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WWF GermaniaRebstöcker Straße 55D-60326 FrankfurtTel: (+49) 69-7 91 [email protected]

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Le Alpi:Un patrimonionaturale unico

Uno scenario per la conservazionedella biodiversità

WWF / Hubert Malin

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F S C - C e r t i f i c a t e - N o . : S G S - C O C - 1 5 3 7

17,5%Minimum

By the use of FSC certified woodwe support better management of theforests world-wide.At least 50 % of this paper consists ofde-inked (post consumer) waste paperand FSC fresh fiber cellulose. 17.5 %of the fibers used in the productionprocess of this paper come from forests,managed in a sustainable way, inde-pendently certified according to ForestStewardship Council-guidelines

Premessa.................................................................................................................................4

Una strategia per la tutela della biodiversità nelle Alpi .................................................6

Ecoregione sotto pressione.................................................................................................8

Biodiversità delle Alpi .........................................................................................................10

Insetti: Minuscoli ma di grande impatto............................................................................11

Flora: Una ricchezza variopinta .........................................................................................12

Uccelli: Abitanti delle Alpi o turisti di passaggio ...............................................................14

Mammiferi: Dal topo selvatico al lupo ..............................................................................16

Acque dolci: Fonte di vita .................................................................................................18

Anfibi e rettili: Vite segrete ..............................................................................................20

Aree remote: Natura incontaminata .................................................................................21

Impatto dell’uomo sulla biodiversità delle Alpi..............................................................22

Aree prioritarie per la conservazione della biodiversità sulle Alpi ............................26

Uno sguardo al futuro: la conservazione delle Alpi ......................................................28

Ringraziamenti .....................................................................................................................30

Indice

Pubblicato da: WWF Germania, Frankfurt am Main,per il WWF European Alpine Programme (1a edizione gennaio 2004).

Autore: Frank Mörschel, con il contributo di:Serena Arduino, Guido Plassmann, Michel Revaz e Andreas Weissen.Redazione: Heike Mühldorfer.Progetto grafico: Fluxdesign Bremen, Ralf Wittke.Stampatore: medialogik, Karlsruhe.

Gruppo di lavoro:Serena Arduino, Andreas Baumüller, Doris Calegari, Frank Mörschel,Hermann Sonntag, Christine Sourd, Holger Spiegel, Andreas Weissen (WWF),Andreas Götz, Michel Revaz (CIPRA),Engelbert Ruoss, Thomas Scheurer (ISCAR),Boris Opolka, Guido Plassmann (ALPARC),e Chistoph Plutzar (esperto GIS).

Altri contributi dal WWF:N. Gerstl, T. Kaissl, G. Steindlegger, C. Walder (WWF Austria),S. Jen (WWF European Policy Office),C. du Monceau, A.-I. Perrin, E. Pétitet, D. Vallauri (WWF Francia),F. Bulgarini, B. Franco, G. Guidotti, I. Pratesi (WWF Italia),F. Antonelli, P. Regato, C. Roberts (WWF Mediterranean Programme Office),C. Elliker (WWF Svizzera),J. Reed, D. Robinson, H. Strand (WWF Stati Uniti).

Traduzioni: Serena Arduino, Elisabetta Luchetti, Studio Michelangelo (I),Andreja F. Gasperlin e Tina Markun (SL), Frank Mörschel (E+D),Donné N. Beyer (D), Danièle Reuland (F).

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Sopra: Calanda, Valle del Reno, Svizzera WWF / Jürgen Deuble

Sotto: Schreckhorn, Svizzera WWF / Andreas Baumüller

le Alpi sono la catena montuosa più sfrutta-ta del mondo. Rappresentano però ancheil più vasto patrimonio di biodiversità in Eu-ropa, indissolubilmente legato alla qualitàdella vita dei residenti e dei turisti di oggi edi domani.

Il WWF, in collaborazione con ALPARC(Rete delle Aree Protette Alpine), CIPRA(Commissione Internazionale per la Prote-zione delle Alpi) e ISCAR (Comitato Scien-tifico Internazionale per la Ricerca Alpina),ha dato vita a un progetto volto a identifi-care le aree alpine prioritarie per poi tutelar-ne la biodiversità. Tali aree sono state in-dividuate con una ricerca biennale culminatanel 2002 in due workshop internazionali aiquali hanno partecipato scienziati, rappre-sentanti di organizzazioni non governativee istituzioni. Il primo workshop si è tenutoin maggio a Gap (Francia) e il secondo insettembre ad Alpbach (Austria).Questa pubblicazione illustra i risultati diquesto complesso lavoro e intende da un latofavorire una migliore comprensione dellabiodiversità alpina, dall’altro fornire unaguida delle aree in cui le nostre quattro or-ganizzazioni ritengono prioritario intrapren-dere azioni di conservazione.

La nostra iniziativa per la biodiversità in-tende dare un importante contributo allaConvenzione delle Alpi, un accordo quadrostipulato dagli Stati del territorio alpino edall’Unione Europea che impegna le partiad attuare politiche di sviluppo sostenibile

per questa regione montana transfrontaliera.Questo trattato internazionale fa dell’areaalpina un modello per altre regioni in Euro-pa e nel resto del mondo.

Il nostro primo grande risultato è stato lastesura della prima mappa delle aree alpinecon i più elevati valori di biodiversità perpiante, animali e habitat. La mappa indicadove iniziare ad agire, integrando la Con-venzione delle Alpi e i suoi protocolli chedefiniscono in linea generale che cosa in-traprendere e come. In tal modo gli aspettirelativi alla biodiversità potranno esseremeglio integrati nella pianificazione e nelledecisioni a livello locale, regionale, naziona-le e internazionale.

La Rete delle Aree Protette Alpine è un ri-sultato importante della Convenzione e unostrumento essenziale per la conservazionedella biodiversità. Tuttavia, anche se i re-sponsabili delle aree protette sono oggi allavoro per costruire una rete strutturata e so-lida che consenta lo scambio di informazio-ni ed esperienze, le diverse aree restano an-cora isolate una dall’altra. Esse non sonoconnesse fra di loro da corridoi ecologici esono ancora troppo simili a isole, insuf-ficienti a proteggere questo patrimonio na-turale. Dobbiamo perciò dare maggior enfa-si a pratiche di gestione efficaci e sostenibiliattuabili anche al di fuori delle aree protette,soprattutto nelle regioni con elevati valoridi biodiversità. La Convenzione delle Alpisoprattutto i protocolli “Protezione della Na-

tura e Tutela del Paesaggio” e “Pianifi-cazione Territoriale e Sviluppo Sostenibile”forniscono gli strumenti per raggiungerequesti obiettivi nel medio termine.

WWF, ALPARC, CIPRA e ISCAR colla-borano per contribuire alla salvaguardia del-la biodiversità alpina. È fondamentale con-centrare gli impegni di tutela innanzituttosulle aree con i più alti valori di biodiversità.Occorre garantire che gli aspetti legati allabiodiversità vengano presi in considerazionenelle fasi decisionali, che siano adottatemisure adeguate ed efficienti per realizzareuna rete ecologica protetta e che le zonelimitrofe alle aree protette vengano gestitein modo sostenibile.

Le nostre quattro organizzazioni quindi in-coraggeranno e attueranno progetti nellearee ad alto valore di biodiversità, in colla-borazione con le popolazioni locali, leautorità e i gruppi di interesse presenti sulterritorio. Desideriamo infine richiamarel’attenzione di tutti gli organismi dediti allatutela della natura, affinché si uniscano anoi nell’impegno di proteggere quel patri-monio naturale universale che è la catenamontuosa delle Alpi.

Convenzione delle Alpie biodiversità

La “Convenzione per la Protezione delle Alpi”, nota

come “Convenzione delle Alpi”, stipulata nel 1991

ed entrata in vigore nel 1995, è il primo accordo

multilaterale specificatamente destinato all’organiz-

zazione della cooperazione interregionale in un’area

montuosa ed è servito da esempio per altre zone

montuose, come i Carpazi. L’accordo delinea i prin-

cipi e i campi di azione più urgenti in specifici settori

ambientali, economici e sociali¹.

Le nove parti contraenti (Austria, Francia, Germania,

Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia, Svizzera

e Unione Europea) sottolineano la ricchezza naturale

e culturale delle Alpi, l’importanza di questo patrimo-

nio per i residenti e i turisti, la necessità di rafforzare

la cooperazione transnazionale e di conciliare in-

teressi economici ed esigenze ecologiche. Essi rico-

noscono che le Alpi costituiscono un ambiente es-

senziale e in alcuni casi l’ultimo rifugio per molte

specie animali e vegetali in pericolo, e sono consa-

pevoli che la pressione sempre crescente derivante

dalla presenza umana è una minaccia per la regione

alpina e per la sua funzione ecologica. Tramite la

Convenzione, le parti contraenti perseguono una po-

litica globale per la tutela e la protezione delle Alpi.

Per raggiungere gli obiettivi stabiliti, verranno intra-

prese misure adeguate in dodici settori prioritari de-

finiti in appositi protocolli tematici. Finora ne sono

stati stesi otto, fra cui quelli relativi ad agricoltura di

montagna, energia, turismo, e trasporti. Tuttavia,

a tutt’oggi solo tre delle parti contraenti hanno rati-

ficato formalmente tutti e otto i protocolli.

Per la difesa della biodiversità delle Alpi i protocolli

più importanti recano il titolo “Protezione della Natu-

ra e Tutela del Paesaggio” e “Pianificazione Terri-

toriale e Sviluppo Sostenibile” e sono entrati in vigo-

re nel dicembre 2002. Il trattato internazionale può

diventare uno strumento di grande forza, ma affin-

ché ciò avvenga tutti i paesi firmatari devono ratifi-

care e attuare i protocolli.

Cari lerori,

¹⁾ Il testo completo della Convenzione e i relativi protocollisono disponibili su www.convenzionedellealpi.orge www.cipra.org

Thomas Scheurer

ISCAR, Direttore

Andreas Götz

CIPRA, Direttore

Guido Plassmann

ALPARC, Direttore

Claude Martin

WWF, Direttore generale

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0 100 200 km

Base MapWWF European Alpine Programme

–––– National Boundary

–––– Alpine Convention Boundary

Le Alpi sono una vera meraviglia della natu-ra. Da sempre affascinano per l’immensavarietà degli ambienti: vallate ampie e asso-late, colline lussureggianti, dirupi monta-ni senza fine e deserti di roccia e ghiacciosulle sommità. Queste montagne sono go-vernate da processi naturali talvolta disastro-si: tempeste di föhn, valanghe, frane, inon-dazioni periodiche e inverni rigidi. Sonoeventi tipici che contribuiscono a crearespazi vitali nuovi per la flora e la fauna. Puressendo la forza trainante della diversità bio-logica, possono risultare devastanti e rappre-sentano perciò una grande sfida nella convi-venza fra la natura e l’uomo. I processidinamici e la grande varietà di habitat stannoalla base dell’enorme numero di specie vi-venti che fanno delle Alpi un’ecoregione²riconosciuta a livello internazionale. Le Alpisono infatti una delle principali ecoregionidel mondo, inserita a pieno titolo tra

le Global 200 del WWF, ovvero tra le zoneidentificate come prioritarie per la tuteladella biodiversità a livello planetario (vediriquadro a pagina 7).

Le Alpi sono la più vasta regione naturalein Europa centrale, ma anche una delle piùminacciate. L’ambiente naturale alpino èstato infatti profondamente alterato se nondistrutto dall’uomo. Prima d’oggi non eramai stato elaborato per le generazioni pre-senti e future un approccio strategico per latutela della biodiversità dell’intero arco alpi-no, e sono state poche le singole iniziativepratiche per la conservazione della biodi-versità nel suo complesso. Applicando laconservazione ecoregionale il WWF, in-

Una strategia per la tutela dellabiodiversità nelle Alpi

Una nuova strategia di conservazione

Con l’iniziativa Global 200, negli anni Novanta il WWF ha identificato 238 ecoregioni

prioritarie in tutto il mondo. Le Alpi sono una di queste. Le ecoregioni prioritarie

rappresentano le più significative tipologie ambientali del mondo. Se si protegge la

biodiversità in queste 238 ecoregioni, risulterà protetta la maggior parte della biodi-

versità del pianeta. L’approccio ecoregionale è stato in seguito riconosciuto e adottato

anche da organizzazioni multilaterali quali l’Agenzia Europea per l’Ambiente e la

Banca Mondiale. Altre importanti strutture dedite alla tutela ambientale come The

Nature Conservancy e Conservation International vedono nella tutela delle ecoregioni

la principale strategia di difesa della natura.

La conservazione ecoregionale prevede alcune fasi importanti: sviluppo di uno scenario

desiderabile per la biodiversità delle Alpi, identificazione delle aree prioritarie di

conservazione, sviluppo e attuazione di un piano d’azione ecoregionale. Gli aspetti

chiave di questa strategia sono: vasta scala spaziale (le ecoregioni nella loro interezza);

prospettiva a lungo termine (50 anni); solida base scientifica; integrazione di biodiver-

sità e fattori socio-economici; collaborazione con altri attori e coinvolgimento dei

gruppi di interesse.

sieme ad ALPARC, CIPRA e ISCAR, haavviato un processo che aveva per obiettivola definizione di uno scenario desiderabile(vision) per la biodiversità delle Alpi. Que-sto scenario identifica le aree più importantiper la biodiversità, sulle quali dovrebberoconcentrarsi le future attività di conservazio-ne. Un successivo piano d’azione identi-ficherà le attività di conservazione da attuarea livello ecoregionale e regionale. Solo que-sto tipo di approccio è in grado di garantirela conservazione a lungo termine del patri-monio naturale delle Alpi.

Le perle delle Alpi

Le aree identificate come prioritarie per laconservazione sono vere perle del territorioalpino, sono cioè le aree più importanti alivello pan-alpino e quindi ecoregionale. Ciònon significa che i territori esterni a queste

Piz Palü, Svizzera WWF / Jürgen Deuble

Italia 17,1%

Austria 14,4 %

Liechtenstein 0,6%

Slovenia 13,3%

Svizzera 8%

Francia 29,3%

Germania 13,5%

Aree protette in tuttala zona alpina (solo parchinazionali, parchi regionali e riservenaturali superiori ai 100 ha)

²⁾ Con ecoregione si definisce un ecosistema che occupaun’area terrestre o acquatica relativamente vasta e checontiene un insieme geograficamente distinto di comunitànaturali

aree non siano importanti, ma che dobbia-mo concentrare gli sforzi se vogliamo trarrequalche beneficio dalle nostre limitate risor-se. Le attività umane nelle aree prioritariedovranno essere particolarmente oculate.Siamo tutti responsabili della tutela di que-ste perle alpine: non possiamo permettereche vadano perdute.

Mappa n° 1: L’ecoregione delle Alpi entro iconfini della Convenzione delle Alpi. L’Austriaoccupa il 28,5% delle Alpi, l’Italia il 27,6%,la Francia il 21,4%, la Svizzera il 13,1%,la Germania il 5,8%, la Slovenia il 3,5%,il Liechtenstein lo 0,08% e il Principato diMonaco lo 0,001%.

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prendente diversità biologica. Le cifredel riquadro a pagina 9 danno solo un’ideadi questa strabiliante ricchezza.

Non sorprende quindi che le Alpi siano stateselezionate come una regione d’importanzaplanetaria da ben due analisi della biodi-versità condotte a livello mondiale (vedi ri-quadro pagina 7). Infatti, oltre all’iniziativaGlobal 200 del WWF di cui abbiamo giàparlato, anche lo studio di IUCN e WWF suicentri di diversità vegetale inserisce le Alpitra le 234 regioni con la più alta varietà dispecie al mondo.

Presenza umana nelle Alpi

Nei territori dell’arco alpino vivono circa14 milioni di persone in 8 Stati, con unamoltitudine di culture e lingue differenti. LeAlpi, in base ai confini definiti nella Con-venzione, occupano un’area di circa 191.000km2, con una densità di popolazione pari a68 abitanti per km2, una cifra fuorviante

perché la popolazione non è distribuita uni-formemente in tutto il territorio. Le primevestigia umane risalgono al Neolitico e testi-moniano la dura lotta per la sopravvivenzain un ambiente spesso ostile. Gli insedia-menti nacquero laddove la natura oppone-va una resistenza minore alla presenza uma-na: sui morbidi pendii delle valli più am-pie e delle montagne meno ripide. Da qui sidiffusero lentamente lungo i fondovalle enelle valli laterali. La montagna aspra e ripi-da veniva in genere utilizzata solo nei mesiestivi per il pascolo del bestiame.

Le secolari attività agricole e l’allevamen-to hanno modificato l’ambiente in moltearee delle Alpi creando i cosiddetti paesaggiculturali, un fenomeno che gioca un ruoloimportante nella tutela della biodiversità.Tuttavia, con la globalizzazione e l’indu-strializzazione crescenti, le pratiche tradi-zionali di gestione del territorio sono diven-tate sempre più impraticabili economica-mente. Come conseguenza, l’agricoltura el’allevamento estensivi tendono a diminui-re a tutte le altitudini, mentre amentanoquelli intensivi nelle valli con effetti deva-stanti sulla biodiversità. Circa 120 milionidi turisti visitano le Alpi ogni anno e vanno

Ecoregione sotto pressione

accolti con infrastrutture adeguate. Lo svi-luppo turistico ha un forte impatto anchesulle ultime aree incontaminate rimaste, mi-nacciando il loro delicato equilibrio econo-mico. A ciò si aggiunge il traffico su strada,un problema di grande portata per l’impli-cito aumento non solo del turismo e delleattività ricreative, ma anche degli scambicommerciali tra i paesi alpini e del pendola-rismo da e per le principali città alpine.

Altre gravi minacce per la biodiversità sonorappresentate dall’utilizzo dell’acqua perusi domestici, irrigazione e produzione dienergia idroelettrica. Le Alpi sono la princi-pale riserva d’acqua d’Europa e anche inquesto settore subiscono la forte influenzadi interessi esterni.

La conservazione della natura cometradizione

La tutela della natura alpina ha una lungatradizione. Oggi è tutelato per legge il 20-25% del territorio e alcune zone sono protet-te già da molti anni. L’istituzione di aree pro-tette è essenziale per la conservazione dellabiodiversità e i governi hanno compiutograndi sforzi per definire diversi tipi di tute-la: parchi nazionali, parchi naturali e regio-nali, riserve naturali e riserve della biosfera,sono tutte forme complementari di tuteladella natura. Tuttavia, le aree protette sonospesso isolate l’una dall’altra e devono quin-di essere sia collegate fra loro da corridoiecologici sia coadiuvate da misure di gestio-ne speciale nei territori circostanti.

Destra: Espansione dell’abitato in Val di Saas, Svizzera WWF / Andreas Weissen

Sotto: Pascolo di montagna presso Montafon, Austria WWF / Hubert Malin

Le Alpi sono una delle ultime regioni inEuropa centrale ad avere ancora spazi incon-taminati. Lasciano senza fiato, sono una ve-ra meraviglia. Rappresentano uno degli ulti-mi contrafforti della natura rimasti a con-trastare l’irrefrenabile tendenza umana a in-vadere, convertire, sostituire e spesso di-struggere le fondamenta delle proprie origininonché le basi del proprio futuro.

Il carattere montuoso delle Alpi le isola daiterritori circostanti e separa le foreste aridedella regione mediterranea dalle forestedecidue dell’Europa centrale. Le Alpi sonoun labirinto di sommità e vallate che dallivello del mare raggiungono i 4800 metridel Monte Bianco, sono costituite da un’in-finita gamma di rocce e microclimi. Sonoqueste le ragioni principali della loro sor-

Specie animali e vegetali sulle Alpi

\ circa 30.000 specie animali,di cui:

\ circa 20.000 invertebrati (stima approssimativa)

\ circa 200 uccelli nidificanti

\ circa 80 mammiferi (incluse quelle che toccano

le Alpi solo marginalmente)

\ circa 80 pesci

\ 21 anfibi (1 endemica)

\ 15 rettili

\ circa 13.000 specie vegetali,di cui:

\ > 5.000 funghi

\ circa 4.500 piante vascolari (39% della flora

europea e circa 400 endemiche)

\ circa 2.500 licheni

\ circa 800 muschi

\ circa 300 epatiche8 9

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InsectsWWF European Alpine Programme

–––– National Boundary

–––– Alpine Convention Boundary

La biodiversità è il sale della vita. C’è biodi-versità a livello di geni, di specie, di eco-sistemi e in tutti i processi che garantisconola vita sul pianeta. Descrivere la biodiversitàtuttavia non è semplice: anche se le Alpisono probabilmente il sistema montuoso piùstudiato al mondo, a tutt’oggi la nostraconoscenza delle componenti della biodiver-sità alpina è limitata. Per esempio, non co-nosciamo tutte le specie di invertebrati,né tutti i geni o i processi ecologici. Eccoperché la maggior parte delle ricerche af-fronta sì la biodiversità, ma si limita ad alcu-ni fra specie e ecosistemi. Il nostro studionon farà eccezione.

Le informazioni sulla distribuzione dellespecie e degli ecosistemi nell’arco alpinoseguono spesso i confini regionali e politici.Inoltre, i metodi di raccolta e di analisi

dei dati variano notevolmente tra Paese ePaese. Per superare questo ostacolo, il WWFEuropean Alpine Programme (il Program-ma Internazionale del WWF per le Alpi) haavviato la raccolta dei dati disponibili allastessa scala per tutto l’arco alpino, sia perquanto riguarda la biodiversità sia per gliaspetti socio-economici, e ne ha iniziato iltrasferimento in un sistema informativogeografico (GIS).Grazie alle informazioni raccolte e alla com-petenza di esperti di biodiversità di tutti iPaesi alpini, le specie e gli ecosistemi carat-teristici (focali) delle Alpi sono stati selezio-nati in base alla loro importanza in termini

Gli invertebrati³ sono così piccoli che spes-so se ne sottovaluta l’importanza. Rappre-sentano la maggior parte delle specie pre-senti sulla Terra e il loro peso complessivosupera di gran lunga quello di tutti ivertebrati⁴ messi insieme, compresi elefanti,balene e uomini. Sono inoltre gli animalimeno conosciuti. Ciò vale per tutto il mondoe quindi anche per le Alpi, dove il nume-ro delle specie di invertebrati supera di ventivolte quello dei vertebrati. In Carinzia,ad esempio, ne esistono almeno 8.500 spe-cie. Circa il 33% degli invertebrati alpini èin pericolo, per la perdita e la distruzionedegli habitat.

Insetti: Minuscoli ma di grande impatto

di biodiversità e disponibilità di informa-zioni. Gli esperti hanno quindi redatto unamappa a scala grossolana che individua learee più significative per ogni gruppo dispecie (i diversi taxa di flora, insetti, rettilie anfibi, uccelli, mammiferi) e per gli ecosi-stemi di acqua dolce (mappe nn. 2-7).

Prato montano nella Valle di Bschlaber, AustriaWWF / Andreas Baumüller

Biodiversitàdelle Alpi

³⁾ Tutti gli animali che non hanno una colonna vertebrale,ad esempio insetti, vermi, ragni, crostacei, molluschi⁴⁾ Tutti gli animali che hanno una colonna vertebrale:mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci

Mappa n° 2: Aree più importantiper la tutela degli insetti nelle Alpiselezionate in base ai criteri descrittinel testo.

Questo studio si è concentrato principalmen-te sulle farfalle e sui coleotteri perché so-no gli unici gruppi di insetti la cui distribu-zione è ben documentata in tutto il territorio.Sono state selezionate aree con un alto nu-mero di specie endemiche di farfalle e co-leotteri, nonché aree con un’elevata varietàdi specie, anche se non endemiche.

Farfalla Apollo (Parnassius apollo)WWF / Anton Vorauer

Rosalia alpinaDietmar Nill

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0 100 200 km

FloraWWF European Alpine Programme

–––– National Boundary

–––– Alpine Convention Boundary

La stella alpina (Leontopodium alpinum),il rododendro (Rhododendron ferrugineum,R. hirsutum) e la genziana (Gentiana acau-lis) sono forse le piante alpine più note,ma sono soltanto quattro delle circa 4.500specie di piante vascolari che troviamo sulleAlpi (ben il 39% della flora europea), dicui circa un sesto è limitato alle altitudinipiù elevate. Esistono inoltre più di 900 asso-ciazioni vegetali, ovvero combinazioni dispecie vegetali di grande estensione. A cau-sa di questa enorme diversità, è stato diffici-le selezionare per questo studio le speciedi piante e i tipi di vegetazione più tipici erappresentativi delle Alpi.

Centri di endemismi

Delle 4.500 specie di piante delle Alpi, 350(l’8%) esistono solo qui e da nessun’altraparte al mondo. Queste piante endemiche sitrovano soprattutto ad altitudini dove ledifficili condizioni climatiche limitano lacrescita delle piante, ma anche nelle zonerimaste libere dai ghiacci durante il Pleisto-cene. Molte di queste specie vegetali han-no trovato rifugio lungo i versanti esternidell’arco alpino. Qui si trova il maggior nu-mero di specie con la distribuzione più limi-tata, come alcune sassifraghe (Saxifragadiapensioides, S. tombeanensis, S. burseria-na) oppure la Campanula zoysii, o il gig-lio di carniola (Lilium carniolicum).

Centri di specie rare

In alcune zone delle Alpi, ad esempio nel-la zona di Bergamo o in Engadina, si tro-vano anche specie estremamente rare. Dalpunto di vista della diversità vegetale, questearee hanno un valore notevolissimo.

Foreste estese e contigue

Senza l’intervento umano, la maggior par-te della vegetazione al di sotto del limite del-la vegetazione arborea risulterebbe ancora

oggi composta da foreste miste decidue nel-le vallate e da foreste di conifere ad altitu-dini maggiori. In molte di queste forestemontane lo sfruttamento è stato limitato operfino vietato per secoli, perché nellevallate se ne conosceva la funzione di prote-zione da possibili disastri naturali qualivalanghe o frane. Molte di queste forestesono oggi considerate relativamente natu-rali e ospitano importanti specie rare, rap-presentando al tempo stesso i corridoi dipassaggio di altre specie, come il gallo ce-drone, i grandi erbivori e i grandi carnivori.

Zone aride con vegetazione xerofila

Il clima delle Alpi varia notevolmente: i ver-santi esterni hanno un clima atlantico, levallate dei versanti centrali sono caratteriz-zate invece da un clima continentale. Levalli aride dell’arco centrale ospitano piantespecifiche quali numerose specie erbaceedel genere Stipa o specie della famiglia delleleguminose, quali gli astragali (Astragalussp., Oxytropis sp.), nonché associazionierbacee con Stipa o Festuca, ad esempio laFestuca valesiaca.

Habitat con fenomeni ecologici particolariVi sono alcuni tipi di habitat caratteristicidelle Alpi che ospitano fenomeni e processiecologici specifici, ad esempio le torbiere,le morene e le piane glaciali. Il valore diquesti habitat sta nella loro integrità ecolo-gica.

Flora: Una ricchezzavariopinta

Mappa n° 3: Aree più importanti perla tutela della flora nelle Alpi selezionatein base ai criteri descritti nel testo.

Genziana (Gentiana acaulis) Michael Hesse

Giglio di carniola (Lilium carniolicum) WWF / Andreas Weissen

Dall’alto:Berardia (Berardia subacaulis) WWF / Andreas Weissen

Campanula zoysii (Campanula zoysii) WWF / Andreas Weissen

Papavero di Kerner (Papaver kerneri) WWF / Andreas Weissen

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BirdsWWF European Alpine Programme

–––– National Boundary

–––– Alpine Convention Boundary

Circa 200 specie di uccelli nidificano nelleAlpi e oltre 200 altre specie sorvolano que-sta regione seguendo le rotte di migrazio-ne. Non esistono uccelli endemici. I rapacicome l’aquila reale (Aquila chrysaetos), ilfalco pellegrino (Falco peregrinus) e il gipe-to o avvoltoio degli agnelli (Gypaetus bar-batus) hanno subìto una drammatica perse-cuzione da parte dell’uomo. Fortunatamenteoggi la popolazione dell’aquila reale è inripresa grazie agli sforzi internazionali ditutela e anche il falco pellegrino registra unincoraggiante incremento demografico. Ilgipeto – estinto nelle Alpi da un secolo – èstato reintrodotto, con quello che forse è ilpiù ambizioso progetto di recupero di unaspecie estinta mai realizzato in Europa. Ladistruzione degli habitat resta tuttavia il pro-blema di fondo, soprattutto per gli uccellimigratori e acquatici che trovano nelle areeumide intra-alpine zone adatte alla sostadurante gli spostamenti. In questa ricerca,per identificare le aree importanti per laconservazione dell’avifauna sono stati adot-tati i criteri che seguono:

Aree IBA (Important Bird Areas)

Con la partecipazione di molti specialistiBirdLife International ha identificato in tut-

to il mondo le aree ritenute importanti perl’avifauna e le ha chiamate Important BirdAreas (IBA). Un’area viene riconosciutacome IBA soltanto se soddisfa specifici cri-teri: se ha un numero significativo di esem-plari di una o più specie minacciate a livelloglobale, se è uno dei siti utilizzati da spe-cie con una ridottissima distribuzione, seoffre rifugio a un numero altissimo di speciemigratorie o gregarie. Molto spesso le IBAsi rivelano importanti per più specie nellostesso tempo, cosa che le rende una sceltaobbligata nella definizione delle zone prio-ritarie di protezione.

Aree di elevato valore per uccelli

tipici delle Alpi

Nelle Alpi la maggior parte degli uccelli vi-ve a basse altitudini e solo circa 50 specienidificano al di sopra dei 2000 metri. Soloun numero molto inferiore di specie puòessere considerato davvero alpino, nel sensoche vive principalmente al di sopra del li-mite dei boschi. Tra queste, la coturnice(Alectoris graeca) e il piviere tortolino(Charadrius morinellus).Altre specie importanti sono ristrette a unhabitat particolare, come le foreste montanedove troviamo il gallo cedrone (Tetrao uro-

Uccelli: Abitanti delle Alpio turisti di passaggio

Piviere tortolino (Charadrius morinellus) A. Jordi

Picchio cinerino (Picus canus) Manfred Delpho

Mappa n° 4: Aree più importanti per latutela degli uccelli nelle Alpi, selezionatein base ai criteri descritti nel testo.

Gallo cedrone(Tetrao urogallus)SVS, Zürich / Tero Niemi

Upupa (Upupa epops) SVS, Zürich

gallus), il picchio tridattilo (Picoides tridac-tylus) e il venturone (Serinus citrinella),oppure i fiumi alpini, dove nidifica il piropiro piccolo (Actitis hypoleucus).Tra le specie rare e a distribuzione non uni-forme si trovano il codirossone (Monticolasaxatilis) e di nuovo la coturnice. Questespecie – e alcune altre – meritano una par-ticolare attenzione a scala alpina. Per lorosono state selezionate aree aggiuntive dalmomento che gli esperti non hanno ritenutosufficienti le IBA.

Coturnice (Alectoris graeca) SVS, Zürich

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MammalsWWF European Alpine Programme

–––– National Boundary

–––– Alpine Convention Boundary

Quando pensiamo agli animali selvatici del-le Alpi, ci vengono in mente i grandi mam-miferi: l’orso bruno, lo stambecco o il cervo.Oltre a questi mammiferi imponenti, vene sono però molti altri che si notano appenaper dimensioni ridotte e riservatezza. NelleAlpi vivono circa 80 specie di mammiferi,in maggioranza toporagni, topi, arvicole epipistrelli. Pochi sono endemici: solo l’arvi-cola della Baviera (Microtus bavaricus),il topo selvatico alpino (Apodemus alpicola)e il camoscio del Massiccio della Chartreu-se (Rupicapra rupicapra cartusiana). Inquesto studio si è prestata un’attenzione spe-ciale ai gruppi che seguono:

Grandi carnivori

Il ritorno del lupo (Canis lupus), della lince(Lynx lynx) e dell’orso bruno (Ursus arctos)è uno dei grandi successi nella storia dellatutela della natura nelle Alpi, anche se con-tro queste specie, che sono parte integrantedell’ecosistema alpino, persistono ancorapregiudizi.Le Alpi sono un importante collegamentofra Europa meridionale ed Europa centro-occidentale, con un ruolo fondamentale perla sopravvivenza e la dispersione dei grandicarnivori verso altre regioni. Per questostudio sono state selezionate le aree in cui i

grandi carnivori si riproducono attualmen-te e quelle dove è molto probabile che lo fa-ranno in futuro.

Grandi erbivori

Lo stambecco (Capra ibex), il camoscio(Rupicapra rupicapra) e il cervo (Cervuselaphus) sono tre specie diffuse sulle Alpi.Lo stambecco è stato sull’orlo dell’estin-zione, soprattutto a causa della caccia. Giàprotetto nel XIX secolo, grazie a varie rein-troduzioni la sua popolazione è di nuovoaumentata e oggi è considerato fuori perico-lo. Il cervo è una specie interessante dalpunto di vista della gestione. La sua migra-zione stagionale tra le zone di svernamentoe i quartieri estivi è notevolmente disturba-ta dalle attività umane (utilizzo intensivodelle vallate, delle strade e così via) e il suohabitat invernale non è più in grado di ga-

Mammiferi: Dal topo selvatico al lupo

Orso bruno (Ursus arctos) WWF-Canon / Kevin Schafer

Mappa n° 5: Aree più importanti per latutela dei mammiferi nelle Alpi, selezionatein base ai criteri descritti nel testo.

rantirgli la sopravvivenza senza foraggia-mento artificiale. Costretto in un ambientesub-ottimale e mal gestito, il cervo arriva adanneggiare seriamente le foreste e con-seguentemente anche a comprometterne lafunzione di protezione da valanghe e frane.In questo studio sono state selezionate sia learee nelle quali le tre specie convivono siaquelle che offrono loro un habitat ottimale.

Mammiferi di piccole e medie dimensioni

Oltre al topo selvatico alpino e all’arvicoladella Baviera, si è prestata particolare atten-zione ai pipistrelli. Il serotino di Nilsson(Eptesicus nilssoni) è una specie di pipistrel-lo tipica delle Alpi, anche se si trova in tuttal’Europa del Nord. I rinofoli (Rhinolophuseuryale, R. ferrumequinum, R. hipposide-ros) si riparano nelle grotte, vivono princi-palmente nelle valli fino a 1000 metri dialtitudine e soffrono molto della presenzaumana. Infine la lontra (Lutra lutra), chesulle Alpi ha una distribuzione molto loca-lizzata, è un indicatore di habitat di buonaqualità. Per questo studio sono state selezio-nate le aree significative per tutte le speciedi mammiferi qui citate.

Lupo (Canis lupus) WWF / Chris M. Bahr

Topo selvatico alpino (Apodemus alpicola)WWF Schweiz

Lince (Lynx lynx) WWFSerotino di Nilsson(Eptesicus nilssonii)

Dietmar Nill

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FreshwaterWWF European Alpine Programme

–––– National Boundary

–––– Alpine Convention Boundary

Le Alpi sono la riserva d’acqua più impor-tante d’Europa: perfino il Rodano, il Renoe il Po, che si snodano per lo più al di fuoridelle Alpi, hanno origine nella regionealpina. Nei fiumi e nei laghi vivono più di80 specie di pesci, una ricchezza che dimi-nuisce con l’aumentare dell’altitudine. Itipi di pesci che vivono nei grandi fiumi co-me il Danubio, il Reno, il Rodano e il Po,nonché in tutti i loro tributari alpini, sonocollegati alla fauna ittica della relativa de-stinazione e pertanto presentano molte dif-ferenze: la fauna ittica del Danubio è col-legata a quella del Mar Nero; quella delReno al Mare del Nord, dove la migrazionedel salmone era tempo addietro spettacolare;quelle del Rodano e del Po sono collegatealla fauna ittica del Mar Mediterraneo.Molti dei piccoli laghi alpini sono natural-mente quasi privi di pesci e ne ospitanosolo alcune specie molto adattate. Questidue aspetti – la convergenza nei fiumi alpinidi fauna ittica da mari lontani e la presen-za di specie altamente adattate nei piccolilaghi e fiumi – conferiscono alle acque dolcidella regione un carattere di unicità.I fiumi e i torrenti delle Alpi trasportanoper natura grandi quantità di rocce e detritiche periodicamente distruggono habitat vec-chi creandone di nuovi. Ciò fa dei fiumie dei torrenti naturali un sistema altamente

dinamico, al tempo stesso importante perl’ecosistema e tipico della regione. Fiumie torrenti in condizioni naturali rappresenta-no poi corridoi biologici di estrema rilevan-za all’interno della catena montuosa e daquesta verso l’esterno.Sin dal Medioevo i pescatori hanno introdot-to pesci esotici nei laghi e nelle acque cor-renti alpine, recando disturbo alla fauna en-demica specializzata di invertebrati e allepopolazioni locali di trote (Salmo trutta fa-rio, Salmo trutta marmorata) causando unodei più gravi impatti ambientali. Inoltre,molti fiumi sono stati interrotti per la produ-zione di energia idroelettrica, distruggendoed escludendo le aree riparie dalle dinami-che fluviali, con conseguenti problemi avalle e inondazioni durante la stagione delloscioglimento delle nevi.Circa il 90% dei fiumi alpini ha perso il

Acque dolci: Fonte di vita

Smergo maggiore(Mergus merganser)SVS, Zürich

Mappa n° 6: Aree più importanti per la tutela degliecosistemi di acqua dolce nelle Alpi, selezionate in baseai criteri descritti nel testo.

suo stato naturale. Questa drammatica situ-azione rende ancora più urgente la tuteladegli ultimi corsi naturali delle Alpi, comeil Tagliamento. Per questo studio sono statiselezionati i fiumi con pianure alluvionaliintatte e le porzioni a valle dei fiumi in con-dizioni naturali o semi-naturali.

Trota fario (Salmo trutta fario) Marek P. Krzenien

Torrente di montagna presso Kühtai, Austria WWF / Anton Vorauer

Uno degli ultimi fiumi naturali delle Alpi: il Tagliamento, Italia Arno Mohl

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Amphibians and ReptilesWWF European Alpine Programme

–––– National Boundary

–––– Alpine Convention Boundary

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Remote AreasWWF European Alpine Programme

–––– National Boundary

–––– Alpine Convention Boundary

Anfibi e rettili sono animali particolari per-ché ne esistono solo poche specie e hannobisogno di luoghi molto specifici per vivere.In totale, nelle Alpi vivono 21 specie di an-fibi e 15 di rettili. Alcuni hanno una vita“estrema”, come il geotritone di Strinati(Speleomantes strinatii) che vive esclusiva-mente nelle grotte. La salamandra di Lan-za (Salamandra lanzai) è un anfibio ende-mico e si trova solo in una piccola area delleAlpi Cozie. Nessuna specie è alpina in sensostretto, sebbene la salamandra alpina (Sala-mandra atra) e il marasso palustre (Viperaberus) preferiscano gli habitat montani esubalpini. La maggior parte degli anfibi èminacciata dalla distruzione dei propri habi-tat, dai cambiamenti nell’agricoltura tradi-zionale, dalla bonifica delle zone umide edall’interruzione dei percorsi di migrazione.

I territori alpini includono alcune delle ul-time zone intatte e selvagge dell’Europacentrale. La lontananza dalle infrastrutturecostruite dall’uomo è una realtà sempre piùrelativa. Aree di questo genere meritano ilmassimo della protezione. Ma quanto vera-mente remote sono le Alpi, considerandoche comunque sono abitate da 14 milioni dipersone e visitate ogni anno da altre 120 mi-lioni di turisti?Un recente studio⁵ sulle zone alpine privedi qualsiasi infrastruttura umana (strade, au-tostrade, città, aree industriali, linee elettri-che, condotte e così via) ha individuato untotale di 831 aree remote (dimensione media32 km2; dimensione minima 0,04 km2;dimensione massima 1387 km2; 69 sonomaggiori di 100 km2). La maggior parte diqueste aree intatte si trova in zone inaccessi-bili di alta montagna.Queste aree remote non sono state conside-rate come le altre informazioni sulla biodi-versità (cioè gli altri taxa) nell’identifica-zione delle aree prioritarie, poiché di per sénon indicano un alto valore di biodiversitàin senso stretto. Tuttavia, la localizzazionedelle aree remote è stata considerata in fasedi definizione dei confini delle aree ricche

Anfibi e rettili: Vite segrete Aree remote: Natura incontaminata

Per questo studio sonostate selezionate le aree incui anfibi e rettili sonoendemici o dove sono presenti con specierare oppure con un’alta diversità di specie,come il basso Ticino o la valle del Rodano,che diventano così i primi candidati per leazioni di tutela.

Mappa n° 8: Zone ancora prive diinfrastrutture antropiche (strade, autostrade,città, aree industriali, linee energetiche,condotte e così via).

Mappa n° 7: Aree più importantiper la tutela degli anfibi e dei rettilinelle Alpi selezionate in base aicriteri descritti nel testo.

⁵⁾ Kaissl 2002: Mapping the Wilderness of the Alps– a GIS-based approach, Univ. Vienna

Colubro liscio (Coronella austriaca) Franco Andreone

Geotritone di Strinati (Speleomantes strinatii) Enrico Lana

Salamandra alpina (Salamadra atra) WWF / Anton Vorauer

Le “Tre sorelle”, Liechtenstein WWF / Jürgen Deuble

Cervo (Cervus elaphus) WWF / Reinhold Hell

in biodiversità, a loro volta identificate dallasovrapposizione di tutte le mappe dei taxa.Un’area remota è stata in genere inclusaentro un’area prioritaria se prossima a unnucleo di alta biodiversità.

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Impatto dell’uomosulla biodiversità delle Alpi

Dall’alto:Grenoble, Francia WWF / Jürgen Deuble

Coltivazione di mele a Merano, Italia WILDLIFE / O. Diez

Raccolta del legname nel bosco WWF-Canon / Edward Parker

Da sinistra:Stazione di foraggio invernale per cervi, Austria WWF

Pagliai in Tirolo, Austria WWF / Andreas Baumüller

Qualunque strategia di tutela della biodiver-sità deve tenere in considerazione tutti gliaspetti economici, sociali e politici della re-gione in esame, se vuole avere qualche pos-sibilità di successo. Alcuni aspetti, comel’uso del suolo, hanno un impatto direttosulla biodiversità. Altri fattori, come le poli-tiche nazionali e internazionali o la tendenzaverso un certo tipo di turismo, hanno uneffetto più indiretto ma altrettanto importan-te. È particolarmente difficile riassumeregli andamenti socio-economici e politici diuna regione così diversificata come le Alpi.Alcuni aspetti variano notevolmente da zo-na a zona, come l’agricoltura e il turismo,mentre altri sono simili lungo tutto l’arcoalpino, come nel caso del traffico e dei cam-biamenti climatici. I fattori che seguonohanno effetti spesso devastanti sulla biodi-versità delle Alpi.

Sviluppo e demografia– Valli senza futuro

I primi uomini si sono insediati nelle grandivallate alpine, in aree facilmente accessibilie con migliori condizioni abitative e agri-cole. Questi insediamenti si sono poi lenta-mente estesi alle vallate laterali.Oggi le grandi valli del Rodano, del Reno,dell’Inn e dell’Adige hanno perduto quasidel tutto il proprio valore di biodiversità.L’espansione continua di città, paesi, villaggie frazioni ha portato degrado, compromet-tendo gli ultimi lembi di territorio naturaledei fondovalle. L’alta urbanizzazione dellevalli, e soprattutto strade e autostrade, rap-presentano una barriera insormontabile permolte specie e interrompono la continuitàdelle reti ecologiche.Sul versante sud-occidentale e meridionaledelle Alpi (Drôme, Piemonte, Liguria, Friu-li, Alpi slovene) la massiccia migrazioneverso le città delle grandi valli ha di fattospopolato vaste aree. Qui la maggior partedelle comunità alpine si trova al di sotto dei1000 metri con solo pochi paesi ad altitudinimaggiori: i centri turistici in continua cresci-ta, come Chamonix e Davos.

Agricoltura e allevamento– Intensivi o estensivi?

L’agricoltura è ancora il principale utilizzodel suolo. Nelle ampie vallate e nei pendiimontani più accessibili è praticata in misuracrescente l’agricoltura intensiva che provo-ca gravi perdite di biodiversità soprattuttoper via dei fertilizzanti. Nelle zone aride in-terne si coltivano intensivamente ortaggi,frutta e vite, mentre i pendii a foresta piùirraggiugibili non sono utilizzati per scopiagricoli.In alta montagna domina l’allevamentoestensivo tradizionale, ma ormai l’agricol-tura tipica dei pascoli alpini scompare conlo scomparire dei contadini oggi anziani.Molti pascoli alpini risultano anzi già abban-donati con una perdita di biodiversità perchéle praterie alpine, naturalmente ricche dispecie, si rimboscano.

Attività forestali– Boschi montani, ultimo baluardo

Lo sfruttamento delle foreste rappresentail secondo utilizzo del suolo sulle Alpi. Tut-tavia, la maggior parte delle foreste dellevalli, comprese quelle riparie di grande im-portanza naturalistica, è ormai persa a causadegli insediamenti, delle infrastrutture e del-la regolamentazione dei corsi fluviali.Rimangono ancora aree molto estese di fo-reste sui pendii montani. Pur essendo sfrut-tate in tutte le Alpi, si presta particolareattenzione alla loro conservazione poiché sene conosce la funzione anti-valanga, anchese per mantenere tale funzione vengonoescluse le dinamiche naturali. Si trovano og-gi in uno stato pressoché naturale, sebbeneattraversate da una fitta rete di strade fore-stali. Le poche foreste vergini rimaste sulterritorio alpino – in totale circa 665 ha –si trovano in aree remote dove è ancora trop-po costoso realizzare strade.

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Traffico sull’autostrada del Brennero, Austria/Italia Gesellschaft für ökologische Forschung / Oswald Baumeister

ParapendioWWF / Anton Vorauer

Ghiacciaio dell'Aletsch, Svizzera WWF / Andreas Weissen

Dall’alto:Diga sulle Alpi Marittime, Francia WWF / Andreas Weissen

Sci di fronte al Matterhorn, Svizzera WWF / Andreas Weissen

Turismo– Un divertimento insostenibile

Ogni anno 120 milioni di turisti visitano leAlpi. Nei centri turistici della regione sonodisponibili circa 5.000.000 di posti letto.Negli ultimi anni sono dilagati nuovi sporte tipi di ricreazione: mountain bike, canyon-ing, snowboard, parapendio e così via. Que-ste attività si svolgono spesso in localitàaltrimenti indisturbate e di grande importan-za naturalistica.La forma di turismo però più devastante dalpunto di vista ecologico è senz’altro lo sciinvernale. Al momento esistono circa 300aree sciistiche per un totale di 3.400 km2

e circa 10.000 strutture di trasporto e risalita.La tendenza è verso comprensori sempre piùgrandi e con turismo di massa e molti nuo-vi impianti in progetto. La costruzione dipiste da sci causa danni irreparabili al pae-saggio e l’utilizzo sempre maggiore di strut-ture di innevamento artificiale (cannonida neve) provoca ulteriori danni ecologici eambientali a causa dell’impiego di acqua,energia e – in alcuni paesi come la Svizzera– additivi chimici e biologici.

Acqua è vita

I fiumi e i torrenti sono stati intensamentealterati e degradati. Solo il 10% dei fiumiè ancora almeno parzialmente in condizioninaturali o quasi, perché la maggior parteè stata canalizzata, regolata, interrotta dadighe. Le aree riparie, in grado di controllarenaturalmente le esondazioni, sono state con-vertite in terreni agricoli o edificate. L’acquaviene utilizzata come acqua potabile, perirrigare i campi e per produrre energia idro-elettrica con conseguenze serie sulla bio-diversità specializzata d’acqua dolce. Inol-tre, le Alpi rappresentano la principale riser-va d’acqua dolce d’Europa e come tale sonooggetto di forti interessi esterni. Negli ulti-mi decenni sono stati avviati diversi progettidi rinaturazione da parte di autorità regionalie nazionali, soprattutto in conseguenza diinondazioni disastrose, ad esempio quelledella Drava in Austria e del Rodano in Sviz-zera. Le rinaturazioni hanno l’obiettivo diridare spazio ai fiumi alpini e quindi proteg-gere meglio gli insediamenti umani dalle in-ondazioni.

Trasporti– Il fardello del traffico

La catena montuosa delle Alpi rappresentauna barriera naturale per il traffico di tran-sito. Ciò nonostante, quasi 150 milioni dipersone attraversano le Alpi ogni anno (83%su strada e 17% su rotaia). Il traffico di tran-sito percorre nel territorio 70 miliardi dikm all’anno, i camion circa 1,3 miliardi. Siprevede che nei prossimi vent’anni il traf-fico merci aumenti del 100%, quello passeg-geri del 50%. Attualmente il trasporto mercisu rotaia è sottoutilizzato (al 50%). Inoltre,è in aumento il traffico intra-alpino, siaper un maggior pendolarismo verso le prin-cipali città alpine sia per le attività ricrea-tive. Notevole è anche il traffico turistico,soprattutto verso aree remote: tra il 1963 eil 1993 le aree delle Alpi con superficiesuperiore ai 1500 km2 prive di infrastruttureper il trasporto sono diminuite da 31 a 14.

Cambiamenti climatici– Il calore aumenta

Il riscaldamento globale registrato nell’ ulti-mo secolo ha già provocato la recessione ditutti i ghiacciai alpini con una migrazionedelle piante alpine verso l’alto, a una veloci-tà che va da 0,5 a 4 metri al decennio.Col tempo, le piante tipiche delle altitudinipiù elevate verranno spinte sempre più inalto e sostituite da quelle tipiche di altitudiniminori, fino a quando le prime non avrannopiù nessun posto dove migrare. Molte diqueste piante altamente specializzate e spes-so endemiche sono pertanto avviateall’estinzione.Altre prevedibili conseguenze del cambia-mento climatico sono l’espansione dellespecie esotiche e l’invasione di agenti pato-geni provenienti dal Sud, per i quali le Alpinon rappresenteranno più una barriera. Ef-fetti del primo tipo sono già visibili nellaregione del Ticino, dove alcune specie disempreverdi - perfino le palme - stanno in-vadendo le foreste naturali. Inoltre, la com-posizione delle specie delle comunità vege-tali può cambiare, con conseguenze ancorasconosciute per la catena alimentare.Oltre all’aumento della temperatura, sonoprobabili cambiamenti nelle precipitazionidi pioggia e neve con una maggiore frequen-za di eventi estremi quali inondazioni evalanghe. Le alte temperature ridurranno learee di permafrost e incentiveranno dinami-che di versante come frane e slavine.

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Priority areas, protected areasWWF European Alpine Programme

Priority Areas

Reservation Areas

Regional Nature Park

Special Protection

National Park Area

National Park Periphery

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Priority Conservation Areas in the Alps

A Alpi Marittime – Alpes Maritimes (Italia/France) B Alpi Cozie– Gran Paradiso – Queyras – Massif de Pelvoux – Massif de la Vanoise(Italia/France) C Diois en Drôme (France) D Mont Ventoux enProvence (France) E Vercors (France) F Alpes Vaudoises (Suisse)G Alpi Pennine – vallée du Rhône – Oberwallis (Italia/Suisse/Schweiz) H1 Sottoceneri H2 Sopraceneri nel Ticino (Svizzera)I Alpi Orobie – Grigne (Italia) J Bündner Rheintal (Schweiz)K Alpstein – Churfirsten (Schweiz) L Engadina – Stelvio/Stilfser Joch(Svizra/Italia) M Brenta – Adamello – Baldo – Alto Garda (Italia)N Dolomiti Bellunesi (Italia) O Karwendel – Isar (Österreich)P Lechtal (Österreich) Q Allgäu (Deutschland) R Dolomiti d’Ampezzo(Italia) S Berchtesgaden (Deutschland) T Hohe Tauern (Österreich)U Karnische Alpen/Alpi Carniche – Tagliamento – Julische Alpen/AlpiGiulie/Julijske Alpe – Karawanken/Karavanke (Österreich/Italia/Slovenija) V Koralpe (Österreich) W Oberösterreichische Kalkalpen– Niedere Tauern (Österreich)

Priority Areas

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Overlap of Biodiversity MapsWWF European Alpine Programme

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Priority Areas

Aree prioritarie perla conservazione dellabiodiversità sulle Alpi

Paesaggio invernale nel parco regionale di Vercors, Francia WWF / Jürgen Deuble

Mappa n° 9: Aree prioritarie per la conservazione dellabiodiversità nelle Alpi. Le aree designate come prioritarie per laconservazione rappresentano le “perle” del territorio a livellopan-alpino. Ogni eventuale azione di conservazione dovrebbeconcentrarsi innanzitutto in queste aree.

Mappa n° 10: Definizione delle aree prioritarie per la conservazione della biodiversità.La mappa mostra la sovrapposizione delle aree più importanti per i vari taxa (mappe nn.2-7). Alla sovrapposizione di un numero maggiore di taxa corrisponde un colore piùscuro. Le zone più scure rappresentano quindi le core areas, o zone di eccellenza dellearee prioritarie, perché rivestono un’importanza maggiore per tutti o per la maggiorparte dei gruppi tassonomici presenti.

Mappa n° 11: Tutela delle aree prioritarie. Le aree protette giocano un ruoloestremamente importante nella conservazione della biodiversità, anche se non sonogli unici strumenti per la conservazione e per questo motivo non sono state utilizzateper identificare le aree prioritarie. Ciò nonostante, il 59% delle aree prioritarierientra in una qualche forma di protezione e il 14% fa parte di parchi nazionali.

Gola del Verdon, Francia WWF / Andreas Baumüller

un mercato per i prodotti locali, il ripristi-no di habitat degradati, una migliore gestio-ne delle aree protette esistenti e, per ultima,la creazione di nuove aree protette. Un’ana-lisi dettagliata con tutti i gruppi d’interes-se in ogni area prioritaria chiarirà le azionidettagliate da attuare su scala locale e regio-nale per la conservazione di tali aree. L’ana-lisi dovrà inoltre identificare i confini preci-si delle aree prioritarie, perché nella mappan° 9 sono indicati approssimativamente enon vanno quindi considerati definitivi.

Uno scenario possibile

L’intento del WWF e dei suoi partner è quel-lo di conservare la straordinaria biodiversitàdelle Alpi per le generazioni future. Noicrediamo che ciò sia possibile e la mappache presentiamo (n° 9) è uno strumento con-creto per raggiungere questo obiettivo.L’intenzione non è quella di creare aree pro-tette ovunque ci siano aree prioritarie, per-ché la disciplina della tutela della naturaha a disposizione numerosi altri strumentiper conservare la biodiversità all’internodelle aree prioritarie. Tra questi, il turismoresponsabile, pratiche agricole e forestaliecologicamente sostenibili, lo sviluppo di

La tutela della biodiversità di una regionenella sua interezza è sempre importante.Malgrado ciò, risorse limitate rendono ne-cessario scegliere fra le varie attività di con-servazione possibili e quindi attribuire di-versi livelli di priorità. La mappa n° 9 indicale zone da considerare prioritarie per tuttol’arco alpino (priorità globali e non locali).Certamente, anche il territorio al di fuoridelle aree prioritarie è importante per alcunespecie di animali e piante, per determinatiambienti naturali o come corridoi. Ma, inbase alle conoscenze disponibili oggi, learee cosiddette prioritarie per la conserva-zione sono importanti per un maggior nume-ro di piante, animali ed ecosistemi e hannoquindi il più alto valore di biodiversità. Pos-siamo considerarle alla stregua di perle, chetuttavia fanno parte di quel tesoro unicochiamato Alpi.

Come si è arrivati alla mappa

La mappa n° 9 delle aree prioritarie è stataottenuta sovrapponendo fra loro le mappedelle aree importanti per i vari taxa (mappenn. 2-7: flora, insetti, anfibi e rettili, uccelli,mammiferi e ambienti d’acqua dolce) eidentificando le aree che presentano il mag-gior numero di sovrapposizioni (mappa n°10). Se adiacenti alle aree con le maggiorisovrapposizioni, anche le zone classificatecome remote (mappa n° 8) sono state inclu-se nelle aree prioritarie. Le aree prioritariecosì ottenute sono quindi state analizzate perverificare che rappresentassero adeguata-mente tutte le sottoregioni biogeografichedelle Alpi, nonché tutti i tipi di vegetazionepotenziale. Entrambe le analisi indicano chele aree prioritarie individuate offrono unarappresentazione adeguata.

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Quale aspetto avranno le Alpi tra 30 o 50anni? Saranno ancora un luogo di ecceziona-le bellezza? Potremo ancora incontrarestambecchi, camosci e cervi durante unapasseggiata mattutina? Saremo così fortuna-ti da intravvedere un lupo che attraversail sentiero e scompare nel bosco, o un gipetoche vola maestosamente? Potremo ancoratrovare in queste montagne la pace e la soli-tudine necessarie a bilanciare la nostranevrotica vita cittadina? E ci saranno ancoravillaggi, agricoltori di montagna e malghe?È ancora possibile un futuro sostenibileper le Alpi?

Il WWF e i suoi partner sono convinti di sì.Le Alpi hanno un futuro sostenibile, se agia-mo subito. La sostenibilità non è solo unconcetto teorico noto ai circoli accademicio alle associazioni ambientaliste: è piuttostol’unico modo con il quale l’umanità – inostri figli, nipoti e pronipoti – potrà soprav-vivere nel lungo termine. Essa richiede pe-rò il coinvolgimento e l’azione di tutti igruppi che compongono la società, attraver-so culture e ideologie diverse. Sostenibilità

significa riconoscere come importanti leconsiderazioni economiche e sociali, ma an-che trovare un equilibrio tra esse e le esigen-ze ecologiche.

Come primo passo, questa iniziativa intendedefinire geograficamente le esigenze eco-logiche delineando aree ad alto valore dibiodiversità per tutto l’arco alpino. È oppor-tuno ribadire che le zone limitrofe alle areeprioritarie sono altrettanto importanti e van-no quindi tenute nella debita considerazione.È allo sviluppo delle aree prioritarie, tutta-via, che dobbiamo prestare la massima at-tenzione, per esempio per quanto riguardanuove strutture residenziali, industriali e tu-ristiche; a volte dovremo dare precedenzaalle esigenze ecologiche rispetto a quelleeconomiche e sociali. Potrebbero essere ne-cessari la creazione di nuove aree protette,il rafforzamento e il collegamento fra lorodi quelle già esistenti, l’adozione di praticheforestali sostenibili nelle foreste demaniali,il sostegno all’agricoltura biologica, la ridu-zione del traffico, la modifica delle politichecomunitarie, lo sviluppo di benefici per lecomunità locali, l’educazione di adulti ebambini ai benefici portati da determinatemisure, e così via. Le strade per raggiungerela sostenibilità sono molteplici. In alcunearee potremmo doverle percorrere tutte, inaltre ne basteranno alcune.

Questa iniziativa indica le aree dove tutela-re la biodiversità ma non definisce le azioniconcrete da intraprendere. La fase succes-siva prevede un’analisi dettagliata della si-tuazione nelle singole aree prioritarie peridentificare le questioni più urgenti e svilup-pare azioni concrete. Ma questa sarà una fa-se che WWF, CIPRA, ISCAR e ALPARCnon possono né vogliono affrontare da soli,perché richiede il coinvolgimento e l’im-pegno di tutte le parti interessate: politici,amministratori, esperti, utilizzatori del suo-lo, associazioni di settore, organizzazioninon governative, responsabili di aree protet-te, solo per citarne alcune.

Il WWF e i suoi partner sono certi che lemappe e le informazioni qui presentate for-niranno un utile quadro operativo, validoanche per altre iniziative volte a tutelare labiodiversità delle Alpi, e che lo scenariodescritto costituirà il punto di partenza pergli organi decisionali a livello locale, regio-nale, nazionale e internazionale. Questoscenario per la biodiversità e le mappe chel’accompagnano sono un contributo all’at-tuazione degli obiettivi di conservazionedella Convenzione delle Alpi, uno degli ac-cordi internazionali più promettenti peril futuro sostenibile delle Alpi. Le azionidi tutela proseguiranno nelle aree prioritarie,ma è indispensabile la collaborazione ditutti.

Uno sguardo al futuro:la conservazione delle Alpi

Pascoli montani in AustriaGesellschaft für ökologische Forschung / Oswald Baumeister

Produzione di lana di pecora, Innervillgraten, AustriaGesellschaft für ökologische Forschung / Oswald Baumeister

Aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana)WWF / Andreas Weissen

Pettazzurro (Luscinia suecica)SVS, Zürich

Capre da latte in Svizzera Gesellschaft für ökologische Forschung / Oswald Baumeister

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Questo progetto è sostenuto finanziariamente dalle agenzie governative

tedesche Bundesministerium für Umwelt, Naturschutz und Reaktorsicher-

heit e Umweltbundesamt.

Gli sponsor declinano ogni responsabilità su correttezza, accuratezza e

completezza delle informazioni presentate e sui diritti di terzi. Le opinioni

espresse non coincidono necessariamente con quelle degli sponsor.

Ulteriori finanziamenti per questa pubblicazione sono stati concessi dal

Ministero Italiano per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per

i Beni Librari e gli Istituti Culturali.

Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Gli autori desiderano ringraziare in modo particolare Anno Internazionale

della Montagna, Ville de Gap, Conservatoire Botanique National de Gap-

Charance, Institut für Ökologie und Naturschutz dell’Università di Vienna

e ForumAlpinum 2002 per aver sponsorizzato o altrimenti contribuito

all’organizzazione dei due workshop a Gap, in Francia e ad Alpbach, in

Austria. Grazie anche a Teleatlas per i dati GIS.

WWF, CIPRA, ISCAR e ALPARC sono gli unici responsabili per le impreci-

sioni e gli errori eventualmente contenuti in questa pubblicazione e per

i risultati del progetto. Le seguenti organizzazioni e /o singoli individui

hanno contribuito al progetto fornendo dati e informazioni, partecipando

ai gruppi di lavoro, rivedendo le mappe e i testi della pubblicazione. Senza

il supporto entusiastico di tutti questi collaboratori e organizzazioni e

senza la loro disponibilità a condividere le conoscenze, i dati e le infor-

mazioni in loro possesso, la realizzazione di questo progetto non sarebbe

stata possibile:

Ringraziamenti Agencija Republike Slovenije za okolje v okviru Ministrstvo za okolje, prostor in energijo,Ljubljana (J. Kristanc);Alpine Network of Protected Areas-ALPARC, Gap & Chambéry (A. Bousquet, E. Brancaz,S. Nunes Veloso, M. Zurbach);Amt der Tiroler Landesregierung, Innsbruck (J. Kostenzer, R. Lentner);Amt für Wald, Natur und Landschaft, Liechtenstein-AWNL, Vaduz (M. Fasel);Associazione Razze Autoctone a Rischio di Estinzione-RARE (R. Fortina);Bayerisches Landesamt für Umweltschutz, München (A. Liegl, S. Kluth, J. Voith);Bayerisches Landesamt für Wasserwirtschaft, München (W. Binder);Bayerisches Landesanstalt für Landwirtschaft, Institut für Fischerei, Starnberg (E. Leuner);BirdLife Deutchland-NABU (H. Hötker);BirdLife International, Wageningen (D. Callaghan, S. P. Nagy);BirdLife Italy-Lega Italiana Protezione Uccelli, Parma (C. Celada);BirdLife Liechtenstein;BirdLife Österreich (A. Landmann, A. Ranner);BirdLife Slovenia-Dopps (T. Jancar);BirdLife Switzerland-Schweizer Vogelschutz-SVS, Zürich (W. Müller);Bund Naturschutz in Bayern e.V., München (C. Margraf);Bundesamt für Naturschutz, Bonn (U. Bohn);Bündner Natur-Museum, Chur (T. Briner, J.-P. Müller);Bureau d’Études Biologiques, Aigle (R. Delarze);CEMAGREF, Grenoble (J.-J. Brun);Centre Alpin de Phytogéographie, Fondation J.-M- Aubert, Champex-Lac (J.-P. Theurillat);Centre du Réseau Suisse de Floristique-CRSF, Chambésy (B. Bäumler);Centre Suisse de Cartographie de la Faune, Neuchâtel (Y. Gonseth);Conservatoire Botanique National Alpin, Gap (U. Collombier, J.-P. Dalmas, L. Gerraud, J.-C. Villaret);EAWAG-Eidg. Anstalt für Wasserversorgung, Abwasserreinigung und Gewässerschutz,Dübendorf & Kastanienbaum (T. Gonser, A. Peter);Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne-EPFL, Laboratoire dynamiques (M. Perlik);Econat, Yverdon-les-Bains (G. Berthoud);European Environmental Agency;European Topic Centre, Nature Protection and Biodiversity-ETC/NPB, Paris (D. Evans);Fachhochschule Weihenstephan, University of Applied Sciences,Fachbereich Wald und Forstwirtschaft (J. Ewald);Forum Européen de la Montagne, Gland (L. Soubrier);M. Franzen;Interakademische Kommission Alpenforschung-ICAS, Bern (V. Kaufmann, A. Latif);International Bearded vulture Monitoring (R. Zink);International Commission for the Protection of the Alps-CIPRA International (A. Ullrich);Istituto di Ecologia Applicata, Roma (L. Boitani);Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, Ozzano Emilia (E. Dupré, P. Genovesi);Istituto Oikos, Varese (L. Pedrotti);KORA-Koordinierte Forschungsprojekte zur Erhaltung und zum Managementder Raubtiere in der Schweiz, Bern (U. Breitenmoser, F. Zimmermann);Laboratoire d’Ecologie Alpine-LECA, Université Joseph Fourier, Grenoble (J.-L. Borel, P. Ozenda);Laboratoire d’Ecologie Alpine-LECA, Université de Savoie, Le Bourget du Lac (C. Miaud);Landesbund für Vogelschutz in Bayern e. V.-LBV (M. Jakobus, A. von Lindeiner);Large Carnivore Initiative for Europe (W. Pratesi Urquhart);Léavital;Monitoring Institute for Rare Breeds and Seeds in Europe-SAVE, St. Gallen (H.-P. Grünenfelder);Museo Regionale di Scienze Naturali, Sezione di Zoologia, Torino (F. Andreone);Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento (B. Maiolini);Muséum National d'Histoire Naturelle-MNHN, Paris (J. Moret);Nationalpark Berchtesgaden (H. Franz);Nationalpark Hohe Tauern (R. Zink);Nationalpark Kalkalpen (E. Weigand);Naturhistorisches Museum der Burgergemeinde Bern (K. Grossenbacher);Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage, Eybens (J. Michallet);Office pour la Protection de l’Insecte et son Environnement-OPIE (P. Dupont);Oikos Inc., Dom_ale (M. Harmel);Parco Nazionale dello Stelvio (L. Pedrotti);PLA project group landscape + conservation, Walpertskirchen (A. Ringler);C. Schütz;Stiftung Landschaftsschutz Schweiz-SL/FP, Bern (C. Neff);Technische Universität München, Wildbiologie und Wildtiermanagement,Wissenschaftszentrum Weihenstephan (W. Schröder, I. Storch);Teleatlas;Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Innsbruck (P. Hümer);Triglavski Narodni Park (T. Menegalija);UNESCO Biosphäre Entlebuch, Schüpfheim;United Nations Environment Programme– World Conservation Monitoring Centre-UNEP/WCMC;Università degli Studi dell’Insubria, Dipartimento di BiologiaStrutturale e Funzionale, Varese (A. Martinoli);Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Biologia,Sez. Botanica Sistematica e Geobotanica (C. Andreis);Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Dipartimento di BiologiaAnimale e dell’Uomo (L. Boitani);Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Biologia Vegetale (F. Montacchini);Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze Zootecniche (R. Fortina);Universität Erlangen (W. Bätzing);Universität Innsbruck, Institut für Geographie (A. Danzl, E. Gärtner);Universität Innsbruck, Institut für Naturkunde und Ökologie (A. Landmann);Universität Innsbruck, Institut für Zoologie und Limnologie (L. Füreder, A. Wille);Universität Marburg, Fachbereich Biologie, Fachgebiet Naturschutz (H. Plachter);Universität München (S. Schmidtlein);Universität Wien, Institut für Botanik (H. Niklfeld);Universität Wien, Institut für Ökologie und Naturschutz (G. Grabherr, H. Pauli);Universität Wien, Zoologisches Institut, Abt. Evolutionsbiologie (B.-A. Gereben-Krenn, H. Krenn);Université de Savoie, Le Bourget du Lac (C. Miaud);Université de Genève, Laboratoire de Biogéographie (J.-P. Theurillat);Université Joseph Fourier, Grenoble (J.-L. Borel);Univerza v Ljubljani (A. Brancelj);VAUNA e. V., Oberammergau (K. Elmauer, U. Wotschikowsky);Veterinärmedizinische Universität Wien, Forschungsinstitut für Wildtierkunde und Ökologie (F. Reimoser);Ville de Gap (P. Bernard-Reymond, M. Halbout);P. Warbanoff;WSL-Eidg. Forschungsanstalt für Wald, Schnee und Landschaft, Birmensdorf (P. Duelli, M. Perlik,T. Wohlgemuth);Zoologische Staatssammlung München (R. Kraft);Zukunft Biosphäre GmbH, Bischofswiesen (W. d’Oleire-Oltmanns, R. Eberhardt).

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