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Frana e frane a Naso Fin dai primi giorni dell’anno scolastico noi ragazzi della IA, della Scuola Secondaria di I grado di Naso, abbiamo analizzato la situazione idrico-geologica del centro storico del nostro paese, ci siamo documentati, abbiamo intervistato gli anziani e, dopo aver visitato i luoghi dove ci sono state e ci sono frane, abbiamo confrontato la frana attuale con quella del 1955, che ha coinvolto il Belvedere Grande, e siamo arrivati alla conclusione che la gravità dell’attuale situazione è superiore a quella del 1955.

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Frana e frane a Naso Fin dai primi giorni dell’anno scolastico noi ragazzi della IA, della Scuola Secondaria di I

grado di Naso, abbiamo analizzato la situazione idrico-geologica del centro storico del nostro paese, ci siamo documentati, abbiamo intervistato gli anziani e, dopo aver visitato i luoghi dove ci sono state e ci sono frane, abbiamo confrontato la frana attuale con quella del 1955, che ha coinvolto il Belvedere Grande, e siamo arrivati alla conclusione che la gravità dell’attuale situazione è superiore a quella del 1955.

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La collina su cui poggia Naso si trova a circa 500 metri d’altezza sul livello del mare (il Tirreno), ad ovest di Messina e sul versante nord della catena dei monti Nebrodi. Dal punto di vista geologico il terreno su cui poggia il centro storico di Naso si inserisce lungo il versante tirrenico del complesso dei monti Peloritani. Esso è adagiato sopra un piastrone calcarenitico sabbioso a giacitura suborizzontale; la formazione poggia su un substrato formato da argille scagliose varicolori e da arenarie stratificate e fratturate (Flysch di Capo D’Orlando). Strutturalmente quindi uno zoccolo calcarenitico galleggiante su un substrato litologicamente vario. E’ circondato da pendici in rapido declivio con pareti spesso a strapiombo.

Negli ultimi anni la provincia di Messina è stata colpita da eventi franosi disastrosi. Sono numerosi i centri abitati e i Comuni interessati dal pericolo di colate rapide e lente, tra questi il territorio del comune di Naso. Circa il 70% dei Comuni della provincia di Messina sono "a rischio frana” e, tra questi, nel 2010 il comune di Naso, che rientra tra i centri più colpiti del versante tirrenico-nebroideo.

Da un’analisi storica del centro abitato emerge un territorio interessato, da sempre, da eventi franosi di notevole entità, che hanno generato squilibri ambientali e vincoli pesanti per il successivo sviluppo della cittadina e la cui trasformazione è stata condizionata dall’evoluzione naturale dell’ambiente geologico. Il centro storico di Naso poggia su orizzonti tufacei, ghiaie, sabbie, (fig.15), cunicoli drenanti, gallerie (fig. 16).

Figura 15 – Versante orientale Figura 16-Orizzonte tufaceo con cavità

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Già nel 1919, il centro storico di Naso venne incluso dall’Assessorato Territorio e Ambiente fra i centri che necessitavano di consolidamento, l’Assessorato individua, infatti, i due versanti sud e nord del centro storico come a rischio molto elevato.

Dagli annali Storici risulta che già nel 1613, a causa del sisma del 25 agosto, nella piazza principale del centro, si era registrato “l’aprirsi d’una voragine orrenda larga tre metri, profonda così tanto da non trovarvi fondo” (da “Naso Illustrata” di C. Incudine).

Il movimento franoso del 1955 lungo il lato settentrionale del centro, in località Belvedere Grande (fig. 17), determinò il distacco di una zolla quasi parallela alla parete preesistente provocando ingenti danni alle abitazioni già danneggiate da eventi sismici.

Belvedere prima del crollo (Foto inedita)

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Figura 17 – Belvedere Grande

Sul versante meridionale del centro storico la situazione non sembra essere migliore, nel 1985 la frana in c/da Lacco, rese questo versante fortemente instabile, successivamente al terremoto del 1978 si è formata sul terreno una profonda ed estesa frattura con andamento semicircolare, che lungo il suo sviluppo interessa verso ovest tre edifici, al centro divide la piazza e verso est lambisce il palazzo municipale.

Successivamente sono stati eseguiti lavori per la messa in sicurezza del territorio attraverso una serie di interventi di consolidamento tra cui: drenaggio del piastrone calcarenitico, muri di contenimento, monitoraggio dell’area con l’utilizzo di inclinometri, che avrebbero dovuto stabilizzare buona parte di detto versante. Ma l’evidente ripresa di tale movimento franoso è riscontrabile lungo i muri di contenimento (fig.18 e 19) della sottostante S.S.116, interessati da lesioni subparallele, e dallo sprofondamento della strada stessa verso valle.

Figura 18 – Sfilamento dei tiranti Figura 19 – Evoluzione dell’instabilità dei muri Dicembre 2009 Gennaio 2011

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Figura 20 –Fessure sui muri perimetrali in via S. Santo

Figura 21 – Fessura nel muro di sostegno di via G. Matteotti

Nel 2010 la stessa area manifesta una netta ripresa del movimento franoso inducendo le autorità ad emanare un’ordinanza di sgombro ai residenti nella zona a rischio. I danni alle abitazioni si sono verificati nella parte alta dell’abitato del versante meridionale (palazzo municipale di Piazza Roma) in parte inagibile, e nella parte più bassa (zona Spirito Santo) (fig. 20 ), dichiarate inagibili e pertanto evacuate.

Tra la parte alta e quella bassa dell’abitato anche la strada provinciale è stata transennata e chiusa per pericoli di crollo e sprofondamenti (fig. 22 e 23).

Figura 22 –Sprofondamento S.S. 116. Dicembre 2009

Figura 23 – Evoluzione dissesto S.S. 116 . Gennaio 2011

I danni sono rappresentati soprattutto da lesioni sui muri vecchi di contenimento lungo la via Giacomo Matteotti (fig.21) e sul muro di sostegno alla via Spirito Santo in cui la larghezza delle lesioni supera i 10 centimetri (fig. 24 e 25).

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Figura 24 – Distacco muro di ostegno in c.da S.Santo

Figura 25 – Estensimetro con fessura di circa 10 cm

Nella suddetta area sono state effettuate indagini di diagnostica territoriale di ogni genere. In particolare, sono state effettuate indagini GPR (dal dipartimento di Geofisica dell’Università di Messina), su tutta l’area sommitale del centro storico, prospiciente il versante sud, dove si notano i maggiori dissesti. IL GPR è un sistema elettronico complesso in grado di fare una radiografia al terreno.

I dati geologici e geomorfologici confrontati con i dati stratigrafici dei sondaggi geognostici hanno consentito di descrivere in maniera ottimale la stratigrafia e l’estensione dello strato argilloso dell’area in dissesto e di individuare cavità e fratture, fornendo elementi utili all’identificazione delle cause del dissesto dell’intero versante.

Dalle indagini effettuate, nell’area che va da via Roma a Piazza Roma ( fig. 26), emerge un quadro chiaro dei terreni, costituiti prevalentemente da depositi alluvionali, limo-argillosi, più o meno sabbiose, intercalati a livelli di calcareniti fratturate e organogene, la presenza di cavità e fratture a diverse profondità (Fig. 27), confermano il ruolo rilevante delle acque piovane, che assorbite dagli strati superiori, raggiungono lo strato impermeabile delle argille determinando un lento ma continuo movimento. Le acque riemergono più a valle, sotto forma di sorgenti, determinando ulteriori dissesti localizzati di minore entità. Altro elemento importante del versante è peraltro identificabile nelle numerose fenditure rilevate, responsabili di improvvisi sfilamenti dei tiranti dal muro di consolidamento di Via G. Matteotti.

Figura 26 -Area di indagini: A, via Roma; B, Piazza Roma

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Fig. 27 Modelli 3D. Fratture e cavità del sottosuolo di via Roma

Allo stato attuale è possibile osservare macroscopicamente un’evoluzione rapida delle patologie rilevate e si ritiene che sia abbastanza probabile, in caso di piogge intense e prolungate o in caso di sisma, un’accelerazione improvvisa del movimento terreno su cui poggia il centro storico.

In un contesto in cui sono sempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici, che comportano fenomeni metereologici estremi, caratterizzati da piogge intense concentrate in periodi di tempo sempre più brevi, la gestione irrazionale del territorio porta a conseguenze disastrose.

Noi, ragazzi della I A, amiamo il nostro paese e non vorremmo vivere dei momenti tragici come quelli vissuti dagli abitanti di Naso nel 1955. Anche perché dalle interviste agli anziani del paese e ad un vigile urbano abbiamo tratto le seguenti conclusioni:

• tempo prima del dissesto è stata evacuata buona parte del versante interessato dalla frana del 1955: da piazza Parisi alla fine del Belvedere Piccolo;

• nel momento del crollo ha tremato la terra e si è sentito un grande boato; • dove oggi noi vediamo il vuoto c’erano terra e case. La frana ha trascinato con sé la cabina

elettrica, che forniva l‘elettricità alle abitazioni, un albergo appartenente alla famiglia Mangano e parti di altre abitazioni;

• il dissesto fu causato da infiltrazioni d’acqua, tanto che dopo il crollo si vedeva l’acqua che sgorgava dal costone, la presenza di sorgenti naturali è confermata dalla costruzione di un pozzo nella piazza;

• oggi quest’acqua è stata canalizzata; • quando sono stati avviati i lavori, in un primo momento sono stati costruiti dei gabbiotti ma

ben presto gli architetti si sono resi conto che non andavano bene e sono stati sostituiti dai muri che vediamo ancora oggi;

• c’è stata tanta paura, la gente pensava che il paese crollasse tutto, perché la frana continuava a trascinare con se rocce e altro;

• le case su quel versante e nelle zone vicine sono state evacuate ma il sindaco ha rassicurato la popolazione dicendo che, nel giro di una settimana, sarebbero tornati nelle loro case.

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La parte orientale dell’abitato di Naso è caratterizzata dalla presenza di due rioni: il Belvedere Grande e il Belvedere Piccolo.

Nel 1953 era già avvenuta la caduta di parte della collina e i detriti avevano coperto una vasta zona della sottostante contrada Dulisa, sita a nord-est del centro abitato, limitrofa ad esso e proprio sotto il Belvedere Grande. Infatti nel 1921 la Giunta Municipale aveva deliberato la sistemazione delle frane, originate dalle straordinarie alluvioni, nei “Valloni Dulisa e Mancogna,.

Dopo la frana del 1953 le acque che sgorgavano abbondanti vennero ricoperte rimanendo imprigionate nel sottosuolo. Venne costruito un muraglione semicircolare per il contenimento del terreno.

Dopo abbondanti piogge venne a crearsi un nuovo movimento franoso. Il problema delle acque non canalizzate ha fatto sì che i distaccamenti rocciosi continuassero, nonostante la costruzione del muraglione. L’acqua si raggruppava in “pozzanghere”, veniva assorbita dal terreno e scendeva disordinatamente.

Il 23 febbraio 1955 in questo tratto si determinò un distacco quasi verticale della parte orientale, per una estensione di circa 200 metri, precipitando sulla sottostante valle della fiumara di Sinagra, travolgendo 5 case di civile abitazione e un tratto di strada del sovrastante rione Belvedere Grande.

Rimasero gravemente danneggiati gli altri edifici, sì da richiedere il pronto intervento per lo sgombero di 120 famiglie.

L’insostenibile situazione venutasi a creare dopo la frana del 1955 indusse i preposti organi tecnici, in collaborazione con i geologi inviati sul luogo della frana, a considerare indifferibile e urgente il parziale trasferimento del centro abitato di Naso “a cura dello Stato” su una nuova area opportunamente scelta nella contrada Madonna delle Grazie, distante meno di un chilometro da detto rione verso nord-ovest e ubicata a quota 490 sul livello del mare.

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Dopo esserci preparati sull’argomento abbiamo chiesto alle insegnanti di scienze e italiano di convocare il sindaco, Daniele Letizia.

Il 27 novembre 2015, alle ore 15,00, abbiamo incontrato il primo cittadino, al quale abbiamo rivolto una serie di domande, che hanno portato il sindaco ad illustrare, nei minimi particolari, la situazione attuale e a concludere l’intervento complimentandosi con noi per impegno ed interesse.

Il sindaco ci ha fornito un documento (copia della Deliberazione di Giunta Municipale), che testimonia l’impegno del comune per la risoluzione del fenomeno. Tale deliberazione, ha come oggetto l’approvazione amministrativa dello studio di fattibilità dei lavori di consolidamento del centro abitato verso sud. Rilevato che, dalle prime calcolazioni eseguite sulla stabilità del versante nonché dai parametri meccanici del sottosuolo è possibile affermare che il dissesto dell’area è principalmente causato dalle scarse caratteristiche meccaniche del terreno associate alla importante

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acclività della stessa area. Tali caratteristiche peggiorano sensibilmente se si considerano i parametri residui lungo superfici di frattura già innescate, ma non localizzate.

L’intervento previsto nello studio di fattibilità approvato prevede:

• una ulteriore fase di indagine geognostica con caratterizzazione meccanica delle zone non rilevate nella precedente indagine e con l’individuazione esatta della falda freatica, nella precedente indagine non è stata rilevata presenza di falda, forse per l’utilizzo di attrezzi non adatti;

• un’ulteriore ed approfondita sintesi geologica con rappresentazione stratigrafica profonda delle sezioni più acclivi dell’intero versante e delle parti basse dello stesso, associata ad un attento studio geotecnico che, in relazione alla correlazione dei dati acquisiti, proponga le aree di intervento ove effettuare i drenaggi sub-orizzontali previsti o, in alternativa, trincee drenanti; impermeabilizzazione del suolo delle aree non puntualmente antropizzate ed eventuali demolizioni di opere esistenti, così da finire compiutamente l’intervento nel progetto definitivo e nel successivo esecutivo che renda più stabile l’area;

• un adeguato convogliamento, su larga scala, delle acque meteoriche delle aree già antropizzate, in ripristino della rete fognante il potenziamento e la realizzazione di opere di captazione e regimentazione con smaltimento delle acque meteoriche opportunamente dimensionati per l’allontanamento delle acque meteoriche: tutti interventi fondamentali al fine di limitare i fattori aggravanti il dissesto dell’area, che aggiunti agli interventi superficiali di impermeabilizzazione del versante, riducono sensibilmente il rischio di smottamento;

• interventi strutturali di stabilizzazione su scala locale di fronti e superfici limitati, nelle aree eventualmente individuate attraverso l’indagine geologico/geotecnica;

• la realizzazione di un piano di monitoraggio e sistema di allerta dell’area adiacente in centro, ed esattamente via Matteotti, via Amendola, piazza Roma, mediante l’utilizzo di strumentazione adeguata.

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Gallerie presenti nella zona nord.

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I ragazzi della 1A incontrano il Sindaco di Naso

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Lavoro realizzato dagli alunni della 1A di Naso guidati dai docenti Rosa Maria Calabrese, Marcella Di Bella e Aurelio Miceli.