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LE GRAMMATICHE E IL SAPERE LINGUISTICO DEL PARLANTE TRA L1 E L2 Luisa Amenta e Egle Mocciaro DOTTORATO DI RICERCA IN STUDI LETTERARI, FILOLOGICI E LINGUISTICI “LA RICERCA LINGUISTICA SUL CAMPO TRA QUANTITÀ E QUALITÀ” PALERMO, 6 MAGGIO 2014

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LE GRAMMATICHE E IL SAPERE

LINGUISTICO DEL PARLANTE

TRA L1 E L2

Luisa Amenta e Egle Mocciaro

DOTTORATO DI RICERCA IN STUDI LETTERARI, FILOLOGICI E LINGUISTICI

“LA RICERCA LINGUISTICA SUL CAMPO TRA QUANTITÀ E QUALITÀ”PALERMO, 6 MAGGIO 2014

La grammatica dell‟italiano

l‟italiano contemporaneo offre un panorama

profondamente differente rispetto alla metà

del Novecento quando l’italiano non era

ancora parlato dalla maggior parte degli

italiani

non sembra più applicabile un modello

grammaticale di tipo tradizionale con un

riferimento chiaro ad una lingua (scritta e

letteraria) e a una norma

Architettura variazionale dell‟italiano

l‟italiano contemporaneo è dominato da una

situazione di variabilità

non più un italiano ma tante varietà di italiano

parametri extralinguistici:

mezzo di trasmissione (scritto vs. parlato)

situazione comunicativa

area geografica

caratteristiche sociali del parlante

Quale lingua di riferimento? (1)

Galli de‟ Paratesi (1984: 42):

“la definizione di una lingua standard è di naturaextralinguistica e si riferisce al suo ruolo ofunzione all‟interno della comunità linguistica.Una lingua standard in questo senso è quellavarietà di lingua che in una comunità linguisticaviene presa come lingua franca per lacomunicazione tra parlanti di regioni o gruppidiversi.”

Quale lingua di riferimento? (2)

Berruto (1993: 84):

“Un primo possibile valore della nozione di standardequivale a quello di “neutro”, non marcato su nessunadelle dimensioni di variazione; un secondo valore èquello normativo, codificato dai manuali e dallatradizione scolastica, accettato come corretto e „buonalingua‟; un ulteriore possibile valore, semplificandomolto, è quello di normale (per i parlanti colti),statisticamente più diffuso […]. Spesso questi valori sitrovano intersecati nell‟impiego che si fa, anche incontesti tecnici, della nozione di standard.”

Italiano standard (1)

è una varietà di lingua parlata in modo

uniforme e sostanzialmente indifferenziato

dall‟intera comunità linguistica dei parlanti

è codificato dalle grammatiche e nei

dizionari e si lega strettamente al concetto

di norma

Italiano standard (2)

D‟Agostino (2007: 123):

“La nozione di lingua standard è quindi da

intendersi come entità linguistica astratta,

presente obbligatoriamente nelle grammatiche e

nei vocabolari, e diffusa da differenti istituzioni

sociali (il sistema giudiziario, quello scolastico,

ecc.) ma che può essere utilizzata da una

minoranza estrema di individui in pochi contesti

sociali”

Italiano standard (3)

l‟etichetta di “italiano standard” pone non

pochi problemi definitori e non è

univocamente accettata da tutti gli studiosi,

dal momento che risulta difficile una

identificazione omogenea del modo di

parlare delle classi colte

Italiano standard (4)

mantenere il riferimento esclusivo alla lingua

proposta nelle grammatiche potrebbe implicare una

scarsa considerazione dei continui riassestamenti in

atto nel sistema da quando l’italiano è divenuto il

codice della comunicazione primaria per la maggior

parte della popolazione

cosa parlano gli italiani?

Italiano neostandard,

Italiano dell‟uso medio

Berruto (1987: 62): “Nello sviluppo recente dell‟italiano, è

indubbio che si sono affermati, o si vanno affermando, o ci

sono sintomi che comincino ad affermarsi, come standard

costrutti, forme e realizzazioni che non erano presentate nel

canone ammesso dalle grammatiche e dai manuali, o che,

quando vi erano menzionate, lo venivano quali costrutti,

forme e realizzazioni del linguaggio popolare o familiare

o volgare, oppure regionali, e quindi da evitare nel ben

parlare e scrivere. È a questo insieme di fatti che qui diamo

il nome di neo-standard.”

Tratti del neostandard: esempi (1)

lui, lei in posizione soggetto

uso generalizzato della forma dativale gli al posto di loro/le

partitivo preceduto da preposizione (con degli amici)

dislocazioni a sinistra e a destra (il caffè come lo vuoi?/lo vuoi il

caffè)

tipo sintattico pleonastico a me mi

che polivalente, soprattutto con valore temporale, finale, consecutivo

(dal giorno che ti ho visto)

per cui con valore di connettivo frasale (pioveva per cui ho preferito

restare a casa)

forma interrogativa cosa? al posto di che cosa?

(da Sabatini 1985)

Tratti del neostandard: esempi (2)

e, ma, o, allora, comunque in posizione iniziale di frase

indicativo al posto del congiuntivo in alcune subordinate e nelle

ipotetiche (credo che hai torto; se venivi era meglio)

concordanza ad sensum (sono venuti a trovarmi una decina di

amici)

soggetto postverbale (non ci sono soldi)

verbi pronominali (mi sono bevuto un caffè)

frase scissa (è lui che mi ha fatto cadere)

ci attualizzante (non ci ho tempo, non ci capisco niente)

(da Sabatini 1985)

Tratti del neostandard (3)

Sabatini (1985):

questi tratti non riguardano soltanto la varietà

parlata dal momento che sono ampiamente diffusi e

accettati anche nell‟uso scritto di media formalità

molti di essi prefigurano una varietà panitaliana

molti dei tratti non sono “corruzioni” moderne ma

sono presenti anche nei testi del passato e sono stati

respinti dalle norme puriste cinquecentesche

Tratti del neostandard (4)

Sabatini (1985: 175):

“la varietà in questione, in quanto nazionale e

rispondente ad esigenze fortemente sentite dalla società

presente, si candida ad occupare […] il baricentro

dell‟intero sistema linguistico italiano o perlomeno a

condividere con lo standard ufficiale il crisma della

norma”.

è opportuno correggere l’uso di questi

tratti?

Quale norma? (1)

Berretta (1977: 26-27): una norma basata sugli usi

statisticamente prevalenti può essere considerata

“oggettiva” dal momento che:

“si prende in considerazione la totalità dei parlanti la lingua

in esame – non più un gruppo per qualche ragione

privilegiato –, nel momento storico stesso dell‟intervento

pedagogico – non più una „fetta‟ del passato –, e si

assumono come „normative‟ le forme sintattiche,

morfologiche, lessicali che oggettivamente vengono più

usate”.

Quale norma? (2)

Serianni (1991: 38): non si può parlare di norma “in termini

astratti, prescindendo dalla reazione linguistica che, in una

certa comunità di parlanti e in un dato momento storico, è

lecito aspettarsi”

secondo le abitudini linguistiche di una comunità di parlanti,

vengono assunte come “normative” le forme morfologiche,

sintattiche e lessicali che statisticamente sono più usate

compito della grammatica è “raccogliere le testimonianze

dei parlanti, per ricavarne informazioni sui comportamenti

linguistici diffusi e prevalenti nella collettività”

Un esperimento

esame delle produzioni di parlato indotto a codice

bloccato italiano degli informatori di istruzione alta

dell‟Atlante Linguistico della Sicilia.

situazione intervista genera un parlato di formalità

medio-alta, per lo più controllato specialmente

dagli informatori di istruzione alta → scopo: dar

prova di parlare un buon italiano

è voluta la scelta di orientarsi su esempi di parlato

dato che è proprio la diffusione dell‟italiano

parlato ad aver messo in crisi il concetto di norma

Dalla norma agli usi: esempio 1

il mio tipo di lavoro è un tipo di lavoro che mi coinvolge tanto. anche

perché sono responsabile della sezione civile / eh: e lavorando alla

procura per i minori, / ci son tutti gli interventi a tutela per i bambini. /

per cui è chiaro che giornalmente: / le cose che insomma che affiorano

da ciò che si legge sono delle cose fra le più brutte che si leggono. che

avvengono nella vita di tutti i giorni. / per cui:: bisogna avere sempre

un po‟ un senso di distacco per non lasciarsi prender molto

emotivamente da questo tipo di lavoro. / che non è un lavoro che // si

può affrontare serenamente e con leggerezza. // per cui insomma

anche questo ha un peso determinante nella mia giornata. // questo

tipo di lavoro che anche se si cerca di restare estranei però /

chiaramente / molti di questi aspetti si vivono / in maniera insomma

poco serena. // (ALS: Genitore, Istruzione Alta, Palermo)

Dalla norma agli usi: esempio 2

la risposta di questo maestro mi è rimasta impressa -sono

passati settant‟anni- nel cervello ed è stata: / una risposta

che: ha: determinato il mio destino. // «signora per studiare

soldi non ce ne vogliono.» / «ma come.» «lei mandi suo

figlio alla media -allora c‟erano gli esami di ammissione-

mandi suo figlio a scuola, lo faccia se ha le capacità, lo

faccia studiare, perché si accorgerà che soldi non ce ne

vorranno.» io infatti mi iscri+ | superai gli esami di

ammissione al ginnasio / ho frequentato il ginnasio sempre

con l‟esenzione delle tasse. (ALS: Nonno, Istruzione Alta,

Alcamo - TP)

Dalla norma agli usi: esempio 3

allora. / eh:: / diciamo che: la vita militare a me ha

appassionato fin da quando ero: bambino, / tant‟è vero che

ho provato parecchie vo+ | ho fatto molti:: concorsi / per

entrare / appunto nelle: nelle forze armate. / era

indifferente se esercito, aeronautica, oppure: marina, ma visto

che è stato possibile nell‟esercito / ho intrapreso questa:

scel+ | questa strada. / ma la vita: *giustamente a Viterbo

-io studio a Viterbo- / non è che sia una delle più::

semplici. / perché ci alz+ ci alziamo la mattina presto alle

sette / e cominciamo a studiare. (ALS: Figlio, istruzione alta,

Custonaci – TP)

Dalla norma agli usi: esempio 4

eh: mh:: pposso dedicarmi più: allo studio, oppure alla musica,

al divertimento. eh:: mh: niente poi:: mh: tutti i ggiorni studio

loggicamente, mh: però non ho un orario bben preçiso.

quando:: quando rriesco:: studio. poi quando vedo che

mmagari non ce la faccio più sto scoppiando mi fermo un

attimino, mi faccio il caffè, mi guardo qualche vvideo alla

televisione, mi: ascolto un po’ di musica, oppure esco con

con i miei coinquilini. la sera eh: inizialmente uscivo spesso.

poi: | adesso non più. perché alla fin fine i posti sono

sempre gli stessi quelli dove si va. (ALS: Figlio, istruzione

alta, Capo d’Orlando – ME)

Dalla norma agli usi: esempio 5

eh: i bambini oggi sono svegli / nel corso degli anni noi

insegnanti notiamo che: / da un anno all‟altro i bambini sono

sempre diversi / più intelligenti / più svegli / la maggior

parte parlano in italiano / in ziciliano non ci parla più

nessuno. (ALS, Genitore, Istruzione Alta, Sommatino –CL)

Cosa emerge? (1)

gli esempi presentati non hanno chiaramente nessuna

rilevanza quantitativa ma mostrano emergenze qualitative.

si osservano alcuni fenomeni del neostandard usati dai

parlanti di istruzione alta senza differenze legate all‟età e al

luogo di residenza:

per cui connettivo frasale

che polivalente

costrutti sintattici marcati (dislocazioni, frasi scisse)

concordanza ad sensum

ci attualizzante con valore intensivo.

Cosa emerge? (2)

i parlanti non censurano né autocorreggono questi

usi, che soddisfano pienamente le loro intenzioni

comunicative

sono errori? No, dal punto di vista del sapere del

parlante

ma quale spazio occupano nelle grammatiche? Le

grammatiche descrivono effettivamente gli usi?

Tenendo in giusta considerazione il parlato?

esistono differenze tra grammatiche dell‟italiano L1

e grammatiche dell‟italiano L2/LS?

La lingua nelle grammatiche

le grammatiche scolastiche recenti manifestano

un‟apertura alla variabilità della lingua nelle

situazioni comunicative e allo sviluppo integrato

delle quattro abilità

risulta superato il primato della produzione scritta

su quella orale: ampio spazio viene dedicato ad

attività e a box di approfondimento sul parlato

Modello teorico

superamento dell‟impianto tradizionale, di tipo formale

e classificatorio (per es. parti del discorso) e maggiore

spazio alle dimensioni di variazione della lingua

mantenimento di un aspetto positivo delle grammatiche

tradizionali classificatorie: la sistematizzazione rigorosa

dei contenuti grammaticali, che agevola lo studente

anche a livello cognitivo nel raffronto tra la grammatica

della sua lingua con quella di altre lingue

Uno sguardo alle grammatiche (1)

Alcuni usi indicati da Sabatini (1985) sembrano essere

ormai accettati dalle grammatiche degli ultimi anni:

lui / lei e loro in funzione soggetto

“A differenza dei pronomi personali di prima e seconda

persona, che sono invariabili, quelli di terza persona si

distinguono in base al genere e – per quanto questa

distinzione si stia perdendo nell’uso parlato – alla

natura del referente (se persona o animale/cosa) e alla

funzione grammaticale (soggetto/complemento).”

(G. L. Beccaria – M. Pregliasco 2014)

Uno sguardo alle grammatiche (2)

“Nell‟italiano odierno, soprattutto familiare, è sempre più

frequente l‟uso – ormai accettato dalle grammatiche – di gli

al posto di loro:

Li ho visti in strada e gli ho detto (= ho detto loro) di tornare a

casa.

Gli non va usato però in sostituzione di a lei, come invece

succede di frequente nella lingua parlata non sorvegliata:

✘ Ho incontrato Maria e gli (= le) ho chiesto il motivo della sua

assenza.”

Uno sguardo alle grammatiche (3)

Per cui

“basta ricordare che dopo la congiunzione se o qualora, o

dopo le altre congiunzioni che introducono la proposizione

condizionale non può mai esserci un verbo al condizionale, ma

soltanto al congiuntivo o all‟indicativo. Per cui non possiamo

avere frasi come: Se lo saprei, te lo direi ma Se lo sapessi, te

lo direi.”

“Il libro che mi serve per la ricerca non è ancora arrivato in

libreria, per cui l‟ho ordinato”

Uno sguardo alle grammatiche (4)

Cosa? = che cosa?

“possiamo utilizzare i seguenti pronomi: chi, che, che cosa,

cosa, quale/quali/qual, quanto/quanta/quanti/quante.

Verbi pronominali

“Tra i riflessivi pronominali rientrano anche gli usi intensivi, o

pleonastici, tipici soprattutto del parlato, in cui il pronome

atono è superfluo e sottolinea semplicemente la

partecipazione del soggetto all‟azione:

Questa sera mi guardo un bel film.

Beviamoci una birra.”

Uno sguardo alle grammatiche (5)

A me mi

“La lingua, in quanto organismo vivo che muta e si adatta alle nuove esigenze

della comunicazione, manifesta due tendenze apparentemente contrastanti:

verso la semplificazione, rinunciando a sottigliezze e sfumature semantiche

ritenute non necessarie (è questo il caso del lento ma costante venir meno

del congiuntivo nel linguaggio parlato); verso il rafforzamento espressivo,

talora creando veri e propri pleonasmi, ovvero ridondanze inessenziali. È il

caso del raddoppiamento del pronome personale nelle seguenti espressioni:

✘ A me l’informatica e l’elettronica mi piacciono molto.

Tale uso è da evitare, anche se ha una sua giustificazione espressiva. Bisogna

d‟altronde stare attenti a non correggere la frase in modo sbagliato, come

succede di frequente in casi simili:

✘ A me mi chiama tutte le sere. ➔ A me chiama tutte le sere.”

Uno sguardo alle grammatiche (6)

Che polivalente

Gli usi del che nella lingua colloquiale sono molteplici; elenchiamo di

seguito tre usi scorretti:

1. con sfumatura temporale: ✘ Ho giocato a pallone che non ne potevo

più ➔ Ho giocato a pallone fino a quando non ne potevo più;

2. in sostituzione del pronome relativo preceduto da preposizione:

✘ Raccontava di abitare in un palazzo che sotto c’era una enorme

cantina. ➔ Raccontava di abitare in un palazzo sotto al quale c’era

un’enorme cantina.

3. con valore consecutivo: ✘ Lara è una di quelle ragazze che se la

incontri non la dimentichi più ➔ Lara è una ragazza così bella che, se

la incontri, non la dimentichi più.

Uno sguardo alle grammatiche (7)

Concordanza a senso

“Di norma, quando un nome collettivo è al singolare e ricopre il ruolo di

soggetto, il verbo si usa al singolare […] Quando pero il collettivo e

seguito da di + un nome al plurale, è frequente – soprattutto nel

parlato – anche la concordanza a senso, che usa il plurale: Parte dei

candidati si sono ritirati. Dunque possiamo avere tanto Uno sciame di

api volava per l’aria, quanto Uno sciame di api volavano per l’aria.”

“In questi casi, secondo le regole della grammatica italiana, il nome

collettivo è a tutti gli effetti da considerarsi un singolare, e quindi

anche il predicato deve essere usato al singolare. Si dice infatti […]

Uno sciame di api uscì dall’alveare e non Uno sciame ... uscirono.”

Uno sguardo alle grammatiche (8b)

Concordanza a senso

“Se nel parlato la concordanza a senso è accettabile, nello scritto è

preferibile la concordanza grammaticale.

In generale, possiamo dire che, quando chi parla o chi scrive ha in

mente l‟insieme formato da molti individui, e considera la gente, un

migliaio, gran parte di come formato da “tanti”, allora si mette il

verbo al plurale (come fanno gli inglesi, che con people, “popolo”,

usano di regola il plurale). Se invece considero quel gruppo come

“unità” (come uno o come pluralità unita), allora uso il singolare.”

Uno sguardo alle grammatiche (9)

Dislocazioni

“Specialmente nel linguaggio parlato, si e soliti costruire le frasi

invertendo l‟ordine del predicato e dell‟oggetto, proprio per dare

enfasi a quest‟ultimo, ma generalmente, per correggere l‟anomalia se

ne crea un‟altra, raddoppiando il complemento oggetto con

l‟aggiunta di un pronome atono. Abbiamo dunque […] Il cappello, me

lo metto quando c’è molto sole. Questo tipo di costruzione è detta

anche “dislocazione a sinistra”: il posto del soggetto (“a sinistra” del

predicato) è occupato da un altro elemento, in questo caso dal

complemento oggetto, che viene ripreso da un pronome. Una simile

costruzione sintattica non è considerata grammaticalmente corretta,

anche se si è ormai affermata nella lingua parlata.”

Dalla L1 alla L2

la didattica della L2/LS è per tradizione orientata

alla dimensione comunicativa della lingua, più che

alla norma

“la L1 privilegia contenuti tradizionalmente considerati formativi

(es. il testo letterario), la LS guarda verso contenuti "pratici" (es.

il dialogo o la conversazione); da una parte prevale

l'attenzione alle norme linguistiche e alla conoscenza sistematica

della grammatica, dall'altra l'attenzione agli usi colloquiali e

alla memorizzazione di enunciati adattabili alla varietà delle

situazioni di scambio linguistico con eventuali interlocutori

stranieri” (Calò 2010: 68)

Le grammatiche di L2/LS (1)

lui/lei: pronomi soggetto (forme esclusive)

gli=loro

“i miei genitori festeggiano le nozze d’argento. Io gli ho regalato un

fine settimana a Capri

Il pronome indiretto di 3a persona plurale ha due forme: gli e

loro. Il pronome loro è meno comune e si usa dopo il verbo”

*gli=le

(Nocchi 2011: 20, 105)

Le grammatiche di L2/LS (2)

per cui

“Trova per ogni connettivo sottolineato la funzione che ha nel testo,

scegliendo tra quelle elencate qui di seguito:

a. riformulare, ripetere con altre parole, con esempi concreti

b. riformulare riassumendo […]

d. giungere a conclusioni

[…] Oh figurati guarda, ne abbiamo discusso tantissimo, ne discutevamo

già prima che nascesse Elena, per cui immaginati, non è una cosa

nuova.”

“Per cui: serve a giungere a conclusioni: non mi permetto di giudicare, per

cui non sono né a favore né contraria.”

(Bozzone Costa 2004: 44, 68)

Le grammatiche di L2/LS (3)

*a me mi

?che polivalente

“il pronome relativo che è invaraiabile e si usa per sostituire: a) un soggetto o un

oggetto diretto (un oggetto senza preposizione), b) indifferentemente cose e

persone.

Il pronome relativo cui è invarabile e si usa per sostituire un oggetto indiretto (un

oggetto preceduto da una preposizione)”

(Nocchi 2011: 169)

“Usi colloquiali.

Nel parlato e nello scritto colloquiale si usano spesso queste costruzioni:

Il giorno che siamo arrivati c‟era il sole. (in cui, complemento di tempo)

La scuola dove insegno è un centro. (in cui, complemento di luogo)”

(Bozzone Costa 2004: 138)

Le grammatiche di L2/LS (3)

Verbi pronominali

“Lo sai che…

Nella lingua parlata spesso preferiamo usare il verbo riflessivo

invece di quello non riflessivo per dare intensità alla frase.

Es: “Ah…finalmente abbiamo finito! Ora mi fumo una sigaretta!

Invece di “Ora fumo una sigaretta!”;

“Tutte le mattine mi bevo un buon caffè” invece di “Tutte le

mattine bevo un buon caffè”.

(Nocchi 2011: 63)

Le grammatiche di L2/LS (4)

Dislocazioni

“Pronomi diretti. […]

Il biglietto? Lo compro domani.

Sandra, la chiamo più tardi.

Lo dice sempre io che Susi è una brava ragazza!

Non li sopportiamo quei due!

Qualche volta si usa il pronome diretto insieme all’oggetto diretto. È

una forma enfatica che dà più rilievo all’oggetto.”

(Nocchi 2011: 86)

Le grammatiche di L2/LS (5)

“Unisci le parole di sinistra con quelle di destra e

forma delle frasi, come nell’esempio.

Es. le forbici a) la prendiamo se

guidiamo troppo veloci

1. La mia fidanzata… b) ci riempie di tasse

2. La multa… c) mi ama a emi vuole

sposare

3. Il motorino… le usiamo per

tagliare le cose

[…] (Nocchi 2011: 87)

Le grammatiche di L2/LS (6)

“Si tratta di un costrutto espressivo, caratteristico del

parlato e dei registri meno formali, utile per poter

sottolineare qual è il tema della frase. La DS viene usata

soprattutto con l‟oggetto diretto […]. Ma la DS può

riguardare anche altri complementi indiretti:

A Paolo (gli) regalerò un dizionario di sinonimi.

[…]

(Bozzone Costa 2004: 257)

Per concludere…

le grammatiche per stranieri sono più aperte alle caratteristiche

del parlato, ma il sistema normativo di riferimento non diverge

in modo significativo da quello sotteso alle grammatiche di L1

in generale, il sapere linguistico del parlante sembra oggi

trovare maggiore spazio nelle grammatiche: quanto più gli usi

risultano accettabili o accettati nel parlato tanto più vengono

ammessi come possibilità del sistema

il criterio di accettabilità affianca quello di norma

diventa necessario un periodico aggiornamento – anche nelle

grammatiche – dei nuovi tratti che abbiano raggiunto uno

statuto di generale accettabilità

GRAZIE!

Riferimenti bibliografici (1)

Beccaria G. L. –Pregliasco M. (2014). L’italiano. Come si è formato,

come funziona, come si usa, come cambia. Milano: Le Monnier.

Berruto G. (1987). Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo.

Roma: Nuova Italia Scientifica.

Berruto G. (1993). «Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche». In

Sobrero A.A. (a cura di): Introduzione all’italiano contemporaneo. La

variazione e gli usi. Roma-Bari: Laterza, pp. 37-92.

Bozzone Costa, R. (2004). Viaggio nell’italiano. Corso di lingua e

cultura italiana per stranieri. II ed. Loescher.

Calò R. (2010). Le lingue in classe. Insegnare, apprendere,

comunicare. Viterbo: Sette città.

Riferimenti bibliografici (2)

D‟Agostino M. (2007). Sociolinguistica dell’Italia contemporanea.

Bologna: Il Mulino.

Galli de‟ Paratesi N. (1984). Lingua toscana in bocca ambrosiana.

Bologna: Il Mulino.

Nocchi, S. (2011). Nuova grammatica pratica della lingua italiana.

Firenze: Alma.

Sabatini F. (1985). «L‟italiano dell‟uso medio: una realtà tra le varietà

linguistiche italiane». In: Holtus G. – Radtke E. (a cura di):

Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart. Tübingen:

Gunter Narr, pp. 154-184.