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21 Il progetto antincendio LE INFRASTRUTTURE IMPIANTISTICHE il percorso La protezione e la prevenzione dai pericoli d’incendio: disposizioni normative Il Certificato di Prevenzione Incendi Realizzazione dei progetti antincendio Livelli di prestazione di resistenza al fuoco delle strutture e criteri di determinazione La resistenza al fuoco delle strutture metalliche

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Il progettoantincendio

LE IN

FR

ASTR

UTTU

RE IM

PIA

NTIS

TIC

HE

il percorso

◆ La protezione e la prevenzionedai pericoli d’incendio:disposizioni normative

◆ Il Certificato di PrevenzioneIncendi

◆ Realizzazione dei progettiantincendio

◆ Livelli di prestazione di resistenzaal fuoco delle strutture e criteri dideterminazione

◆ La resistenza al fuoco dellestrutture metalliche

unità 21 Il progetto antincendio372

Severe norme stabiliscono le modalità per il controllo dellasicurezza anticendio, che non riguarda solo gli edifici, qua-lunque sia la loro destinazione d’uso (edifici civili o indu-striali, pubblici o privati ecc.), ma è esteso a tutte le attivitàconsiderate potenzialmente pericolose [figg. 1 e 2].Anche gli edifici la cui costruzione risale ad anni nei quali ilproblema della sicurezza antincendio era meno sentito devonoessere adeguati ai nuovi criteri. Il loro adeguamento, che spessorichiede interventi complessi e costosi, è obbligatorio ma gode,in taluni casi, di alcune deroghe rispetto agli obblighi impostiagli edifici di nuova costruzione.

Fasi della protezione degli edifici dagliincendi

La protezione degli edifici dai pericoli d’incendio si realizzaattraverso tre fasi fondamentali:

■ prevenzione, costituita dall’insieme di accorgimenti e dioperazioni in sede di costruzione e gestione dell’edificio attia scongiurare l’innesco e la propagazione dell’incendio;

■ allarme, realizzato attraverso dispositivi capaci di interve-nire al verificarsi dell’evento per segnalarlo attraverso si-stemi ottici e/o acustici;

■ spegnimento.

21.1 La sicurezza antincendio

I danni provocati dall’incendio che distrusse il Gran Teatro La Fenice di Vene-zia nel gennaio 1996.

Fig. 1

Andamento del numero di interventi effettuati sul territorio nazionale dai Vigili del Fuoco a causa di incendi dal 2004 al 2010 (fonte: Annuario statistico del Corpo Nazio-nale Vigili del Fuoco).

Fig. 2

0

50 000

100 000

150 000

200 000

250 000

2004 201020092008200720062005

212 837197 166

210 548

236 731246 392

227 014218 858

373

I termini, le definizioni generali e i simboli grafici di preven-zione incendi sono descritti nell’Allegato A D.M. 30-11-1983,del quale riportiamo qui e nelle pagine seguenti un ampiostralcio.Per renderne più agevole l’apprendimento, gli argomenti sonostati organizzati con una sequenza diversa rispetto a quelladell’Allegato, mantenendo però invariata la numerazione deisingoli commi: per questa ragione, per esempio, in questa pa-gina, ai commi 1.1 e 1.2. segue il comma 1.12.

Altezza ai fini antincendio degli edifici civili

Altezza massima misurata dal livello inferiore dell’aperturapiù alta dell’ultimo piano abitabile e/o agibile, escluse quelledei vani tecnici, al livello del piano esterno più basso [fig. 3].

Altezza dei piani

Altezza massima tra pavimento e intradosso del soffitto [fig. 4].

Spazio scoperto

Spazio a cielo libero o superiormente grigliato avente, anchese delimitato su tutti i lati, superficie in pianta (m2) non infe-riore a quella calcolata moltiplicando per tre l’altezza in metridella parete più bassa che lo delimita. La distanza fra le strut-ture verticali che delimitano lo spazio scoperto deve esserenon inferiore a 3,50 metri [fig. 5a].Se le pareti delimitanti lo spazio a cielo libero o grigliatohanno strutture che aggettano o rientrano, detto spazio è con-siderato scoperto se sono rispettate le condizioni precedenti ese il rapporto fra la sporgenza (o rientranza) e la relativa al-

tezza di impostazione è non superiore a [fig. 5b].

La superficie minima libera deve risultare al netto delle su-perfici aggettanti. La minima distanza di 3,50 metri deve es-sere computata fra le pareti più vicine in caso di rientranze, fraparete e limite esterno della proiezione dell’oggetto in casodi sporgenze, fra i limiti esterni delle proiezioni di aggetti pro-spicienti [fig. 5c].

12

21.2 Definizioni21.2.1 Caratteristiche costruttive degli edifici

LE INFRASTRUTTURE IMPIANTISTICHE

h2

a

b

b ba a

≥ 3,5 m ≥ 3,5 m

≥ 3,5 m

S ≥ 3h1 S ≥ 3h1

S ≥ 3h1

h2

h2 h1

h1h1

piano abitabile

piano agibile

h h

h

Altezza degli edifici civili ai fini antincendio.Fig. 3

Altezza del piano.Fig. 4

Pianta e sezione delle tre modalità di determinazione delle dimensioni minime di uno spazio scoperto.

Fig. 5

a b

c

unità 21 Il progetto antincendio374

1.5 Compartimento antincendio

Parte di edificio delimitata da elementi costruttivi di resistenzaal fuoco predeterminata e organizzata per rispondere alle esi-genze della prevenzione incendi [fig. 6].

1.13 Superficie lorda di un compartimento

Superficie in pianta compresa entro il perimetro interno dellepareti delimitanti il compartimento.

1.7 Filtro a prova di fumo

Vano delimitato da strutture con resistenza al fuoco REI (vedi) predeterminata, e comunque non inferiore a 60 min,

dotato di due o più porte munite di congegni di autochiusuracon resistenza al fuoco REI predeterminata, e comunque noninferiore a 60 min, con camino di ventilazione di sezione ade-guata e comunque non inferiore a 0,10 m2 sfociante al di sopradella copertura dell’edificio [fig. 7a] oppure vano con le stessecaratteristiche di resistenza al fuoco e mantenuto in sovrapres-sione ad almeno 0,3 mbar, anche in condizioni di emergenza[fig. 7b], oppure aerato direttamente verso l’esterno con aper-ture libere di superficie non inferiore a 1 m2 [fig. 7c].

21.2.3

1.8 Intercapedine antincendi

Vano di distacco con funzione di aerazione e/o scarico di pro-dotti della combustione di larghezza trasversale non inferiorea 0,60 m; se con funzione di passaggio di persone di larghezzatrasversale non inferiore a 0,90 m [fig. 8].Longitudinalmente è delimitata dai muri perimetrali (con osenza aperture) appartenenti al fabbricato servito e da terra-pieno e/o da muri di altro fabbricato, aventi pari resistenza alfuoco. Ai soli scopi di aerazione e scarico dei prodotti dellacombustione è inferiormente delimitata da un piano ubicato aquota non inferiore a 1 m dall’intradosso del solaio del localestesso. Per la funzione di passaggio di persone, la profonditàdell’intercapedine deve essere tale da assicurare il passaggionei locali serviti attraverso varchi aventi altezza libera di al-meno 2 m. Superiormente è delimitata da spazio scoperto.

21.2.2 Compartimenti, filtri e intercapedini

camino di ventilaziones ≥ 0,10 m2

sovrapressione≥ 0,3 mbar

0,9 m

2 m

1 m

0,6 m

Pianta e sezione di un compartimento antincendio costituito da una scala de-limitata da pareti, soffitto e porte adatte a impedire la propagazione degli ef-fetti dell’incendio alle altre parti dell’edificio o viceversa.

Fig. 6

Schemi di filtri per vani aprova di fumo: le strutturepiù marcate e le porte chedelimitano il vano devonoavere resistenza al fuoconon inferiore a REI 60.

Fig. 7

Intercapedine antincendio: a) con passaggio di persone; b) per la sola aera-zione e scarico dei prodotti della combustione.

Fig. 8

a b

a

b

apertura libera ≥ 1 m2

c

375

1.6 Comportamento al fuoco

Insieme di trasformazioni fisiche e chimiche di un materialeo di un elemento da costruzione sottoposto all’azione delfuoco.Il comportamento al fuoco comprende la resistenza al fuocodelle strutture e la reazione al fuoco dei materiali.

1.9 Materiale

Il componente (o i componenti variamente associati) che può(o possono) partecipare alla combustione in dipendenzadella propria natura chimica e delle effettive condizioni dimessa in opera per l’utilizzazione.

1.10 Reazione al fuoco

Grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuocoal quale è sottoposto. In relazione a ciò i materiali sono asse-gnati alle classi 0, 1, 2, 3, 4, 5 con l’aumentare della loro par-tecipazione alla combustione; quelli di classe 0 sono noncombustibili.

1.11 Resistenza al fuoco

Attitudine di un elemento da costruzione (componente o strut-tura) a conservare, secondo un programma termico prestabi-lito e per un tempo determinato, in tutto o in parte, la stabilitàR, la tenuta E, l’isolamento termico I, così definiti:

■ stabilità: attitudine di un elemento da costruzione a conser-vare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco;

■ tenuta: attitudine di un elemento da costruzione a non la-sciar passare né produrre, se sottoposto all’azione del fuocosu un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto;

■ isolamento termico: attitudine di un elemento da costru-zione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del ca-lore.

Pertanto:

■ con il simbolo REI si identifica un elemento costruttivo chedeve conservare, per un tempo determinato, la stabilità, latenuta e l’isolamento termico;

■ con il simbolo RE si identifica un elemento costruttivo chedeve conservare, per un tempo determinato, la stabilità e latenuta;

■ con il simbolo R si identifica un elemento costruttivo chedeve conservare, per un tempo determinato, la stabilità.

In relazione ai requisiti dimostrati, gli elementi strutturali ven-gono classificati da un numero che esprime i minuti primi.Per la classificazione degli elementi non portanti il criterio Rè automaticamente soddisfatto qualora siano soddisfatti i cri-teri E e I [fig. 9].

21.2.3 Comportamento al fuoco

LE INFRASTRUTTURE IMPIANTISTICHE

R

calore

gas (fumo)

calore

calore

gas (fumo)

fuoco

fuoco

fuoco

R E

R E I

gas (fumo)

Resistenza al fuoco: a) la stabilità della parete non è danneggiata dal fuocoper un tempo determinato, ma non oppone resistenza al passaggio del ca-lore e del gas (fumo); b) la parete impedisce il passaggio del fuoco e del gas,ma non quello del calore; c) sono garantiti per un tempo determinato stabi-lità, tenuta al fuoco, ai gas (fumi) e al calore.

Fig. 9

Classificazione della reazione al fuocoLa classificazione della reazione al fuoco viene condotta pressolaboratori di Istituti appositamente autorizzati.Si valuta dapprima la combustibilità del campione di materiale in-trodotto in un forno verificando sia l’eventuale formazione difiamme sia la diminuzione di peso dopo un certo tempo.I materiali che non risultano di classe zero (cioè quelli che nonsono incombustibili), vengono sottoposti a ulteriori prove (faci-lità di innesco, rapidità di propagazione, residui incandescentiecc.) che tengono anche conto dei loro possibili impieghi: è in-fatti molto diverso il comportamento al fuoco, per esempio, diuna tenda, che può essere investita su entrambi i lati da fiammaalimentata da una grande quantità di aria, da quello di una mo-quette realizzata con lo stesso tipo di tessuto.

approfondimento

c

a

b

unità 21 Il progetto antincendio376

1.3 Carico d’incendio

Potenziale termico della totalità dei materiali combustibilicontenuti in uno spazio, ivi compresi i rivestimenti dei muri,delle pareti provvisorie, dei pavimenti e dei soffitti espressoin kilogrammi di legno equivalente, il cui potere calorificoinferiore è 4400 kcal/kg. Questo valore è stato successiva-mente adeguato al Sistema SI (1 MJ = 0,054 kcal), ottenendo4400 kcal/kg = 81 480 MJ/kg.

1.4 Carico d’incendio specifico

Carico d’incendio riferito all’unità di superficie lorda.

Calcolo del carico d’incendio specifico di progetto

Il carico d’incendio specifico di progetto (introdotto dal D.M.9-3-2007) dipende dal livello di prestazione richiesto (vedi

) e viene determinato con la seguente relazione:

qf,d = qf � δq1 � δq2 � δn

dove:

qf = valore nominale del carico d’incendio specifico calcolatoin MJ/m2 [tab. 1];

21.5.2

δ è il coefficiente correttivo che tiene conto di:

■ δq1 (che va da 1 a 2): fattori di rischio in funzione delle di-mensioni del compartimento;

■ δq2 (che va da 0,8 a 1,2): fattori di rischio in relazione al-l’attività svolta;

■ δn (che va da 0,6 a 0,9 ed è dato dal prodotto dei vari fattori δni:misure di protezione, idranti, sistemi di evacuazione fumi ecc.).

21.2.4 Carico d’incendio

Tabella 1 ■ Corrispondenza tra carico d’incendio e classe del compartimento.

Non superiore a 100 0

Non superiore a 200 15

Non superiore a 300 20

Non superiore a 450 30

Non superiore a 600 45

Non superiore a 900 90

Non superiore a 1800 120

Non superiore a 2400 180

Superiore a 2400 240

Carichi d’incendio specifici di progetto (qf,d)(MJ/m2)

Classe

Calcolare il valore nominale del carico d’incendio specifico qf di un magazzino di 375 m2 di superficie.

ESERCIZ I SVOLT IESERCIZ I SVOLT IEsempio di calcolo di qf

Armadio classificatore (contenuto incluso) 7 2009 14063Armadio per disegni (contenuto incluso) 2 2511 5022Banco di magazzino (per m2) 13 1005 13065Poltrone 4 335 1340Scaffali in legno (per m2 di superficie frontale) 5 418 2090Scrivanie di metallo 3 837 2511Sedie non imbottite 10 67 670

38 761

Apparecchi telefonici 1 200 200Carta 8 10000 80000Cartone 8 4200 33600Colori in taniche o fustini 2 1700 3400Ferro, fonderia 7 800 5600Oggetti in gomma 3 5000 15000Pile a secco 6 600 3600Plastica 10 5900 59000Scope 2 400 800

201 200totale gen. 239 961

Calcolo di qf:qf = 239 961 MJ : 375 m2 = 639 MJ/m2

Così calcolato il valore nominale qf , si procede alla determinazionedel carico d’incendio qf,d (vedi ). 21.5.2

N. pezziArredo MJ/pezzo Totale MJ

N. pezziMerci in deposito MJ/pezzo m3 MJ/m3 Totale MJ

377

2.1 Distanza di sicurezza esterna

Valore minimo, stabilito dalla norma, delle distanze misurateorizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elementopericoloso di un’attività e il perimetro del più vicino fabbricatoesterno all’attività stessa o di altre opere pubbliche o private op-pure rispetto ai confini di aree edificabili verso le quali tali di-stanze devono essere osservate [fig. 10].

2.2 Distanza di sicurezza interna

Valore minimo, stabilito dalla norma, delle distanze misurateorizzontalmente tra i rispettivi perimetri in pianta dei vari ele-menti pericolosi di un’attività [fig. 10].

2.3 Distanza di protezione

Valore minimo, stabilito dalla norma, delle distanze misurateorizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elementopericoloso di un’attività e la recinzione (ove prescritta) ov-vero il confine dell’area su cui sorge l’attività stessa [fig. 10].

21.2.5 Distanze di sicurezza e di protezione

LE INFRASTRUTTURE IMPIANTISTICHE

dp

di

de

de

de

area edificabile

area contenente

attività pericolose

Distanze di sicurezza:de = distanza esterna;di = distanza interna;dp = distanza di protezione.

Fig. 10

unità 21 Il progetto antincendio378

3.1 Capacità di deflusso o di sfollamento

Numero massimo di persone che, in un sistema di vie d’u-scita, si assume possano defluire attraverso un’uscita di mo-dulo uno.

Per esempio, poiché per modulo uno si intende la larghezza di0,6 m, in un piano di un edificio in cui sia ipotizzabile la pre-senza di 130 persone e che abbia una capacità di deflusso di50 persone, occorreranno 130 : 50 = 2,6 quindi tre moduli diuscite, cioè un’uscita minima di 3 � 0,6 = 1,80 m. La capacitàdi deflusso dipende anche dal tipo di attività e dalla differenzadi quota rispetto al piano di riferimento. Questi dati sono fornitidalle normative che riguardano le specifiche attività (vedi, peresempio, le normative per le scuole).

3.2 Densità di affollamento

Numero massimo di persone assunto per unità di superficielorda di pavimento (persone/m2).

3.3 Larghezza delle uscite di ciascun compartimento

Numero complessivo di moduli di uscita necessari allo sfol-lamento totale del compartimento.

3.4 Luogo sicuro

Spazio scoperto ovvero compartimento antincendio (separatoda altri compartimenti mediante spazio scoperto o filtri aprova di fumo) avente caratteristiche idonee a ricevere e con-tenere un predeterminato numero di persone (luogo sicuro sta-tico), ovvero a consentire il movimento ordinato (luogo sicurodinamico) [fig. 11].

3.5 Massimo affollamento ipotizzabile

Numero di persone ammesso in un compartimento. È determi-nato dal prodotto della densità di affollamento per la superfi-cie lorda del pavimento.

3.6 Modulo di uscita

Unità di misura della larghezza delle uscite. Il modulo uno,che si assume uguale a 0,6 m, esprime la larghezza mediaoccupata da una persona [fig. 12].

3.11 Sistema di vie di uscita

Percorso senza ostacoli al deflusso che consente alle personeche occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogosicuro.La lunghezza massima del sistema di vie di uscita è stabilitadalle norme [fig. 13].

3.12 Uscita

Apertura atta a consentire il deflusso di persone verso un luogosicuro avente altezza non inferiore a 2,00 m [fig. 14].

21.2.6 Affollamento ed esodoa

tt

iv

it

à

pe

ri

co

lo

sa

0,60 m

luogo sicuro

filtro aerato

dall’esterno

sp

azi

o s

cop

ert

o

filtro in sovrapressione

filtroaerato tramitecanneshunt*

4

2

4

35

uscita di sicurezza

uscita di sicurezza

lmax

1

≥ 2

m

Luogo sicuro.Fig. 11

Modulo di uscita.Fig. 12

Esempio di sistema di vie d’uscita: 1) luogo con pericolo d’incendio; 2) percorsodi fuga di lunghezza non superiore a quella stabilita dalla legge, segnalato nelluogo con pericolo d’incendio e diviso da esso da parete REI 120�; 3) porta apri-bile verso l’esterno o vano privo di serramento; 4) porte REI 120� con maniglioneantipanico; 5) area a cielo libero.

Fig. 13

Altezza d’uscita.Fig. 14

379

3.7 Scala di sicurezza esterna

Scala totalmente esterna, rispetto al fabbricato servito, mu-nita di parapetto regolamentare e di altre caratteristiche stabi-lite dalla norma [fig. 15].L’accesso dall’edificio alla scala esterna deve avvenire me-diante porta con apertura nel senso della fuga e munita di ma-niglione antipanico.

3.8 Scala a prova di fumo esterna

Scala racchiusa in un compartimento antincendio cui si può ac-cedere da ogni piano mediante porta RE predeterminata e prov-vista di dispositivo di autochiusura, oppure da spazio a cieloscoperto o da disimpegno avendo almeno un lato prospicientesu spazio a cielo aperto [fig. 16].

Se lo spazio è costituito da un cortile, questo deve avere unalarghezza non inferiore a 4 m. La scala deve essere provvistadi corrimano e i gradini dovranno essere normalmente di formarettangolare.

3.9 Scala a prova di fumo interna

Scala in vano costituente compartimento avente accesso, perogni piano, da filtro a prova di fumo [fig. 17].

3.10 Scala protetta

Scala in vano costituente compartimento antincendio avente ac-cesso diretto da ogni piano, con porte di resistenza al fuoco REIpredeterminata e dotate di congegno di autochiusura [fig. 18].

21.2.7 Scale di sicurezza, a prova di fumo e protette

LE INFRASTRUTTURE IMPIANTISTICHE

≥1,5 m

1,1

m

terrazzino a cielo aperto

strutture e porte REI

Scala di sicurezza esterna.Fig. 15

Scale a prova di fumo interne.Fig. 18

Scala a prova di fumo.Fig. 16

ca b

Scala protetta.Fig. 17

unità 21 Il progetto antincendio380

4.1 Attacco di mandata per autopompa

Dispositivo costituito da una valvola di intercettazione e unadi non ritorno, dotato di uno o più attacchi unificati per tuba-zioni flessibili antincendio. Serve come alimentazione idricasussidiaria.

4.2 Estintore carrellato

Apparecchio contenente unagente estinguente che può es-sere proiettato e diretto su unfuoco sotto l’azione di una pres-sione interna. È concepito peressere portato e utilizzato su car-rello [fig. 19].

4.3 Estintore portatile

Definizione, contrassegni distintivi, capacità estinguente e re-quisiti sono specificati nel D.M. 20-12-1982 (Gazzetta Uffi-ciale n. 19 del 20-1-1983).

4.4 Idrante antincendio

Attacco unificato, dotato di valvola di intercettazione ad aper-tura manuale, collegato a una rete di alimentazione idrica. Unidrante può essere a muro, a colonna soprasuolo oppure sot-tosuolo.

4.5 Impianto automatico di rivelazione d’incendio

Insieme di apparecchiature destinate a rivelare, localizzare esegnalare automaticamente un principio d’incendio.

4.6 Impianto di allarme

Insieme di apparecchiature ad azionamento manuale utiliz-zate per segnalare un principio di incendio.

4.7 Impianto fisso di estinzione

Insieme di sistemi di alimentazione, di valvole, di condutturee di erogatori per proiettare o scaricare un idoneo agente estin-guente su una zona d’incendio. La sua attivazione e il suo fun-zionamento possono essere automatici o manuali.

4.8 Lancia erogatrice

Dispositivo provvisto di un bocchello di sezione opportuna edi un attacco unificato. Può essere anche dotata di una val-vola che permette il getto pieno, il getto frazionato e la chiu-sura [figg. 20 e 21].

4.9 Naspo

Attrezzatura antincendio costituita da una bobina mobile sucui è avvolta una tubazione semirigida collegata a un’estre-mità, in modo permanente, con una rete di alimentazioneidrica in pressione e terminante all’altra estremità con una lan-cia erogatrice munita di valvola regolatrice e di chiusura delgetto [fig. 20].

4.10 Rete di idranti

Sistema di tubazioni fisse in pressione per alimentazioneidrica sulle quali sono derivati uno o più idranti antincendio.

4.11 Riserva di sostanza estinguente

Quantitativo di estinguente, stabilito dall’autorità, destinatopermanentemente all’esigenza di estinzione.

4.12 Tubazione flessibile

Tubo la cui sezione diventa circolare quando viene messo inpressione e che è appiattito in condizioni di riposo [fig. 21].

4.13 Tubazione semirigida

Tubo la cui sezione resta sensibilmente circolare anche se nonin pressione.

21.2.8 Mezzi antincendio

Estintore carrellato.Fig. 19

Idrante a muro in cassetta, contubazione flessibile e lancia ero-gatrice.

Fig. 21

Naspo con lancia erogatrice.Fig. 20

381

21.3 Il Certificato di Prevenzione Incendi

LE INFRASTRUTTURE IMPIANTISTICHE

La prevenzione degli incendi

Le norme definiscono la prevenzione degli incendi come unamateria di rilevanza interdisciplinare, nel cui ambito vengonopromossi, studiati, predisposti e sperimentati misure, provve-dimenti, accorgimenti e modi di azione tesi a evitare l’insor-gere di un incendio e a limitarne le conseguenze (D.P.R577/82).

La prevenzione degli incendi viene perseguita attraverso prov-vedimenti da adottare sia in fase di progetto e di esecuzionedell’opera sia durante la sua manutenzione.

Il certificato di prevenzione incendi

Il certificato di prevenzione incendi (CPI) è l’atto finale delprocedimento amministrativo attraverso il quale il ComandoProvinciale dei Vigili del Fuoco attesta il rispetto delle prescri-zioni previste dalle norme per la prevenzione degli incendi. La procedura da seguire per ottenere il rilascio del CPI è de-finita dal D.P.R. 151/2011 che ripartisce tutti i locali, i depo-siti, gli impianti e ogni tipo di attività potenzialmentepericolosa in 80 attività soggette a prevenzione incendi, ri-partendole in 3 categorie.

Per ciascuna di queste attività è fatto l’obbligo di elaborareun progetto che deve evidenziare:

■ condizioni e grado di isolamento;

■ resistenza al fuoco delle strutture;

■ compartimentazione verticale e orizzontale;

■ modalità di evacuazione dei prodotti della combustione;

■ risorse idriche disponibili e impianti antincendio;

■ possibilità di accesso da parte dei mezzi di soccorso;

■ vie d’uscita e percorsi di esodo.

Il Decreto indica infine diverse procedure per l’autorizzazioneall’espletamento delle attività [fig. 22].Per le attività della categoria A non è prevista la presenta-zione del progetto all’esame dei Vigili del Fuoco (VV.F.) e laresponsabilità del pieno rispetto delle disposizioni ricade sulprogettista, ferma restando la possibilità di un controllo daparte degli organi competenti.Per le attività di categoria B e C il progetto deve essere sot-toposto all’esame dei VV.F., che ne valutano la conformitàalle norme riservandosi la possibilità di effettuare controlliper quelle di categoria B, mentre quelle di categoria C sonocertamente soggette a controllo.

Schema delle procedure per le autorizzazioni e i controlli delle attività soggette a prevenzione incendi.Fig. 22

Le attività sottoposte ai controlli di prevenzione incendi vengono distinte in tre categorie per le quali è prevista una discliplina differenziata in relazione al rischio

Controlli con sopralluogo a campione(entro 60 giorni)

Rilascio, su richiesta, di copia del verbale della visita tecnica

CATEGORIA AAttività a basso rischio

e standardizzate

CATEGORIA BAttività a medio

rischio

CATEGORIA CAttività a elevato

rischio

Viene eliminato il pareredi conformità

La valutazione della conformità dei progetti ai criteri di sicurezza antincendio si dovrà ottenere entro 60 giorni

Controlli con sopralluogo

(entro 60 giorni)

unità 21 Il progetto antincendio382

Le norme (Allegato B D.M. 30-11-1983) prescrivono che i progetti antincendio siano realizzati utilizzando i simboli grafici ri-portati nella tabella 2.

21.4 Il progetto antincendio21.4.1 Simboli grafici

Tabella 2 ■ Simboli grafici per il progetto antincendio.

Percorso di fuga verso il basso Attacco a motopompa

Percorso di fuga verso l’alto Pulsante di allarme

Percorso di fuga orizzontale Porta REI (30, 60, 90, 120, 180)

Estintore portatile Struttura REI (30, 60, 90, 120, 180)

Estintore carrellato Rivelatore di fumi

Naspo a muro con tubazione Illuminazione di sicurezza

Idrante a muro con tubazione Impianti fissi di estinzione ad attivazione automatica

Idrante a colonna soprasuolo Impianti fissi di estinzione ad attivazione manuale

Idrante sottosuolo Filtro in sovrapressione(1)

(1) Il simbolo è di uso comune, ma non è presente nel D.M. 30-11-1983.

approfondimento

Segnaletica di sicurezza antincendioLe norme impongono che negli ambienti sog-getti a rischio di incendio vengano disposti ap-positi segnali. Riportiamo qui a fianco alcuni trai più comuni segnali antincendio, ricordandoche quelli verdi hanno carattere di informazionegenerica, mentre quelli rossi riguardano specifi-che predisposizioni antincendio.

Tabella 3 ■ Segnaletica di sicurezza antincendio.

Infermeria Estintore

Uscita di emergenza

Lancia antincendio

Scala di emergenza Idrante a colonna soprasuolo

Punto di raccolta Allarme antincendio

Percorso esodo

383

Il progetto, che deve essere presentato ai Vigili del Fuoco perottenere il rilascio del CPI per le attività di ategoria B e C (attonon necessario per quelle di categoria A), è di norma costi-tuito da elaborati grafici (piante, sezioni e, se necessario, det-tagli costruttivi) redatti in scala opportuna (di solito 1 : 100)accompagnati da una relazione tecnica. Il progetto deve evidenziare la rispondenza dell’opera alle di-sposizioni di legge attraverso i simboli grafici definiti dallenorme.La figura 23 riporta un esempio di progetto di prevenzione in-cendi, nel quale sono previste tre attività soggette al controllo dei

Vigili del Fuoco: autorimessa, gruppo elettrogeno e archivi (de-posito di carta).Ciascuna di esse è compartimentata con muri tagliafuoco. Le frecce rappresentano i percorsi di fuga. Il progetto precisainoltre l’ubicazione di estintori, idranti e pulsanti di allarme.L’autorimessa è dotata di un impianto sprinkler: si notino inalto a destra il locale che contiene la vasca di accumulo del-l’acqua per l’alimentazione dell’impianto di estinzione e il lo-cale per il gruppo di pompaggio.Il passaggio tra l’autorimessa e altri locali avviene medianteun filtro a prova di fumo tenuto in sovrapressione.

21.4.2 Esempio di progetto

LE INFRASTRUTTURE IMPIANTISTICHE

Progetto di prevenzione incendi in cui sono presenti tre attività soggette a controllo VV.F.: 1) un’autorimessa con più di 9 autoveicoli protetta da un impianto sprinkler (in altoa destra sono visibili la vasca di accumulo da 42 m3 e il locale in cui è ubicato il gruppo di pompaggio); 2) locali archivi per deposito di carta, anch’essi protetti da impiantosprinkler ( ) e impianto rivelazione fumi (– –); 3) un gruppo elettrogeno cui si accede da intercapedine superiormente grigliata.

Ciascuna attività è compartimentata dal resto dell’edificio mediante strutture REI 120 ( ). Notare il filtro a prova di fumo in sovrapressione indicato con .

H2O F

Fig. 23

1

3

2

unità 21 Il progetto antincendio384

Tre importanti decreti emanati nel 2007 stabiliscono i criteridi valutazione della resistenza al fuoco.

Il D.M. 16-2-2007, Classificazione di resistenza al fuoco diprodotti ed elementi costruttivi di opere da costruzione dif-ferenzia il concetto di “prodotto da costruzione” (per esem-pio il mattone), dall’elemento da costruzione (per esempiola parete finita), stabilendo che devono essere certificati siai primi sia i secondi.

Il D.M. 9-3-2007, Prestazioni di resistenza al fuoco delle co-struzioni nelle attività soggette al controllo del Corpo Na-zionale VV.F. introduce il nuovo concetto di “caricod’incendio specifico di progetto”.

Il D.M. 9-5-2007, Direttive per l’approccio ingegneristicoalla sicurezza antincendio consente al progettista di derogaredalle norme purché ingegneristicamente (cioè con procedi-

menti di calcolo razionali e verificabili) dimostri di ottenereuna sicurezza equivalente.

Criteri di determinazione dellaresistenza al fuoco di materiali ed elementi costruttiviI criteri per la determinazione della resistenza al fuoco al finedi ottenere la certificazione di materiali o elementi costruttivipossono essere:

■ sperimentali (mediante prove di laboratorio);

■ tabellari (al D.M. 16-2-07 sono allegate numerose tabellecome, per esempio, la tabella 4);

■ analitici, attraverso calcoli condotti nel rispetto delle proce-dure stabilite dagli Eurocodici.

21.5 Valutazione della resistenza al fuoco21.5.1 Resistenza al fuoco di materiali ed elementi costruttivi

Tabella 4 ■ Determinazione per via tabellare della resistenza al fuoco delle murature portanti in mattoni. La tabella è valida per h � 8 m e rapporto

� 20, dove s è lo spessore della parete, 10 cm di intonaco su ambo i lati e con massa volumica netta non superiore a 1700 kg/m3.hs

Laterizio Pieno (foratura 15%) 120 150 170 200 240 300

Laterizio Semipieno e forato (15% < foratura < 55%) 170 170 200 240 280 330

Calcestruzzo Pieno semipieno e forato (foratura 55%) 170 170 170 200 240 300

Calcestruzzo leggero Pieno semipieno e forato (foratura 55%) 170 170 170 200 240 300

Pietra squadrata Pieno ( foratura 15%) 170 170 250 280 360 400

Classi REI

Dimensioni (mm)

240 180120906030Materiale Tipo blocco

Si intende determinare la classe di resistenza al fuoco di una parete alta 6 m e spessa 200 mm, in laterizio semipieno.

ESERCIZ I SVOLT IESERCIZ I SVOLT I

Il rapporto risulta = 30, valore che non consente di

utilizzare la tabella 4 perché maggiore di 20.

È allora necessario modificare l’altezza e lo spessore del muro,

in modo da riportare le dimensioni entro i limiti di 20.hs

hs

6000200

È ovviamente più ragionevole operare sullo spessore, per esempio portandolo a 300 mm.

In questo caso = 20.

Sono rispettati i valori della tabella, dalla quale si desume che per spessori maggiori di 280 mm la classe REI è 180.

6000300

Esempio di utilizzo della tabella

385

I requisiti di resistenza al fuoco delle costruzioni sono defi-niti dalle Norme tecniche per le costruzioni (D.M. 14-1-2008) nel modo seguente (art. 3.6.1.): “le costruzioni devonoessere progettate e costruite in modo tale da garantire la re-sistenza e la stabilità degli elementi portanti e limitare la pro-pagazione del fuoco…”.

Livelli di prestazione delle strutture

Le prestazioni di resistenza al fuoco richieste alle strutturedegli edifici sono classificate secondo cinque livelli, ciascunodei quali comporta l’adozione di differenti classi di resistenzaal fuoco (R 15, R 20, R 30,… R 360).

I livelli sono:

Livello I Nessun requisito specifico, se le conseguenze sonoaccettabili e il rischio di incendio è basso.

Livello II Le strutture devono garantire la resistenza al fuocosufficiente a permettere l’esodo degli occupanti. Le classi di re-sistenza al fuoco necessarie per garantire il livello II sono:

■ 30 per costruzioni a 1 p.f.t. senza interrati;

■ 60 per costruzioni fino a 2 p.f.t. e un piano interrato.

Livello III Le strutture devono garantire la resistenza al fuocoper un periodo congruo alla gestione dell’emergenza. Le classidi resistenza al fuoco necessarie per garantire il livello III sonoquelle indicate nella tabella 1.

Livello IV Le strutture devono garantire una resistenza alfuoco tale da limitare i danni provocati dall’incendio allestrutture.

Livello V Le strutture devono garantire una resistenza alfuoco tale da mantenere, a incendio domato, la completa fun-zionalità delle strutture.

Il livello di prestazione I non è quasi mai ammesso. Il livellodi prestazione II è ammesso per costruzioni isolate, con unmassimo di 2 piani fuori terra, destinate a una sola attività enon aperte al pubblico. Il livello di prestazione III è quello piùcomunemente adottato per la maggior parte delle costruzioni. Si ricorre ai livelli di prestazione IV e V soltanto nel caso diattività di particolare importanza o dietro richiesta specificadel Committente.

21.5.2 Resistenza al fuoco delle strutture

LE INFRASTRUTTURE IMPIANTISTICHE

Proseguiamo l’esempio della scheda 21.2.4, dove era stato calcolato il valore nominale del carico d’incendio specificoqf di un magazzino di 375 m2. Ricordando che il carico d’incendio specifico di progetto è fornito dalla relazione:

qf,d = qf � q1 � q2 � n

determiniamo qf,d e individuiamo la classe spettante al magazzino.

ESERCIZ I SVOLT IESERCIZ I SVOLT IEsempio di determinazione del carico d’incendio qf,d

Calcolo del carico d’incendio specifico di progetto qf,d

Carico d’incendio specifico arredi e materiali qf 639 MJ/m2

fattore di rischio in relazione alle dimensionisuperficie 375 m2 (da 0 a 500 m2) q1 = 1

fattore di rischio in relazione al tipo di attivitàarea con moderato rischio: classe di rischio II q2 = 1

fattori di protezione n

sistemi automatici di estinzione ad acqua n1 = 1sistemi di evacuazione automatica di fumo e calore n3 = 1sistemi automatici di rilevazione, segnalazione e allarme n4 = 0,85squadra aziendale antincendio n5 = 1rete idrica antincendio interna n6 = 0,9rete idrica antincendio esterna n7 = 1percorsi protetti di accesso n8 = 1accessibilità ai mezzi VVF n9 = 0,9

qf,d = 639 � 1 � 1 � 0,69 = 441,53 MJ/m2

In conclusione, poiché il carico d’incendio qf,d è inferiore a 450 MJ/m2, la classe di riferimento del magazzino, per il livello di prestazione III, è 30 [tab. 1]

unità 21 Il progetto antincendio386

La proprietà dei metalli di perdere progressivamente la lororesistenza meccanica se sottoposti a riscaldamento è una ca-ratteristica negativa delle strutture costituite da profilati me-tallici, spesso utilizzati con elevati rapporti di snellezza, chepossono collassare senza preavviso. Ciò rende le strutture me-talliche ancora più pericolose di quelle di legno, sotto il pro-filo della prevenzione incendi.La temperatura alla quale la struttura giunge al collasso è dettatemperatura critica.L’acciaio, a causa dell’elevata conducibilità termica, raggiungerapidamente la temperatura critica (560 °C per l’acciaio Fe 37 e580 °C per Fe 52): non sempre però il crollo si verifica al rag-giungimento di tale temperatura, ma a valori alquanto superiori,per effetto di fenomeni di plasticizzazione del materiale. Per esempio in una trave continua, nel punto in cui si raggiungela temperatura critica, si forma una “cerniera plastica”, che con-sente di conservare un residuo di capacità portante.

Accorgimenti per aumentare la resistenza al fuoco

Per aumentare la resistenza al fuoco delle strutture metallichesi ricorre ai seguenti accorgimenti:■ rivestimenti, che possono essere di calcestruzzo di spes-

sore minimo 4 cm o di intonaco costituito da fibre mineraliimpastate con opportuni leganti; si usano anche rivestimenticon pannelli di calcestruzzo di vermiculite; per le strutturetubolari si usa avvolgere il profilo metallico con feltri difibra minerale, rivestiti a loro volta con una guaina di la-miera d’acciaio;

■ prodotti intumescenti, che vengono applicati come una nor-male pittura: quando sono investiti dalle fiamme, essi si gon-fiano aumentando notevolmente il loro spessore e ritardando

il tempo di collasso delle strutture. Rispetto ai rivestimenti,il trattamento con intumescenti ha il vantaggio di non au-mentare ulteriormente il carico strutturale e di essere esteti-camente più gradevole;

■ schermi contro il fuoco, che consistono nell’isolare l’in-tero scheletro metallico da ogni possibile contatto con ilfuoco attraverso compartimentazioni, dette anche muri ta-gliafuoco, di materiale e spessore dipendente dal grado diprotezione che si vuole raggiungere.

21.6 Protezione delle strutture metalliche

La norma UNI 9503 del 2009La definitiva entrata in vigore dell’Eurocodice 3 (UNI EN 1993-1-2),nel 2010, in sostituzione della versione transitoria pubblicata nel2005 è stata anticipata dalla pubblicazione, nel 2009, di unanuova edizione della norma UNI 9503 Procedimento analitico pervalutare la resistenza al fuoco degli elementi costruttivi di acciaio. La norma specifica un metodo di calcolo per la valutazione dellaresistenza al fuoco, limitatamente alla capacità portante di ele-menti singoli di acciaio sottoposti all’incendio normalizzato. Ilcalcolo consiste nel valutare la capacità portante dell’elementocome se questo fosse posizionato su un ideale forno di prova enon entra quindi nel merito della verifica del sistema strutturalesoggetto a incendio. La norma ammette però il ricorso ad altrimetodi di calcolo purché conducano a sicurezze non minori diquelle previste dalla norma e siano comprovati da adeguata do-cumentazione teorica e sperimentale.La norma si applica a singoli elementi strutturali di acciai laminati, sal-dati, piegati a freddo o protetti con idonei rivestimenti continui e ade-renti, soggetti a trazione, compressione, flessione e taglio. Non siapplica invece nel caso di protezioni realizzate con controsoffittaturao schermatura a distanza né con particolari sistemi di raffreddamento.In questi casi è soltanto possibile determinare il riscaldamento dell’e-lemento per via sperimentale. Sono invece del tutto esclusi dal campodi applicazione gli elementi composti acciaio-calcestruzzo e, in genere,tutti i casi in cui il rivestimento abbia funzione collaborante.

approfondimento

Tempo di esposizione al calore per raggiungerela temperatura criticaLa quantità di calore assorbita da un elemento strutturaledipende, oltre che dal tipo di materiale, anche dalla sua di-mensione e dalla sua geometria. L’assorbimento è fun-zione del coefficiente del profilo U/F (cm-1), in cui U è la lunghezza dello sviluppo lineare del contorno del profilomisurato in centimetri ed F la sua sezione in cm2.Il grafico della figura 24 fornisce in ordinate il tempo impie-gato a raggiungere la temperatura critica per alcuni valori di U/F. La lettera d indica la resistenza al fuoco: il valore d = 0 corrisponde a una struttura non protetta e privadi resistenza al fuoco. Dal grafico risulta che un ele-mentocon coefficiente di profilo U/F = 0,7 dotato di scar-sissimaresistenza al fuoco (d < 10) raggiunge la temperatura criticain 18 min, mentre lo stesso elemento dotato di resistenza lafuoco superiore a 30 resiste 190 min.

Diagramma per la determinazione del tempo impiegato dauna struttura metallica a raggiungere la temperatura critica, in funzione del tipo di protezione d e del coefficiente U/F.

Fig. 24

tem

po t

(m

in)

approfondimento

coefficiente di profilo (100 U/F)

Le fasi della protezione dal pericolo d’incendio sono laprevenzione, l’allarme e lo spegnimento.

Le norme definiscono in modo inequivocabile i termini ri-correnti nella progettazione antincendio, come: altezzaai fini antincendio degli edifici civili, altezza dei piani, ca-rico d’incendio, compartimentazione, filtro a prova difumo, intercapedine, reazione e resistenza al fuoco, di-stanze di sicurezza e di protezione, capacità di deflusso,larghezza delle uscite, luogo sicuro, modulo di uscita,scala adatta ai fini antincendio (esterna, a prova di fumo,protetta).

Le norme definiscono inoltre i mezzi an-tincendio da installare in fase di proget-tazione a seconda della destinazione d’usodei locali, quali: attacco di mandata perautopompa, estintore carrellato, estintoreportatile, idrante antincendio, impiantoautomatico di rilevazione d’incendio, im-pianto di allarme, impianto fisso di estin-zione, lancia erogatrice, naspo, rete diidranti, riserva di sostanza estinguente,tubazione flessibile, tubazione semirigida.

La prevenzione incendi viene perseguita attraverso prov-vedimenti da adottare sia in fase di progetto e di esecu-zione dell’opera sia durante la sua manutenzione, e con ilrilascio del Certificato Prevenzione Incendi (CPI).

Il D.P.R. 151/2011 raggruppa ogni tipo di attività poten-zialmente pericolosa in 80 attività soggette a prevenzioneincendi, ripartendole in 3 categorie:

■ categoria A: la responsabilità del rispetto delle disposi-zioni ricade sul progettista, ferma restando la possibilitàdi un controllo da parte degli organi competenti;

■ categoria B e C: il progetto deve essere sottoposto al-l’esame dei VV.F., che ne valutano la conformità allenorme riservandosi la possibilità di effettuare controlliper quelle di categoria B, mentre quelle di categoria Csono certamente soggette a controllo.

Le norme prescrivono la segnaletica e i simboli grafici daimpiegare nei progetti antincendio.

I criteri per la determinazione della resistenza al fuocoal fine di ottenere la certificazione dei materiali o degli ele-menti costruttivi possono essere:

■ sperimentali: mediante prove di laboratorio;

■ tabellari: mediante la consultazione delle tabelle allegatealle norme;

■ analitici: attraverso calcoli condotti nel rispetto delle pro-cedure stabilite dagli Eurocodici.

Le strutture degli edifici sono classificate secondo cinquelivelli di resistenza al fuoco. Un edificio è, ad esempio, diclasse 60 se in caso di incendio è in grado di resistere al-l’azione del fuoco per almeno 60 minuti primi.

Le strutture metalliche richiedono particolari accorgi-menti (rivestimenti, trattamenti con prodotti intumescenti,muri tagliafuoco) perché rischiano di collassare quandosono esposte alle elevate temperature che accompagnanoun incendio.

LE INFRASTRUTTURE IMPIANTISTICHE 387

SINTESI

Tabella 2 ■ Simboli grafici per il progetto antincendio.

Percorso di fuga verso il basso Attacco a motopompa

Percorso di fuga verso l’alto Pulsante di allarme

Percorso di fuga orizzontale Porta REI (30, 60, 90, 120, 180)

Estintore portatile Struttura REI (30, 60, 90, 120, 180)

Estintore carrellato Rivelatore di fumi

Naspo a muro con tubazione Illuminazione di sicurezza

Idrante a muro con tubazione Impianti fissi di estinzione ad attivazione automatica

Idrante a colonna soprasuolo Impianti fissi di estinzione ad attivazione manuale

Idrante sottosuolo Filtro in sovrapressione(1)

(1) Il simbolo è di uso comune, ma non è presente nel D.M. 30-11-1983.