Lavorarexsantilario 005 mar2011

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In evidenza: Lavorare per ...col dovuto rispetto per l'ozio I n queste ultime settimane assistiamo sgomenti alla succes sione di notizie provenienti dal Giappone sul disastro nucleare in cui si sta precipitando. D’un tratto tutti i profeti del “rinascimento” nucleare si sono dovuti zittire per salvare quel poco di pudore e, spaventati che il “guaio” nipponico proietti troppa attenzione sulla questione, ora parlano di moratorie, di rinvio delle decisioni. Vedi mai, dio non voglia, che la gente si accorga troppo che proprio tra poche settimane si torna (di nuovo) alle urne per uno scomodo re ferendum contro il nucleare. Noi non vogliamo abboccare alla censura che vogliono imporre quelli a cui la situazione non sta fa cendo gioco (si vedano il governo, la falsa opposizione del Terzo Polo, la Confidustria, certi giornalisti, o l’ormai indimenticabile Chicco Te sta), i quali gridano allo scia callaggio, alla “strumentalizzazione politica” delle disgrazie altrui da parte degli oppositori al nucleare, o invitano a non prendere decisioni sull'"onda emotiva" del momento. Eppure siamo convinti che è pro prio sulla scia dell’angoscia nuclea re giapponese che dobbiamo costruire le nostre riflessioni sulla questione. Rivendichiamo l'intelli genza emotiva, l’istinto di auto conservazione, che può costituire il catalizzatore delle decisioni più opportune, stimo l ando riflessioni altrimenti ingabbiate nel perime tro del conformismo, diffidando delle soluzioni in apparenza neces sarie e “inevitabili”. Il 12 e 13 giugno saremo chiamati a votare tre quesiti referendari sui temi dell'energia nucleare e della gestione del servizio idrico (più uno sul legittimo impedi mento): dovremo scegliere se abro gare o meno un pacchetto di norme votato dal governo Berlu sconi che permetterebbe la costru zione di nuove centrali nucleari in Italia ed il fami gerato decreto Ronchi sulla privatizzazione del servizio di gestione dell'acqua. Non dobbiamo perde re l’occasione ed espri merci in massa, in modo forte e chiaro, contro la reintroduzione del nu cleare, una scelta sciagurata e pericolosa, antieconomica (ma molto redditizia per le lobby imprenditoriali coinvolte), del tutto superata e sostituibile dalle tecnologie delle risorse rinnovabili. Come sempre nei refe rendum, per bocciare qualco sa (come il nucleare, o la privatizzazione dell’acqua) si vota SI. Pertanto l’invito è quello di non abbassare la guardia, di segnarsi la data dei referendum e non diserta re le urne. E rimanendo quanto più potete “emotivamente coinvolti”. Fermiamo il nucleare A PAGINA 2 Il 12 e 13 giugno si vota: acqua per tutti, nucleare per nessuno Guerre e guerra di Libia, la nostra posizione (di sempre):

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Giornalino di informazione politica, ambiente e società del paese di sant'Ilario d'Enza (RE) e del suo territorio

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Page 1: Lavorarexsantilario 005 mar2011

SSAANNTT''IILLAARRIIOO

Nr. 5 - Marzo 2011

In evidenza:

Lavorare per...col dovuto rispetto per l'ozio

I n queste ultime settimaneassistiamo sgomenti alla succes­sione di notizie provenienti dalGiappone sul disastro nucleare incui si sta precipitando.D’un tratto tutti i profeti del“rinascimento” nucleare si sonodovuti zittire per salvare quel pocodi pudore e, spaventati che il“guaio” nipponico proietti troppaattenzione sulla questione, oraparlano di moratorie, di rinviodelle decisioni. Vedi mai, dio nonvoglia, che la gente si accorgatroppo che proprio tra pochesettimane si torna (di nuovo)alle urne per uno scomodo re­ferendum contro il nucleare.Noi non vogliamo abboccare allacensura che vogliono imporrequelli a cui la situazione non sta fa­cendo gioco (si vedano il governo,la falsa opposizione del Terzo Polo,la Confidustria, certi giornalisti, ol’ormai indimenticabile Chicco Te­sta), i quali gridano allo scia­callaggio, alla “strumentalizzazionepolitica” delle disgrazie altrui daparte degli oppositori al nucleare, oinvitano a non prendere decisionisull'"onda emotiva" del momento.Eppure siamo convinti che è pro­prio sulla scia dell’angoscia nuclea­re giapponese che dobbiamocostruire le nostre riflessioni sullaquestione. Rivendichiamo l'intelli­genza emotiva, l’istinto di auto­conservazione, che può costituire ilcatalizzatore delle decisioni piùopportune, stimo­ lando riflessionialtrimentiingabbiatenel perime­

tro del conformismo, diffidandodelle soluzioni in apparenza neces­sarie e “inevitabili”.Il 12 e 13 giugno saremochiamati a votare tre quesitireferendari sui temidell'energia nucleare e dellagestione del servizio idrico(più uno sul legittimo impedi­mento): dovremo scegliere se abro­gare o meno un pacchetto dinorme votato dal governo Berlu­sconi che permetterebbe la costru­zione di nuove centralinucleari in Italia ed il fami­gerato decreto Ronchisulla privatizzazione delservizio di gestionedell'acqua.Non dobbiamo perde­re l’occasione ed espri­merci in massa, in modoforte e chiaro, contro lareintroduzione del nu­cleare, una scelta sciaguratae pericolosa, anti­economica(ma molto redditizia per le lobbyimprenditoriali coinvolte), deltutto superata e sostituibile dalletecnologie delle risorse rinnovabili.Come sempre nei refe­rendum, per bocciare qualco­sa (come il nucleare, o laprivatizzazione dell’acqua) sivota SI.Pertanto l’invito è quello di nonabbassare la guardia, di segnarsi ladata dei referendum e non diserta­re le urne. E rimanendo quanto piùpotete “emotivamente coinvolti”.

Fermiamo il nucleare

A PAGINA 2Mafie e antimafie reggiane

Referendum contro nuclearee acqua privatizzatata

Il 12 e 13 giugno si vota: acqua per tutti, nucleare per nessuno

Guerre e guerra di Libia,la nostra posizione (di sempre):

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Lavorare per Sant'IlarioPag. 2

N egli anni settanta, quando co­minciò ad affacciarsi la questio­ne ambientale, il pensiero prevalentedi sinistra (della destra neanche parla­re) trattava quelli che la ponevano co­me borghesucci viziati e sentimentali.Oggi l’arroganza è diminuita, ma ilbinomio realismo/crescita resiste, e laseduzione nucleare recupera terreno,fino a convincere il prof. Veronesi aindossare il camice del fisico sopraquello dell’oncologo. Poi ci sono glieconomisti dell’urgenza, dei duetempi (prima distruggere, in nomedello sviluppo, poi ricostruire), i politi­ci con le spalle al muro, gli industrialismaniosi. Intanto, con triste regolari­tà, ogni pioggia prolungata crea zonelacustri sul mattone e il cemento inogni parte d’Italia.L’arroganza è diminuita, dicevo, mail saccheggio dei terreni agricoli conti­nua col conforto delle leggi e dellescelte di governo. Riferisce MassimoGargano, Presidente dell’ANBI(Ass.ne Naz.le Bonifiche e Irrigazio­ni), che negli ultimi anni si è avuto inItalia un “effetto tenaglia”: da unaparte i governi di centro sinistrahanno modificato la legge Bucalossisui suoli ­ che obbligava le Ammini­strazioni pubbliche a reinvestire inservizi i ricavi delle concessioni ­ inmodo da permettere un assorbimentodegli stessi ricavi nella spesa corrente,cioè di “far cassa”; dall’altra i governidi centro destra, coi tagli e il bloccodei trasferimenti dello stato agli entilocali, hanno completato l’opera.

Una storia già vecchia, questa delcentro sinistra che tira la volata alladestra; è accaduto con la “riformadella scuola” di Luigi Berlinguer, dallaquale la Gelmini e Tremonti hannopreso il via aumentando la velocità, èaccaduto coi progetti di privatizzazio­ne, col sostegno alle scuole confessio­nali, il federalismo arruffato, lafinanza creativa e molto altro.Lamentarsi per i tagli del governo ègiusto, ma se non si cambia la consi­derazione dei bisogni e il modello disocietà si fa solo propaganda, e non èdavvero sufficiente rivendicare che farcassa consente di erogare i servizi so­ciali sacrificati. Prima di “rimediare”ai danni del governo assumendo sulleproprie spalle ogni emergenza, credoche i Comuni dovrebbero inventarsinuove, politiche, forme di contratta­zione. I loro antenati prossimi lohanno fatto e, grazie a ciò, hanno datoal paese quel po’ di welfare di cuiancora dispone.Post Scriptum: avevo appena finitodi scrivere, che il terribile terremotoin Giappone ha ripresentato il perico­lo di un incidente nucleare. Ovvi itentativi di minimizzare da parte delForum e di Chicco Testa, detto anche“Capriola”. Che volete farci, l’ex­ambientalista è di quelli che prendo­no le cotte; lui si è innamoratodell’atomo e non c’è più stato nienteda fare. Il nucleare, poi, è pericolosoanche e forse soprattutto a prescinde­re dagli aspetti squisitamenteambientali. Se ne riparlerà.

Lo scorso 9 febbraio ha avuto luogoal Mavarta, in una serata molto parte‐cipata e coinvolgente, l’incontro sulleinfiltrazioni mafiose al nord orga‐nizzato dal nostro gruppo e che ha vi‐sto come ospiti Enrico Bini, expresidente di CNA e ora della Cameradi Commercio di Reggio, e GianFranco Riccò, già esponente sindacaledella CGIL e da molto tempo impe‐gnato su numerosi fronti civici reggia‐ni dell’antimafia.Fino a poco tempo fa parlare dellapresenza della mafia al nord non erafacile né accettato. Difficilmentecerti temi trovavano spazio sui mezzidi comunicazione e tanto meno nel di‐battito politico, pertanto la percezio‐ne dell’opinione pubblica è che ilfenomeno non esista, che sia un fattorelegato ad altri luoghi, se non al limi‐te pensare che i casi di presenza ma‐fiosa locale siano sporadici e del tuttolimitati alle manifestazioni piùeclatanti.Ma la situazione è ben diversa, piùsottile, più pervasiva. Qui si identificanessuno con “coppola e lupara”, qui siparla di colletti bianchi, valigette didenaro e di atti notarili, di flussi fi‐nanziari e bancari, di gente moltopresentabile, perfino molto inseritanella collettività. Emerge dalle paroledi Bini e Riccò una situazione localedavvero inquietante. I voluminosiintroiti dell’attività mafiosa hanno bi‐sogno di sbocchi nell’economia regola‐re per potersi “pulire”. Con unacapacità di investimentoineguagliabile, questi immensi capitaligiungono nelle regioni settentrionali,e qui in provincia di Reggio Emilia,dove vengono immessi nel circuitoeconomico: i soldi si mescolano ediventano tutti uguali. I settori diinvestimento elettivi sono l’edilizia, ilmovimento terra (cave, TAV, ecc.),l’autotrasporto, il commercio, i servi‐zi, i rifiuti.Cosa comporta in termini economi‐ci? Le imprese mafiose non hanno ilpensiero della concorrenza, possonolavorare sottocosto (cosa che li favori‐sce, tra le altre cose, anchenell’aggiudicazione degli appaltipubblici), possono permettersi, intempo di crisi, di continuare a costrui‐re immobili e non vendere, possonopermettersi di tenere aperti bar, risto‐ranti, negozi senza che ci passi uncliente. Vere e proprie “lavanderie”del denaro sporco frutto dei traffici distupefacenti, di rifiuti, di armi.

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Mafie (e antimafie)reggiane Effetto tenaglia sull'ambientedi Tullio Masoni

AMB I EN TE

AGENDA EVENTImercoledì 13 aprile A cena con ... Chernobyl 25 anni dopo(1986 - 2011)

Ospiti della serata, Massimo Scalia eGianni Francesco Mattioli, autori dellibro “Nucleare: a chi conviene? Letecnologie, i rischi, i costi”.

Circolo ArciFuoriorarioTaneto

lunedì 25 aprileFESTA DELLALIBERAZIONE

FESTA DELLA RESISTENZA a CasaCerviSul palco: Don Ciotti, fondatore diLibera

Casa CerviGattatico

venerdì 15 aprileore 20.40

PERCHE' VOTARE SI' ALREFERENDUM.Difendere l'acqua pubblica - Bloccareil nucleareIntervengono:On. Alessandro Bratti - Responsabileambiente ed energia PD Emilia

Centro CulturaleMavartaVia Piave 2 -Sant'Ilariod'Enza

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L a politica ha perso credibilità, nonnascondiamoci dietro un dito.La classe politica nazionale ci ha ormaiabituato ad assistere ogni giorno al suopessimo teatrino: con alti e bassi, piccoleescursioni drammatiche ­ come quelledel dicembre scorso ­ che si risolvono innulla, questioni accessorie che eclissanoconsiderazioni importanti, improbabilicampagne morali, temi politici fonda­mentali utilizzati da parti e contropartiper le loro false controversie ma che nes­suno poi ha davvero voglia di portare infondo (ad esempio, che fine ha fattol’urgente riforma della legge elettorale?).A tale spettacolino siamo talmente as­suefatti e annoiati da aver perso la capa­cità di allarmarci sul serio quando ifondamenti della nostra società sonomessi sotto attacco. L’inerzia in cui sia­mo sprofondati si è già manifestata difronte allo smantellamento del sistemadi istruzione pubblico e allo strangola­mento dei bilanci dei comuni.In aggiunta, viviamo un sistema politi­co che è intaccato dal virus della rappre­sentanza, della delega; un sistemademocratico nel quale i rappresentantieletti, scelti fra leader o esponenti dellegrandi organizzazioni politiche, con tri­ste cadenza cadono nella logica della pre­valenza dell'interesse particolare sulbene comune: clientelismi, corruzioni,attaccamento maniacale agli incarichi,nepotismi, spocchia, manie di persecuzio­ne, tendenze oligarchiche, collusioni e

chi più ne ha più ne metta.A nessuno piace pensare di appartene­re ad un paese sempre più incivile sulpiano morale e sociale, dove le iniquità el’ingiustizia prendono il sopravvento, do­ve l’economia normale è pervasa edintrecciata con quella del malaffare. Mala reazione qual’è? Semplice, fingiamoche non sia così, e che a gracchiare “al pe­ricolo” siano i soliti corvi allarmisti edestremisti.Ogni giorno ci chiediamo dove si è spo­stata la soglia di tolleranza. Ad ogniporcheria ci chiediamo cos'altro debbaaccadere ancora perché lo schifo,l'allarme, il buon senso non ci porti perle strade a urlare la nostra protesta.E adesso, che un tizio come il nostropresidente del consiglio, imprenditorecon seri conflitti di interessi, conclamatoevasore fiscale, piduista, corruttore e so­spetto concussore, e soprattutto in odoredi collusioni mafiose, prepara una ri­forma costituzionale del sistema giudizia­rio e degli equilibri fra poteri a suo dire“epocale” per il tramite del suo governodi pupazzi, l’opposizione cosa fa? ...Cidialoga…Rimpiangiamo quindi i tempi in cui lepiazze vedevano mobilitazioni di massa.Non ci riferiamo però a quelle recenti,fatte da gitarella in pullman, panino e bi­bita gentilmente offerti dalle segreteriedi partito (grazie ai rimborsi elettorali) ea suon di bandiere sventolanti inqua­drate dalle televisioni, in uno studiatopropagandistico gioco di prospettive.

Tralasciamo un momento le ragioniper cui siamo un popolo che ha sacrifi­cato il bene del prossimo e della comu­nità nel nome dei propri interessipersonali, talvolta miseri e beceri, i mo­tivi per cui ci siamo condannati amorte nel nostro quieto vivere.Fatto ciò, al giorno d'oggi la situazio­ne si aggrava per una questione fonda­mentale: interessarsi di politica,informarsi, incazzarsi, elaborare e pro­porre sono tutte azioni umane che ri­chiedono notevole e costante impegnodi tempo e energie. In una società cosìfrenetica ­ che abbiamo lasciato che sidelinei tale ­ come l'attuale, in cuimanca il tempo anche per pisciare, taledisinteresse potrebbe risultare sinto­matico: l'innaturale che diventa natura­le.

Tuttavia, nonostante tutto, qualche se­gnale sporadico e incoraggiante pare es­serci: dai girotondi, al popolo viola finoal milione, e oltre, di firme raccolte lascorsa primavera­estate per promuoverei referendum sul servizio idrico; ri­sultato ottenuto nonostante i grandisoggetti politici – ossia quelli che hannocapacità e strumenti per accogliere ecatalizzare certe spinte – abbiano lati­tato o nel “migliore” dei casi si sianoaccostati con approccio contraddittorioe divisi al proprio interno.Questo è solo un segnale ma indicache le mobilitazioni di massa possonogenerarsi, seppur con notevole fatica,senza intermediari che accolgano e go­vernino malcontenti dilaganti. La presadi coscienza e la contestazione, fino allaribellione, arrivano quando qualcosa diimprescindi­bile vieneattaccato erischia di es­sereintaccato;come il di­rittoall'acqua ocome il pane.La bellezzadi tali segna­li però, inItalia, cadesubito dopoperché mancanti della necessaria conti­nuità per risultare incisivi. Quindi?La gente continuerà a lamentarsi e co­mincerà a soffrire sul serio se le cosenon vedranno una decisa inversione dirotta. Il modello di sviluppo occidentaleincentrato sul duale rapporto consumo­consumatore, ci ha trasformato in tantisingoli divisi. Somma di singoli chetutt'al più risulta come innocua e inerme­ poiché disorganica e disorganizzata ­sommatoria di unità, piuttosto che esse­re un'unica massa critica organica, orga­nizzata e unita da medesimi fini e ideali.Perché la sommatoria di singoli divengafenomeno di massa e vada in piazza aprotestare, a incazzarsi, a pretendere unpaese diverso o, nel migliore degli sce­nari, a cacciare a garbate ­ ma anche no­ pedate in culo questa classe dirigente...cos'altro deve succedere?

P

Cos'altro deve succedere?SOC I ETA'

Se la ribellione arriva quando qualcosa di imprescindibile viene attaccato, la nostra sogliadi tolleranza dove si è spostata?di La.Me.

Denuncia. Indicava gravi contrastifra singoli, prese di posizione, servizigiornalistici o iniziative politichecontro le ingiustizie sociali. Oggi,sempre più spesso, è usata a scopo diminaccia: il genitore control’insegnante se suo figlio si è fattomale in cortile, l’inquilino che litigaper un metro di aiuola, il politico, ilsindaco o l’assessore che nonsopportano critiche impegnative,specie se ci sono di mezzo rapporti frapubblici poteri e privato. Discutere,polemizzare? Solo se la posta èleggera. Se è pesante meglioricorrere, con facile ed autoritarioesorcismo, a una minaccia di azionegiudiziaria. (W.F.)

PARLAR MALE...Tempo fa equivaleva a turpiloquio. Qui, e

oggi, vorrei riferirmi a certe espressioni di

uso comune, e di malcelata ideologia

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se ci vuoi contattare per commenti, informazioni, segnalazioni, scrivi a:redazione. lps@gmail. com

Il mercato è falsato, le imprese“buone” saltano di fronte all’impossi‐bilità di concorrere, gli artigiani sonomessi in condizione di non poter anda‐re avanti, le imprese maggiori si ritro‐vano (più o meno inconsapevolmente)ad avvalersi di opere e forniture pro‐venienti da imprese controllate dalmalaffare.Enrico Bini da tempo ha denunciato(comparendo anche alla Direzionedistrettuale antimafia di Bologna) lasofferenza del settore trasporti, conla presenza di imprese che agiscononella totale illegalità, che sfuggono aicontrolli ordinari, che ottengono in po‐che ore dei permessi chenormalmente richiedono settimane.Riccò ci ha ricordato che il pericolonon è solo di oggi: nella provincia diReggio è da tempo stabilmente inse‐diata la 'ndrangheta (lo aveva dettochiaramente il Procuratore aggiuntodella Dia di Reggio Calabria, dottorGratteri, già nel febbraio 2009, rice‐vendo qualche pesce in faccia da unaseccata presidente della provincia). Isegnali evidenti sono inoltreconfermati dallo svolgimento dei pro‐cessi, dagli omicidi degli anni '90, da‐gli incendi che periodicamentecolpiscono imprese edili ed esercizicommerciali, e sempre di più sono lepubblicazioni che studiano, dimostra‐no e denunciano il fenomeno.

Le prime vittime di questa presenzasono quelle stesse famiglie calabresiche lasciarono la loro terra persottrarsi all'asfissia del sistema mafio‐so, per ritrovarsi di nuovo raggiunte ein prima persona destinatarie del siste‐ma di estorsione ed intimidazione tipi‐co degli 'ndanghetisti. Trattamentiriservati ai conterranei, dato che conla gente di qui convengono e funziona‐no meglio altre tattiche.L’aspeto forse più insidioso di tuttista proprio nelle lusinghe che i perso‐naggi affiliati a questo “sistema” sonoin grado di fare oltre che in campoeconomico, anche alla società civile

locale, agli amministratori pubblici,alle associazioni dei paesi in cui sonoapprodati. Sponsorizzazioni, donazio‐ni, fondi messi a disposizione. Tuttoper guadagnarsi una “facciata” pre‐sentabile. Per non immaginare qualeattrazione possono esercitare de‐terminati “pacchetti” messi a disposi‐zione della politica.Ma da ultimo c’è anche qualchebuona notizia. Le buone notizie sonoche c'è una crescita indiscutibiledell'impegno volontario sul fronteantimafia, e piano piano si stannoconsapevolizzando anche i partiti digoverno locale, che fino a pocotempo fa avevano delle vere reazionidi rigetto a questo tema. La Cameradi Commercio di Reggio Emilia, ilconsiglio provinciale e comunale diReggio hanno cominiciato a tenerealta l'attenzione ed operare nel sensodi creare una rete virtuosa di collabo‐razione tra istituzioni e realtà econo‐mica locale perché certi fenomeniemergano e vengano prevenuti.A tutto questo vorrei aggiungerequalche osservazione raccolta daldiscorso di Don Luigi Ciotti in occasio‐ne della “giornata della memoria edell’impegno in ricordo delle vittimedi mafia” svoltasi lo scorso 19 marzo.Parlare di mafie non basta se non siallunga lo sguardo su dove nasce e sudove va a finire la loro lunga mano:nelle pieghe della società e dell’eco‐nomia. E per contrastarle non basta‐no la repressione giudiziaria el’azione di polizia.Dobbiamo capire che il degrado so‐ciale, le condizioni deteriorate del la‐voro, l’incuria ambientale sono unterreno fertile per le mafie. La lottaalla criminalità organizzata cominciadalla giustizia sociale e dalla cultura,e proprio questi due fondamenti sonostati estremamente minati negli ulti‐mi anni, insieme all’indebolimentodell’impianto normativo, alle depena‐lizzazioni e alla messa in discussionedegli strumenti di indagine più neces‐sari (intercettazioni).

A. Longobardi

segue da pag. 2

CONTATTI

Pubbicazione a cura del gruppo consiliare elista civica LAVORARE PER SANT'ILARIO

di Sant'Ilario d'Enza (RE)Redazione

[email protected] e Editing (in proprio)

con software libero: SCRIBUS Open SourceStampato in proprio

Chiuso in Redazione il 28/03/2011

E così la squadra parlamentareleghista, dopo aver subìto ilcomando e i capricci di un caponon suo in nome della “riformamaxima”, cioè delFEDERALISMO, ha agitato lebandiere per un pugno di voti. Una“svolta epocale”, dicono loro,ottenuta contro il parere di granparte dei presidenti regionali, egrazie ai transfughi. C’è una solaparola: straccioni.Se poi diranno che la partenza èstata un po’ zoppa, ma il camminodell’applicazione andrà oltre icancelli del cielo, la parola rimarràla stessa: straccioni.Quanto alle celebrazioni per il150esimo dell’Unità di Italia quelloro uscire dalle aule e rientrare, iltenere la bocca chiusa mentre glialtri cantavano l’inno – propriocome le “trote” – la parola cheresta in mente è ancora: straccioni.