Le Monete Dell'Abate i Luigini Di Seborga

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Le monete dell'Abate I luigini di SEBORGA 16 RIVISTA UFFICIALE DEL PRINCIPATO DI SEBORGA INSIDESEBORGA di Magdi A. M. Nassar Le incisioni numismatiche nell'opera del conte Cordero di San Quintino STORIA DEGLI STUDI Seborga fece la sua comparsa nella bibliografia numismatica con l'opera di Papon "Histoire Generale de la Provence", ripresa poi da S.Quintino, il quale gli dedica, nel 1847, un intero capitolo nel suo Discorsi sopra argomenti spettanti a monete battute in Italia dal secolo XVI al XVII. Nel 1866, Domenico Promis, segnala una quarta varietà della moneta di quello stesso monastero, oltre alle tre già presentate nel '47 e rivede gli studi generali sulla zecca . La moneta seborghina è trattata, ancora, nel 1866, sul Bullettino di Numismatica italiana, diretto da Caucich. Nel 1881, Girolamo Rossi pubblica, all'interno della storica Gazzetta Numismatica di Ambrosoli, un articolo intitolato La zecca di Seborga, nel quale, per la prima volta, grazie alle novità introdotte dall'allora archivista di Lerino, egli è in grado di definire molteplici novità a riguardo della moneta del piccolo centro ligure. LA TRUFFA PER IL LEVANTE Come già anticipato, i saggisti che hanno trattato di questa zecca citano, talvolta, la notizia non provata che nella zecca si coniasse moneta falsa . In realtà questo autore ritiene del tutto probabile che gli stessi luigini venissero considerati moneta falsa; in effetti, queste monete, che nel resto della Francia avevano un titolo di undici denari di buon argento, venivano prodotti in questa ed altre officine con un fino di appena cinque denari. I larghi guadagni che queste monete potevano produrre sui mercati orientali, indussero altre piccole zecche, come Masserano, Desana, Massa, Tassarolo o Loano, ad imitare l'archetipo francese. Il numerario, dunque, sbarcava nella città armena di Smirne passando prima per Genova e poi per il porto di Livorno, e questa spe- culazione fu la ricchezza di molte zecche, sino a che in quelle terre si prese consapevolezza dell'enorme svalutazione truffaldina messa in atto. ICONOGRAFIA E ARALDICA Lo scudo di Seborga, presente al rovescio di ogni emissione, subisce vari mutamenti con il susseguirsi degli anni; Gorra ci fa notare come nello stemma delle prime emissioni, la composizione formata da mitria, pastorale e foglie di palma ricordi in maniera interes- sante l'aquila imperiale; successivamente al '68, poi, la composizione diviene verticale e le fogli non nascono più dal copricapo abaziale, ma gli si affiancano. Lo scudo entro cui è racchiuso il blasone è sannitico, sovrastato da corona gemmata a cinque fioroni. Nell'allegoria, i rami di palma rappresentano i molti monaci che raccolsero la palma del martirio, mentre la mitria ed il pastorale raf- figurano la dignità vescovile di S. Onorato, fondatore dell'abazia, nonostante la mitria sia assente in ogni stemma extranumismatico, e fu probabilmente aggiunto in questa occasione per legittimare l'assenza della corona, della quale poteva usualmente fregiarsi la maggior parte delle autorità emittenti. Al dritto è raffigurato San Benedetto, come documentato dalle fonti scritte, immortalato di lato, nimbato, in saio, con crocifisso al collo. Ancora Gorra, tuttavia, nel suo testo del 1995, dimostra alcuni dubbi sull'identificazione di quella figura, motivando tali incertezze con la fattura insolitamente giovanile e priva della tipica barba; non potendo certo attribuire quel profilo all'allora abate, che in ogni caso non avrebbe potuto fregiarsi dell'aureola, l'autore di quel saggio, ipotizzò che potesse trattarsi di Sant'Onorato, fondatore del monastero, la cui isola porta ancora il suo nome. 1 Si noti che Ranieri I fu il primo marchese del Monferrato nel 1111; la contea sabauda sorse tra il 980 ed il 1048 con Umberto I, capostipite della dinastia; Ottone I non fu che Re dei Germani nel 954. IL FEUDO DI SEBORGA Nella copia di un documento del 954, si legge che il marchese Guido, conte impe- riale di Ventimiglia, in partenza per la guerra di Re Alfonso contro i Saraceni, avrebbe donato alcune proprietà situate a Seborga ai monaci benedettini dell'abazia di Lerino, nell'isola si sant'Onorato. Nel do- cumento, determinato poi un falso storico, compaiono, infatti, anche "Luigi impera- tore dei Romani", "Tommaso conte dei Sa- baudi" e "Raimondo marchese del Monferrato": personaggi allora inesistenti. 1 Nonostante la non autenticità dell'atto, al- meno come ci è giunto oggi, si riscontra che una donazione analoga dovette tutta- via sussistere, poichè in una disputa tra il Comune di Ventimiglia e l'Abate di Lerino del 1177, il cui atto, datato al 13 luglio di quello stesso anno, esiste an- cora in una copia del 1305, il Vescovo ed i consoli di Ventimiglia riconobbero ai padri benedettini la pro- prietà, proprio in virtù di quel privilegio. Dal 1181 la situazione politica di Seborga rimase incerta per oltre quattro secoli, infatti, in quell'anno, la Re- pubblica di Genova assumeva sotto la propria protezione Lerino, e con essa, come logica conseguenza, anche Se- borga; in realtà quest'ultima rimase sem- pre sotto l'ala della Provenza, e questa ambiguità istituzionale causò spesso aspre diatribe. Un'immagine dell'attuale borgo di Seborga Magdi A. M. Nassar è un giovane numismatico. Svolge le sue ricerche prevalentemente nell'ambito della numismatica medievale e post-medievale. E' Segretario generale del Circolo Giovani Numismatici, socio studente della Società Numismatica Italiana, e collabora con le maggiori riviste specialistiche italiane.

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  • Le monete dell'AbateI luigini di SEBORGA

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    RIVISTA UFFICIALE DEL PRINCIPATO DI SEBORGA

    INSIDESEBORGA

    di Magdi A. M. Nassar

    Le incisioni numismatiche nell'opera del conte Cordero di San Quintino

    STORIA DEGLI STUDISeborga fece la sua comparsa nella bibliograa numismatica conl'opera di Papon "Histoire Generale de la Provence", ripresa poida S.Quintino, il quale gli dedica, nel 1847, un intero capitolo nelsuo Discorsi sopra argomenti spettanti a monete battute in Italiadal secolo XVI al XVII. Nel 1866, Domenico Promis, segnala unaquarta variet della moneta di quello stesso monastero, oltre alletre gi presentate nel '47 e rivede gli studi generali sulla zecca .La moneta seborghina trattata, ancora, nel 1866, sul Bullettinodi Numismatica italiana, diretto da Caucich. Nel 1881, GirolamoRossi pubblica, all'interno della storica Gazzetta Numismatica diAmbrosoli, un articolo intitolato La zecca di Seborga, nel quale,per la prima volta, grazie alle novit introdotte dall'allora archivistadi Lerino, egli in grado di denire molteplici novit a riguardodella moneta del piccolo centro ligure.

    LA TRUFFA PER IL LEVANTECome gi anticipato, i saggisti che hanno trattato di questa zecca citano, talvolta, la notizia non provata che nella zecca si coniassemoneta falsa . In realt questo autore ritiene del tutto probabile che gli stessi luigini venissero considerati moneta falsa; in effetti,queste monete, che nel resto della Francia avevano un titolo di undici denari di buon argento, venivano prodotti in questa ed altreofcine con un no di appena cinque denari. I larghi guadagni che queste monete potevano produrre sui mercati orientali, indusseroaltre piccole zecche, come Masserano, Desana, Massa, Tassarolo o Loano, ad imitare l'archetipo francese. Il numerario, dunque, sbarcava nella citt armena di Smirne passando prima per Genova e poi per il porto di Livorno, e questa spe-culazione fu la ricchezza di molte zecche, sino a che in quelle terre si prese consapevolezza dell'enorme svalutazione truffaldinamessa in atto.

    ICONOGRAFIA E ARALDICALo scudo di Seborga, presente al rovescio di ogni emissione, subisce vari mutamenti con il susseguirsi degli anni; Gorra ci fa notarecome nello stemma delle prime emissioni, la composizione formata da mitria, pastorale e foglie di palma ricordi in maniera interes-sante l'aquila imperiale; successivamente al '68, poi, la composizione diviene verticale e le fogli non nascono pi dal copricapoabaziale, ma gli si afancano. Lo scudo entro cui racchiuso il blasone sannitico, sovrastato da corona gemmata a cinque oroni.Nell'allegoria, i rami di palma rappresentano i molti monaci che raccolsero la palma del martirio, mentre la mitria ed il pastorale raf-gurano la dignit vescovile di S. Onorato, fondatore dell'abazia, nonostante la mitria sia assente in ogni stemma extranumismatico,e fu probabilmente aggiunto in questa occasione per legittimare l'assenza della corona, della quale poteva usualmente fregiarsi lamaggior parte delle autorit emittenti. Al dritto rafgurato San Benedetto, come documentato dalle fonti scritte, immortalato di lato,nimbato, in saio, con crocisso al collo. Ancora Gorra, tuttavia, nel suo testo del 1995, dimostra alcuni dubbi sull'identicazione diquella gura, motivando tali incertezze con la fattura insolitamente giovanile e priva della tipica barba; non potendo certo attribuirequel prolo all'allora abate, che in ogni caso non avrebbe potuto fregiarsi dell'aureola, l'autore di quel saggio, ipotizz che potessetrattarsi di Sant'Onorato, fondatore del monastero, la cui isola porta ancora il suo nome.

    1 Si noti che Ranieri I fu il primo marchese del Monferrato nel 1111; la contea sabauda sorse tra il 980 ed il1048 con Umberto I, capostipite della dinastia; Ottone I non fu che Re dei Germani nel 954.

    IL FEUDO DI SEBORGANella copia di un documento del 954, silegge che il marchese Guido, conte impe-riale di Ventimiglia, in partenza per laguerra di Re Alfonso contro i Saraceni,avrebbe donato alcune propriet situate aSeborga ai monaci benedettini dell'abaziadi Lerino, nell'isola si sant'Onorato. Nel do-cumento, determinato poi un falso storico,compaiono, infatti, anche "Luigi impera-tore dei Romani", "Tommaso conte dei Sa-baudi" e "Raimondo marchese delMonferrato": personaggi allora inesistenti.1

    Nonostante la non autenticit dell'atto, al-meno come ci giunto oggi, si riscontrache una donazione analoga dovette tutta-via sussistere, poich in una disputa tra il

    Comune di Ventimigliae l'Abate di Lerino del1177, il cui atto, datatoal 13 luglio di quellostesso anno, esiste an-cora in una copia del1305, il Vescovo ed iconsoli di Ventimigliariconobbero ai padribenedettini la pro-priet, proprio in virtdi quel privilegio. Dal 1181 la situazionepolitica di Seborga rimase incerta per oltrequattro secoli, infatti, in quell'anno, la Re-pubblica di Genova assumeva sotto lapropria protezione Lerino, e con essa,

    come logica conseguenza, anche Se-borga; in realt quest'ultima rimase sem-pre sotto l'ala della Provenza, e questaambiguit istituzionale caus spessoaspre diatribe.

    Un'immagine dell'attuale borgo di Seborga

    Magdi A. M. Nassar un giovane numismatico.Svolge le sue ricercheprevalentemente nell'ambitodella numismatica medievalee post-medievale.E' Segretario generale delCircolo Giovani Numismatici,socio studente della SocietNumismatica Italiana, ecollabora con le maggioririviste specialistiche italiane.

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    RIVISTA UFFICIALE DEL PRINCIPATO DI SEBORGA

    INSIDESEBORGA

    LA ZECCA E LE MONETELa collocazione della zecca del monasterodi Lerino a Seborga, umile distretto liguredel cenobio, anzich nell'isola di San-t'Onorato, pot attestarsi solo nel XIX se-colo, con la pubblicazione, a cura diEnrico De Flamare, di alcuni testi, tra cuiChartarium Lirinense, a cui si ispir anchel'opera Histoire du Monastre de Lerins;tali volumi portarono alla luce numerosenovit archivistiche signicative. Secondoun testo storico locale, le prime coniazionisi fanno risalire ad alcuni mercanti fran-cesi, che l'avrebbero appaltata per 200franchi e, successivamente, al genovesePaolo Giustiniani, commissario a Sanremo;sempre secondo la stessa fonte, la mo-neta avrebbe riportato le impronte "dei me-desimi padri e del Gran Turco" . L'Alliez edil Papon riportano una relazione, scritta nel1760 dall'Abate per il bibliotecario dell'Im-peratore Francesco I, nel quale egli riferi-sce di come il suo predecessore CesareBacillon strinse, al 24 dicembre 1666, unaccordo con Bernardo Bareste di Monginsin cui gli concedette il pouvoir et permis-sion de fabriquer de monnoye all'internodelle propriet di Seborga per un periododi cinque anni, sotto il versamento di 740lire annue. Il permesso riguardava la bat-titura di especes d'or soit grandes, soit pe-tites pur le debiter au pais du levant, lequali dovevano presentare l'arme del mo-nastero e dovevano essere del solito va-lore e bont che vi hanno corso. Il titolodelle monete venne, dunque, ssato in 18karati di no per l'oro e di sette denari dino per quelle d'argento. I pezzi sareb-

    bero potuti essere prodotti nella quantitche lui avesse voluto, di giorno o di notte,al bilanciere od al martello, con il solo ob-bligo di inviare saltuariamente un esem-plare all'Abate perch potesse farlosaggiare e restituirglielo. Sempre secondoquegli atti, Bareste avrebbe goduto delcastello, nel quale dovette sorgere l'of-cina, ed avrebbe dovuto consegnare l'an-nualit a Vallauris o Cannes a sue spese2.I locali della zecca vengono descritti daRossi: Attigua alla nuova parrocchias'alza una bella casa costruita nella se-conda met del secolo XVII, essendoabate di Lerino il cardinale di Vendome, ilcui stemma caricato dei gigli di Francia sivede scolpito nel camino in ardesia di unaspaziosa sala. Era questo il sito destinatoad albergare il rappresentante dell'abatedi Lerino, e talvolta pure il deliberatariodella zecca, la quale era collocata al pianterreno, rischiarata da nestre difese dainferriate, dove rimane tuttora il forno, edin cui un vecchio ottuagenario ricordad'aver veduto ancora alcuni arnesi per laconiazione delle monete. Nel 1671, il mandato di Bareste trova il suotermine legale, ed i monaci appaltanonuovamente la zecca, questa volta a Sil-vano Condaz . Nel 1677, ad allogare l'of-cina D'Abric: un ugonotto di Nimes, lecui monete non ci sono oggi note. Tra il 1667 ed il 1669, i duchi di Savoia ten-tarono di eliminare la moneta seborghinache infettava il contado di Nizza, offrendoelevate somme per l'acquisto delle pro-priet monacali; si era diffusa, inoltre, lanotizia che nel feudo si producesse mo-

    neta falsa. La controversa presenza di unugonotto al servizio del monastero fu ilpretesto con il quale, il 1 luglio 1686, LuigiXIV eman un decreto sancendo la chiu-sura della zecca e l'allontanamento dellozecchiere da Seborga.Con la chiusura della zecca, il feudo si di-mostr, per i monaci, un'inutile annessoconteso tra Genova e lo stato sabaudo, eda quest'ultimo venne ceduto, il 30 gennaio1729, per 165.500 lire, con un atto la cuivalidit rimane ancora oggi incerta.

    2 ALLIEZ 1862, trascrive parte del documento, in cui si concede a Bernardino Bareste le pouvoir et permission de fabriquer de mon-noye, au lieu de Seboure, durant cinq ans, qui commenceront ds le jour que le dit Bareste se sera mis en tat et fabriquera les pre-mires pices, moyennant la rente de sept cents livres payes annuellement sous les paches et conditions suivantes: 1 que le ditBareste pourra fabriquer des espces d'or soit grandes, soit petites, pur les debiter au pais du Levant, au coin et armes dudit mona-stre, du prix et bont de celles qui y ont cours, tant toutes les dites pices d'argent qui se fabriqueront sour les titres de sept deniersde n, pour le moins, et les espces d'or au degr de dix-huit quarats de n. a quoi le dit Bareste s'oblige. Il aura aussi le droit de fa-briquer des pices de cinq sols et autres espces d'argent, propres pour le pais du Levant, de meme coin et armes, et au meme titreque dessus. Il pourra fabriquer des dites espces telle quantit qu'il lui plaira, soit de jour ou de nuit, tant au blancier qu'au marteau,comme bon lui semblera. Il sera oblig d'expdier de temps en temps au R. P. abb des espces d'or et d'argent qu'il aura

    Pianta di Seborga risalente alla vine del XVII sec.Arch. del Var. Nizza.

    ...segue a pg. 18

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    RIVISTA UFFICIALE DEL PRINCIPATO DI SEBORGA

    INSIDESEBORGA

    1667D/ MONAST LERINENSE P SEP busto di san Benedetto in saio, volto a d.

    R/ 1 6 6 7 SVB VMBRA SEDI;pastorale su mitria tra due rami di palmaentro scudo coronato a oroni.

    Bibliograa: Cammarano 1998,immagine: Manfredini 1991 - 2,27 g; 22 mm; AG.

    collezioni in cui presente:coll.ne S.M. Vittorio Emanuele III;coll.ne Hotel de Ville di Lione;coll.ne privata.

    1669D/ DECVS ET ORNAM ECCL;busto di san Benedetto in saio, nimbato, volto a d.

    R/ MONAST LERIN PRIN SEPVL C CAS pastorale su mitria tra due rami di palma, entro scudocoronato a trifogli; ai lati dello scudo: 16 - 69

    Bibliograa: Cammarano 1998; Carige 2004/2006n. 1155; Bazzini 1123immagine: 2,09 g; 21,9 mm; AG.collezioni in cui presente: coll.ne S.M. Vittorio EmanueleIII; coll.ne Museo Imperiale di Vienna; coll. privata,ex Cordero di S.Quintino.

    1668D/ MONAST LERINENSE P SEP busto di san Benedetto in saio, volto a d.

    R/ 1 6 6 8 SVB VMBRA SEDI;pastorale su mitria tra due rami di palma, entro scudocoronato a trifogli.

    Bibliograa: Cammarano 1998,immagine: BnF 199 - 2,16 g; 21,6 mm; AG.

    collezioni in cui presente: coll.ne S.M. Vittorio Ema-nuele III; coll.ne Museo Imperiale di Vienna; coll.neHotel de Ville di Marsiglia;.

    ... da pg. 16

    var. 1

    Note: La data epigrafata tra la corona e la leggenda.Bibliograa: Promis 1866; Cammarano 1998.immagine: Promis 1866. - 2,23 g; AG.

    1671

    D/ DECVS ET ORNAM ECCL;busto di san Benedetto in saio, volto a d.

    R/ MONAST LERIN PRIN SEPVL C CAS pastorale su mitria tra due rami di palma, entro scudocoronato a trifogli; ai lati dello scudo: 16 - 71

    Bibliograa: Cammarano 1998, p. 294, n. 344.immagine: Kunsthistoriches Museum, Vienna, 204880.2,16 g; 21,6 mm; AG. collezioni in cui presente:coll.ne S.M. Vittorio Emanuele III; coll.ne privata.

    Il catalogo delleemissioni

    BIBLIOGRAFIA

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