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S S ETE di ETE di P P AROLA AROLA dal 14 al 20 aprile 2019 SETTIMANA SANTA SETTIMANA SANTA VANGELO DEL GIORNO VANGELO DEL GIORNO COMMENTO COMMENTO PREGHIERA PREGHIERA

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Page 1: Lc 4,1-13 · Web viewTriduo Pasquale Giovedì Santo, 18 aprile 2019 Cena del Signore Liturgia della Parola Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15 La Parola del Signore

SSETE diETE di

PPAROLAAROLAdal 14 al 20 aprile 2019

SETTIMANA SANTASETTIMANA SANTA

VANGELO DELVANGELO DEL GIORNOGIORNO

COMMENTOCOMMENTOPREGHIERAPREGHIERA

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IMPEGNOIMPEGNODomenica delle Palme, 14 Aprile 2019

Liturgia della Parola Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14 – 23,56

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

…È MEDITATAE' uno spettacolo, dice Luca nel suo Vangelo. Sì, lo spettacolo dell'amore. Quello vero. Quello che lascia senza fiato. L'unico per il quale si può morire. O morirne. E' la spettacolo della passione, quella

di Gesù per me, per te. Sì, caro amico, Gesù è appassionato di te. Tu sei la Sua passione. E' lo spettacolo del Figlio di Dio che svela nella sua nudità crocifissa il vero volto di Dio. Nessun effetto

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speciale, nessuna flotta di angeli soccorritori, nessuna controfigura. Lui nudo, straziato, scarnificato è la trascrizione più vera del volto di Dio. Quell'uomo appeso alla croce, abbandonato e tradito è il nostro Dio. Prima di andare avanti, mi chiedo e ti chiedo, se davvero lo vogliamo un Dio così.Un Dio senza bacchetta magica, che si china sui piedi zozzi dei suoi discepoli e li lava con cura, un Dio che consegna la sua memoria nel fragile gesto del pane spezzato, che non toglie il dolore ma lo condivide, che non ci salva dalla morte ma nella morte, che perdona e persino giustifica i suoi assassini, che muore abbandonato da tutti i suoi amici, che nella solitudine più totale e straziante non maledice ma consegna il suo spirito al Padre.Sicuri, cari amici? Lo vogliamo un davvero un Dio così?Eccolo. Il Rabbì condannato a morte per bestemmia sale al Calvario. Il suo corpo è già distrutto dai colpi dilanianti del flagello e ora, sulle sue spalle scavate a carne viva, viene gettata la trave della Croce.Sale attraverso la folla distratta del mercato di Gerusalemme, folla infastidita da quel macabro corteo. Forse qualcuno di loro aveva gridato "Osanna al figlio di Davide"... Ma ora no, non più. Povero Gesù, ha fatto propria una brutta fine, doveva stare più attento, più furbo, più cauto. Peccato, davvero.

Dicono che è stato uno dei suoi a tradirlo... Gesù sale, il peso della Croce e della solitudine lo schiacciano. Cade. Si rialza. Da sotto la corona di spine scruta i curiosi sulla via del Calvario, cerca qualcuno dei suoi amici, dei dodici. Non sono passate nemmeno ventiquattrore da quando la presa sicura delle mani del maestro ha inciso un sigillo d'amore sui loro piedi. Ancora se lo vedono in ginocchio, davanti a ciascuno di loro, uno per uno. Pure per Giuda, il traditore. Ma ora la paura e la delusione sono troppo forti. Loro si aspettavano altro, attendevano una rivelazione potente, una presa di possesso trionfale della capitale terrena del Regno di Dio, e invece... Invece Gesù schiatta sotto la Croce. Cade, ancora. Questa volta si rialza a fatica. Il legno è troppo pesante, le ferite sulla schiena bruciano come il fuoco. Il Rabbì non ce la fa più."Deve arrivare vivo in cima al Calvario", si dicono i soldati. Ed è l'ignaro Simone di Cirene a farne le spese. Nessun amico ha alleggerito la salita del maestro. Nessuno dei suoi ha prestato le spalle, le hanno girate. E basta. Il Cireneo, di ritorno dai campi, è caricato della croce. Gesù barcolla. Sale. Ogni passo è uno strappo. Ci siamo. Il corteo è arrivato in cima, sul luogo detto Cranio. Gesù è terra. I polsi schiacciati sulla trave. Per la prima volta il falegname Gesù è dalla parte del legno. Conosce il rumore

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del martello sui chiodi, ma non il tonfo sordo e straziante della carne.Su quel legno finisce il cammino del Rabbì. "Salva te stesso" gridano i capi, i soldati e uno dei malfattori."Salta giù, forza! Sorprendici con uno dei tuoi bei miracoli! Non sei forse il salvatore? Allora salvati e crederemo in te! Coraggio, cosa aspetti! Non hai detto che il Padre ti ha mandato, che tu sei il Cristo? Dove sono gli angeli di Dio? Perché non vengono a salvarti?" Ma la logica di Gesù è un'altra. Non è salvandosi che dona salvezza, non è facendo piazza pulita dei suoi avversari che svela la sua potenza, non è con un colpo di scena finale che rende evidente la sua regalità. No, non è lo stile di Gesù. Lui sulla Croce ci rimane. E' perdendosi che dona salvezza, è con la sua impotenza che svela la sua forza, è rimanendo appeso alla croce che svela la nuova regalità dell'amore. Ora siamo alla fine. Ogni respiro è una frustata. L'ultima parola è per il Padre, a Lui il Figlio riconsegna lo Spirito. E poi il silenzio. Tutti gli occhi sono puntati su di Lui. Poi verranno, lo porteranno via di corsa per metterlo nel sepolcro che il coraggioso Giuseppe d'Arimatea metterà a disposizione per Gesù. Le donne si

organizzeranno per preparare il suo corpo alla sepoltura. I dodici si sprangheranno nel loro rifugio, paurosi e codardi. I cuori di tutti i discepoli del Rabbì di Nazareth saranno invasi dal dolore, dalla tristezza e dalla delusione. E' andata ancora così: il forte ha vinto, il debole ha perso. La solita storia. Dovevamo aspettarcelo.Chiuderanno il sepolcro e seppelliranno pure tutte le speranze che Gesù aveva acceso nei loro cuori. Un fuoco inutile. Ma i discepoli ancora non sanno. Ascoltano il silenzio e pensano che sia la fine.Invece no, quel silenzio è quello prima della tempesta, è il silenzio che precede l'esplosione. L'Amore non può stare a marcire in un sepolcro. L'Amore, quello di Gesù, lo farà esplodere. E sarà Pasqua.----------------------------------------Il racconto della passione è lo svelamento supremo del Dio-Amore, che dona la vita anche a chi diffonde la morte. La storia ricomincia da un atto di amore totale: qui sta la forza attrattiva del crocifisso. D’ora in poi, per sapere chi sia Dio basta inginocchiarsi ai piedi della croce. Lo ha insegnato anche il centurione, il lontano che fa la sua bella professione di fede.

…È PREGATAPer noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce.

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Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.

…MI IMPEGNA "Chi sono io, davanti al mio Signore? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo o prendo le distanze? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?... I discepoli che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù? Come quell'altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni? Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare - o condanno io - le persone? Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente... Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio o come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando? Sono io come quei capi che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire: "Guarda che questo diceva che sarebbe risuscitato. Che non venga un altro inganno!", E bloccano la vita, bloccano il sepolcro per difendere la dottrina, perché la vita non venga fuori? Dov'è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio?" PAPA FRANCESCOChe questa domanda ci accompagni durante tutta la Settimana Santa per viverla intensamente, in unione di fede e di amore, per una vera Pasqua di Resurrezione. Ne abbiamo tutti bisogno!Lunedì 15 Aprile 2019

Liturgia della Parola Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATASei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma

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perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.…È MEDITATAIn Giovanni, a differenza di Marco, il racconto dell’unzione di Betania è situata sei giorni prima della festa di Pasqua. Gesù si trova in casa di Lazzaro, Marta e Maria, i tre fratelli suoi amici. Lo sguardo si ferma su Maria che entra senza esitazione nella sala del convito e si inginocchia davanti a Gesù, piangendo. Essa porta un vaso di alabastro, pieno di profumo delicatissimo e con esso “cosparge i piedi di Gesù, poi li asciuga con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo”. I gesti che la donna compie sono carichi di affetto e di significato: di affetto, perché chi ama non tiene conto di quanto spende, di quello che perde, di cosa pensano gli altri; di significato, perché quel gesto prelude alla morte di Gesù, agli aromi con i quali le donne avrebbero cosparso il corpo di Gesù il mattino di Pasqua. Giuda, invece, camuffa la propria ingordigia vestendola con i panni di chi si scandalizza per lo spreco, di quell’unguento: gli anni vissuti accanto a Gesù non hanno trasformato il suo cuore, forse

troppo preso da altre preoccupazioni e desideri. Mentre Maria compie un’azione profetica, Giuda che dissente dal gesto di Maria rappresenta la società dei malvagi. Il gesto di Maria, infine, diviene proposta per noi: perché in questo tempo, dove prevale il profitto e l’efficienza, possiamo imparare una lezione di gratuità. Quanto si dona con il profumo dell’amore non si perde mai. Giuda non capisce che cospargere i piedi di Gesù di profumo è un atto di culto che non disimpegna dalla carità, come la preghiera non disimpegna dall’azione, alla quale Gesù stesso ci rimanda: “I poveri li avete sempre con voi”.------------------------------------------Il dramma della Passione è alla soglia. Gesù lo sente nell'anima. Conosce ogni particolare di quanto avverrà: l'agguato, il tradimento, gli insulti, la ferocia, l'angoscia di essere abbandonato da tutti. Allora decide di andare a Betania, la casa degli amici. Lì trova Lazzaro, Marta e Maria. Sono gli intimi che conoscono, meglio di altri il suo cuore. E

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ognuno, quasi presago della prossima morte, gli sta vicino, con semplicità e amore. Lazzaro sta a tavola con lui;

Marta dà il meglio nel servizio a cena; Maria punta sulla piena gratuità. E il profumo riempie la casa.

…È PREGATASpirito Santo, luce interiore, tu rischiari i giorni felici della nostra vita come anche i periodi della prova. E quando la chiarezza sembra scomparire, la tua presenza resta, ci permette di avanzare da un inizio a un nuovo inizio. Amen.

…MI IMPEGNA«Prese... cosparse... asciugò...la casa si riempì». L'azione viene descritta come al rallentatore, in un clima di sospensione, che impone una pausa, per consentire al lettore di assimilare la scena in tutti i suoi particolari. Sono i quattro verbi di questa azione sacra, compiuta con le mani e con i capelli, senza alcun bisogno di parole superflue. Il gesto parla eloquentemente da solo. Nell'unguento versato è Maria stessa che si versa, che consegna sé stessa, che si effonde come una profumata confessione di fede e di amore in colui che ella riconosce e chiama il suo "Signore". Solo un cuore amante, ispirato, libero (e femminile) poteva giungere a un atto così gratuito e pubblicamente sconveniente. Martedì 16 Aprile 2019

Liturgia della Parola Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse:

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«Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».…È MEDITATALa liturgia della Settimana Santa propone alla nostra attenzione più volte la figura inquietante di Giuda, il traditore, come per esempio nel Vangelo odierno di Giovanni e in quello di domani, di Matteo. Con pennellate di chiaroscuro assai espressive, l'Autore del quarto Vangelo cattura la nostra riflessione. È notte! Giuda appare in tutta la sua dimensione tenebrosa e misteriosa, satanica: …Ed “era notte”, precisa l’evangelista che ci offre non solo un’informazione cronologica, ma anche psicologica. Sant’Agostino commenta: “Anche colui che era uscito di notte era notte”. È la notte in cui Gesù consegna il suo corpo come pane, è la notte infida del male, delle tenebre, che occultano la luce. I discepoli "si guardano l'un l'altro" con morbosa curiosità, per indovinare chi fosse il traditore e non guardano in sé stessi, alla propria inconsistenza interiore. In forte contrasto con Giuda, Giovanni, il discepolo che Gesù amava, si china sul petto del Maestro (per cui venne chiamato

dai Padri greci episthétios = reclinato sul petto) e percepisce i battiti di quel cuore colmo di amore. Mentre Pietro, nella sua istintiva impulsività, ignaro ancora del suo triplice tradimento, esibisce con presunzione la sua fragile fedeltà.Di fronte ai grandiosi gesti di Gesù nell'ultima cena, la comunità dei discepoli scopre che all'interno degli stessi chiamati abita il tradimento, ma scopre anche contemporaneamente la fedeltà di Dio più grande del peccato e la potenza dell'amore di Cristo che va oltre il tradimento. Di qui possiamo trarre un duplice avvertimento. Anzitutto la comunità è invitata a non scandalizzarsi e scoraggiarsi, quando scoprirà nel proprio seno il tradimento, perché è un'esperienza che Gesù per primo ha vissuto: il tradimento accompagna la Chiesa fin dalle origini. E il secondo avvertimento non è meno importante: la comunità e ciascuno di noi è invitato seriamente a non cullarsi su false sicurezze e a non presumere mai di sé, perché il

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tradimento è sempre possibile se non si è vigilanti nella preghiera.------------------------------------------E' chiesto anche a noi, in questi giorni santi, di stare vicino a chi è andato incontro alla morte per noi. Ora

facciamo silenzio e mettiamoci in ginocchio davanti all'Amore di Gesù per i suoi discepoli, per noi, per Giuda, scelto tra i Dodici e chiamato ‘amico'. Chiediamogli umilmente perdono di tutti i nostri tradimenti.

…È PREGATAPovero Pietro! Cercava un sostegno in se stesso, invece di appoggiarsi sulla forza del Buon Dio. Sono certa che se avesse detto umilmente a Gesù: "Ti prego, dammi il coraggio di seguirti fino alla morte", quel coraggio gli sarebbe stato concesso immediatamente. Santa Teresa di Lisieux,

…MI IMPEGNAIl dramma del tradimento non riguarda solo Giuda! Anche Pietro, entusiasta ammiratore del Maestro, così appassionatamente legato alla sua persona, di fatto, è anche lui fragile. Due storie di tradimento che si intrecciano intorno alla storia dell'AMORE più grande: quella dell'Uomo-Dio, di Gesù.Oggi mi lascerò provocare da queste due storie senza dimenticare la mia personale possibilità di tradire. Anzi la guarderò lucidamente in faccia. Mercoledì 17 Aprile 2019

Liturgia della Parola Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25LA PAROLA DEL SIGNORE

…È ASCOLTATAIn quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal

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quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».…È MEDITATADopo la dolce unzione di Betania, ultima carezza offerta a Gesù prima della sua passione, Matteo ci presenta Giuda che va dai sommi sacerdoti a contrattare sul prezzo. Ma il testo ci presenta due possibili vie che si fronteggiano tra di loro: quella del tradimento che vende il maestro per “ trenta denari” e quella degli apostoli che chiedono a Gesù dove desidera celebrare la Pasqua. Dovrebbe risuonare vera e provocatoria anche per noi la risposta di Gesù a Giuda e pensare alla nostra libertà quando si consegna alle cose e non accoglie l’iniziativa di Dio, quando come Giuda non sappiamo rimuovere i propositi malvagi di possessività, di violenza, di egoismo, di aggressività nei confronti delle persone e delle cose. Ma perché siamo capaci di peccare? Non è facile rispondere! Sappiamo che il peccato non significa essere fragile, avere dei limiti. Né si identifica con il senso di colpa nei confronti di una situazione di cui si porta il peso. Il peccato oltre ad essere tradimento dell’amore è il rifiuto consapevole e voluto del riferimento a Dio, alla sua Parola. È un comportamento o un gesto o un’azione in contrasto con il mistero della comunione, regalataci in Gesù Cristo. Anche noi talvolta

"svendiamo" Dio, preferendogli i nostri comodi, l'egoismo, il successo, il piacere, le ricchezze... Leggendo il Vangelo anch'io sono chiamato in causa e chiedermi quanto "vale" per me il Signore, ad esaminare la mia coscienza: io che magari penso di amare il Signore a parole, ma poi lo tradisco con i fatti e scendo a compromessi avvilenti. C’è una famosa predica di don Primo Mazzolari, fatta un venerdì santo da lui intitolata “Nostro fratello Giuda”: egli vede in questo apostolo riflessa l’immagine di ciascuno di noi, tutti protesi alla ricerca di costringere Gesù Cristo ad agire secondo il nostro modo di vedere e di giudicare. La croce è scandalo perché troppo diversa, troppo altra rispetto all’immagine che noi ci facciamo di Dio. Forse conviene riflettere sul fatto che noi non siamo migliori del traditore. Ci salveremo solo se resteremo attac-

cati al Maestro seguendolo passo passo in questi giorni santi con lo sguardo del cuore.--------------------------------------«E adesso lasciate che io pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro. E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come

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siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi amico. La Pasqua è questa parola detta ad un povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo. Anche quando noi

ci rivolteremo tutti i momenti contro di Lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il sacerdote all'ultimo momento della nostra vita, ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli amici». Don Primo Mazzolari

…È PREGATAPrimo Mazzolari: Le orecchie del mio cuore, Signore, sono davanti a te. Aprile e dì all'anima mia: io sono la tua salvezza. Rincorrerà questa voce e così ti raggiungerà; tu non nascondermi il tuo volto: che io muoia, per non morire e contemplarlo. Dillo, che io lo senta. Signore, sono io che ti faccio morire, eppure oso guardarti. Pietro ti guarda e si salva il buon ladrone ti guarda e si salva il centurione ti guarda e si salva. I farisei non hanno guardato Gesù, Giuda ha baciato Gesù senza guardarlo Io ti faccio morire, ma ti guardo.Voglio che tu mi apra la piaga del tuo cuore, perché mi ci nasconda dentro, che i tuoi angeli dischiodano le tue braccia, perché esse mi sollevino sopra la mia polvere di peccato, che essi distacchino i tuoi piedi benedetti, perché mi conducano lontano in questo mondo che non vuol credere al tuo amore.

…MI IMPEGNAIn questa settimana così intensa e importante vigiliamo su noi stessi chiamati ad essere fra i discepoli, fra coloro che hanno avuto la grazia e l'onore di essere chiamati a seguire il Signore, perché non succeda anche a noi di perderci e di essere travolti dalla nostra parte oscura. Che Dio abbia pietà di noi! Se abbiamo imitato Giuda, chi più chi meno, nel tradimento, non lo imitiamo in questa sua mancanza di fiducia nel perdono. Esiste un sacramento nel quale è possibile fare una esperienza sicura della misericordia di Cristo: il sacramento della riconciliazione. Quanto è bello questo sacramento! 

Triduo PasqualeGiovedì Santo, 18 aprile 2019

CENA DEL SIGNORE

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Liturgia della Parola Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».…È MEDITATAMi immagino la faccia dei dodici discepoli, le occhiate sbigottite, l'imbarazzo. Il Rabbì gli aveva abituati allo stupore, non si può certo dire che la convivenza con Gesù fosse priva di colpi di scena o di gesti spiazzanti, ma quello che stava per accadere andava ben oltre la loro fantasia. Qualcuno, forse, se lo stava seriamente chiedendo: "Che sia davvero impazzito?".Sì, almeno questo l'avevano capito.

Gesù è un pazzo, è un folle. Strano scherzo dell'amore.Giovanni introduce la scena della lavanda dei piedi con una annotazione che anticipa e prepara tutta la passione e morte di Gesù: "Sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine".Quest'ultimo versetto non va inteso solamente in senso cronologico,

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cioè fino alla fine della vita; ma soprattutto in senso qualitativo: Gesù ama in modo definivo, radicale e totale. Proprio per questo la lavanda dei piedi non ha solo un significato esemplare, ma anche rivelativo. Tutto il senso della vita di Gesù e tutta la profondità della sua morte sono anticipati e racchiusi nel gesto della lavanda dei piedi. Qui si svela il volto del Messia, la sua grandezza divina fatta di servizio, di umiltà, di abbassamento e di amore. Gesù non solo vuole dare un esempio da imitare ai suoi discepoli, non solo mostra la sua umiltà e la sua disponibilità al servizio come qualcosa che dovrà caratterizzare anche la vita dei dodici, ma vuole svelarci fino a dove può arrivare l'amore. Il Suo. Durante la cena Gesù lascia tutti senza fiato. I discepoli lo seguono con lo sguardo, ma non riescono a dire nemmeno una parola. Gesù si alza da tavola, si spoglia dei suoi vestiti, si allaccia ai fianchi un grembiule e prendendo un secchio con dell'acqua si mette a lavare i piedi dei suoi discepoli. Uno per uno. Senza fretta. Li lava e poi li asciuga con il grembiule che si è annodato in vita. Dopo essersi chinato sui piedoni dei suoi discepoli, dopo aver convinto Pietro a lasciarsi lavare, Gesù si riveste e si risiede con i suoi. Silenzio. Imbarazzo. Gesù non prende tra le mani la testa dei

discepoli con tutti i loro sogni, gli ideali, i propositi, i desideri.Il Figlio di Dio si mette in ginocchio davanti alla ciurma scompaginata dei suoi amici e prende tra le sue mani i loro piedi, cioè il contatto con la terra, le fragilità, le debolezze, le povertà. I piedi sono l'equilibrio, il cammino e reggono tutto il peso del corpo.I piedi dicono verso dove stiamo andando e verso chi stiamo camminando. I piedi possono fare radici, sprofondare nell' immobilità e gonfiarsi di egoismi. Questa sera, anche i nostri piedi, sono nelle mani di Gesù. Così come sono, senza prelavaggi.Il Rabbì di Nazareth ci spoglia di tutte le nostre maschere e di tutte le nostre corazze. Davanti a Lui possiamo essere quello che siamo, non dobbiamo vestire altri panni o entrare nel ruolo. Davanti a Gesù possiamo davvero svestirci di tutti i nostri travestimenti. Lui conosce il nostro cuore, sente vibrare le nostre passioni e nostri dolori, conosce la nostra sete di verità e le povertà quotidiane del nostro vivere.Di nuovo in ginocchio, il grembiule ai fianchi, chinato, giù, sui piedi. I nostri, questa sera. Non alza la testa sopra la caviglia, non fa differenze tra i nemici e i nemici, tra i fedeli e i traditori. I piedi del discepolo amato e i piedi di Giuda sono passati nelle Sue mani senza distinzioni. Questo è il mandato che il Maestro ci lascia, questo è il volto dell'amore che la comunità

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cristiana deve incarnare. Le nostre comunità si muniscano di acqua, di catini e di grembiuli per dare mani e passione all'annuncio del Vangelo. Anche noi in ginocchio, giù, senza mai alzare la testa sopra la caviglia per non distinguere gli amici dai nemici. Il tintinnio dell'acqua risuonerà per il vagabondo come per industriale, per l'ateo come per il monaco, per il bravo papà come per il carcerato, per gli sposi fedeli come per i separati, per l'amico sincero come per chi da mesi non saluta più. Lo faremo senza far troppo rumore, in silenzio, come ha fatto Gesù quella sera. Lo faremo con passione e con umiltà. Nelle nostre orecchie risuoneranno ancora le Sue parole e sui nostri piedi sentiremo ancora la stretta delle mani del Rabbi di Nazareth.

-----------------------------------------La vita quotidiana ci permette di toccare con mano tante esigenze che riguardano le persone più povere e più provate. A noi viene richiesta quell’attenzione particolare che ci porta ad accorgerci dello stato di sofferenza e bisogno in cui versano tanti fratelli e sorelle. A volte – ha fatto notare – passiamo davanti a situazioni di drammatica povertà e sembra che non ci tocchino; tutto continua come se nulla fosse, in una indifferenza che alla fine rende ipocriti e, senza che ce ne rendiamo conto, sfocia in una forma di letargo spirituale che rende insensibile l’animo e sterile la vita. Chi non vive per servire, non serve per vivere. PAPA FRANCESCO

…È PREGATAO Dio, Padre buono, con viscere di misericordia sempre ti chini su di noi piccoli e poveri, viandanti sulle strade del mondo, e ci doni, in Cristo tuo Figlio nato dalla Vergine Maria, la Parola che è lampada ai nostri passi e il Pane che ci fortifica lungo il cammino della vita. Ti preghiamo: fa' che, nutriti al convito eucaristico, trasformati e sospinti dall'Amore, andiamo incontro a tutti con cuore libero e sguardo fiducioso perché coloro che Ti cercano possano trovare una porta aperta, una casa ospitale, una parola di speranza. Fa' che possiamo gustare la gioia di vivere gli uni accanto agli altri nel vincolo della carità e nella dolcezza della pace. Desiderosi di essere da Te accolti al banchetto del tuo Regno di eterno splendore, donaci la gioia di avanzare nel cammino della fede, uniti in Cristo, nostro amato Salvatore. Amen.…MI IMPEGNA

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Gesù depone le vesti e si inginocchia a lavare i piedi degli apostoli. Tu cosa devi “deporre” per far sì che la tua vita sia un’espressione sincera di servizio sull’esempio di Gesù “Maestro e Signore”?

Venerdì Santo, 19 aprile 2019La croce è il più terribile "no" al peccato e il più amoroso "sì" al peccatore.

PASSIONE DEL SIGNOREdigiuno e astinenza

Liturgia della Parola Is 52,13 – 53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1 – 19,42

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».…È MEDITATAIl Venerdì santo è il giorno in cui la Chiesa sosta ai piedi della croce per meditare ancora sull'immenso valore dell'amore di Cristo definitivamente manifestato dalla sua morte.

Tace, la Chiesa. Tacciono, i discepoli. Le nostre chiese sono spoglie, disadorne, silenziose. Durante la giornata ci ritroveremo per ascoltare la passione. Non si celebra l'eucarestia, da nessuna

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parte: l'unico sacrificio resta quello di Cristo appeso sulla croce per siglare il legame definitivo fra il cielo e la terra. Tace anche il nostro cuore e le nostre (troppo spesso inutili) preghiere. Ecco Dio: osteso, mostrato, appeso ad una croce da cui pende esanime. Fino a questo punto Gesù ha voluto arrivare per manifestare la misura senza misura del suo amore. Tutto è compiuto, tutto è stato detto, tutto è stato dato. A noi, ora, di piegare le ginocchia e di professare, come solo sa fare il pagano centurione, che davvero Gesù è il Cristo di Dio. Lo è. E quella croce, per noi discepoli, diventa luminosa, segno di salvezza, esplicita e definitiva testimonianza d'amore. Quella croce che dovrebbe pendere sulle nostre scelte, che dovrebbe orientare tutte le nostre scelte. Croce diventata unità

di misura dell'amore che Dio ha per noi. Fermiamoci ai piedi della croce nel silenzio dell'anima: fino a questo punto siamo amati.----------------------------------------

--Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. PROFETA ISAIA

…È PREGATAAdoriamo la tua Croce, Signore, lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione. Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo. Scenda, o Padre, la tua benedizione su questo popolo, che ha commemorato la morte del tuo Figlio nella speranza di risorgere con lui; venga il perdono e la consolazione, si accresca la fede, si rafforzi la certezza nella redenzione eterna. 

…MI IMPEGNATanta vergogna Signore ma il nostro cuore è nostalgico anche della speranza fiduciosa che tu non ci tratti secondo i nostri meriti ma unicamente secondo l'abbondanza della tua Misericordia; che i nostri tradimenti non fanno venir meno l'immensità del tuo amore; che il

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tuo cuore, materno e paterno, non ci dimentica per la durezza delle nostre viscere;La speranza sicura che i nostri nomi sono incisi nel tuo cuore e che siamo collocati nella pupilla dei tuoi occhi;La speranza che la tua Croce trasforma i nostri cuori induriti in cuore di carne capaci di sognare, di perdonare e di amare; trasforma questa notte tenebrosa della tua croce in alba folgorante della tua Risurrezione;La speranza che la tua fedeltà non si basa sulla nostra;La speranza che la schiera di uomini e donne fedeli alla tua Croce continua e continuerà a vivere fedele come il lievito che da sapore e come la luce che apre nuove orizzonti nel corpo della nostra umanità ferita;La speranza che la tua Chiesa cercherà di essere la voce che grida nel deserto dell'umanità per preparare la strada del tuo ritorno trionfale, quando verrai a giudicare i vivi e i morti;La speranza che il bene vincerà nonostante la sua apparente sconfitta!

Sabato Santo, 20 aprile 2019

Un gran silenzio avvolge la Chiesa: tacciono le campane, sono sospese le azioni liturgiche. La Chiesa è ancora attonita per il mistero della passione e morte del Figlio di Dio, che ieri l’ha commossa e straziata. C’è, però, in lei un’aria di attesa: Dio non può essere vinto dalla morte, perché si è incarnato proprio per vincerla e superarla. Sì, la

Chiesa attende con impazienza di ascoltare l’annunzio esultante della Risurrezione di Cristo e di poter nuovamente prorompere nel grido del giubilo dell’alleluja nella notte più santa e luminosa dell’anno, durante la Veglia Pasquale. Vale la pena allora non sciupare questa giornata di raccolto silenzio e di digiuno per prepararti convenientemente a questo salto di qualità della tua vita di battezzato coinvolto nella Risurrezione del Signore. Forse hai passato altre Pasque prive di ogni vibrazione interiore, Pasqua in cui la risurrezione era solo una parola. Non può essere così anche quest’anno. Ora tocca a te stabilire in cosa debba consistere praticamente questa risurrezione, cioè la tua Pasqua nella Pasqua di Gesù.

Avvisi parrocchiali – Settimana Santa 2019Sabato 13 > Santa Messa delle Palme di Via Sapello anticipata alle 16

CELEBRAZIONI IN PARROCCHIAGiovedì Santo 18 Aprile

ore 18 > Santa Messa – ore 21 > Adorazione ComunitariaVenerdì Santo 19 Aprile

ore 7 > Recitiamo insieme le Lodi Mattutineore 15 > Adorazione Eucaristica con i bambini del Catechismo

ore 18 > Adorazione della Croce

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ore 21 > Via Crucis per le vie di PalmaroSabato Santo 20 Aprile

Ore 21:30 > Veglia PasqualeORARIO CONFESSIONI

Lunedì e Mercoledì > dalle 9 alle 10 – Domenica > dalle 9:30 alle 11Lunedì 22 Aprile > Raccolta panini per le persone senza fissa dimora

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