Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo...

9
La biodiversità salverà il mondo Contributo n° 52 Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo tematico 25 Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo tematico 25

Transcript of Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo...

La biodiversità salverà il mondo

Contributo n° 52

Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo tematico 25

Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo tematico 25

1

LE IDEE DI EXPO 2015 – VERSO LA CARTA DI MILANO Milano, 7 febbraio 2015

TAVOLO N° 25 Tavolo di Lavoro: La biodiversità salverà il mondo Coordinatore: Maria Carmela Giarratano, direttore generale della Direzione protezione della natura e del mare - Ministero dell’Ambiente Rapporteur: Bianca Dendena, Research Fellow presso Fondazione Giangiacomo Feltrinelli – LabEXPO, Università degli Studi di Milano Partecipanti al Tavolo:

1. Carlo Blasi, Capo Dipartimento di Facoltà di Botanica – Università la Sapienza di Roma

2. Domenico Mauriello, Responsabile Ufficio Studi Unioncamere 3. Gianpiero Sammuri, Presidente Federparchi

4. Maria Ludovica Agrò, Direttore Agenzia Coesione Territoriale

5. Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne di Greenpeace Italia 6. Damiano Di Simine, Presidente Legambiente Lombardia

7. Andrea Vettori, Commissione Europea DG Ambiente

8. Stefano Genovese, UNIPOL SAI 9. Stefano Bocchi, Direttore Scientifico Parco della Biodiversità, EXPO – Università degli Studi di Milano

10. Salvatore Gabriele, Sindaco del Comune di Pantelleria 11. Alessandro Bottacci, Capo dell’Ufficio Biodiversità, Corpo Forestale

12. Serena Milano, Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus

13. Riccardo Negrini, Associaziona Italiana Allevatori 14. Stefano Frisoli, AIAB

15. Federico Marchini, ANABIO CIA

16. Elena Sgaravatti, IRB Spa Sono intervenute: Barbara Degani - Sottosegretario all’Ambiente On.le Susanna Cenni - XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati

2

SESSIONE MATTUTINA Verbale narrativo della discussione del mattino (massimo 2.000 caratteri, spazi inclusi) La discussione è stata aperta dal coordinatore del tavolo con un forte richiamo alla centralità della biodiversità, riconosciuta da un numero crescente di iniziative a livello legislativo e applicativo su scala globale, europea e nazionale. Proprio questi tre diversi livelli sono stati quindi proposti per un’analisi ‘tridimensionale’ della tematica ai partecipanti al tavolo di discussione, che sono stati individuati in ragione dell’alta professionalità e della diversità dei settori di provenienza e di background. L’analisi del caso italiano, cui la maggior parte dei partecipanti ha fatto riferimento, è stata centrale nel corso della discussione in quanto esemplificativa: la ricchezza della biodiversità locale fa dell’Italia un campione fortemente rappresentativo del suo aspetto intriseco quale valore in sé. Nel corso dei vari interventi, è emersa la necessità di assicurare il mainstreaming della biodiversità in quanto tematica estremamente importante, la cui rilevanza è riconosciuta da tutti partecipanti al tavolo. Tale necessità però fatica a essere riconosciuta a livello politico/legislativo, in quanto ha ancora una scarsa penetrazione in questo ambito (limite notevole sottolineato da più parti). Da questo deriva la mancata prioritarizzazione della biodiversità a livello pratico, sebbene a tale prioritarizzazione si richiamino accordi di rilevanza internazionale (in particolare la CBD). Si sottolinea la necessità di approcciare la biodiversità a livello sistemico, che vada oltre il concetto di conservazione delle singole specie sottolineando, invece, da un lato, la forte connessione esistente tra biodiversità e territorio e, dall’altra la rilevanza della biodiversità per la funzionalità dei servizi ecosistemici (es. mantenimento di acque e aria pulite, fertilità del suolo, capacità di detossificazione dei comparti acqua e suolo, servizi di impollinazione ecc.). A questo proposito, è stata anche richiamata la natura della biodiversità come ‘sintesi dei diritti dei popoli’ proprio per la sua importante funzione rispetto alla disponibilità di cibo e acqua, beni comuni che dovrebbero essere accessibili a tutti. Particolare attenzione viene richiamata sulla valenza sociale che deriva dal forte legame che la biodiversità - definita anche come biovarietà o biocomplessità – ha con il territorio. Di questo legame sono espressione i saperi tradizionali tramandati di generazione in generazione che comprendono tecniche di trasformazione di alto valore aggiunto e che sono spesso a rischio a causa dell’abbandono di alcuni sistemi produttivi. La conservazione delle tecniche e delle tecnologie è, quindi, elemento fondamentale della tutela della biodiversità, anche perché questi sono spesso condizione essenziale per la conservazione della diversità biologica e del miglioramento dei servizi offerti dalla natura, così come delle attività agricole che portano alla produzione di cibi di qualità (sono portati due esempi: 1. a partire da tre ingredienti latte, sale e caglio si producono 2000 tipi di formaggio proprio grazie al patrimonio di tecniche tradizionali, o ancora la produzione di un formaggio può garantire la salvezza di una razza animale; 2. il mantenimento dei terrazzamenti per la coltivazione della vite può costituire un’azione di contrasto al dissesto idreogelogico e al contempo assolvere a una funzione sociale perché assicura il mantenimento di una tradizione agricola e la valorizzazione della natura attraverso forme di turismo sostenibile che produce ricchezza per la collettività sul territorio). Nel corso della discussione, viene ripresa più volte la necessità di trattare la biodiversità in maniera integrata rispetto alla sfera economica, da cui è stata invece per lungo tempo scissa. Proprio questa divisione è stata identificata dalle varie parti tra i maggiori limiti alla realizzazione in azioni concrete volte alla conservazione e alla valorizzazione della biodiversità. Uno degli ostacoli in questo senso è stato riconosciuto essere la difficoltà di attribuire un valore economico alla biodiversità in virtù del contributo che questa può dare allo sviluppo economico in termini di creazione di valore aggiunto, sviluppo di filiere virtuose, efficienti e competitive, e creazione di opportunità di lavoro. Elenco delle parole chiave/concetti raccolti e loro descrizione sintetica:

1. Varietà: nella radice del termine ‘biodiversità’ è racchiusa l’idea della varietà, meglio espressa dal termine anglosassone (coniato da Wilson intorno alla metà degli anni 90) che, letteralmente, richiama alla varietà della vita e comprende la diversità specifica, genetica ed ecosistemica.

2. Conservazione: elemento etico insito nel concetto di biodiversità; tuttavia l’intento di conservare la biodiversità non deve essere inteso quale ostacolo allo sviluppo locale, al contrario ne deve diventare parte

3

integrante alla luce delle potenzialità che offre in termini di innovazione sociale ed economica. 3. Valorizzazione: da non intendersi come mero sfruttamento, né in maniera antitetica al concetto di

conservazione rispetto al quale, anzi, deve essere ritenuta complementare e fortemente correlata. La biodiversità, infatti, ha un forte valore intrinseco che ha, però, una scarsa penetrazione politica in termini di governo delle scelte sull’uso del territorio. In quanto bene comune, infatti, è difficile da valutare in relazione alla capacità di generare ricchezza e, soprattutto, benessere per le comunità locali (lo stesso PIL, da solo, non è un indicatore adatto a questo scopo). Un’appropriata valorizzazione della biodiversità in termini economici (si veda l’esempio della valutazione del valore aggiunto delle aree parco) è funzionale alla promozione di iniziative volte alla sua tutela. In particolare, si richiama la Carta di Roma che promuove l’inclusione del capitale naturale in tutte le decisioni pianificazioni e gestione del territorio.

4. Responsabilità: delle istituzioni nei confronti dei produttori agricoli e della società, ma anche degli agricoltori come responsabili della conservazione della biodiversità, cosa che è ben evidenziata nell’approccio agroecologico; del sistema produttivo per favorire, anche tramite gli appalti verdi, i marchi di qualità e le innovazioni di processo e di prodotto, e delle imprese, che investono per il miglioramento dei loro cicli produttivi e la diminuzione dell’impatto sull’ambiente. Particolarmente calzante a questo proposito è stato un passaggio del saluto di Papa Francesco che cita: “La custodia di un bene comune demandata a tutti che deve andare al di là dei sofismi e dei nominalismi. Serve, al contrario, la concretezza della vita”.

5. Integrazione: il concetto di integrazione è da intendersi sotto diversi aspetti. In primo luogo, fa riferimento alla necessità di considerare la biodiversità in stretta relazione con altri settori, quali l’agricoltura, il turismo, lo sviluppo rurale, la promozione di infrastrutture verdi, ecc. In particolare, si sottolinea la rilevanza che la biodiversità ha per lo sviluppo economico – di cui si ha crescente evidenza a livello scientifico ed empirico – che richiama, quindi, alla necessità di integrare la biodiversità nelle politiche di sviluppo economico e sociale. Il nesso tra natura e cultura emerge in particolar modo, come sottolineato dei diversi richiami alla Carta di Roma emersi nel corso della discussione. L’integrazione è poi da intendersi come necessità di sostenere (anche in vista delle opportunità legate alla nuova programmazione dei fondi europei) la creazione di «reti» in cui ambiente e biodiversità siano centrali – con il coinvolgimento di istituzioni (a livello centrale e locale), società civile, associazioni ambientaliste, filiere produttive, mondo della ricerca, rappresentanze economiche –. Tali reti devono al contempo essere in grado di “contaminare” modelli e progetti di sviluppo locale non basati sulla valorizzazione del capitale naturale, scoraggiando così la presenza di ‘isole di biodiversità’ a sé stanti.

6. Mainstreaming: in quanto tematica centrale, la biodiversità deve essere riconosciuta in maniera orizzontale e verticale. Nel primo senso, si richiama quindi alla necessità di includere la biodiversità nella definizione e implementazione di azioni volte allo sviluppo di vari settori (agricoltura, turismo, infrastrutture, sviluppo economico e sociale). Si fa appello poi a considerare la biodiversità in tutte le fasi di definizione e realizzazione di programmi e progetti. In questo senso, quindi, la biodiversità è, a tutti gli effetti, una tematica trasversale.

7. Territorio: la biodiversità può essere considerata come ‘mosaico di territori’, perché è fortemente connessa a essi, in quanto ne racchiude la componente biologica, ma anche sociale e culturale. La tutela del suolo assume a questo proposito una rilevanza particolare, dato il suo ruolo nel sostenere i processi di produzione agricola associati alla produzione di risorse alimentari di qualità. Inoltre, la biodiversità, se opportunamente valorizzata, può essere motore di innovazione economica, tecnologica e sociale di un territorio.

8. Sviluppo sostenibile: la connessione tra biodiversità e sviluppo sostenibile è forte in quanto la biodiversità consente la vita sulla terra, come riportato da diversi accordi e trattati a livello internazionale, tra cui la Dichiarazione di Gongwon che ne riconosce l’importanza per il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDGs) al momento in fase di definizione.

9. Comunicazione: comunicare la biodiversità significa farla conoscere e farne capire l’importanza. È quindi un’azione fondamentale per la sua valorizzazione e deve essere strutturata per raggiungere, attraverso diversi canali e modalità, un’ampia varietà di stakeholders. Il caso italiano rappresenta un elemento di particolare interesse, in quanto l’Italia è prima per ricchezza di specie vegetali e animali nel panorama

4

europeo. 10. Educazione/formazione: educare alla biodiversità è fondamentale per la sua tutela e valorizzazione futura;

altrettanto importante è ricostituire il legame tra consumatori urbani e ambiente rurale per una maggiore consapevolezza della relazione tra prodotti alimentari e l'ambiente che li produce. Per questo, programmi mirati nelle scuole devono essere una priorità d’azione. Si è anche posto l’accento su come l’educazione sin dall’età infantile può creare una società consapevole rispetto a questo tema su cui poi l’intervento attraverso campagne di sensibilizzazione e comunicazione può essere ridotto, con un conseguente risparmio economico. Si richiama quindi l’attenzione sul paradigma sperimentale delle mense scolastiche quale momento di aggregazione sociale, conoscenza della ricchezza della biodiversità e qualità del cibo.

11. Conoscenza e recupero dei saperi tradizionali: la biodiversità non ha solo una componente biologica, ma anche un’importante componente sociale e culturale insita nel legame tra biodiversità e territorio. L’integrazione della società con il territorio di appartenenza e la definizione di sistemi produttivi adattati a questo, hanno portato alla collezione di conoscenze tradizionali che, al pari di razze e specie, devono essere tutelate e conservate. Tale considerazione si estende anche a modelli di produzione e consumo la cui comprovata sostenibilità rafforza il legame esistente tra economia, ambiente e benessere: esemplare, in questo senso, è il caso della dieta mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO tra i Patrimoni dell’Umanità.

12. Sviluppo economico: la biodiversità non deve essere considerato un valore di nicchia, bensì una leva di sviluppo a livello locale che può portare alla riorganizzazione di filiere economiche verso maggiore efficienza e competitività, con creazione di opportunità di lavoro e possibilità di innovazione sociale.

13. Microeconomia: la centralità della biodiversità e della qualità dell’ambiente può promuovere lo sviluppo locale e generare valore aggiunto legato allo sviluppo di filiere di eccellenza (si veda per esempio il caso della produzione di alcune tipologie di formaggio tipiche cui è associata la conservazione di alcune razze bovine a rischio).

14. Turismo sostenibile: l’orizzontalità della biodiversità deve declinarsi, tra le altre cose, nella sua inclusione nel settore del turismo la cui attenzione verso tematiche ambientali, quali la biodiversità, deve crescere per diventare ‘sostenibile’.

15. Sintesi: la biodiversità deve essere intesa come sintesi di diversi settori e sfere di intervento in quanto ne deve essere elemento comune, ma anche fonte di equità perché garantisce diritti fondamentali dei popoli, quali quello al cibo e all’acqua, al lavoro, alla cultura. La biodiversità agricola è la parte che in modo più rappresentativo ne individua la sintesi dei valori e delle dimensioni coinvolte.

16. Coordinazione delle azioni e concretizzazione di investimenti e misure da parte di enti che operano in diversi settori a diversi livelli attraverso un concerto di iniziative. Sì alla concretizzazione della biodiversità in iniziative congiunte e coordinate che riconoscano e completino la funzione della biodiversità come ‘cellula madre’ da cui si generano sviluppo e valore aggiunto.

17. Resilienza: la resilienza di un territorio sta nella sua capacità di tornare al suo stato naturale nel momento in cui l’elemento di perturbazione che ha portato alla sua modifica cessa di agire. Tale processo però non è sempre da intendersi in senso positivo: al contrario, per quanto concerne la biodiversità, può portare alla perdita di ecosistemi produttivi chiave per il territorio, quali sono, per esempio, quelli associati alla coltivazione di aree collinari e montagnose resa possibile grazie alla costruzione di terrazzamenti che diventano un elemento tipico delle produzioni associate. La biodiversità, elemento chiave per ecosistemi funzionanti, è essenziale per la resilienza e la protezione del territorio, in particolare nella prospettiva di adattamento ai cambiamenti climatici.

Descrizione delle case history segnalate:

1. CASE HISTORY: da alcuni anni è attivo il progetto Siena Carbon Free avente, lo scopo di annullare le emissioni di carbonio per la prima volta su una vasta area entro il 2015. Tale obiettivo è stato raggiunto nel 2013. Il progetto ha previsto il calcolo annuale e la certificazione ISO 14064/1 del Bilancio delle emissioni e dei riassorbimenti di CO2 e ha inoltre visto la realizzazione di una serie di azioni diverse che hanno compreso la redazione del nuovo Piano Energetico Provinciale, l'erogazione di incentivi per l'efficientamento

5

energetico e l'approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili, la progettazione di impianti FER per le proprie strutture, e la divulgazione delle azioni intraprese e dei risultati. A ciò si è aggiunta un'attività ordinaria con il controllo sugli impianti termici e gli interventi di antincendio boschivo. Inoltre sono stati creati progetti nell’ambito della Green Economy come il Polo scientifico tecnologico delle energie rinnovabili e il marchio Terre di Siena Carbon Free 2015 cui potranno aderire soggetti economici del territorio. Questa iniziativa si è distinta, tra le altre cose, per l’impatto considerevole sulle piccole e medie imprese, molte delle quali hanno avviato un processo di riorganizzazione aziendale che ha portato a maggiore efficienza e competitività nel rispetto dell’ambiente e delle sue componenti. In questo senso, quindi, lo sviluppo di progetti aventi al centro la tutela dell’ambiente deve essere inquadrato come spinta verso la modernità.

2. CASE HISTORY: Pantelleria, grazie al recente riconoscimento della vite ad alberello tra i patrimoni dell’umanità censiti e protetti dall’UNESCO, ben rappresenta la sintesi tra agricoltura e biodiversità produttiva e territoriale. Qui, infatti, la coltivazione della vite secondo tecniche tradizionali adattate al particolare contesto geografico ha reso possibile la continuazione di una produzione di eccellenza tipicamente italiana. In questo caso, la particolarità non sta solo nella varietà di vite coltivata, ma anche –e soprattutto- nel sapere associato alla sua coltivazione che, radicato nella cultura del territorio, ha un forte valore identitario per il popolo pantesco. L’agrobiodiversità caratterizzante questo territorio, che nasce proprio dall’interazione dell’uomo con la terra in cui vive, ha permesso di associare al territorio stesso una produzione ad alto valore aggiunto che viene mantenuta attraverso la tradizione di tecniche di sistemazione del terreno e pratiche agronomiche particolari. In questo contesto, quindi, la rinaturalizzazione del territorio e la conseguente perdita dei terrazzamenti metterebbe a rischio il mantenimento di un patrimonio produttivo di grande valore reso possibile dalla commistione di una diversità biologica e culturale.

3. CASE HISTORY: la Fondazione Slow Food per la Biodiversità pone all’attenzione la rilevanza della

biodiversità in relazione ai saperi tradizionali che rendono possibile la produzione di prodotti tipici di territori di cui racchiudono ed esprimono le caratteristiche più peculiari. A questo proposito è citata la campagna Resistenza casearia (Slow Cheese) che si propone di proteggere, valorizzare e rilanciare la produzione di formaggi artigianali e tradizionali in tutto il mondo, ma in particolare nell’Europa mediterranea (Italia, Francia, Spagna, Portogallo) e nei Balcani, le aree più ricche dal punto di vista della cultura casearia. La diversità dei formaggi (oltre 2000 tipologie) è legata alla diversità di territori, tipologia di pascoli, razze animali e loro alimentazione, tecniche di produzione e saperi di pastori, casari e affinatori. Proprio la tutela di queste tecniche, attraverso la loro raccolta e valorizzazione diventa, quindi, elemento essenziale per il riconoscimento e la tutela del valore produttivo a esse associato, ma anche per la conservazione di alcune razze animali (bovine, ovine, caprine) da latte a rischio e di alcuni ecosistemi rurali. Per catalogare, tutelare e valorizzare questi saperi, la Fondazione Slow Food per la Biodiversità ha avviato due progetti: l’Arca del Gusto (catalogo di prodotti tradizionali a rischio di estinzione) e i Presìdi (oltre 450 progetti a tutela di prodotti artigianali e tradizionali).

4. CASE HISTORY: l’Associazione ItaIiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB) ha promosso sin dal 2009 la costituzione di biodistretti: con tale termine si fa riferimento a un’area geografica dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio). Nel biodistretto la promozione dei prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità, al fine di raggiungere il pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali del territorio. Dal 2009 a oggi, l’AIAB ha promosso la costituzione di 11 biodistretti in Italia.

6

SESSIONE POMERIDIANA Verbale narrativo della discussione del pomeriggio (tenersi intorno a massimo 2.000 caratteri, spazi inclusi) Nel corso della sessione pomeridiana il coordinatore ha riaperto i lavori richiamando all’attenzione del tavolo l’interconnessione tra la biodiversità e l’equità che, se da una parte poggia sul suo valore di sintesi di diritti fondamentali dei popoli, dall’altro punta alla potenza innovatrice del protocollo di Nagoya: questo richiede ai paesi aderenti che entro il 2015 sia garantita l’equa ripartizione dei benefici che derivano dall’accesso e dall’utilizzo delle risorse genetiche, per la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica. Su questo ulteriore tassello sono proseguiti i confronti avviati al mattino che si sono focalizzati maggiormente sull’evidenziazione dei principali gap a livello legislativo e applicativo che rallentano il riconoscimento della biodiversità nella pratica. Da questo confronto sono scaturite alcune proposte e raccomandazioni riportate in maniera schematica nella seguente sezione. Brevemente, si è rilevata la mancanza di strumenti per l’effettiva implementazione di politiche e azioni focalizzate sulla biodiversità a livello locale, laddove i riferimenti a livello nazionale e regionale esistono. A questo proposito, l’eccessiva burocratizzazione dei processi di certificazione è stata identificata come limite importante; questo fattore è stato individuato anche come potenziale ostacolo all’avanzamento tecnologico mediante il supporto alla ricerca e all’innovazione il cui ruolo nella valorizzazione e tutela della biodiversità è stato riconosciuto. In merito a questo, la necessità di creare occasioni di scambio che aprano la ricerca alla ricezione di spunti legati alle identità territoriali è stato sottolineato, al fine di implementare nella pratica quell’idea di integrazione più volte sollevata nel corso della mattinata. Da parte delle associazioni di produttori presenti al tavolo è arrivato l’appello a identificare strategie mirate a ridare reddito alle aziende, attraverso un intervento integrato sul territorio che punti sull’innovazione, anche sociale. L’approccio territoriale/ecosistemico, come accennato in mattinata, è essenziale perché consente di valorizzare la biodiversità nel suo insieme cogliendone le diverse componenti e ricadute su vari settori (agricoltura, turismo, ecc.). A questo proposito, proprio per consentire interventi efficaci, si è sottolineata la necessità di riconoscere il valore economico della biodiversità (‘dare valore a quello che non ha prezzo’) e di corrisponderlo a chi investe per la sua tutela e la sua valorizzazione. Infine, proprio in virtù del ruolo che l’agricoltura e la gestione delle risorse forestali hanno sul mantenimento e la valorizzazione della biodiversità, è stato sottolineata la responsabilità che agricoltori e operai forestali hanno nella trasmissione della cultura associata alla biodiversità. Tale responsabilità va quindi riconosciuta e premiata. Elenco degli impegni-raccomandazioni emersi nella discussione (laddove possibile divisi per i cluster di riferimento della Carta – 1.cittadini, 2. associazioni, 3.imprese, 4.istituzioni)

- Misurare e valorizzare la biodiversità [cluster: istituzioni - associazioni]: tale priorità richiede l’identificazione di indicatori che ritraggano non solo il valore biologico (esistono a oggi diversi indicatori di biodiversità) ma anche il valore economico della biodiversità, dal momento che il riconoscimento di quest’ultimo è stato identificato come una forte leva per promuovere l’implementazione di azioni concrete volte alla tutela della biodiversità. A oggi, analisi del valore aggiunto di aree nelle quali l’ambiente è al centro del modello di sviluppo sono in corso (si veda l’esempio delle aree parco) e dimostrano un differenziale positivo rispetto ad aree non soggette a questo tipo di gestione. Questo modello di analisi potrebbe quindi essere esteso al fine di evidenziare i risvolti positivi derivanti dall’inclusione della biodiversità tra gli obiettivi di sviluppo locale/regionale/nazionale.

- Conservare il paesaggio [cluster: istituzioni - cittadini]: in termini di efficiente uso ecologico dei territori in rapporto alla loro vocazione, ma anche in rapporto alla città quale luogo che accoglie e gestisce la propria biodiversità. In particolare è essenziale la protezione del suolo, affinché sia ricco in biodiversità, in quanto esso è base dell'attività agricola e della sicurezza alimentare.

- Comunicare l’importanza del collegamento tra capitale naturale e culturale in maniera capillare coinvolgendo diversi stakeholders [cluster: istituzioni - associazioni – imprese cittadini]: tale priorità tiene conto della crescente esigenza di contenuti che una società di consumatori più attenti ha, anche in

7

virtù delle maggiori possibilità di fruizione dell’informazione. Direttive, iniziative, progetti, campagne, innovazioni e scoperte che approfondiscono, ampliano e mettono in pratica il concetto di biodiversità devono essere quindi raccontate e trasmesse in modo chiaro e diretto ai vari interlocutori che di tali contenuti sono fruitori. La comunicazione deve quindi essere realizzata attraverso diversi canali, modalità di linguaggio e supporto che garantiscano la trasmissione dei contenuti nel modo più efficiente.

- Educare [cluster: istituzioni cittadini, in particolare giovani e bambini]: la trasmissione di contenuti e la sensibilizzazione rispetto ad alcune tematiche chiave deve iniziare dai bambini che diventano essi stessi veicolo di informazione. Parlare di biodiversità e insegnare la biodiversità nelle scuole è quindi un elemento importante che porta la società civile ad avere una maggiore consapevolezza su una tematica importante. Gli esperimenti condotti nell’ambito scolastico, sia in merito alla realizzazione di orti, sia nelle mense per sensibilizzare sulla multiculturalità della nostra società (es. menù ‘internazionali’), costituiscono un esempio interessante che può essere opportunamente declinato sul tema della biodiversità. Sia l’informazione sia la formazione sono necessarie per ripristinare e approfondire il legame tra la società e il territorio che, specialmente nel contesto urbano, si è fortemente indebolito.

- Premiare [istituzioni associazioni – cittadini]: si raccomanda caldamente l’inserimento a livello legislativo di riferimenti per l’attuazione di meccanismi di premialità volti agli agricoltori che lavorano in prima linea per il mantenimento e la valorizzazione della biodiversità. Nella pratica, si richiede che venga ‘premiato’ chi investe sulla biodiversità. In particolare è emersa la raccomandazione di declinare questa premialità a livello ecosistemico rafforzando lo strumento dei PES (Payment for Ecosystem Services) che rappresentano un incentivo per una corretta gestione ambientale risultante nel mantenimento dei servizi ecosistemici che, in larga parte, dipendono dalla biodiversità. A questo proposito, si suggerisce di creare le condizioni affinché sia favorito l’incontro tra soggetti che dal mantenimento della funzionalità di questi servizi traggono beneficio, al fine di facilitare accordi tra le parti coinvolte.

- Semplificare e razionalizzare piani e azioni [cluster: istituzioni - associazioni]: si richiama alla necessità di semplificare i processi di certificazione che tutelino la biodiversità (in particolare in riferimento alla produzione biologica e di sementi). Inoltre, si sottolinea la necessità di maggiore coordinazione tra le iniziative a livello legislativo e la loro traduzione nella pratica attraverso un adeguato supporto agli enti e alle associazioni che operano a livello locale.

- Riconoscere la biodiversità forestale [cluster: istituzioni - associazioni – imprese - cittadini]: a fronte di una crescente attenzione alla biodiversità legata ai processi di produzione agricola, si sottolinea l’importanza della biodiversità forestale in quanto essenziale per l’espletamento dei servizi ecosistemici che garantiscono un ambiente di qualità, un’agricoltura sana e coerente con gli usi del territorio e, quindi, una produzione di qualità.

- Sostenere la ricerca e l’innovazione e favorire l’incontro tra la ricerca e l’identità dei territori [cluster: istituzioni - associazioni - imprese]: la ricerca e l’innovazione sono pilastri fondamentali per la definizione e l’implementazione di piani e strategie a tutela della biodiversità. L’identificazione di indicatori per la valorizzazione della biodiversità, l’analisi degli impatti di azioni volte alla sua conservazione, così come la definizione di procedure e tecnologie per limitare l’impatto delle attività antropiche – in primis quelle agricole – sulla biodiversità, sono alcuni degli ambiti di ricerca che possono contribuire in maniera consistente alla sua tutela e valorizzazione su scala sia nazionale, sia globale.

Indicazione di eventi, iniziative, progetti, documenti segnalati durante i lavori del tavolo

- Carta di Roma sul Capitale Naturale e Culturale - EU Biodiversity strategy to 2020 - Aichi Target - Gangwon Declaration on biodiversity for sustainable development - Convention on Biological Diversity - Rete Natura 2000 - Infrastrutture verdi - Nagoya Protocol on Access to Genetic Resources and the Fair and Equitable Sharing of Benefits Arising from

their Utilization to the Convention on Biological Diversity

8

SINTESI COMPLESSIVA dei lavori della giornata - max.2000 caratteri spazi inclusi L’analisi condotta dal tavolo sul tema assegnato “La biodiversità salverà il mondo” ha declinato il concetto di biodiversità astraendolo da un approccio specialistico, per addetti ai lavori, puntando al contrario sull’individuazione dei contenuti concreti in cui la biodiversità si delinea e che facilitano un approccio di tipo integrato con il governo del territorio. Da questo approfondimento è derivata l’individuazione di sei variabili fondamentali che ben descrivono la Biodiversità e ne catturano la natura multidimensionale verso la quale si richiama maggiore attenzione a livello legislativo e applicativo:

1. la biodiversità è un valore in sé che si concretizza nella conservazione/gestione e valorizzazione dell’ambiente naturale;

2. la biodiversità è un indicatore complesso e sistemico legato alle competenze acquisite nei/dai territori e alla ricerca scientifica;

3. la tutela della biodiversità è strumento per garantire i diritti fondamentali dei popoli e promuovere la dignità degli uomini. In particolare si sottolinea la sua rilevanza in merito alla produzione di risorse alimentari e alla costituzione di sistemi produttivi sostenibili e giusti, in grado di garantire la sicurezza e la sovranità alimentare;

4. la tutela e l’uso sostenibile della biodiversità, in una cornice di equità, producono modernizzazione e investimenti e sono quindi veicolo di innovazione economica e promozione sociale;

5. la biodiversità è la chiave indispensabile – e non un fattore accessorio - per sostenere la transizione verso una “economia verde” che garantisca sviluppo, occupazione e benessere per le comunità territoriali;

6. comprendere il valore - non solo economico - della biodiversità implica l’adesione a un paradigma di equità e a modelli più sostenibili di interazione tra biosfera [il complesso dei viventi e delle loro interazioni negli ecosistemi terrestri, fluviali e marini], attività economiche, sensibilità ecologica e governance dei territori e, in generale, delle attività umane.

Per questi motivi, l’importanza della biodiversità, e delle azioni dirette alla sua tutela, deve essere comunicata in modo capillare ed efficiente a tutti gli stakeholders; deve inoltre costituire un approccio alla governance del territorio, di cui deve essere riconosciuta come forte tratto identitario che trova la sua massima espressione nella sintesi tra capitale naturale e culturale.