L'autobiografìa dello schiavo paggio Juan Francisco Manzanobiografia di uno schiavo...

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NICOLA BOTTIGLIERI /// Università di Roma L'autobiografìa dello schiavo paggio Juan Francisco Manzano ¿Hay novela más novelesca que una autobiografia? Unamuno Con il romanzo Sab, primo romanzo della scrittrice Gertrudis Gómez de Avellaneda ', pubblicato a Madrid nel 1841, la letteratura cubana scopre una realtà sociale, la schiavitù e allo stesso tempo "oc- culta" molte opere scritte in patria su questo tema a partire dal 1835, al- l'interno della tertulia del sacarocrata Domingo Del Monte. L' uscita del romanzo suscitò uno scandalo, tanto che non fu per- messa la diffusione dell'opera nell'isola, perché la presenza di schiavi in un romanzo rompeva consuetudini letterarie codificate. La norma, in- fatti, prevedeva che non fosse possibile " introducir en nuestras novelas criados ni domésticos de especie alguna, porque serla repugnante ver fi- gurar personajes de raza, al lado de la nuestra" 2 . L'opera scritta solo "por distraerse de momentos de ocio y melancolía,..." delineava la figura di uno schiavo colto, di pelle chiara, discendente da un principe afri- cano, innamorato della figlia del padrone della piantagione Cariota, — una ragazza che potrebbe anche essere sua sorella — evidenziando un 1 Questa riflessione raccoglie i risultati di un seminario tenuto nel Febbraio del 1993 da Julio Ramos, presso la Casade las Americas a Cuba sul romanzo antischia- vista. Per una riflessione sul "nuovo soggetto sociale" creato dalla letteratura cfr. Julio Ramos, Desencuentro de la modernidad en America Latina, E.R.A., México, 1992. La scrittrice cubana era nata a Puerto Principe nel 1814 e si era trasferita a Ma- drid nel 1836, insieme alla famiglia. Ritornerà nell'isola nel 1859, accompagnata dal marito che ricopre un incarico diplomatico. Nel 1863 è di ritorno a Madrid, dove muore nel 1873. 2 Manuel Arteaga, Los antiguos camagueyanos y el noble expósito, Puerto Prín- cipe, 1861, p.4, citato da Lopez Barrero, Cronología de la novela cubana, in «Islas», 1974, n. 48, p. 188.

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NICOLA BOTTIGLIERI/ / / Università di Roma

L'autobiografìa dello schiavo paggioJuan Francisco Manzano

¿Hay novela más novelesca que una autobiografia?Unamuno

Con il romanzo Sab, primo romanzo della scrittrice GertrudisGómez de Avellaneda ', pubblicato a Madrid nel 1841, la letteraturacubana scopre una realtà sociale, la schiavitù e allo stesso tempo "oc-culta" molte opere scritte in patria su questo tema a partire dal 1835, al-l'interno della tertulia del sacarocrata Domingo Del Monte.

L' uscita del romanzo suscitò uno scandalo, tanto che non fu per-messa la diffusione dell'opera nell'isola, perché la presenza di schiavi inun romanzo rompeva consuetudini letterarie codificate. La norma, in-fatti, prevedeva che non fosse possibile " introducir en nuestras novelascriados ni domésticos de especie alguna, porque serla repugnante ver fi-gurar personajes de raza, al lado de la nuestra" 2. L'opera scritta solo"por distraerse de momentos de ocio y melancolía,..." delineava la figuradi uno schiavo colto, di pelle chiara, discendente da un principe afri-cano, innamorato della figlia del padrone della piantagione Cariota, —una ragazza che potrebbe anche essere sua sorella — evidenziando un

1 Questa riflessione raccoglie i risultati di un seminario tenuto nel Febbraiodel 1993 da Julio Ramos, presso la Casa de las Americas a Cuba sul romanzo antischia-vista. Per una riflessione sul "nuovo soggetto sociale" creato dalla letteratura cfr. JulioRamos, Desencuentro de la modernidad en America Latina, E.R.A., México, 1992.

La scrittrice cubana era nata a Puerto Principe nel 1814 e si era trasferita a Ma-drid nel 1836, insieme alla famiglia. Ritornerà nell'isola nel 1859, accompagnata dalmarito che ricopre un incarico diplomatico. Nel 1863 è di ritorno a Madrid, dovemuore nel 1873.

2 Manuel Arteaga, Los antiguos camagueyanos y el noble expósito, Puerto Prín-cipe, 1861, p.4, citato da Lopez Barrero, Cronología de la novela cubana, in «Islas»,1974, n. 48, p. 188.

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intreccio narrativo di chiara impronta romantica. Consapevole delle tra-sgressioni letterarie apportate, nel Prologo l'autrice si affrettò a sottoli-neare che "si las personas sensatas encuentran algunos errores esparcidosen estas paginas, no olvidaran que han sido dictadas por los senti-mientos algunas veces exagerados pero siempre generosos de la primerajuventud" 3. La censura proibì l'ingresso dell'opera nell'isola nel 1844 "el Censor Regio de Imprenta, Licenciado Hilario de Cisneros Saco, de-creta en septiembre primero de 1844, la retención en la real Aduana deSantiago de Cuba de las obras tituladas Sab, novela original en dostomos a la rustica...y Dos mujeres, novelas en tres tomos...ambas por laSrta. Gertrudis Gómez de Avellaneda" 4 e l'ostilità continuó ancoracontro il romanzo, questa volta da parte della scrittrice, perché ellastessa nel 1869 lo escluse dalla pubblicazione delle sue Obras Completas.

Come abbiamo detto, per l'Avellaneda quest'opera non costituiràche una breve esperienza giovanile, mentre a Cuba la riflessione sullaschiavitù diventò sotterranea e difficile, un nodo spinoso intorno alquale maturò la "ricerca di una idendità nazionale"degli scrittori. Anchese l'isola rimarrà una colonia spagnola fino al 1898, gli scrittori parteci-peranno del più vasto movimento di "indipendenza culturale" del conti-nente, affiancando così la ricerca svolta dagli altri scrittori dei paesi indi-pendenti. Tanto che possiamo affermare, come la narrativa antischia-vista cubana, insieme alla poesía gauchesca del Rio de la Piata, possanoessere viste come le prime originali forme di espressioni latinoamericanedegli anni successivi all'Indipendenza.

2) II salotto di Domingo Del Monte, vero promotore della vita cultu-rale e letteraria dell'isola, fu fondato nel 1835, quando le autorità spa-gnole chiusero la Academia Cubana de Arte y Literatura, ritenuta foco-laio di idee indipendentiste. Riunì per circa dieci anni scrittori,poeti.critici letterari, uomini di varia estrazione sociale, senza escluderepoeti mulatti liberi come Placido e schiavi come Manzano. In questo

3 Gertrudis Gómez de Avellaneda, Sab, La Habana, Editorial nacional deCuba, 1963, p. II.

4 Gertrudis Gómez de Avellaneda, Sab, prólogo de Mary Cruz.La Habana,Instituto Cubano del libro, 1973, p. 51.

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periodo la tertulia sarà il punto di incontro degli intellettuali cubani masopratutto il luogo di riflessione, la "cerniera culturale" fra l'Europa eCuba, dove giungono e vengono discussi i libri, le riviste e le novità cul-turali europee e latinoamericane. Cesserà la sua attività nel 1844quando le autorità coloniali prendendo a pretesto una congiura {Con-jura de la Escalerà), scateneranno una violentissima repressione controgli schiavi, i negri liberi, gli "intellettuali negri" (Placido verrà fucilato,Manzano finirà in prigione, ecc.) e gli uomini di cultura antischiavisti,tanto che lo stesso Del Monte dovette andare in esilio a Parigi. Noi nonci occuperemo del lavoro svolto dagli scrittori della tertulia, nella decadede oro del sec. XIX, per far nascere una letteratura nazionale. Vogliamosottolineare il contributo che diedero alla nascita di alcuni filoni dellaletteratura latinoamericana: alla narrativa indigenista con Ramon dePalma, autore del romanzo breve Matanzas y Yumirì (1837) al romanzostorico Antonelli (1837) di Antonio Echeverría e infine al romanzo anti-schiavista, Francisco di Anselmo Suárez y Romero, scritto nel 39.

L'autobiografia dello schiavo mulatto Juan Francisco Manzano na-scerà in questo contesto, ponendosi come testo irripetibile: unica auto-biografia di uno schiavo latinoamericano, unica opera scritta "durante"la schiavitù, primo testo della letteratura cubana tradotto in Eu-ropa.

3) Tutte le fasi che accompagnano la nascita, la gestazione, la tradu-zione e la pubblicazione in Inghilterra di questa opera sono accompa-gnate da problemi che dimostrano come "dare la parola" ad unoschiavo, sia di per se un problema complesso, mentre "tradurre" la pa-rola o il grido di protesta di uno schiavo, sia ancora oggi, un problemairrisolto.

Di varia natura possono essere state le ragioni che spinsero un ari-stocratico come Domingo Del Monte a chiedere ad uno schiavo di rac-contare la sua vita: innanzitutto la fama di poeta de color che Manzano siera acquisito con la pubblicazione — bajo garantía — di poesie e rac-colte di versi scritte su riviste di moda o giornali di provincia, inoltre lacuriosità nei confronti di un "fenomeno naturale", un uomo di coloreautodidatta, che senza aver mai ricevuto lezioni né di ortografia né dimetrica era capace di comporre sonetti, elegie, poesie d'occasione, nonultima l'adesione alle parole di un altro membro della tertulia, Tanco

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Bosmemiel per il quale "Los negros en la isla de Cuba son nuestrapoesia, y no hay que pensar en otra cosa, pero no los negros solos, sinolos negros con los blancos, todos revueltos, y formar luego los cuadros,las escenas, que a la fuerza han de ser infernales y diabólicas, pero ciertasy evidentes" 5. Infine non dobbiamo escludere 1' influenza delle "narra-tives" in voga negli Stati Uniti, le vite di schiavi scritte dai bianchi abo-lizionisti degli Stati del Nord, dove giungevano gli schiavi fuggiaschidagli stati del Sud.

Lo schiavo, quindi, "viene invitato" a contribuire alla formazionedi una letteratura nazionale,scrivendo la storia della propria vita.Quando si accingerà all'opera, egli dovrà risolvere vari problemi: il con-trasto fra oralità/scrittura, fra memoria e discorso, il confronto fra cul-tura africana/cultura bianca, la partecipazione dei mulatti alla costru-zione di una "idendità nazionale" basata sulla differenza fra schiavi dicittà e schiavi delle piantagioni, il ruolo della letteratura che da unaidendità sociale ad un uomo espropriato, e infine, come vedremo, il rap-porto con l'Europa.

Il primo accenno al progetto è contenuto in una lettera di rispostache Manzano scrive a Del Monte in data 25 Giugno 1835. A questadata egli ha poco più di 40 anni ed è ancora schiavo della terribile pa-drona la marchesa Maria de Zayas: "Mi querido y Sr. Dn. Domingo: ...el dia mismo que reciví la de 22 me puse a recorrer el espasio que llenala carrera de mi vida, y cuando pude, me puse a escrivir crellendo queme bastaría un real de papel, pero teniendo escrito algo mas aun que sal-tando a veces por cuatro, y aun por cinco años, no he llegado todabia a1820, pero espero concluir pronto siñendome unicamente a los sucesosmas interesantes; he estado mas de cuatro ocaciones por no seguirla, uncuadro de tantas calamidades, no parece sino un abultado protocolo deembusterías, y mas desde tan tierna edad los crueles azotes me asian co-noser mi umilde condision: me abochorna el contarlo, y no sé como de-mostrar los hechos dejando la parte más terrible en el tintero, y ojalá tu-biera otros hechos con que llenar la historia de mi visda sin recordar elesesivo rigor con que me ha tratado mi antigua ama, obligándome e po-

5 Centón epistolario de Domingo Del Monte, t. VII, La Habana, Academia dela Historia de Cuba, 1957, p. 51.

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niendome en la forsosa nesesidad de apelar a una arriesgada fuga paraaliviar mi triste cuerpo de las continuas mortificaciones que no podia yasufrir mas...pero acuérdese smd. cuando lea que yo soy esclavo e que elesclavo es un ser muerto ante su señor, y no pierda en su apresio lo quehe ganado: consideradme un mártir y allereis que los infinitos azotesque ha mutilado mis carnes aun no formadas, jamas embiliseran avuestro afectisimo siervo que fiado en la prudensia que os caracteriza seatreve a chistar una palabra sobre esta materia, y mas cuando vive quienme ha dado tan largo gemir" 6.

Abbiamo voluto trascrivere la lettera quasi per intero, per sottoli-neare le difficoltà che si opponevano alla realizzazione del progetto. Ladrammatica affermazione per cui "el esclavo es un ser muerto ante suseñor" lascia intendere non solo che la sua condizione fosse la menopropizia per scrivere la storia della propria vita, ma che il corpo delloschiavo non ha diritto di parola, alla stessa stregua di un cadavere. Neltrasformare il silenzio in scrittura, infatti, egli avrebbe svelato la profon-dità delle grida di dolore di quella immensa moltitudine che affollaval'isola, il racconto si sarebbe trasformato in "denuncia", ma, conse-guenza ancora più importante, la scrittura avrebbe dato una "idenditàsociale" allo schiavo, trasformando un corpo giuridicamente inerte inun "soggetto sociale" ricco e originale. Con la scrittura lo schiavo si sa-rebbe trasformato in scrittore, proprietario di un testo e di una visionedella società, sarebbe divenuto un "nuovo soggetto sociale", uno schiavolibero, in quando dotato di parola. Scrivere l'autobiografia avrebbe si-gnificato prefigurare una società più avanzata, nella quale anche glischiavi possono parlare. Quando, nel 1840, verrà tradotta in Inghilterrae in Francia, la scrittura aumenterà la sua orbita, mentre il "corpo" delloschiavo acquisita idendità insperate.

Se scrivere la storia della propria vita è un gesto "rivoluzionario",non tutta la propria vita si può trasformare in scrittura. A fine della let-tera Manzano ricorda che egli dovrà operare una inevitabile censura neiconfronti del racconto, dovrà "chistar una palabra sobre esta materia",lasciando nel calamaio la parte più terribile della sua vita. Cosa viene ri-

6 Juan Francisco Manzano, Obras, La Habana, Biblioteca Básica de AutoresCubanos, 1972, p. 85.

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mosso dallo schiavo? Possiamo immaginare che siano episodi in cuil'immagine della padrona, ancora in vita, potesse risultare offuscata dacomportamenti violenti, degradanti o addirittura immorali, ma allostesso tempo egli riconosce l'impossibilità reale a portare alla luce laparte più oscura della sofferenza: non tutto il dolore potrà essere trasfor-mato in racconto, non tutto il silenzio potrà trasformarsi in di-scorso.

Questa affermazione può sembrare contraddittoria, in un uomoche ha già alle spalle la pubblicazione di varie composizioni poetiche ,come la raccolta poetica Cantos a Lesbia (1821), poesie d'amore alla suamulatta, oppure composizioni legate al tema della schiavitù come il fa-moso sonetto intitolato Treinta años, che è una denuncia della sua con-dizione. Forse vuoi sottolineare la differente valutazione che viene ope-rata nei confronti della "prosa" e della"poesia". Infatti, i testi poeticiscritti fino ad allora non gli hanno fatto guadagnare né la libertà né glihanno procurato punizioni, solo hanno accentuato la vanità della pa-drona, lusingata di possedere uno schiavo che per la facilità con cuicomponeva versi veniva chiamato pico de oro. Al contrario, nel mo-mento in cui Manzano pensa di scrivere in prosa, la scrittura manifestatutta la sua importanza sociale, il suo "status giuridico". Se le poesie diuno schiavo venivano tollerate, in quanto la poesia è una "scrittura la-bile", più vicina al canto o al grido di dolore che si perde nell'aria, "irre-sponsabile" poiché intrisa di finzioni, retorica e stati d'animo, la scrit-tura autobiografica, al contrario, è scrittura documentata, capace diconquistare nella società uno spazio forte e durevole, una vera e propriadignità giuridica.

Il rapporto con la scrittura di finzione (romanzi, racconti, poemiepici, ecc.) durante i secoli del colonialismo spagnolo, come sappiamo, èstato sempre irrisolto, ma nel caso della società coloniale cubana fu an-cora più vessativo, poiché era proibito perfino l'uso della scrittura ainegri liberi in atti pubblici, qual'era l'ufficio di scrivano, anche se essierano già abilitati a molte altre professioni fra cui l'insegnamento.

4) II progetto avanzato nella lettera del 25 Giugno viene riformulato inuna successiva, del 29 Settembre dello stesso anno. "Mi querido y Sor.Dn. Domingo:...Al momento que uí lo que en ella me pide sm. me hepreparado para aseros una parte de la historia de mi vida, reservando los

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mas interesantes susesos de mi ella para si algun dia me alle sentado enun rincón de mi patria, tranquilo, asegurada mi suerte y susistencia, es-cribir una novela propiamente cubana: combiene por ahora no dar aeste asunto toda la estension marabillosas de los diversos lanses y exenas,porque se necesetaria un tomo..." 7

Questa nuova formulazione, come suggerisce Friol8 lascia sup-porre che il primo progetto non avesse convinto Del Monte. L'analisidel manoscritto che abbiamo avuto fra le mani, presso la Biblioteca Na-cional José Martí dell'Avana, infatti, ci induce a credere che Manzanoabbia operato una integrale ri-scrittura, infatti non vi sono tracce dinessun tipo di una versione precedente.In ogni caso, il nuovo testo, oltrea far tesoro della precedente esperienza, acquista un nuovo punto divista: non solo parlerà della propria condizione ma opererà anche unadiscriminazione fra scrittura di finzione e scrittura testimoniale. Èquesta, una ulteriore conferma della lucidità del progetto nonché delsuo punto di vista sulla nuova cultura nazionale: l'autobiografia nonsarà una semplice "scrittura testimoniale" del tipo delle narratives nord-americane, (anche se nella traduzione inglese proprio con questi carat-teri sarà presentata!) bensì il primo nucleo di un discorso sulla "idenditàculturale" della nazione, una idendità integrale, basata sul meticciato enon sul razzismo. In questi anni se da un lato gli stessi intellettuali dellatertulia pensano di limpiar la isla de la raza africana, riportando i negriin Africa, o sostituendoli con lavoratori cinesi, comunque escludendo inegri o i mulatti dall'idea di nazione, Manzano dimostra la sua lungimi-ranza nell'intuire che la "nazione cubana" sarà costituita includendo lapopolazione mulatta.

Il progetto di scrivere una novela propiamente cubana non potrà es-sere portato a termine, non tanto per incapacità personale, in quantoManzano pubblicherà qualche anno dopo una lunga tragedia Za-fira(1842), che dimostra il livello tecnico/narrativo che aveva maturato,

7 Manzano, ibidem, pag. 87.8 "Quizás el material a que se refiere en la primera haya sido censurado por

Del Monte, y con nuevas instrucciones, Manzano haya emprendido otra redacción", inRoberto Friol, Suite para Juan Francisco Manzano, La Habana, Biblioteca Básica deAutores Cubanos, 1977, pag. 167.

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bensì per un vero e proprio limite storico. Se il romanzo è ri-costru-zione di un mondo, una visione totalizzante della realtà, in quegli anniun ex-schiavo mulatto non poteva avere ancora una "idea di nazione"nella quale tutti i conflitti culturali e razziali fossero stati composti. Nona caso il primo romanzo cubano intitolato Francisco sarà opera di un li-berale bianco, Suarez Y Romero, uomo molto vicino a Manzano, cheha una "idea di nazione" ancora coloniale, legata alla Spagna,antischia-vista ma razzista.

5) Nel 1835, Manzano ha quindi deciso di escludere dall'autobiografia"los mas interesantes susesos" che dovranno confluire in un romanzo,mentre è consapevole delle implicazioni culturali, nonché del "peso giu-ridico" della scrittura testimoniale. Di fronte a questi due quesiti, egliadotta una strategia del racconto costruita su frammenti, una succes-sione di "quadri di vita", che illustrano la condizione della schiavitù.Non avremo, pertanto, la griglia della successione causale-temporale ne-cessaria in una costruzione romanzesca e nemmeno la semplice succes-sione temporale di una autobiografia vera e propria. Raccontando mo-menti particolari della vita, egli si limita a sottolineare la sua condi-zione, a costruire quadri di costume dei salotti dell'aristocrazia cubana,ad illustrare le differenze fra la vita in città e quella nelle piantagioni, amettere in evidenza la sua formazione culturale legata al mondo deibianchi. Di froìite a questi "frammenti narrativi" che possono apparirerelitti o schegge di vita, vi è comunque una linea sotterranea che reggel'orditura del racconto: è la lotta che egli sostiene per imparare a scrivereed a parlare, ad esprimersi attraverso la poesia o la scrittura, e le vessa-zioni che la padrona mette in atto per neutralizzare la fluidità del suoeloquio. Fra i molti esempi che egli cita, in questa lotta sotterranea e/omanifesta, valga per tutti un esempio: "....mi ama qe. no me perdia devista ni aun dormiendo pr. qe. hasta soñaba conmigo ubo de penetraralgo me isieron repetir un cuento una noche de imbierno rodeado demuchos niños y criadas, y ella se mantenia oculta en otro cuarto detrasde unas persianas o romanas; al dia siguien por quitarme allá esta pajacomo suele desirse en seguida a mi buenas monda me pusieron unagrande mordaza y parado en un taburete en medio de la sala con unosmotes de tras y delante...y recta proivision pa. qe. nadien entrase en

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conbersasion con migo..." 9. Ma,se è evidente che non tutto il silenziopuò essere raccontato, o trasformato in discorso e che le forme della let-teratura, le convenzioni letterarie, escludono, limitano, la grande ric-chezza di vita che vi è dietro le parole, l'impressione forte che si ricavaleggendo questa scrittura è lo sforzo di trasformare le parole delloschiavo, quelle prodotte dal "cuerpo muerto" della schiavitù , in parolevive, dolorose, offerte alla società come prove della sua esistenza. Tuttal'autobiografia si può leggere,quindi, come il tentativo di svelare la so-norità del silenzio, l'eco del dolore, e far intuire la profondità di quelloche non verrà mai detto, l'ombra che vi è dietro gli avvenimenti illumi-nati dalla scrittura autobiografica. "Asi saltando p.r ensima de bariasépocas dejando atrás una multitud de lanses dolorosos me señiré unica-mente a los mas esenciales como fuente o manantial de otras mil tristesvisisitudes" l0 Pero vamos a saltar desde los años del 1810...hasta el pre-sente 1835 dehando en su intermedio un bastisimo campo de visisitudesescojiendo de él los graves golpes con qe. la fortuna me obligó a dejar lacasa paterna ".

Oppure, esempio più calzante, quando vede frustare sua madre, readi averlo difeso per una disattenzione commessa, egli si lancia contro ilmayoral a difendere chi gli aveva dato la vita:" cuatro negros se apode-raron de ella la arrojaron en tierra pa. azotarla pedia pr. Dios pr. ellatodo lo resistí pero al oir estallar el primer fuetazo, combertido en leónen tigre o en la fiera mas animosa estube a pique de perder la vida amano del sitado Silvestre pero pasemos en silencio el resto de esta exenadolorosa" 12.

Per rendersi conto dello sforzo fatto dallo schiavo di trasformare ildolore in scrittura, bisogna vedere il corpo martoriato del manoscritto,pieno di cancellature, vuoti, graffi di inchiostro. Come ha affermatoCintio Vitier :" No es lo mismo leer su estremecedora Autobiografiacorrectamente escrita que respetando sus faltas. Estas faltas ispiran re-speto, porque no son en rigor, faltas: son como las ciatrices de su pro-prio cuerpo" 13.

9 Manzano, Obras, op. cit. pag. 13.10 ibidem, pag. 22.11 ibidem, pag. 24.12 ibidem, pag. 16.13 C. Vitier, Dos poeta cubanos: Plácido y Manzano, in «Bohemia», La Habana,

14 dicembre 1973, p. 21.

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6) La scrittura sarà, quindi, la lieve increspatura della penna sul maredel dolore sofferto, lo scoppio di pianto liberatorio rispetto all'incuboche da sempre lo opprime. Tuttavia, come abbiamo visto, nel momentoin cui il racconto è messo sulla carta ha già subito una auto-censura, daparte del suo autore. A questo intervento segue una vera e propria muti-lazione, la quale si verifica quando Del Monte decide di poner en limpioil manoscritto, affidandone la correzione a due scrittori, la prima parte aSuarez y Romero, la seconda a Ramon De Palma.

A questa data Manzano ha recuperato la liberta grazie ad una col-letta fatta dagli amici di Del Monte, il quale come dice in una lettera,scritta il 23 Luglio 1836, si è preoccupato di raccogliere 850 pesos, con-segnati alla marchesa Maria De Zayas."Esta se voló por tan inaudita in-gratitud da parte de aquel perro esclavo" u, ma non potè opporsi algesto compiuto da così autorevoli sottoscrittori. Possiamo supporre chela lettura dell' autobiografia sia stato la causa di un simile gesto, il che facredere come all'interno della tertulia circolasse una vera e propria "let-teratura orale" in quanto i testi antischiavisti non potevano essere pub-blicati in patria.

In un periodo di tempo compreso fra la fine della redazione dell'o-pera 1835/36 ed il 20 Agosto 1839, la autobiografìa è stata "messa inbella "e mutilata della seconda parte. Così Suarez y Romero racconta illavoro fatto:"...le remito...la Auto-biografia de Manzano copiada e co-rejida. V me dirá si he desempeñado bien su encargo. En la ortografía yprosodia es donde mas he tenido qe enmendar, pues por lo que dice alestilo he variado muy poco el orijinal á fin de dejarle la melancolía conque fue escrito...Mi corazón, que tanto se hermana con las desgracias deesta clase de criaturas que por haber nacido esclavos se levantan llo-rando, comen llorando y duermen y hasta sueñan quizá llorando, puedeV considerar cuanto no se habrá dolorido al copiar la historia de Man-zano" 15. Più avanti si chiede dove potrà mai essere pubblicata un'operacosì originale: " Lástima Sor Del Monte, que esta Autobiografía no sepublique; pero dónde y cómo...? La primera parte es la que va copiada;la segunda dice V que la botó Palma, á quien de mi parte déle V las mas

Friol, op. cit., p. 168.ibidem, p. 228.

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rendidas gracias por tan eminente y señalado servicio á la causa masnoble del mundo y á nuestra escasa literatura" "\

La violenza operata contro il testo è evidente dalle parole con cuitermina. Quando Manzano, deciso a sottrarsi alle violenze della pa-drona, decide di intraprendere la fuga da Matanzas, sella un cavallo efugge nella notte:" yo creia qe nadien me beia y todos me ogserbabanpero ninguno se me opuso como lo supe después mas lo qe me ha suse-dido luego lo beremos en la segunda parte qe sigue a esta historia" ".

Abbiamo avuto l'occasione di confrontare i due manoscritti e l'im-pressione che si ricava, anche solo osservando la grafia dei due testi, èche il secondo sia un vero e proprio travestimento del primo. Il rapportotra i due manoscritti, il primo tormentato e sporco, il secondo pulito edelegante, si può paragonare alla doppia condizione in cui versa Man-zano, che di giorno è schiavo,vestito con il rude cañamazo mentre dinotte è un paggio coperto con abiti di lusso;una volta si esprime con dif-ficoltà fra lacrime e colpi di frusta, altre volte ha una espressione sciolta,senza intoppi ; una volta si colloca nello spazio dello schiavitù, un'altrain quello della tertulia.

7) Se lo schiavo aveva voluto raccontare il silenzio e il dolore attraversouna scrittura tormentata, ogni volta che un "bianco" mette le mani sultesto, questo aumenta il suo raggio d'azione, ma diminuisce la sua"forza d'urto" sia emotiva che culturale. Via via, la scrittura diventasempre più sterile, anche se più comprensibile, da parte di un pubblicocomposto da liberali bianchi. Questa "trasformazione del testo" avvieneall'interno di uno spazio culturale ben definito, la tertulia , la quale ma-nifesta la sua vera funzione : precaria cerniera fra schiavitù e aristocrazia,momento di coagulo fra oralità e scrittura, luogo d'incontro fra Cuba el'Europa , luogo dove si compongono i contrasti, si elabora una stra-tegia letteraria che riconosca una "cultura nazionale", pur rispettandotutte le esigenze del colonialismo spagnolo. In un contesto così segmen-tato, è naturale che la cruda voce dello schiavo, genuina e insi-

ibidem, p. 228-229.Manzano, Obras, op.cit., p. 45.

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diosa"espressione americana", non possa essere recepita nella sua auten-ticità, ma subisce un "trattamento" che la renda più gradevole alle orec-chie dei bianchi.

Il testo amplierà ancora il suo pubblico, perdendo gran parte delsuo significato, quando il console inglese Madden, nel 1839, arriverà aCuba per una indagine sulle condizioni economiche e raccoglierà unagrande quantità di materiali , fra cui le poesie e la vita di Manzano, ilromanzo Francisco di Suarez y Romero, insieme ad una intervista a DelMonte ed un "questionario" sulla schiavitù, che pubblicherà in pa-tria.

Il lavoro di traduzione deformò l'immagine dello schiavo.Madden, come ricorda Friol, "traduce sin incorrecciones idiomáticas laautobiografá, lo que da derecho a suponer que utilizó para su versiónuna copia expurgada de la misma. Por supuesto que a través de las ver-siones de Madden, — verso y prosa — el ex esclavo aparece como unautor del todo culto e ilustrado y ésa ha de haber sido su imagen para elasombrado lector de habla inglesa" 18. Sul testo inglese venne redattaanche una traduzione francese, fino ad ora mai ritrovata, che permise altesto di essere conosciuto in un ambito europeo. Nella traduzione diMadden furono occultati i nomi, preoccupazione usata per confonderela censura spagnola, fu cambiato l'ordine degli avvenimenti, presentaticon una maggior "coerenza temporale", infine venne accorciata di circala metà delle pagine ". In sintesi, la traduzione presenta uno schiavocolto, sfortunato, che per salvarsi dalla violenza della padrona è co-stretto a ruggire, uniformando in questo modo il suo comportamento suquello degli schiavi che dal sud degli Stati Uniti fuggivano al nord. I let-tori di lingua inglese e francese lesserò una breve narrative cubana, pen-sando che lo sfortunato schiavo avesse voluto affermare la sua libertà at-traverso la fuga, ancora più sfortunato dei suoi compagni del NordAmerica, i quali venivano aiutati dalla UndergroundRailroadìa. ferrovia

18 Friol, op. cit., p. 35." Poems by a slave in thè Island ofCuba, recently liberateci; translate; from Spa-

nish, by R.R. Madden, M.D. with thè history ofthe early Ufe ofthe negro poet written byhimself; to which are prefixed two pieces descrìptive ofthe Cuban Slavery and thè slave-trajfic, by R.R Madden, London, Thomas Ward and Co., 1840.

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sotterranea che aiutava i fuggiscili. Mentre, come abbiamo visto, Man-zano non aveva nessuna voglia di fuggire dal contesto in cui viveva, vo-leva solo diventare un uomo libero attraverso la scrittura20.

20 Altri lavori sul tema, cfr: 1) N. Bottiglieri, La scrittura della pelle: l'autobiografiadi Manzano, in « Letterature d'America», Anno I n° 4/5, 1980, pp. 23-58; 2)N. Botti-glieri, Le frontiere della pelle, in «Letterature d'America», Anno Di, n° 38, 1990, pp. 43-70.