Le geometrie nascoste

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LE GEOMETRIE * NASCOSTE UN PERCORSO TRA LETTERATURA E GRAFICA

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Visiting teacher @ La Sapienza – 2008/2009

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LE GEOMETRIE *NASCOSTEUN PERCORSO TRA LETTERATURA E GRAFICA

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* LA DISPOSIZIONE SPAZIALE DEGLI ELEMENTI NON HA SOLO UNA FUNZIONE EVOCATIVA, PUÒ GENERARE EFFETTI DI SENSO BEN DEFINITI E PUÒ DENOTARE SIGNIFICATI PRECISI. LO SPAZIO PUÒ ESSERE SIGNIFICATIVO QUANTO UNA PAROLA. LE RELAZIONI SPAZIALI TRA ELEMENTI POSSONO SERVIRE PER “SCRIVERE” CON GRANDE ECONOMIA QUELLO CHE ALTRIMENTI RICHIEDEREBBE COMPLICATI GIRI DI PAROLE (E VICEVERSA).

/// le geometrie nascoste /// un percorso tra grafica e letteratura /// GLI EFFETTI DI SENSO

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* LA SCRITTURA È ORGANIZZATA IN TESTI CHE, PIÙ CHE“LEGGERSI” NEL SENSO TRADIZIONALE DEL TERMINE,SI CONSULTANO, SI ESPLORANO.

LA DISPOSIZIONE SPAZIALE, O MEGLIO, LE RELAZIONISPAZIALI TRA LE COMPONENTI, FANNO PARTE INTEGRANTEDELLA SINTASSI VISIVA DI QUESTI TESTI.

/// le geometrie nascoste /// un percorso tra grafica e letteratura /// LA SCRITTURA

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* IL TESTO È COMPOSTO DA UNA SERIE DI ELEMENTICOLLEGATI TRA LORO DA UNA RELAZIONE SPAZIALE,CHE IL PIÙ DELLE VOLTE È FUNZIONALE E STRETTAMENTECORRELATA ALLA COMPRENSIONE, MA PUÒ ESSERECONTEMPORANEAMENTE ANCHE EVOCATIVA.

/// le geometrie nascoste /// un percorso tra grafica e letteratura /// FUNZIONE EVOCATIVA

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* IL PRESUPPOSTO DI PARTENZA È CHE, SEBBENE LA SCRITTURA SIA IL COMUNE DENOMINATORE DI ENTRAMBI GLI AMBITI, ESSA VIENE UTILIZZATA DIVERSAMENTE: L’utilizzo della scrittura nella letteratura, fatta eccezione per alcuni casi, è prevalentemente lineare, e segue le regole della grammatica e della sintassi.

Per un graphic designer la scrittura è la configurazione spaziale degli elementi. La grafica è fatta tanto dalle immagini quanto dal testo, e questi non sono da considerarsi come due elementi dicotomici.

/// le geometrie nascoste /// un percorso tra grafica e letteratura /// UTILIZZO DELLA SCRITTURA

/// POSSIBILI EVOLUZIONI NON LINEARI

/// DIFFERENZE TRA DESIGNER E SCRITTORI

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* SINSEMIE(alcune considerazioni fatte sulla base del materiale fornito da PROGETTO EXP e MOLOTRO)

/// le geometrie nascoste /// un percorso tra grafica e letteratura /// SINSEMIE - LUCIANO PERONDI

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* Entassi viene dal greco en-taxis = en “dentro”, tattein “ordinare”ovvero “ordinare all’interno” (di qualcosa, che è una struttura spaziale),“integrazione”, messa a sistema, coordinazione, messa in relazionedi elementi notazionali senza un rigido modello sequenziale di letturao di consultazione.

Si ritiene che sia riduttivo perché è stato usato da Pascal Valant per indicarel’organizzazione interna di un segno quando esso sia scomponibile in unità semantiche, quindi all’interno della singola unità, quindi valido unicamente per indicare quello che in questo lavoro abbiamo chiamato “sintassi spaziale” delle microunità.

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/// IL SIGNIFICATO DI ENTASSI

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* Sinsemia viene dal greco, mantiene il prefisso sin- di sintassi, e il suffisso -semía, dal greco sìmía,derivato di sêma “segno”.Sinsemìa starebbe a indicare il modo in cui i segni stanno assieme (nello spazio)

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/// IL SIGNIFICATO DI SINSEMIA

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* MICRO & MACRO UNITÀ> > una prima articolazione è quella delle microunità: ossia delle “unità minime di significato”, i corrispondenti delle “parole”.

> > se si considerano artefatti grafici relativamente complessi, si può osservare, oltre alle unità minime, almeno un secondo livello di unità: macrounità costituite da unità più elementari.

I SISTEMI SINTATTICO-SPAZIALI SONO COSTITUITI DA UNA SERIE DI INSIEMI DI UNITÀ MINIME CHE SI AGGREGANO IN UNITÀ SEMPRE PIÙ COMPLESSE.

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/// MICRO E MACRO

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* STRUTTURE & PROCEDURE> > una struttura è qualcosa di definito, progettato, rigido, immobile, definitivo. chiudendo gli occhi potremmo immaginarla come un qualcosa dalla forma cristallina.

> > una procedura è l’insieme di istruzioni che generano un risultato, essa può essere variabile, prevedere la possibilità di bivi, alternative, ed essere elaborata dinamicamente. possiamo associarla all’immagine della fiamma, sempre uguale ma sempre diversa, in continuo movimento, l’emblema della variabilità.

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/// STRUTTURE E PROCEDURE

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* LOGICHE GENERATIVEALCUNE PAROLE SULL’OULIPÒL’Oulipo era un gruppo di ricerca linguistico-letterario costituitosi in Francia nella seconda metà del XX secolo, ed annoverava tra i propri membri gente del calibro di R.Quenau e Calvino. Le sperimentazioni del gruppo si muovevano attorno all’oggetto libro in tutte le direzioni, dalla forma del libro, alla morfologia della scrittura, ed anche a sperimentazioni più spiccatamente linguistiche e metodologiche.Una delle principali innovazioni del gruppo fu quella di creare delle opere letterarie attraverso dei procedimenti prestabiliti, analogamente a quanto avviene oggi con i software. Pensiamo ad esempio al “Castello dei destini incrociati” di Calvino, piuttosto che a Esercizi di stile di Quenau.

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/// OULIPO

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* VARIABILI VISIVE- Colore

- Percentuale di nero (peso)

- Posizione (x,y,z)

- Orientamento (direzione)

- Forma (lo shape)

- Texture

- Dimensioni

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* FILOSOFIA DELLA COMPOSIZIONE di E.A Poe rappresenta uno strumento fondamentale per la progettazione, in quest’opera vengono analizzati gli espedienti narrativi, sintattici, grammaticali, morfologici, di cui uno scrittore (o un progettista) può avvalersi per generare effetti di significato.

Dalla lettura di questa opera emerge l’importanza del Climax, e la sua centralità nell’iter progettuale progettazione.

/// le geometrie nascoste /// un percorso tra grafica e letteratura /// FILOSOFIA DELLA COMPOSIZIONE

/// IL CONCETTO DI CLIMAX

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/// le geometrie nascoste /// un percorso tra grafica e letteratura /// EFFETTI DI SENSO

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* Effetti di senso“Le città invisibili”

Tesi di ricerca

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* QUESTA TESI STUDIA GLI EFFETTI DI SENSO: LA STRUTTURA DELL’OPERA, LE FIGURE RETORICHE, LE LOGICHE GENERATIVEAPPLICATI ALLA GRAFICA.

ANALOGIAl’analogia rappresenta il momento critico del iter progettuale.Ogni concetto, a livellopotenziale, può essere tradotto graficamente, mediante l’utilizzo delleanalogie visive.

KEYWORDSleggere>guardareOulipò, modelli geometriciProgettazione di sistemiMacrounitàMicrounitàVariabili visive

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FASE 4FASE 3FASE 2FASE 1

/// le geometrie nascoste /// un percorso tra grafica e letteratura /// EFFETTI DI SENSO

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* SISTEMI E STRUTTURE“Le logiche generative dell’opera”

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KUBLAI: “QUAL È LA PIETRA CHE SOSTIENE IL PONTE?”MARCO: “IL PONTE NON È SOSTENUTO DA QUESTA O QUELLA PIETRA, MA DALLA LINEA DELL’ARCO CHE ESSE FORMANO”KUBLAI: “PERCHÉ MI PARLI DELLE PIETRE? É SOLO DELL’ARCO CHE M’IMPORTA”MARCO: “SENZA PIETRE NON C’È ARCO”CALVINO 1972, LE CITTÀ INVISIBILI.

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ANALISI STRUTTURALE DELL’OPERAESTRAPOLAZIONE DELLE LOGICHE GENERATIVE (MACROUNITÀ)

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ANALISI STRUTTURALE DELL’OPERA

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ANALISI STRUTTURALE DELL’OPERA-visualizzazione tridimensionale-configurazione prismatica (base 5)

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LE DIVERSE CATEGORIE

LA LOGICA DEGLI “STRATI”

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L’ANALOGIA TRA STRUTTURA E LIBRO

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* LE CITTÀ INVISIBILIMICROUNITÀ

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ESEMPIO DI PROGETTAZIONE DI UNA SINGOLA PAGINACLARICE

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PAROLE CHIAVE

CONCEPT

ModularitàIntercambiabilitàPezzi che cambiano posizione e funzione.

Le lettere vengono scomposte in pezzi e alcuni di questi si spostano, ruotano, si scambiano.

clarice, città gloriosa, ha una storia travagliata. piú volte decadde e rifiorí, sempre tenendo la prima clarice come modello ineguagliabile d’ogni splendore, al cui confronto lo stato presente della città non manca di suscitare nuovi sospiri a ogni volgere di stelle. nei secoli di degradazione, la città, svuotata dalle pestilenze, abbassata di statura dai crolli di travature e cornicioni e dagli smottamenti di terriccio, arrugginita e intasata per incuria o vacanza degli addetti alla manutenzione, si ripopolava lentamente al riemergere da scantinati e tane d’orde di sopravvissuti che come topi brulicavano mossi dalla smania di rovistare e rodere, e pure di racimolare e raffazzonare, come uccelli che nidificano. s’attaccavano a tutto quel che poteva essere tolto di dov’era e messo in un altro posto per servire a un altro uso: i tendaggi di broccato finivano a fare da lenzuola; nelle urne cinerarie di marmo piantavano il basilico; le griglie in ferro battuto sradicate dalle finestre dei ginecei servivano ad arrostire carne di gatto su fuochi di legna intarsiata. messa su coi pezzi scompagnati della clarice inservibile, prendeva forma una clarice della sopravvivenza, tutta tuguri e catapecchie, rigagnoli infetti, gabbie di conigli. eppure, dell’antico splendore di clarice non s’era perso quasi nulla, era tutto lí, disposto solamente in un ordine diverso ma appropriato alle esigenze degli abitanti non meno di prima. ai tempi d’indigenza succedevano epoche piú giulive: una clarice farfalla suntuosa sgusciava dalla clarice crisalide pezzente; la nuova abbondanza faceva traboccare la città di materiali edifici oggetti nuovi; affluiva nuova gente di fuori; niente e nessuno aveva piú a che vedere con la clarice o le clarici di prima; e piú la nuova città s’insediava trionfalmente nel luogo e nel nome della prima clarice, piú s’accorgeva d’allontanarsi da quella, di distruggerla non meno rapidamente dei topi e della muffa: nonostante l’orgoglio del nuovo fasto, in fondo al cuore si sentiva estranea, incongrua, usurpatrice. ecco allora i frantumi del primo splendore che si erano salvati adattandosi a bisogne piú oscure venivano nuovamente spostati, eccoli custoditi sotto campane di vetro, chiusi in bacheche, posati su cuscini di velluto, e non piú perché potevano servire ancora a qualcosa ma perché attraverso di loro si sarebbe voluto ricomporre una città di cui nessuno sapeva piú nulla. altri deterioramenti, altri rigogli si susseguirono a clarice. le popolazioni e le costumanze cambiarono piú volte; restano il nome, l’ubicazione, e gli oggetti piú difficili da rompere. ogni nuova clarice, compatta come un corpo vivente coi suoi odori e il suo respiro, sfoggia come un monile quel che resta delle antiche clarici frammentarie e morte. non si sa quando i capitelli corinzi siano stati in cima alle loro colonne: solo si ricorda d’uno d’essi che per molti anni in un pollaio sostenne la cesta dove le galline facevano le uova, e di lí passò al museo dei capitelli, in fila con gli altri esemplari della collezione. l’ordine di successione delle ere s’è perso; che ci sia stata una prima clarice è credenza diffusa, ma non ci sono prove che lo dimostrino; i capitelli potrebbero essere stati prima nei pollai che nei templi, le urne di marmo essere state seminate prima a basilico che a ossa di defunti. di sicuro si sa solo questo: un certo numero d’oggetti si sposta in un certo spazio, ora sommerso da una quantità d’oggetti nuovi, ora consumandosi senza ricambio; la regola è mescolarli ogni volta e riprovare a metterli insieme. forse clarice è sempre stata solo un tramestio di carabattole sbrecciate, male assortite, fuori uso.

CLARICE

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INPUT INIZIALE ANALOGIA VISIVAFIGURE RETORICHEDi sicuro si sa solo questo: un certo numero d’oggetti si sposta in un certo spazio, ora sommerso da una quantità d’oggetti nuovi, ora consumandosi senza ricambio;

la regola è mescolarli ogni volta e riprovare a metterli insieme. forse clarice è sempre stata solo un tramestio di carabattole sbrecciate, male assortite, fuori uso.

Le lettere sono le parti che compongono la città, e a loro volta sono il risultato della combinazioni di unità più piccole.

Gli edifici diventano le lettere, e queste, come gli edifici, sono fatte di pezzi scambiati, modificati, ricicliati.

OBIETTIVIComunicare che tutto in questa città è costruito riciclando pezzi di cose preesistenti.

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INTERVENTOLe lettere vengono scomposte in pezzi e alcuni di questi si spostano, ruotano, si scambiano.

clarice, città gloriosa, ha una storia travagliata. piú volte decadde e rifiorí, sempre tenendo la prima clarice come modello ineguagliabile d’ogni splendore, al cui confronto lo stato presente della città non manca di suscitare nuovi sospiri a ogni volgere di stelle. nei secoli di degradazione, la città, svuotata dalle pestilenze, abbassata di statura dai crolli di travature e cornicioni e dagli smottamenti di terriccio, arrugginita e intasata per incuria o vacanza degli addetti alla manutenzione, si ripopolava lentamente al riemergere da scantinati e tane d’orde di sopravvissuti che come topi brulicavano mossi dalla smania di rovistare e rodere, e pure di racimolare e raffazzonare, come uccelli che nidificano. s’attaccavano a tutto quel che poteva essere tolto di dov’era e messo in un altro posto per servire a un altro uso: i tendaggi di broccato finivano a fare da lenzuola; nelle urne cinerarie di marmo piantavano il basilico; le griglie in ferro battuto sradicate dalle finestre dei ginecei servivano ad arrostire carne di gatto su fuochi di legna intarsiata. messa su coi pezzi scompagnati della clarice inservibile, prendeva forma una clarice della sopravvivenza, tutta tuguri e catapecchie, rigagnoli infetti, gabbie di conigli. eppure, dell’antico splendore di clarice non s’era perso quasi nulla, era tutto lí, disposto solamente in un ordine diverso ma appropriato alle esigenze degli abitanti non meno di prima. ai tempi d’indigenza succedevano epoche piú giulive: una clarice farfalla suntuosa sgusciava dalla clarice crisalide pezzente; la nuova abbondanza faceva traboccare la città di materiali edifici oggetti nuovi; affluiva nuova gente di fuori; niente e nessuno aveva piú a che vedere con la clarice o le clarici di prima; e piú la nuova città s’insediava trionfalmente nel luogo e nel nome della prima clarice, piú s’accorgeva d’allontanarsi da quella, di distruggerla non meno rapidamente dei topi e della muffa: nonostante l’orgoglio del nuovo fasto, in fondo al cuore si sentiva estranea, incongrua, usurpatrice. ecco allora i frantumi del primo splendore che si erano salvati adattandosi a bisogne piú oscure venivano nuovamente spostati, eccoli custoditi sotto campane di vetro, chiusi in bacheche, posati su cuscini di velluto, e non piú perché potevano servire ancora a qualcosa ma perché attraverso di loro si sarebbe voluto ricomporre una città di cui nessuno sapeva piú nulla. altri deterioramenti, altri rigogli si susseguirono a clarice. le popolazioni e le costumanze cambiarono piú volte; restano il nome, l’ubicazione, e gli oggetti piú difficili da rompere. ogni nuova clarice, compatta come un corpo vivente coi suoi odori e il suo respiro, sfoggia come un monile quel che resta delle antiche clarici frammentarie e morte. non si sa quando i capitelli corinzi siano stati in cima alle loro colonne: solo si ricorda d’uno d’essi che per molti anni in un pollaio sostenne la cesta dove le galline facevano le uova, e di lí passò al museo dei capitelli, in fila con gli altri esemplari della collezione. l’ordine di successione delle ere s’è perso; che ci sia stata una prima clarice è credenza diffusa, ma non ci sono prove che lo dimostrino; i capitelli potrebbero essere stati prima nei pollai che nei templi, le urne di marmo essere state seminate prima a basilico che a ossa di defunti. di sicuro si sa solo questo: un certo numero d’oggetti si sposta in un certo spazio, ora sommerso da una quantità d’oggetti nuovi, ora consumandosi senza ricambio; la regola è mescolarli ogni volta e riprovare a metterli insieme. forse clarice è sempre stata solo un tramestio di carabattole sbrecciate, male assortite, fuori uso.

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NELLE CITTÀ INVISIBILI NON SI TROVANO CITTÀ RICONOSCIBILI.CALVINO 1972, LE CITTÀ INVISIBILI.

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* ALCUNE IMMAGINI

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* Effetti di senso“Le città invisibili”

Processig experiments

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/// PROCESSING EXPERIMENTS

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SUCCESSIVAMENTE A QUESTA FASE, SONO STATE CREATE DELLE APPLICAZIONI INTERATTIVE, CHE SFRUTTANDO INPUT VIDEO, RESTITUISCONO DEI VIDEO TIPOGRAFICI INTERATTIVI. QUESTO VIENE OTTENUTO ATTRAVERSO UN CODICE APPOSITAMENTE CREATO, IN PROCESSING*.

*processing è un linguaggio di programmazione opensource orientato alla creazioni di applicazioni interattive.

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PAROLE CHIAVE

CONCEPT

Città doppiaRiflessione nell’acuqaRiflessione che vibra, variabile, incostante, impefetta

Le lettere sono state spezzate, ed alcune anche specchiate.Inoltre ho alterato la spaziatura, così da avere del bianco nella composizione che si muova, e sia variabile. L’effetto è di un testo che si riflette in uno specchio d’acqua, ma è un tutt’uno con esso.

VALDRADA

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INPUT INIZIALE ANALOGIA VISIVAFIGURE RETORICHE OBIETTIVICosí il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta.

Gli abitanti di Valdrada sanno che tutti i loro atti sono insieme quell’atto e la sua immagine speculare.

Lo specchio ora accresce il valore alle cose, ora lo nega.

Le due città gemelle non sono uguali, perché nulla di ciò che esiste o avviene a Valdrada è simmetrico

Metafora“il viaggiatore vede, arrivando, due città”

Le due città convivono, la specularità è imperfetta,perché lo specchio d’acqua si muove, e muovendosisi deforma, vibra.

Rendere il concetto del doppio,della simmetria imperfettae vibrante.

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INTERVENTOLe lettere sono state troncateverticalmente, alcune anchespecchiate, e la spaziaturaè stata corretta in modo dalasciare dei vuoti.Questo fornisce al fruitorela sensazione di stare davantiad uno specchio d’acquasul quale la luce si muovein maniera imprevedibile.

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* PROCESSING VALDRADA

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* DESIGNING THE CODE

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/// PROCESSING EXPERIMENTS

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import processing.opengl.*;import processing.video.*;

Capture video;boolean cheatScreen;

String letterOrder =” .,:,-_” +“ABCDEFGHILMNOPQRSTUVZWKJXY”;char[] letters;

float[] bright;char[] chars;

PFont font;float fontSize = 1.5;

public void setup() {size(screen.width, screen.height, OPENGL);video = new Capture(this, 80, 60, 15);int count = video.width * video.height;

font = createFont(”aaa”, 32);

letters = new char[256];

for (int i = 0; i < 256; i++) {int index = int(map(i, 0, 256, 0, letterOrder.length()));letters[i] = letterOrder.charAt(index);}

chars = new char[count];

bright = new float[count];for (int i = 0; i < count; i++) {

bright[i] = 128;}}

public void captureEvent(Capture c) {c.read();}

void draw() {background(255, 255, 255);pushMatrix();

float hgap = width / float(video.width);float vgap = height / float(video.height);

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/// PROCESSING EXPERIMENTS

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scale(max(hgap, vgap) * fontSize);textFont(font, fontSize);

int index = 0;for (int y = 1; y < video.height; y++) {

translate(0, 1.0 / fontSize);

pushMatrix();for (int x = 0; x < video.width; x++) {int pixelColor = video.pixels[index];

int r = (pixelColor >> 16) & 0xff;int g = (pixelColor >> 8) & 0xff;int b = pixelColor & 0xff;

int pixelBright = max(r, g, b);

float diff = pixelBright - bright[index];bright[index] += diff * 0.1;

fill(0);int num = int(bright[index]);text(letters[num], 0, 0);

index++;

translate(1.0 / fontSize, 0);}popMatrix();}popMatrix();

if (cheatScreen) {

set(0, height - video.height, video);}}

public void keyPressed() {switch (key) {case ‘g’: saveFrame(); break;case ‘c’: cheatScreen = !cheatScreen; break;case ‘f’: fontSize *= 1.1; break;case ‘F’: fontSize *= 0.9; break;}}

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* Effetti di senso“Le città invisibili”ff3300.com

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To design is to transform prose into poetry

Paul Rand