Le ceramiche settecentesche al Museo Civico di Castello Ursino … · 2010. 1. 25. · 12 AGORÀ di...

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di Giacomina R. Croazzo BENI CULTURALI 1. Introduzione I l Museo Civico di Castello Ursino con- serva un patrimonio d’opere d’arte pre- zioso e straordinario, che racconta a un tempo la storia della Catania antica e il collezionismo locale tra Settecento e Ottocento. Inaugurato il 20 ottobre del 1934 alla pre- senza del Re Vittorio Emanuele III (1) , il Museo è il luogo in cui si congiunsero le due maggiori raccolte d’arte della Catania del Settecento: il Museo dei Padri Benedettini di San Nicolò l’Are- na, nato ad opera dell’abate Vito Maria Amico e del priore Placido Scammacca, e il più vasto Museo di Ignazio Paternò Castello, Principe di Biscari. Frutto della cultura illuministica, che nel corso del Settecento vide sorgere nei maggiori centri europei i primi luoghi adibiti alla conser- vazione e all’esposizione dei manufatti artistici, i due musei rispecchiano il fervore culturale che investì in quel secolo l’intera Sicilia (2) . Per Catania questo ha qualcosa di singolare, se si pensa che solo nel 1693 la città era stata colpita da quel terremoto che provocò mor- te e distruzione, e dal quale si risollevò con sorprendente volontà e sollecitudine e con un nuovo volto grazie alla rinascita edilizia (alla quale diedero impulso architetti e arti- giani non soltanto catanesi, come gli Amato, i Battaglia, i Di Benedetto, il Palazzotto, il Le ceramiche settecentesche al Museo Civico di Castello Ursino LE CERAMICHE PENTATONICHE Nel 1927 Roberto X ed altri eredi di Ignazio Paternò Castello donarono al Comune di Catania le loro quote del ricchissimo Museo Biscari. Il materiale venne allocato al Castello Ursino e, insieme alla collezione benedettina, diede vita al Museo Civico di Catania. In basso: In basso: In basso: In basso: In basso: Fig. 1 - Il Castello Ursino in una incisione dell'Ottocento. AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ 12 12 12 12 12 Giacomina R. Croazzo Giacomina R. Croazzo Giacomina R. Croazzo Giacomina R. Croazzo Giacomina R. Croazzo, , , , , Le ceramiche ... di Castello Ursino Le ceramiche ... di Castello Ursino Le ceramiche ... di Castello Ursino Le ceramiche ... di Castello Ursino Le ceramiche ... di Castello Ursino , , , , , Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) www www www www www.editorialeagora.it - E-mail: [email protected] .editorialeagora.it - E-mail: [email protected] .editorialeagora.it - E-mail: [email protected] .editorialeagora.it - E-mail: [email protected] .editorialeagora.it - E-mail: [email protected]

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diGiacomina R.Croazzo

BENI CULTURALI

1. Introduzione

Il Museo Civico di Castello Ursino con-serva un patrimonio d’opere d’arte pre-zioso e straordinario, che racconta a

un tempo la storia della Catania antica e ilcollezionismo locale tra Settecento e Ottocento.

Inaugurato il 20 ottobre del 1934 alla pre-senza del Re Vittorio Emanuele III(1), il Museo èil luogo in cui si congiunsero le due maggioriraccolte d’arte della Catania del Settecento: ilMuseo dei Padri Benedettini di San Nicolò l’Are-na, nato ad opera dell’abate Vito Maria Amicoe del priore Placido Scammacca, e il più vastoMuseo di Ignazio Paternò Castello, Principe diBiscari.

Frutto della cultura illuministica, che nelcorso del Settecento vide sorgere nei maggioricentri europei i primi luoghi adibiti alla conser-vazione e all’esposizione dei manufatti artistici,i due musei rispecchiano il fervore culturaleche investì in quel secolo l’intera Sicilia(2). PerCatania questo ha qualcosa di singolare, sesi pensa che solo nel 1693 la città era statacolpita da quel terremoto che provocò mor-te e distruzione, e dal quale si risollevò consorprendente volontà e sollecitudine e conun nuovo volto grazie alla rinascita edilizia(alla quale diedero impulso architetti e arti-giani non soltanto catanesi, come gli Amato,i Battaglia, i Di Benedetto, il Palazzotto, il

Le ceramiche settecentesche al Museo Civico di Castello Ursino

LE CERAMICHE PENTATONICHENel 1927 Roberto X ed altri eredi di Ignazio Paternò Castello donarono al Comune di Cataniale loro quote del ricchissimo Museo Biscari. Il materiale venne allocato al Castello Ursino e,

insieme alla collezione benedettina, diede vita al Museo Civico di Catania.

In basso:In basso:In basso:In basso:In basso: Fig. 1 -Il Castello Ursinoin una incisionedell'Ottocento.

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BENI CULTURALI

Al centro:Al centro:Al centro:Al centro:Al centro: Fig. 2- Ignazio PaternòCastello (Catania1722 - Ivi 1786).

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Vaccarini e l’Ittar)(3) .In questa atmosfera furono gli uomini dei

ceti sociali più alti a dare il maggiore contributoal movimento intellettuale, aprendo i loropalazzi a ospiti letterati, filosofi e scienziati eintessendo con i dotti italiani e stranieri rapportie scambi culturali, considerati un beneficio peril progresso della civiltà. Catania, infatti, in quelperiodo corrispondeva alle attese delviaggiatore del Settecento, richiamato dallabellezza naturalistica, archeologica eantiquaria della città(4) . D’altronde ilvisitatore straniero, che compiva letappe del grand tour in Italia, dopoRoma e Napoli non potevamancare di percorrere laSicilia, in particolare Catania,che rappresentava unagrossa attrattiva,soprattutto per i cultori delmondo greco classico eper coloro che subivano ilfascino del suo vulcano, inquel tempo al centro di varistudi e dibattiti.

Il vivace clima catanesedella seconda metà delsecolo è ben schizzato dallostorico Francesco Ficheraquando scrive: «Per la portatrionfale [...] traffica D. PlacidoScammacca, che tiene nascostosotto la zimarra le opere d’arteacquistate a Roma; il Biscari carico di cimeliraccolti in Sicilia [...] vi passano, per riuscirne,fitte schiere di curiosi, di visitatori...»(5).

2. Il Museo Biscari

Aperto dal 1758 ad un pubblico raffina- to, il Museo Biscari(6) rispecchiava la

cultura enciclopedica del suo fondatore,Ignazio Paternò Castello(7) (1719-1786), unadelle personalità più note e illustri nella Siciliadel XVIII secolo, che partecipò al risveglioculturale dell’Isola in qualità di scavatore,intellettuale e collezionista.

Nel 1743 egli chiese e ottenne dal Senatocatanese di poter custodire il torso di etàimperiale romana scoperto pochi anni primapresso il convento di Sant’Agostino. Il torsoromano, insieme ai marmi medievali erinascimentali che il padre Vincenzo IV avevarecuperato tra le rovine del terremoto del 1693e ad altri beni che Ignazio aveva ereditato dallafamiglia per via di successione, formò il primonucleo del museo che sarebbe stato accoltonel suo “Palazzo alla Marina di Catania”(8).

Intanto, in occasione degli incontri dei soci

dell’Accademia degli Etnei, da lui fondata nel1744(9) , Ignazio conobbe l’abate benedettinoVito Maria Amico, storico e antiquario di spic-co nella vita culturale di Catania tra il 1740 e il1760, che esercitò in lui una forte influenza, tan-to più che in quegli anni, insieme a padre Placi-do Scammacca, stava dando vita al Museo diSan Nicolò l’Arena.

Nel 1748, forse emulando il re di Napoli e diSicilia Carlo III di Borbone che dal 1738 aveva

avviato gli scavi di Ercolano e Pompei, IgnazioPaternò Castello chiese al Senato

di Catania di potere, a sue spe-se, eseguire scavi in certi

luoghi pubblici, al fine dirinvenire oggetti che poiavrebbe collocato nelsuo museo, destinatoalla pubblica utilità,allo studio dei dotti,al decoro della pa-tria e al comune di-letto. Il Governo deltempo accordò alBiscari tale facoltà elo nominò “custo-de” di quelle antichi-tà che avrebbe rac-colto(10) .

L’amore per le arti ele antichità spinse, inoltre,

Ignazio, nell’anno santo 1750,in compagnia dell’Amico, ad

intraprendere un viaggio per l’Italia. A Napoli, aRoma, a Firenze, a Genova e a Venezia acquistòuna gran quantità di materiale: marmi a Roma,bronzi del Rinascimento a Firenze, vetri aVenezia, ed inoltre libri per la sua biblioteca(11).Attraverso tale viaggio ebbe anche modo divisitare le maggiori collezioni di antichità delPaese, di prendere da esse ispirazione, e distringere amicizia con uomini eruditi.

Il viaggio in Italia, insieme ad un precedenteviaggio “per tutte le antichità” della Sicilia(12),completò il processo educativo del PrincipeIgnazio, e, come dice Agnello, al collezionistaoccasionale che vuole aggiungere più permoda che per istintiva predilezione una notadi maggiore distinzione al fasto di una vecchiacasa aristocratica, subentra il cultoreintelligente che ha affinato il suo gusto e messoordine al suo corredo culturale.

Il Museo così formato fu inaugurato nel1758, e il Principe recitò un’ode composta perl’occasione, mentre per commemorare lafondazione fece coniare una medaglia su cuivenne scritto:

Publicae utilitate - Patriae decori -

Giacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. Croazzo, , , , , Le ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello Ursino, , , , , Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004)wwwwwwwwwwwwwww.editorialeagora.it - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected]

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In alto:In alto:In alto:In alto:In alto: Fig. 3 - IlMuseo delPrincipe Biscari.Incisione di L. deForbin.

In bassoIn bassoIn bassoIn bassoIn basso: Fig. 4 -La medaglia fattaincidere nel 1758dal PrincipeBiscari inoccasionedell'inaugurazionedel suo museo.

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BENI CULTURALI

Studiosorum Commodo - Museo construxit- Catanae MDCCLVII – Ignatius II BiscariPrinceps V.

La collezione esercitò presto un forte po-tere di attrazione verso la città di Catania neiconfronti degli illustri viaggiatori stranieri; nonè un’assurdità affermare che il soggiorno incasa Biscari potesse degnamente sostituire unviaggio materiale nell’Isola, tanto essa era riccadi collezioni e di materiale d’ogni genere. Di ciòsono testimonianza le pagine ad essa dedicatenei resoconti dei viaggiatori, dal Brydone al Ba-rone Riedesel, che reputò il museo «uno deipiù belli e completi d’Italia e forse -senza esa-gerare- del mondo», dal teologo daneseMünter al Goethe, che lo visitò dopo la mortedel Principe, avvenuta nel 1786(13).

Dal 1813 la raccolta entrò in uno stato di ab-bandono e disordine, durato fino al 1927, quan-do l’allora principe di Biscari, Roberto X, e moltialtri eredi donarono al Comune le loro quote delMuseo. Il materiale venne così trasportato alCastello Ursino dando vita, insieme alla colle-zione benedettina, al Museo Civico di Catania.

3. Il Museo di San Nicolò l’Arena

Il Monastero benedettino di San Nicolò l’Arena ebbe un ruolo rilevante nel seco-

lo XVIII(14). Fu centro del potere catanese per lasua attività culturale, per i suoi legami con lanobiltà locale (dalla quale provenivano lamaggior parte dei suoi monaci) e per le suericchezze(15).

Dopo il disastroso terremoto del 1693, cheuccise trentadue monaci e distrusse quasi deltutto il monastero, i benedettini si risollevaronopresto, costituendo un esempio per la città diCatania(16). Già nel 1703 cominciarono, infatti, i

lavori di ricostruzione dell’edificio e dellachiesa. Questi lavori videro impegnati alcuni deipiù noti architetti e intagliatori del periodo:Antonino Amato, Girolamo Palazzotto,Francesco Battaglia, Giambattista Vaccarini eStefano Ittar.

Nella metà del secolo prese avvio, a operadell’abate Vito Maria Amico e del priore Placi-do Scammacca, la costituzione del Museo(17).Essa va inquadrata nel clima culturale italianodel XVIII secolo, aperto agli studi di antiquaria,che negli stessi anni portò alla formazione didue musei ecclesiastici palermitani: nel 1730 ilMuseo Salnitriano presso il collegio dei Gesuitie nel 1744 il Museo benedettino di San Martinodelle Scale.

L’Amico (1697-1762), divenuto abate nel1757, riservò un grande spazio della collezionealle testimonianze archeologiche catanesi, dalui radunate durante le ricerche diantiquaria(18). Il suo interesse per le antichità èracchiuso in uno dei suoi primi lavori, la Catanaillustrata, un’ampia e completa storia civile ereligiosa della città dalle origini alla metà delSettecento (scritta tra il 1740 e il 1746), che fupoi seguita dal Lexicon Topographicum Siculum(pubblicato tra il 1757 e il 1760), una descrizio-ne geografica e storica dei paesi della Sicilia.

Lo Scammacca, invece, compì gli acquistidel materiale non catanese portando «da Na-poli e da Roma quanto la diligenza, l’avidità el’impegno di un monaco ricco può avere in qua-lunque maniera, e può acquistare per consa-crarlo alla istruzione ed alla conservazione»(19).

Quando nel 1866 furono soppressi gliordini monastici, il Monastero, la Chiesa, laBiblioteca e il Museo passarono al Comune,che avrebbe trasformato i locali (ad eccezionedi quelli occupati dal Museo e dalla Biblioteca)in distaccamenti militari e istituti scolastici(20).Ciò nonostante, all’inizio del secolo, il Museo,ormai denominato “Comunale”, entrò in unostato di abbandono, diventando un semplicedeposito di oggetti ammassati e in cattivo stato.

Tuttavia, vent’anni dopo, il Museo benedet-tino si sarebbe unito a quello biscariano nei lo-cali del Castello Ursino, difendendo in tal modo,come aveva scritto nel 1914 il presidente di StoriaPatria Vincenzo Casagrandi, «la conservazione,il decoro, l’utilità pubblica di quel patrimonio cheprova l’esistenza, attraverso i secoli che furono,di una città eminentemente civile»(21).

4. Le ceramiche

P oco prima che una commissione co-munale stabilisse che il Castello Ursino

fosse la sede più degna per ricevere i tesori ar-tistici catanesi, Federico De Roberto scriveva

Giacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. Croazzo, , , , , Le ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello Ursino, , , , , Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004)wwwwwwwwwwwwwww.editorialeagora.it - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected]

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In alto:In alto:In alto:In alto:In alto: Fig. 5 - IlConvento deiBenedettini.Incisione diSalvatore Zurria.

In bassoIn bassoIn bassoIn bassoIn basso: Fig. 6 -Chiostro delConvento deiBenedettini.

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BENI CULTURALI

che l’adattamento in un medesimo luogo delledue principali collezioni cittadine, del Principedi Biscari e dei Padri Benedettini, avrebbe favo-rito gli studiosi che non sarebbero stati più co-stretti «a correre da un capo all’altro della cittàper osservare cimeli della stessa natura e pro-venienza»(22).

Di fatto la formazione dei due musei eraavvenuta contemporaneamente, in un climadi concorrenza, di “nobile gara”, ma anche direciproco scambio(23).

La stretta connessione tra le due raccolte èmessa in evidenza anche dallo studio delle ce-ramiche settecentesche custodite al CastelloUrsino. Per cui sarebbe anacronistica una trat-tazione separata tra le due collezioni, biscarianae benedettina, mentre è più giusta una divisio-ne del materiale in base alla tipologia e alla pro-venienza.

Dall’analisi emerge l’aspetto affattoprovinciale delle due raccolte. Di certo questoera richiesto dalla necessità di mostrarsiaggiornati nel gusto, anche in fatto di arti minori,davanti al giudizio dei numerosi viaggiatori dottiche visitavano le due collezioni catanesi.

Infatti le fabbriche ceramiche prettamentesiciliane sono presenti nella misura in cuiforniscono corredi da giardino, vasi d’usodestinati ad ospitare piante e fiori(24).

Di tali vasi, prodotti a Caltagirone(25),possiamo distinguerne un gruppocommissionato nel 1784 da Ignazio, in cui èraffigurato lo stemma di famiglia(26), e chepossiede quindi un valore encomiastico, e unsecondo gruppo attribuibile alla collezione

benedettina e collocabile tra il 1778 e il 1784 (ledate sono riportate sul verso dei vasi), che sicaratterizza per una decorazione vivace a foglied’acanto e margherite.

Per il resto prevalgono le maioliche diimportazione, e possiamo affermare che siacquistava per moda, come nel caso degliesemplari della manifattura di Castellid’Abruzzo risalenti alla metà del Settecento,periodo in cui quelle fabbriche raggiunsero ilculmine della produzione, imponendo ilcosiddetto “ornato a paese”(27).

Del resto la città, situata tra l’Aquila eTeramo, faceva parte a quel tempo del Regnodi Napoli e, quindi, la diffusione delle sueceramiche nell’Italia meridionale fu forte eduratura nel corso del secolo, tanto inCampania quanto in Sicilia.

Giacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. Croazzo, , , , , Le ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello Ursino, , , , , Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004)wwwwwwwwwwwwwww.editorialeagora.it - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected]

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1) Il primo e felice ordinamento del museo fu opera del direttoreGuido Libertini, che cercò di armonizzare i diversi ambienti alle varietipologie degli oggetti artistici. Si veda LIBERTINI G., Il Castello Ursinoe le raccolte artistiche comunali di Catania, Catania 1937; PATANÈ G.,Castello Ursino-Museo Comunale, in “Catania. Rivista del Comune”, a.VI, n. 5, 1932, pp. 253-262.

2) Una esposizione storica sulla vita politica, sociale, economica eculturale della Sicilia sotto il regno dei Borbone è fornita in AA. VV., IBorbone in Sicilia (1734-1860), a cura di E. Iachello, Catania 1998. Siveda anche GIARRIZZO G., Nel ‘700 in Sicilia, Atti del Convegno distudio “Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale”, Catania 3-5dicembre 1990, pp. 17-31.

3) Per la rinascita edilizia di Catania si vedano: FICHERA G. B., Vaccarinie l’architettura del Settecento in Sicilia, Roma 1934; LIBRANDO V.,Francesco Battaglia, architetto del XVIII secolo, in “Cronache di Arche-ologia e Storia dell’arte”, n. 2, 1963, pp. 129-154; DUFOUR L., RAYMONDH., 1693. Catania rinascita di una città, Catania 1992; BOSCARINO S.,Sicilia Barocca, architettura e città 1610-1760, Roma 1997.

4) Sui viaggiatori settecenteschi in Sicilia si vedano: NASELLI M.,Catania centocinquant’anni fa. Dai resoconti di viaggiatori, in “ArchivioStorico per la Sicilia orientale”, II serie, a. II, fasc. I-III, 1926, pp. 452-489; DI CARLO E., Viaggiatori stranieri in Sicilia nella seconda metà del1700, Palermo 1940; CONTARINO R., La Catania dei viaggiatori di fineSettecento tra passeggiate archeologiche e naturalistiche e i progressidel sapere, in appendice a Riedesel J. H., Viaggio in Sicilia, Caltanissetta1997, rist. anastatica del Reise durch Sizilien und Grossgriecheland,Zurigo 1771, con introd. di Tropea M. e trad. di Scoglio G. C..

5) FICHERA F., Una città settecentesca, Roma 1925, p. 51. Inoltre siveda POLICASTRO G., Catania nel Settecento, Catania 1950.

6) Sul Museo Biscari si vedano PATERNO’ CASTELLO F., Descrizionedi Catania e delle cose notevoli nei dintorni di essa, voll. II, Catania

1841, rist. anastatica Catania 1847, vol. I, pp. 92-105; CASTORINA P.,Cenno storico sul Museo Biscari, Catania 1873; LIBERTINI G., Il MuseoBiscari, Milano-Roma 1930; AGNELLO G., Il Museo Biscari di Catanianella storia della cultura illuministica italiana del Settecento, in “Ar-chivio Storico per la Sicilia Orientale”, IV serie, a. X, fasc. I-III,1957, pp. 142-159; SALMERI G., Domenico Sestini. Il Museo delPrincipe di Biscari, Catania 2001, contiene la Descrizione del Mu-seo d’antiquaria e del Gabinetto d’istoria naturale di sua eccellen-za il sig.re principe di Biscari, Firenze 1776.

7) L’albero genealogico della famiglia Paternò Castello è ricostruito inPATERNO’ CASTELLO F., I Paternò di Sicilia, Catania 1936, tav. XVIII-XIX. In particolare sulla figura di Ignazio si rimanda alle pp. 242-253.Inoltre si confronti PERCOLLA V., Biografie degli uomini illustri catanesidel secolo XVIII, Catania 1842, rist. anastatica Bologna 1977, pp. 9-62.

8) Sul palazzo e le fasi della sua costruzione si veda LIBRANDO V.,Palazzo Biscari in Catania, estratto da “Cronache di Archeologia eStoria dell’arte”, n. 3, 1964, Catania 1965, pp. 109-149.

9) L’Accademia, rimasta in vita fino al 1758, nacque come circo-lo scientifico, con il preciso scopo di misurare l’esatta altezza del-l’Etna, ma presto estese il suo interesse ad altre discipline, comel’antiquaria e la poesia. Si veda LIBERTINI G., L’Accademia degliEtnei, Palermo 1900.

10) Il Senato accettò la richiesta di Ignazio, affermando che la licenzaaccordatagli non avrebbe potuto arrecare a cotesta città alcun pregiudi-zio anziché riesce di maggior decoro alla medesima. Gli scavi iniziaro-no in quello stesso anno, estendendosi poi alle sue proprietà (Centuripe,Adrano, Mirabella, Camarina), e i risultati dei lavori furono riferiti edocumentati con rilievi, piante e disegni.

11) Sulla biblioteca del Principe Ignazio si veda LIGRESTI D., Il catalo-go della biblioteca “Biscari”, in “Archivio Storico per la Sicilia Orienta-le”, a. LXXII, fasc. I-III, 1976, pp. 275-288.

NOTE E BIBLIOGRAFIA

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BENI CULTURALI

La particolare natura geografica della città,arroccata tra i monti, tra zone boschive e corsid’acqua(28), l’umiltà e la povertà dei lavoratoridei campi, dei pastori e dei pescatori, giustificala caratteristica decorazione paesaggistica cheritroviamo sui piatti, bicchieri, tazzine e placche.Sullo sfondo di un cielo azzurro, su cui sistagliano cerulee montagne, campeggiano inprimo piano alberi rigogliosi, cespugliverdeggianti, resti di edifici classici (influenzadella corrente pittorica del “rovinismo”), osquarci di vita campestre, con edifici e figurinein movimento. Il tutto è reso attraverso unatavolozza pentatonica, costituita dal verde, dalbruno, dal giallo, dall’arancio e dall’azzurro.

Altro esempio di come le due raccoltesettecentesche seguissero il gusto delmomento è l’insieme di porcellane e maiolichericonducibili al gusto delle “cineserie”. Talemoda, sviluppatasi in seguito alla diffusione neimercati europei della porcellana cinese egiapponese, influì sia nella tipologia dei giardinieuropei, e sia nella costruzione di palazzi e ville.Nelle corti e nelle case aristocratiche europeesi diffusero infatti gli ambienti decorati “all’usodella Cina”, le raffinate stanze cinesi, chemostravano mobili e suppellettili di gusto

orientale, e soprattutto una grande quantità diporcellane(29). Al gusto orientaleggiante non sisottrasse il Principe Ignazio, che nella sua casaaveva fatto costruire la “Galleria della porcellana,o degli uccelli”, decorata con stucchi esuppellettili che si collegavano alla moda dellecineserie(30). Ma neppure i Benedettini di SanNicolò l’Arena furono da meno, esponendo nelloro museo le prime “terraglie della China”(31),che il Libertini asserisce essere state portate daimissionari di ritorno dalla Cina e dal Giappone.Si tratta per lo più di piatti e tazzine i cui motividecorativi sono soprattutto di ispirazionenaturalistica, elementi floreali (peonie e rose),pagode e uccelli(32).

È strano destino che questi manufatti, cheinsieme ad altri un tempo facevano splenderedue collezioni tanto rilevanti, emblema dellaCatania del Settecento, rimangano oggi neidepositi del Museo Civico di Castello Ursino(33)

in attesa che il pubblico possa far rivivere il lorovalore estetico e storico.

Un tassello per la loro rivalutazioneriteniamo aver creato con questo contributosperando che i lettori possano iniziare adapprezzare alcune di queste pregevoliceramiche attraverso le tavole che seguono.

Giacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. Croazzo, , , , , Le ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello Ursino, , , , , Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004)wwwwwwwwwwwwwww.editorialeagora.it - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected]

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In alto:In alto:In alto:In alto:In alto: Fig. 7 - Ilcastello Ursino.

In basso: In basso: In basso: In basso: In basso: Fig. 8 -Ritratto di donPlacidoScammacca.

BENI CULTURALI

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12) Fu a Taormina, a Messina, a Palermo, a Siracusa, a Noto e adAgrigento. Il resoconto di tale viaggio è in PATERNÒ CASTELLO I.,Viaggio per tutte le antichità della Sicilia, Napoli 1781, rist. anastaticaSiracusa-Palermo 1990.

13) Si vedano: RIEDESEL J. H., Reise durch Sizilien undGrossgriechenland, Zurigo 1771, tradotto in italiano con il titolo Viaggioin Sicilia, Palermo 1821, rist. anastatica Caltanissetta1997, p. 85-88;MÜNTER F., Efterretninger on begge Sicilierne, samlede paa enReise i disee Lande i Aarene 1785 og 1786, Kopenaghen 1790,tradotto in italiano con il titolo Viaggio in Sicilia, Palermo 1823,rist. anastatica Palermo 1995, pp. 23-37; GOETHE J. W., ItaliänischeReise, tradotto in italiano con il titolo Viaggio in Italia, rist. anastaticaPalermo 1997, pp. 90-97.

14) Per le notizie sulla storia del Monastero di San Nicolò si vedanoGIARRIZZO G., Catania e il suo monastero. S. Nicolò l’Arena, 1846, connote di A. Leonardi, V. Librando, G. Manganaro, G. Salmeri, M.Salmeri, Catania 1990; GAUDIOSO M., L’abbazia di San Nicolòl’Arena di Catania, in “Archivio Storico per la Sicilia Orientale”, s.II, a. X, 1929, pp. 199-243; LIBRANDO V., Notizie storiche sul Mona-stero di San Nicolò l’Arena, in Quattro progetti per il Monastero diS. Nicolò l’Arena, Catania 1988, pp. 9-30; PAGNANO G., Nel mona-stero fatto di luce, in Catania, supplemento di “Kalós”, n. 3, a. XIII,luglio-settembre 2001, pp. 16-19.

15) Sui personaggi di spicco del monastero, e sulle loro attività cultu-rali si confronti NASELLI M., Letteratura e scienza nel Convento Bene-dettino di S. Nicolò l’Arena di Catania, in “Archivio Storico per la SiciliaOrientale”, II serie, a. V, fasc. II-III, 1929, pp. 245-349.

16) In questo senso è fondamentale la pubblicazione dei documentid’archivio del monastero benedettino che mettono in luce il processodi ricostruzione edilizia a seguito dei terremoti del 1693, 1818 e 1848,BOSCHI E., GUIDOBONO E., Catania, terremoti e lave dal mondo anti-

co alla fine del Novecento, Roma-Bolo-gna 2001, pp. 326-370.

17) Sul museo di San Nicolò l’Arena siveda PERCOLLA V., Il Museo dei PP. Be-nedettini, in “Giornale Gioenio”, tomo II,V bimestre, pp. 49-53; DI PAOLABERTUCCI F., Guida del Monastero dei PP.Benedettini di Catania, in GIARRIZZO G.,Catania e il suo monastero. S. Nicolò l’Are-na, 1846, Catania 1990.

18) Sulla figura di Vito Amico si vedanoPERCOLLA V., Biografie degli uomini illu-stri catanesi del secolo XVIII, Catania 1842,rist. anastatica Bologna 1977, pp. 85-106;inoltre Le biografie degli uomini illustricatanesi del sec. XVIII. Scritti editi e ineditidi L. Scuderi, raccolti e ordinati da MironeS., Catania 1881, pp. 3-20; infine NASELLIM., op. cit., pp. 287-296.

19) Sono le parole di FERRARA F., Storiadi Catania sino alla fine del secolo XVIII,Catania 1829, ristampa anastatica Cata-nia 1889, pp. 568-569.

20) Sulla storia del monastero successi-va al 1866 si consulti la presentazione diGIARRIZZO G. a De Carlo G., Un progettoper Catania, il recupero del Monastero diSan Nicolò l’Arena per l’Università, Geno-va 1988.

21) CASAGRANDI V., Il Museo e la Bi-blioteca dei Benedettini di Catania, estrat-

Giacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. Croazzo, , , , , Le ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello Ursino, , , , , Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004)wwwwwwwwwwwwwww.editorialeagora.it - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected]

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to da “Archivio Storico per la Sicilia Orientale”, a. XI, fasc III, 1914, pp.1-10, pp. 1-2.

22) DE ROBERTO F., Il patrimonio artistico di Catania. Il CastelloUrsino, in “Il Giornale dell’Isola”, 1 maggio 1927, p.3.

23) Abbiamo infatti notizia che i monaci comprassero indipendente-mente dal Principe Ignazio, mentre un altro esempio di questa disponi-bile collaborazione fu la spartizione equa dei frammenti del mosaicopavimentale scoperti intorno al 1770 nel corso di scavi nell’attualepiazza Dante. Dato che esso era stato rinvenuto nella zona di influenzadei monaci, ma i lavori di scavo erano stati condotti dal Principe diBiscari, il mosaico fu suddiviso tra le due collezioni.

24) La loro posizione statica spiega perciò il motivo per cui la decora-zione privilegia soltanto una faccia del corpo ceramico, lasciando pres-soché bianca l’altra.

25) Si deduce dall’analisi dell’impasto (argilla di colore giallopaglierino o rosa e con inclusi scuri), dei colori vivi (predominanza delverde chiaro o scuro e del giallo) e della tecnica decorativa (colorislavati e trasbordanti dai contorni in bruno).

26) Lo stemma nasce dalla combinazione dell’insegna dei Castello(arma parlante, d’azzurro al castello turrito d’oro) con quella dei Paternò(d’oro a quattro pali di rosso, alla banda d’azzurro attraversante). L’ulti-ma esponente della famiglia Castello infatti, nel proprio contratto ma-trimoniale con Orazio Paternò del 1578, fece inserire una clausola percui i loro figli avrebbero dovuto aggiungere al cognome paterno quellomaterno. Così nacque in casa Paternò il ramo Paternò Castello, baronie Principi di Biscari, e lo stemma della famiglia fu caratterizzato dallacombinazione dell’emblema delle due casate. Si veda BOEMI A., Illibro di Catania, Catania 1997, s.v. Castello, pp. 321-322 e s.v. Paternò,pp. 335-338. Sulla disciplina araldica di veda BASCAPÈ G. C.-DEL PIAZ-ZO M., con la cooperazione di BORGIA L., Insegne e simboli. Araldicapubblica e privata, medievale e moderna, Roma 1983.

27) Tra gli studiosi della maiolica di Castelli si sono distinti: V. Bindi,G. Cherubini, C. Rosa e F. Barnabei alla metà dell’Ottocento; G. C.Polidori e L. Moccia a metà degli anni Trenta; G. Liverani e L. Mallènegli anni Sessanta; e ultimamente F. Battistella, C. Rosa, A. Rubini, R.Proterra, C. Fiocco, G. Gherardi e L. Arbace. In particolare si veda:ARBACE L., Maioliche di Castelli. La raccolta Acerbo, Montorio 1992;BATTISTELLA F., Appunti sulla produzione sei-settecentesca delle offici-ne ceramiche di Castelli, “Rivista Abruzzese”, a. XLII, n. 3, 1989, pp.261-264; PROTERRA R., L’universo d’Abruzzo nelle Maioliche di Castel-li. Raccolta Gaetano Bindi, Castelli 1996; ARBACE L., Gli istoriati diCastelli: i piatti di maiolica dipinta, in AA. VV., Wunderkammer sicilia-na, alle origini del museo perduto, a cura di Abbate V., Palermo 2002,pp. 273-288.

28) I caratteri del territorio castellano favorirono fin dal medioevol’arte ceramica: le cave argillose fornivano la materia prima, i boschi illegno per le fornaci, i minerali le materie coloranti, e i corsi d’acquavenivano utilizzati in varie fasi della lavorazione e in particolare per lapurificazione delle materie necessarie alla preparazione degli smalti.

29) Si veda MELEGATI L., All’uso della Cina, in “CeramicAntica”, a. IV,n. 11, 1994, pp. 36-43.

30) Nel 1766 il Principe riceve conti per porcellane del Giappone,statue di porcellane delle Indie e della Cina. Lo riferisce LIBRANDO V.,op. cit., 1965, nota 96, p. 135.

31) DI PAOLA BERTUCCI F., op. cit., p. 27.32) Come è noto infatti il legame tra natura e arte ha nell’Estremo

Oriente profonde radici nella civiltà stessa, dove il giardino è una ne-cessità di vita, ed è ricco di simbolismo. Su questo tema si veda FERNIANIPAOLUCCI M. T., Il giardino orientale e la sua influenza sulla produzio-ne ceramica del’700, in “CeramicAntica”, a. III, n. 7, 1993, pp. 11-17.

33) Lo smantellamento museale risale alla fine degli anni Ottanta; ilfine è stato la ristrutturazione dell’edificio e l’adeguamento dei locali edei materiali esposti ad una sistemazione moderna.

Giacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. Croazzo, , , , , Le ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello Ursino, , , , , Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004)wwwwwwwwwwwwwww.editorialeagora.it - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected]

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Tavola 1Tavola 1Tavola 1Tavola 1Tavola 1Catania, Museo Civico di Castello Ursino, Collezione Biscari.Porta vaso in maiolica. Manifattura calatina, 1784.Lo stemma dei Paternò Castello, baroni e Principi di Biscari,nasce dalla combinazione dell’insegna dei Castello (armaparlante, d’azzurro al castello turrito d’oro) con quella deiPaternò (d’oro a quattro pali di rosso, alla banda d’azzurroattraversante). L’ultima esponente della famiglia Castello infatti,nel proprio contratto matrimoniale con Orazio Paternò del 1578,fece inserire una clausola per cui i loro figli avrebbero dovutoaggiungere al cognome paterno quello materno. Così nacquein casa Paternò il ramo Paternò Castello, e lo stemma dellafamiglia fu caratterizzato dall’accostamento dell’emblema delledue casate. Attraverso il procedimento dell’“ordinamentod’unione”, infatti, gli stemmi venivano combinati per indicarematrimoni o alleanze: lo scudo veniva diviso in senso verticaleda una partitura, con le armi del marito nella metà di destra econ quelle della moglie nella metà di sinistra(le indicazioni“destra” e “sinistra” vengono date dalla visuale del guerrieroche sta dietro lo scudo, quindi la destra e la sinistra di essosono rispettivamente alla sinistra e alla destra di chi guarda).

Tavola 2Tavola 2Tavola 2Tavola 2Tavola 2Catania, Museo Civico di Castello Ursino, CollezioneBenedettini. Porta vaso in maiolica policroma.Manifattura calatina, 1783.Argilla tenera di colore rosa, compatta, con inclusi ferrosi,lavorata con la tecnica del tornio, con evidenti segni del di-stacco con il filo.Base a largo disco spesso e rotondo, corpo cilindrico a paretidritte. Un ispessimento dell'impasto a sezione triangolare se-gna l'inizio del collo, al di sopra del quale è presente un orlorotondo e sporgente.Smalto coprente beige opaco e sottile, presente all'esterno eall'interno della bocca, mancante sul fondo.La decorazione occupa una sola faccia del corpo e consiste indue tralci d'acanto che dipartono da un fusto centrale postoalla base del vaso, e si contorcono a spirale verso l'interno,mentre all'estremità dei due semicerchi si scostano versol'esterno. I controrni sono in bruino manganese eseguiti conpennellate sottili e decise, mentre le compiture stese conpennellate larghe sono in verde chiaro imitante i colorid'acquarello, mentre in alcuni punti il colore si fa più corposoe scuro. Al centro delle due spirali primeggiano due grandimargherite in giallo, con la corolla in blu e i contorni in bruno.Infine, sparse intorno alle foglie, sono visibili bacche gialle.Larghe pennellate in blu sottolineano il collo e la base.Sul centro della faccia retrostante del corpo cilindrico è riporta-ta a grandi caratteri irregolari, in bruno manganese, e contorna-ta da ghirigori sui quattro lati, la data di fabbricazione: 1783.Stato di conservazione: discreto (qualche devetrificazione esbreccature varie)Bibliografia: inedito.Confronti: per il motivo si veda RAGONA A., Il Museo dellaceramica siciliana in Caltagirone, Caltagirone 1996, p. 59.

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1919191919A G O R ÀA G O R ÀA G O R ÀA G O R ÀA G O R ÀGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. Croazzo, , , , , Le ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello Ursino, , , , , Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004)

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Scheda 3Scheda 3Scheda 3Scheda 3Scheda 3Catania, Museo Civico di Castello Ursino, Collezione Bene-dettini. Bicchiere in maiolica. Manifattura di Castelli d’Abruz-zo, prima metà XVIII secolo. Maiolica.

Argilla dura di colore pagliarino, porosa, lavorata al tornio.Piede a disco con pareti a svasare, corpo di forma troncoconica, con orlo estroflesso.Smalto coprente di colore bianco, lucido e sottile presentesia sul recto che sul verso.La decorazione, presente sull'intera superficie del recto, èdelimitata da una sottile cornice in bruno che sottolinea l'or-lo, mentre il piede è interamente colorato in bruno. Lo sfon-do è quello di un cielo dipinto in azzurro molto chiaro, affol-lato da stormi di uccelli, al di sotto del quale si staglia untramonto color ocra, e montagne azzurrate. Tra colonne clas-siche, cilindriche e scanalate, si muovono snelle figure ma-schili, rese con poche pennellate in blu, rosso e arancio, inatto di pescare. Su un lato del bicchiere è visibile inveceuno squarcio di natura selvaggia con cespugli e alberifrondosi in cui domina il verde marcio.Stato di conservazione: buono (qualche scheggiatura sul-l'orlo).Inventari: a) M.C. 370) 7198 (pag. 585).Bibliografia: inedito.Confronti: AA.VV., Museo Internazionale della ceramica inFaenza. La donazione Galeazzo Cora, ceramiche dal medio-evo al XIX secolo, Milano 1985, p. 26, tav. 24.

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A G O R ÀA G O R ÀA G O R ÀA G O R ÀA G O R À2020202020 Giacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. Croazzo, , , , , Le ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello Ursino, , , , , Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004)wwwwwwwwwwwwwww.editorialeagora.it - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected]

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Tavola 4 4 4 4 4Catania Museo Civico di Castello Ursino, CollezioneBiscari. Piatto in maiolica, Manifattura di Castellid’Abruzzo, seconda metà XVIII secolo.Argilla dura di colore giallo paglierino, lavorata al tor-nio. Cavetto poco profondo, larga tesa molto strettacon orlo lievemente in aggetto. Il rovescio presentauna breve base. Smalto coprente di colore bianco,lucido e sottile, presente sia sul recto che sul verso.La decorazione in giallo è presente sull'intera super-ficie del recto, ed è delimitata da una sottileghirlandina in giallo ocra e bruno manganese, che sot-tolinea l'orlo. Sullo sfondo è visibile un cielo dipintocon pennellate parallele in un azzurro molto chiaro,che in alcuni punti si fa più scuro e concentrato perrendere le nuvole, mentre al di sotto di esso vi è unastretta fascia di un tramonto color ocra chiaro su cui sistagliano montagne azzurrate. In primo piano sullaparte destra del piatto domina una vegetazione sel-vaggia, con cespugli e un alto albero con foglie in ver-

de mar-cio. Laparte si-nistra èinveceocupata da un edificio classico di colore chiaro, con resti diimponenti colonne scanalate, In primo piano camminano duepiccole figure rese con poche pennellate in blu e arancio.Stato di conservazione: ottimoInventari: a) M.B. 369) 7197 (pag. 585);Bibliografia: inedito.Confronti: ARBACE L., Gli istoriati di Castelli: i piatti di maiolicadipinta, in AA. VV., Wunderkammer siciliana, alle origini delmuseo perduto, a cura di Abbate V., Catalogo della mostradi Palermo 2001-02, p. 287, tav. II.132c (Fig.1); ARBACE L.,Maioliche di Castelli. La raccolta Acerbo, Montorio 1993, tav.243; BATINI G., L'amico della ceramica, Firenze 1974, p. 89.

Tavola 5Tavola 5Tavola 5Tavola 5Tavola 5Catania, Museo Civico diCastello Ursino.Piattino e tazzina in por-cellana.Giappone (attr.), sec.XVIII-XIX (attr.).

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2121212121A G O R ÀA G O R ÀA G O R ÀA G O R ÀA G O R ÀGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. CroazzoGiacomina R. Croazzo, , , , , Le ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello UrsinoLe ceramiche ... di Castello Ursino, , , , , Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004) Agorà XVI (a. V - Gen - Mar 2004)wwwwwwwwwwwwwww.editorialeagora.it - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected] - E-mail: [email protected]