Nel gennaio 1957 esce quello che è

convenzionalmente considerato il numero 1

dell'"Almanacco Topolino". Ha periodicità mensile

e formato leggermente più grande del "Topolino

Libretto", il che permette ad ogni pagina di ospitare 4

righe di 2 vignette, anziche' le 3 righe del

quindicinale. Il formato è quindi identico a quello dei

comic books, e si evitano così i "rimontaggi" da

sempre necessari su "Topolino". La numerazione

della serie - che manterrà per lungo tempo il logo

"Albi d'Oro" in copertina - inizialmente non è progressiva, ma riparte ad ogni gennaio fino

al 1970, quando si iniziano a numerare i fascicoli in maniera

progressiva tenendo conto delle uscite effettuate sino a quel

momento (l'Almanacco del gennaio 1970 riporta così il

numero 157). In generale, ogni numero è aperto da una

storia lunga di produzione italiana, e completato con

materiale americano.

Con l'uscita, nel dicembre 1957, di un volumetto dal

titolo "I Classici di Walt Disney", si viene a comporre un

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quartetto di testate ("Topolino", "Albi della Rosa", "Almanacco" e "Classici") che

accompagnerà i ragazzi italiani con assoluta regolarità per un intero decennio. Fino al

1967, infatti, nessuna altra serie apparirà in edicola: un periodo di stabilità che non ha

uguali nel settantennio di vita dei fumetti Disney in Italia.

In realtà, i "Classici" non erano stati concepiti come una serie regolare. Il numero del

dicembre 1957 era così intitolato non perché presentasse storie degne di essere

considerate "classici del fumetto", ma perché ristampava alcune parodie di classici della

letteratura apparse negli anni precedenti su "Topolino". Le storie erano collegate tra loro

da un'esile trama, con tanto di prologo ed epilogo; Gian Giacomo Dalmasso (testi) e

Giuseppe Perego (disegni) si occuparono di questo caratteristico lavoro per quasi tutti i

"Classici".

Il successo del primo volume fa sì che ne sia preparato un secondo nel dicembre

dell'anno successivo ("I Classici Moderni di Walt Disney"), ed un terzo per il Natale 1959

("Le Grandi Parodie di Walt Disney"); tali numeri verranno

ristampati negli anni immediatamente successivi. Del

numero uno si contano ben due ristampe, mentre per il

numero tre esiste anche una ristampa effettuata per conto

dei grandi magazzini Standa.

Nel 1960 le uscite sono due, visto che, in occasione delle

Olimpiadi di Roma, esce il primo dei cosiddetti "Classici

Sportivi", intitolato "Paperino alle Olimpiadi". Ormai il solco è

tracciato: due uscite anche nel 1961, tre negli anni seguenti

fino al 1967 (con l'extra "Topolino alle Olimpiadi" nel 1964). Si tratta sempre di ristampe, di

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solito relative alle storieapparse in più puntate su "Topolino" qualche anno prima; Perego

si occupa anche di raccordare le puntate tra di loro, eliminando usualmente la prima

pagina della seconda parte e ridisegnando alcune vignette, con risultati granfici

francamente non troppo apprezzabili.

Delle altre due testate che compongono il "poker", gli

"Albi della Rosa" continuano ad uscire senza cambiamenti

degni di nota; va comunque segnalata l'apparizione, in

appendice ai numeri tra il 213 ed il 291, delle storie non-

disney di Mopsi, Giso e Leo, disegnate da Pier Lorenzo De

Vita.

"Topolino", invece, diventa settimanale col numero

236 del giugno 1960. Questa volta, l'aumento del fabbisogno

di storie viene coperto con l'incremento della produzione

italiana: negli Stati Uniti, infatti, i comic books hanno imboccato la via del declino, dopo

aver toccato l'apice nella prima metà degli anni Cinquanta (quando "Walt Disney's Comics

and Stories" vendeva 2-3 milioni di copie ogni mese).

E, purtroppo, il calo non è limitato alla quantità: nel 1955 il syndicate di distribuzione

delle strisce ai quotidiani ha imposto a Gottfredson di limitarsi alle gag autoconclusive, e lo

stesso Barks è entrato nella fase calante della sua splendida carriera. Per fortuna, almeno

nella seconda metà degli anni Cinquanta, gli artisti italiani raggiungono livelli di assoluto

valore: Romano Scarpa, in particolare, riesce nell'impresa di non far notare uno stacco

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apprezzabile tra le proprie storie e quelle di Gottfredson. Ma anche Guido Martina e Carlo

Chendi producono una serie di sceneggiature indimenticabili, che i vari Carpi, De Vita e

Bottaro (quest'ultimo anche capace sceneggiatore) interpretano da par loro. Il "Topolino" di

questo periodo presenta quasi in ogni numero una storia "italiana" lunga, solitamente in

due o tre puntate: è la sorgente da cui attingeranno a piene mani i "Classici" di qualche

anno dopo, e che permetterà ad una nuova generazione di lettori di appassionarsi al

fumetto Disney.

E' innegabile però che, con l'avanzare degli anni Sessanta, anche le storie italiane

inizino a segnare il passo. Romano Scarpa, deluso dalla scarsa gratificazione (economica

e non) che gli procurano i suoi capolavori, decide di limitarsi a disegnare sceneggiature

altrui; i nuovi sceneggiatori che affiancano Martina (anch'egli in fase calante) e Chendi non

sono all'altezza della situazione, pur con lodevoli eccezioni, tra le quali annoveriamo i

fratelli Barosso e Rodolfo Cimino.

Barks è sempre più vicino alla pensione, e si vede; la crisi dei comic books si fa

sempre più nera, tanto da costringere la Disney a varare lo "Studio Program" per rifornire

di storie il mercato europeo, col risultato di avviare una produzione in serie che incoraggia

sceneggiatori e disegnatori a guadagnarsi lo stipendio col minimo sforzo, cadendo sempre

più in stilemi ripetitivi.

Una situazione preoccupante, ma destinata a peggiorare ulteriormente nel decennio

successivo.

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1967-1976: Declino e nostalgia

Il "poker d'assi" del periodo precedente continua a costituire la spina dorsale delle

pubblicazioni Mondadori - una spina dorsale che però tende ad afflosciarsi sempre più.

Barks si gode il sole della California e l'inaspettata notorietà, che nel trentennio successivo

lo renderà un mito vivente (e meritatamente ricco, grazie ai dipinti ad olio ispirati alle sue

storie). I comic books tirano avanti con ristampe e storielle sempre più infantili; artisti di

qualità come Tony Strobl, Paul Murry e Jack Bradbury vivacchiano di routine in attesa

della pensione. L'approccio italiano alla psicologia dei personaggi, inaugurato da Guido

Martina, va degenerando: per fare l'esempio più eclatante, Zio Paperone è quasi sempre

rappresentato come un insopportabile avaro, pronto ad agire oltre i limiti della legge e

della decenza per il proprio profitto. La cura per le sceneggiature decresce sempre più, ed

alcuni dei nuovi disegnatori non sono affatto all'altezza della situazione.

Ovviamente, ci sono anche le note

positive: Giorgio Cavazzano,

giovanissimo inchiostratore di Scarpa,

diventa un autore completo, introducendo

soluzioni innovative per la tradizione

Disney (soprattutto su sceneggiature di

Pezzin); Massimo De Vita e Marco Rota

iniziano a produrre storie di ottima

fattura; Scarpa e Carpi restano sempre

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su livelli grafici di assoluto valore. Nasce il personaggio di Paperinik, di grande impatto sul

pubblico dei ragazzi; serials come "Storia e Gloria della Dinastia dei Paperi" sono tuttora

ricordati con grande affetto dai lettori.

Il bilancio complessivo è però sicuramente in rosso. Tra l'altro, i "Classici" (che

diventano nel frattempo trimestrali, ed infine bimestrali) e gli

"Albi della Rosa" (il cui nome muta in “Albi di Topolino”

nel gennaio 1967, mantenendo però la numerazione

progressiva, giunta al 635), che pubblicano storie di 4/5

anni prima, affrontano fatalmente anch'essi l'onda lunga del

declino. Ed ecco che, per soddisfare la richiesta di storie di

qualità - nonché la nostalgia dei lettori adulti - l'attenzione

della Mondadori si rivolge alle storie "classiche". Non va del

resto dimenticato che siamo in un periodo di rivalutazione del medium fumetto, grazie a

riviste come la neonata "Linus" (che, nelle sue prime annate, dedica articoli anche a

Disney).

A fine 1966, viene offerto in regalo a chi si abbona a

"Topolino" un volume cartonato dal titolo "Le nostre prime

leggendarie imprese", che contiene 5 storie del Topolino

anteguerra di Gottfredson. E' il primo numero della pseudo-serie

"Omaggio abbonati", che vedrà negli anni successivi la

pubblicazione di altri volumi dedicati a Gottfredson e Taliaferro.

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Usciranno una dozzina di titoli, abbastanza eterogenei per formato e contenuto, fino alla

metà degli anni Ottanta, per poi riprendere brevemente e con formati diversi all’inizio degli

anni Novanta.

Sempre sotto il marchio Disney, dal 1966 al 1971 vengono

presentati in edicola una serie di fascicoli con le avventure di Zorro,

in parte realizzate in Italia (da Pier Lorenzo de Vita che ritorna, dopo

molti anni, al fumetto “dal vero”) ed in parte dallo Studio Program.

All'inizio del 1967, compare in edicola il primo fascicolo (grande formato,

orizzontale) della serie "Le Grandi Storie". Anche

qui, si tratta del Mickey Mouse degli anni Trenta;

sono ristampe quasi anastatiche (con doppia

copertina rimovibile) di numeri scelti di “Nel Regno

di Topolino” e degli “Albi Nerbini”. Usciranno altri

undici numeri, tutti nel 1967, e la serie si fermerà lì.

Nell'agosto 1968, i fumetti Disney approdano nella prestigiosa

collana degli “Oscar Mondadori”. E' Luciano Bottaro, pare, a

suggerire a Gentilini di raccogliere in un volumetto alcune tra le più

belle storie di Carl Barks, il cui nome viene citato nell'introduzione

(forse per la prima volta nel mondo in una pubblicazione "ufficiale").

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Nel decennio successivo, altre uscite – a volte in cofanetto di due o tre volumi -

riproporranno il Topolino di Gottfredson (“Gli anni ruggenti di Topolino”, “Le follie di Eta

Beta”, “I pensieri di Pippo”, “Trilogia di Topolino”, “Topolinissimo 1930-31-32”), il Paperino

di Barks (“Noi Paperi”), ed antologie varie (“Le disavventure di Paperino”, “L’imprevedibile

Eta Beta”, “Storia e gloria della dinastia dei Paperi”).

Nel 1970 fanno la loro comparsa ben due collane: “Il Topolino d’Oro” e i cosiddetti

“cartonatoni”. La prima riprende il discorso accennato tre anni prima da “Le Grandi

Storie”, ma in maniera piu’ organica: si tratta infatti

della ristampa cronologica, in 33 albi orizzontali di

grande formato, di quasi tutto il Mickey Mouse

“giornaliero” dal 1930 al 1945, con l’aggiunta di

qualche “continuity” tratta dalle tavole domenicali e

dalle “Silly Symphonies”. L’intento è lodevole, ma

l’approccio non soddisfa appieno i filologi, visto che le storie sono riproposte nelle versioni

rimontate e censurate dell’anteguerra, con nuove traduzioni spesso discutibili. L’ultimo

numero della serie esce nel 1974.

Il primo dei “cartonatoni” è il famosissimo “Io, Topolino”.

Si tratta di volumi di grande formato e prezzo

considerevole (8.000 lire dell’epoca), che usciranno con

regolarità nell’imminenza delle feste di Natale fino al

1997. La serie attraversa tre periodi principali, coincidenti

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con l’avvicendarsi dei curatori: Mario Gentilini privilegia i “classici” (Gottfredson, Barks,

Taliaferro); Gaudenzio Capelli produce antologie piuttosto eterogenee di materiale

relativamente recente, la cui qualità lascia assai delusi gli appassionati; Ernesto Traverso

si fa promotore di una sterzata filologica, grazie alla quale la collana ristampa gran parte

della produzione sindacata degli anni Quaranta e Cinquanta (dal Paperino di Taliaferro al

Topolino di Walsh e Gottfredson, passando per le “Silly Symphonies” e le domenicali di

Fratel Coniglietto). Purtroppo, a fine 1997, problemi di licensing tra Disney Italia e

Mondadori pongono fine ad una serie che avrebbe avuto ancora moltissimo da dire.

Infine, tra il 1971 ed il 1973, Mondadori prova a sfruttare la

popolarita’ del formato cartonato “alla francese” (quello di Asterix,

per intenderci), e pubblica 7 volumi che ristampano alcune delle

“Grandi Parodie” italiane degli anni Cinquanta. La serie e'

denominata "I Grandi Classici di Walt Disney". In uno dei volumi

(“Paperino e i Tre Moschettieri”, del gennaio 1972) compare anche

una breve storia inedita, prodotta per l’occasione da Chendi e Bottaro.

Un numero limitato di lettori, nel 1976, riceve anche un’altra

rivista con i fumetti Disney: sono gli iscritti al “Club delle Giovani

Marmotte” che ricevono come omaggio mensile l’omonima rivista

ufficiale del club, contenente principalmente storie di produzione

italiana realizzate in maniera mediocre.

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1977-1988: Ristampe a profusione

L’ultimo decennio della gestione Mondadori non vede particolari miglioramenti nella

qualità della produzione originale (peggiorare sarebbe stato comunque non facile...), e

segna la chiusura di due delle testate più longeve.

L’ultimo numero dell’”Almanacco” e’ il 336, del

dicembre 1984. Gia’ da alcuni anni, la maggior parte delle

storie di produzione italiana erano affidate a disegnatori

stranieri, principalmente spagnoli (lo Studio Bargadà faceva

la parte del leone); sulla qualità delle sceneggiature è

opportuno sorvolare. Nel gennaio 1985 esce quindi il primo

“Mega Almanacco”: la numerazione dell’”Almanacco”

viene mantenuta, ma il contenuto è affatto diverso,

consistendo esclusivamente di ristampe di storie prodotte in

Brasile e in Danimarca.

Anche gli “Albi di Topolino” si fermano al numero 1430, nell’aprile 1982. Ma gli

appassionati di ristampe non hanno di che lamentarsi: la chiusura della testata è dovuta

probabilmente alla mancanza di “materia prima”, dirottata su altre, più corpose,

pubblicazioni.

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Infatti, già dal gennaio 1977 i “Classici di Walt Disney” sono diventati una serie

regolare, con numerazione che ricomincia da 1 (dopo le 71 uscite della prima serie) e

periodicità mensile anzichè bimestrale. Fino all’estate del

1982, questo non comporta un aumento nel fabbisogno di

ristampe di storie “recenti”, dato che i numeri dispari sono

ristampe fedeli dei Classici della prima serie: iniziativa

lodevolissima (visti i prezzi raggiunti dalle edizioni originali sul

mercato dell’usato), ma che purtroppo si limita ad una trentina

di uscite (l’ultima ristampa e’ quella di “Topolino Estate”, nel

numero 67 della seconda serie). Col numero 56 scompaiono

anche i “Prologhi” e le storielle di collegamento, nella

realizzazione delle quali negli ultimi anni Giancarlo Gatti si era alternato a Giuseppe

Perego. Col progredire della serie, la connotazione originaria – ristampa delle storie

italiane apparse su “Topolino” 4-5 anni prima – è andata parzialmente perduta: le storie

sono sempre italiane (tranne rare eccezioni), ma vengono scelte più o meno casualmente

su tutto l’arco temporale di “Topolino” (escludendo gli anni Cinquanta, ritenuti

probabilmente troppo “arcaici”).

Nel giugno 1980, compare in edicola il primo dei “Grandi

Classici di Walt Disney”. Il formato è quello di “Topolino” e dei

“Classici”, ma il numero di pagine - e quindi di storie - è assai

superiore: si andrà dalle circa 450 dei primi numeri alle 356 attuali.

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Il successo del primo numero, concepito probabilmente come uno one-shot estivo, fece sì

che l’esperimento fosse ripetuto nel giugno dell’anno seguente; per il numero 3 si

dovettero attendere soltanto 6 mesi, e già nel 1982 la periodicità divenne trimestrale (non

a caso, proprio a questo periodo risale la chiusura degli “Albi di Topolino”). Il mix delle

ristampe segue le stesse (blande) regole dei “Classici”: storie di produzione italiana,

apparse su “Topolino”.

Ma l’ardore ristampista (benemerito, sia ben chiaro!) non poteva certo limitarsi alle

storie in formato “libretto” (3 righe di 2 vignette per pagina). Serve quindi una testata che

possa accogliere le storie degli “Albi d’Oro” e dell’”Almanacco”, senza costringere i grafici

a faticosi lavori di rimontaggio (come era già accaduto in

passato per alcune ristampe apparse sugli “Albi della

Rosa”). Ed ecco apparire, nel dicembre 1976, il “Super

Almanacco Paperino”. Anche qui abbiamo due serie: la

prima (circa bimestrale) consta di 17 numeri, e propone

storie validissime, per la maggior parte tratte dagli “Albi

d’Oro” (numerosi classici di Barks ricompaiono qui dopo

moltissimi anni dalla prima pubblicazione italiana). La

seconda è mensile, riparte dal numero 1 (luglio 1980), ed

è principalmente dedicata a ristampe da “Almanacco Topolino”. Le copertine di entrambe

le serie, bellissime, sono opera di Marco Rota.

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Oltre alle storie classiche di importazione statunitense, la collana ristampa anche

storie “arcaiche” di produzione italiana che non venivano riproposte da piu’ di vent’anni e

che in alcuni casi costituivano delle vere e proprie “prove

d’esordio” dei più importanti autori di casa nostra.

A partire dal numero 55 della seconda serie, il “Super

Almanacco” ospita anche storie originali. Siamo nel gennaio

1985: si tratta della produzione (principalmente) italo-

spagnola che fino al mese precedente appariva sul defunto

“Almanacco”.

Con il numero 67 (gennaio 1986), la testata cambia

nome, e diventa “Paperino Mese”. Il contenuto resta però

invariato (e lo resterà anche a fine 1987, quando il formato verrà ridotto a quello di un

pocket).

Le storie prodotte in Danimarca dal gruppo

Gutenberghus (poi Egmont), prima di approdare sul “Mega

Almanacco”, erano state presentate al pubblico italiano in

una testata dedicata quasi esclusivamente ad esse:

“Paperino & Co.” (diventata poi semplicemente

“Paperino” a partire dal numero 57). La serie esce tra il

luglio 1981 e l’ottobre 1983, con cadenza dapprima

settimanale, poi quindicinale; negli ultimi numeri ospita

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anche le ristampe delle storie dell’orsetto Winnie the Pooh, tratte dall’omonimo comic book

americano e le storie dell’insetto Buci riprese da numeri di “Walt Disney Comics and

Stories” pubblicati negli USA nella seconda metà degli anni Quaranta. Tra le storie danesi,

sono particolarmente degne di essere ricordate quelle disegnate dal cileno Vicar e

dall’argentino Daniel Branca.

Altre due mini-serie di materiale straniero vengono

pubblicate tra il 1983 e il 1985: si tratta di “Pippo il grande” (5

numeri usciti) e “Pippo &...”. La prima propone storie lunghe (44

tavole) della serie “Goofy Classics”, disegnate in Argentina su

sceneggiature del Disney Studio; la seconda (3 soli numeri)

traduce la serie “A Goofy look at...”, sempre targata Disney

Studio.

Il 1987 vede la comparsa di due testate (sempre di ristampe) molto apprezzate dai

“filologi”. Il “Tascabilone”, nei suoi 9 numeri (l’ultimo

è del giugno 1989), ripropone 193 delle 195 storie

pubblicate a fine anni Quaranta negli “Albi Tascabili di

Topolino”. Ma è soprattutto “Zio Paperone” (il cui

primo numero esce a dicembre) ad aver conquistato il

pubblico degli appassionati. Iniziato da Mondadori

come ristampa integrale delle storie di Carl Barks apparse sul comic book “Uncle

Scrooge”, è poi diventata la “Carl Barks Library” ufficiale italiana: i primi 69 numeri, più i tre

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“Speciale Paperino”, contengono infatti l’intero corpus barksiano. I numeri dal 70 in poi

(quelli con copertina a sfondo bianco), oltre a riproporre le storie di Barks apparse sui

primissimi numeri e sui tre “Speciali”, ospitano i lavori degli “eredi” di Barks: Branca, Vicar,

Milton, Jippes, Rota, Scarpa, ma soprattutto Don Rosa (il cartoonist americano autore tra

l’altro della monumentale “Life of Scrooge”, apparsa in 12 puntate sui numeri dal 70 all’81).

Unico neo di questa importantissima

collana (coordinata da Lidia Cannatella, ed

arricchita tra l’altro di preziosi articoli, firmati

solitamente da Alberto Becattini e Luca Boschi) è

la quotazione sul mercato dell’usato: non ci sono

problemi di reperibilità (come è lecito attendersi,

visto che si tratta di una serie recente e ad alta

tiratura), ma i prezzi sono relativamente elevati,

soprattutto per i primi numeri e gli Speciali.

Fortunatamente, la Disney Italia sembra essersi

accorta del problema, ed ha recentemente

ristampato i primi 24 numeri, mettendoli in vendita all’attuale prezzo di copertina di “Zio

Paperone”.

Pochi mesi prima dell’uscita del primo numero di “Zio Paperone” la Mondadori

aveva proposto al pubblico dei collezionisti un’altra ottima pubblicazione: “Le Grandi

Storie di Walt Disney”, dove venivano riproposte in albi dal grande formato orizzontale le

storie classiche di Gottfredson in una veste filologicamente corretta e di grande fascino.

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Questa collana riprendeva e completava quella

iniziata da Mondadori e Traverso destinata alle

librerie e composta da copie numerate ben più

costose. Probabilmente a causa del passaggio di

licenza dalla Mondadori alla Disney la serie ebbe

vita breve: solamente 19 numeri, più due

supplementi pubblicati frettolosamente poco prima della chiusura della testata.

Va comunque ricordato un precedente sfortunato tentativo di

dar vita ad una “Barks Library”: tra il 1979 ed il 1980 escono 15

album de “Il Paperino d’Oro”, con cadenza mensile. La serie è la

riproposizione di un’analoga iniziativa olandese, ma non ha

evidentemente il successo sperato.

Nel 1987-1988, Mondadori fa un secondo tentativo di proporre

una serie dedicata a “Le Grandi Parodie”: dopo i cartonati di inizio

anni Settanta, stavolta il formato è quello dei fortunati “Manuali”. La

collana si ferma però dopo soli 4 numeri: “Storia e gloria della dinastia

dei paperi“ (del quale esiste anche una versione data come omaggio

agli abbonati), “Le grandi parodie della banda dei paperi”, “Le grandi parodie della famiglia

dei paperi”, “Le grandi parodie del clan dei paperi”, forse per esaurimento di sinonimi di

“famiglia”...

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Infine, in un decennio particolarmente prodigo di

ristampe, è degna di menzione la breve serie “Topolino

Più”. Si tratta di 10 albi cartonati di grande formato, usciti

mensilmente nel 1983-1984, ognuno dei quali contiene

una lunga storia originale; i disegnatori prescelti furono

Scarpa, Carpi, Massimo De Vita, Cavazzano, Gatto,

Chierchini, Asteriti, Scala, Rota e Bargadà. Alcuni dei

volumi vengono ristampati in tutta Europa nella versione

tradotta in Latino (collana “Disney Lingua Latina”).

E “Topolino”? Come già accennato, la qualità media resta bassa, sia per la

produzione italiana che per le ristampe di materiale americano (il declino dei comic books

è giunto alla stretta finale, e nel 1984 le pubblicazioni negli U.S.A. vengono sospese:

riprenderanno nel 1986 sotto l’egida della casa editrice Gladstone, ma con una

limitatissima produzione di storie originali). Va segnalato comunque un ritorno di Romano

Scarpa alla sceneggiatura di storie lunghe (da ricordare soprattutto le cosiddette “Storie a

strisce”); Carpi disegna magistralmente alcune lunghe parodie di un sempre più torrenziale

Guido Martina, e a partire dal 1984 ne realizza alcune in proprio, con ottimi risultati;

Cavazzano continua a contribuire con regolarità; ma soprattutto Massimo De Vita

raggiunge la piena maturità artistica, affiancando alle storie di Paperinik (di cui è il

principale disegnatore) una serie di avventure sceneggiate “in proprio” che spaziano

dall’archeologia al fantasy (memorabile è soprattutto la trilogia della “Spada di Ghiaccio”,

che ha avuto l’onore della ristampa su Classico speciale). A parte i “mostri sacri”, però,

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non si intravvede all’orizzonte un ricambio generazionale, soprattutto tra gli sceneggiatori

– il che getta ombre minacciose sul futuro...

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1989-2004: Disney Italia, o della proliferazione

Luglio 1988, finisce un’epoca. Il colosso Disney decide di prendere in mano

autonomamente il settore fumetti: nasce la Walt Disney Company Italia, Mondadori esce di

scena dopo più di mezzo secolo (anche se continuerà fino

ad oggi a produrre materiale destinato alla distribuzione

mista in libreria e in edicola).

Al momento del passaggio di consegne, nelle

edicole italiane si trovano 7 serie a fumetti Disney:

“Topolino” e “Paperino Mese” (le uniche con storie originali

di produzione italiana), “Classici”, “Grandi Classici”, “Mega

Almanacco”, “Zio Paperone” e “Tascabilone”.

Chi ha già dato un’occhiata alla lunghezza del presente paragrafo avrà forse capito

che la caratteristica principale della nuova gestione sarà il proliferare di nuove testate, per

la maggior parte destinate ad una vita effimera. Il sospetto è che le esigenze del marketing

abbiano preso il sopravvento; il rischio è che, proprio per seguire “in tempo reale” le

variazioni di gusto del pubblico, si sia finito per confondere le idee al pubblico stesso. Il

tempo dirà chi ha avuto ragione...

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Delle 7 testate sopra menzionate, soltanto il “Tascabilone” non è più in edicola a

maggio 2004: assenza peraltro giustificata, essendosi ben presto esauriti i numeri degli

“Albi Tascabili” da ristampare.

“Mega Almanacco” ha cambiato nome due volte, diventando

dapprima “Mega 2000”, poi “Mega 3000”; il contenuto non è

però mutato, salvo la forzata rinuncia alle storie di produzione

brasiliana, essendosi questa interrotta di recente. Tra gli autori

Egmont ospitati sulle pagine della collana, sono degni di

menzione Cesar Ferioli (con storie di Topolino di ispirazione

"classica", spesso sceneggiate dal bravo David Gerstein) e

William Van Horn (con i suoi ten-pagers di ispirazione

barksiana, approdati anche su "Zio Paperone").

I “Classici” ed i “Grandi Classici” hanno proseguito senza particolari variazioni fino

all'inizio del nuovo millennio, quando il loro menu è sembrato specializzarsi: storie pre-

1975 per i “Grandi Classici”, ristampe più recenti (principalmente degli anni Ottanta) nei

“Classici”. Da segnalare che, a partire dal numero 186 (maggio 1992), i “Classici” vengono

identificati dal solo numero, e non più da un titolo vero e proprio.

“Paperino Mese” è diventato “Paperino” nel settembre 1994, e per un lungo

periodo ha pubblicato numeri con storie (originali e ristampe) “a tema”; da qualche anno è

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passato ad un approccio “misto”, intermedio tra “Classici” e “Grandi Classici”. A tutt'oggi, la

storia di apertura di ogni numero è un inedito di produzione italiana.

Va comunque notato che, dopo più di 20 anni di “Classici”, “Grandi Classici” e altre

serie di ristampe, il numero di storie anteriori al 1990 mai ristampate è ormai

fisiologicamente assai ridotto. Le cifre sono eloquenti: delle 63 storie apparse su

"Topolino" tra il 1967 ed il 1990, e pubblicate sui “Classici” nell’annata 2001, soltanto

quattro non erano già apparse sui “Grandi Classici” o altrove; delle 115 storie (del periodo

1962-1988) pubblicate sui “Grandi Classici” nella stessa annata 2001, ben 101 erano state

riviste in precedenza sui “Classici” o altre serie. Nell'aprile 2004, tuttavia, i "Grandi

Classici" hanno iniziato a proporre una sezione denominata "Storie preziose", e dedicata

proprio ad avventure non ristampate da diversi decenni; lodevolissima iniziativa, cui

auguriamo la miglior fortuna (e per la quale sospettiamo vada ringraziato il solito Luca

Boschi, che da gennaio 2004 viene accreditato di una collaborazione nel colophon di

"Classici" e "Grandi Classici").

Di “Zio Paperone” si è già detto nel paragrafo precedente; si deve solo precisare

che Mondadori continua a pubblicare la serie fino al numero 14, del dicembre 1988,

mentre per il numero 15 (primo della gestione Disney Italia) bisogna attendere il dicembre

1990.

Resta “Topolino”, il cui livello qualitativo sta dando segni di risveglio dopo decenni di

letargo. La Disney Italia ha puntato decisamente sugli autori italiani, escludendo quasi

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completamente (fin dal 1994) le ristampe di storie estere; il risultato è stato più che

apprezzabile dal punto di vista del disegno, visto che ai “mostri sacri” come Cavazzano e

Massimo De Vita si sono affiancati numerosi giovani assai promettenti: Mastantuono,

Barbucci, Ziche, Sciarrone e molti altri, che hanno supplito dignitosamente al progressivo

abbandono di vecchie glorie quali Scarpa, Bottaro e il compianto G.B. Carpi. Purtroppo, lo

stesso non si può dire per le sceneggiature, le quali non raggiungono gli abissi qualitativi

degli anni Settanta/Ottanta, ma languono spesso in una grigia e comoda mediocrità,

riproponendo ad infinitum spunti e situazioni trite e ritrite. Fanno eccezione alcuni talenti,

primo tra tutti quello di Tito Faraci, che ha saputo dare un

nuovo spessore al difficilissimo (per gli sceneggiatori)

personaggio di Topolino, tanto da meritarsi una ristampa

tutta per se’ nel volume “Topolino Noir” edito da Einaudi

nel 2000; anche altri autori “completi” (nel senso che

disegnano le proprie sceneggiature) sembrano in grado di

produrre quelle opere “mature” (ovvero, in grado di essere

apprezzate su più livelli dal pubblico infantile e da quello

adulto) di cui tanto si sente la mancanza. Parliamo di Silvia

Ziche, di Enrico Faccini, del duo Lucio Leoni - Emanuela Negrin, dello stesso Corrado

Mastantuono.

Ma veniamo alle altre testate dell’era Disney Italia. A maggio 2004, in edicola si

possono trovare altre 8 serie, oltre alle 6 appena descritte. Prima di analizzarne le

caratteristiche, occupiamoci però – per forza di cose, in maniera breve e schematica –

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degli altri quindici (!) titoli che sono nati e morti nel breve volgere di un decennio. In ordine

di apparizione:

“Noi Due Paperina e Minni”: Mini serie composta

da tre numeri, usciti nel Luglio dei primi anni Novanta. Il

primo fascicolo non riporta alcun numero, forse era da

intendersi come one-shot, evidentemente il buon successo

di vendite convinse i responsabili a riproporre, a distanza di

un anno, l’esperimento che sarebbe poi ripreso anni dopo

con la pubblicazione di “Storie col Fiocco”. I fascicoli

ristampano storie apparse su “Topolino Libretto” negli anni

precedenti con le protagoniste al femminile.

“Topomistery”: 73 numeri, dal maggio 1991 al febbraio

2000. Inizialmente bimestrale, poi mensile (dal numero 14), poi

di nuovo bimestrale (dal numero 54). Avventure “gialle” di

Topolino: per la maggior parte, si tratta di ristampe di storie di

ottima qualità tratte da “Topolino” (tra cui diversi classici del

primo Scarpa), ma compaiono anche diverse storie lunghe di

Paul Murry. A partire dal numero 38, la serie ospita storie

inedite di produzione italiana, ma soprattutto dedica parte delle sue pagine a ristampe di

strisce di Gottfredson: con una insolita - ma efficace - soluzione tecnica, le strisce sono

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stampate “in orizzontale”. Viene riproposta la quasi totalità dell’annata 1946 (in gran parte

inedita al di fuori del mercato amatoriale), nonchè l’intero periodo 1948 - 1954.

“Topostrips”: 3 numeri, dal giugno

1991 al febbraio 1992. Lodevolissima iniziativa

di Carlo Chendi, che si ripropone di pubblicare

in maniera filologica le strips del Mickey Mouse

di Gottfredson, in un formato ad esse

appropriato e col corredo di note critiche.

Purtroppo, il progetto si esaurisce troppo presto.

“Le Grandi Parodie”: 78 numeri, dal luglio 1992 al febbraio 2001. Inizialmente

mensile, poi bimestrale (dal numero 53). In volumi di grande

formato, vengono riproposte ancora una volta le storie del

fortunato filone parodistico inaugurato da Guido Martina

negli anni Cinquanta. La collana è orientata ai collezionisti,

ed è arricchita da note storiche e filologiche; purtroppo, le

storie vengono rimontate in maniera non molto accurata per

adattarle al nuovo formato, vengono aggiunte delle vignette

apocrife e in più occasioni i dialoghi vengono modificati per

motivi di political correctness. Con il progressivo esaurirsi delle storie a disposizione, la

serie dimezza la frequenza di uscita, per tentare infine la carta delle “Pippoparodie”: gli

ultimi 7 numeri sono dedicati ad altrettante lunghe storie della serie “Goofy Classics” (la

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stessa già vista negli anni Ottanta in “Pippo il Grande”). L’esperimento non trova il

consenso del pubblico, e la serie viene soppressa. Nonostante il non grande successo di

pubblico incontrato, tali albi vennero (e vengono tuttora) riproposti in più vesti ai lettori:

rilegati in blocchi di tre fascicoli in un unico volume, raccolti in un cofanetto, raccolte da

edicola, ecc.

“Disney Video Parade”: A seguito della diffusione capillare dei videoregistratori

presso le famiglie italiane, nell’ottobre del 1992 la Disney pubblica una serie di cartoni

animati in videocassetta da commercializzare in edicola.

Come di solito avviene in questi casi, la videocassetta viene

venduta come allegato ad una pubblicazione cartacea per

usufruire di riduzioni fiscali; dunque assieme alle

videocassette appaiono dei volumetti cartonati che al loro

interno ristampano alcune storie sindacate degli anni trenta

assieme ad interessanti articoli di presentazione del

contenuto del nastro. Una serie forse sottovalutata, ma che

nel suo complesso permette di leggere una fetta importante della produzione di

Gottfredson e Taliaferro.

"Duck Tales": la serie vera e propria è preceduta da due uscite one-shot:

“DuckTales Avventure di Paperi” (maggio 1993) e “DuckTales numero 2 - Il ritorno”

(gennaio 1994), contenenti ristampe di storie già pubblicate sul Mega Almanacco negli

anni 1988/1989. Dall'ottobre del 1994 la serie diventa regolare; escono 8 numeri, di

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formato analogo al Super Almanacco Paperino. Con il n. 3 appaiono

le prime storie inedite e, nel successivo n. 4, c'è la riduzione a

fumetti del lungometraggio "Zio Paperone alla ricerca della lampada

perduta". Dal numero 5 fanno la prima apparizione fumetti di altre

serie animate come "Bonkers", "TaleSpin" e "Cip & Ciop agenti

speciali". La serie ha cadenza trimestrale; l’ultimo numero esce

nell'agosto del 1996.

Tre mesi dopo la testata sarà sostituita in edicola da

"Disney Club" (novembre 1996/settembre 1997), con

sottotitolo TV Comic Magazine e il dichiarato intento di avere

come riferimento la relativa trasmissione televisiva (è

presente anche una rubrica di giochi). Si tratta di storie nuove

sempre ispirate ai cartoni animati televisivi comprendendo,

questa volta, anche "Aladdin".

“Albi di Topolino”: 73 numeri, dal novembre 1993 al

novembre 1999. Tornano i gloriosi Albi, più o meno nello stesso

formato, ma con periodicità mensile. Ogni numero raccoglie 3-4 storie

dello stesso personaggio; le ristampe vengono da “Topolino”, e

comprendono produzione sia italiana che estera, con prevalenza del

periodo 1970-1990.

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“Paperfantasy”: 35 numeri, bimestrale, dal giugno 1994 al

febbraio 2000. Ristampa storie “fantastiche”, principalmente post-

1980, ma con qualche “pezzo d’epoca” (i “piatti volanti” ed il “razzo

interplanetario” di Bottaro, la “farfalla di Colombo” di Scarpa). Ogni

numero presenta una storia lunga inedita.

“Giovani Marmotte”: 63 numeri, mensile, dal febbraio

1995 all’aprile 2000. Ogni numero contiene 3-4 storie inedite

dedicate alle Giovani Marmotte; vengono introdotti alcuni nuovi

personaggi. Numerosi giochi e rubriche sul modello “Manuale

delle Giovani Marmotte”, e storie americane anni Settanta come

riempitivo (alcune su sceneggiatura di Barks).

“Topolino Adventure”: 20 numeri, bimestrale, dal marzo 1995

al maggio 1998. Ristampa storie “avventurose”, principalmente post-

1980, con numerose apparizioni di Indiana Pipps. Ogni numero

presenta una breve storia inedita, disegnata da Sandro Dossi.

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“Ridi Topolino”: 13 numeri, bimestrale, dal marzo 1997 al

febbraio 1999. In ogni numero compare una breve storia inedita di

Faraci e Ferrario. Inoltre, ristampe di storie anni Settanta e Ottanta

italiane, brasiliane e del Disney Studio; interessante curiosità, la

presenza di numerose strisce giornaliere di Mickey Mouse del 1963

(Gottfredson) e 1984, nonche’ degli “Animatti” (“Merry Menagerie”,

vignette apparse quotidianamente sui giornali americani tra il 1947

ed il 1962, e disegnate da Bob Grant).

“Storie col fiocco”: 4 numeri, trimestrale, dal novembre

1998 all’agosto 1999. Ogni numero è dedicato ad una

protagonista “femminile” (Paperina, Clarabella, Nonna Papera,

Minni). Le storie vengono principalmente da “Minni”, salvo che

per il volume “Gli anni muggenti di Clarabella” (storie di

produzione francese, tra cui due inediti di Cavazzano).

“Almanacco Topolino (Nuova Serie)”: 13 numeri,

trimestrale, dall'aprile 1999 al marzo 2002. Annunciata

nell’editoriale del numero 1 come la serie che avrebbe

ristampato le storie del “periodo d’oro dell'Almanacco, quello

che va dal 1957 al 1977”, questa collana trimestrale si è

invece rivelata alquanto deludente. La stragrande

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maggioranza delle storie risale infatti – forse per motivi di reperibilità degli impianti di

stampa originali – agli anni Settanta, quando il “periodo d’oro” era in realtà finito da un

pezzo; anche gli inserti redazionali sono piuttosto insipidi, soprattutto per chi si aspettava

qualcosa di almeno lontanamente paragonabile a “Zio Paperone” e “Maestri Disney”. La

soppressione della serie non giunge quindi come una sorpresa; al suo posto, nell'editoriale

dell'ultimo numero, viene annunciata la collana "Le Imperdibili".

“Mickey Mouse Mystery Magazine”: 12 numeri,

bimestrale, dal maggio 1999 al marzo 2001. Un tentativo di

“rifondazione” del personaggio di Topolino: l’eroe si ritrova da

solo nella città di Anderville, dove agisce come investigatore

privato in storie lunghe ed inserite in una continuity che per le

storie di Topolino mancava dagli anni di Gottfredson. La serie

non ha il successo incontrato in precedenza da “Paperinik

New Adventures” (per molti versi ad essa simile), e viene

frettolosamente conclusa dopo meno di due anni di vita.

“GM Magazine”: pochi numeri pubblicati nel corso del 2000

contenenti storie inedite di produzione italiana; riprende il mensile

“Giovani Marmotte”, con la differenza nel formato che è lo stesso di

“Paperinik New Adventures”.

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Ed ecco le nove serie “sopravvissute” (almeno, fino ad oggi...):

“Paperinik e altri supereroi”: parte come

bimestrale nell’ aprile 1993, ma diventa presto mensile.

Inizialmente propone soltanto ristampe di avventure di

Paperinik e Super Pippo; i primi 20 numeri ripresentano,

con pochissime eccezioni, tutte le storie del papero

mascherato apparse su “Topolino” e sull’”Almanacco”

fino alla metà degli anni Novanta (anche se con i

dialoghi abbondantemente modificati, in ossequio alle

nuove direttive del politically correct), nonchè un buon

terzo delle storie di Super Pippo pubblicate negli Stati Uniti dalla collana “Super Goof”. A

partire dal numero 18, ogni numero contiene una o più storie inedite con protagonista

Paperinik. Anche Paper Bat, alter-ego supereroistico di Paperoga nelle storie di

produzione brasiliana, viene ospitato nella serie.

“Minni & company”: mensile, appare nel giugno 1993;

nell’aprile 2001, dopo 94 numeri, il titolo diventa “Minni amica del

cuore”, e la numerazione riparte da 1. Storie inedite e rubriche

destinate al pubblico delle bambine, più (poche) ristampe di storie

italiane e francesi. Tra i disegnatori spiccano Cavazzano, Gatto,

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Mastantuono e Ziche. Il numero 38 ripropone il “Codino, cavallo marino” di Romano

Scarpa, a più di 30 anni dall’ultima apparizione della storia. Nel settembre 2001, viene

realizzato un cambio di formato ed impaginazione; le storie a fumetti prendono

decisamente il sopravvento sulle rubriche.

“Paperinik New Adventures”: una serie che porta una

piccola rivoluzione nel mondo Disney. Il personaggio di

Paperinik viene completamente rielaborato, ed inserito in una

complessa continuity fanta-tecnologica, che strizza l’occhio alle

serie di supereroi d’oltreoceano. Il pubblico si divide in due: per

molti le storie sono troppo lontane dai canoni Disney, e

vengono rifiutate con sdegno; molti altri vengono invece

conquistati dalla novità dell’approccio, e vanno a formare un

agguerrito nucleo di aficionados. Il primo “numero zero” (ce

ne saranno altri due!) è del marzo 1996; col numero 3, la

periodicità diventa mensile. Quasi tutti i disegnatori e gli

sceneggiatori più promettenti tra le “nuove leve” si cimentano

sulle pagine della collana, che inizia però a dare segni di

stanchezza, e viene improvvisamente “rifondata” nel febbraio

2001: il titolo diventa “PK²”, la numerazione riparte da 1, e

con essa una nuova linea narrativa (benchè gli agganci con la

saga precedente restino ben saldi). Nuova "sterzata"

nell'agosto 2002: al numero 18 di “PK²” succede il numero 1 di "PK". Stavolta lo stacco è

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più netto, con l'introduzione di un'origine alternativa del personaggio, che - a giudicare

dalle reazioni sui forum Internet - scontenta un po' tutti.

“I Maestri Disney”: nel febbraio 1997 esce il primo numero di questa splendida

collana monografica, dedicata ai grandi del fumetto disneyano. La periodicità è bimestrale;

gli artisti scelti per i primi sette numeri sono Carpi, Murry,

Bottaro, Cavazzano, Gottfredson, Massimo De Vita e

Scarpa. L’assenza di Barks è giustificata dall’esistenza di

una collana tutta dedicata a lui, quale è “Zio Paperone” (lo

stesso discorso vale per Don Rosa ed, in parte, Marco

Rota). La coppia Alberto Becattini - Luca Boschi, col

coordinamento di Lidia Cannatella, propone storie di

ottima qualità, moltissime “chicche” che gli appassionati

non vedevano da decenni, interviste ed articoli di

approfondimento, cronologie per ogni autore: difficile chiedere di più. Il successo

commerciale è però limitato; dopo la seconda “tornata” dedicata agli stessi autori (numeri

dall’8 al 14) ed il terzo volume dedicato a G.B. Carpi (che, purtroppo, diventa un omaggio

alla memoria), iniziano i mutamenti. Molti tra i lettori avrebbero gradito un allargamento

della serie ad altri autori (e, soprattutto, sceneggiatori): invece, Murry viene eliminato, e

l’ingresso di Pier Lorenzo De Vita è il canto del cigno della collana, almeno nella sua prima

versione: nel novembre 1999 (numero 18, il terzo dedicato a Cavazzano) viene annunciato

che le future uscite avranno cadenza più dilazionata.

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Dopo una lunga attesa, che a molti aveva fatto temere il peggio,

nel maggio 2000 esce finalmente il numero 19 (Scarpa): stesso

formato, ma numero di pagine consistentemente aumentato

(così come il prezzo), e nuova denominazione (“Maestri Disney

Oro”). I numeri successivi escono con cadenza circa

quadrimestrale, per poi assestarsi definitivamente su quella

semestrale: viene completata la terza “tornata”, con Massimo De

Vita ed il graditissimo ritorno di Gottfredson; Carpi e Scarpa hanno l’onore del quarto

volume personale, Bottaro e Cavazzano giungono entrambi al quinto. Ma, soprattutto, nel

gennaio 2003 esce il primo numero dedicato ad uno sceneggiatore: ovviamente, si tratta

del grande Guido Martina.

“W.I.T.C.H.”: mensile (il numero 1 è dell’aprile 2001), nel fomato comic-book

"all'americana" sperimentato con "Paperinik New Adventures".

Il target – dichiarato esplicitamente, e confermato dal tono delle

rubriche e dalla presenza di inequivocabili gadgets in ogni

numero – sono le ragazze tra gli 11 e i 14 anni; ogni numero

contiene una sola lunga storia, che si allaccia alle altre in una

continuity (ideata da Elisabetta Gnone) che mescola il fantasy

ad influenze manga, e le cui protagoniste sono 5 adolescenti

dotate di magici poteri. Le sceneggiature sono di buon livello,

così come i disegni (Alessandro Barbucci, dopo aver disegnato il primo numero, è art

director nei successivi, assieme a Barbara Canepa); alcuni appassionati lamentano però

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un trend decrescente nella qualità delle storie, soprattutto dopo l'abbandono del duo

Barbucci-Canepa. La serie è comunque un clamoroso successo di mercato, con vendite

oltre le 200.000 copie, ristampe in decine di paesi (tra cui gli U.S.A.) e svariati tentativi di

imitazione; in Italia si decide addirittura di procedere alla ristampa cronologica della serie,

che compare nelle edicole all'inizio del 2003.

"Le Imperdibili": è la serie bimestrale che, a partire dal maggio 2002, ha sostituito

il nuovo Almanacco Topolino. Alla diminuzione del prezzo

corrisponde una proporzionale riduzione del formato, il che lascia

un po' perplessi, considerando che la fonte delle ristampe continua

ad essere il vecchio Almanacco. I redazionali sono stati eliminati;

ogni numero è dedicato ad un singolo personaggio. Dopo un inizio

promettente, i curatori della serie tornano a cadere nei vecchi

errori, tanto che tra gli appassionati circolano le denominazioni

alternative "Le Perdibili" e "Le Imperdonabili"...

"X-Mickey": nuovo tentativo di ridare interesse al

personaggio di Topolino, dopo il fallimento del "Mystery Magazine".

In questa serie mensile (il primo numero è del maggio 2002)

Topolino si trova ad indagare su casi che hanno a che fare col

soprannaturale; anche qui il tutto è inserito in una continuity anche

se molto più vicina all’ambientazione tradizionale di Topolino

rispetto a quella già vista sul “Mystery Magazine”. Il formato è quello di W.I.T.C.H. e di PK.

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"Monster Allergy": il primo numero di questo mensile, in formato comic-book, esce

nell'ottobre 2003, sotto l'etichetta "Buena Vista Comics". Infatti, la Disney Italia si limita a

distribuire in Italia una serie ideata per il mercato francese dal

quartetto Artibani - Centomo - Barbucci - Canepa, al quale si

affiancano presto altri autori già molto attivi su testate

disneyane. Gli eroi della serie sono Zick, un ragazzino dagli

strani poteri paranormali, la sua amica Elena Patata ed una

nutrita compagnia di mostri (invisibili agli umani, ma non a

Zick). La continuity è mirata ad un pubblico molto giovane (8 -

11 anni), ma l'ottimo livello delle sceneggiature e la buona cura

del disegno la rendono fruibile anche a lettori piu' "maturi".

"Kylion": un altro mensile in formato comic-book, che si

pone come target il pubblico degli adolescenti. Il primo

(promettente) numero, disegnato da Giulio De Vita, esce a fine

maggio 2004; la serie è ideata da Francesco Artibani, e narra

delle peripezie di un gruppo di naufraghi spaziali sedicenni.

Per chi è riuscito a seguire fino a questo punto, il quadro complessivo può sembrare già

abbastanza caotico, ma il bello deve ancora venire...

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Nel 1983 e 1984, Mondadori aveva pubblicato un “Topolino Estate”, identico per

forma e contenuti al Topolino tradizionale, per sfruttare il

tradizionale incremento nelle vendite coincidente col periodo

balneare. Nel 1985, invece del terzo numero del “Topolino

Estate” venne pubblicato il primo numero del “Classico Extra”

(poi “Classico Estate”): un clone della collana dei “Classici di

Walt Disney” che a partire da quella estate uscì regolarmente

ogni anno, e fu affiancato nel 1988 da uno speciale primaverile,

denominato appunto “Classico Primavera”, e da un’altra uscita estiva, “Disney Vacanze”.

La politica editoriale Disney Italia viene immediatamente applicata anche a queste

pubblicazioni one-shot. Il “Classico Estate” diventa “Estatissima”, il “Classico Primavera”

cambia nome in “Primaverissima”, “Disney Vacanze” resta invariato. Ed ecco subito un

primo accenno di proliferazione: dal 1990, in coincidenza con le feste di fine anno, esce

“Natalissimo”, affiancato a partire dal Natale successivo da “Disney Melody”.

Tutte queste pubblicazioni sono accomunate dall’approccio blandamente

“tematico”, e legato al periodo dell'anno in cui escono. Si tratta invariabilmente di ristampe

alquanto eterogenee, con storie mediamente non troppo “antiche”, tratte da “Topolino”.

Il panorama va completato con gli speciali “sportivi”, che escono da sempre con

cadenza biennale, in occasione di Mondiali di calcio e delle Olimpiadi. Inizialmente, tali

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volumi erano inseriti a tutti gli effetti nella collana dei “Classici”; negli anni Ottanta, iniziano

ad uscire come supplementi fuori serie, e la Disney Italia mantiene tale approccio.

Nel 1994, si cerca di dare una qualche schematicità a tutte queste uscite,

probabilmente per semplificare il lavoro ai distributori ed ai rivenditori. Nascono quindi le

“serie spurie”: in qualche caso si tratterà di collane con una qualche logica interna, ma in

generale sono semplici “contenitori” in cui vengono convogliati alla rinfusa gli one-shot più

disparati. E, come apparirà chiaro dal seguito, ci sarà una

vera e propria esplosione di questo genere di titoli: in

pratica, soprattutto negli ultimi anni, ogni occasione sarà

buona per mettere insieme una compilation di storie, che

si tratti dell'uscita di un film o libro di successo (da "Storie

Titaniche", per "Titanic", al recente "Spade Paperi e

Magie" per "Il Signore degli Anelli", passando per

"Paperamses", legato al ciclo di best-seller su Ramses di

Christian Jacques), o di un evento mediatico di particolare

risonanza ("Millennium Duck", per l'arrivo del 2000, o più semplicemente "Paperfestival", in

occasione del Festival di Sanremo). Ma le "serie spurie" fanno da contenitore anche per

volumi mirati ai collezionisti (citeremo nel seguito quelli a nostro parere più interessanti), e

anche a pubblicazioni non a fumetti (enigmistica, libri-gioco per bambini in età prescolare).

Attualmente, la Disney Italia produce almeno un titolo "estemporaneo" al mese; alla fine

del 2001, le cinque serie citate nel seguito contavano complessivamente circa 120 uscite

(nell'arco di meno di otto anni).

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Capostipite delle “serie spurie” è “Disney Time”, il cui

numero 1 è “Estatissima 1994”. Vengono qui raccolte le uscite

“superlativo-stagionali”: appunto “Estatissima”, “Natalissimo”,

“Primaverissima” e, tra il 1995 ed il 1997, perfino un

“Carnevalissimo”. Stranamente, le due uscite estive denominate

“Risatissima” (1995 e 1996) non rientrano nella serie, ma

vengono pubblicate come supplementi a sè stanti.

In contemporanea con “Disney Time” vede la luce anche

“Speciale Disney”, inaugurata da “Pippo Super Mondiale 1994”.

Difficile trovare un qualche legame tra le uscite di questa serie,

che spazia da “Disney Love” a “Avventure nel tempo”, passando

per “Storie titaniche” e “Pippogol”. Da segnalare le interessanti

antologie tematiche “The best of Paperino” (ottobre 1999) e “The

best of Pippo” (aprile 2000), nonchè "Ciao, Pippo!" (maggio

2002), volume celebrativo dei 70 anni del personaggio.

Discorso in parte simile per “Super Disney”, anch’essa

partorita nella fatidica estate 1994: inizialmente dedicata in esclusiva

a “Disney Vacanze” e “Disney Melody”, presto diventa una

miscellanea (“Papergol”, “Paper Dinastia”, “Sostiene Paperoga”), la

cui unica omogeneità è rappresentata dagli speciali estivi di

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“Paperinik New Adventures”. Meritano una citazione “TOP 1949” (aprile 1999, ristampa

fedele, con note a pie’ pagina, dei primi 3 numeri di “Topolino”), "TOP 1959" (aprile 2000,

di concezione analoga al precedente), “Il ‘900 visto da Topolino” (dicembre 2000; contiene

alcune storie mai riviste dagli anni Cinquanta, come “Paperino al Tour”) e "Barks' Friends"

(marzo 2002, con le 10 storie del ciclo celebrativo del centenario della nascita di Carl

Barks, prodotte dalla Egmont e disegnate da maestri del calibro di Scarpa, Rota, Rosa,

Jippes).

Nell’estate del 1995 c’è spazio per un’altra pseudo-serie:

“Tutto Disney”. Numerosi “Io Paperino!” (da non confondersi

coll’omonimo “cartonatone”) sono intervallati dalla solita

macedonia, qui rappresentata dai vari “Historia Papera” e “Disney

Fantasy”, più gli egregi “Zio Paperone Progetto D.U.C.K.”

(dicembre 1997, ristampa dell’intera “Life of Scrooge” di Don Rosa),

“Carl Barks l’Uomo dei Paperi” (aprile 2001, volume commemorativo del centenario della

nascita del Maestro dell’Oregon), "Fantastico Walt" (dicembre 2001, per il centenario della

nascita di Walt Disney) e “Topolino – 70 anni di carta” (novembre

2002, per il settantennale delle pubblicazioni Disney in Italia).

Infine, il volume non a fumetti "L'oroscopo di Minni 1997"

inaugura la serie “Piu’ Disney”, i cui titoli spaziano da "Disney

Vacanze" a "Paperfestival", passando per l’ottimo "The best of

Topolino" (novembre 1998) e "Mystery Speciale".

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La panoramica si conclude (finalmente!) con un accenno alle serie distribuite nel

circuito delle librerie.

Disney Italia ha pubblicato i 4 volumi “Il meglio di...”,

dedicati a Paperino, Paperone, Topolino e Pippo. Ogni volume

ripercorre la storia editoriale del personaggio al quale è dedicato,

e le storie sono scelte di conseguenza, cercando di riproporre gli

sceneggiatori e disegnatori che meglio hanno interpretato i vari

eroi nel corso degli anni. Il risultato è senz’altro piacevole, ma

l’esperimento sembra essersi già concluso, visto che tutti i

volumi sono usciti nel corso del 1999.

Nell’ambito della collana “B.U.R. - I Classici del Fumetto”, Rizzoli ha invece

prodotto 5 titoli, usciti tra l’ottobre 1999 ed il maggio 2001 e

dedicati rispettivamente a Topolino, Paperino, Zio Paperone,

Qui Quo Qua e Pippo. L’approccio ed il formato sono assai

simili a quelli de “Il meglio di...”; anche la scelta delle storie

segue gli stessi criteri (da rimarcare soltanto la presenza di

storie di Don Rosa, assenti dai corrispondenti volumi dell’altra

serie) compresa la presentazione delle storie nel formato

bianco e nero.

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A partire dal 1997, Mondadori ha dato spazio ai fumetti

Disney in 10 numeri della collana formato pocket “I Miti”.

Degno di nota soprattutto “Topolino & Paperino” (aprile 1997),

interamente dedicato a G.B. Carpi; i restanti numeri sono

antologie di storie più o meno recenti, ognuna dedicata

esclusivamente ad un personaggio (Paperinik, Zio Paperone,

Pippo, Indiana Pipps, Eta Beta, i Bassotti, Super Pippo, Qui

Quo Qua), con l’eccezione di “Macchia Nera (e tutti i cattivi)”,

in cui compaiono i più noti villains avversari di Topolino.

Analogamente, 12 numeri della collana mondadoriana

“Super Miti” hanno ospitato (tra il 1998 ed il 2002) raccolte

di storie disneyane; di solito, si tratta di parodie o avventure

in costume raggruppate tematicamente (si vedano per

esempio i due volumi dedicati a “Paperamses”, con storie

ambientate nell’antico Egitto).

A partire dal luglio 2001, Mondadori ha ristampato

alcuni dei titoli apparsi nei "Miti" o nei "Super Miti" nella

collana "Oscar Best Sellers".

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La serie “Tesori”, curata direttamente da Disney Italia (più in particolare, dalla

redazione di “Zio Paperone”), è dedicata a Carl Barks.

Si tratta di volumetti cartonati deluxe, che si

caratterizzano per la presenza di storie in doppia

versione con testo originale a fronte. In due casi si

tratta di avventure inedite (“Horsing around with

History”, “Somewhere in Nowhere”) realizzate negli

anni Novanta su sceneggiature barksiane (ma ci sono

alcuni dubbi in proposito...). Il quinto (e forse ultimo)

volume, uscito nel novembre 2002, contiene storie

barksiane di difficile reperibilità.

In libreria sono state diffuse anche le versioni cartonate dei “Maestri Disney Oro”,

dei vari “The Best of...” e di altri one-shot. Tali edizioni sono fedeli in tutto e per tutto

(tranne che nel prezzo) alle analoghe edizioni brossurate da edicola.

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Conclusione

Come già accennato, non abbiamo certo la presunzione di aver trattato

esaurientemente lo sterminato campo delle pubblicazioni Disney in Italia. Sono state

tralasciate, ad esempio, le numerose serie della linea "pre-school", mirate ai bambini in età

prescolare: Amici di Zampa, Cip&Ciop, La Sirenetta, Principesse, Winnie the Pooh,

Collezione Star Dance.

Non si è toccato l'argomento degli "allegati", dei quali diversi quotidiani e settimanali

(Grazia, Repubblica, Messaggero, La Voce, Sorrisi&Canzoni) hanno fatto omaggio ai

lettori, con risultati a volte eccezionali (pensiamo in particolare al Gottfredson degli anni

d'oro, reperibile nella sua quasi totalità sui supplementi del Messaggero); e neppure quello

degli albetti regalati agli acquirenti di prodotti alimentari delle linee Pavesi, Fruttolo,

Accornero, Elah (gli introvabili "Suco Frio", contenenti - pare - storie originali disegnate

tra gli altri da G.B. Carpi) o assieme a giocattoli come nel caso dei “Fumetti in Scatola”.

Non vanno poi dimenticati i titoli estemporanei usciti in concomitanza di particolari eventi

come “Topolino allo Zecchino d’Oro”, pubblicato a fine anni Sessanta, o "Avventure a

Eurodisney", edito in occasione dell’inaugurazione del parco a tema di Parigi.

Ci sono stati inoltre una miriade di fascicoletti pubblicati assieme al Topolino

settimanale come supplementi, la cui situazione sembra essere abbastanza complessa

anche per la diversa distribuzione che hanno avuto sul territorio nazionale: molti di essi

all’inizio degli anni Settanta vennero pubblicati nella sola Lombardia.

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Nelle edicole si trovano infine pubblicazioni Disney prive di storie a fumetti e mirate

ad uno specifico target, come "Disney a punto croce", le varie "Disney Enigmistica", e

la recente (e vendutissima) "Art Attack".

Ci sarà tempo e modo di rimediare in una prossima revisione del presente lavoro,

che dovrà sicuramente includere le interessantissime (e numerosissime) pubblicazioni per

il mercato amatoriale, comparse a partire dalla seconda metà degli anni Settanta,

quando l'esclusiva Mondadori sul materiale Disney è divenuta un po' meno rigida.

Per il momento... buona lettura!