Le dipendenze comportamentali. AP incontra del 28_4_15

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Golem Bookshop, 28 aprile 2015 Altra Psicologia Piemonte Dott.ssa Sonia Bertinat SC Sert, ASL TO 3 Libero Professionista

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Golem Bookshop, 28 aprile 2015

Altra Psicologia

Piemonte

Dott.ssa Sonia Bertinat SC Sert, ASL TO 3

Libero Professionista

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http://youtu.be/HUngLgGRJpo

Per dipendenza si intende una alterazione del comportamento che da

semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica

del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano

nella condizione patologica.

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CARATTERISTICHE DELLA DIPENDENZA

COMPULSIVITÀ: impossibilità di resistere all’impulso

di agire il comportamento di dipendenza

CRAVING: crescente tensione prima di mettere in

atto il comportamento

PIACERE e sollievo quando si mette in atto il

comportamento

PERSISTENZA del comportamento anche se

consapevoli delle conseguenze negative

TOLLERANZA: bisogno di esperire sempre più spesso

il comportamento per sedare il craving

ASTINENZA: sintomi psicologici e fisici che insorgono

quando non si può mettere in atto il comportamento

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E’ stata fatta la proposta di inclusione nel DSM della

categoria “Dipendenze Comportamentali” accanto a

quella “Disturbi da dipendenza e correlati all'uso di

sostanze” ma al momento non è stato fatto.

Il DSM-V introduce cambiamenti nel concetto

di dipendenza, non si parla più di dependance come nel

DSM- IV, ma di addiction per sottolineare come la dipendenza

da sostanze non sia da considerarsi in quanto tale, ma come

una costante ricerca attiva della sostanza da parte del

soggetto nonostante tutte le sue ovvie ripercussioni. Il DSM-V

rafforza inoltre i criteri per la diagnosi di questi disturbi,

graduandoli in lievi, moderati o gravi. Mentre nel DSM-IV per

una diagnosi di abuso di sostanze era richiesto un solo

sintomo, nella nuova edizione un disturbo da uso di sostanze

lieve richiede almeno due sintomi.

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Alcuni comportamenti quotidiani possono esitare in una

dipendenza.

Ciò non vuol dire che tali comportamenti siano negativi nel

loro essere ma è la modalità, la misura e le motivazioni con

cui vengono attuati a fare la differenza

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Gioco d’azzardo patologico Quando il gioco perde il suo carattere ludico, quando non ne

possiamo fare a meno, quando perdiamo il senso del tempo e

del denaro impiegato allora il gioco diventa patologico.

Il gioco d'azzardo patologico o ludopatia è

una dipendenza in cui la vincita,

motivazione dichiarata alla reiterazione del

gioco, è secondaria.

L'importante è giocare!

Tutto quello che ci permette di giocare lo perseguiamo, anche

se illegale, anche se mette a rischio lavoro, famiglia,

patrimonio.

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Rif. DSM 5

Il gioco d’azzardo patologico è la prima DC

inserita nel DSM (prima nei Disturbi di controllo

degli impulsi- DSM IV, e poi nei Disturbi da

dipendenza e correlati all'uso di sostanze –

DSM 5).

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Internet Addiction (IAD)

Definito come l’incapacità di

controllare l’utilizzo di questo

strumento (Young K., 1998).

Termine molto generico che definisce

una dipendenza dal mezzo ma che si

diversifica in attività e significato a

seconda di cosa si fa su internet:

informazione, social, chat, pornografia,

giochi, e così via

E' molto diverso come si può

ben capire

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Quello che accomuna le diverse

attività è il non poter fare a

meno di essere connessi.

Sentiamo il bisogno impellente

di controllare cosa succede su

internet, non usciamo di casa

per paura di perdere qualcosa,

rinunciamo ad hobby e spesso

sacrifichiamo il lavoro.

Da attività ludica, accessoria

rispetto alla quotidianità, diventa

primaria, prioritaria,

indispensabile.

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Non ancora inserito nella categoria relativa alle dipendenze è incluso nella sezione 3 riservata ad ulteriori approfondimenti e ricerche e non valida a fini assicurativi o legali.

Internet diviene un mezzo per gestire i propri stati emotivi negativi ed i

propri pensieri spiacevoli. Il pensiero è spesso rivolto alla prossima possibilità di connessione ad internet. Svalutazione della propria vita reale rispetto a quella virtuale. Inadeguata percezione del tempo quando si è connessi ad internet. Tentativo di nascondere agli altri la quantità di tempo trascorsa in rete.

L’uso di internet interferisce negativamente con il lavoro, lo studio o i rapporti sociali. Sensazione che le relazioni “on-line” siano più soddisfacenti di quelle reali. Tendenza ad alterare la propria identità in internet e a comportarsi in modo diverso dal solito.

Tendenza a connettersi un numero di volte maggiore o per un tempo più lungo rispetto a quello che si desidera realmente fare.

Tendenza a controllare la posta elettronica ad intervalli regolari, con sperimentazione di sentimenti negativi quando non si ricevono messaggi.

Sintomi di astinenza quando non è possibile connettersi ad internet. Incapacità a scollegarsi anche quando si vorrebbe.

Rif. DSM 5

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Dipendenza da device

Come per la dipendenza

da internet, al di là dello

scopo per cui lo usiamo,

non possiamo farne

senza.

Uscire senza cellulare, o avere il cellulare scarico ci

fa sentire nudi, vuoti, spersi. Perdiamo la

connessione con il (nostro) mondo. Ci sentiamo

soli, isolati, IGNORATI, quasi non esistiamo.

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Accumulo compulsivo

L’accumulo compulsivo (hoarding o

disposofobia), si configura nell'impossibilità

di liberarsi di qualsiasi oggetto al di là del

suo reale bisogno. Ogni oggetto non vale di

per sé ma assume un significato emotivo.

Buttarlo significherebbe sacrificare quella

emozione e ciò è impossibile.

Ogni oggetto non vale di per sé ma assume un significato emotivo. Buttarlo

significherebbe sacrificare quella emozione e ciò è impossibile. Il significato

risiede in due grandi categorie:

Psicologia dell’opportunità. Gli oggetti per la persona con DA rappresentano

potenzialmente una speciale occasione o opportunità, ovvero sono oggetti “non si

sa mai”, (Frost e Steketee)

Attaccamento affettivo e connessione. Gli accumulatori attribuiscono agli

oggetti una sorta di valore magico. In alcuni casi il rapporto è quasi “feticista”.

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Rif. DSM 5

L’ Hoarding Disorder, dapprima inserito nel DSM nei

Disturbi Ossessivo-Compulsivi, nel DSM 5 ottiene

categoria a sé correlata al DOC come Disturbo da

Accumulo.

Questo perché si è visto, da un lato, che non sempre

l’accumulatore manifesta sintomi propri del DOC e

rispetto a questo è più diffuso, dall’altro presentano

aspetti neurobiologi (diverso ruolo della serotonina e maggiore

attività nella corteccia cingolata anteriore, processo decisionale, e

nell'insula, che aiuta a interpretare le nostre emozioni e le nostre

risposte fisiologiche) e genetici (l’AC pare sia recessivo, mentre il

DOC dominante) diversi.

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Shopping compulsivo

Come dice Z. Baumann viviamo in un epoca di consumi, siamo costantemente

portati a consumare per ottenere uno status, per sentirci all'altezza, per sentirci

"felici".

La rincorsa all'acquisto ci prende la mano facendo sì

che non ci interessi più l'oggetto acquistato ma

l'acquisto in sè, liberatorio, rilassante. Dell'oggetto

acquistato spesso perdiamo interesse dopo poco

tempo (se non appena dopo averlo acquistato).

Comunemente viene descritto come un disturbo

caratterizzato da un impulso irresistibile, da un

bisogno incontrollabile e da una tensione crescente

che, per la persona, possono essere alleviati solo

comprando.

Si associa spesso all'accumulo compulsivo, il riempire le

nostre case e vite di oggetti inutili che saturano i nostri spazi

vuoti.

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Rif. DSM 5 Lo shopping compulsivo viene riconosciuto come categoria a sé stante accomunata

all’Accumulo Compulsivo spesso in comorbidità con un disturbo depressivo e quindi

differenziato dal DOC come Disturbo da Accumulo.

A differenza dei DOC, infatti, secondo uno studio effettuato da Christenson (1994), tali

pazienti, riconoscono le loro ossessioni e/o compulsioni come indesiderabili, mentre i

“compulsive buyer” descrivono lo shopping, almeno all’inizio, come divertente, eccitante e

desiderabile. Solo col passare del tempo cominciano a provare imbarazzo, vergogna e sensi di

colpa. Come le dipendenze.

Alcuni criteri:

frequenza dei pensieri, impulsi, comportamenti di acquisto,

tensione soggettiva paragonabile ad una vera e propria dipendenza fisica,

interferenza con il funzionamento sociale e lavorativo dovuta al comportamento in

oggetto. Questo ultimo aspetto rischia di destabilizzare la vita familiare ma soprattutto la

condizione economica della persona.

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Dipendenza affettiva

Qui l'oggetto è un altro essere umano, una

relazione. La nostra vita dipende da questa

persona, il nostro stesso essere. Viviamo se

quella persona è presente e non siamo nulla

in sua assenza. Anche se agli occhi di tutti

quella persona non ci rende felici, a volte

subiamo dei veri e propri maltrattamenti fisici

o psicologici, noi non li riconosciamo e la

giustifichiamo perché ne abbiamo bisogno.

Non è amore anche se spesso viene etichettato come tale, ma una

vera e propria dipendenza psicologica.

Ne vengono catturate più spesso le donne (o forse ne abbiamo solo

maggiore evidenza), le “donne che amano troppo” della Norwood”,

ma anche gli uomini possono sviluppare questa dipendenza.

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I soggetti colpiti scelgono spesso Partner problematici, portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d’azzardo…). Quella che da sempre chi lavora nelle dipendenze ha trattato come co-dipendenza.

La psichiatria Marta Selvini Palazzoli afferma: “Quello che incatena nella dipendenza affettiva è l’Hybris, vale a dire la ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo”.

Fenichel è del parere che gli amoredipendenti necessitano enormemente di essere amati nonostante abbiano scarse capicità di amare. Essi elemosinano continuamente dal partner maggiore amore ottenendo, però il risultato opposto. Si legano a partner che considerano non adatti a loro, ma nonostante ciò li renda arrabbiati ed infelici non riescono a liberarsi di quest'ultimi. Fonte: Cantelmi, Dipendenze affettive

http://www.toninocantelmi.it/userfiles/articolo-scientifici/DIPENDENZA-AFFETTIVA.pdf

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Binge eating or drinking

(alimentazione/bere compulsivo)

Introduzione di bevande o alimenti in

modo compulsivo senza gustarli ma con

l'unico fine di riempire un vuoto o ottenere

un effetto (disinibizione da alcol).

La "sostanza" perde la sua funzione originaria di sostentamento o

convivialità e diventa un sostituto per un nostro bisogno interiore,

emotivo.

Mentre il binge drinking è una pratica

spesso giovanile che sottende la

competizione/sfida, il binge eating

è una pratica più solitaria.

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Sex addiction e ipersessualità

La ricerca continua di stimoli sessuali

diventa lo scopo primario della giornata.

Che sia attraverso la visione di materiale

pornografico o attraverso incontri

promiscui o la masturbazione

compulsiva.

La gratificazione sessuale perde la sua componente appagante e

diventa una meta obbligata.

Vengono penalizzate le relazioni interpersonali che non sono più

soddisfacenti e appaganti.

L’ipersessualità, la dipendenza dal sesso,non fa parte del programma di

revisione del DSM-V in quanto è stata respinta dai curatori del manuale.

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Workaholism (Dipendenza da lavoro)

Parlare di dipendenza da lavoro in un

periodo di crisi è difficile oltre che

difficile è il diagnosticarla.

Quando però si lavora più di quanto ci

viene richiesto, quando ci si sente

indispensabili per l’azienda e pronti a

sacrificare affetti e tempo libero per il

lavoro, vuol dire che qualcosa non va.

Il lavoro è ovviamente necessario ma deve costituire una

parte della vita, non saturarla. Se la satura il nostro focus

deve andare sul vuoto che mira a riempire.

Spesso queste persone sono quelle più a rischio nel momento

del congedo pensionistico che tendono a procrastinare il più

possibile e che può provocare disturbi dell’umore ad esempio.

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Exercise addiction

Fare attività fisica fa bene al corpo e alla mente. Oltre a tenerci in forma,

rilascia sostanze benefiche e piacevoli nel nostro corpo.

Sono quelle sostanze unite alla competizione, alla sfida che

rischiano di catturare.

Ad un certo punto il benessere fisico

passa in secondo piano e si forza il

corpo anche al di là delle sue

possibilità. Rischiando di

danneggiarlo.

Si perde di vista ogni altro interesse e ogni attività quotidiana

diventa una parentesi tra una sessione di esercizio e l’altra.

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Sensation seekers

I ricercatori di sensazioni. Se questa caratteristica attraversa

in modo molto trasversale tutte le dipendenze, in un campo

ha un’espressione altissima:

Gli sport estremi

Sono tutte attività in cui la sfida la fa da

padrona e la competizione ne è fiera

compagna. Ma più che con se stessi o

con gli altri, la sfida è contro un qualcosa

di molto più grande

La morte

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Come trattare queste dipendenze?

Innanzitutto, come per qualsiasi problema, il primo

passo è quello di

sentire/riconoscere di avere un problema

Il fatto che non ci sia una sostanza universalmente

riconosciuta come addittivante rende ciò molto arduo.

Il fatto poi che quelle elencate siano spesso attività

quotidiane comuni a molti, discriminarne la misura è

quanto mai difficile.

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TRATTAMENTO

PSICOLOGICO/PSICOTERAPEUTICO

Il trattamento è in primis psicologico, per rinforzare la motivazione,

l’astensione e la (ri)attivazione di risorse sopite o annullate dal

comportamento di dipendenza.

E’ altresì auspicabile intraprendere un percorso per capire le radici

che muovono questo comportamento, i bisogni che soddisfa, i vuoti

che mira a riempire, i processi cognitivi che coinvolge.

E’ necessario di far fronte al motore della dipendenza: regolare

un’emotività non mentalizzata e quindi spesso dolorosa

quand’anche un tentativo di “sentire” le emozioni e la propria

corporeità.

E’ frequente infatti una condizione di alessitimia in chi sviluppa una

patologia di dipendenza1.

1) Difficoltà di identificare, descrivere e comunicare le proprie emozioni

http://www.e-noos.it/rivista/3_10/pdf/2.pdf

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Trattamento medico/farmacologico

Accanto a questo un monitoraggio medico può a volte

essere indispensabile. Lo stress, che in alcune di

queste patologie arriva a livelli elevati, la

trascuratezza fisica, possono far insorgere

complicanze fisiche importanti dai problemi cardio-

circolatori, a quelli gastrointestinali fino ai più gravi

rischi di ictus.

Un aiuto farmacologico può a volte poi aiutare nel

contenere i sintomi di astensione dal comportamento

(ansia, irritabilità, insonnia, depressione) o andare ad

affrontare una eventuale base depressiva pregressa

(e motrice) del comportamento di abuso.

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Grazie per l’attenzione!

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