Le «Memorie di un pazzo» di Tolstoj lette da Pietro Citati - Corriere della Sera 02.07.2013

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    Karenina e gli altriCapolavori in Rete

    Liniziativa

    Depressioni e paure dopo Guerra e pace

    Dio unincognita, senza la quale nulla esiste

    Quali impressionisconvolgenti de-stano, in chi escadalla lettura di

    Guerrae pacee diAnnaKa-renina, i racconti tolstojanidegli anni ottanta! L, an-che dove il destino si acca-niva con pi ferocia sulle

    creaturedi luce, avevamolimpressionedellali-bert,della ricchezza,della variet, dellamolte-plicitdi connessionidellavita;e conqualegio-ia ne percorrevamo i labirinti. Le Memorie diun pazzo, la Morte di Ivan Ilic, Il diavolo, LaSonata a Kreutzersono invece storie di unos-sessione: ossessione di una malattia psicologi-ca, della morte, delleros, dellodio. Come seavesse dimenticato i colori della primavera edellestate, ora Tolstoj vive al chiuso, prigionie-

    ro del chiuso, tetramente trionfante nella pro-priaclaustromania. Nonc libertma costrizio-ne: non respiriamo ma soffochiamo. Se lTolstoj intrecciava tutte le dimensioni e i tonidiversi, facendoli echeggiare uno nellaltro, oraegli sceglie una sola dimensione, un solo tono,incapolavori di cupamonotonia.Kafkaha mol-to amato alcuni di questi racconti.

    Le Memorie di un pazzo, scritte nel 1884, fin-gono di essere lautobiografia di un proprieta-riodi terra:mentre, inrealt,rivelanogli acutis-simi punti di crisi nella tarda esistenza diTolstoj. Allinizio siamo nel 1869, subito dopo ilcompletamento di Guerra e Pace, questor-gia, come confess pi tardi alla cugina Alek-sandra. Tolstoj si sentiva abbandonato dallafantastica e lucidissima ebbrezza dove avevaabitatoper qualcheanno, e senzala quale non possibile vivere. Aveva vissuto immerso nel-la musica continua della vita: ora, allimprovvi-so, si sentiva gettato fuori dallesistenza, che siarrestava davanti ai suoi occhi, fissa, immobile,sclerotica, funeraria. Se la vita si era arrestatacos allimprovviso, come poteva non arrestarsi

    anche lui? Guardava tutte le cose come se fossestatoun morto trai morti: nonvedeva piquan-to cera da vedere: non sentiva pi quanto glialtri sentivano; ogni piacere intellettuale e poe-tico era perduto. Non desiderava pi nulla.

    * * *Il protagonista delleMemoriedi un pazzo de-

    cise di lasciare la propria casa insieme al suoservo, per vedere un possedimento con ungrandebosco,che desiderava acquistare.Quan-do scese la sera, viaggiava in carrozza, per metassopito.Allimprovviso si svegli,perch lave-va attraversato non so quale terrore. Gli balenin mente che non avrebbe dovuto a nessun co-stospingersiin questecontrade remote,che sa-rebbe morto quaggi, lontano da casa. E glienevenne un brivido. Incominci a provare unastanchezza, un desiderio di sosta. Aveva lim-pressione che entrare in una casa, vedere gen-te, bere del t e sopratutto dormire, lavrebberisollevato. Decise di pernottare nella citt diArzams. Arriv alla casa di posta: era bianca, egli sembr tremendamente triste, tanto da dar-gli un nuovo senso di ribrezzo. Smont a terraadagio adagio. Entr. Cera un corridoietto. Unuomo sonnolento, con una macchia su unaguancia(quella macchia gli sembr orribile) gliindic una stanza con la mano.

    Era una cameretta tetra, quadrata, bianca dicalce, con una sola finestra dalle tende rosse.Che la cameretta fosse quadrata, gli riusc stra-namente penoso.Cos, permezzo delsuo prota-gonista, Tolstoj penetr per la prima volta nelmondo quadrato: proprio lui che aveva rappre-sentatola vitacomequalcosadi sinuoso,circola-re,femminile. Unavolta ilquadratoera per lui ilsegno dellintelligenza astratta, dei programmie dei propositi: ora, nella casa di posta di

    Arzams, diventa lincarnazione degli orrorichegermogliano tra le pareti della nostra mente.

    Mentre il servo metteva su il samovr, il pro-tagonista si allung sul divano. Non dormiva.Gli faceva paura alzarsi, allontanando il sonno:perfino stare seduto in quella camera gli facevapaura. Cominci ad assopirsi. E dovette pren-der sonno, giacch quando riapr gli occhi nessuno cera pi nella stanza, ed era buio.Riaddormentarsi (lo sentiva) non era possibile.Perch era venuto quaggi? Dove andava por-tando sstesso?Da che, e dovefuggiva?Io fug-go si diceva da qualcosa di tremendo, enonpossosfuggirne.Io stosempre conme stes-

    so, e sono proprio io che riesco tormentoso ame stesso. Eccolo, questio: sono tutto qui.Avrebbe voluto addormentars i, perdere co-scienza,ma nonpoteva.Non poteva allontanar-si da se stesso.

    Le sensazioni che il protagonista prov ilterrore indeterminato, la camera bianca e qua-

    drata, lunicafinestra rossa, la angosciadel son-no e dellinsonnia, lorrore di s stesso sonole prime, acutissime sensazioni di un accessodi mania depressiva, che viene fisicizzato, tra-sformato in oggetti, e proiettato allesterno.Quandoil protagonista-Tolstojusc nel corrido-io, credette di allontanarsi da ci che lo facevasoffrire. Ma quello gli era uscito dietro, e span-devasu tutto lasua tetraggine: semprea unmo-do. Ma insomma disse a s stesso di checosa mangoscio, di che cosa ho paura?. Dime rispose senza suono la voce della morte Io sono qui. Un brivido gli fece aggricciareil corpo. S, la morte. Verr, quella, verr: gieccola;eppurenon deveesistere.Vedeva, sen-tiva che la morte incombeva sopra di lui e, nel-lo stesso tempo, sentiva che essa non dovevaesistere. Questa lacerazione interiore era spa-ventosa. Tent di scrollarsi di dosso quellorro-re. Trov un candelabro di bronzo, con la can-delaridotta a unmozzicone,e laccese. Ilcande-

    labro, lafiammarossadellacandela,tuttointor-no a lui gli ripeteva la stessa cosa. Nonc nul-la nella vita: c la morte. Eppure essa non deveesistere.

    Il protagonista prov a pensare a ci che disolito lo interessava: lacquisto dei terreni, suamoglie. Matutto erasparitosotto lospaventodi

    questodisfarsidellapropria vita. Bisognava dor-mire. Appena coricatosi, balz su dal terrore. Eunangoscia, unangoscia unangoscia nel-lanimo, identica a quellache precede il vomito:solo spirituale. Poteva sembrare un orrore dellamorte, ma se rifletteva, era il morire della vitache lo spaventava. La vita e la morte confluiva-no in una cosa sola. Ancora una volta prov adormire: sempre quel medesimo orrore, rosso,

    bianco,quadrato.Dolore straziante, e senso stra-ziante di aridit e di rancore: non una stilla di

    bont, ma soloun eguale, calmo rancore contros stesso e contro ci che o chi laveva creato.

    Quando Tolstoj torn a casa, riprese a viverecome prima. Bisognava che la sua vita si svol-gesse senza mai sosta, e, sopratutto, senza maiuscire dalle condizioni abituali. Come uno sco-laro recita senza pensarci una lezione imparataa memoria, allo stesso modo lui doveva viverela vita,per noncaderedi nuovo in balia di quel-la angoscia,cheper laprima voltalavevaassali-

    to ad Arzams. Lacutissima mania depressivadivent abitudine. Viveva apatico, indifferentea tutto e a tutti: triste, abbattuto, senza emozio-ne e senza gioia, per giorni e settimane intere:ogni fiamma sembrava spenta nella sua anima:avevavogliadi piangere: temevadi esseremala-to; gli sembrava che tutto fosse finito per lui, e

    Modelli La scelta autobiograficadi Memorie di un pazzo

    ] Quasi 2.500 volontaridigitali per mettere in rete leopere di Lev Tolstoj. ilprogetto russo annunciatodalla pronipote del grandescrittore, Fekla Tolstaja: daGuerra e pace aResurrezione,gli scritti saranno disponibilisu Internet (nella foto, lacopertina della prima edizionedi Anna Karenina, uscita tra il1873 e il 1877).] Tolstoj (1828-1910) statouno dei massimi scrittorirussi. Oltre ai grandi romanzi,negli anni Ottanta del XIXsecolo ha scritto numerosiracconti, come La morte di

    Ivan Ilic, Il diavolo, eMemorie di un pazzo , quianalizzato. Una delle migliori

    edizioni della novella quellacontenuta nel terzo dei trevolumi di racconti pubblicatida Einaudi (esaurita). Memoriedi un pazzo e altri scritti invece ledizione di Se.

    di PIETRO CITATI

    Tolstoj, la fine della gioiaI racconti delle ossessioni

    Ripensamenti Negli anni Ottantadell800 la svolta dello scrittore

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