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LE CITTÀ DELLA CERAMICA I caratteri tipici presenti nei manufatti prodotti nelle 4 città umbre aderenti all’Associazione Italiana Città della Ceramica Deruta. Il vasellame tardomedievale derutese è caratterizzato prevalentemente da una foggiatura al tornio in unica soluzione, dall’utilizzo di una tavolozza limitata al verde e al bruno e da decorazioni con forme vegetali o animali. In età tardogotica si amplia la gamma dei modelli formali e iconografici e nuovi colori vengono introdotti (arancio, giallo e blu). Tra la fine del ’400 e la prima metà del ’500 si afferma la produzione di ceramica a lustro (tecnica che consente di ottenere il colore fulvo dell’oro o il rosso del rubino con effetti cangianti e iridescenti), fiorisce la maiolica istoriata decorata da eccellenti maestri con soggetti amorosi, allegorici e guerreschi su nuove forme come piatti da pompa, coppe amatorie e impaliate. Nel ’600 la nitidezza della linea e la forza dei colori lasciano il posto al cosiddetto stile “compendiario”. All’inizio del ’900, dopo un periodo di decadenza, inizia la produzione moderna che recupera nei colori e nei disegni il periodo di maggior splendore della ceramica derutese. Gubbio. Le testimonianze medievali mostrano una maiolica arcaica con decorazioni geometriche o vegetali in verde e bruno. Nel Rinascimento con l’introduzione dei lustri metallici da parte della bottega di Mastro Giorgio Andreoli, simili a quelli derutesi ma impreziositi da intense sfumature rosso rubino e argentate, nasce la stagione aurea della ceramica egubina. La nuova tecnica viene applicata al filone narrativo detto “istoriato” e ad altrettante decorazioni (arabeschi, palmette, grottesche a candelabra, trofei, ghirlande) accanto ai colori arancio, blu, giallo e verde. All’interno delle fabbriche sorte tra Ottocento e Novecento si riscoprono i preziosi e iridescenti lustri inseriti su decorazioni di tipo tardogotico e rinascimentale (arabeschi, stemmi araldici, geometrizzazioni). Ai primi del Novecento si sperimenta una ceramica nera simile al bucchero etrusco con motivi floreali su fondo bianco o nero. Gualdo Tadino. Dai pochi reperti tre-quattrocenteschi si riscontrano affinità con le ceramiche di provenienza derutese e faentina. Nei due secoli successivi prosegue senza interruzioni la produzione di oggetti d’uso comune e plastiche invetriate. Nel Rinascimento i contatti con la vicina Gubbio portano all’introduzione delle tecniche del riverbero a lustro metallico, mentre il Settecento è caratterizzato dalla produzione della “maiolica bianca”. Alla fine dell’Ottocento con la riscoperta da parte di Paolo Rubboli del lustro oro rubino, secondo la formula araba descritta da Cipriano Piccolpasso, per la ceramica gualdese si apre una rinnovata stagione artistica: maestri di indiscussa fama (Alfredo Santarelli, Giuseppe e Pico Discepoli, Giuseppe Pericoli, Antonio Piermatteo) rielaborano magistralmente temi e forme di derivazione classico-rinascimentale, cui si affiancano pregevoli creazioni originali aggiornate sulla cultura artistica del momento. Orvieto. Al periodo etrusco risale tutta la produzione dei buccheri, caratterizzati localmente dalla tecnica di decorazione “a cilindretto”, della ceramica a figure rosse, nere e argentata. In età medievale un nuovo ed importante slancio creativo dà avvio alla realizzazione della tipica maiolica in bruno manganese e verde ramina su smalto bianco, abbellita dalla decorazione a retina per il fondo e da un ricco repertorio di elementi iconografici. Nel Quattrocento i vascellari orvietani introducono nuovi colori (giallo e blu di cobalto), nuove tecniche di decorazione (ingobbiatura graffita, verde a rilievo, “zaffera”) e aggiornano stilemi e tipologie. La produzione novecentesca, influenzata soprattutto dai ritrovamenti di epoca medievale estratti dai “butti” delle cucine dei palazzi e delle case, ripropone modelli e ornamentazioni antiche con l’aggiunta di motivi originali.

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LE CITTÀ DELLA CERAMICA

I caratteri tipici presenti nei manufatti prodotti nelle 4 città umbre aderenti all’Associazione Italiana Città della Ceramica

Deruta. Il vasellame tardomedievale derutese è caratterizzato prevalentemente da una foggiatura al tornio in unica soluzione, dall’utilizzo di una tavolozza limitata al verde e al bruno e da decorazioni con forme vegetali o animali. In età tardogotica si amplia la gamma dei modelli formali e iconografici e nuovi colori vengono introdotti (arancio, giallo e blu). Tra la fine del ’400 e la prima metà del ’500 si afferma la produzione di ceramica a lustro (tecnica che consente di ottenere il colore fulvo dell’oro o il rosso del rubino con effetti cangianti e iridescenti), fiorisce la maiolica istoriata decorata da eccellenti maestri con soggetti amorosi, allegorici e guerreschi su nuove forme come piatti da pompa, coppe amatorie e impaliate. Nel ’600 la nitidezza della linea e la forza dei colori lasciano il posto al cosiddetto stile “compendiario”. All’inizio del ’900, dopo un periodo di decadenza, inizia la produzione moderna che recupera nei colori e nei disegni il periodo di maggior splendore della ceramica derutese.

Gubbio. Le testimonianze medievali mostrano una maiolica arcaica con decorazioni geometriche o vegetali in verde e bruno. Nel Rinascimento con l’introduzione dei lustri metallici da parte della bottega di Mastro Giorgio Andreoli, simili a quelli derutesi ma impreziositi da intense sfumature rosso rubino e argentate, nasce la stagione aurea della ceramica egubina. La nuova tecnica viene applicata al filone narrativo detto “istoriato” e ad altrettante decorazioni (arabeschi, palmette, grottesche a candelabra, trofei, ghirlande) accanto ai colori arancio, blu, giallo e verde. All’interno delle fabbriche sorte tra Ottocento e Novecento si riscoprono i preziosi e iridescenti lustri inseriti su decorazioni di tipo tardogotico e rinascimentale (arabeschi, stemmi araldici, geometrizzazioni). Ai primi del Novecento si sperimenta una ceramica nera simile al bucchero etrusco con motivi floreali su fondo bianco o nero.

Gualdo Tadino. Dai pochi reperti tre-quattrocenteschi si riscontrano affinità con le ceramiche di provenienza derutese e faentina. Nei due secoli successivi prosegue senza interruzioni la produzione di oggetti d’uso comune e plastiche invetriate. Nel Rinascimento i contatti con la vicina Gubbio portano all’introduzione delle tecniche del riverbero a lustro metallico, mentre il Settecento è caratterizzato dalla produzione della “maiolica bianca”. Alla fine dell’Ottocento con la riscoperta da parte di Paolo Rubboli del lustro oro rubino, secondo la formula araba descritta da Cipriano Piccolpasso, per la ceramica gualdese si apre una rinnovata stagione artistica: maestri di indiscussa fama (Alfredo Santarelli, Giuseppe e Pico Discepoli, Giuseppe Pericoli, Antonio Piermatteo) rielaborano magistralmente temi e forme di derivazione classico-rinascimentale, cui si affiancano pregevoli creazioni originali aggiornate sulla cultura artistica del momento.

Orvieto. Al periodo etrusco risale tutta la produzione dei buccheri, caratterizzati localmente dalla tecnica di decorazione “a cilindretto”, della ceramica a figure rosse, nere e argentata. In età medievale un nuovo ed importante slancio creativo dà avvio alla realizzazione della tipica maiolica in bruno manganese e verde ramina su smalto bianco, abbellita dalla decorazione a retina per il fondo e da un ricco repertorio di elementi iconografici. Nel Quattrocento i vascellari orvietani introducono nuovi colori (giallo e blu di cobalto), nuove tecniche di decorazione (ingobbiatura graffita, verde a rilievo, “zaffera”) e aggiornano stilemi e tipologie. La produzione novecentesca, influenzata soprattutto dai ritrovamenti di epoca medievale estratti dai “butti” delle cucine dei palazzi e delle case, ripropone modelli e ornamentazioni antiche con l’aggiunta di motivi originali.

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Produzione e tipologie di ceramiche

La realizzazione di prodotti in ceramica segue un processo di produzione diviso in alcune fasi principali:

1. Selezione e preparazione dell’argilla

2. Lavorazione dell’argilla

3. Modellazione, che, a sua volta, può essere: a mano libera; a colombino

a lastre; al tornio; a stampo

4. Essiccazione

5. Cottura

6. Smaltatura e decorazione

7. Seconda cottura

Le tipologie principali di ceramiche sono terrecotte, gres e porcellane.

Le terrecotte, dove esiste una percentuale notevole di ossido di ferro. La cottura si effettua a 960-980°C, di colore che varia dal giallo al rosso mattone. Possono essere utilizzate tanto come ceramica strutturale e ornamentale (mattoni, tegole, vasi, brocche) che come vasellame da cucina (tazze, piatti, pentole).

Il gres, che si ottiene per mescolanze argillose naturali. La temperatura necessaria per raggiungere la cottura è di 1.200 – 1.350°C, mentre il colore varia a seconda dei composti ferrosi presenti. Il bassissimo assorbimento di acqua e la particolare resistenza meccanica ne privilegiano l’utilizzo per i pavimenti.

Le porcellane, considerato il “più elevato” livello di produzione ceramica. Di origine orientale è composta principalmente da un’argilla di colore bianco chiamata caolino idrossisilicato di alluminio. È stata inventata in Cina intorno all’VIII secolo. Cuoce a 1.280°C.

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Personaggi : Artigiani e Maestri umbri

Edgardo Abbozzo

(Perugia 1937-2004)

Viene considerato tra i maggiori artisti europei ad essersi occupato dei rapporti tra arte e alchimia. Ospite della Biennale di Venezia nel 1986, ha esposto nei maggiori centri d’Europa, Stati Uniti e Giappone.

È stato direttore dell’Accademia di Belle Arti di Carrara e, in seguito, di Perugia. La sua ricerca spazia dall’indagine intorno alle forze totemiche e del segno, alle ricerche sui temi della luce, dell’ombra, della temporalità, dell’allegoria e della prospettiva. Particolare attenzione ha sempre dedicato allo studio delle tecniche industriali e della ceramica.

Manlio Bacosi

(Perugia 1921-1998)

Perugino, inizia ad esporre nel 1947 e da quel momento realizza una serie di esposizioni in alcune delle principali città italiane. Incoraggiato da Gerardo Dottori di cui fu amico, trova nella riproduzione, tutta personale, del paesaggio umbro la fonte primaria d’ispirazione. Numerose le sue opere in ceramica.

Artemio Giovagnoni

(Perugia 1922-Corciano 2007)

Nasce a Perugia dove si diploma all’Accademia di Belle Arti. Dopo l’esperienza bellica si dedica all’insegnamento.

Scultore, medaglista, commediografo, scrittore e poeta, caratterizzerà con la sua poliedricità la cultura regionale per tutta la seconda metà del Novecento. La ceramica accompagnò sempre l’attività artistica, divenendo un fonte importante di espressione.

Antonio Ranocchia

(Marsciano 1915-Perugia 1989)

Nativo di Marsciano, a soli quindici anni attratto dalla tecnica scultorea s’iscrisse, anche su consiglio dello scultore Pietro Guaitini, all’Istituto d’Arte di Perugia.

Nel 1972 si trasferì a Parigi con le sue opere. Riservò grande attenzione alla ceramica con cui creò lavori di notevole interesse.

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La collezione della Fondazione

Cassa di Risparmio di Perugia

La Fondazione ha promosso la costituzione di una raccolta di maioliche di età rinascimentale che è stata allestita, in forma permanente, nelle sale di Palazzo Baldeschi al Corso, nel centro storico di Perugia. La raccolta è stata realizzata con l’acquisto di due fondi d’arte provenienti da due noti collezionisti: Paolo Sprovieri e Fabrizio Frizi Baccioni.

La collezione Sprovieri composta da 76 maioliche è sempre stata considerata dagli esperti una delle maggiori al mondo, frutto di acquisti altamente selettivi e oculati realizzati nel corso degli anni su mercati italiani e stranieri con materiali provenienti dai più famosi centri ceramici italiani: Deruta, Gubbio, Urbino, Pesaro, Castel Durante, Faenza.

La seconda collezione acquistata da Frizi Baccioni comprende 62 pezzi anch’essi di alto pregio. Le due collezioni si aggiungono ai pezzi già posseduti dalla Fondazione, frutto di precedenti acquisizioni, tra cui spiccano sei opere di maiolica a lustro realizzate a Gubbio nella bottega di Mastro Giorgio. Complessivamente consta di 147 pezzi.

La collezione della Fondazione ha assunto oggi le caratteristiche di un vero e proprio museo della maiolica italiana dell’Italia centro-settentrionale per tutto il periodo rinascimentale.

La collezione è stata ordinata e allestita, in forma permanente, nelle Sale di Palazzo Baldeschi al Corso, nel centro storico di Perugia. Dopo un’epoca, fra 800’ e 900’, di dispersione di opere d’arte a vantaggio di musei stranieri, negli anni più recenti si è assistito ad una inversione di tendenza grazie all’intervento di istituzioni, di Fondazioni Bancarie e di collezionisti privati che hanno recuperato prestigiosi pezzi del patrimonio storico-artistico italiano.

Il Museo Regionale della Ceramica di Deruta

La fondazione del Museo risale al 1898. L’ideatore, Francesco Briganti, lo volle per espliciti scopi didattici, quale museo artistico per i lavoranti della maiolica, e per finalità di ricerca sia storico-ceramologica che divulgativa-promozionale in relazione alla locale produzione industriale.

Tali principi hanno guidato la progettazione e la realizzazione dell’attuale Museo Regionale della Ceramica, inaugurato nel 1998 all’interno dell’ex convento trecentesco di San Francesco, nel quale sono conservate oltre seimila opere dislocate negli spazi espositivi di 1.700 metri quadrati e suddivisi in 14 sale distribuite su tre piani.

La visita al museo inizia con due sale d’ingresso dedicate a mostre temporanee. Procedendo verso destra si accede alla biblioteca specialistica, ricca di oltre 1500 volumi, verso sinistra alla reception ed al book shop. Il percorso espositivo si sviluppa dal piano terra ai due piani superiori, dove sono esposte, ordinate per periodi, le ceramiche derutesi dal periodo “arcaico” (riferito alla prima produzione ceramica a due colori, il bruno e il verde rame, diffusa dalla metà del XII a quella del XV secolo) ai primi anni del ‘900. Nelle sale superiori, oltre ad alcune aree tematiche come la sezione dei pavimenti in maiolica e quella delle targhe votive, è stata ricostruita un’antica farmacia con oggetti in maiolica che hanno caratterizzato le farmacie di tutta Italia dal XV al XIX secolo.

La sezione archeologica offre invece un significativo panorama dei principali tipi di vasellame prodotti in epoca antica e riunisce oggetti di ceramica greca, italica, etrusca e romana. Un moderno e suggestivo deposito, accessibile al pubblico e debitamente attrezzato per attività di studio, contiene oltre 5000 maioliche ed un consistente nucleo di opere di artisti contemporanei che hanno lavorato nelle fabbriche di Deruta dall’inizio del ‘900 ai giorni nostri, testimoniando una delle realtà produttive più complesse ed importanti del panorama nazionale.

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Lettura dell’opera

di Maria Grazia Cuicchi

Piatto istoriato, maiolica, seconda metà XVI secolo - Deruta, Museo Regionale della Ceramica

Il Soggetto

La decorazione che invade l’intera superficie dell’opera sembrerebbe rappresentare la storia di una conversione, tuttavia, la fonte iconografica cui l’autore trae ispirazione non è stata ancora individuata. Nel Cinquecento gli artisti attingono, su richiesta di una committenza sempre più erudita, a testi letterari molto in voga come le Metamorfosi di Ovidio, le Deche di Tito Livio o l’Orlando Furioso.

L’autore

L’opera appartiene, con molta probabilità, alla bottega di Giacomo Mancini detto “El Frate” (membro di una importante famiglia di vasai attivi a Deruta a partire dalla metà del Quattrocento), se non direttamente alla produzione matura del maestro. Corrispondono ai modi tipici dell’artista l’uso di un segno rapido e incisivo, la vivacità cromatica ed espressiva, la capacità di padroneggiare complesse raffigurazioni e una originale interpretazione del paesaggio e delle figure umane.

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L’itinerario: I luoghi della ceramica

di Giorgio Pezzane

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Città di Castello

Pinacoteca Comunale

Palazzo Vitelli alla Cannoniera

via della Cannoniera

Tel. 075.8554202 – 075.8520656

www.cdcnet.net/pinacoteca

Dispone di un’ampia raccolta di opere dal XIII al XIX secolo: dipinti, miniature, sculture, terracotte invetriate, oreficerie, maioliche e arredi di grande interesse per la storia dell’arte italiana. Nella sala delle sculture è esposto un gruppo di sei terrecotte robbiane, fra le quali spicca la grande “Assunzione della Vergine” della bottega di Andrea Della Robbia.

Deruta

Museo Regionale della Ceramica

Largo San Francesco

Tel. 075.9711000

www.museoceramicaderuta.it

Istituito nel 1898, è il più antico museo italiano per la ceramica. La sede attuale è stata inaugurata nel 1998 e raccoglie oltre 6000 opere. Gli spazi espositivi offrono un’ampia documentazione della secolare tradizione ceramica derutese in un percorso che comprende le produzioni locali dal periodo “arcaico” fino ai primi anni del ‘900 per arrivare alle opere di artisti contemporanei.

Fondazione Ceramica Contemporanea d’Autore Alviero Moretti

SS. E45, Km 73.800, uscita Deruta Centro

Tel. 075.9711171

www.anticaderuta.com/galleria.htm

Ospita una collezione permanente di circa 200 opere ceramiche di arte contemporanea realizzate dai più importanti artisti di fama internazionale dagli anni ’60 ad oggi, tra cui Edgardo Abbozzo, Piero Dorazio, Mario Schifano, Nuvolo, Carla Accardi, Nino Caruso, Toti Scialoja, Paolo Portoghesi, Massimo Arzilli, Umberto Mastroianni, Romeo Mancini, Umberto Raponi e Renato Guttuso.

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Santuario della Madonna dei Bagni

Località Casalina

frazione del Comune di Deruta

SS. E45, uscita Casalina

Tel. 075.973455

L’apparato decorativo del Santuario, eretto a metà Seicento per soddisfare un voto, è tra i più originali e spettacolari dell’Umbria. Le pareti interne, tutte ricoperte di mattonelle votive policrome in ceramica fabbricate nella vicina Deruta, offrono un’eccezionale collezione di circa seicento ex voto in maiolica collocati dai fedeli a partire dalla metà del ‘600 fino ai giorni nostri.

Gualdo Tadino

Museo Civico Rocca Flea

Rocca Flea, via della Rocca

Tel. 075.916078 – 075.9150247

Esempio di architettura militare medioevale, la Rocca Flea, dopo un’attenta opera di restauro, è oggi sede della Pinacoteca, dell’Antiquarium e del Museo della Ceramica. All’interno è allestita una mostra antologica di ceramiche riverberate e policrome prodotte dalle fabbriche gualdesi dal 1850 e 1950. Si tratta di una collezione importante di manufatti che l’Amministrazione comunale ha nel tempo acquistato per mantenere la memoria storica delle più pregiate produzioni locali. Presenti anche materiali ceramici di scavo in gran parte frammentari, ritrovati nel centro storico, dei secoli XVI, XVII e XVIII.

Opificio Rubboli

Via Paolo Rubboli

Tel. 339.2298013

http://www.rubboliarte.it

L’opificio Rubboli è stato una fucina per la formazione di intere generazioni di artisti ed artigiani ceramisti che dalla fine dell’800 ripresero la tipologia portata dal ceramista pesarese Paolo Rubboli, al quale si deve la reintroduzione a Gualdo Tadino della produzione di maioliche con la tecnica a lustro che in passato era stata prerogativa del maestro Mastro Giorgio da Gubbio. In questa gloriosa fabbrica viene ancora oggi praticata la segreta tecnica di famiglia: la cottura delle preziose maioliche con fumo di ginestra effettuata negli antichi forni a muffola risalenti al 1880. Nell’opificio è anche visibile la collezione di maioliche Rubboli del XIX e ventesimo secolo.

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Gubbio

Museo Civico

Palazzo dei Consoli, Piazza Grande

Tel. 075.9274298

La sezione ceramica del museo offre una significativa esposizione di oltre 300 pezzi relativi ad un arco di tempo che va dal XIV al XX secolo. La parte dedicata alla maiolica eugubina raccoglie frammenti, opere a lustro di Mastro Giorgio Andreoli e del suo entourage, corredi farmaceutici cinque-ottocenteschi ed esemplari riconducibili al revival storicistico del XIX secolo. Un’altra parte presenta ceramiche prodotte in altri centri italiani (Deruta, Venezia, Urbania) e stranieri (tedeschi, cinesi, giapponesi). Nella sezione archeologica del museo si trovano inoltre manufatti in terracotta e in ceramica di provenienza locale: un piatto di ceramica etrusco-corinzia con fregio zoomorfo e una brocca (oinochoe) a vernice nera, oltre a dolii, lucerne, tegole ed altri materiali fittili.

Museo della Maiolica a lustro “Torre di Porta Romana”

Via Dante 24

Tel. 075.9221199

http://www.museoportaromana.it

L’antica Torre del Quattrocento, perfettamante restaurata, ospita un museo privato con una pregevole raccolta di maioliche a lustro dal ‘500 al ‘900, tra cui due piatti di Mastro Giorgio Andreoli. La collezione comprende un vasto assortimento di ceramiche dello storicismo eugubino-gualdese, ma anche di altri centri italiani, fra ‘800 e ‘900. Presenti anche opere di artisti dell’800 come Luca Della Robbia, o dei primi del ‘900 come Alfredo Santarelli.

Marsciano

Museo Dinamico del Laterizio e delle Terrecotte

Palazzo Pietromarchi

Piazzetta San Giovanni

Tel. 075.8741152

www.supermuseolaterizio.it

La disponibilità di materie prime (argilla e legna) e la sua collocazione in un’area ad elevata vocazione ceramistica sono i fattori alla base dello sviluppo delle attività ceramiche a Marsciano, che nella seconda metà del ‘500 era una sorta di capitale delle terrecotte. Un primato ben rappresentato nal museo, che espone una ricca collezione di manufatti in argilla cotta di epoca compresa fra il XVI e il XX secolo.

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Orvieto

Museo “Claudio Faina”

Palazzo Faina, Piazza del Duomo

Tel. 0763.341216 – 0763.341511

www.museofaina.it

Il museo è nato grazie alla donazione che il Conte Claudio fece nel 1954 al Comune di Orvieto della collezione archeologica di famiglia. Un primo nucleo della collezione comprende ceramiche etrusco-corinzie delle officine di Caere o di Vulci, canopi e buccheri chiusini, una ricca raccolta di ceramiche attiche e tre anfore di Exechias provenienti dalla necropoli del Crocifisso del Tufo. Il percorso ceramico prosegue al secondo piano del museo con le sale dedicate al bucchero (ceramica caratteristica del mondo etrusco), alla ceramica a figure nere e a figure rosse, ed alla ceramica etrusca, al cui interno spiccano i vasi attribuiti al Pittore di Micali, al Gruppo Orvieto e al Gruppo di Vanth.

Museo Archeologico Nazionale

Palazzo Papale, Piazza del Duomo

Tel. 0763.341039

www.archeopg.arti.beniculturali.it

Nel museo sono raccolti e conservati tutti i reperti recuperati in campagne di scavo effettuate ad Orvieto e nel territorio circostante. La maggior parte dei materiali archeologici sono in ceramica e, data la loro provenienza, sono presenti in misura percentualmente maggiore le ceramiche prodotte nelle fabbriche orvietane in buccheri e bucchero grigio, a vernice nera o figurate.

Perugia

Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia

Palazzo Baldeschi al Corso, Corso Vannucci 47

Tel. 075.5727364 – 075.5725981

www.fondazionecrpg.it

La Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia dispone di una ricca raccolta di maioliche di età rinascimentale realizzata con l’acquisto di due fondi d’arte provenienti da due noti collezionisti: Paolo Sprovieri e Fabrizio Frizi Baccioni. La collezione Sprovieri (76 maioliche) è frutto di acquisti altamente selettivi su mercati italiani e stranieri con materiali provenienti dai più famosi centri ceramici italiani (Deruta, Gubbio, Urbino, Pesaro, Castel Durante, Faenza). La collezione acquistata da Frizi Baccioni comprende 62 pezzi anch’essi di alto pregio. Complessivamente la collezione consta di ben 147 pezzi esposti in forma permanente nelle sale di Palazzo Baldeschi al Corso.

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Todi

Museo-Pinacoteca Comunale

Palazzi comunali, Piazza del Popolo

Ospitato all’ultimo piano dei Palazzi del Podestà e del Capitano del Popolo, il museo-pinacoteca è diviso in cinque sezioni tipologiche. In quella archeologica sono visibili delle ceramiche attiche a figure rosse e nere che testimoniano gli stretti legami commerciali tra Todi e la vicina Volsinii (Orvieto), mentre la sezione specificatamente dedicata alla ceramica comprende il vasellame, prevalentemente di uso comune, che va dall’VIII al XVIII secolo.

Torgiano

Museo del Vino

Palazzo Graziani-Baglioni, Corso Vittorio Emanuele

http://www.lungarotti.it

Aperto al pubblico nel 1974, il Museo del Vino di Torgiano, ideato e realizzato da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti, è articolato in venti sale. La sezione dedicata alla produzione artigianale dei secoli XVIII-XX introduce alla più vasta collezione di ceramiche a tema enologico con manufatti dall’età medievale al ventesimo secolo suddivisa in tre tematiche: il vino come alimento (boccali, bottiglie, fiasche, coppe), come medicamento (vasi farmaceutici affiancati ad edizioni antiquarie e manoscritti medici) ed il vino nel mito (piatti e maioliche che raffigurano episodi tratti dai miti creatisi intorno alla personalità di Dionysos). Alla produzione ceramica contemporanea è interamente de-dicata la sala XV.

Umbertide

Ceramiche Rometti

Traversa Garibaldi 73

www.rometti.it

La tradizione ceramica ad Umbertide è in gran parte legata alle vicende della prestigiosa manifattura del-le Ceramiche Rometti, che hanno permesso di ricostruire gli anni in cui l’arte decorativa della città dell’Alto Tevere umbro si è imposta a livello internazionale. Fondata nel 1927 dall’eclettico artista umbertidese Settimio Rometti, ed ancora oggi attiva, la fabbrica divenne nel giro di pochi anni uno dei più interessanti laboratori della ceramica moderna grazie al contributo di Corrado Cagli e Dante Baldelli dagli anni ’30 ed al poliedrico talento di Leoncillo a partire dal ‘39 e durante gli anni della guerra. Nei progetti dell’ammistrazione comunale di Umbertide è prevista l’apertura di una galleria d’arte permanente dedicata alla gloriosa manifattura Rometti ospitata nel complesso dell’ex chiesa di Cristo Risorto presso il nuovo Centro didattico e museale in piazza Marx.

Tratto da: Fuaiè Revue