Le fonti letterarie e la storiografia greca: lineamenti ...

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Corso di Storia greca BBCC 2018-19 Lezione 8 aprile 2019 Le fonti letterarie e la storiografia greca: lineamenti essenziali

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Corso di Storia greca BBCC 2018-19 Lezione 8 aprile 2019

Le fonti letterarie e la storiografia greca: lineamenti essenziali

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Le fonti testuali letterarie

CARATTERE DIRETTO: PROCLAMI, TRATTATI,

LETTERE, ORAZIONI

CARATTERE INDIRETTO:

POEMI TEATRO

OPERE GEOGRAFICHE, SCIENTIFICHE, ETC.

STORIOGRAFIA ANTICA

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Trasmissione delle fonti letterarie •  La gran parte di ciò che noi possediamo della produzione

letteraria greca è stato salvato da una selezione culturale sovradeterminata.

•  La modalità di riproduzione dei testi è legata alla COPIATURA. Dalle trascrizioni su papiro di età alessandrina fino al Medioevo, numerosi copisti hanno messo mano su ogni singolo testo che ci è pervenuto. Questo non solo genera errori tipici di questo tipo di attività ma fa nascere, anche casualmente, varie versioni dello stesso testo.

•  La FILOLOGIA è la disciplina che tenta di determinare, la versione il più vicino possibile all’originale e lo fa, da un lato, ricostruendo la storia delle sue riproduzioni, come se si trattasse di un albero genealogico, dall’altro cercando di comprendere l’origine delle alterazioni e delle varianti del testo

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FONTI TESTUALI PER IL PERIODO GEOMETRICO/PRIMO ARCAISMO

•  I POEMI di Omero (Iliade; Odissea), il cui valore di testimonianza storica è tuttavia fortemente controverso, soprattutto a causa del lungo processo che portò alla loro formazione ed alla loro redazione scritta.

•  I POEMI EPICI di Esiodo

ü poemi didascalici(Teogonia; Opere e giorni)

ü altre opere attribuite all’Autore (Aspìs, p.es.)

•  L’epos frammentario

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FONTI TESTUALI PER IL PERIODO ARCAICO

•  Poesia lirica (monodica, corale): componimenti poetici caratterizzati dal canto e dall'accompagnamento di strumenti (a corde, come la lyra, o a fiato, come l’aulòs). Tale produzione conosce la sua prima fioritura fra VII e V secolo.

•  Tradizioni genealogiche •  Liste cronografiche: liste di sacerdoti, di re,

di magistrati, di vincitori di gare (ad es. lista dei vincitori dei giochi olimpici dal 776 a.C.; lista degli efori spartani dal 754 a.C.; lista degli arconti ateniesi dal 682 a.C.;)

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DALL’INIZIO DEL V SEC. A.C.: LA LOGOGRAFIA

Logografia: lett. "scrittura dei racconti". Da logos, componimento in prosa che si contrappone a quello poetico Era avvertita già in antichità come premessa alla ricerca e scrittura propriamente storiografica. Il suo contenuto tuttavia era prettamente storico-genealogico, non disdegnava argomenti mitici e curiosità (anche fantastiche), aveva ancora tutti i caratteri del racconto concepito per un uditorio di ascoltatori. I logografi più importanti sono Ecateo di Mileto, Ellanico di Lesbo, Ferecide di Atene, Charone di Lampsaco

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Ecateo di Mileto (metà VI- inizi V sec. a.C.)

•  La PERIEGESI è databile all'ultimo decennio del VI secolo, era il logos o la “spiegazione itineraria” di una rappresentazione del mondo abitato (Perìodos ghes, giro della terra), secondo lo schema della scienza ionica (Anassimandro). Conteneva la descrizione dei due continenti allora conosciuti, Europa ed Asia, e forse ne definiva anche un terzo, la Libye (ovvero la parte allora nota dell'Africa). Venne divisa poi in due libri.

•  Le GENEALOGIE sono databili nel primo decennio del V secolo: qui l’indagine è rivolta al tempo e non allo spazio. Rappresenta il primo tentativo di mettere ordine, in base a un principio razionalistico soggettivo, nell'enorme quantità di tradizioni e miti che riguardavano le più antiche vicende del mondo greco.

•  Dal punto di vista della cronologia aveva struttura genealogica e faceva risalire le più importanti stirpi fino alla loro discendenza divina o eroica (sedici generazioni).

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La storia, le storie I principali generi storiografici greci sono: •  la storia generale dei popoli greci (che eventualmente coinvolge anche

altri popoli “barbari”), distinta dalla storia locale delle singole città. La prima evolve verso la storia universale, la seconda verso le raccolte di “antichità” e memorie (p.es. Attikà, Corinthiakà).

•  Secondo alcuni studiosi l’etnografia/geografia antica nasce come filone storiografico d’indagine sulla storia e le caratteristiche dei popoli barbari e in effetti in età arcaica e classica una parte notevole degli scritti dei logografi era dedicata a ciò. In genere le opere prendevano titolo dal nome del popolo (Persikà; Indikà; Aigyptiakà; Romaikà). Gli scrittori di questo genere di storie miravano a colpire la fantasia degli ascoltatori e lettori, e non era richiesta loro alcuna serietà di metodo: si registrano infatti autori notoriamente bugiardi e fantasiosissimi come Ctesia di Cnido.

•  In età ellenistica, dalla fusione dei due precedenti generi nascerà la periegetica, il cui più famoso scrittore è per noi Pausania.

•  Un genere praticato fin dall’età tardo arcaica è la biografia di personaggi illustri. In età imperiale romana Plutarco di Cheronea creerà un particolare genere di biografia moraleggiante, mettendo a confronto le vite di due personaggi.

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Chi è il “padre della storia”? Erodoto è, dopo Ecateo di Mileto e per molti aspetti in polemica con lui, il primo autore antico a intervenire criticamente nella ricostruzione delle vicende del passato. Egli è il primo a definire la sua opera “historìe” (ricerca) e a indicare un campo preciso e circoscritto della propria indagine, precisandone lo scopo. In apertura della sua opera egli, infatti, dichiara che il suo intento è conferire la giusta gloria alle imprese di Greci e Barbari nel corso delle guerre che li videro contrapposti, raccontando i motivi del loro scontro. Tuttavia, a giudizio della storiografia posteriore, Erodoto è talvolta definito un “logografo”, con riferimento sia al suo metodo sia alle modalità della sua esposizione, e aveva fama di “bugiardo”.

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Erodoto (circa 490 - 424 a.C.)

•  La sua opera è la prima a pervenirci completa. Il titolo convenzionale che le è stato attribuito è STORIE: fu divisa in 9 libri (tanti quante le Muse) dai grammatici alessandrini.

•  L'argomento principale sono le GUERRE PERSIANE (dalla rivolta ionica del 500 a.C. alla liberazione delle poleis dell’Asia e dell’Egeo settentrionale nel 478 a.C.) ma vi sono numerosi excursus e digressioni sia in senso cronologico che tematico. La materia è trattata con una forte impronta di carattere etnografico, in quanto illustra i caratteri distintivi e la storia dei diversi popoli che vengono coinvolti nel conflitto, via via che si affacciano alla scena degli eventi. Da questo punto di vista Erodoto può essere considerato ancora un logografo.

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Il metodo di Erodoto

Erodoto è particolarmente attento alla definizione teoretica e di metodo. Diversamente da Ecateo, che esercita la propria razionalità sul patrimonio dei racconti tradizionali, Erodoto definisce come strumenti dell’indagine (historìe): l’opsis (l'avere visto) e l’akoé (l'avere sentito dire). Il primo è, per lui, migliore del secondo ma spesso si deve esercitare l'opinione personale (gnòme) come elemento dirimente, anche a dispetto dell’opinione comune (dòxa).

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Tucidide (460 - fine V a.C.)

A differenza di Erodoto e dei logografi, si focalizza sulla storia politica e militare contemporanea. È il fondatore di quella che dopo di lui si chiamerà storia pragmatica. La sua narrazione verte sulla c.d. guerra del Peloponneso: per l’Autore si tratta di un’unica guerra condotta dalle potenze di Sparta ed Atene per diversi decenni, la più grande e con il maggior coinvolgimento che mai i Greci abbiano sperimentato, frutto della crescita economica e politica delle loro maggiori città. La scelta del soggetto è parte integrante della concezione storica di Tucidide. Dopo una prima serie di capitoli, l'archaiologhìa, in cui ripercorre rapidamente la storia dei Greci ed in particolare i 50 anni (Pentekontaetìa) precedenti il conflitto fra Atene e Sparta, la narrazione si concentra sugli eventi contemporanei. L’opera si compone di 8 libri, che non seguono tutto il percorso della guerra fra Sparta e Atene fino alla sconfitta di questa ma si fermano alle fasi del conflitto fra 413-411 e al primo colpo di stato oligarchico ad Atene. Probabilmente Tucidide morì prima di completarla e d essa fu integrata da vari altri autori con le loro opere.

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Il metodo di Tucidide

•  Tucidide cerca di dare alla storia statuto di scienza. •  Lo scopo del suo racconto è fornire uno ktema es aéi,

un'opera destinata a mantenere il suo valore per sempre.

•  A differenza di Erodoto, non concede nulla alle curiosità, agli aspetti mitologici e/o etnografici, né ai racconti tradizionali, cui non dà molto credito.

•  Riporta documenti e, con maggiore sistematicità di Erodoto, riproduce (quanto fedelmente è oggetto di vastissimo dibattito storiografico) i discorsi diretti tenuti dai protagonisti delle vicende narrate

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Senofonte (430 a.C.-355 circa a.C.)

•  La sua opere più importanti sono le Elleniche: l'unica opera di storiografia pura di Senofonte, che si riaggancia al racconto tucidideo (che si era interrotto agli eventi del 411 a.C.) per arrivare alla battaglia di Mantinea (362 a.C.).

•  Le altre opere sono brevi scritti di varia natura: storico/autobiografico come l'Anabasi; biografico-romanzato, come la Ciropedia; politico, come la Costituzione degli Spartani; dialogico-didascalico, come l’Economico.

•  Il metodo storiografico di Senofonte è già meno raffinato e consapevole di quello tucidideo, e lascia meno spazio di quello agli approfondimenti metodologici.

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TEOPOMPO, EFORO E LA STORIOGRAFIA RETORICA

L’influenza sulla cultura greca di Isocrate (436-338 a.C.), retore e maestro di retorica, educatore di personalità che costituiranno la classe dirigente e intellettuale ad Atene e nel mondo ellenico per buona parte del IV secolo, fece sì che anche la storiografia greca risentisse delle sue concezioni. Anche l’indagine del passato viene posta al servizio della paideia, il concetto totalizzante di educazione elaborato da Isocrate, che trova la sua massima espressione nella retorica. La storia viene vista in primo luogo come palestra di apprendimento morale e per ottenere questo fine la sua narrazione deve saper coltivare lo stile ed emozionare. A indirizzare questa trasformazione negli indirizzi storiografici saranno due allievi della famosa scuola di Isocrate, Teopompo ed Eforo. Teopompo di Chio (378/76-320 a.C.) le cui maggiori opere storiografiche furono le Elleniche in 12 libri, che proseguivano l’opera di Tucidide fino al 394 a.C. e le Storie filippiche in 58 libri in cui l’evento epocale del regno di Filippo II di Macedonia (359-336 a.C. dalla salita al trono alla morte) fa da cornice alla narrazione della storia contemporanea di Greci (metropolitani e Sicelioti) e Persiani. Oratore animato da forti ideali politici conservatori, Teopompo vedeva la storiografia in stretta connessione con la retorica. Dal punto di vista del metodo egli appare attento a una ricerca scrupolosa delle fonti per la sua storiografia, fra le quali troviamo anche epigrafi e documenti, e per le quali pratica l’accertamento diretto (o “autopsia”). Al tempo stesso, però, come scrittore egli non rifugge dalle esagerazioni retoriche e moralistiche, mostra uno spiccato interesse per il meraviglioso e il fantastico e coltiva una capacità introspettiva dei personaggi storici e delle loro sofferenze (patetismo). Tutti questi aspetti, se gli diedero vastissima fortuna nell’antichità, non giovano oggi alla sua credibilità di storico anche perché è noto che non si fece scrupolo di plagiare opere altrui o di raccontare più volte i medesimi fatti cambiando solo i dettagli. Eforo di Kyme (primo quarto IV – 330 a.C.) fu il primo a comporre una Storia universale che oltre alle vicende dei Greci si occupava anche degli altri popoli (o “barbari”). Redatta in 30 libri, l’opera trattava degli eventi dal cd. “ritorno degli Eraclidi” nel Peloponneso agli esordio di Filippo il Macedone, compresa la III guerra sacra, la cui narrazione fu aggiunta da Demofilo, figlio dell’autore, che la completò. Eforo sviluppava nell’opera ampie sezioni geografiche ed etnografiche, e le dava una forte impronta razionalistica rispetto al mito, tanto da escluderlo dalla narrazione storica, ivi compresa la famosa guerra di Troia.

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STORIOGRAFIA UNIVERSALE •  Con la crisi del mondo delle poleis (e successivamente con la

nascita dei regni greco-macedoni dei Diadochi) l’attenzione alle vicende del passato si allarga a tutto il mondo conosciuto. Alla base di queste indagini, tuttavia non v’era l’osservazione diretta degli avvenimenti da parte dello storico bensì lo studio di numerosi testi scritti da altri e un approccio retorico (attenzione allo stile, impianto moralistico-didascalico).

•  Il primo a dare un’impostazione universale alla storiografia fu Eforo di Kyme (metà IV sec. a. C.). Rappresentanti posteriori di un approccio libresco alla storiografia furono Timeo di Tauromenio (ca. metà IV sec. a. C.-metà III a. C., con le sue Storie o Sikelikà, il maggiore storico dell’occidente greco) e Diodoro Siculo. A questa concezione si sottrasse Polibio (II a.C.), che si rifaceva esplicitamente all'insegnamento tucidideo di una storia monografica e pragmatica, di taglio cronologico e documentario che l’autore potesse tenere sotto controllo.

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LA STORIOGRAFIA SU ALESSANDRO MAGNO La straordinaria impresa condotta a termine dal sovrano macedone con la conquista, in pochi anni, di quasi tutta l’Asia, ben oltre i confini del mondo allora conosciuto, così come pure la sua complessa e carismatica figura di uomo e di condottiero, suscitarono fin dal primo momento una consistente produzione storiografica, che poi crebbe a dismisura alimentando un vero e proprio mito di Alessandro le cui fortune oltrepassarono i secoli. All’origine di questi scritti vi erano opere composte da autori contemporanei e testimoni diretti dei fatti, delle quali purtroppo a noi non è giunto quasi nulla. Esse fecero da fonti alla storiografia di età romana (Diodoro, Curzio Rufo, Arriano) che già distingueva fra loro una tradizione più seria (Nearco, Aristobulo, Tolomeo) e la cosiddetta vulgata, a carattere più fantasioso e aneddotico (Clitarco). I principali esponenti di questa storiografia sono: Callistene di Olinto (ca. 370-327 a.C.). Pronipote di Aristotele, accompagnò Alessandro nella spedizione in Asia fino alla cosiddetta “congiura dei paggi”, in cui fu coinvolto e trovò la morte. Autore di Hellenikà in 10 libri (storia greca fra il 386 e il 356 a.C.), fu incaricato di redigere la Alexandrou Pràxeis (“Gesta di Alessandro”, che portò avanti dalla diabasis in Asia fino alla battaglia di Gaugamela nel 331). Contribuì a creare il mito di Alessandro come nuovo Achille. che tanto influenzò la nascita del “romanzo di Alessandro”. Non abbiamo quasi nulla della sua opera, che si caratterizzava per dottrina retorica peripatetica, erudizione, curiosità e gusto del sensazionale. Nearco di Creta (ca 360-300 a.C.). Fu uno degli hetairoi di Alessandro. Nel corso della spedizione, nominato satrapo di Licia e Panfilia fu incaricato di importanti missioni esplorative (come quella sul fiume Idaspe, affluente dell’Indo). A lui fu dato il comando della flotta macedone che nel 325/4 effettuò, procedendo in parallelo al rientro dell’esercito, la navigazione lungo la costa dalla foce dell’Indo a quella dell’Eufrate. Scrisse un resoconto di questo viaggio, dal titolo Paraplous o Anaplous, e poi le sue memorie, entrambe le opere ampiamente utilizzate dallo storico di età imperiale Arriano (Anabasi di Alessandro; Indikà). Aristobulo di Cassandrea (inizi IV-inizi III a. C.) fece parte della spedizione di Alessandro con funzioni tecnico-logistiche. La sua opera storica su Alessandro, di cui non abbiamo quasi nulla e non conosciamo né titolo né numero di libri, illustrava la spedizione dalle fasi preparatorie del 335 a.C.) alla morte del sovrano macedone e, pur rappresentando una delle voci più attendibili delle vicende della grande spedizione in Asia, prediligeva, pare, gli aspetti etnografici e le curiosità naturali.

Tolomeo Lago (ca. 367-283 a.C.) educato alla corte macedone fra i paggi reali, fece parte della guardia personale di Alessandro e fu suo ufficiale nella campagna contro i Persiani. Alla morte del Macedone fu satrapo dell’Egitto, per poi prendere il titolo di re, con gli altri Diadochi, intorno al 305. Probabilmente scrisse la sua opera storica nei suoi ultimi anni, ricordando soprattutto gli aspetti bellici e strategici dell’impresa vissuta col Macedone. Per questo tipo di informazioni è la fonte che Arriano preferisce (Anabasi di Alessandro). Clitarco (datazione incerta) iniziatore del filone fantasioso delle “storie di Alessandro” da cui dipendono, fra gli altri, il XVII libro di Diodoro Siculo e Curzio Rufo (Historiae Alexandri Magni).

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LA STORIOGRAFIA FRAMMENTARIA

Gran parte dell’enorme numero di storie di vario tipo scritte nell’antichità è andata perduta. Restano soltanto i nomi di autori e, talvolta, citazioni del contenuto, parafrasi o di brevi brani delle loro opere fatte da altri autori più tardi, e che non hanno spesso niente a che vedere con la storiografia (p.es. grammatici, scrittori di curiosità antiche o di varia cultura). Spesso queste citazioni sono difficili da “contestualizzare”. Le opere di numerosi autori (fra cui ricordiamo il primo degli storici, Ecateo di Mileto, logografi di stampo ancora arcaico, come Acusilao di Argo o Ellanico di Lesbo, e tutto il fior fiore degli storici dell’Occidente greco, come Antioco, Filisto di Siracusa e Timeo di Tauromenio; Eforo, Teopompo, quasi tutta la storiografia su Alessandro Magno, etc.) ci sono giunte in questa forma frammentaria.

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La meritoria opera di raccogliere, attribuire e cercare di capire questi frammenti sparsi è iniziata con la filologia dell’Ottocento. Esistono oggi due grandi raccolte, strumenti fondamentali per lo studio del mondo antico:

• F.

LE RACCOLTE DI FRAMMENTI STORIOGRAFICI

K.O. Müller, Fragmenta Historicorum Graecorum (1841- 1949) = FHG

F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker, Berlin/Leiden 1923-(1958) = FGrHist

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Polibio e la storia oltre i Greci

Uomo politico e stratega della Lega Achea, nato a Megalopoli (206-124 a.C. ca), scrive una storia monografica di stampo tucidideo (Pragmateia) sugli eventi che in 53 anni circa videro sorgere l’astro della potenza romana. Si tratta di vicende quasi contemporanee all’autore. Originariamente in 40 libri, ne possediamo completi solo 5 (i primi) e gli altri per estratti e compendi più o meno lunghi. Con una piccola premessa che risale fino all’incendio di Roma da parte dei Galli (264) la storia parla degli eventi dal 220 al 146, inquadrando le tre guerre puniche e la conquista e riduzione a provincia della Grecia. Forte attenzione al metodo e visione storiografica esplicitata con molta chiarezza, con una netta preferenza per l’indagine storica diretta e una visione pragmatica dei processi storici.

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Diodoro di Agirio, detto Siculo (ca 90-27 a.C.)

La sua mole enciclopedica abbracciava eventi dalle presunte origini dell’uomo, alle vicende mitiche fino alle campagne di Cesare in Gallia e in Britannia, contemporanee all’autore. L'opera non si è conservata integralmente. A noi sono giunti completi i primi 5 libri e i libri XI-XX (dalla spedizione di Serse nel 481a.C. al 301 a.C.). Tuttavia, grazie ai numerosi e lunghi frammenti che ne rimangono e agli estratti di epoca tardo-antica e bizantina è possibile ricostruirne l'impianto tematico di quasi tutti i libri e l’architettura dell’opera. Secondo una tradizione già consolidata dalla storiografia a lui precedente, Diodoro in un lungo proemio enuncia le finalità della sua opera: innanzitutto offrire un’opera di storia universale, in grado di far acquisire un utile insegnamento “esente da rischi” e fondamentale allo sviluppo della civilizzazione e dell’eloquenza; in seconda istanza supplire ai limiti e alle incompletezze degli storici che lo avevano preceduto.

L'ambizioso progetto proemiale si risolve in un'antologia delle fonti, un repertorio di libri (bibliotheke, appunto) di altri autori (Ecateo, Ctesia di Cnido, Eforo, Teopompo, Timeo, Duride, Ieronimo di Cardia, Polibio, Posidonio, gli annalisti romani) riletti, revisionati o copiati da Diodoro nei trent’anni che dichiara di aver impiegato a redigere la sua opera. L’aver raccolto a piene mani dalla migliore storiografia greca (e romana),e in particolare da autori per noi in gran parte perduti, è stato considerato per lungo tempo, in base a un diffuso giudizio di matrice ottocentesca, il maggior pregio dell’opera di Diodoro. Tale considerazione appare oggi troppo severa dal punto di vista storico ma, in ogni caso, sotto il profilo storiografico è indubitabile che la Bibliotheca historica risulti utilissima agli studiosi moderni anche perihé consente di recuperare testi di autori che Diodoro leggeva e che ha riassunto o parafrasato abbastanza fedelmente nel suo scritto.

Fu un oscuro storiografo del I sec. a.C., di cui si conoscono solo i pochi dettagli autobiografici che inserisce nella sua opera, la Biblioteca storica (Historikè bibliotheke). Questa era una monumentale opera di storia universale, composta in 40 libri, che raccoglieva le vicende di tutti i popoli del mondo antico, narrate in parallelo e con un andamento annalistico (a partire dall’epoca in cui tale computo cronologico poteva essere utilizzato, basato sull’elenco degli arconti ateniesi e sui consoli romani).

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PLUTARCO E LA POLIGRAFIA

•  Plutarco di Cheronea (ca 45 d.C. – 120 d.C.) •  Vite parallele (22 coppie di biografie – per un totale di 46

vite – di personaggi greci e barbari, per lo più romani, messe a confronto, con un giudizio finale, o synkrisis). Rappresentano un esempio di biografia di stampo peripatetico, in cui si mescolano fatti e considerazione moralistica di vizi e virtù del personaggio. Plutarco distingue la storiografia di stampo biografico, da lui praticata, dalla àchrestos historìa, la “storia inutile”, che non persegue fini di edificazione morale.

•  Moralia, raccolta di operette di vario tema (raccolte di detti famosi; episodi celebri; scritti di storiografia; aneddotica a sfondo edificante, etc.) e tono per lo più didascalico moraleggiante.

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FONTI STORIOGRAFICHE CHE NON SONO STORIA

•  Strabone (di Amaseia sul Ponto, 64/3a.C.- ca 17 d.C.) scrisse un’opera storica, gli Historikà Hypomnémata, che proseguiva l’opera di Polibio fino alle guerre civili e di cui non resta quasi nulla. La sua opera fondamentale per la nostra conoscenza del mondo antico è la Geografia, in 17 libri, che ci è pervenuta, nella quale alla descrizione delle regioni dell’orbe romano fatta in una sequenza da ovest a est e poi di nuovo verso ovest lungo le coste del Mediterraneo (schema del periplo) si aggiungono notizie storiche sui luoghi, mitologia locale, notizie etnografiche e dettagli aneddotici. Utile in particolare i libri V e VI sull’Italia e la Sicilia, i ll. VII-X sulla Grecia e l’area egea e i ll. XIII-XIV sulle coste dell’Asia Minore.

•  Pausania (forse 110-180 d.C.), è autore di una Periègesi, o Guida della Grecia, in X libri, che costituiscono una sorta di itinerario turistico-culturale dell’epoca nelle regioni della Grecia centro-meridionale e, contemporaneamente, una descrizione di siti, monumenti, vicende storiche, miti, tradizioni locali, rituali, aneddoti, excursus che illustrano la storia di un po’ tutto il mondo greco dall’età arcaica ai suoi tempi (l’età degli Antonini) e si basano su un gran numero di fonti antiche, testimonianze dirette, tradizioni locali.