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Il mensile di attualità e cultura dei Castelli Romani e Prenestini Anno XXI n. 8 - agosto 201 2 Associazione Culturale “Photo Club Controluce” http://www.controluce.it 7.900.000 visite di navigatori DIFFUSIONE GRATUITA ISSN 1973-915X Gocce di emozioni di Armando Guidoni Penso che Guidoni si stacchi dal ramo secco di tanta non- poesia contemporanea. Con una forza di scavo nell'interiori- tà (speculare a quella di tutti gli uomini) l'autore, constatata ogni cosa, non implora pietà degli al- tri, dei giudici sempre pronti a condannare dal loro stellato so- glio, ma a se stesso. Aldo Onorati Le nostre rubriche 2-4 Visto da... 5 Dal mondo 6-12 I nostri paesi 13 Scienza e Ambiente 14-15 Storia 15-19 Società e Costume 20-23 Cultura 23 L’angolo della poesia Un bacino di utenza di 500mila abitanti. 7.900.000 navigatori su <www.controluce.it> Per la tua pubblicità su questo gior nale telefona al 338.14.90.935

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Il mensile di attualità e cultura dei Castelli Romani e Prenestini Anno XXI n. 8 - agosto 2012

Associazione Culturale “Photo Club Controluce” http://www.controluce.it7.900.000 visite di navigatori

DIFFUSIONE GRATUITA

ISSN 1973-915X

Gocce di emozionidi Armando Guidoni

Penso che Guidoni si stacchidal ramo secco di tanta non-poesia contemporanea. Conuna forza di scavo nell'interiori-tà (speculare a quella di tutti gliuomini) l'autore, constatata ognicosa, non implora pietà degli al-tri, dei giudici sempre pronti acondannare dal loro stellato so-glio, ma a se stesso.

Aldo Onorati

Le nostre rubriche2-4 Visto da...5 Dal mondo6-12 I nostri paesi13 Scienza e Ambiente14-15 Storia15-19 Società e Costume20-23 Cultura23 L’angolo della poesia

Un bacino di utenza

di 500mila abitanti.

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Rubrica a cura di: Domenico Rotellae-mail: [email protected]

2Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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(Gelsino Martini) - Lo aveva annunciato in aprile ilsegretario del Pdl: «Subito dopo il ballottaggio delleamministrative annunceremo la più grossa novitàdella politica italiana». Tutti avevamo pensato che laproposta fosse il semipresidenzialismo alla francesema, come sempre, abbiamo interpretato male le di-chiarazioni. Finalmente la grande novità. La più gran-de novità politica dopo la discesa in campo di Berlu-sconi nel 1994. "Berlusconi si candida a PalazzoChigi". Inizia il nuovo corso, una nuova verginità, viale "Olgettine", via la Minetti (lo stesso Berlusconil'aveva difesa a spada tratta in una trasmissione diLerner definendola un politico preparato), via la vec-chia guardia, pronti al rinnovamento con quote rosa.Riproponendo la sua concezione padronale del par-tito, dà il via al rinnovamento, in fin dei conti i suoi 76anni sono giovanili visti dal Quirinale che ne vanta87. Certo il ritorno di Berlusconi riempirà pagine digiornali, televisioni e la gioia dei comici. Già nellaprima intervista al giornale tedesco Bild, annuncian-do il cambio nome con un ritorno a "Forza Italia", èiniziata la farsa: «La frase è stata equivocata, si trat-tava solo di un'idea, di una proposta, da discutere eda verificare nelle sedi proprie». I giuochi sono aperti.I sacrifici economici avviati dal Governo Monti sononoti, tutti siamo in attesa di provvedimenti che trovi-no i soldi dove sono, nelle alte sfere, negli sprechi,nella corruzione e fughe di capitali, tutto per tornaread alimentare i bassi stipendi e pensioni dellastragrande maggioranza dei cittadini. Certo il Go-verno Monti ha significato anche una nuova imma-gine internazionale, in grado di proporre ed imporsia livello internazionale. Niente più goliardiche cornanelle foto, cucù dietro pilastri, o barzellette a gogò.Sobrietà e serietà hanno riposizionato l'Italia in Eu-ropa ed in ambito internazionale. Ora siamo anchepronti per tornare a divertirci. Ma altre inquietantinebbie si addensano sulle istituzioni italiane. La de-cisione del Capo dello Stato di sollevare conflitto diattribuzione davanti alla Corte Costituzionale contro

Novità vecchie e conflitti preoccupantila Procura di Palermo, per le intercettazioni raccol-te sull'utenza di Nicola Mancino, apre un nuovo con-flitto istituzionale. Signor Presidente, personalmentenon posso condividere il suo comportamento, ed imotivi di questa posizione sono vari. Nella nostranazione da oltre 40 anni non si riesce a far luce sunessuna delle stragi perpetrate. False testimonianze,deviazione dei servizi segreti nazionali, compromissionipolitiche nazionali o internazionali, fascicoli top secret.Questi fatti mi inducono, se fosse ancora poco evi-dente, a sminuire la fiducia nelle istituzioni ed in moltisuoi rappresentanti. Cosa aspettiamo per far uscire ifascicoli dal segreto. Questo è un suo impegno istitu-zionale e Lei stesso ha dichiarato di farsi garante nelperseguire i fatti fino al raggiungimento della verità.Vi sono altri elementi importanti: il ricevimento di let-tere e di pressanti telefonate (legittimamente inter-cettate nell'utenza di Nicola Mancino) a cui è statodato credito e conseguente copertura istituzionale. Ilrispetto per la Costituzione e per il Capo dello Statosono fuori discussione; risulta anomalo invece il nonaver rimandato al mittente la lettera e il non aver at-taccato il telefono. Una considerazione: come Presi-dente del C.S.M., avrebbe dovuto Lei stesso denun-ciare il fatto. In questo caso si sarebbero difese leistituzioni ed il raggiungimento della verità senza gliostacoli di palazzo. In questo contesto vi è un'azionefisiologica di tutti i partiti, uniti nella difesa del palazzo(di cui sono parte integrante) e dei privilegi che neglianni li hanno posti al di sopra dei cittadini. Solo DiPietro (denominato il forcaiolo) ha evidenziato le ca-renze giuridiche dell'azione, dovuto probabilmente an-cora alla sua indole di magistrato. Dopo 20 anni, nelricordo di chi ha perso la vita per la difesa ed il dirittodello Stato, non si possono accettare figure istituzio-nali intente a coprire un'inchiesta che, dopo i depistaggidi Stato e mafia, rischiano di annullare anni di indagi-ni. Almeno questo lo dobbiamo a tutti i caduti per lalotta contro le mafie e la corruzione, e tra i tanti magi-strati vediamo Borsellino e Falcone.

NOTIZIE IN…CONTROLUCE - ISSN 1973-915XIl mensile di attualità e cultura dei Castelli Romani e Prenestini

EDITORE: Ass.ne Cult.le Photo Club ControluceMonte Compatri Via Carlo Felici 18 - [email protected] RESPONSABILE: Domenico RotellaDIRETTORE DI REDAZIONE: Armando Guidoni - 3392437079PUBBLICITÀ: Tarquinio Minotti - 3381490935REDAZIONE: Giuliano Bambini, Marco Battaglia, Giulio Bernini, GiuseppinaBrandonisio, Silvia Coletti, Paola Conti, Claudio Di Modica, Rita Gatta, GiulianaGentili, Serena Grizi, Maria Lanciotti, Tarquinio Minotti, Salvatore Necci, LucaNicotra, Enrico Pietrangeli, Alberto Pucciarelli, Eugenia Rigano, ConsueloZampettiREGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA n.117 del 27 febbraio 1992. Gliarticoli e i servizi sono redatti sotto la responsabilità degli autori. Gli articolinon firmati sono a cura della redazione. Finito di stampare il 4 agosto 2012 aMonte Compatri presso la tipolitografia Spedim, tel. 069486171HANNO COLLABORATO: Giovanna Ardesi, Guido Basile, Giulio Bernini,Maria Luisa Botteri, Elena Bozzo, Giuseppina Brandonisio, FrancoCampegiani, Roberto Canò, Giuseppe Chiusano, Paola Conti, Wanda D’Amico,Susanna Dolci, Nicola D’Ugo, Mariacristina Faraglia, Emilia Fevola, BarbaraFiorelli, Toni Garrani, Rita Gatta, Armando Guidoni, Maria Lanciotti, CarloLuffarelli, Luca Marcantonio, Marcello Marcelloni Pio, Valentino Marcon,Gelsino Martini, Concettina Maso, Marisa Monteferri, MassimilianoMoscatelli, Ferdinando Onorati, Manuel Onorati, Corrado Panzironi, AlbertoPellegatta, Aurora Pompei, Alberto Pucciarelli, Arianna Saroli, EdoardoTorricella, Federica Transerici, Piera Valenti, Maria Cristina VincentiDistribuito gratuitamente nei Castelli Romani e Prenestini

(Alberto Pucciarelli) - Le scuole e le pagelle sonopiene di ragazzi capaci ma che non si applicano. Masuccede così dappertutto, via via dal basso all'alto.Come medici che fanno diagnosi giuste, sanno lacura ma non la praticano. Perché? Nessuno puòdirlo con precisione. Le risposte stanno forse nellanatura e nella psicologia umane, e ciò non è confor-tante perché sembra una battaglia persa in parten-za. Viene pure il dubbio di trovarsi di fronte a perso-ne scarsamente intelligenti o masochiste. È parec-chio tempo che i maggiori responsabili politici edeconomici europei concordano a parole - mai nerosu bianco e sfumando al primo accenno di concre-tezza - su alcune questioni essenziali per risolvere oparare efficacemente la crisi che attanaglia tutti, enaturalmente i più deboli in misura maggiore. Dueprincipalmente le strade: necessità di abbassare ildebito pubblico, nei paesi esposti a rischio, e unaeffettiva unione finanziaria e politica europea conconseguente Banca d'Europa e titoli comuni. Pure irimedi sono noti e spesso condivisi: vendita, o ces-sione temporanea con opportune formule, degli in-genti beni dello Stato (o energica patrimoniale) in uncaso, sacrificio di parte della sovranità nazionale(magari con temporanee perdite ma nella prospetti-va certa di stabilità futura) nell'altro. Nelle dichiara-zioni ufficiali, interviste e dibattiti, il ritornello è sem-pre questo, praticamente tutti d'accordo. Chi non loè - in primis Germania - occorre convincerlo con

Ma dov’è questa crisi(Marcello Marcelloni Pio) - Questa crisi è una cri-si che forse non c'è, perché se veramente ci fosse iSignori Tecnici Preposti dovrebbero prendere i soldidove sono stati a suo tempo elargiti in abbondanza efare tagli e riforme che riducano le spese e cheproducano immediatamente ricchezza. Da profanoprovo ad avanzare ancora una volta qualche sugge-rimento, che poi è il pensiero di molti, per racimolarefondi. Non ho elementi per confutare il taglio agliorganici degli impiegati dello Stato che al momentonon portano un centesimo; occorre tagliare al 50%stipendi a senatori, deputati e alte cariche istituzio-nali e ministeriali; nonché a presidenti e alti funzio-nari di enti locali, società, banche, teatri, tv, e viadiscorrendo. Dei signori appena nominati ce ne sonotantissimi che in un giorno guadagnano quanto unsemplice impiegato e/o operaio guadagnano in unmese. Ma vorrei sapere se nelle loro famiglie si sonoper caso accorti che c'è la crisi. Proporre una mini-sanatoria edilizia, rimuovendo magari qualche vin-colo per permettere a quei miseri, che con grandesacrificio hanno provato a fare qualche cosa per ifigli, di completare l'opera sostenendo così anche lanostra economia nazionale; dal provvedimento an-drebbero esclusi i palazzinari. Per quanto riguardale macchine blu, che se ho ben capito si propone diridurre le spese al 50%, ciò è un palliativo, bisognaridurre il numero delle macchine, e vendere le su-perflue, diversamente ci prendiamo in giro. Fare unanorma per mandare i delinquenti stranieri a sconta-re la pena nel paese d'origine e liberare le nostrecarceri. Ci sarebbe immediata riduzione di spesa. Atal proposito sarebbe il caso di farci promotori peruna direttiva a livello europeo. In questo caso si ri-durrebbero anche rapine e furti con conseguentealleggerimento di lavoro per i nostri Carabinieri eMagistrati. Sarebbe risolto così anche il sovraffolla-mento delle carceri stesse con grande soddisfazio-ne dell'onorevole Pannella. D'altronde se l'Europa èuna, è una anche nel territorio e nelle carceri, andia-mo ad occupare quelle che sono vuote, dove essesiano. Per quanto attiene la tanto agognata crescitaio mi domando: come è possibile ciò se da noi e inEuropa arrivano merci a prezzi stracciati da Paesiove i lavoratori sono pressoché schiavizzati? Anchequi si dovrebbe intervenire a livello europeo per farenorme a tutela delle aziende nazionali, e quindi ac-cettare nell'Unione merci provenienti da Paesi chehanno le nostre stesse norme di prevenzione infor-tuni e di tutela dei lavoratori negli ambienti di lavoro,compresa la giusta retribuzione del salario. Qualoraciò non sia possibile, caro Presidente Napolitano, inItalia è impossibile che si riesca a crescere.

Ragazzi svogliatifermezza, in senso figurato spalle al muro: o si con-divide tutto - certo con regole - oppure ognuno perla sua strada; anche (e forse soprattutto) la splendi-da Germania ha da perdere nell'isolamento: mercatieuropei, afflusso di denaro a costo zero... È pur veroche la politica è l'arte di prendere la strada più lungaper arrivare a casa, ma sembra incredibile questocontinuo consulto senza decisioni. Le similitudini sisprecano, il paziente che muore, Sagunto espugnata,Cartagine che brucia... e anche queste fanno partedel balletto. Ma non è solo un valzer triste, diventa,per assurdo, un teatro dell'assurdo: «bene, siamo tuttid'accordo, sì; allora non facciamo niente». Così siva avanti a mezze misure, prelievetti (dolorosi),iniezioncine e pasticchette; un po' di ossigeno di scor-ta e si aspetta il miracolo. Ma il paziente ha bisognoproprio di un altro ospedale, altra aria, altro primarioe altro infermiere. O si fa l'Europa (vera) o si muo-re. Sulla sponda del letto stanno appollaiati a brac-cetto Agenzie, Spread, Mercati e Aquile tedesche.Ma sono un po' intontiti dall'euforia e non capisconoche se il paziente muore - sembrerà strano ai corvi- la pappa finisce. In tema di assurdo vorremmolanciare uno slogan di contrasto: meno riunioni e piùdecisioni. Un poco di coraggio un dovrebbe manca-re a professori bocconiani, cancellieri tedeschi, rivo-luzionari francesi, toreri spagnoli o agenti segreti bri-tannici; i filosofi greci li ammiriamo molto, ma la cicutaè amara.

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Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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(Toni Garrani) - Leggendo le cronache sportive, enon solo, delle ultime vicende della Nazionale di cal-cio, e gli altalenanti giudizi sulle glorie e sui disdori diMario Balotelli, un ventunenne che ha dipinta sulvolto tutta la rabbia ingoiata negli anni per gli insultirazzisti subiti da quelle stesse variegate tifoserie cheoggi sono pronte a tingersi la faccia di nero e a cal-zare la cuffia con la cresta, non si può non pensarecon amarezza a quanto il nostro Paese sia rimastoindietro nello sviluppare una consapevolezza pro-fonda di cosa voglia dire essere un "Cittadino dellaRepubblica Italiana".Qualche anno fa, mentre preparavo una puntata diun programma che conducevo su RAI3, ebbi unaarticolata discussione con i miei collaboratori sulladifferenza tra xenofobia e razzismo. Era il 2001 e inItalia si stava cominciando ad incancrenire il proble-ma della multietnicità della nostra società, comeincancreniscono tutti i problemi affrontati senza vi-sione prospettica e capacità di gestione propositiva.L'unica risposta che a quell'epoca si cominciava adare al problema della convivenza di diverse etnieera, ed è rimasta a lungo purtroppo, quella della chiu-sura, dell'esclusione, del preconcetto rifiuto cultura-le nei confronti dei "non italiani". Ebbene io sostene-vo, e a ragione credo anche oggi, che il vero proble-ma si sarebbe presentato quando la preclusione sisarebbe manifestata non verso i "non italiani" maverso gli "italiani diversi". Cercherò di esporre comela pensavo allora, e come a maggior ragione la vedoadesso che un ragazzo con la maglia azzurra dellaNazionale Italiana di calcio ha dovuto passare at-traverso tutte le stalle del nostro Paese prima di poter

Io sono un italiano… un italiano nero

arrivare con gran fatica e rabbia alle stelle che me-rita, insultato, avvilito e offeso solo per il colore dellapelle. Se in una società compatta antropologicamen-te, come era quella italiana fino a qualche decenniofa, si insediano dei nuclei provenienti da culture tut-t'affatto diverse, con usi e costumi eterogenei, lin-gua diversa, diversa religione, diverso abbigliamen-to, diversa cucina, diversi rapporti parentali, è nor-male che vengano vissuti con diffidenza e sospetto,fintanto che non cominci un rapporto di reciprocaconoscenza. Allora, solo molto lentamente e con unprocesso aiutato e guidato dalle pubbliche istituzioni,può subentrare la tolleranza, e poi il rispetto recipro-co, sempre che chi governa metta in atto degli stru-menti che facilitino questo processo, e non lo osta-colino. Questa diffidenza iniziale verso chi è total-mente diverso da noi è, dal punto di vista antropolo-gico, assolutamente naturale e funzionale alla con-servazione della coesione della comunità originaria,è un riflesso culturale di difesa comprensibile, ma-gari primitivo, e comunque superabile.Questo è ciò che può essere definito xenofobia, cioèpaura dello straniero, del diverso da noi, dello sco-

(Giulio Bernini) - In risposta all’art. “Così va ilmondo” - pubblicato su Controluce - luglio 2012.Da alcuni si è sottolineato come la scarsa rilevanzaconcessa dai media alle stragi di cristiani in Africa ealtrove, come anche la sovraesposizione delle piùrecenti vicende interne vaticane, siano parte di unaprecisa strategia mirata alla “eliminazione di Cristodal mondo”. Ma ugualmente poco si scrive di altricrimini contro l’umanità, tutta egualmente oggettodell’amore del Salvatore: migranti morti a migliaianel Mediterraneo o respinti a morire di sete nel de-serto; esecuzioni capitali in Cina ed in tanti paesiancora; richieste di maggiore democrazia e libertàsoffocate nel sangue; sperimentazioni che le grandiindustrie farmaceutiche fanno su intere popolazioniignare, ...per citarne solo alcuni. Quanto poi alle sto-rie del Vaticano non ci si può stupire più di tanto perl’attenzione che suscitano, atteso che la Chiesa sipropone come interprete nel mondo del sublimemessaggio cristiano, ma per sua stessa ammissionenon pochi degli uomini che la rappresentano si mac-chiano di delitti infamanti. Non solo nella storia (cro-ciate, inquisizione, roghi di intellettuali, evangelizza-zione forzata in America del Sud con conseguentiterribili eccidi, ecc.) ma anche nel presente, con lapiaga della pedofilia e della ormai in tanti casi inne-gabile vicinanza ad ambienti ed interessi malavitosi.Inoltre la mancanza di trasparenza degli organivaticani spesso aggrava sospetti ed illazioni. Piutto-sto è innegabile come nel mondo cattolico ed in quellolaico si viva una vera “sindrome di accerchiamen-to”: da un lato si vede la religione minacciata dallalaicità dello stato, dall’altro l’attivismo politico dellaChiesa sembra mettere in discussione i principi fon-danti del moderno stato democratico: libertà di fedee di coscienza, libertà della scienza e, soprattutto,

nosciuto vissuto come una minaccia alla nostra in-tegrità culturale. Ma quando ci si confronta con uncittadino italiano, che ha frequentato la tua stessascuola italiana, che parla non solo un buon italiano(magari migliore del tuo), ma persino il tuo stessodialetto locale, che paga le tue stesse tasse, chemangia i tuoi stessi spaghetti, che tifa per la tua stessasquadra, e magari dà lustro ai colori della tua stessabandiera, e solo per il fatto che la sua pelle ha undiverso colore non viene riconosciuto come un tuosimile con uguali doveri e diritti, e anzi viene vissutocome appartenente ad una razza diversa e spessoinferiore e non degno di essere tuo pari, ecco que-sto è razzismo allo stato puro. E io temo che questosia il problema che si presenterà a breve, quando inquesto paese ci saranno, come nel resto d'Europa,migliaia di cittadini italiani di vario colore. Cittadiniitaliani che, come il resto dei connazionali, si com-porranno di onesti galantuomini, di brave persone, difurfanti, di delinquenti, e magari di campioni nazio-nali. Ed è per evitare di commettere un intollerabileerrore di prospettiva, pericolosissimo per la convi-venza civile di una comunità perché può minare allabase il fondamentale diritto alla uguaglianza validoper tutti i cittadini, per salvare le future generazionidi italiani da una velenosa infezione di razzismo, dob-biamo oggi far si che la tolleranza e il rispetto co-mincino molto prima, nella nostra consapevolezza diessere cittadini uguali tra uguali. Quella bandiera tri-colore nella quale si avvoltolano i tifosi della Nazio-nale, non è un pareo buono solo per le calde nottiEuropee, ma è un manto che tutela e protegge chiun-que si riconosca in esso e ad esso si affidi.

A proposito della “identità cristiana”autonomia del diritto dalla morale.La pretesa essenza cattolica della “identità nazio-nale” qualifica il cristianesimo come valore nazio-nale, strumento di governo della società, la suaimmanenza nella politica. In questo ci sembra dicogliere un travisamento pericoloso.Anzitutto, se si riduce l’identità a storia dovremmomettere sullo stesso piano ed attribuire lo stessovalore alle nostre “radici” greche, la civiltà romana,l’Umanesimo, il fascismo e le stragi naziste, perchèquesta è la nostra storia. E se non è possibile met-tersi in discussione, per così dire “tradire l’apparte-nenza”, ne risulta un nazionalismo etico acritico eriduttivo, che vistosamente confligge con l’univer-salismo proprio della Chiesa, fortemente impegnatanell’azione missionaria che presuppone ogni perso-na ed ogni popolo artefici della propria identità. Unnazionalismo intransigente, aggressivo nei confrontidell’altro, del diverso, degli estranei che devono perforza uniformarsi per essere riconosciuti “cattolici”e quindi “cittadini”. Una storia antica che tanti delittie lutti ha generato. Quanto poi considerare anche laciviltà europea come frutto esclusivo della tradizio-ne cristiana ci sembra azzardato, a meno che non siintenda per cristianesimo la storia della Chiesa, chetanto ha segnato l’Europa con la strenua difesa delpotere temporale. Infatti lo stato democratico è fon-dato sulla fiducia e sul rispetto reciproco, la pari di-gnità, la responsabilità, la giustizia, la tolleranza; tuttociò attiene all’etica cristiana e quindi se ne fa di-scendere che “la democrazia è figlia del cristianesi-mo”. Ma cristianesimo è il messaggio evangelico o,appunto, la storia della Chiesa? Il Cristo non giustifi-ca nulla che faccia violenza alla libertà, non obbliganessuno, rifiuta l’imposizione sulla coscienza, il po-tere che costringe, le ricchezze che corrompono (Mt

4, 1-11; Lc 4, 1-13). La conversione non ha sensose non come atto di libertà della coscienza.Eppure è innegabile che la Chiesa nei secoli abbiaavversato la democrazia nel nome della autocrazia,esercitando l’imposizione piuttosto che il rispetto dellecoscienze, usando la violenza in nome della fede,concedendo l’unica libertà di aderire alla “vera” re-ligione. Paradossalmente le libertà, ricchezza e vantodei moderni stati europei, sembrano nascere dallacontestazione dell’autorità della Chiesa, per talunipartendo proprio dall’essenza del messaggio evan-gelico, per altri da principi razionalistici ovvero a-cristiani o anche anti-cristiani. Dunque la storia d’Eu-ropa non è solo storia cristiana. Basti pensare altema dei diritti umani. Per la tradizione cattolica,aristotelica-tomista, il diritto è l’ordine naturale og-gettivo a cui l’individuo deve adeguarsi, in nome dellagiustizia. Per la filosofia moderna, iniziata con il Ri-nascimento, l’ottica si ribalta ed il diritto diviene pre-rogativa dell’individuo che autonomamente agiscenella società, in nome della libertà intesa come egua-glianza, pari dignità, pari diritti-doveri, che ha comelimite la stessa dignità e gli stessi diritti-doveri del-l’altro. Occorre riflettere che il cristianesimo nonpuò identificarsi con una istituzione mondana, il suomessaggio si ridurrebbe ad una ideologia asservitaad un ordinamento costituito; la Chiesa è una solarealtà somma di un elemento umano ed uno divino,ed è questo che le permette di passare indenne at-traverso gli errori dei suoi uomini. Pertanto la Chie-sa, portatrice della dottrina cristiana, può giustamentevantare a pieno diritto di contribuire alla formazionedelle coscienze; ma in nome della libertà e della tol-leranza, in coerenza con lo stesso insegnamento,non può pretendere di imporre le sue scelte allo Sta-to democratico e quindi necessariamente laico.

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Politica in pillolea cura di Alberto Pucciarelli

Minestrone. Foto. Vasto. Troppo vasta. Tagliare. Pezzetti.Imbiondire. Ripassare. Zombie. Bianchi, rossi, blu. Zombi achi vuoi tu. Tonino, Peppino, cicala, grillo. Tonino cicala cer-ca Grillo peppino. Salta peppino. Saltafalce, saltamartello. Mar-tellate. Martellate a tappeto. In pianura. In collina. Valori incantina. Ciazzecca. Non ciazzecca. E la zucca? E il sale? Ilsale nella zucca. Aggiustare. Raffreddare. Pregare.Ritorberlu. Ci vuole sempre il registratore. Un paio di mesi fail tandem Berlu-Alfa parlava della più grande novità politica de-gli ultimi anni. Ora abbiamo capito il senso di novità (Perlana?).Tramonto. Addio Nicole. Anche le cortigiane tramontano,specie se non servono più.Equazioni. Lega sta a Italia, come Germania sta a Europa.Cowboys. Strage di Denver. Va bene l’attaccamento alleorigini e la difesa della Costituzione. Ma la difesa delle lobbiesdelle armi libere (a volontà) è colpevole e stupida. Che lostatista Obama sia anche lui un po’ “de coccio”?Anime. Al dunque il PD si risolve in un “abbiamo scherza-to”. Le diverse ‘anime’ di cui è composto non riescono atrovare un minimo di intesa. Almeno uno straccetto di regi-strino delle unioni civili. Senza dar fastidio alle esclusive dipapi e ‘tuttidunpezzo’.Altri sguardi. Incontro Monti Putin. Nelle foto ufficiali losguardo è distante e perso nel vuoto. Non pregustano l’in-contro (a quattro?) in dacia la sera.Agenzie. Le agenzie di rating le aveva capite molto beneduecento anni prima Gioacchino Rossini (meglio, CesareSterbini - Beaumarchais) quando ha inventato la cavatina de“La calunnia è un venticello”. Il guaio è che ora molti sono inattesa del venticello. E non hanno paura di essere travolti:hanno come zavorra le tasche piene di monete. Che hannofatto col venticello.

(Giovanna Ardesi) - La Procura di Paler-mo ha finalmente chiuso le indagini sulla trat-tativa Stato-mafia, avvenuta nel 1992 a se-guito degli attentati dinamitardi ai giudiciGiovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sa-rebbe, però, più corretto parlare di trattati-va tra la mafia siciliana e una ristretta cer-chia di persone che allora si trovavano aivertici delle istituzioni nazionali. Da una parte,è certo, per conto di Cosa Nostra operòVito Ciancimino, sindaco mafioso di Paler-mo, che nel 1992 aveva chiesto, tra l'altro, ilcarcere meno duro ai mafiosi in regime di41 bis, condannati nel maxi processo allamafia, dall'altra parte, invece, per conto dello"Stato", e all'insaputa di esso, operarono al-cune personalità istituzionali che si arroga-rono il diritto-dovere di fare concessioni aCosa Nostra. Lo scopo apparente era quellodi fermare le stragi mafiose attraverso lequali veniva ricattato lo Stato. Ma, oltre alquasi novantenne Conso ex ministro dellaGiustizia, nessun altro se l'è sentita di assu-mersi la responsabilità di quella trattativa,non fosse altro perché in realtà una buonafetta della classe politica di vent'anni fa scesea patti con la mafia, più che per una supre-ma ragione di Stato, per trarne vantaggiopersonale ricavandone ricchezza e poterebasato su rapporti clientelari, evasione fi-scale o riciclaggio. Reati, questi, tipici di chiha potere e soldi. Oggi Antonio Ingroia e glialtri procuratori aggiunti di Palermo chiu-dono l'indagine mandando a processo unadecina di persone con nomi di spicco. Pur-troppo la Procura di Palermo non ha rice-vuto in Italia le stesse parole di apprezza-mento espresse nel resto del mondo. Infat-ti, secondo il procuratore capo di Torino GianCarlo Caselli la Procura di Palermo sareb-be addirittura sotto attacco da parte di am-pia parte della politica nostrana che aspiraad accaparrarsi il "potere di aprire o chiu-dere il rubinetto delle indagini penali" e "met-tere in atto tattiche diverse allo scopo di re-stringere gli spazi operativi delle Procure perridurre il rischio che si scoprano verità sgra-devoli". Secondo Caselli questi attacchi sonodovuti al fatto che detta procura siciliana"indaga anche sulle coperture e complicitàche sono il vero perno della politica mafiosa".È, infatti, opinabile che i mafiosi senza lecomplicità dei politici non sarebbero nessu-no! E che la mafia siciliana abbia avuto tra-dizionalmente appoggio e sostegno da par-te di personalità non di poco conto nella sto-ria politica italiana questo è stato ormai ac-certato. Ricordiamo, ad esempio, il senato-re a vita Giulio Andreotti che è stato ricono-sciuto responsabile fino al 1980 dei suoi rap-porti con la mafia. Ugualmente il senatoreDell'Utri è stato ritenuto responsabile delreato di concorso esterno con Cosa Nostraper averlo commesso almeno fino al 1978,mentre per il periodo successivo fino al 1992dovrà essere celebrato un nuovo processodavanti alla Corte d'Appello di Palermo. Ese tutto questo oggi lo sappiamo è propriograzie al lungo lavoro di controllo della le-galità realizzato con metodo e rigore dallaProcura di Palermo, lavoro che è costata la

vita a fedeli servitori dello Stato come Fal-cone e Borsellino insieme agli uomini dellaloro scorta. Proprio in occasione delventennale della morte di Paolo Borsellino,questi due valorosi magistrati vengono nuo-vamente uccisi da quanti rivolgono attacchiai loro migliori pupilli, come il procuratoreaggiunto Ingroia, accusato persino di cospi-razione contro lo Stato (art. 289 del codicepenale). Recentemente, in Senato, mentresi citava il fatto che era stato ordito dallamafia un attentato contro Ingroia, si è alza-to un coretto di irrisione, episodio questo chesoprattutto rivela l'insofferenza dei politiciverso le intercettazioni telefoniche sulla po-litica reticente e collusa. Certo i politici vor-rebbero la distruzione del contenuto delleintercettazioni telefoniche, ma i cittadini nonvogliono rinunciare al diritto di sapere dachi sono rappresentati per giudicare e deci-dere chi votare. Essi non hanno interesseche venga distrutto il contenuto delle inter-cettazioni, visto che in Italia si è tassati peril 55% delle proprie entrate anche per man-tenere alto il tenore di vita della classe diri-gente politica! Si resta davvero increduli, poi,di fronte al fatto che il Capo dello Statomandi davanti alla Consulta i magistrati diPalermo, che hanno indagato sulla insolitatrattativa, con l'accusa di aver violato nor-me costituzionali e processuali su un picco-lissimo capitolo della vicenda concernentele intercettazioni telefoniche indirette che loriguardano. Lascia a dir poco sgomenti quan-to ha scritto il Capo dello Stato in occasionedella commemorazione del ventennale del-la morte di Borsellino: «Si sta lavorando e sideve lavorare per la rivelazione e la sanzio-ne di errori ed infamie che hanno inquinatola ricostruzione della strage di via D'Amelio.Si deve giungere alla definizione dell'auten-tica verità su quell'orribile crimine...» Ci sichiede a quali errori e inquinamenti da san-zionare si riferisse il Capo dello Stato! Egliafferma pure che bisogna sostenere «lanecessità di scongiurare: la sovrapposizionenelle indagini; i difetti di collaborazione trale autorità ad esse preposte; le pubblicitàimproprie e generatrici di confusione». Ep-pure lo Stato formato dalla gente comunenon avverte una tale necessità, anche per-ché i politici non si sono mostrati sinora moltocollaborativi con la Procura di Palermo. Enon sono di certo i politici a permettere discrivere la vera storia della mafia e dellesue collusioni con il potere, ma persone delmondo mafioso, come il pentito GaspareSpatuzza e il figlio di Vito Ciancimino, Mas-simo. Oggi il magistrato Ingroia lascia la Pro-cura di Palermo per accettare l'incarico an-nuale, offertogli dall'ONU, di capo dell'unitàinvestigazioni e analisi criminale contro l'im-punità in Guatemala. E allora ci si dovrebbechiedere perché in quelle latitudini i magistratiantimafia italiani sono apprezzati anziché de-nigrati e ostacolati come da noi. Ha dettoIngroia: «Io non mi sento in guerra con nes-suno, però che sia diventato un bersaglioquesto lo avverto anch'io. In questi anni hocercato di muovermi sempre seguendo gliinsegnamenti di Paolo Borsellino!»

L’ONU riconosce il valore del magistrato Ingroia La nostra vera Italia(Maria Lanciotti) - Quanto vale un cervello in questo merca-to delle pulci in cui ogni giorno si cerca affannosamente lapropria dose di sopravvivenza? A che serve un cervello - un

buon cervello, funzionante e creativo - in una società soggiogatache non prevede sbocchi e alternative alla solita sbobbaconventuale? Che se ne fa uno di un cervello lucido e ragio-nante in un contesto dove stupidità e follia reggono lo scettrodel comando? Dove i cervelli - i migliori cervelli, quelli chetutto il mondo ci invidia - sono messi in standby perché siatrofizzino ad evitare fastidiose alzate d'ingegno? Che destinoaspetta i grandi cervelli che s'incarogniscono a restare in que-sta Italia che non sembra più essere la Patria di nessuno? Eche ne sarebbe di questa nostra Italia senza i suoi figli migliori?E li vediamo andare e tornare, portare fuori dai confini nazio-nali le loro scalpitanti idee, raccogliere onori e consensi, farsilargo fra gli studiosi più agguerriti e tornare inevitabilmente a'casa' e trovare ancora e sempre le porte sbarrate, il percorsodi conoscenza precluso da infamanti paletti e divieti di transitoabusivi. Eppure i buoni cervelli non demordono, eredi dei GrandiPadri non hanno facoltà di resa e vanno avanti, con umiltà ecaparbia, scintillanti e miracolosamente refrattari a ogni tenta-tivo di annichilimento. E questa è la nostra Italia, la nostra veraItalia, incorruttibile e geniale.

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Rubrica a cura di: Paola Contie-mail: [email protected]

5dal m ondoNotizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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Olimpiadi etiche? Ma quando?Quando leggerete queste righe le Olimpiadi a Lon-dra saranno in pieno svolgimento e ognuno se legodrà come più gli piace. Voglio però ricordare inun momento di euforia e di ubriacatura sportiva letante piccole (!), ma poi non troppo, contraddizioniche sono legate a questo evento storico. Questenon dovevano essere le “olimpiadi più etiche di sem-pre”? Il comitato organizzativo della manifestazio-ne sportiva, Locog, ha fatto delle pari opportunità edel rispetto dei diritti umani ed etici l’obiettivo princi-pale della sua missione. Prima polemica resa publicaè stata la scelta della Dow Chemical Company perfornire un telone decorativo. La Dow durante laguerra in Vietnam divenne la maggiore produttricedi Napalm e realizzò per prima “Agent orange”,componente chimico defoliante altamente tossicoche l’esercito statunitense utilizzò in grandi quantitàsulle regioni del Vietnam del Sud, del Laos e dellaCambogia, causando tumori, malattie e deformazionisia nella popolazione vietnamita che nei veterani ame-ricani; nel 2001 ha assorbito la Ucc, società respon-sabile nel dicembre 1984 della strage di Bhopal, In-dia. All’epoca decine di sostanze chimiche letalifuoriscirono dallo stabilimento di pesticidi della UnionCarbibe (Ucc); subito morirono tra le 7.000 e le

10.000 per-sone, men-tre altre15.000 mo-rirono neimesi e ne-gli anni suc-cessivi. An-cora oggi aBhopal si

nasce deformi e si muore per inquinamento del ter-reno e delle falde acquifere: il sito non è mai statobonificato. L’Adidas, partner ufficiale di London2012, si serve di varie fabbriche “delocalizzate” inIndonesia per produrre scarpe e abbigliamento spor-tivo con il suo marchio. Kathy Marks, corrispon-dente dal sud est asiatico per il quotidiano britannicoThe Indipendent si è recata ad aprile di quest’annoa Tangerang, Indonesia, nelle fabbriche “adidas” eha scritto: «.....una serie di fabbriche dove manca-no i basilari diritti: i lavoratori sono sfruttati, lavorano

fino a 65 ore la settimana per paghe da miseria,subiscono abusi verbali e fisici, sono costretti a farestraordinari anche non pagati e vengono puniti senon raggiungono gli obiettivi di produzione». Sicura-mente l’Adidas per le divise olimpiche degli atletibritannici avrà avuto un bel profitto, ma i lavoratoriindonesiani vengono pagati meno di 50 centesimil’ora. In un comunicato stampa la multinazionaletedesca a queste accuse ha risposto che le condi-zioni di sfruttamento sono un’eccezione e non lanorma, e che gli straordinari degli operai devonoessere “volontari”. Come dire per raggiungere unfine, qualsiasi mezzo è lecito... Altri sponsor di que-sto evento che supportano la Locog: la BritishPetroleum, responsabile nel 2010 della marea di greg-gio nel Golfo del Messico, la Rio Tinto, multinazio-nale mineraria anglo-americana, accusata di inqui-namento acquifero e atmosferico in Australia, StatiUniti e Mongolia. Anche prodotti e oggetti dimerchandising legati alle Olimpiadi di Londra 2012sono stati realizzati in condizioni di sfruttamento econ margini di guadagno irrisori per gli operai (pocopiù di sette euro al giorno), nonostante le promessedegli organizzatori di rigore e trasparenza. In un re-cente rapporto pubblicato da Students and ScholarsAganist Corporate Misbehaviour (Sacom), organiz-zazione che lotta per i diritti dei lavoratori con base aHong Kong, come riportato anche da AsiaNews, cisono decine di testimonianze di operai e dipendentidelle aziende cinesi, che producono i gadget legatiall’evento sportivo. Nella denuncia emergono inol-tre condizioni di lavoro “critiche”, con personale espo-sto a prodotti chimici e solventi o costretto a orari“fino a tre volte” superiori al consentito. A Shiweinello Shenzhen, i lavoratori erano costretti a com-

prarsi da soli le masche-re protettive e il loro sala-rio veniva decurtato del50% se arrivavano concinque minuti di ritardo allavoro. Fra le aziendesoggette a indagine vi èanche la Xinda nel Guan-gdong, che ha curato laproduzione di 25 milioni dipupazzetti di plastica rap-presentanti le mascotteufficiali dell’evento londi-nese, Wenlock e Mande-ville. Pessime le condizio-ni ambientali nei reparti diverniciatura: gli operaiesposti a sostanze tossi-che “sospese nell’aria”lasciavano la fabbrica ri-coperti di vernice e per-sino la loro saliva cambia-va colore, mentre altrierano soggetti a malanni

o stanchezza cronica. Le «crescenti violazioni», sot-tolineano gli attivisti Sacom, «mostrano che gli at-tuali regolamenti sono inefficaci.» Il Cio (Comitatoolimpico internazionale) «dovrebbe adottare un co-dice di condotta per i fornitori» che regoli i compen-si, l’orario e le condizioni di lavoro.Sempre da Londra 2012....-Guor Marial, maratoneta sud sudanese, fuggito negliStati Uniti, gode dello status di rifugiato politico. Glihanno offerto di gareggiare sotto la bandiera diKhartoum, ma non se ne parla proprio, visto che havisto morire durante la guerra civile 28 membri dellasua famiglia. Gareggerà come indipendente portan-do sulla maglia il simbolo dei cerchi olimpici. Altri treatleti provenienti dalle Antille Olandesi che non han-no più un comitato olimpico, gareggeranno comeindipendenti.-Sono una ventina le atlete provenienti dalle monar-chie del Golfo che parteciperanno alle olimpiadi, bendue dall’Arabia Saudita, dove ricordiamo le donnenon possono praticare sport in pubblico, non posso-no guidare, girare da sole.... «Permettere a due donnedi competere alle Olimpiadi è un precedente impor-tante che sarà difficile per i conservatori sauditismentire. Ma il problema fondamentale in ArabiaSaudita rimane la segregazione legale di genere chereprime i diritti di base delle donne, le libertà, e lospazio per partecipare alla vita pubblica» ha spiega-to Minky Worden di Human Rights Watch. Un altofunzionario saudita, ad una intervista alla Bbc, hadichiarato: «Il re Abdullah sta tentando di avviareuna riforma in modo impercettibile, cercando di tro-vare il giusto equilibrio tra l’andare troppo veloce otroppo piano». Naturalmente le atlete saranno ve-stite in modo tale da “preservare la loro dignità”.Sawa, la scarpa africana«Si raccontano sempre storie bellissime sull’Africa:l’uomo della Giungla,King Kong e la sua amo-rosa passeggiata sui tet-ti di New York, hakunamatata!!! Non ci dimen-tichiamo neanche delle storie per i più grandi: gli eroidel FMI, le buone anime della Banca Mondiale e igrandi economisti convinti che il miracolo Africanoavverrà... un giorno o l’altro. L’avventura di Sawaè di un altro tipo: è la storia della gente, è la storia disfida economica che contrasta i flussi Nord/Sud:comprare materie prime in Africa e trasformarle inprodotti finiti... in Africa...» Così si legge sul sito chepubblicizza le scarpe Sawa, sportive, belle, pratiche,fashion, 100% africane. Sawa è il nome di un etniastabilitasi sulle coste del Camerun, nei pressi diDouala, sua capitale economica, dove ha sede lafabbrica di queste scarpe. Sawa è nata nel 2010 aseguito dell’incontro tra un calzolaio camerunese etre europei con esperienze lavorative per famosi mar-chi sportivi. Obiettivo del progetto “invertire il flussocommerciale Nord-Sud” e creare una “storia uma-namente ed economicamente militante”. Cioè cre-are una professionalità tutta africana e un valoreaggiunto per l’economia del continente, uscendo dallalogica dell’aiuto umanitario così come oggi è ancoraconcepito. Quindi pellame dal Marocco e dalla Ni-geria, caucciù egiziano, cotone camerunense, laccitunisini e confezioni sudafricane. Fabbrica inCamerun e poi in Etiopia. Gli acquirenti? Europei,americani, giapponesi. Negozi che le vendono cene sono tanti, parlando solo per l’Europa, a Parigi enel resto della Francia e in Spagna. Il costo? Tra le70 e 100 euro. Acquistabili anche via Internet.

Notizie dal Mondo a cura di Paola Conti

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6 Rubrica a cura di: Alberto Pucciarellie-mail: [email protected]

Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

Sito web: www.controluce.it 7.900.000 visiteCronache i nostri paesi...

CAPRANICA PRENESTINA

Il Bambin Gesù in trasferta(Corrado Panzironi) - Come da consuetudine,da oltre dieci anni a questa parte, il 19 agosto l'Ospe-dale Pediatrico Bambin Gesù effettuerà unaracccolta esterna di sangue a Capranica Prenesti-na, paese arroccato su una delle vette più alte deiMonti Prenestini a quasi mille metri di quota. Lamanifestazione ormai entrata nel programma dell’“Estate Capranicense” vede la partecipazione ol-tre che dei donatori locali anche quella di diversepersone che si trovano a Capranica per trascor-rerre le vacanze estive, e di donatori abituali resi-denti o villeggianti dei paesi vicini che vengono in-formati dall’ospedale, se già donatori, o attraversolocandine affisse nei locale pubblici o attraversoannunci in giornali a carattere locale ma ben distri-buiti sul territorio come “ Contruluce “ che conmolta disponibilità ha raccolto il nostro invito e con-tribuisce assieme a noi a sopperire alla cronicacarenza di sangue dei mesi estivi. Il Bambin Gesùsempre attento alla salute dei pazienti ma anchedei donatori li sottopone ad accurata visita primadel prelievo. Ogni donatore inoltre riceverà a casauno screening completo degli esami del sangue.Il “Gruppo Donatori Sangue Capranica Prenesti-na”, organizzatore dell’evento, forte degli oltre 230donatori accumulati in undici anni di attività rap-presenta una realtà locale conosciuta e apprezza-ta sul territorio dei Monti Prenestini. L’appunta-mento è a partire dalle ore 08:00 fino alle ore 11:00nella splendida sede Comunale di Palazzo Barberini(piazza Aristide Frezza 6)sede anche del “MuseoNaturalistico dei MontiPrenestini”, aperto anchela domenica.Vi aspettiamo numerosiringraziandovi anticipata-mente e invitandovi ad unpassaparola anche traamici e conoscenti.

(Giuseppina Brandonisio) - «Un quartiere per-cepito come “decrepito, distrutto da una mentalitàpiccolo borghese, dal-l’egoismo e dall’indiffe-renza” potrebbe salvarsidal degrado socio-ambien-tale se soltanto riuscisse arecuperare i sentimenti delrispetto, della civiltà e del-l’appartenenza». Nonsono le parole di un di-scorso politico ma le spe-ranze di un abitante ven-tenne della periferia romana che, insieme ad ungruppo di coetanei, ha dimostrato di avere sensopratico e idee chiare, quando - venerdì 20 luglio -ha prima organizzato e poi lavorato, con le suemani, per ripulire un’area pubblica del quartiere diGiardinetti. Un piccolo parco adiacente a Via An-tonio Raimondi, che per tanto tempo - e nell’indif-ferenza generale - era rimasto coperto dai rifiuti edagli escrementi di animali, adesso è finalmentepulito e vivibile e torna ad essere un luogo di ritro-vo dove l’imbarazzo e il disgusto hanno ceduto ilpasso ad una socializzazione ormai ritrovata. Laspontaneità e il senso di civiltà mostrato da questigiovani avvalorano un’impresa che - come i suoifautori tengono a sottolineare - “è nata dal basso”,ovvero scollegata dalle attività politiche e dalle ini-ziative del comitato di quartiere che, secondo que-sti ragazzi capaci di gesti concreti, «sono semprepiù assenti e avulsi dalla realtà quotidiana». I loropunti di riferimento - dicono questi giovani - «sonosì, l’educazione ed il decoro ma, soprattutto, unacoscienza ambientalista auto-didatta che spessonon trova un corrispondenza nemmeno in fami-glia». Fondata soprattutto sull’esasperazione,l’esortazione “teniamo pulita casa nostra!” è statascritta su pochi volantini stampati in manieraspartana e rudimentale, affissi per strada affinchéquesto slogan li chiamasse a raccolta. Alle 8,00 diquel venerdì di luglio, uno sparuto gruppo formatoda adolescenti e giovani d’età compresa tra i 15 ei 25 anni, ha risposto all’appello, giungendo sul luo-go con secchi, scope e tanta decisione. Hanno la-vorato senza sosta, sotto il sole, fino alle 13,30.Hanno rimosso i rifiuti sparsi sul terreno, compresicontenitori di plastica, calcinacci, cartacce, botti-glie di vetro e perfino alberi abbattuti o rami secchiche ostruivano il passaggio. L’operazione di puli-zia è stata notata da molti. Anche i netturbini, perultimi, sono arrivati sul posto, quando ormai il lavo-ro era stato ultimato. Invitati poi a spiegare, dalloro punto di vista, il senso di questo stato d’indif-ferenza generale verso la spazzatura che riempiele strade, questi giovani così attivi hanno detto che«sporcare è lo specchio della frustrazione di moltepersone, di quello che provano, e del loro rapportocon lo spazio comune. Solitamente, strade, piazzee quartieri sono visti come luoghi esterni, estranei,e non come se fossero il luogo in cui viviamo. Inol-tre, Giardinetti è un quartiere giovane, non per l’etàanagrafica dei suoi abitanti, ma perché è stato co-stituito negli ultimi decenni da forestieri che nonhanno ancora trovato delle radici comuni: mancaancora quel senso d’appartenenza che ti fa rende-re conto che lo spazio collettivo e condiviso, in re-altà, è casa tua».Alcuni dei ragazzi di Giardinetti che hanno pulito ilparco, ogni 2° giovedì del mese partecipano anche

ROMA

I ragazzi di Giardinetti: azioni contro il degradoa “Ciclabile Casilina”, iniziativa che ha lo scopo difavorire un trasporto sostenibile e di sollecitare le

amministrazioni locali adattuare, anche per questoquartiere, il progetto di co-struzione di una pistaciclabile da insediare alposto della linea ferrovia-ria di quello che per lagente del posto è “il tre-nino”, ossia il servizio me-tro-tranviario (il residuodella vecchia ferrovia

Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone che oggi collega ViaGiolitti e Giardinetti) che sta per essere dismesso.I gesti spontanei di questi giovani vorrebbero ave-re una risonanza ma soprattutto incontrare la sen-sibilità della gente comune, a dispetto di una politi-ca che «propone, dispone ma realizza molto poconei fatti». Sono comportamenti praticati da perso-ne che chiedono di ritrovare il senso del viverecivile attraverso le piccole azioni quotidiane. “Ci-clabile Casilina” ha anche un gruppo su Facebookper meglio promuovere e coordinare lo sforzo el’impegno di coloro che credono in una vivibilitàcittadina più sana, pulita ed ecologica.

ARICCIA

L’Appia Antica torna alla luce(MCV) - Dallo scorso mese di aprile l’Archeoclubd’Italia Aricino-Nemorense, promotore dell’iniziati-

va, il Comune di Ariccia, la Soprintendenza Archeo-logica per il Lazio, e il Parco dei Castelli Romani,hanno dato il via al progetto di recupero e valorizza-zione del tratto aricino della via Appia Antica, dislo-cato lungo il XVI miglio dell’arteria romana. La So-printendenza Archeologica di recente aveva restau-rato il “Basto del Diavolo”, antica porta della città,tristemente relegata a rotatoria spartitraffico. Nume-rosi sopralluoghi si sono succeduti in questi mesi, aiquali hanno partecipato i tecnici appartenenti ai varienti, prima di dare il via alla ripulitura dell’area ar-cheologica di proprietà del Comune di Ariccia dettadel “Torrione Chigi”, dove insistono diverse emer-genze archeologiche, e al primo tratto della Sostruzionedella Via Appia, il grandioso viadotto lungo 230 metriche fu realizzato nel II sec. a.C. Ne abbiamo parlatocon il Presidente della sede Archeoclub d’Italia Aricino-Nemorense, Alberto Silvestri: «Ringrazio anzitutto ladott.sa Giuseppina Ghini, funzionario di zona della So-printendenza Archeologica per il Lazio ed EgidioD’Antimi, Giorgio Staccoli e Guido Cecchini dell’uffi-cio tecnico del Comune di Ariccia, il dott. RiccardoCaldoni e il dott. Fegatelli, responsabile dell’ufficio agro-forestale del Parco dei Castelli Romani, e l’archeologaMaria Cristina Vincenti che ha coordinato le operazio-ni». In questi giorni il diserbo delle aree - per l’acquistodel materiale i soci Archeoclub si sono autotassati -concluderà la prima fase delle attività. Infatti da quan-to apprendiamo si tratta soltanto di un inizio, poiché laSostruzione una volta liberata dalle piante infestanti,cresciute a dismisura in questi anni, avrà bisogno an-che di interventi di restauro e poi ci sono altre due areearcheologiche da valorizzare. Ma quando si parla diAricia, una delle più antiche città latine, che ha dato inatali alla madre dell’Imperatore Augusto, è una cosanormale parlare di emergenze archeologiche. Ancheperché presso il XVI miglio della Via Appia - mi spiegaAlberto Silvestri - era localizzata la prima stazione diposta subito dopo Roma. Ed infatti intorno al 35 a.C. ilpoeta Orazio, “partito dalla grande Roma” passò perAricia e poi continuò il suo viaggio lungo l’arteria, ac-compagnato da un amico greco, sino a raggiungereBrindisi. Un percorso culturale che l’Archeclub vuoleriproporre nell’attualità con il recupero e la valorizza-zione dell’antica Regina Viarum.

Il primo tratto della Sostruzione ripulito

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7Rubrica a cura di: Alberto Pucciarellie-mail: [email protected]

i nostri paesi...Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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(Mariacristina Faraglia) - Il nostro compito èridare fiducia, pur nella consapevolezza del pre-sente. Sono un’insegnante e sempre più, di fron-te ad una generazione di adolescenti resi inertidalla disillusione verso la giustizia e le istituzionisociali, mi pongo il problema di come infonderefiducia, riaccendere la fiamma della curiosità edella volontà. Con le classi terze della ScuolaMedia di Rocca Priora è stato facile individuareun tema e un metodo su cui lavorare: la primamozione di sfiducia da parte dei ragazzi, infatti, èverso il proprio paese, spesso descritto come unarealtà incapace di offrire qualsiasi stimolo allegiovani generazioni. Ci siamo chiesti cosa ne pen-sassero gli altri cittadini di Rocca Priora, indivi-duando cinque fasce d’età, a cui poter fare unaintervista: bambini, adolescenti, giovani adulti, adultie anziani. Scelte le domande e formati i gruppi dilavoro, le interviste itineranti per il paese sonopartite. Tracciando un bilancio complessivo, i datiraccolti hanno innanzitutto messo in evidenza inmodo lampante le maggiori criticità del paese. Sidenunciano infatti la mancanza di centri di ag-gregazione, di iniziative culturali a larga parteci-pazione popolare, di luoghi di svago come cine-ma, teatri o grandi centri sportivi, ahimè di centricommerciali, di una piscina comunale. In parti-colare tutte le persone intervistate si sono mo-strate sensibili ai problemi degli adolescenti, defi-niti dagli anziani come una generazione “che hatutto, ma non ha niente” e percepiti come coloroche risentono maggiormente di un contesto so-ciale che sa offrire così pochi stimoli culturali,spingendo spesso, a compensazione della noia,all’uso o all’abuso dell’alcol e delle droghe leg-gere. I bambini lamentano l’assenza di unaludoteca o addirittura di una scuola più sicura,pur mostrandosi, assieme agli anziani, i più indul-genti verso il loro paese, teatro di giochi e attivitàsportive all’aria aperta. Gli adolescenti, invece,oltre ad essere i più critici verso Rocca Priora,per i problemi suddetti, dimostrano anche di co-noscere poco il loro paese, e di preferirgli altripaesi limitrofi per trascorrere il tempo libero. Ledonne intervistate, per il 30% casalinghe, descri-vono al contrario un paese vissuto soprattutto pas-seggiando, portando i figli al parco giochi o a scuo-la e facendo la spesa Sottolineano, però, la quasitotale mancanza di servizi per una mamma chelavora. Accanto alla denuncia delle criticità èemersa, d’altro canto, la volontà di parteciparealla crescita e al miglioramento del paese, attra-verso la forma dell’associazionismo ambientale,culturale e sociale in senso ampio. La maggiorparte dei soggetti intervistati, e in particolare glianziani, ha inoltre mostrato una certa affezione aRocca Priora, legata alle bellezze naturalistiche,all’aria pulita, alla tranquillità, ad un contesto so-ciale ancora segnato da una piacevole familiaritànelle relazioni interpersonali. Oltre alla novità del-l’esperienza e alle emozioni suscitate dal collo-quio con i propri concittadini, la discussione suidati emersi ha offerto ai ragazzi un’occasione diriflessione più ponderata e consapevole sul pro-prio paese, ampliando le loro vedute, aiutandoliad elaborarne una visione più complessa e menostereotipata. E se alla fine dell’esperienza nonameranno forse di più Rocca Priora e la loro fi-ducia non sarà stata incrementata, per lo menol’avranno conosciuta un po’ di più, nella convin-

zione che la fiducia nasca dalla consapevolezzadi ogni aspetto, e che le proposte di crescita nonpossano che partire da un’analisi dei bisogni edelle risorse. E poi almeno in me, credo, hannoavuto fiducia i ragazzi della 3A, 3B e 3C, per-mettendo la realizzazione di questo piccolo pro-getto, e a loro va il mio sincero grazie e l’augurioche possano crescere in una società a loro misu-ra, come a volte non hanno neppure il coraggio disognare!

ROCCA PRIORA

Alunni reporter, la scuola attivaROCCA DI PAPA

Festa delle ciambelle(Rita Gatta) - Un bel successo a Rocca di Papa larecente festa della “Ciambella degli sposi”, conclu-sasi domenica 24 giugno.

Lo storico borgo cittadino si è visto trasformato: can-didi abiti nuziali indossati da avvenenti fanciulle, alcu-ne sottobraccio al loro cavaliere, volteggiavano tra ivicoli come leggiadre farfalle o eterei fiocchi di neve,per fortuna non scioltisi all’implacabile caldo di“Scipione”. Ovunque la città è stata addobbata connastri di immacolato tulle e numerosi tableaux docu-mentavano il giorno più bello delle nostre bisnonne,nonne, mamme, in foto che vedevano anche la tra-sformazione della nostra città nel tempo. Emblemati-co quello di “Cinque spose e un uscio”, nel quale lefoto ritraevano le belle fanciulle sottobraccio al papàche tagliavano il nastro all’uscita di casa, con un por-tone che nel tempo ha subito le sue trasformazioni,segno di un miglioramento economico in quella fami-glia. E un altro tableau non poteva non immortalarele storiche ciammellare d’a Rocca, partendo daun’ava che già nell’Ottocento preparava ciammelled’i sposi fino ad arrivare all’attuale ciammellarache ancora oggi svolge questa storica attività, nono-stante i numerosi forni cittadini nei quali si offre lostesso servizio. Molteplici le bancarelle di artigiana-to e di degustazione delle ottime ciambelle: dorate,croccanti, con granella di zucchero. Bello è statoveder sfilare le giovani ragazze in abito nuziale se-dute su auto d’epoca, moto, sidecar: tutte rigorosa-mente con il clacson premuto come si usava e an-cora si usa quando gli sposi aprono il corteo. Nonpoteva mancare l’evento culturale: tra la musica deibravi cantanti del nostro territorio, la poesia, recita-ta da concittadini e non, in italiano e in vernacolo:versi che richiamavano soprattutto l’amore, il ma-trimonio, la vita che sboccia, piccole scaramuccetra coniugi, il saluto alla mamma prima di lasciare lacasa paterna e ovviamente le stesse ciambelle.Una festa allegra, gioiosa, calda, dalla quale è emersosoprattutto un grande valore, l’impegno di tutti, unimpegno gratuito, un contributo volontario, per alcu-ni molto laborioso, ma offerto, nonostante la fatica eil gravoso lavoro di preparazione nei giorni prece-denti, con il sorriso sulle labbra e con gioia, qualitàche spontaneamente si elargiscono quando si credefermamente in ciò che si sta facendo!

VELLETRI

Teatro in marcia(Alberto Pucciarelli) - Il “Velletri Teatro Festi-val 2012” si muove in due direzioni: offre una

proposta culturale varia e di ottimo livello all’estatecittadina asfittica per carenza di mezzi comunalie sovra comunali, e funziona da prova-trampoli-no per la prossima apertura del restaurato TeatroArtemisio. Un impegno che hanno accettato, dopouna fisiologica selezione, solo sette benemeriteAssociazioni: Artemista, Teatro di Terra, ColleIonci, Il Teatrone, Alerarti, Calliope, Gli amici diRatatouille. Grazie ad esse nell’ampio e frescoParco Comunale di Villa Ginnetti si sono svolte esi svolgeranno, dal 1° luglio al 2 settembre, unaserie di manifestazioni e spettacoli in grado di in-teressare e coinvolgere ampie fasce di cittadini,dai giovani e giovanissimi ai più ‘grandicelli’. Nelpomeriggio prove di spettacoli e laboratori gra-tuiti per giovani ed adulti, alla sera teatro e con-certi di livello; interessante rassegna ogni merco-ledì sera di “Poesia a doppia pista”, accostamen-ti poetici ora arditi ora consonanti. Naturalmentel’attività teatrale e concertistica si concentra neifine settimana che hanno visto fino ad oraallestimenti ed esecuzioni importanti (Ionesco,Shakespeare, Gogol, Trio Ravel, Ipocontrio,Pegasys Quintet…) oltre intelligenti sorprese, unaper tutte un itinerante “Viaggi Sentimentali, il GranTour” , a cura de “I Sentieri dell’Anima”, conpiacevoli quadri scenografici, musica e letture.Per tutto agosto l’attività continua con altre stuz-zicanti proposte che vanno da Shakespeare aCampanile, dalla musica etnica al jazz. Per i det-tagli del programma si possono consultare i sitidelle associazioni aderenti ed in particolare quellidi Teatro di Terra e di Colle Ionci che sono tra lepiù presenti ed attive con gli infaticabili LuigiOnorato, Pasquale Caputo, Federico Gigli eValeriano Bottini. Anche la storica ‘riservatezza’dei veliterni si va sciogliendo di fronte alla qualitàdegli eventi e le sedie libere stanno onorevolmentesparendo. La cultura a volte è una pietra dura,ma la goccia paziente…

Le 'colonne' Luigi Onorato e Pasquale Caputo

Auguri a nonna RinaRosalba, Pino eMaria insieme ai12 nipoti augura-no un buon com-pleanno a nonnaRina Bassani peri suoi 90 annicompiuti il 20 giu-gno scorso.

Cento di questi giorni!

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8Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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Simbiosi Monte Compatri - Teatro(Alberto Pucciarelli) - Èsolo alla quarta edizione larassegna di Teatro Amatoria-le Premio “Città di MonteCompatri”, eppure ha rag-giunto dimensioni più cheragguardevoli. Ma è l’ap-proccio e l’atmosfera che sirespira che sono sorprenden-ti. Già nel percorrere la stra-da in discesa per arrivare allosplendido parco - vestigia,

aria fina, vista emozionante - sede della manifestazione, si nota l’afflus-so di persone caratteristico di grandi eventi, e quando si arriva, se non siè lesti, nonostante gli oltre 400 posti a sedere, si rimane, piacevolmente,in piedi. Ecco, appunto, l’atmosfera è gradevolissima, si percepisce se-renità e gioia di “c’ero anch’io”; anche Edoardo Torricella e Toni Garrani,grandi uomini di spettacolo, che hanno ‘adottato’ il Festival fin dall’ini-zio, ricevendo una amichevole ‘paesanità’ dalla Città tutta, si muovonotra gli spettatori o sulla scena come fossero in famiglia. Della validità edestensione dell’evento è riferito egregiamente e dettagliatamente in al-tra sede, qui preme sottolineare l’aspetto umano ed artistico che si fon-dono e si riversano sugli spettatori-cittadini orgogliosi. Nella serata fi-nale la Compagnia del Duomo, di Monte Compatri, ha presentato,fuori concorso, la commedia musicale Forza venite gente, notissimo erappresentatissimo lavoro sulla conversione di Francesco d’Assisi. Do-vizia di attori, coreografie ed effetti scenici; protagonisti e coprotagonistiin esecuzioni energiche e applauditissime anche perché tese proprio asollecitare il divertimento del pubblico. Insomma uno spettacolo nel-l’evento, testimonianza efficacissima dell’amore della Città per il teatroe della capacità di mettere inmoto e sintetizzare cultura e in-teressi quotidiani. Un unico di-spiacere, se così si può dire. Ilmusical, di grande effetto, ha ru-bato un po’ la scena ed il temposia ai flash riassuntivi delle operein concorso (che in effetti non sisono svolti) sia alla premiazionestessa. Ma è giocoforza se si vo-gliono godere tutte le emozioni -una vecchia zia diceva “tengo du’ cori” - queste e quelle. Comunqueanche la premiazione ha confermato lo scambio vita-teatro ed un con-fortante interesse dei giovani: tantissimi ed eccellenti ne sono stati pre-miati e tantissimi erano ad applaudirli con cori da stadio. Mai disperare;anche in tempi grami, l’uomo risorge.

È di scena il Teatro(Edoardo Torricella) - Assistere a una rassegna di teatro amatoriale giunta alsuo quarto anno, e notare come questa stia migliorando in qualità, presenza di

pubblico e socializzazione, è cosa chepuò non solo far piacere, ma anche sti-molare gli organizzatori a proseguirecon le prossime edizioni. È quanto av-venuto al “Teatro Festival di MonteCompatri” realizzato all’aperto, al Par-co Karol Wojtyla nella suggestiva zonapanoramica dell’ex cimitero del Romi-to, dove quattro Compagnie, più unafuori concorso, si sono avvicendate dal18 al 22 luglio. Gli spettacoli, piacevoli,

divertenti e ad ingresso gratuito, andavano da Uomini sull’orlo di una crisi dinervi di Galli e Capone, dove vengono simpaticamente spettacolarizzati numerosie diversi aspetti della paradossale vita di coppia, a Non è vero, ma ci credo diPeppino De Filippo, un apologo scher-zoso sulla superstizione che coinvolgeancora e spesso parecchi italiani, finoal divertente testo francese di FrancisVeber, La cena dei cretini testo dalquale la Gaumont ha tratto un noto film.Risate, applausi e livello di recitazione,hanno salutato questi testi realizzati dacompagnie teatrali amatoriali provenien-ti da Terracina “Il Piccolo Teatro”, daLaghetto “Compagnia La Ribalta” eda Ciampino “Compagnia del Jolly”. Per quanto riguarda lo spettacolo Moltorumore per nulla di Shakespeare, rappresentato dalla Compagnia “Il Teatro” diRoma, che lo scorso anno aveva guadagnato il premio più ambito, la giuria tecnicaha ritenuto all’unanimità che la rappresentazione abbia ancora bisogno di qualcheapprofondimento data l’applicazione che la complessità del Teatro Elisabettianorichiede. La manifestazione si è con-clusa con una rappresentazione fuoriconcorso della locale “Compagnia delDuomo” con il festoso semplice efavolistico musical sulla figura di SanFrancesco Forza venite gente diCastellacci e Biagioli. In questa occa-sione è stato ricordato l’attore SilvioSpaccesi, mirabile interprete di questomusical, con un riconoscimento alla car-riera. Il Premio “Città di MonteCompatri” è stato assegnato alla “Compagnia del Jolly” di Ciampino dalla giuriatecnica composta dall’attore Toni Garrani, dal regista Edoardo Torricella e da

Armando Guidoni, presidente dell’ Associa-zione Culturale “Photo Club Controluce”coorganizzatrice con il Comune di MonteCompatri degli eventi, mentre il premio digradimento del Pubblico, confermato da piùdi cinquanta schede, è andato allo spettaco-lo Uomini sull’orlo di una crisi di nervidella Compagnia “Il Piccolo Teatro” di Ter-racina. Altre targhe e riconoscimenti sonoandati alla regia (Roberto Percoco), alla sce-nografia (Alex Papitto) e agli attori (Federi-

co Postiglione - Claudio Mancini - RosaSalemme - Marco Liquori - Bruno Perroni)mentre due riconoscimenti speciali “NuovePromesse” sono stati consegnati a GiacomoVisalli di quattordici anni, e a Elisa Magnante.Trascorrere alcune ore all’aperto e al frescoin divertente serenità, stimolando con il giocodel Teatro le realtà creative, locali e non, diappassionatissimi giovani e meno giovani,crediamo sia l’obiettivo che l’assessore allacultura Mauro Ansovini e il sindaco di Mon-te Compatri Marco De Carolis desiderano raggiungere con questi eventi estivi. Eil risultato ottenuto quest’anno, non fa che confermarlo.

Quarta Rassegna Teatrale “Premio città di Monte Compatri”

Alcuni commenti dalle schede della Giuria PopolareUomini sull’orlo di una crisi di nervi“Brillante mix di sogni, delusioni, catastrofi quotidiane, racconti condivertimento ed ironia dal punto di vista maschile”“Ottima rappresentazione. Decisamente di qualità la recitazione de-gli attori. Di grande effetto l’interpretazione di NICOLA e ClCClO.Purtroppo carenti gli interventi musicali che fortunatamente non han-no inciso sull’andamento della commedia”Molto rumore per nulla“Viaggio lento ma raffinato nella costruzione e demolizione della calunnia”“Cimentarsi con una commedia di Shakespeare non è certo sempli-ce, è quindi da ammirare l’impegno dimostrato dagli attori della com-pagnia, anche se purtroppo non tutti gli attori sono stati all’altezza”Non è vero ma ci credo“Divertente il mettersi in ridicolo, quando si è in preda alla supersti-zione, da parte di alcuni convinti assertori”“Decisamente di buona qualità l’interpretazione degli attori che sonostati in grado di suscitare momenti di grande qualità e simpatia. Per-formance sia della SERVETTA che della SEGRETARIA”La cena dei cretini“Esilarante e surreale”“Grande prestazione!!! E che dire del cretino!”

“Il Piccolo Teatro” di Terracina

“Il Teatro” di Roma

“La Ribalta” di Laghetto

“Compagnia del Jolly” di Ciampino

“Il Duomo” di Monte Compatri

Le autorità e la Giuria tecnica

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(Rita Gatta) - Per la se-conda volta campionemondiale di flipper, Danie-le Acciari, cittadino ven-tisettenne di Rocca diPapa, mostra orgogliosoil suo ennesimo trofeoconquistato il 10 giugno2012 a Seattle. Una vit-toria schiacciante la sua,in una molteplice garache lo ha visto sbaraglia-re ben sessantatré con-correnti provenienti da tutto il mondo e realizzareper la prima volta il record di otto miliardi sui flipper“jackbot”. Il torneo prevedeva otto gironi di qualifi-cazione da tre partite ciascuno, giocate di volta involta con una grinta sempre crescente e, cosa deci-siva, con una tranquillità che ha messo ko l’ansiaemotiva. Quest’ultima infatti ha sempre giocato unruolo negativo nelle gare e Daniele è riuscito adesorcizzarla credendo sempre più in se stesso e neisuoi meriti : «L’emozione è stata mia nemica inmolte occasioni, per esempio nelle competizioniimportanti come gli Europei e il Mondiale, maanche in altri tornei minori: fa parte di me stes-so e non posso eliminarla del tutto, solo nascon-derla, controllarla e agire in modo che i con-correnti mi temano, rendendoli più vulnerabilia livello psicologico». Arrivare tranquillo e decisonei tornei finali è anche merito dell’esperienza ac-quisita soprattutto nell’ultimo anno che lo ha vistovincitore di 11 tornei su 13. Ha un piccolo rammari-co il nostro Daniele: «In Italia - dice - vedo moltepersone che associano il flipper a giochi di az-zardo, tipo le slot machine, e quindi ad un giocodi fortuna, ma non è affatto cosi. Il flipper è ungioco dove bisogna mettere in risalto le propriequalità di controllo palla, i riflessi e soprattuttola versatilità di cambiare macchina in ogni mo-mento. Non tutti hanno la capacità di abituarsiall’istante alla nuova macchina da gioco, ma ilpunto forte nei tornei è proprio quello e bastaun buon allenamento per cavarsela egregiamen-te». Il flipper non è uno sport semplice, come ricor-da Daniele; in realtà è molto difficile da capire ed hamolte varianti. A differenza del calcio con regoleuniversali in ogni campo da gioco, nel flipper ci sonoregole completamente diverse nei vari contesti edoccorre impararle in modo da acquisire una strate-gia valida su ogni tipo di flipper, considerando che siavrà a che fare con oltre 150 varianti. Un buongiocatore deve capire istantaneamente con qualetipo di macchina ha a che fare, lo stato di usura, lasua pendenza, i rimbalzi che compie la palla e quindiprevedere ed evitare buche che portano alla finedella partita. Continua sorridendo Daniele: «Sem-bra che un giocatore di flipper non faccia nulladi faticoso, ma il discorso è ben diverso quan-do si gioca una competizione cosi intensa. Bastipensare alle braccia ed al petto che comincia-no a far male dopo il primo giorno e sempre piùfino alla fase conclusiva del torneo ed a questosi deve aggiungere, ripeto, la pressione psico-logica». Vorrebbe che anche in Italia questo sportavesse una maggiore diffusione, per poter rappre-sentare nelle gare internazionali, non solo se stesso,ma tutta la nostra Nazione. Ciò partendo dal picco-lo, per esempio appunto da Rocca di Papa, dovevorrebbe contribuire a fondare una Lega di flipper

ROCCA DI PAPA

Daniele Acciari due volte campione mondiale di flipperper avvicinare i giovania questo sport. E qui ri-corda che a Terni loscorso anno è nata l’As-sociazione ItalianaFlipper della quale luistesso fa parte e che haorganizzato per il 21 e 27luglio il Torneo Cascatadelle Marmore. Non re-sta che congratularcicon Daniele, augurando-gli un grosso in bocca al

lupo per tutti i suoi progetti e per le sue future gare.

In punta di spilloa cura di Valentino Marcon

MonumentiA Frascati sembra che ogni piccolo spazio verde debbaessere perlomeno ‘abbellito’ da monumenti, cippi e cippettiche francamente non sembra siano proprio indispensa-bili. L’ultimo è quello apparso, quasi all’improvviso nellacalura estiva, nel piccolo e ancora ombroso spazio anti-stante la stazione ferroviaria. Qualcuno deve aver pen-sato: c’è un angolino ancora vuoto, cosa ci mettiamo?Ma naturalmente un ‘bel’ monumento a padre Pio. Orain un’epoca in cui avanza la secolarizzazione, l’indiffe-renza religiosa è palpabile, le chiese sono vuote, incenti-vare queste forme devozionistiche non penso possa por-tare a grandi risvegli di fede. E fare queste constatazioninon significa svalutare la religiosità popolare, ma si do-vrebbe evitare che alcuni gruppi impongano certe inizia-tive (più o meno gratuite); perché, altrimenti, anche iFocolarini potrebbero richiedere un monumento perChiara Lubich, l’Azione Cattolica erigerlo per Fani eAcquaderni (suoi fondatori) o anche per Gedda; l’OpusDei per Escrivà de Balaguer, i ciellini (Comunione e Li-berazione) per don Giussani, e così via… sicché alla fineforse solo qualche povero fedele non ‘inquadrato’ faràancora affidamento al Padreterno senza richiederne unapposito monumento all’amministrazione comunale! Lapopolarità - spesso gonfiata e strumentalizzata - di certefigure o avvenimenti, incentiva talvolta manifestazioni didubbio gusto e validità. Si pensi alla melensa ‘gilettiana’televisiva Canzone per padre Pio, dove l’esibizione di‘devoti’ cantanti (alcuni dei quali più noti per gossip edamanti che magari un giorno si dirà pure che erano de-vote e seguaci di Maria Goretti!) si accomuna agli ‘atei’devoti o ai politici dietro le processioni prima delle elezio-ni. Ma non c’era qualcuno che in questi tempi insistevanel mettere in guardia dal ‘relativismo etico’?!Alternativa Pio IX, papa dell’Ottocento, può essere criticato quantosi voglia, ma è stato comunque ‘beatificato’ ed è statoil pontefice che ha voluto la ferrovia per Frascati. Unomaggio a ‘sto papa poteva anche essere una idea seproprio là ci si doveva fare un monumento. Invece…LeggereÈ di qualche giorno fa l’ennesima dichiarazione, stavoltadel ministro Ornaghi, che in Italia oltre il 50% in un annonon legge un libro. Indubbiamente la realtà è questa eanche la scuola non incentiva molto la lettura, penalizza-ta tra l’altro oggi anche dai nuovi ritrovati informatici.Nel frattempo chiudono librerie e piccole editrici (e nonsolo). Ma ci si è mai chiesti quanto vengano sostenutianche con incentivi economici o detrazioni fiscali, queilettori, e non sono pochi, che nel corso dell’ anno leggononon solo un libro, ma anche dieci, venti, ed oltre?Musiche e polliAnni fa per gli allevamenti di polli in batteria si inventaro-no l’idea delle luci sempre accese e delle musiche aritmo continuo. Si diceva che così sarebbero ingrassatee avrebbero prodotto più uova. Il risultato furono pollipallidi e flaccidi e galline esauste che si accanivano adistruggere le proprie uova. A questi pennuti sembra cheanche tutti noi siamo già stati equiparati. Supermercati,magazzini, bar e quant’altro, ci bombardano di musichettee canzoncine insulse più o meno a decibel rompiballe,inframmezzate da pubblicità e chiacchiere di livello infe-riore al tombino. Stazioni ferroviarie e metro sono altret-tanti luoghi di…ameno relax. Figuriamoci poi come saràlo spirito di quanti lavorano in questi ambienti. E se peradesso sui treni della metropolitana la pubblicità è solo invideo senza audio, si è però scatenato lo stuolo di querulefanciulle, garrule matrone, virago e tamarri vocianti, gio-iosamente riconoscenti alla tecnologia che è riuscita afar squillare i loro cellulari anche sottoterra.

SAN CESAREO

Mercatino solidale dell’usato(Luca Marcantonio) - Nel 1949, in Francia,l’Abbé Pierre fondò il “Movimento Internazionaledi Solidarietà per la Giustizia”, conosciuto da tutticol nome di Emmaus, oggi presente in oltre 30paesi del mondo con circa 350 comunità. Dal no-vembre dell’anno scorso il Movimento ha apertoa San Cesareo il “Mercatino solidale dell’usato”,uno spazio il cui slogan più calzante può a ben dirit-to essere “perché riuso è meglio di riciclo”. Re-carsi presso questo mercatino significa, per chiporta oggetti in regalo destinati alla vendita, evita-re di gettare via cose ancora funzionanti e in buo-no stato donandole a scopo di solidarietà, mentreper chi va a comprare significa portare a casaqualcosa di utile a buon prezzo con la consapevo-lezza di aver destinato i propri soldi alle iniziativebenefiche del Movimento Emmaus. Tutto il rica-vato delle vendite, essendo il mercatino gestito davolontari, è infatti devoluto per le attività a favore dipoveri e sofferenti. Si possono trovare (e quindi por-tare) oggettistica, libri, abbigliamento, bigiotteria,mobili, modernariato, materiale da collezionismo evintage. Inoltre, purché sia ovviamente in buono stato,è previsto anche il ritiro a domicilio per il materialepiù ingombrante. Il mercatino è ubicato a San Ce-sareo al civico 552 di Via Casilina, poco dopo il Km.32. I giorni di apertura sono mercoledì, giovedì esabato dalle 9,00 alle 12,30 e dalle 15,00 alle 19,00.Info: [email protected] - www.emmaus.it

CASTELLI ROMANI

La Grande Muraglia(Concettina Maso) - Si diceva che la Grande Mu-raglia fosse lunga 8.000 km, poi proprio in questigiorni si viene a conoscenza che invece è lunga cir-ca 21.000 km, oggi, io dico che ha raggiunto i 38.000… certo! Lo credo bene! Ha raggiunto i CastelliRomani … con tutta la sua cultura, usi e costumi.Se poi osservo e guardo, mi accorgo che i Castelli apoco a poco si sono chiusi in questa grande mura-glia, perdendo gli usi e costumi, attrazione dei roma-ni, vicini di casa, per non dire che tutto il mondo ciinvidia. Mi domandavo: è questa l’idea di creareposti di lavoro? Di far ripartire il commercio? Diriprendere l’artigianato che tutti c’invidiano? Nonc’è giorno che le mie orecchie non odano questefrasi, che ogni leader di un partito, a partire dal pre-sidente del consiglio, citano nelle loro interviste gior-naliere. Arrampicarsi sugli specchi è demodé ades-so, l’ultimo grido è arrampicarsi sulla grande mura-glia e rimanere lì impalati senza reagire aspettandochissà chi, chissà cosa…

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SAN CESAREO

Prelievi ematici in via Giordani(Luca Marcantonio) - In clima di crisi e tagli c’è for-tunatamente anche spazio per la notizia di un migliora-mento delle prestazioni sanitarie anziché della loro sop-pressione. Dallo scorso 21 giugno, infatti, è stato atti-vato il servizio di prelievi ematici per esami di labora-torio presso la sede locale del Distretto Sanitario diVia Giulio Giordani, 3. Ne ha dato notizia l’assessoreVittorio Paglia, esprimendo soddisfazione per l’arric-chimento di una offerta che era partita con l’aperturadel Punto Unico di Accesso istituito presso il Comunee che ora viene ulteriormente incontro alle esigenzedei cittadini, eliminando la necessità di recarsi pressole sedi di Zagarolo e Palestrina per le analisi del san-gue. È infatti possibile, sempre presso il CUP del Di-stretto, effettuare anche il pagamento del relativo tic-ket. Il servizio per ora è attivo il giovedì ma col temposarà esteso ad altri giorni della settimana. Tutto questoè stato possibile grazie alla delibera di Giunta n. 9 del24 gennaio 2012 con la quale, tra l’altro, il Comune diSan Cesareo ha recepito e portato a compimento conla Asl RmG un progetto socio-sanitario volto ad attiva-re un servizio domiciliare destinato ad anziani fragili eminori diversamente abili. Il progetto, che ha trovatorealizzazione a San Cesareo prima che in altri comunidella Regione, è nato grazie all’incontro tra i due Enti,che hanno sottoscritto un protocollo d’intesa firmatodal sindaco Pietro Panzironi e dal direttore sanitariodella Asl di Tivoli, dott. Nazareno Renzo Brizioli, colfattivo coinvolgimento del servizio sociale comunale,nelle persone del responsabile avv. Cinzia Ferretti edell’assistente sociale Annalisa Pizzari. Per maggioriinformazioni è possibile rivolgersi al PUA presso lasede comunale il martedì e giovedì pomeriggio dalle15 alle 18.

(Marcello Marcelloni Pio) - Il Comune diColonna, in unione alla locale AssociazioneCombattenti e Redu-ci, il giorno 10 delmese di Giugno havoluto segnare unagiornata indimentica-bile in onore dell’Ar-ma dei Carabinieri.La seduta straordina-ria del Consiglio Co-munale ha conferitola cittadinanza onora-ria a tutti i Carabinie-ri della locale Stazio-ne per la loro meritoria attività svolta fin dal-l’origine. Il Sindaco Augusto Cappellini conparole di elogio ha consegnato la targaattestante il conferimento della cittadinanza al-l’esimio Comandante Maresciallo AiutanteSisto Petrucci che si è detto onorato per ilriconoscimento, primo concesso in Italia. Il Co-mandante del gruppo di Frascati ColonnelloRosario Castello, presente alla seduta, nell’elo-giare l’iniziativa assunta dal Comune harimarcato quanto sia importante oggi ricono-scere la fiducia, la vicinanza, il rispetto nel-l’Arma che è ed è stata sempre vicina ai cit-tadini nei momenti di difficoltà. La manifesta-zione è proseguita in piazza presso il monu-mento ai Caduti ove è stata scoperta la lapidedi marmo con effigie in bronzo offerta dal-l’Associazione Combattenti e Reduci a ricor-do indelebile del Vice Brigadiere dei Carabi-nieri Salvo D’Acquisto, eroe medaglia d’oroal Valor Militare, sacrificatosi, come noto, persalvare la vita di altri 22 ostaggi rastrellati nel-la zona di Torrinpietra, a pochi chilometri daRoma durante la seconda guerra mondiale.Dopo l’apposizione di una corona d’alloro, lacerimonia religiosa preparata dal nostro Par-roco don Vincent e officiata dal CappellanoMilitare Don Gabriele che nell’omelia ha esal-tato l’encomiabile servizio che l’Arma assi-cura in Patria e nelle missioni di pace all’este-ro. Il Sindaco Cappellini ha elogiato la nostraStazione dei Carabinieri rendendo pubblico ilriconoscimento della cittadinanza onoraria; hasottolineato l’importanza della lapide a SalvoD’Acquisto fortemente voluta e offerta dal-l’Associazione Combattenti e Reduci ed haaltresì ringraziato anticipatamente i componen-ti la Banda dei Carabinieri che si sono esibitipoi a fine giornata. Il Presidente dell’Asso-ciazione Combattenti e Reduci Sig. SforzaClaudino ha ringraziato tutti gli associati per il

COLONNA

Giornata memorabile per l’Armageneroso contributo offerto e anche il mae-stro del ferro sig. Paglia; particolare apprez-

zamento ha rivolto al-l’AmministrazioneComunale tutta perl’onere assuntosi sen-za di che non si sareb-be reso omaggio a chinon è più tra noi. Lanumerosa presenzadella cittadinanza, ivicomprese le nostreSorelle della DivinaProvvidenza, è stata atestimoniare l’affetto,

la vicinanza e il rispetto verso i propri Carabi-nieri come ha poi ricordato il Vice PresidenteRegionale Bruno Astorre. La cerimonia si èconclusa con la prestigiosa esibizione dellaBanda dell’Arma dei Carabinieri diretta dalMaestro Ciafrei, allievo del compianto nostroconcittadino Grande Maestro FrancescoCapogrossi, che si è esibita in diversi branidalle famose arie d’opera alle canzoni chehanno segnato la storia della musica italiana,previa encomiabile esplicitazione delle stesseda parte dell’Assessore alla Cultura LuisellaPasquali. Alla importante manifestazione hacontribuito la Proloco che, come sempre, conla silenziosa opera dei suoi ragazzi ha assicu-rato tutto il confort logistico. Per completarevorremmo ricordare che il giorno 6 giugno erastato anche celebrato il 198° anniversario difondazione dell’Arma dei Carabinieri.

Roma e dintorni in mostraa cura di Susanna Dolci

Arte e Arredi sacri, Villa Modragone, Monte Porzio Catone, per appuntamento, tel. 06.69401941. Arterussa delle Avanguardie, fino al 2 settembre, Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta (angolovia Tomacelli), tel. 06.0608. Regni Immaginari, 43 tavole ed opere fantastiche da Andersen della Reginadi Danimarca Margrethe II, fino al 9 settembre, Palazzo Massimo, Museo Romano, l.go di Villa Peretti, 1,tel. 06.39967700. Lux in arcana. L’archivio segreto del Vaticano si rivela. fino al 9 settembre, MuseiCapitolini, Palazzo del Conservatorio, Piazza del Campidoglio, tel. 06.0608. Vetri a Roma, fino al 16settembre 300 opere varie e preziose, Curia Iulia, Foro Romano, tel. 06480201. Valentina Movie, omag-gio al famoso personaggio di Guido Crepax, fino al 30 settembre, Palazzo Incontro, Via dei Prefetti, 22, tel0667661. Pascale Marthine Tayou opere in plastica, fino al 28 ottobre, MACRO, via Nizza, 138, tel.06.0608. Carte d’Italie, Napoleone Bonaparte in Italia, fino al 4 novembre, Museo Napoleonico, p.zza diPonte Umberto, 1, tel. 06.0608. Antinoo, la bellezza e il suo fascino, Tivoli, Villa Adriana, fino al 4novembre, tel. 0774 530 203, Archeologia tra ‘800 e ‘900 e la Triade Capitolina, Guidonia Montecelio,Ex Convento San Michele, fino al 5 novembre, Via XXV Aprile, tel. 0774 301290/303435. I Papi e lamemoria, tramite le opere d’arte trafugate e recuperate dalle Forze dell’ordine, fino all’8 dicembre,Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, l.gotevere Castello, 50, tel. 06.68119111. Roma Capitale, 140opere sulla città, fino al 30 dicembre, GNAM, via Francesco Crispi, 24, tel. 06.0608. Dal 1 ottobre al 2013,Vermeer. Il secolo d’oro dell’arte olandese, Scuderie del Quirinale, tel. 06.39967500. Le Fiereprima della Fiera. Le Esposizioni a Roma prima della nascita dell’Ente Fiera, Mercati di Traiano,tel. 06.82059127. Jacovitti 1939-1997, Mura e acquedotti, tel. 06.0608.

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11Rubrica a cura di: Alberto Pucciarellie-mail: [email protected]

i nostri paesi...Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

Sito web: www.controluce.it 7.900.000 visite

(Gelsino Martini) - Ilcentro sportivo di“Monte Fiore” ha visto,per la prima volta,avvicendarsi varie so-cietà sportive, nelle di-verse specialità, insie-me per una tre giornipromozionale delle at-tività sportive presentinel territorio. Hannoaderito alla manifesta-zione: l’Atletica Rocca Priora; l’A.S.D. RoccaPriora Calcio (con il suo fiore all’occhiello dellascuola calcio Marco Amelia); il gruppo Eque-stre Amici del Cavallo; il G.S. Amici del Pedale;l’A.S.D. Gym Point ginnastica artistica; il G.S.Rocca Priora 85 (con le rappresentative diPallavolo, Ginnastica, Tang Su Do); la CorbiumArt School (danza classica e moderna); l’A.S.D.Lucy Dance (danza sportiva); lo Sci Club LesChateaux; l’UISP comitato Lazio Sud-Est.Alla manifestazione erano presenti varie asso-ciazioni sociali di volontariato come i Donatoridi Sangue Neverout, Ass. A.I.L. contro la leu-cemia, Ass. Fibrosi Cistica (rara malattia gene-tica), Centro Vivere Insieme - Casa Famiglia.Il centro sportivo ha ben assorbito il susseguirsidelle dimostrazioni-saggio delle varie attività chesi sono succedute. Ampio spazio è stato riserva-to a Bambini e Ragazzi, con gimkana di biciclet-te, torneo di calcio, battesimo del Pony, gare diatletica per Bambini. Naturalmente ampi spazialle società, con gara podistica dei 5000 in pista,la giostra della Quintana, e la gradita partecipa-zione di atleti nazionali come Marco Lodadio (inquota Gym Point attuale campione italiano agliassoluti nel volteggio) e l’instancabile presenzadel campione del mondo Marco Amelia (attualeportiere del Milan). Società ed atleti hanno datovita ad una convivenza di spirito Olimpico.Trovandoci di fronte alla prima edizione abbia-mo scavato per conoscere idee e motivazionidella manifestazione.Luca Pucci (Atl. R.P.) è il promotore delfestival.D.- Come nasce l’idea. Quali i problemi.R.- Si è sviluppata all’interno dell’atletica per unutilizzo maggiore della struttura di Monte Fiore, eper attivare la partecipazione di tutte le attivitàsportive (quelle che hanno aderito). Essendo lanostra società impegnata ad organizzare la 6x1ora (gara che si svolge in pista), ho trovato ampiadisponibilità in Cocchi ed Ambrogioni. Le altreassociazioni si sono dimostrate subito interessatee pronte all’organizzazione. Se vi è stato un osta-colo è l’inesperienza, siamo alla prima di, speria-mo, future feste dello sport.Come gestore della struttura ho chiesto un pa-rere a Marco Rocchi (R.P. Calcio).D.- Come si sposa l’idea di un festival dellosport, cedendo il passo del centro anche adaltre associazioni.R.- Nessun problema nella collaborazione conle altre attività (già calcio ed atletica convivononella gestione). Abbiamo un forte interesse nelcoinvolgere le associazioni e la cittadinanza nel-l’utilizzo del centro sportivo. Tutti con un com-pito proprio, il primo passo per il futuro. Chiara-mente è necessario ampliare la struttura, con

nuovi spogliatoi espazi coperti, unapalestra e una pisci-na (in progetto nelcentro) per uno svi-luppo che coinvolgatutti i nostri ragazzi.Approfitto dellapresenza di MarcoAmelia (prima del-la partenza per il ri-tiro con il Milan) per

uno scambio di battute.D.- Il primo “Festival dello Sport”; la tuaimpressione.R.- Ottima, con un ampio consenso delle asso-ciazioni. Da segnalare non solo la disponibilitàdei dirigenti nell’organizzazione e nella presen-za nei tre giorni, ma una grande disponibilità deigenitori, nei servizi e nell’assistenza. Tre giorniche hanno prodotto, quantomeno, un cambiomentale nell’utilizzo del centro di Monte Fiore.D.- Il tuo impegno vede un futuro nel nostropaese coinvolgendo le altre associazioni?R.- In attesa di nuove strutture, il mio impegnoè e resta il futuro di Rocca Priora, anche con ilcoinvolgimento della mia famiglia. Con la di-sponibilità delle strutture si può attivare un pri-mo obiettivo di collaborazione, per un futurocentro polisportivo per i ragazzi ed i cittadini.Nella speranza che qualcuno possa fare qual-cosa, o quantomeno incoraggiarci nelle iniziati-ve di tutte le attività.Questo è il nuovo scenario che si presenta allaribalta delle attività ludico-sociali nel nostro pa-ese dal 1° Festival dello Sport, in attesa dei suc-cessivi.

ROCCA PRIORA

Festival dello Sport

SAN CESAREO

L’A.N.C. per Finale Emilia(Luca Marcantonio) - Come sempre in primafila dove c’è da portare aiuto e dove occorraassistenza, anche stavolta la sezione Zagarolo-San Cesareo dell’Associazione Nazionale Ca-rabinieri, presieduta dal Lgt. Antimo De Pasqua-le, si è distinta per aver organizzato una raccol-ta di fondi a favore delle popolazioni emilianevittime del terremoto. In occasione della festain onore di S. Antonio da Padova è stato infattiallestito uno stand, presidiato dagli impagabilivolontari del “Gruppo di fatto”, così da racco-gliere le offerte versate dai cittadini. Tre giornidi apertura hanno fruttato una somma di dena-ro e una tenda da campeggio. Tali beni dellasezione Zagarolo-San Cesareo, sommati a quelliraccolti dalle sezioni di Palestrina e Monte PorzioCatone, sono poi stati interamente consegnatidai rispettivi presidenti nelle mani dei responsa-bili delle Associazioni attive nel comune di Fina-le Emilia, in provincia di Modena. Il ringrazia-mento per i volontari dell’A.N.C. che come alsolito hanno prestato la loro opera senza rispar-miarsi, e per i cittadini che nonostante il periododi crisi hanno voluto contribuire, non sarà maiabbastanza. Infine, mentre andiamo in stampa,è prossima l’inaugurazione a San Cesareo del-la nuova sede. L’A.N.C. potrà quindi finalmen-te avere un proprio locale per le attività istitu-zionali. Ne daremo conto nel prossimo numero.

VELLETRI

La Velitrae volteggia ancora(Alberto Pucciarelli) - La crisi ed il pericolo di scom-parsa della gloriosa e ultracentenaria Associazione Gin-nastica Velitrae, fondata nel 1904, sono stati scongiurati.

Giovedì 12 luglio, con la partecipazione di quasi 100 soci,l’Assemblea, convocata dopo le dimissioni del Presiden-te Stefano Betti, ha eletto il nuovo Consiglio Direttivocomposto da Gianni Marzella, Paolo Cavola, FabrizioMazzalupi, Giorgio Tagliaferri, Fausto Taloni, Bruno D’An-drea, e ha riconfermato Stefano Betti presidente. La so-cietà, recentemente premiata con il Collare D’Oro, mas-sima onorificenza del CONI, merita di restare un fioreall’occhiello per l’intera Città. Nel discorso finale il Pre-sidente, che in apertura dei lavori aveva sottolineato ledifficoltà reali e quelle generate da informazioni e vocipopolari errate, si è dichiarato fiducioso nel contributo disoci e volontari e ha garantito il massimo impegno, comu-nicando inoltre l’accettazione della richiesta del 5 per mille,importante attestato di fiducia. Durante l’assemblea èstata messa a disposizione dei soci la relazione tecnicadella commercialista dr.ssa Fabiola Giorgi e si è verifica-to l’impegno della maggioranza a gestire l’ordinario ed ilpregresso. Significativo contributo morale del prof. Ste-fano Dorigo, tecnico ed ex presidente che ha ricordatocome nella sua lunga vita la Velitrae abbia superato moltiproblemi e perciò ha invitato tutti a stare vicino alla socie-tà perché continuino e si rinnovino successi sportivi econtatti umani importanti per il sociale e i giovani.

Nel pieno dell’assemblea

FRASCATI

Don Umberto fa 50!(n.r.) - Grande festa per Don Umberto Giuliani lo scorso30 Maggio nella Cattedrale di Frascati, alla presenza del

Vescovo Mons. Raffaello Martinelli: nel lontano 1962,proprio il 30 Maggio, il nostro caro Don Umberto venivaordinato Sacerdote dall’allora Vescovo della DiocesiCastellana Mons. Biagio Budelacci. L’indomani a Co-lonna, sua città natale, Don Umberto avrebbe celebratola sua Prima Santa Messa. E proprio nel pomeriggio digiovedì 31 Maggio scorso, alla presenza di Mons. LucaBrandolini, Vicario in S. Giovanni in Laterano e già Ve-scovo di Sora, ed insieme a tanti concittadini, Don Umbertoha anche partecipato alla Processione in onore della Ma-donna. Intorno alla metà di Ottobre poi la Festa sarà tuttaa Cocciano, frazione di Frascati, dove il nostro caro Sa-cerdote fu inviato dal Vescovo Luigi Liverzani come Par-roco e dove rimase a prestar servizio per tantissimi anni.Auguri a Don Umberto da parte di tutta la Redazione.

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12 Rubrica a cura di: Alberto Pucciarellie-mail: [email protected]

Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

Sito web: www.controluce.it 7.900.000 visiteCronache i nostri paesi...

(Manuel Onorati) - Il laborato-rio di “Linguistica e pubblicità”, insigla LabLiPu, in origine prece-duto da altre forme di laboratorioincentrate su singoli aspetti delrapporto tra linguistica e pubblici-tà, nasce come opificio del corsodi Linguistica generale e sociolin-guistica offerto dalla prof.ssaFrancesca Dragotto agli studentidi Scienze della comunicazionedell’Ateneo di Tor Vergata. Loscopo di LabLiPu è cercare di mostrare la com-plessità dei processi che si celano al di sotto deltesto pubblicitario. La lingua, le lingue, i linguaggi eil linguaggio saranno oggetti di disamina approfon-dita. Lo studente alla fine del percorso dovrà pre-sentare un progetto pubblicitario che una commis-sione di professionisti valuterà e, dulcis in fundo,lo stage prevederà un premio per chi presenteràl’idea più bella. Il sito, che al momento ospita i pro-getti di chi si è presentato al primo appello e le infor-mazioni sull’iniziativa, ha avuto quasi 4500 visite inpoche settimane (www.lablipu.wordpress.com). Laprima edizione di LabLiPu ha visto trionfare il pro-

ROMA

Laboratorio di “Linguistica e pubblicità”getto di Giorgia Di Rocco, apprez-zato a gran voce dal famoso copyMichele Tosi: «Come espressonella sua presentazione Giorgianon si è accontentata e ha trova-to una via con una valenza in più.Ha rievocato un’anglicizzazionedel suo cognome per coniare unnome originale per una birra.» Lapreparazione prima e la pubblica-zione poi di O réclame... o recla-mo, testo edito dalla casa editrice

UniversItalia, ha spinto la prof.ssa Dragotto arimodulare il corso, trasformandolo in un’officinamultidisciplinare.In vista del prossimo anno - e considerando il ri-scontro positivo avuto dagli studenti - si prevede unampliamento ed una diversificazione del laborato-rio, trasformandolo in una fucina di idee a cui daresostanza concreta al termine del suo periodo di svol-gimento. L’obiettivo della Docente è quello è di au-mentare il numero dei professori coinvolti e di invi-tare anche degli specialisti dal mondo delle profes-sioni (copy, jingle, placement sul mercato dell’ipo-tetico prodotto).

(Maria Lanciotti) - Chi sarà incaricato di ese-guire le analisi richieste dal sindaco Marini?Grazie alla breve nota informativa divulgata recen-temente dal sindaco di Albano Nicola Marini sullarichiesta ufficiale per la caratterizzazione idrogeolo-gica dell’area della discarica di Roncigliano presen-tata al Centro Nazionale Ricerca (Cnr) e la richie-sta per l’aggiornamento dell’analisi epidemiologicaalle Asl Rm H e Rm E, ci siamo imbattuti nell’Asso-ciazione ‘Vita al Microscopio’ e di rimbalzo in unastoria torbida e allucinante. “Io so ma non ho le pro-ve documentali” - nulla a che spartire con Pasolinise non la stessa ambientazione ambigua fra thrillerfantapolitico e crasso noir - l’asserzione del dott.Stefano Montanari, titolare con la moglie dr.ssaAntonietta Morena Gatti del Laboratorio Nanodia-gnostics di Modena. Tanto per cominciare occorrefar presente che si deve ai dottori Gatti e Montanarila scoperta della nanopatologia, che ha dato il viaalla nuova disciplina medica che si occupa dellemalattie provocate dalle polveri sottili e ultrasottili,inorganiche e non biodegradabili, che vanno dallepatologie cardiovascolari e neurologiche all’infartoalla tromboembolia polmonare e a numerose formedi cancro, fino ad aborti e malformazioni fetali. Unascoperta scientifica che come si può ben arguireandava a toccare interessi forti, dai più banali lavoriodontoiatrici fino al business dei rifiuti e armi letalicome quelle all’uranio impoverito. Pertanto il mi-croscopio elettronico di cui disponevano i due ricer-catori fu loro tolto. Entra a quel punto in scena ilpersonaggio Grillo (Beppe) che si offre per promuo-vere una raccolta fondi per l’acquisto di un nuovoapparecchio e lancia l’iniziativa a Modena duranteil suo spettacolo. Il dott. Montanari opta per unaonlus o fondazione alla quale affidare i fondi e allaquale, una volta acquistato, sarebbe stata intestatala proprietà dell’apparecchio, e si fa avanti un certoCarlo Bartolani che di sua iniziativa apre un contodedicato presso la Banca Etica. Gli spettacoli di Grillosi arricchiscono delle incursioni dello scienziato cheporta avanti inoltre conferenze divulgative a offerta,e tutto quanto arriva in cassa viene consegnato allaonlus di Bortolani senza che i diretti interessati - intotale buona fede - vengano messi al corrente deimovimenti bancari relativi. Finché, dopo un’accer-tata donazione di 50.000 euro arrivata da parte di unprivato, la signora Marina Bortolani - avvocato epresidente della onlus - non poté fare a meno didichiarare che la cifra raccolta era sufficiente perl’acquisto dell’apparecchio. Una volta saldato il de-bito del microscopio - che il costruttore aveva con-segnato in anticipo sul pagamento, fidandosi dellagaranzia personale del dott. Montanari mentre laBortolani che ne sarebbe divenuta proprietaria ave-va rifiutato di aggiungere la sua - sembrò che lericerche potessero riprendere e invece no. Termi-nata la proficua raccolta fondi lo scienziato non in-teressava più a nessuno, anzi rappresentava unapresenza scomoda. E qui andiamo nel terreno sdruc-ciolevole degli schieramenti politici in vista delle ele-zioni nel febbraio del 2008, capitolo che saltiamo apiè pari, salvo dire che anche Stefano Montanari vifece la sua parte, un po’ sollecitato e certo allettatodalla possibilità di poter aver parola sui temi di Giu-stizia e salvaguardia dell’Ambiente; ma la sua di-scesa in campo (benché razionalmente senza alcu-na possibilità di successo) a qualcuno e a molti nonpiacque, e stando alle affermazioni di Montanari acausa del problema ‘politico’ che rappresentava

ALBANO LAZIALE

Discarica di Roncigliano. Due scienziati e un microscopio negato

venne inserito in una certa lista nera. Nella prima-vera del 2008 i grillini fiorentini tentano una raccoltafondi per venire in soccorso ai due scienziati rimastisenza strumenti: si racimola qualche migliaio di euro,ma arriva una diffida e tutto ripiomba a quota zero.Intanto i due ricercatori, poveri in canna ma nonarresi, continuavano a sfornare risultati notevoli dalpunto di vista scientifico quanto mai imbarazzantiper il business sempre più gigantesco degli incene-ritori e di quelle centrali dette ‘a biomassa’ che no-nostante il termine altisonante sono e restano perlegge comunissimi inceneritori di rifiuti che, graziead incentivi pubblici, stavano appestando tutta la na-zione. A questi impianti mortiferi si andavano ad ag-giungere i cementifici che bruciano monnezza le cuiceneri residue finiscono mescolate al cemento. Ungiro pazzesco di decine di miliardi l’anno per questa‘fabbriche di veleni’ che diventano il miele da suc-chiare per tanti pseudo imprenditori di stomaco buonoe senza scrupoli. Analisi taroccate o eluse da partedegli enti che dovrebbero occuparsi della tutela del-l’ambiente, sono un fattore che poco emerge e av-volto nelle nebbie complici. E fu così che ai nostridue eroi venne ancora tolto l’uso del microscopio, efortuna che non si poteva togliere loro l’uso dellavista e della ragione.A giugno del 2009 la signora Bortolani, la cui onlusera legalmente proprietaria del microscopio, informacon una raccomandata i dottori Montanari e Gatti di

aver ‘donato’ l’apparecchio all’Università di Urbino,con il beneplacito di Grillo che avrebbe dato il dovutorisalto all’operazione. Il 22 gennaio del 2010, dopotante battaglie perdute, i due scienziati si videro portarvia l’apparecchio, e chi s’è visto s’è visto. Da alloral’Università di Urbino portò avanti tanti proclami di‘ricerche epocali’ fra cui la più importante risulta es-sere quella sugli Armadilli. Poi, dopo mesi di abban-dono, il microscopio fu concesso dall’Università diUrbino in comodato d’uso gratuito all’ARPAM diPesaro, “a patto che non fosse utilizzato dagli scien-ziati del Nanodiagnostics.” Una postilla veramenteinquietante. Non potendo accedere allo strumento in-dispensabile per le loro ricerche, cosa resta da fare aidue scienziati? Informano, prima di tutto, e non è pocoscontrarsi con la disinformazione organizzata e unpopolo addomesticato e acritico. Hanno redatto il li-bro Nanopathology pressoché sconosciuto in Italiama presente nelle biblioteche delle maggiori Univer-sità del mondo; scrivono articoli scientifici pubblicatida riviste internazionali; sono stati a capo di progetti diricerca della Comunità Europea; sono stati relatori aLondra alla Camera dei Lord, alla NATO, alla FAO,all’OCSE, all’ISO e ad altri enti scientifici e tecnici alivello mondiale. Ora anche il dipartimento di StatoAmericano e la CIA si stanno interessando ai lororisultati. Mentre qui le domande incalzano, logiche espaventose: a chi sarà affidato il compito di eseguirele analisi richieste dal sindaco Marini su delega deisindaci di bacino dei comuni che sversano i rifiutiindifferenziati nella discarica di Roncigliano nel co-mune di Albano Laziale? Perché gli scienziati Stefa-no Montanari e Morena Gatti non hanno accesso almicroscopio, pur essendo titolari del laboratorio Na-nodiagnostics di Modena? Perché ‘gli unici scien-ziati che forniscono dati VERI su queste problemati-che’ non sono stati i primi a essere interpellati? Per-ché Nicola Marini prima parte sparato per una dire-zione e poi fa altre pensate? suggerite da chi? E viadiscorrendo, in un crescendo di tensione che sta toc-cando ormai i picchi massimi, mentre cresce l’allerta.

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13Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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Rubrica a cura di: Armando Guidonie-mail: [email protected]

Scienza

A mbiente

Scienza per la massa(Nicola D’Ugo) - Leggo in un articolo di Slate questo inizio:«Di tutti i miracoli della vita, questo è di gran lunga il piùmiracoloso: i corpi delle donne, nella maggior parte dei casi,non attaccano e non distruggono il feto che cresce dentro diloro. Da un punto di vista immunologico, il feto è uno stranie-ro. Come un germe. O un organo trapiantato. E il vostrocorpo è programmato per attaccare gli estranei.»Come si comprende dall’inizio dell’articolo, il miracolo consi-sterebbe nel fatto che i corpi «delle donne» (e non ‘deivivipari’) non distruggono il feto. L’inizio dell’articolo mi hafatto ridere, perché sembra un passo satirico di Aldous Huxleysulla scienza. Ma se Huxley punzecchiava, Randi HutterEpstein - autore dell’articolo di Slate intitolato «Il vostro fetoè uno straniero: e allora perché il corpo d’una donna incintanon l’attacca?» - intesse, dal suo punto di vista, un serio pa-rallelismo. Quando leggo che «Da un punto di vistaimmunologico, il feto è un estraneo,» mi viene da pensareche sia sbagliato il punto di vista degli immunologi, non il com-portamento del corpo femminile. È la biologia a doversi ade-guare ai processi della natura, e non il contrario, se vuoleessere utile all’umano sapere. Cercando di ricostruire comefunziona la natura, e non perché.Un feto è un feto, mentre un parassita proviene da una spe-cie diversa. Se due cose hanno molte caratteristiche in co-mune, devono esser tenute distinte per saperne di più su cia-scuna di esse, altrimenti non ci si trova di fronte a due cose,ma ad una. Abbiamo parole come ‘mela’, ‘arancia’, ‘limo-ne’, ‘uomo’, ‘cavallo’, ‘pietra’. I nostri antenati hanno sco-perto che un rudimentale equivalente della parola ‘oggetto’che serviva ad indicare queste entità diverse non fossebastevole: qualcosa poteva esser mangiato; qualcosa potevaessere usato per pregare, tagliare e frantumare. Noi conti-nuiamo a fare allo stesso modo, inventandoci parole come‘bosone’.Una ricerca scientifica non deve spiegare il perché dei feno-meni, bensì come essi funzionino o potrebbero funzionare,presentando uno o più modelli che possano tornare utili adaltri ricercatori. I ricercatori scientifici seri non perseguonola verità, nella misura in cui non ritengono che un modellopossa rappresentare la realtà in sé. La verità non è il finedella scienza, la quale funziona semmai al contrario, e cioècercando di chiarire quali siano i limiti dei modelli preesistentie dando adito alla proposta di modelli più adeguati a far fron-te alle lacune gnoseologiche.L’articolo da cui ha preso spunto Epstein è stato pubblicatosulla rivista Science con un titolo molto repulsivo per le mas-se: «Chemokine Gene Silencing in Decidual Stromal CellsLimits T Cell Access to the Maternal-Fetal Interface». L’ar-ticolo di Science non spiega perché sia miracoloso che il cor-po d’una donna incinta non distrugge il suo feto: mette inrilievo alcune scoperte sui meccanismi di risposta immunitariadei linfociti T nella placenta, sperimentati sui topi. È allorainutile e fuorviante l’articolo di Epstein su Slate? Direi pro-prio di no: invoglia, col suo titolo provocatorio, ad avvicinarsialla scienza, costruendo sì mitologie della vita quotidiana, maindicando le fonti originali da cui prende spunto.L’articolo di Slate: http://slate.me/QJWJBZ

(Wanda D’Amico) -William Gladstone,storico Primo Ministrobritannico, aveva pro-clamato:«Se sentite freddo, iltè Vi riscalda; se sie-te troppo accaldati, Viraffredda; se siete de-pressi, Vi allieta; sesiete eccitati, Vi cal-ma.»Non poteva di certo immaginare che adistanza di qualche decennio, questa gran-de storia d’amore degli inglesi con il tèsarebbe approdata a nuovi sorprendentitraguardi grazie alla sua intrinseca capa-cità di “disattivare gli effetti bio-terrori-

stici della ri-cina.” La ri-cina è unasostanza tos-sica altamen-te letale,estratta dallapellicola in-terna del ri-vestimentodel seme delricino comu-ne, una pian-ta che cre-sce facilmen-te in tutto ilmondo; una

caratteristica, questa, che da sempre hareso questa sostanza interes-sante come potenziale armabiologica. La tossina è un de-rivato letale (per la quale nonesiste cura o vaccino effica-ce) del seme della pianta im-piegata per fini ornamentaliper le sue foglie palmate e ifiori di colore accesso.La ricina ha avuto un largoimpiego come arma biologiadurante la Prima Guerra Mon-diale ed è stata al centro di unaserie di tentativi di attacchi ter-roristici negli Stati Uniti.È solitamente ricordata per-ché utilizzata nel 1978 per uc-cidere lo scrittore dissidentebulgaro Georgi Markov men-tre aspettava un autobus sulponte di Waterloo a Londra.

Una tazza di tè contro un attacco bioterroristico!!(Markov è stato iniet-tato con un veleno ri-cina utilizzando la pun-ta di un ombrello da unsospetto agente delKGB.) Nel tè comu-ne è presente una ca-techina, della famigliadei polifenoli, l’epigal-locatechine-gallato(EGCG) che è parti-colarmente attiva su

più fronti:· Azione anti-ossidante·Inibizione dell’angiogenesi.·Inibizione enzimatica contro il meccani-smo di metastasi.·Inibizione enzimatica contro la longevitàdella cellula tumorale.· Altri effetti benefici: migliore ossidazio-ne degli acidi grassi a fine energetico.· Effetto positivo sulla riduzione del tassodi colesterolo a bassa densità (LDL) econtrollo dell’insulinemia.Il professor Les Baillie e il suo team, del-la Cardiff University, che avevano già stu-diato che il tè nero, senza l’aggiunta dilatte, ha la capacità di uccidere Bacillushantracis , hanno dunque reso pubblici irisultati della loro sperimentazione dimo-strando ancora una volta la grandel’interagibilità dell’epigallocatechine-gallato (EGCG) e di come questo riescaa interagire con la ricina inibendola.Fonti: www.hazmatresponderworld.com/news/www.thisislocallondon.co.uk/news/

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Per problemi di spazio, in questo numero non sono state inserite le rubriche:I nostri Dialetti, Spettacoli e arte, Letture

Ci scusiamo con i lettori.

Ricino

Sensori di gas intelligenti(Wanda D’Amico) - Sensori chimici intelligenti ingrado di rilevare i vapori di armi chimiche o indicatoridi malattia più efficienti dell’attuale generazione dirivelatori, ma anche in grado consumare meno ener-gia, indispensabile per allungare la durata della batte-ria sul campo di battaglia, all’interno di una miniera, oin ambulatori isolati.Sensori di gas portatili possono permettere di ricer-care esplosivi, diagnosticare patologie attraverso ilrespiro del paziente, e decidere se è sicuro di rimane-re in una miniera. Questi apparecchi possono faretutto questo attraverso l’individuazione e la misura-zione di prodotti chimici nell’aria.Il modello smart, in fase di sviluppo presso l’Univer-sità del Michigan è in grado di rilevare i vapori diarmi chimiche o indicare l’esordio di una malattiameglio del design attuale.Fonte: www.homelandsecuritynewswire.com

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Rubrica a cura di: Maria Lanciottie-mail: [email protected]

14Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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(Toni Garrani) - Sono passati solo due anni,e John Martin ha imparato tutti i trucchi delmestiere del 7° Cavalleria, ha imparato a ca-valcare per giorni su quella strana sella a staffalunga, a orinare di lato senza scendere dacavallo, a sparare col fucile al galoppo, te-nendo le briglie con la sola sinistra e bilan-ciando il fucile con la spalla destra, a dormirecon la sella come cuscino e i coyote comeserenata, a guardare sempre negli stivali almattino per evitare spiacevoli intrusi, a spa-rare ai bisonti in carica perché molto megliodella carne secca. Due anni, e Sala Consilinaè già così lontana, e la caccia alla lepre, e ilvino giovane, e anche l’Italia, e Garibaldi, eMazzini, e il Risorgimento. Certo lì si lottavaper fare l’Italia, per la Patria, per la Libertàdel Popolo, per scacciare lo Straniero dalSacro Suolo, per restituire Roma agli Italiani.Anche qui però si combatte per creare unoStato Democratico, una Repubblica moder-na e civile, e se questi musi rossi non lo capi-scono, che se ne stiano nelle loro riserve afar la vita dei selvaggi e non diano intralcio alprogresso. Mentre John si perdeva dietro aqueste riflessioni, arrivarono al galoppo gliscout di Custer, degli indiani Arikara e Corvogridando come ossessi. John, pur essendo vi-cino a Custer non capì nulla del dialogo con-citato tra il Generale e gli scout, ma qualcunogli spiegò che all’alba gli scout avevanoavvistato dall’alto di una collina, detta Nidodi Corvo, una gran quantità di indiani in unvasto insediamento di tende. Custer partì su-bito verso l’altura, e lui dietro sempre a di-stanza regolamentare. E quando dopo alcu-ne ore vi arrivò in cima, John lo sentì esultareguardando verso valle: «Eccoli, sono in trap-pola, non ci resta che scendere a fare il no-stro lavoro.» Ma la vista da lì sopra non eraottimale, e John riuscì a malapena a vederedelle tende di un villaggio apparentementedeserto: non si riusciva ad avere una visualechiara dell’accampamento a causa della scar-sa visibilità. «Sarà un lavoretto facile facile»pensò John, partendo al galoppo dietro alGenerale che, tornato al bivacco, diede im-mediato ordine di dividere il Reggimento inquattro colonne per prendere il villaggio datre lati e non dare via di scampo agli indiani.Custer con 211 uomini avrebbe coperto unodei fianchi, Reno con tre squadroni avrebbedovuto aggirare il secondo fianco, Benteencon altri tre squadroni doveva spazzare l’areacircostante, mentre Mc Dougall doveva se-guire con le salmerie. Arrivati in prossimitàdel villaggio Custer ordinò a Reno di guadareil fiume e prendere di infilata il campo. Luiinvece si diresse verso delle alture per aggi-rare la postazione nemica. John si arrampi-cava dietro a Custer sentendo sotto la sella ilsuo cavallo già assai affaticato dalla corsa.Arrivati in cima all’erta, attraverso il varcodel Medicine Tail Coulee all’improvviso si aprìuno spettacolo terrificante. Erano su un cri-nale scosceso che scendeva verso il fiumedove era l’accampamento di tende, e da lìfinalmente Custer ebbe per la prima volta unavisione reale della situazione: sotto i suoi oc-chi un accampamento di centinaia di tendeospitava migliaia di indiani pronti ad affronta-

Camicia Rossa, Giubba Blu – 2/2re Reno che arrivava dal fiume. John a fian-co del suo Generale aveva già in mano latromba, pronto a suonare la ritirata. Infatti inquella situazione non c’era altra soluzione cheritirare tutti gli squadroni del battaglione suuna postazione difendibile, riunificando le for-ze. John guarda Custer, in attesa dell’ordine.Ma Custer lo chiama vicino a se, e gli ordina:«Parti al galoppo per cercare Benteen e diglidi raggiungerci subito qui con uomini e muni-zioni, e cerca anche Mc Dougall con lesalmerie.» Martin in quel momento ebbe unattimo di perplessità. Ma come, non ci ritiria-mo? Restiamo qui a farci massacrare? Sonodieci volte noi! Forse ho capito male? Ma iltenente Cook, aiutante di Custer, conoscen-do la scarsa padronanza dell’inglese di Martingli scrive un biglietto con l’ordine, e gli intimadi volare. Martin se lo infila nel guanto e par-te al galoppo, mentre Custer comincia la suaultima battaglia. Martin galoppò con l’animain gola, giù dall’erta, dando di gambe al suocavallo già al limite delle forze, sentendo allesue spalle l’inizio della battaglia e le urla degliindiani, e senza neppure saper bene doveandare a cercare Benteen e i suoi squadroni.Attraversò un caotico campo di battaglia dacui spuntavano nemici ad ogni passo. Si but-tò alla cieca verso la direzione da cui eranopartiti alcune ore prima, senza avere idea dellastrada da prendere. A un tratto sentì fischiar-gli nelle orecchie il rumore di pallottole di fu-cile che arrivavano da più avanti, il cavalloscartò un paio di volte, poi con le ultime forzesi scapicollò verso qualcuno che gridava:«Non sparate, non sparate, è dei nostri!» Era-no gli uomini di Benteen con la carovana deimuli delle munizioni, che avendo sentito glispari, si erano diretti verso il luogo dello scon-tro. Martin si buttò sugli attenti, mentre il ca-vallo ferito e sanguinante si schiantava al suo-lo, e cacciò l’ordine dal guanto. Letto l’ordi-ne, Benteen si mise in movimento lentamen-te verso Custer coi suoi muli carichi e stre-mati, ma si trovò presto di fronte Reno e isuoi uomini ormai decimati, assediati dagliindiani su una collina dove si erano rifugiatiper un’ultima difesa. E decise di affiancarsia loro. John vendette cara la pelle asserra-gliato sulla collina assieme a tutti gli altri, spe-rando in un miracolo. Ripensò a quell’altravita, a quell’altro mondo da cui era fuggito,alle cariche alla baionetta, ai bombardamentiaustriaci, a quell’altro Generale dai biondi ca-pelli, e nel frattempo mirava a quelle sagomeche parevano uscite dalle feste del paesequando si bruciavano i fantocci mascheratida diavoli in piazza. E sparava. E sperava.Sparò per tutto il giorno col suo Spencer asette colpi, poi con la sua Colt a sei colpi.Sparò fino a sera. Sperando. E pregando. Esopravvisse. Quando anche la colonna di McDougall raggiunse Reno e Benteen coi rifor-nimenti e le salmerie, dall’altra parte del fiu-me i 242 uomini di Custer erano tutti morti. Il“Generale” fu ritrovato nudo e con due foridi pallottola uno al cuore e uno alla testa. Nonvenne scotennato forse perché si era tagliatoi capelli prima della battaglia. John Martinmorì investito da un camion a Brooklyn il 27dicembre del 1922.

Vergarolla: 18 agosto 1946(Maria Luisa Botteri) - Adesso che sono cominciate levacanze, i ragazzi, felici e contenti, invadono le spiagge egiocano allegramente. Fanno bene. Ma noi non possiamonon ricordare che il 18 agosto del 1946, ad un anno dallafine della Seconda Guerra Mondiale, ma un anno primadel trattato che cedette anche Pola alla Jugoslavia, altri

ragazzi italiani giocavano allegramente nella loro ridentespiaggia di Vergarolla, a Pola. La guerra era finita e ilcaldo consigliava di restare in spiaggia anche il pomerig-gio. Molti avevano portato qualcosa da mangiare e al-l’ora di pranzo stavano consumando i panini, altri eranoancora attenti alle gare di nuoto che avevano impegnatomolte speranze locali. Nessuno dava importanza alle gros-se mine disinnescate da tempo dai bravi marò della SanMarco e accumulate in un angolo. Anzi qualcuno avevadeposto i propri panni, come ormai era abitudine fare,proprio all’ombra di quelle mine, tranquillo e sereno. Inun attimo tutto ciò fu sconvolto da un boato terribile deri-vato dall’esplosione a raffica, una dopo l’altra, di quellatrentina di mine. Il disastro fu immediato. Centinaia i fe-riti e diverse decine i morti. Il fatto tremendo è che furo-no nella maggioranza bambini, che stavano giocando al-legramente in una tranquilla giornata di agosto. E in quel-la tranquilla giornata di agosto tutta Pola vide il fumo chesi alzava nel cielo e gli inconsapevoli gabbiani che, dabravi spazzini, svolazzavano con in bocca i brandelli umaniprovocati dall’esplosione. Tutti i cittadini di Pola si reseroconto, in quel momento, che per loro la guerra non erafinita, anzi diventava impellente la necessità di scappare,di andarsene, perché si erano resi immediatamente contodi quello che gli organi ufficiali hanno ammesso solo dopomolti anni: si trattava di un attentato voluto da Tito controla popolazione italiana. Questo episodio ritorna prepoten-temente alla mente dopo il recente attentato di Brindisi, incui alcune ragazze innocenti sono state uccise o rovinateper sempre. Ora si sa anche nome e cognome di chi, perordine dell’OZNA (polizia segreta della Jugoslavia fa-cente capo a Tito), aveva nottetempo riattivato le mine e,postosi a discreta distanza, le aveva fatte esplodere nelmomento di massima affluenza. È un nome che qui nonvogliamo ricordare. Invece in quel lontano giorno del ’46,a Pola rifulse la gloria di un italiano il cui nome non deveessere dimenticato. Di lui, Giuseppe Micheletti, vogliamoricordare che era un medico e lavorava all’ospedale mag-giore di Pola dove, da subito, arrivarono le ambulanze coni superstiti ridotti in stato pietoso che da lui furono curati.Mentre stava così lavorando, gli inservienti gli mostrarono,tra i morti, il corpicino di uno dei suoi due figli, di sua sorella,del cognato e non poterono mostrargli l’altro figlio, di cuinon si trovò traccia o quasi. Nonostante la voglia di correredalla moglie per consolarla, non si mosse dall’Ospedale eper altre ventiquattrore operò, tagliò, cucì e rese possibilela vita a centinaia di persone. Riteniamo che un pensieroreverente, anche qui ai Castelli Romani, debba andare aquesto medico che perse tutto in quell’attentato tranne l’ono-re. Egli rappresenta il tipo di italiano che noi amiamo e chesperiamo sopravviva a questi tempi turbolenti. Noi tutti glidiciamo: Grazie, dottor “Geppino” Micheletti.

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15Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

Sito web: www.controluce.it 7.900.000 visite S T O R I ARubrica a cura di: Maria Lanciotti

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(Maria Lanciotti) - (tratto da ‘Campo digrano’, Anni Nuovi 2003) Finite le elemen-tari vado a scuola a Frascati, all’Istituto diAvviamento Professionale ‘Nazario Sauro’.A Ciampino, dove vivo, c’è solo una scuolamedia privata, e per proseguire gli studi tantidi noi devono prendere il treno, potendo sce-gliere fra Roma o qualche comune dei Ca-stelli. Il primo giorno mi accompagna miamadre, elegante nel suo vestito nero con ifiori azzurri, le calze con la riga e le scarpecol tacco. Il treno sale, passa sotto la galleria- qui durante la guerra era nascosto ilcannonissimo, mi spiega mamma, che daCiampino sparava fino ad Anzio - si ferma aValle Violata, si arrampica fra i vigneti, i frut-teti e le scarpate e subito si arriva al capolinea.La stazione con la fontanella, gli archi, i finestronie fuori il grande piazzale, le scalinate che portanoalla passeggiata, la piazza con la fontana e sullosfondo Villa Aldobrandini che sembra l’illustra-zione di un libro di favole. Vie e viuzze nel profu-mo di pane appena sfornato, nella vetrina dei dol-ciumi le pupazze con tre sise, il Bar degli Spec-chi, piazza San Pietro con la cattedrale di pietrascura, la galleria ed ecco la mia scuola, un palaz-zo antico, chiaro e maestoso. È un altro primogiorno di scuola. Non piango, quando vedo mam-ma allontanarsi, dopo che in segreteria ha depo-sitato la sua firma. Riprenderò il treno e da solatornerò a casa, mi sento molto responsabile.E arriva l’odore dei giorni più belli della mia vita,l’odore delle scarpe da ginnastica, del cornettoalla crema, del foglio protocollo, delle mura dellamia scuola, del legno dei banchi macchiati d’in-chiostro e incisi col temperino; odore dei miei

1953, Scuola di Avviamento Professionale ‘Nazario Sauro’ - 1

undici anni appena compiuti, anche gli anni han-no il loro odore. Odore dello sferragliare del tre-no, dei sedili, della ritirata, odore di ottobre, dellaborsa di cuoio che mi ha regalato mio fratelloAugusto, odore di libertà, uguale a quello dei pra-ti. È come se avessi varcato una soglia e fossioltre le mura, ho voglia di correre e di saltare osta-coli, ho voglia di sfida. I professori dicono che houna buona preparazione (merito dell’insegnamen-to delle suore claretiane alle elementari), don Gio-vanni mi scrive spesso una nota d’elogio sul diarioche mio padre firma compiaciuto, mi piacciono lematerie nuove, ho voglia di sapere, tanta curiosità.Il programma è basato sulle materie tecniche, com-putisteria stenografia dattilografia merceologia,poche davvero le ore di letteratura, le più belle.Ma è la cittadina che più mi affascina, e partiamoalla sua scoperta con la mia amica Rita. Vicoli epiazzette, palazzi signorili e osterie, punti panora-mici e fontane, Villa Torlonia immersa nel verde

Frascati - Stazione FS

incolto. Esploriamo i dintorni, osserviamo dal-le feritoie della recinzione Villa Aldobrandini,proseguiamo sulla via del Tuscolo e conosco ifiori di bosco, tappeti colorati e festosi, rampi-canti che avvolgono i tronchi, chiazze di luce edi ciclamini. E ci arrampichiamo sul viottoloirto e tortuoso, ogni volta ci spingiamo più avantie un giorno arriviamo a vedere la croce di fer-ro e sotto il vuoto, lo spazio, l’orizzonte apertoe il silenzio rotto solo dal canto degli uccelli.Il mondo apre le sue finestre, basta affac-ciarsi. Laggiù, dove scendono e si alzano gliaerei c’è Ciampino, da qui appare lontano elo sento lontano, che strana cosa la distanza,non è fatta di tempo e di spazio, di che cosa èfatta la distanza? Nel ridiscendere mettiamo

un fiore alla Madonnina tutta bianca in mezzo alverde, non mi sembra di leggere rimprovero neisuoi occhi, anche se non dovrei trovarmi quassù;guai se mamma sapesse che mi allontano tanto,ma dalla fine delle lezioni alla partenza del trenopassano a volte alcune ore e noi ne approfittiamoper scoprire questi posti incantevoli. Parliamo ditante cose con Rita, ci facciamo domande e cidiamo risposte senza sapere se sono quelle giu-ste. Rita ha paura d’ingrassare e non fa mai co-lazione, io sono magra e ho sempre fame. Mam-ma mi dà ogni giorno venti lire per comprare lamerenda, ma serve sempre qualcosa in cartole-ria e sono più le volte che resto digiuna, sognandoil maritozzo con la crema di Rosina, nellabotteguccia dietro la chiesa del Gesù. Ma sognoanche un ragazzino che a scuola sta all’ultimo ban-co, e ogni volta che mi giro lo scopro a guardarmi.Si chiama Renzo, ha il ciuffo nero e gli occhi scurie non mi rivolge mai la parola. (continua)

Rubrica a cura di: Luca Nicotrae-mail: [email protected]

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(Toni Garrani) - Sono lì in cucina. Fa un caldoafoso. Ho finito di scolare l’ultima goccia di suc-co di ACE dal suo contenitore di cartone. È unparallelepipedo colorato con al margine supe-riore un tappo di plastica. Lo butto? Certo.Dove? Guardo i due contenitori sotto il lavello:uno per plastica e vetro, uno per l’organico.Guardo il cestino per la carta sotto la scrivania.Lo butto nella carta. Però il tappo è di plastica,ed è inserito in una placchetta di plastica an-ch’essa. Sono un bravo cittadino, ecologico edecocompatibile. Decido di levare la plastica dalcartone e gettarli separatamente ognuno nel suocontenitore apposito. Cerco di staccare la plac-chetta di plastica dal cartone. Non viene via.Pendo un coltello e cerco di bucare il cartone. Èduro come il ferro. Mi innervosisco e lo pugnalopiù volte. Cerco di sventrare la parte superioredel parallelepipedo accoltellandola e tirandola coidenti. Si strappa tutto, e viene via tutta la partesuperiore del contenitore di cartone con appressoil tappo e la placchetta di plastica. Dall’internoschizza il residuo di ACE che era rimasto sulfondo e mi sbroda la camicia. Sono sempre piùnervoso e sudo come una fontana. Guardo conodio il contenitore sventrato, e scopro che l’in-terno sembra ricoperto da uno strato argentato.Sara alluminio? E allora dove lo butto? E il pez-

Nevrosi da rifiuto di noi cittadini eco-compatibili

zo di cartone col tappo incorporato, dove lo but-to? Cerco di calmarmi, apro il frigo, prendo labottiglia di frizzantino che ho aperto ieri, e mibevo l’ultimo bicchiere rimasto. Ora va meglio.La bottiglia va buttata nel vetro, su questo no cisono dubbi, fortunatamente. Ma l’etichetta? Èdi carta. Io sono un bravo cittadino, ecologicoed eco-compatibile, e le cose mi piace farle perbene. Come si stacca l’etichetta dal vetro? Conl’acqua calda, perbacco! Metto la bottiglia sottol’acqua bollente, l’etichetta si ammolla, siraggrinzisce, ma non si stacca. Provo a grattar-la con le unghie. L’effetto è quello che ottiene ilgatto quando si fa le unghie sul divano: striature.E carta e colla sotto le unghie. Va beh, la butte-

rò con tutta l’etichetta, non sarò fucilato perquesto (spero). Ma il tappo? Caspita questo èfacile: è sughero, quindi organico! Lo guardo.Mi guarda. E mi sorride beffardo. Sembra su-ghero, ma è un sughero strano, mutante, non ilcaro vecchio sughero, quello del presepio perintenderci. Questo è gommoso, e poi non sa ditappo. Se fosse plastica? Sono di nuovo nervoso.Apro una nuova bottiglia di frizzantino e mi fac-cio un altro bicchiere. Ma ci devo mangiare so-pra qualcosa. Prendo una confezione di mandor-le chiuse in una sacchetta bucherellata e le versoin una coppetta. Sono ottime col frizzantino. Guar-do la sacchetta bucherellata e cerco di capire diche materiale è fatta. Deve essere una formulacreata dagli alieni, perché non sembra plastica,ma non è carta, ed è robustissima come tela. Sonoal terzo frizzantino. Prendo l’accendino e provoa bruciare la sacchetta, per vedere come reagi-sce. Si autodistrugge in una fiammata azzurrina.Prendo i resti alieni, li ammucchio col carton-al-luminio, con il tappo mutante, coi rimasugli di eti-chetta e colla, con la placchetta di plastica inse-parabile dal suo parallelepipedo, e vado in bagno,sotto il lavello, dove c’è il più simpatico di tutti icestini di rifiuti: indistinto non riciclabile. E lì inumoi poveri resti brindando col frizzantino, sicuro diessere eco-compatito.

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Il calcio è marcio(Arianna Saroli) - Uno scandalo travolge il giocopiù seguito. Sembra la rappresentazione del nostroPaese. Quel che dovrebbe dispiacere non è la sco-perta di aver guardato uno spettacolo farlocco, averdilapidato passione e ansia per una trama combi-nata. Ciò che deprime sono gli attori, l’impossibili-tà dell’educazione al ruolo. Purtroppo resta sul piattosolo la triste e semplice avidità. La stessa di chipotrebbe pagarsi le vacanze e se le fa regalare,acquistarsi la casa con i propri soldi e se la fa com-prare “a sua insaputa”. L’autobiografia della na-zione (e quindi, della nazionale) è una lungatragicommedia in cui ogni capitolo ripete intreccidel precedente, personaggi diversi si comportanoin maniera simile. Ci sono nomi e situazioni “rive-late” ieri di cui si sapeva da tempo. Ci sono calcia-tori la cui presenza ai casinò è più assidua di quelladei croupier. Ci sono squadre di serie A e B di cuisi può predire la classifica finale a settembre. Cisono delle certezze, almeno qui … I fatti di questigiorni testimoniano che il gioco nazionale non èpiù, se lo è mai stato, un gioco pulito e teso solo aldivertimento dei tifosi. Qualcosa non va nella no-stra società se si è arrivati a questo punto: se ilcalcio è marcio, forse anche una comunità chepermette ciò è da considerarsi marcia. I giovanihanno smarrito la voglia di darsi da fare, voglionotutto e subito. Mancano gli esempi positivi degliadulti e, se qualcuno vuole comportarsi in modoonesto, viene deriso dai cosiddetti “più furbi”, cheimbrogliando e, ammucchiando denaro, diventanoi modelli di riferimento da emulare. Cambiare que-sto modo di vedere è il vero problema del gioco delcalcio e dell’intera Nazione. Noi abbiamo la possi-bilità di contrastare e ribaltare la situazione e ditornare a credere in valori che vanno oltre la su-perficialità del denaro, confidando nella lealtà, nel-la trasparenza e nella fratellanza.

Immigrazione: Binario 15(Manuel Onorati) - In molte città italiane si am-plifica il fenomeno dell’immigrazione: si assiste allanascita di comunità etniche straniere, le quali

interagiscono, costantemente o per nulla, con lanostra civiltà. È proprio da questo senso d’incer-tezza che nasce un’associazione culturale in gra-do di promuovere l’inclusione sociale della popola-zione straniera, soprattutto afghana, presente sulterritorio, attraverso la realizzazione di attività spe-cifiche miranti al raggiungimento dell’autonomia edell’indipendenza. Binario15 è una giovane asso-ciazione di volontariato che agisce per la tutela e ilsupporto dei diritti dei migranti, con particolare at-tenzione alle categorie più vulnerabili (minori nonaccompagnati, richiedenti asilo, vittime di tratta e/o violenza, etc). L’associazione si avvale della col-laborazione di figure professionali come mediatoriinterculturali, ricercatori e operatori sociali, checostituiscono un’èquipe multidisciplinare. Gli attualiimpegni dell’associazione sono molteplici: corsi d’in-glese, attività Ludo-Pedagogiche, raccolta e distri-buzione di beni di prima necessità, attività di orien-tamento, peer-education e sensibilizzazione dell’opi-nione pubblica. L’obiettivo futuro dell’associazio-ne è di continuare su questa linea e divenire unarealtà in grado di fornire un’assistenza completa achi arriva in Italia. È possibile ottenere maggioriinformazioni sul gruppo facebook BINARIO15.

(Elena Bozzo) - Esortotutti gli uomini a tenere daparte le loro considerazionisu una donna che scrivedi calcio. Metto le mani inavanti riguardo la miascarsa conoscenza dellamateria e condisco il tuttocon un’ammissione di col-pa.La prima di due premes-se: ho imparato cos’è un fuorigioco nel 2002, quan-do è uscito nelle sale cinematografiche “SognandoBeckham” e, quindi, alla tenera età di 14 anni. Conl’ausilio di utensili da cucina, in una scena del film, ilmarito spiega alla moglie: «Il fuorigioco è quando lasenape francese va a trovarsi fra la salsa di soia e lasaliera». La metafora, inutile nasconderlo, avevaesercitato su di me fascino ed efficacia. La secon-da premessa: da sempre, a casa mia, è il tennis losport nazionale. E così ci sono state poche occasio-ni per una iniziazione al giuoco del calcio, fatto chemi ha spesso portato a non simpatizzare per nessu-na squadra in particolare. A mia difesa e con uncerto orgoglio, posso ugualmente dire di aver con-tribuito a mettere in piedi un paio di partite di calcettofemminile amatoriale locale qualche anno fa e diaver avuto occasione di gioire doppiamente durantei Mondiali del 2006, coincisi con il mio anno di matu-rità. Concludendo con il mea culpa, ammetto infinedi aver seguito solo tre partite UEFA Euro 2012.

Iker Casillas: un signore dentro e fuori dal campoAnche se, potete creder-mi, quando si è iscritti adun social network comeTwitter non serve nem-meno possedere un tele-visore per esser sincro-nizzati su ogni singola sfi-da calcistica. Ma mettia-mo i puntini sulle i riguar-do la mia partecipazionein prima persona in un

breve elenco delle partite vissute in diretta. Italia-Inghilterra dei quarti di finale, su richiesta di un ami-co. L’Italia-Germania della semifinale, perché spe-ravo, come la maggior parte degli Europei e perovvi ma anche intimi motivi, in una sonora strigliatanei confronti del popolo tedesco. Personalmente, lavittoria l’ho dedicata alla Grecia. Ed infine, la finaleItalia-Spagna a Kiev, in Ucraina. Niente pagellequindi, solo osservazioni. Poiché, a conti fatti, si puòtranquillamente affermare che io non sia una gran-de esperta di calcio. Ma leggo i giornali. E quelloche ho letto sull’Inghilterra dopo i quarti di finalenon mi è piaciuto. Il Corriere della Sera ha riportatoun’inchiesta della BBC da cui risulta che gli inglesiabbiano alzato le mani in famiglia più volte durantequesti Europei. E’ successo sia in caso di vittoria,sia in caso di sconfitta, mai in caso di pareggio. Do-v’è il famigerato aplomb inglese che ammiro sulcampo centrale di Wimbledon quando si parla dipallone? Ovunque esso sia, sarà bene che questimezzi uomini d’Oltremanica inizino a tirarlo fuorianche quando a giocare sia la loro nazionale di cal-cio. La violenza domestica è un crimine, ma soprat-tutto un atto di assoluta inciviltà e una mancanzatotale di rispetto. Ho qualcosa da dire anche riguar-do la semifinale Italia-Germania. E stavolta riguar-da noi, il nostro bel Paese. Dopo un buon risultato suuna squadra forte, dopo che quella vittoria, lo sap-piamo, non era per niente fine a sé stessa, siamoriusciti a rovinare tutto con le prime pagine dellenostre testate nazionali. Titoli volgari, una vergogna.Non ci lamentiamo poi se il resto del mondo non cirispetta, se con tutta la storia che abbiamo alle spal-le riusciamo a tirar fuori solo la più becera ignoranzache sembra contraddistinguerci da tanti anni a que-sta parte. Molta amarezza. Ma, si sa, senza l’amaroil dolce non è poi tanto dolce. E quindi, dulcis in fundo,la finale. Quello che salvo di questi Europei. Senzapeccare di mancanza di orgoglio nazionale ma noncredo servisse un risultato positivo sulla Spagna perla ripresa, economica e non, del nostro Paese. Chetitoli avrebbero dato i nostri quotidiani in caso di vit-toria? Quanti feriti ci sarebbero stati al Circo Mas-simo, ritrovo romano e sede dei maxischermi? Laverità è che abbiamo assistito ad un grande showrosso e giallo, uno spettacolo per gli occhi, ancheper i miei che vedono solo qualche partita all’anno.Ma soprattutto abbiamo assistito ad un esempio didignità e di umiltà. Festeggiamenti sì ma con conte-gno, senza violenza, senza scurrilità. Una parola,anche due, per Iker Casillas, già per quanto mi ri-guarda uomo dei Mondiali 2010 e sicuramente si-gnore di questi Europei. Sul 4-0 il giocatore si è av-vicinato all’arbitro, invitandolo a fischiare la fine dellapartita: «Rispetto per l’avversario. Rispetto per l’Ita-lia.” Dopodiché l’abbraccio alla fidanzata, SaraCarbonero.Nient’altro da aggiungere. La Spagna rappresenta-ta da Casillas è un esempio per tutti. E non solo sulcampo da calcio.

Il policlinico a casa delle pazienti(Arianna Saroli) - Il progetto SI-Donna HealthKit (Keep In Touch) è stato avviato lo scorso 31maggio presso il day Hospital di GinecologiaOncologica del Policlinico Gemelli di Roma. At-traverso questa iniziativa l’ospedale riesce ad as-sistere le donne in gravidanza seguite per il con-trollo del diabete gestazionale. Si tratta di un ser-vizio di messaggistica via cellulare, già attivo perle pazienti oncologiche, che permetterà la vigi-lanza e la continuità del percorso assistenziale delladonna. Il professor Giovanni Scambia, direttoredel Dipartimento per la Tutela della Salute dellaDonna e della Vita Nascente in collaborazionecon la Direzione Sistemi Informativi della sede diRoma dell’Università Cattolica e Gesi (GestioneSistemi per l’Informatica), in sole tre settimanedalla sua attivazione, è riuscito a garantire il ser-vizio a 259 donne, generando un “traffico” di 600comunicazioni, a conferma dell’utilità e dell’effi-cacia di questo sistema. In dettaglio, l’equipemedica definisce sul sistema informativo un ca-lendario di messaggi che vengono inviati alla pa-ziente tramite Sms. La risposta è ricevuta auto-maticamente dal sistema SI-Donna e integratanel fascicolo sanitario elettronico della paziente.In questo modo le informazioni arrivano in temporeale e non si corre il rischio di perderle.

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Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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(Toni Garrani) - Lo aveva cantatofin da subito il Grande Vasco, lo ave-va gridato a squarciagola nella suabella canzone programmatica che di-ceva "Voglio una vita spericolata". Ea quel programma aveva conseguen-temente improntato la sua esistenza,diventando il simbolo di una vita spe-sa fuori dai canoni più tradizionali, fuoridagli steccati degli usi borghesi, vis-suta liberamente nelle praterie dellasregolatezza a cavallo di un indubbio genio da puro-sangue. Ma non si era accorto, il Grande Vasco,che l'ombra del suo doppio, il comune Sig. Rossi, loaveva inseguito in silenzio per tutti questi anni,acquattata nell'anfratto della sua Carta di Identità,che ne identificava i connotati di fronte alla Legge,allo Stato, alla Burocrazia, e alla sua potenzanormalizzatrice. E così, sull'orlo dei sessant'anni, ilGrande Vasco ha ceduto dolorosamente alla sub-dola influenza del Sig. Rossi, e ha accettato diregolarizzare col matrimonio la sua duratura unione(25 anni) con la sua compagna, nonché madre deisuoi figli, Laura Schmidt. «Una grande sconfitta perle mie convinzioni», così ha chiosato l'evento il Gran-de Vasco, «Un atto puramente tecnico e necessarioper dare alla mia compagna gli stessi diritti dei mieitre figli». Eccola, la vendetta del Sig. Rossi, dellasua necessità di normalità e di regolarità, del suobisogno di far rientrare il galoppo dell'esistenza nellapiù tranquillizzante stalla delle consuetudini sociali,in un Paese in cui la tua compagna di sempre, lamadre dei tuoi figli può vedersi negare ad esempio ildiritto di starti vicino nella malattia e nel dolore, o ildiritto di prendere decisioni importanti per il comunefuturo, o infine il diritto di essere considerata il puntodi riferimento della tua volontà e delle tue necessità,

Il Grande Vasco contro il Sig. Rossi: uno a unose priva di un pezzo di carta bollatache ne certifichi la qualifica civile dimoglie. «Per questo è necessarioche io firmi un contratto di matrimo-nio civile. Io che ho sempre conside-rato il matrimonio come una ben tri-ste condizione di vita: obbligati a vi-vere insieme per sempre e per forzaquando solo essere liberi di andarse-ne ogni giorno può dimostrarci la li-bertà di un rapporto. Come se non

fosse l'amore l'unica cosa che conta. In questo cre-devamo io e Laura. Venticinque anni vissuti insiemenon per forza ma per amore e una famiglia costruitaogni giorno con fatica e sacrifici». Insomma, per ilGrande Vasco una netta sconfitta esistenziale, unindigesto inchino alle abitudini di un Paese in cui «leleggi sono poco chiare, sempre confuse einterpretabili.... e in cui comunque non sonoregolamentate chiaramente le coppie di fatto per-ché al Vaticano non sono simpatiche...» Dunqueuna partita persa contro il comune Sig. Rossi e lasua necessità di omologazione, si direbbe. Ma pro-prio in questo suo modo di affrontare la questione,proprio nella sua scelta di non farne comodo veicolodi mielata pubblicità, mediatico profluvio di feliciquadri familiari e affettuosità da copertina, di zuc-cherose torte nuziali e rinfreschi paparazzati, pro-prio questo suo amaro e doloroso approccio al temadel conflittuale ed irrisolto rapporto tra sentimenti eistituzioni, ecco proprio in questo sta il colpo di codadel Grande Vasco: il suo critico appello a considera-re l'inadeguatezza delle norme che comprimono lanostra vita in schemi non sempre felici, è il gestoche trasforma la sconfitta di un'idea in un pareggiocon la convenzione. Coraggio, Grande Vasco. Conil Sig. Rossi è finita con un dignitoso uno pari.

Identità protette anche in video(Giuseppina Brandonisio) - Youtube sta per in-trodurre una nuova funzionalità per proteggere l’iden-tità delle persone riprese in video. Il più famoso por-tale web di video-sharing fra breve permetteràagli utenti di offuscare i volti che compaiono nei fil-mati, prima di effettuare l’upload. L’operazione av-verrà in maniera automatica, semplicemente conun click, ma non è selettiva. Questa nuova funzio-nalità infatti è in grado di catturare e selezionaretutte le facce che compaiono in un video e di “ap-pannarle” tutte allo stesso momento. I test prelimi-nari hanno tuttavia evidenziato che qualche volta ilprogramma non è in grado di rilevare e offuscare ivolti troppo angolati. Ma l’utente, prima di effettua-re l’upload, avrà la possibilità di vedere in anteprimacome sarà mostrato il filmato a cui viene applicato ilprogramma per l’offuscamento. L’iscritto potrà na-vigare nel suo profilo di Youtube e accedere a que-sto tool scegliendo l’opzione “video manager”: unpulsante di editing sulla destra del video permette-rà di accedere alle “additional features” (“funzio-ni aggiuntive”) che utilizzeranno l’opzione per l’oscu-ramento dei volti. L’idea di introdurre questo pro-gramma nasce dalla volontà di tutelare soprattutto gliattivisti impegnati nella difesa dei diritti umani in queipaesi in cui non c’è libertà d’espressione né demo-crazia. Sul piano della libertà di manifestazione delpensiero e dei diritti di cronaca e d’informazione, conquesta sua nuova funzionalità, Youtube apre uno sce-nario comunicativo ricco d’implicazioni e destinatoad incidere profondamente tanto nella sfera privatadelle persone quanto sulla diffusione dei contenuti esulla conoscenza degli avvenimenti. Attualmente, isocial network e le piattaforme di instant messagingsono sempre più spesso utilizzati come uno strumen-to di lotta per riuscire con efficacia ad aggirare lacensura all’informazione, imposta dai regimi dittato-riali: si pensi, per esempio, a Twitter e al suo ruolodecisivo nel processo di democratizzazione dei paesidell’area africana coinvolti nella “Primavera Araba”.La possibilità di sbiadire i volti che compaiono nei vi-deo potrà tornare utile anche per un uso più domesti-co della funzionalità, in quanto permetterà di proteg-gere anche la privacy dei bambini, ripresi nei filmatiamatoriali, che non si vogliono mostrare in pubblico.

(Iinformazione pubblicitaria)Il Consorzio Ro.ma. azienda consor-tile per la formazione professionale,promuove e realizza attività di ricercae formazione adeguate alle esigen-ze di diversi settori. La sede è a Pale-strina Roma ed è a sostegno dellepolitiche di sviluppo e di governo delterritorio offrendo pari opportunità diaccesso ai percorsi formativi sia perle persone che per le imprese o peraltri soggetti pubblici e privati; forni-sce strumenti di adeguamento culturale nell’ambi-to di una realtà in continuo divenire e in un contestoglobalizzato, e contribuisce a vivacizzare e soste-nere l’individuo nella ricerca di un migliore inseri-mento lavorativo.In particolare il Consorzio Ro.Ma sta promuovendodue eventi esplosivi: Il corso per Mediatori e il cor-so per Ex Buttafuori ad un prezzo promozionaleutilizzando borse di studio dell’ente di formazio-ne. Costo finale con utilizzo borsa di studio: Me-diatore euro 300 e Ex Buttafuori euro 330.Perché conviene diventare Mediatore Civile?Si tratta di una figura centrale nel processo di me-diazione civile e commerciale, una tra le professio-ni emergenti più richieste, in seguito alla riformaapportata con il decreto legislativo n.28 del marzo2010. In base a quanto prescritto dal DecretoMinisteriale n. 180 del 18 ottobre 2010, il mediatoreha l’incarico di dirimere le controversie scaturite tradue parti, evitando comunque l’ingresso in Tribu-nale. Normativa divenuta obbligatoria. Secondo lanuova legge, infatti, le parti sono costrette a cercareun accordo stragiudiziale per ogni controversiacommerciale e civile.Le richieste delle associazioni dei consumatori,infatti, sono state inserite nell’articolo 7 del Decreto

Le iene del Circeo(Piera Valenti) - L’autore del Fasciocomunista,Antonio Pennacchi, nelle Iene del Circeo raccontaancora una volta una storia che lo ha coinvolto piùche personalmente e ci trascina nei luoghi in cui ènato e vissuto per ripercorrere insieme momenti av-vincenti che sconfinano nella comicità. Il linguaggiod’impatto, impreziosito da uno stile colloquiale, rendequesto saggio a carattere scientifico un racconto ametà tra storia e mito in cui il corso degli eventi èdeterminato unicamente dall’ostinazione dell’autoree dalla casualità che lo vuole protagonista, testimonee narratore. Il monte Circeo (meno poeticamente unaconferenza a Sabaudia nel 1989) fa da sfondo all’in-contro tra Pennacchi e l’uomo di Neandertal, intral-ciato da un americano, Tim. D. White di Berkeley,che nega quanto sostenuto da decenni sul ritrova-mento del teschio del Circeo ad opera di Alberto CarloBlanc. Secondo lo studioso americano i meriti vannoad una iena non meglio identificata cosicché all’uo-mo di Neandertal vengono contestati il cannibalismorituale e l’antropofagismo magico-religioso. Da quelmomento Pennacchi prenderà le sue difese, non tan-to per un innato affetto quanto per le incongruenze ele questioni irrisolte di una teoria fumosa e discutibile.

Mediatori e Buttafuori in aulaattuativo che permette di utilizzare gliesiti delle conciliazioni pariteticheanche nel corso di un procedimentodi mediazione.La formazione prevista per la figuradel mediatore civile prevede un cor-so di specializzazione di 54 ore. Manon si tratta solo di occupazioni.Recenti stime del Ministero dellaGiustizia mettono in luce come ilnuovo istituto servirà a smaltire oltre600 mila processi l’anno.

Il Consorzio Ro.Ma. è Camera Conciliatoria ricono-sciuta ADR N.133 Registro O.C. Ministero di Giustizia.Se invece intendi lavorare nella SICUREZZA e vuoiacquisire una preparazione teorico-pratica ed avereun titolo riconosciuto dalla Regione Lazio, il Con-sorzio Ro.Ma. ti offre l’opportunità di frequentare ilcorso di 90 ore per ottenere un titolo conforme aquanto prescritto dalle norme vigenti per l’erogazionedei servizi di controllo delle attività di intrattenimentoe di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pub-blici esercizi. ( ex buttafuori)Questo titolo da diritto all’iscrizione negli appositiElenchi istituiti presso ciascuna Prefettura ai sensidell’art. 1, comma 1, del D.M. 6 ottobre 2009.Per iscriversi al corso si deve essere maggiorenniaver conseguito la licenza media inferiore.Tra due litiganti, il terzo… Con proverbi e detti dellasaggezza popolare si potrebbe andare avanti perore. Comunque quando c’è di mezzo il ConsorzioRo.Ma. il motto non è scontanto.Vi starete chiedendo cosa ci fanno in aula insiemeMediatore e Buttafuori, un fatto li accomuna il litigio.La cronaca di questi giorni ci ha ispirato …..Per sapere le modalità di iscrizione ed il calendario cor-si scrivici a [email protected] o telefona al 06/95007588 o invia un fax con i tuoi dati allo 06/95312094.

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Rubrica a cura di: Luca Nicotrae-mail: [email protected]

18Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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(Nicola D’Ugo) - Pare cheFacebook sia un social network.Pare anche che sia concepitoper mettere in contatto personeche già si conoscono, tipo ami-ci, colleghi, parenti ed ex com-pagni di scuola o giù di lì. Tale èil manifesto di Facebook. Poi vaisu Facebook e ti accorgi che c’ègente che accetta come ‘ami-ci’ persone che non conosce af-fatto: come fa una miriade diutenti ad avere 5000 (ed ora an-che 7000) ‘amicizie’ su Facebook? Chi veramenteconosce personalmente 5000 persone? Nessu-no. Posso aver incontrato e parlato nella mia vitacon 5000 e più persone, ma di certo non ho mododi ricordarmi di tutte loro, in quanto non abbiamocondiviso granché nella quotidianità nostra. E al-lora perché il signor Mark Zuckerberg permetteagli utenti del suo social network di avere 5000 epiù contatti? E perché impedisce alle persone difar richieste d’amicizia per dieci giorni o un mese,nella misura in cui le richieste d’amicizia vengo-no rifiutate da altri utenti? La motivazione che dàFacebook in questi casi è che l’utente tempora-neamente inibito dal richiedere amicizie avevacontattato persone che non conosceva. Dal pun-to di vista meramente logico non ha senso. Chie-do ad una mia vecchia conoscenza l’amicizia, equell’entità ectoplasmatica (o virtuale se preferi-te: ma tanto virtuale non è, poiché gli manca lanecessaria virtù) che si chiama Facebook, Mr.Facebook, Mark Zuckerberg o chi per lui mi se-gnala che non posso chiedere l’amicizia a quellapersona, perché a tale Grande Fratello della retenon risulta che la conosca. Io e la mia conoscen-te ci siamo sentiti al telefono e ci siamo messi aridere: che arroganza da parte dei gestori di Fa-cebook pretendere di dire ad un utente che nonconosce una persona che invece conosce da unavita. Più che un avanzamento umano, Facebookdimostra di basarsi su un arretramento gnoseolo-gico piramidale, del tipo: ti dico io, gestore delsocial network, chi tu conosci o meno. Parados-sale. Anche la parola ‘amicizia’ usata da Face-book trova il tempo che trova. I miei familiari(papà, mamma, i miei fratelli e nipoti) sono moltopiù che amici. Altri che conosco lo sono meno.Però ‘amici’ fa trend, fa egualitario e democrati-co: livella tutti su un piano paritetico, controllatodall’alto dai gestori del social network. Ma atten-zione: non c’è nulla di meno affidabile di un pro-clama facilmente realizzabile e irrealizzato. MarkZuckerberg ti permette di ‘seguire’ il suo profilo,di leggere in sostanza i suoi post insieme ai postdei tuoi ‘amici’, ma non ti permette di fare amici-zia con lui (non ha l’apposito pulsante). Però tipermette di segnalarlo a Facebook e bloccarlo: ilche sa molto di presa in giro, visto che è lui chedecide chi bloccare. Provate a segnalarlo: saràpiù facile che verrete bloccati ed espulsi voi dalsistema piuttosto che lui. Non vi pare? Il linguag-gio di Facebook non è né tecnico, né sociale: ècommerciale. Le parole vengono usate perchésuonano bene, convincenti, allettanti, atte a ven-dere, ma sono spesso vuote di contenuto e fuor-vianti. Se a Mark Zuckerberg piace che gli utentidel suo social network si chiamino ‘amici’, gliutenti, che spesso sono più svegli di lui nell’usodel linguaggio, si sono inventati la dicitura ‘amici

Il pensiero sdoppiato del signor Facebookdi FB’, per distinguere gli ‘ami-ci’ sconosciuti dagli amici reali.Il ‘Diario’ di Facebook è un’al-tra trovata senza capo né coda.Chiunque sappia cosa sia un dia-rio (sappia cioè distinguerlo dauna memoria, un’autobiografia,un’agenda ecc.) non avrà pro-blemi a capire che i post sulla pro-pria bacheca non formano affat-to un diario. Che il suono dellaparola ‘diario’ sia piaciuto per far-si un maquillage dalle tinte ita-

liane lo capisce chiunque conosca la lingua ingle-se. In inglese, la nuova interfaccia si chiama‘timeline’ (tavola cronologica) e non diario. Per-ché non tradurre semplicemente tavola cronolo-gica (o cronologia) per gli utenti italiani? La ri-sposta è chiara: il significato delle parole contapoco, perché la parola non ha nulla di tecnico, maserve ad attrarre le lucciole, se non fosse che gliutenti non sono lucciole, si accorgono dei fasti-diosi cambiamenti di Facebook e protestano.Facebook è un social network molto particolare.Ha la pretesa di soppiantare tutti gli altri siti diinternet, di accorpare a sé i contenuti dei blog: lofa in una maniera sì ammiccante, ma del tuttoirrispettosa dei suoi utenti. Gli cambia la grafica,le opzioni di visualizzazione di foto e note, dellaprivacy, dei tag ecc. Gli fa condividere interessicon persone sconosciute (di qui il senso della re-cente estensione a 7000 del limite delle amicizieche un utente può raggiungere, in barba alle ami-cizie ‘vere’ del manifesto), e se non ti sta bene,puoi far fagotto, e quello che hai postato, nonchéle ‘amicizie’ che hai aggiunto, possono farsi be-nedire, volatilizzandosi. Facebook è un socialnetwork fittiziamente egualitario controllato dal-l’alto, che censura i contenuti da un paese, gliStati Uniti, che è orgoglioso (o una volta lo era)della sua libertà d’espressione, protetta dal Pri-mo Emendamento della Costituzione america-na. Di fatto, il sogno dietro al progetto diZuckerberg sembra essere quello di diventar luiil Grande Fratello, o Fratello Maggiore, temutoda Orwell. Mettendoci la faccia (a differenza delfondatore di Twitter). Il timeline o diario che dir sivoglia, lungi dall’essere una tavola cronologica, èun mezzo di continua modifica che l’utente puòapportare ai contenuti (per es., un utente può mo-dificare un commento e il testo che accompagnauna foto dopo che altri utenti li abbiano commen-tati, all’insaputa di questi ultimi). La possibilità dicontinua riscrittura dei testi già stampati costitui-sce l’attività lavorativa del protagonista di 1984di George Orwell: modifica le vecchie edizionidei giornali con fatti (inventati) che diano ragionealle previsioni del Partito. Nel momento in cuil’utente può cambiare la didascalia di una foto suFacebook e anche la data in cui l’ha postata, po-trà con tutta facilità risultare un profeta quandorivelerà a ritroso, ma con data anteriore, il vinci-tore della prossima maratona olimpica di Lon-dra. Questo non è un diario. E nemmeno unatavola cronologica. Se il mezzo contribuisce aformare il messaggio, la forma della ‘narratività’dei post anteriori è nelle mani del Fratello Mag-giore. Se Facebook volesse cambiare interfaccia,da un giorno all’altro potrebbe assumere l’aspet-to di una tavola cronologica o di un diario, giàcompilati dagli utenti in altra forma.

Mark Zuckerberg

Il nuovo volto del Wheelchair Hockey(Aurora Pompei) - Esempio di audacia e determinazio-ne, prova di come sia possibile affrontare anche gli osta-coli più insormontabili facendo leva su una costanza e un

impegno invidiabili. È l’Albalonga Darco Sport, associa-zione sportiva dilettantistica di Wheelchair Hockey, di-sciplina destinata a persone affette da distrofia muscola-re o per altre ragioni impossibilitate all’utilizzo delle gam-be. Tale pratica sportiva, meglio nota come Hockey incarrozzina, nasce in Olanda alla fine degli anni ’70 sullascia delle preesistenti attività indirizzate ad atleti diversa-mente abili. Circa un decennio dopo la fondazione dellaNational League olandese, i membri della Unione ItalianaLotta alla Distrofia Muscolare (U.I.L.D.M.) hanno istitu-ito l’attuale Federazione Italiana Wheelchair Hockey(FIWH), affermando la realtà agonistica italiana a livellointernazionale. L’Hockey in carrozzina prevede l’affron-to di due squadre costituite da cinque giocatori ricoprentii ruoli di portieri, difensori e attaccanti. A definire il diversoincarico è l’attitudine e la capacità motoria dell’atleta, ingrado di deviare la palla tramite uno strumento applicatoalla pedana o impostare le azioni di attacco attraversol’utilizzo di una mazza in plastica. Il Campionato Italianodi Hockey in carrozzina, giunto alla 18° stagione, vanta lapartecipazione di squadre provenienti dall’intera penisola,disposte ad affrontarsi in avvincenti competizioni. Ad averottenuto la classificazione sul podio della serie A1 è pro-prio la Darco Sport di Albano Laziale, fondata nel 2005 suiniziativa dei fratelli Marco e Antonello Ferrante e delportiere Gianluca Cantalini. Un’iniziativa non esclusiva-mente agonistica, volta a favorire l’integrazione delladisabilità e l’abolizione dei pregiudizi tramite il coinvolgi-mento di ragazzi uniti dalla passione per lo sport e il desi-derio di riscatto. «Un’occasione per invogliare i giovanicon difficoltà motorie, trascinandoli fuori casa e instau-rando legami d’amicizia che vadano oltre l’attività sporti-va» come afferma il co-fondatore della squadra GianlucaCantalini, portiere della Nazionale recentemente coinvol-ta negli Europei 2012 di Wheelchair Hockey. Nei setteanni di attività la squadra albanense sponsorizzata dal con-sorzio sociale Gruppo Darco ha ottenuto numerosi rico-noscimenti, riscuotendo successi di fama nazionale. Mi-chele Fierravanti, attaccante di punta della squadra, è ilcapocannoniere della serie A1, l’attuale CommissarioTecnico della Nazionale di Hockey in carrozzina, anno-verato fra i migliori giocatori al mondo nonché Commis-sario Tecnico della Rappresentativa Regionale del Laziodi Calcio a cinque. Nonostante i molti trionfi ottenuti, iltemperamento della squadra è stato messo a dura provanei mesi trascorsi a causa del furto vandalico di alcunecarrozzine e della scomparsa del giovane Marco Ferran-te. Al co-fondatore della squadra è stata dedicata la quartaedizione della Coppa Darco che sabato 7 luglio pressoPiazza Malintoppi ha entusiasmato il pubblico con com-petizioni di hockey, musica dal vivo e l’estrazione dei pre-mi offerti dalla lotteria, il cui ricavato ha finanziato la par-tecipazione della squadra al Torneo Internazionale di Praga.L’Albalonga Darco Sport rappresenta un’associazione me-ritevole di aver favorito l’integrazione e la comprensionedella disabilità, mostrando come sia possibile vincere le sfi-de più ardue se animati dalla giusta determinazione.

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(Ferdinando Onorati) - Potranno anche cam-biare i suonatori, ma la musica è sempre la stes-sa: lo spread continua a dominare la scena finan-ziaria e dell’informazione. Credo che i puristi del-la finanza non riconoscano più la funzione di quellostrumento che rappresentava un differenziale direndimento fra tassi disomogenei e che contene-va in sé anche serie e motivate valutazioni di so-lidità finanziaria degli emittenti, rappresentandouno dei pilastri del mondo obbligazionario in quantocontribuiva ad orientare le scelte degli investitori.Una dimostrazione pratica viene fornita dalla dif-ferente valutazione che da una parte vede schie-rate le ormai famigerate agenzie di rating e dal-l’altra uno stuolo di economisti con giudizi e pare-ri contrastanti, spesso in totale disaccordo se nonaddirittura opposti. È cronaca recente che a frontedi un ulteriore declassamento dell’Italia da partedi Moody’s, i mercati abbiano reagito non tenen-done assolutamente conto. Ma c’è, a mio pare-re, una ulteriore considerazione da tenere pre-sente e che pone in una luce diversa lo strumen-to: l’unico spread che ci viene quotidianamentepropinato è quello che prende in considerazione ititoli di stato tedeschi ponendoli a confronto conquelli degli altri stati europei. Si dice che, essendola Germania la locomotiva economica dell’Euro-pa, tale confronto sia una necessità e costituiscail termometro economico/finanziario dell’interacomunità europea. La solidità della Germania nonè certamente da mettere in discussione, così comela sua capacità di aver operato scelte che hannoattenuato di molto se non addirittura azzerato glieffetti devastanti della crisi, ma il continuo con-fronto interno all’Europa e la diatriba politica daicontenuti nazionalistici costituiscono fertile terre-no per chi, dall’esterno e non soltanto, voglia col-pire non solo l’euro ma soprattutto la ancora labi-le e tentennante coesione degli stati. Ecco quindiche lo spread diventa strumento politico ed armadi ricatto, usata sia dall’esterno verso i singoli stati,sia dall’interno per far digerire scelte governati-ve altrimenti indigeste ai politici portati a valutarlecon il solo metodo del voto. Non voglio dire conquesto che si tratti sempre di scelte indovinate,ma sono comunque del parere che una soluzionesi possa sempre correggere, mentre difficile èvalutare l’immobilismo. Che lo spread sia dive-nuta un’arma al servizio di mani dalle differentiorigini è dimostrato da molte parti: ne prendiamoin considerazione un paio. Il già citato ulterioredeclassamento operato da Moody’s con modali-tà subdole ed assolutamente disoneste in quantoannunciato a mercati asiatici aperti, con il rischiodi generare un devastante allarme generale da-gli effetti incontrollabili (per fortuna lasciando queimercati indifferenti) ha fatto riflettere ancora unavolta gli operatori che, già sulla difensiva sullascia di precedenti esperienze, hanno definitiva-mente bollato le agenzie di rating come burattininelle mani di operatori finalizzati a quanto menodisorientare i mercati se non addirittura a desta-bilizzarli per ottenere facili guadagni dal caos cheè facilmente intuibile venga generato da similicomportamenti. Un secondo elemento, ben piùprofondo ed articolato, è costituito dalle conside-razioni che economisti di altri Stati, portati adessere spesso scettici e comunque impietosi, espri-mono sulle scelte operate da nazioni sotto esamequali appunto l’Italia. Un analista di una delle piùgrandi ed importanti banche francesi dice che

per uscire dalla crisi c’è bisogno di bussoleaffidabili che diano conto in maniera adeguatadei maggiori o minori progressi che ciascuno com-pie nel cammino europeo verso la sostenibilità.Fra le righe, dunque, lo spread ed i ratings sonouna bussola imperfetta che, per ammissione delmercato stesso, va saputa leggere guardandocidentro ed andando oltre. Lo stesso analista diceancora che il divario esistente fra BTP e Bundnon dà conto dei molti progressi compiuti dal Pa-ese Italia. Sulla base di quanto sopra e sul com-portamento degli operatori, possiamo trovare unaprima considerazione: i mercati, in una crisi com-plessa come quella in corso, hanno cominciato atrattare i rating per quello che sono, cioè la foto-grafia di un arcobaleno in bianco e nero. Certo,dopo quattro anni di crisi economica e finanzia-ria, di rischi di disgregazione dell’euro, di governiche si avvicendano con una velocità mai vistaprima, con la crisi greca in atto, non solo il mondoè cambiato, ma è cambiata soprattutto lasudditanza del mercato nei confronti dei vecchiindicatori. Pur conservando ancora un certo va-lore per i mercati, lo spread e le agenzie di ratingsono finalmente inserite in un contesto più reali-stico e meno profetico e pertanto trattati cometali. Misurare lo spread costituisce un modo perricordarci il vincolo impostoci dall’essere titolaridi un debito pubblico che è tra i più elevati delmondo, un debito i cui interessi ammonteranno,quest’anno, ad una cifra pari al cinque per centodel prodotto interno lordo. Ma questa è la foto inbianco e nero del nostro arcobaleno ed i coloriche mancano e che Moody’s sembra volutamentenon vedere, sono tanti e soprattutto sufficienti dasoli a far crescere la fiducia su ciò che sta facen-do l’Italia, non a farla diminuire come sembranodesiderare le agenzie di rating. Un esempio sututti:secondo i dati forniti dal Ministero dell’Eco-nomia, quelli stessi che dovrebbero essere presiin considerazione da Moody’s,il fabbisogno dellostato è costantemente in discesa ed anche ai finidel contenimento del debito pubblico, che ogget-tivamente resta ancora troppo elevato, gli econo-misti prevedono per l’anno prossimo che l’Italiatorni a finanziarsi sui mercati ai livelli del 2003/2007, cioè ai livelli pre-crisi. Tutto questo senzaprendere in considerazione il mondo industrialedell’Italia, sul quale bisognerebbe dedicare am-pio spazio che qui non abbiamo modo di appro-fondire, ma un accenno credo sia doveroso dare.In Italia c’è un distretto industriale, operoso quantosilenzioso, che produce macchine salvavita permetà degli ospedali d’Europa e che costituisce ilquinto polo biomedicale del mondo, ma è anchequello strano Paese che si prende in giro da soloe che è ai primi tre posti al mondo come esporta-tore in almeno un migliaio dei 5500 prodotti in cuisi classifica il commercio mondiale. Siamo unPaese che non dimostra di saper inorgoglirsi difronte a questi primati, soprattutto, credo, perchénon adeguatamente evidenziati e quindi ignorati.Ma non è forse sull’ignoranza che prospera ilpotere? Ed allora la solita considerazione: se in-vece di calcificarci sullo spread e flagellarci sullenostre (numerose) mancanze, cominciassimo adinnestare un percorso virtuoso fatto di buona in-formazione che a sua volta generi riflessione econseguentemente ad innalzare il livello culturalecosì pericolosamente tendente verso il basso? Madimenticavo, l’ignoranza genera potere.

Lo spread diventa arma di ricatto Il paese dei castelli di sabbia(Toni Garrani) - E alla fine dalla bocca del vulcano co-minciava ad eruttare un denso fumo grigio, assieme apiccoli lapilli che volavano via nel vento, e l’odore dolciastro

di carta bruciata si mischiava a quello salmastro delle al-ghe che erano finite inevitabilmente nel cratere assieme aresti di granchietti, stecchini di gelato, ossi di seppia, sche-letri di stelle marine. Si perché io avevo diligentementeraccolto qualunque cosa potesse alimentare quel miraco-loso evento che era l’eruzione di un vero vulcano sotto imiei occhi di bambino, e a quell’epoca sulla riva si poteva-no ancora trovare granchi, ossi di seppia, stelle di mare epersino ippocampi, quei buffi cavallucci marini che credoi miei figli non abbiano mai visto se non in qualche docu-mentario di Quark. E poi c’erano quelle strane pallette dialghe, dalla consistenza di paglia pressata, che si forma-vano misteriosamente sulla battigia non ho mai capito peropera di quale fata notturna. E poi c’erano le pulci dimare, minuscoli animali che saltellavano allegri tutt’attor-no a me e a mio padre, cercando di evitare le fauci bollen-ti del vulcano. Papà aveva lavorato parecchio di mani adammucchiare e pressare ben bene la sabbia umida performare il “Vesuvio” come noi lo chiamavamo, una mon-tagna che a me, allora poco più che un bimbetto, arrivavaall’ombelico, mentre io col secchiello continuavo a versa-re acqua sui fianchi per renderlo compatto e robusto.Quindi aveva infilato una canna sulla sommità, facendolapenetrare a fondo fino alla base, per poi cominciare ascavare l’antro, rigorosamente a favore di vento, doveammucchiare tutto il combustibile raccolto. Alla fine ave-va preso i fiammiferi, strumento di delizie a me precluso,e aveva dato fuoco al tutto. E sotto i miei occhi il litorale diTorvajanica si era trasformato in una misteriosa isola deiCaraibi, dominata da un imperioso e terrificante vulcano,pronto a ribollire ed esplodere tra minacciose volute difumo e lingue di fiamme che sprigionavano dalle sue fau-ci. E tutt’attorno io e gli altri bambini innalzavamo gridatribali, saltando e ballando come piccoli indigeni di frontea quella Divinità. Poi, a gioco finito, si buttavano alcunesecchiellate di acqua nel cratere per assicurarsi che tuttofosse spento nella pancia della montagna, e poi si scate-nava l’ultimo atto di puro piacere: saltare a piedi pari sulmucchio di sabbia fino a ridurlo un ammasso informe, chele onde della marea montante avrebbero lentamente spia-nato quando nel pomeriggio le ombre si sarebbero allun-gate sulla spiaggia. Oggi su quel litorale non si trovano piùossi di seppia, stelle di mare, cavallucci marini, pallette dialghe e pulci marine. Ma soprattutto provate a fare unvulcano sulla battigia ai vostri bambini. Verrete immedia-tamente minacciati di pesanti sanzioni da un solerte ba-gnino, incitato dalle signore sdraiate sotto gli ombrelloniben allineati, che vi enumererà le cose vietate in spiaggiada apposite norme, tra cui innalzare qualunque tipo dimanufatti “abusivi”, quali possono essere considerati ivulcani, le piste per le palline, e persino i castelli di sabbia.È la legge. Un paese che vieta ai bambini di fare castellidi sabbia sulla battigia… ma non lo vieta ai grandi in sediben più austere. Mah!

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Evì Evàn in concerto(Manuel Onorati) - Si è svolto sabato 16 giugnopresso l’Init Club in via della Stazione Tuscolana

133, il concer-to della più fa-mosa band re-betika roma-na: Evì Evàn.L’orchestra dimusica grecaEvì Evàn pro-pone il ritmodel rebetiko

dal Novembre 2007. Un viaggio sonoro fra Istanbule Atene; da Smirne a Salonicco. Canzoni di storied’amore maledetto, disavventure della vita, passio-ne per musica, vino e narghilé, che trovano espres-sione in spettacoli dove i ritmi dell’allegria si alterna-no alle melodie melanconiche. Attraverso il rebetiko,genere che fonde sonorità occidentali e orientali eche per i suoi temi è stato paragonato al Fado e alBlues, l’orchestra porta il suo messaggio di fratel-lanza, multiculturalità ed uguaglianza. Nonostantel’angusto periodo il gruppo Evì Evàn riesce a farciarriva dal Mediterraneo una ventata di freschezza epiacevolezza spostando via. Il divertimento è ser-peggiato calorosamente tra i molteplici partecipanticreando un’atmosfera accattivante, tanto che lo stes-so pubblico ha iniziato a ballare.Altri spettacoli si sono svolti il 5 luglio in Via Piavea Roma, presso il Ristorante Greco Ippokrates edancora il 29 luglio in Piazza Bellini a Napoli.

Più vivo che maia cura di Giuseppe Chiusano

Tarquinio: proveniente da Tarquinia antichissimacittà dell’Etruria, origine dei Tarquini re romani.Valerio: valeo essere forte, robusto; chi si fregiadi questo nome di una gens romana deve esserdegno del significato e dell’origine.Venanzio: venans dal participio di venor vadoa caccia; speriamo che sia un cacciatore di im-magini e di emozioni.Veridiana: viridis verde, vivo, fresco: questonome è tutto un programma per chi lo porta.Vincenzo: vincens colui che vince, Vittorio: victorvincitore, questi due nomi devono insegnare a tuttiche la cosa più importante è saper perdere.

(Massimiliano Moscatelli) - Si terrà a Venezia dal19 al 23 settembre la conferenza internazionale sul-la decrescita (www.venezia2012.it). Casualmentetale evento segue, a tre anni esatti di distanza, unanalogo convegno dal titolo Parliamo di Ambiente,organizzato dal “Centro per la Filosofia Italiana” diMonte Compatri, nell’ambito del ciclo di incontri “Lanottola di Minerva”, che aveva anch’esso cometema principale il problema della decrescita. In real-tà, appena tre anni fa, un incontro come quello tenu-tosi a Monte Compatri nel settembre 2009, ai più,poteva erroneamente apparire come uno sterile ebizzarro esercizio intellettuale, senza riflessi imme-diati sulla nostra realtà quotidiana. Ad oggi, invece,alla luce della crisi socio-economica in atto e degliinterrogativi che essa pone, offre innumerevoli spuntidi riflessione nel tentativo di fare il punto sulla situa-zione. Del resto è sufficiente osservare le dichiara-zioni-slogans pressochè quotidiane dei principali pro-tagonisti della scena mondiale, siano essi politici,tecnocrati, sindacalisti, industriali e comunqueopinion leader, per rimanere colpiti dalla conver-genza, seppure con sfumature diverse, verso la in-dispensabile necessità dello sviluppo economico:«…riprendere la via maestra dello sviluppo»;«…bene il rigore, ora lo sviluppo»; «…senza svilup-po a rischio le finanze pubbliche mondiali»; «…sen-za sviluppo emergenza disoccupazione»; ecc…Solo pochi mesi fa, in uno dei tanti salotti-bene dellereti televisive Rai e Fininvest, il politico di turno, nelcaso specifico Emma Bonino, affermava condogmatica certezza che nessun politico di buon sensometterebbe al centro della propria agenda un pro-gramma di decrescita economica.A questo punto, viene spontaneo domandarsi il per-ché di tanta ossessione sviluppista e soprattutto, seabbia un senso parlare di decrescita. Innanzitutto,cosa è la decrescita?Decrescita ed economiaRiguardo il significato del termine vale la pena disoffermarci sulla definizione proposta da uno deimaggiori teorici della decrescita, il pensatore ed eco-nomista francese Serge Latouche:«A rigore, più che di de-crescita bisognerebbe par-lare di “a-crescita”, così come parliamo di “a-teismo”, poiché si tratta di abbandonare una fedeed una religione: quella dell’economia, della cresci-ta, del progresso e dello sviluppo» (La scommessadella decrescita, ed. Feltrinelli, 2009).Lo stesso Latouche, utilizza un’immagine suggesti-va, quella di “decolonizzazione dell’immaginario”,quasi a significare, addirittura, un graduale processopsicologico collettivo di ristrutturazione cognitiva,volto a smussare i pensieri disfunzionali che limitanoun beninteso senso di libertà in sintonia con la natu-ra più profonda, non economica, dell’essere uma-no. Non si tratta di una “dottrina”, di una teoria eco-

nomica identificabile in politiche pubbliche ben pre-cise e di immediata implementazione (messa in ope-ra). Lo scopo della decrescita (come dichiarato da-gli organizzatori della conferenza di Venezia) è, piut-tosto, quello di rompere un tabù - la religione dellacrescita e la dittatura del PIL e dei mercati - e diavviare una discussione. In un certo senso, coeren-temente con i paradigmi correnti dell’Economia, ladecrescita è un non senso economico. È, piuttosto,un percorso di uscita dall’Economia, una uscita disicurezza, prima che il modello di sviluppo economi-co paranoico che abbiamo abbracciato (chiamia-molo pure neoliberista) ci travolga definitivamente.Del resto, con buona pace degli economisti, l’uomoappartiene alla specie sapiens sapiens e non certoa quella dell’homo oeconomicus, che null’altro èche una finzione riduttiva e limitante, una mera in-venzione dell’intelletto umano. Purtroppo, la dimen-sione del consumismo sfrenato, sembra aver ridottoogni capacità di analisi critica della realtà contem-poranea. Tanto per fare un esempio, nessuno ormaisi meraviglia più che venga dato per scontato cheper frenare la crisi economica in atto bisogna soste-nere la domanda (in buona sostanza i consumi), al-trimenti diminuisce l’offerta, cioè la produzione. Ilche, a ben vedere, pur coerente con la logica eco-nomica corrente, è di fatto una assurdità. Sarebbecome a dire che non produciamo per il legittimoconsumo di beni materiali ormai indispensabili per ilnostro benessere, ma dobbiamo, al contrario, ne-cessariamente sempre e solo consumare per pro-durre. In termini di antica saggezza popolare, sa-rebbe come a dire che non mangiamo per viverema viviamo per mangiare.Nel moderno Stato liberaldemocratico, non siamopiù sudditi ma cittadini o, forse, semplicemente con-sumatori? A proposito del deficit di sovranità di cuisi parla tanto in questi giorni di governo tecnico, comenon rimanere meravigliati se ovunque è possibilesentire la voce del rappresentante dei consumatori,mentre la voce dei cittadini viene quasi sempredisattesa? Inoltre, il consumismo ha ormai invasocampi che non gli dovrebbero strettamente appar-tenere. A riguardo di ciò, tanto per fare un altro esem-pio, sempre nei soliti salotti-bene della TV italiana,non è difficile imbattersi in qualche imbonitore checi parla serenamente, senza mezzi termini, di con-sumo di programmi televisivi. Ora, fino a prova con-traria, la televisione si guarda, non si consuma. Oforse tale raffinata logica sottintende che dobbiamocorrere in un centro commerciale ad acquistare l’ul-timo modello di televisore a schermo piatto (con gliultimi modelli, mi dicono, Sky offre anche il servizioon demand: arrivi a casa, ti siedi, scegli il program-ma indipendentemente da ogni palinsesto televisivoe consumi). Evviva la sovranità del consumatore.Vale la pena di rileggersi il discorso che Bob

Kennedy tenne nel mar-zo del 1968:«Il Pil contiene l’inquina-mento dell’aria, la pubbli-cità delle sigarette, leambulanze per sgombe-rare le nostre autostradedalle carneficine del finesettimana. Contiene pro-grammi televisivi che va-lorizzano la violenza pervendere prodotti ai bam-bini. Cresce con la pro-duzione di napalm, missili

Sviluppo o decrescita? Verso la conferenza di Venezia...e testate nucleari (…) Non possiamo misurare lospirito nazionale sulla base dell’indice Down-Jones,né i successi del Paese sulla base del prodotto na-zionale lordo (…) Il Pil non misura né la nostra ar-guzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza néla nostra conoscenza, né la nostra compassione néla devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve,eccetto ciò che rende la vita veramente degna diessere vissuta.»Peccato che il progresso dell’umanità non è lineare.Circa quaranta anni dopo, il presidente degli USAG.W. Bush, ha affermato pubblicamente che lo stiledi vita americano non è in alcun modo negoziabile.In Italia, invece, alla Bocconi di Milano, tantiintellettualismi romantici non sono di casa e l’exRettore Mario Monti, oggi Presidente del Consiglioin carica, ha addirittura, battezzato il suo principaleprovvedimento di finanza pubblica con il termine,mediaticamente trendy, “Cresci Italia” (non voglia-mo nemmeno immaginare come lo avrebbe battez-zato il precedente Presidente del Consiglio). (con-tinua nel prossimo numero)

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(Manuel Onorati)D. Salve Dottor Gionni Mau-rizio, vorrei iniziare l’intervistapartendo dal titolo del suo li-bro Aforismi e riflessioni con-tro l’Infelicità: Lei crede chela Felicità sia possibile?R. «Io credo che la Felicitàsia una tendenza ideale nonrealmente raggiungibile. Mispiego meglio: la Felicità èuno stato emotivo soggettivo e quindi per sua na-tura instabile e soggetto a diverse condizioni esi-stenziali e psicologiche. Quindi credo sia neces-sario e sicuramente più vantaggioso concentrarsisu quelle condizioni che rendano meno probabilel’Infelicità (l’altro polo ideale ovviamente negati-vo) ed avviarsi di conseguenza verso la Felicità.»D. Mi sembra di capire che il tutto non è così sempli-ce. Quali sono le maggiori difficoltà che rendono unapersona meno felice di quanto potrebbe essere?R. «Bene, mi sembra che abbia centrato esattamen-te la questione. Senza dubbio gli aspetti fondamentaliche rendono una persona infelice sono l’Ansia, laDepressione, le irrealistiche richieste esistenziali.»D. In termini molto semplici come potrebbe de-scrivere l’Ansia?R. «L’Ansia, per usare termini molto semplici ed

Riflessioni contro l’Infelicità con Gionni Maurizio - 1

(Roberto Canò) - I nomi di Emilio Reverberi, Mari-no Serri, Afro Tondelli, Lauro Ferioli ed Ovidio Fran-chi a molti non diranno nulla, se non a coloro cheeventualmente abitino nelle strade e nelle vie dedi-cate alla loro memoria. Loro che il 7 luglio 1960, aReggio Emilia insieme a molte altre persone, giova-ni, operai, contadini si opposero con tutta la loro for-za all’ennesimo tentativo di svolta autoritaria nelnostro Paese. Quel giorno ebbe luogo una “macel-leria messicana” ante litteram, per dirla con le pa-role del vice questore Michelangelo Fournier quan-do si riferisce alla Genova del 2001. Le poche im-magini che circolano su Internet, mostrano i perico-losi caroselli delle camionette della Celere tra i ma-nifestanti, i ragazzi dalle magliette a righe, i funeralidelle cinque vittime. Ma quelle che colpiscono nelsegno sono quella del poliziotto Orlando Celani che

Se aprile non è luglio. La memoria in un’immaginedono le gambe insanguinate e i calzoncini corti. Eforse è proprio questo piccolo particolare che ri-chiama l’attenzione e che muove a pietà. Essi do-vrebbero essere appannaggio di un’altra età, di pas-seggiate sulla spiaggia o di una serata d’estate albar con gli amici. Non dell’ imminenza di un colpo distato. Rispetto a Genova di undici anni fa, dove tuttifotografavano tutti, dove il corpo di Carlo Giulianiviene ripreso e oscenamente sezionato da migliaiadi immagini, dove sembra che un fotografo si siaavvicinato per strappargli il cappuccio per riprende-re il viso, le immagini di quel luglio del ’60 sembranoessere quasi pudiche, ma quelle immagini rendonobene il clima di quei giorni. Il clima che il governoTambroni con la complicità dell’allora MSI volevainstaurare era quello, color canna di fucile, simile alluglio di quarant’anni dopo. Dopo Portella della Gi-nestra, e prima dei tentati golpe e delle bombe nel-le piazze e sui treni, la DC, il partito-stato che giàda quattordici anni è al potere, non ci pensa duevolte a tentare di destabilizzare l’Italia con il fattivoaiuto dei fascisti e dei monarchici. In seguito agliscontri di Genova del 30 giugno e quelli a PortaSan Paolo a Roma il giorno prima, dove l’olimpionicoD’Inzeo comanda le cariche a cavallo contro i ma-nifestanti, a Reggio Emilia quindi si spara. Ma an-che a Licata, a Catania, a Palermo la polizia sparae uccide. Feriti si contano a Napoli, a Modena eParma. Tre dei cinque morti di Reggio avevanovisto la guerra, da partigiani. Sono immagini dice-vamo quasi pudiche e misurate quelle del luglio dicinquant’anni fa se paragonate a quello che ve-diamo oggi. Dall’uccisione di Gheddafi agli scontriin Siria fatte col telefonino, flussi ininterrotti di fra-me che si rincorrono istericamente da un angoloall’altro del pianeta e riproposti all’infinito dalla Rete,sono il paradigma di una società stanca e inquieta,senza una vera causa. In questi giorni che hannovisto un breve balenio di giustizia, rileggere il Pasolinidi allora e rivedere le immagini di quel luglio, nonpuò che farci bene.

Reggio Emilia, luglio 1960

accessibili a tutti, è uno statoemotivo di paura che emergein situazioni che non sono re-almente minacciose. Questosignifica che il pericolo o la mi-naccia non esiste nella realtàdella persona ma soltanto nel-la sua mente; da ciò consegueche il contesto di cambiamen-to è la Psicoterapia.»D. Vuole dire che l’Ansia è

solo soggettiva?R. «È soggettiva soltanto come origine o insorgenzama non come manifestazioni. Infatti si manifesta alivello corporeo-somatico con tachicardia, senso disoffocamento, sudorazione eccessiva, tremori, etc.»D. Questo significa che la persona soffre a livel-lo corporeo?R. «Assolutamente sì: La persona soffre molto alivello corporeo ed è proprio questo aspetto cheporta alla ricerca di un aiuto professionale.»D. A proposito dell’Ansia che differenza c’è traAttacchi di Panico e Fobie?R. «I disturbi d’Ansia sono una categoria moltoampia al cui interno vi sono le diverse tipologie:Attacchi di Panico; Fobie; Ansia Sociale (ecces-siva timidezza) etc.»D. Quando parla di aiuto professionale che cosa

in Piazza della Libertà spara uccidendo Lauro Fe-rioli, 19 anni, e quella dove si vede il corpo del giova-ne, ripreso dall’alto, attorniato dai soccorritori. Si ve-

intende?R. «Intendo parlare di Psicofarmaci e di Psicote-rapia. Gli psicofarmaci vanno utilizzati soltanto senecessari in una fase iniziale se la persona non è ingrado di sopportare gli effetti corporei dell’Ansia;nella fase di cambiamento vero e proprio l’inter-vento elettivo è sicuramente la Psicoterapia.»D. Mi sta dicendo che gli psicofarmaci non servono?R. «Gli psicofarmaci sono un ottimo presidio sanita-rio, però se risolvessero tutti i problemi psicologici nonsarebbe mai emersa una nuova terapia come la Psi-coterapia. Questo aspetto è nell’ evidenza dei fatti.»D. Come potrebbe descrivere la Psicoterapia?R. «La Psicoterapia è una forma di terapia che, nonutilizzando farmaci, ma primariamente colloqui etecniche di rilassamento, crea le condizioni per uncambiamento stabile e permanente nella persona.»D. Come funziona la Psicoterapia?R. «In tutto il mondo esistono molte tipologie diPsicoterapie; quella elettiva, più indicata per l’An-sia, è la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale,per sua natura breve e fortemente strutturata (cioècon metodi d’intervento e valutazione molto chiari).»D. Cosa intende per Psicoterapia breve?R. «Una Psicoterapia che si sviluppa nell’arcodi alcuni mesi.»Nella prossima puntata si descriveranno gli altri fat-tori che ostacolano il raggiungimento della Felicità.

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The China Study - 1(Piera Valenti) - Il “Progetto Cina” è un’approfonditaindagine epidemiologica condotta dal dottor ColinCampbell (che a Vicenza, il 21 settembre, terrà unaconferenza sull’argomento) e dal suo gruppo di ricer-catori. La ricerca, finanziata da enti pubblici, iniziatanel 1983 e tutt’ora in corso, ha preso in esame la stret-ta interdipendenza tra l’alimentazione, nello specifico ilconsumo di proteine di origine animale, e la formazio-ne di patologie degenerative come il diabete, l’ictus,diversi tipi di tumore, l’ipertensione, l’artrite, il morbodi Alzheimer e le malattie cardiovascolari. Le ricerchesvolte su cavie animali hanno comprovato la possibilitàdi attivare mediante l’alimentazione, la crescita tumo-rale, indipendentemente dalla predisposizione geneti-ca, effetti che sono stati osservati in soggetti umani. Irisultati hanno mostrato che queste patologie, che spessocompaiono con l’invecchiamento e che in molti casiconducono alla morte, sono erroneamente considera-te “genetiche”, e possono essere non solo prevenutema persino contrastate con una dieta alimentare spe-cifica. Il cancro si sviluppa in tre momenti differenti:l’iniziazione che può verificarsi in pochi minuti, ovveroil tempo necessario a consumare il carcinogeno chimi-co che una volta in circolo nel sangue finisce per pene-trare nelle cellule e nel DNA e a far nascere altrecellule già geneticamente compromesse; la promozio-ne che è reversibile ed è la fase che più interessa que-sti studi poiché i fattori alimentari diventano determi-nanti e si distinguono in promotori, che favoriscono ilsuo sviluppo, e antipromotori che lo rallentano o lo ar-restano; infine la progressione che ha inizio quando lecellule cancerose si sviluppano e invadono quello chesta intorno, trasformandosi in metastasi. Per più di unsecolo il termine proteina è stato utilizzato esclusiva-mente come sinonimo di carne, in realtà le proteine, oprotidi, indicano uno dei composti organici più com-plessi di origine sia animale (carne, latte, uova, pesce)sia vegetale (riso, soia, legumi) e ne esistono centinaiadi migliaia di tipi diversi, costituite da numerosissimiamminoacidi. La qualità delle proteine è misurata inbase alla capacità di fornire i giusti tipi e le giuste quan-tità di amminoacidi per costruire nuove proteine. Lacarne umana, di cui non è possibile cibarsi, ha la quan-tità giusta di cui abbiamo bisogno mentre le proteinedel latte e delle uova sono le migliori copie possibilidegli amminoacidi delle nostre proteine. In questo casola massima “qualità” non corrisponde alla massima sa-lute, infatti le proteine vegetali sono più sane anche seconsiderate di “bassa qualità” perché portano a unasintesi lenta ma costante di nuove proteine e sono ingrado di fornire tutti gli amminoacidi essenziali di cui ilnostro organismo ha bisogno. Nel 1968 un gruppo diricercatori indiani diede il via ad un esperimento pertestare il comportamento del tumore al fegato rispettoal consumo di proteine. Due gruppi di ratti furono espostialla stessa quantità di aflatossina (AF, un potentecarcinogeno epatico) e a una dieta con il 20% di prote-ine ad un gruppo e il 5% all’altro: il 100% dei rattinutriti al 20% di proteine svilupparono un cancro alfegato conclamato o nelle sue forme iniziali mentrenessuno di quelli nutriti al 5% di proteine sviluppò iltumore o lesioni di alcun tipo. Questo primo studio haprovato che un consumo eccessivo di proteine è de-terminante nello sviluppo di una patologia grave comeil tumore. Per approfondire ulteriormente la questione,il dottor Campbell ha fatto richiesta e ottenuto dagliIstituti nazionali di sanità due assegnazioni di fondi perla ricerca, una per condurre uno studio su soggettiumani, l’altra per una ricerca sperimentale su animaliche hanno confermato la pericolosità di un regimedietetico ricco di proteine.

Nella sua versione, lui si eraappartato con Pasolini inmacchina all’idroscalo. Poi,dopo un rapporto sessua-le, era uscito dall’auto perandare ad orinare poco di-stante. Lì era stato aggre-dito da un uomo che lo ave-va malmenato e costrettoall’impotenza, mentre altridue uomini tiravano fuori

Pasolini dall’auto e cominciavano a pestarlo finoa ridurlo in fin di vita. Poi gli aggressori minac-ciarono di morte lui e la sua famiglia se avesseparlato, e Pelosi in stato confusionale era risalitosull’auto di Pasolini e nella fuga aveva investitoil corpo sdraiato nel fango. Passarono altri anni,e nel 2011 Pelosi pubblica un libro Io so… comehanno ucciso Pasolini, in cui replica la rico-struzione dei fatti già data a RAI 3, che per altrodà spiegazioni plausibili alle incongruenze verifi-cate in sede processuale. Nel frattempo un’in-dagine di “Chi l’ha visto” del 2010 scopre untestimone che afferma che un tale Antonio Pin-na, legato agli ambienti criminali della Maglianae noto per essere un abile pilota d’auto a dispo-sizione della malavita, il giorno dopo l’assassiniodi Pasolini portò la sua auto, ammaccata e spor-ca di fango e di sangue, da un meccanico amicoper farla riparare. Il Pinna scomparve misterio-samente dopo qualche mese nel 1976, a pochigiorni dall’apertura del processo sulla morte diPasolini. Aveva 33 anni, moglie due figli, e l’uni-ca cosa di lui che venne ritrovata fu la sua autoabbandonata nel parcheggio dell’aeroporto diFiumicino. Quando si aprì il primo processo, ilPelosi ricusò il suo avvocato d’ufficio, e nominòl’avvocato Rocco Mangia, noto penalista spes-so impegnato a difendere elementi dell’estremadestra, al quale si affiancò come perito ilcriminologo Aldo Semerari, animatore del movi-mento Ordine Nuovo, in contatto con ambientidella Camorra e della Magliana e più volte in-quisito per fatti legati al terrorismo nero, che sparìe venne misteriosamente ritrovato decapitatoqualche anno dopo, nel 1982. A Roma nel 2011durante la presentazione del libro Nessuna pie-tà per Pasolini nella libreria Mondadori, il Pelo-si si presenta inaspettatamente e risponde a moltedomande dei presenti, tra cui Walter Veltroni.Alla domanda di Veltroni su chi e perché avessescelto l’avvocato Mangia come difensore, Pelo-si, risponde «non è stata un’idea mia» e lasciaintendere che il legale gli venne affiancato pertenerlo sotto controllo nelle sue dichiarazioniprocessuali. E alla successiva domanda se po-tessero essere ancora vivi alcuni di coloro cheminacciarono di morte lui e la sua famiglia qua-lora avesse parlato e fatto nomi, Pelosi rispondereticente «….ni.» Sono passati trentasette annida quella notte di passione. Nel fiume di sangueimpunito che attraversa la storia dell’Italia, tra-scinando cadaveri insepolti attraverso i decenni,e facendoli riemergere ogni tanto quando un mu-linello di speranza di giustizia li sospinge in su-perficie, il corpo di Pier Paolo Pasolini urla an-cora che a spegnere il suo spirito furono certa-mente quei delinquenti che lo massacrarono sen-za pietà, ma ancor di più furono coloro che ucci-sero quella verità e quella giustizia per cui Paso-lini spese la sua vita preziosa.

(Toni Garrani) - La matti-na del 2 novembre 1975 eroa Milano, dove recitavo alTeatro San Babila in Picco-la città. La mattina mi sve-gliavo tardi, come fanno tut-ti gli attori di teatro, e anda-vo a leggere il giornale vici-no al teatro, al bar in piazzaSan Babila, che allora eraconsiderata quartier genera-le dei gruppi di estrema destra. La notizia micolse come un pugno in faccia. Avevano uccisoPier Paolo Pasolini. Un “ragazzo di vita” , PinoPelosi detto la Rana, aveva ucciso Pasolini allafine di un rapporto omosessuale finito tragica-mente, e lo aveva abbandonato nel fango di unprato alla periferia di Roma, dopo essergli pas-sato sopra con l’auto nella fuga. Gli elementi cheemergevano dalle indagini erano talmente male-dettamente pasoliniani da far credere ad una bef-farda sceneggiatura scritta come epitaffio daldestino per un grande intellettuale, un grande po-eta, un grande uomo. Nella poesia Una dispe-rata vitalità così Pasolini aveva descritto quellazona di Fiumicino dove avrebbe trovato la suafine dopo qualche tempo: «…il vecchio castello,e una prima idea vera della morte…» Ma subitocominciarono ad emergere particolari che nonquadravano con la ricostruzione fatta dagli in-quirenti: impronte sconosciute, indumenti non ri-conducibili ad alcuno, dinamiche del delitto as-solutamente oscure. Si cominciò a parlare di com-plici, di terze persone presenti sulla scena deldelitto, di vendette trasversali per sgarbi fatti aqualcuno di assai potente, di implicazioni politi-che nell’omicidio, di mandanti e di esecutori, simormorarono nomi eccellenti, si tirò in ballo ilsuo romanzo incompiuto Petrolio, e il furto dialcune rare copie di un suo film. Ma il Pelosi finda subito si addossò tutta ed interamente la re-sponsabilità del delitto, escludendo la presenzadi altre persone quella notte all’Idroscalo di Ostia.Il processo vide emergere parecchie lacune, pa-recchi dubbi, parecchie incongruenze, ma allafine l’autoaccusa del Pelosi fece premio su tuttele possibili alternative circa il movente e gli ese-cutori del delitto, Pino la Rana fu condannatoper omicidio volontario in concorso con scono-sciuti, ed in appello fu poi stralciato il concorsopoiché ad avviso della Corte mancavano le pro-ve che il delitto fosse stato commesso in con-corso con altri. Pelosi si prese nove anni e settemesi di prigione e sparì nelle patrie galere por-tandosi dietro le sue opinabili verità. Ma le pole-miche sulla sentenza furono mantenute vive perl’impegno di alcuni amici di Pasolini - Citti,Moravia e Laura Betti - che continuarono a gri-dare alto e forte che Pasolini era stato ucciso dapiù di una persona per motivi diversi da quellisessuali, e ne pubblicarono le prove nel libro Pa-solini, cronaca giudiziaria, persecuzione,morte, con cui arrivarono a denunciare pubbli-camente la Magistratura per la scandalosa con-duzione del processo. Passarono molti anni, Pe-losi uscì e rientrò più volte in prigione secondo ilcopione pasoliniano della sua vita, una vita diemarginazione sottoproletaria. Poi però nel 2005decise di dare un’intervista a Franca Leosini suRAI 3 in cui, con una drammatica confessione,raccontò come erano andati realmente i fatti.

La vera morte di Pasolini è la morte della verità

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Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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angolo della poesiaL’ Rubrica a cura di: Giulio Berninie-mail: [email protected]

Notizie in... CONTROLUCE agosto 2012

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(Federica Transerici) - Arte, talento, mestiere epassione sono nati e esplosi in un paese delle mera-viglie che sorge dal 1937 a soli nove chilometri dalcentro di Roma. Fellini disse: «L’hanno definita lafabbrica dei sogni: un po’ banale, ma anche vero. Èun posto che dovrebbe essere guardato con rispet-to, perché al di là di quel recinto di mura ci sonoartisti dotati e ispirati che sognano per noi. Per me èil posto ideale, il vuoto cosmico prima del big bang».Cinecittà è il luogo della creatività e dell’immagina-zione, il posto dove i sogni prendono forma e diven-tano realtà, dove tutto è possibile. Cinecittà è il cine-ma, è il mito di ieri e di oggi, dell’«Hollywood sulTevere». È la città di Pasolini, Visconti, Scola eComencini, di Francis Ford Coppola e MartinScorsese. Tra le sue mura sono stati girati più ditremila film, novanta dei quali hanno ottenuto unanomination agli Oscar e quarantasette sono statipremiati. Qui hanno preso vita le storie di Quo vadis,Ben Hur e Cleopatra, de Il paziente inglese,Gangs of New York, Nine e Baaria. Oggi, però,sembrano lontane le famose note della musica deLa dolce vita, delle passeggiate nei lunghi viali delle

Cinecittà: la fabbrica dei sogni sarà ancora realtà?star nazionali e internazionali, «cosa direbbeAlbertone se chiudesse Cinecittà?» recita una scrittasul muro. Dal quattro luglio la «fabbrica dei sogni» ècoperta da uno striscione con su scritto «Cinecittàokkupata». I lavoratori, uomini e donne che prote-stano davanti ai cancelli di Via Tuscolana, chiedonodi fermare il progetto che definiscono come «ce-mentificazione» dell’area. Il patrimonio artistico,culturale e tecnico è messo a rischio dal piano diristrutturazione voluto dall’azienda che fa capo aLuigi Abete. Un grande albergo, un parcheggio perseimila vetture, centri benessere e palestre dovreb-bero farsi spazio tra gli storici teatri di posa, per faredi Cinecittà un museo a cielo aperto. A rischio cisono oltre duecentoventi posti di lavoro, tra tecnici eamministrativi, che verrebbero spacchettati in tantesocietà collegate affittati per mesi o settimane conla possibilità di essere nel tempo licenziati. La ItalianEntertainment Group, che controlla Cinecittà attra-verso partecipazioni azionarie pari a quaranta milio-ni di euro, adotta una politica di mercato che, secon-do i lavoratori, non risponde a nessuna logica: i prez-zi di affitto alle produzioni cinematografiche e tele-

visive sono troppo alti, aumentano di mese in mese,così invece di venire a Roma i potenziali clienti fug-gono. Per difendere Cinecittà sono intervenuti regi-sti che, come Gianni Amelio, Marco Bellocchio,Bernardo Bertolucci e Giuseppe Tornatore, hannolanciato un appello al Presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio MarioMonti «perché intervengano urgentemente per im-pedire tutto ciò e perché Cinecittà e l’Istituto Lucetornino ad essere punto di riferimento produttivo delcinema mondiale e restituiti a quel ruolo pubblico divolano per il rinnovamento e il rilancio del cinemaitaliano». Le proteste dei lavoratori intanto continuanotra manifestazioni, presidii e cascate di neve alColosseo, ricreata sfruttando una macchina per glieffetti speciali; «per tutti quelli che sanno che il cine-ma non è solo una forma d’arte, ma un potente mezzodi emancipazione sociale, di crescita culturale, di av-vicinamento tra popoli, di promozione di tutte le altreespressioni artistiche e che per fare tutto ciò servo-no idee, mani e amore, ma non cemento». Per tuttiquelli che credono che «la fabbrica dei sogni» possaessere ancora realtà.

Poesia come luceNel buio ho visto una luceNel tempestoso mare della vitaho trovato un faro: la poesiache, come rosa nel deserto,è sbocciata in mezzo ai rovi.

Carlo Luffarelli(da Petali di tempo)

Se nascondi una stellaUn’altra sera di lucciole e baci.Di altro non ho bisogno stasera.Altro non voglio.Ma se nascondi una stelladietro le bracciati aggirerò e con un balzomi approprierò della sua luce.

Maria Lanciotti

OraOra,se tu mi baciassisuppongo che New Yorksarebbe soltantoun cono d’ombrasenza geografiae senza gente.Se tu mi baciassi ora,perfino l’universo,rotolerebbe lontanolasciando quiun trionfo di profumie saporiche neppure il mareebbe per la sua creazione

Marisa Monteferri

Potessi…Voriopinta farfallache tra i fiori del mio balcon vagava,rapida colsi.Lieve pulviscolo iridatole dita ricoprì qual setae dolceun tremito d’ali percorse la mia manonell’opra intesadel trattener l’evanescente preda.Il pugno allor dischiusie l’alata creaturanel ciel librossia disegnar volute e ghirigoridi libertà gioiosa ritrovata.Potessi, anima mia,con un sol gestote liberardall’intricata, grigia ragnatelache sogni infranti,affanni e costrizioniti tesseron d’intornoe ridonarti lo splendore tersodi quando insiemedi pace e d’amor si dissertavae il mondo interocolmo ne sembrava!

Emilia Fevola

Guerra e paceAvevo paura di affrontarmi,così il muro d’ombra si alzavatra me e me,tra me e i miei similiche sentivo dissimili,così disuguali…

Borioso angelonella landa affocataio ti scagliavo dardi impietosie tu mi colpivi con pietre assassine.In fin di vitaci arrotolammo infinein un solo sangue fuso.E sono io Caino, io Abele,io l’angelo e il diavolo di me stesso.Franco Campegiani(da Ver Sacrum, ed. Tracce - 2012)

AllegrezzaIl tempo non ha piùil suo freddo mantelloSi è adornato di lucee caloreGocce dorate di amoreprecursore d’estatehan trillato

Allegrezza è emersaha bussato alla porta della pauraancora duramente serrataArmando Guidoni(“Gocce di emozioni” Ed. Controluce )

La più piccola isolaQuesto scoglioè un’isola!E voi, acque incantate,col tempo e coi giorninon siete mutate.Le soste orgogliosepar rimpiangiatedi un fiero gabbianovolato lontano.

Guido Basile(da Nessuno sarà acasa solo, la sera)

A teTu non mi caccerai via in nessun posto:non si respinge la primavera!Tu non mi toccherai, nemmeno con un dito:troppo teneramente io canto verso il sonno.Tu non mi diffamerai:il mio nome è acqua per le labbra!Tu non mi lascerai:la porta è aperta, e la mia casa è vuota!

Marina Cvetaeva (1982-1941; trad. A.Zveteremich. Feltrinelli, 1979)

VecchiNon se ne curano i vecchiDella notte che presto arriva,Accaniti a giocare la partitaA cavallo della panchina.Intorno, taxi, canottiere,E tristi pendagli dorati.

Alberto Pucciarelli

Se un giorno.Se un giorno cammineraisotto una pioggia scrosciante,la mente scevra da ogni pensiero,e sentirai soltanto scivolare piccolegocce sulla tua chioma fluttuante,sappi che io vorrei esserela più piccola di quelle,per poter restare lì a dissolvermicon il tuo calore;e se invece a passo sveltoandrai contro un vento caldonelle belle giornate di primaverae sentirai quell’aria attraverso i vestiti,io vorrei essere quella brezzaa sfiorare i tuoi bei lineamenti;e se invece una sera al tramontostarai contemplando il soleche dietro le fronde di un albero scende,per nascondersi dietro l’orizzonte,sappi che io vorrei essere quella lucecalda ed immensa,per poter illuminare il tuo volto.

Barbara Fiorelli

Da “Padre mio”L’ombra delle tue mani,padre,è come una naveche transita sul mio corpo,che è terra,terra sfinita.

Alda Merini (1931-2009;Frassinelli ed. 2009)

Per AliceQuel giorno di giugno anche i ramisi sono alzati in volo come uccelli.I tuoi occhi erano fondalisenza audio. I pensieri coralli.Piangendo gonfiavi le maree.

Alberto Pellegatta (da “Almanaccodello specchio”, Mondadori, 2008)

L’albero imprigionatoL’uccello s’è impigliato tra i ramibatte le ali di un antichissimo cantofolto l’albero in sé lo imprigional’uccello passa ma l’albero rimaneNon per la prima volta sentoil fruscio delle foglievedo il bosco di abetiil grano prima della raccoltae soltanto guardo quando si avvereràil mio sogno di una terra giustaMieczyslaw Jastrun (1903-1983,vers. Paolo Statuti)

AutunnoSe ne vanno nella nebbia un contadino stortoE il suo bue lentamente nella nebbia d’autunnoChe cancella le borgate povere e vergognose

Mentre s’allontana il contadino canticchiaUna canzone d’amore e d’infedeltàChe parla di un anello e d’un cuore infranto

Oh l’autunno l’autunno ha ucciso l’estateSe ne vanno nella nebbia due grigie figure

Guillaume Apollinaire (1880-1918, trad. R. Paris)

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