L'Aurora Impegno Comunista

2
Comunista notiziario dei comunisti del territorio di santa luce - numero sette / settembre 2012 - foto Marialuisa Balisciano Lago:che fare dopo il grave disastro ambientale verificatosi? Le riflessioni e le proposte in quattro punti dei Comunisti della Federazione della Sinistra. Santa Luce non è terra di nessuno! Sulla “questione lago” si è pagato un grave deficit di direzione politica e istituzionale. La battaglia con la Solvay si potrà vincere solo a livello di Bacino. L’Amministrazione Comunale abbia una propria idea dei problemi. La maggioranza si apra al confronto a sinistra! Ce la possiamo fare ma uniti e in tanti. Patrizio Andreoli Segreteria Regionale PdCI, Federazione della Sinistra - S.Luce Il Comune di Santa Luce solo da poche settimane conquistato quel tavolo di confronto, quella legittima copresenza al pari di Regione, Provincia di Pisa, Azienda Solvay e Lipu, fin’ora negatigli sui temi della gestione e della vita del lago, o meglio, quel che ne resta: un’arida pietraia ed una diga di argilla che minaccia di squarciarsi se non urgentemente consolidata e umidificata. Qualcuno, anche tra gli attuali Amministratori, dinanzi allo stupore e alla spontanea indignazione sorti ogni qualvolta veniva segnalata l’assenza del Comune quale soggetto attivo della convenzione in essere o il suo mancato protagonismo al tavolo del confronto istituzionale, fino a non molto tempo fa si affrettava a dire -quasi a giustificarsi- che “d’altronde si era trattato di una mera dimenticanza”, insomma in questi anni ci si era scordati di coinvolgere il Comune di Santa Luce! Un’annotazione indigeribile che per contrappasso, ha contribuito a sottolineare ancor più la grave disattenzione patita sul piano istituzionale e democratico dalla nostra intera comunità. Gli spazi democratici, infatti, non sono una gentile concessione di qualcuno, ma si esercitano e reclamano quando si ha piena coscienza civile e politica del proprio ruolo e del proprio mandato dinanzi alla popolazione che s’intende rappresentare. Un segnale dell’attuale debolezza di un Governo locale (con serie e forse ancor maggiori responsabilità della Provincia) che deve decidere se continuare ad esercitarsi in una gestione dell’esistente registrando semplicemente i fatti, o voltare pagina e stare a schiena dritta tentando -per quanto può e gli compete- di governare il territorio; di avere cioè l’ambizione e l’orgoglio di esercitare fino in fondo un’azione di indirizzo e controllo circa le direttrici dello sviluppo, la difesa delle risorse ambientali e paesaggistiche di cui dispone, il futuro e la qualità della vita dei suoi cittadini. E’ vero, oggi il Comune è divenuto finalmente un attore di tale processo, ma non si può dimenticare -secondo un adagio triste e molto italiano- che c’è voluta una tragedia ambientale di questa portata per modificare lo stato di colpevole negligenza quale quello sofferto fino a qui! Dico di più. Non serve o servirà a molto (se non forse a mettersi a posto la coscienza) aver conquistato un posto (legittimo) al tavolo dove si discute e decide, se poi non si ha un progetto, un’idea propria dei problemi e dei processi, un’idea del dove e come si vogliono portare a soluzione i difficili nodi che dobbiamo sciogliere. Il lago era ed è tuttora un invaso privato (Solvay), ma non dimentichiamo che l’acqua è comunque un bene pubblico e le conseguenze di un’azione quale quella che abbiamo subito, oggi pesa come una vera e propria ferita sul sentire e sull’esistenza concreta di un’intera comunità. E allora è a nostro avviso urgente: (1) rivendicare un ruolo attivo a partire dal dichiarare con fermezza che i costi legati all’eventuale limitazione di ulteriori danni e a quelli di bonifica e ripristino dell’alveo del lago non potranno a nessun titolo essere caricati sulla collettività. Lo sottolineo perché questo è il Paese in cui i profitti -quando vi sono- sono sempre “privati” in nome del riconoscimento della sacra libertà d’impresa, mentre i debiti, il disagio e il peso dei disastri, laddove si verificano, sono sempre “pubblici” ovvero a carico di ognuno di noi. E’ ora di finirla!; (2) agire e programmare un’azione con gli altri Comuni a livello territoriale -cioè di Bacino della Bassa Val di Cecina-, affinché si avvii un confronto con Solvay che ha procurato il repentino prosciugamento del lago, in modo da impegnare quest’azienda a realizzare un dissalatore che faccia salva l’acqua nobile delle falde naturali già da alcuni anni in crisi. La strada di una pressione istituzionale congiunta, è d’altronde l’unica via per tentare la sfida del confronto non facile con una multinazionale che messa dinanzi alle sue responsabilità ha giocato anche in quest’occasione spregiudicatamente la carta del ricatto occupazionale; (3) valutare la possibilità di ricorrere alla denuncia per disastro ambientale, non tanto per criminalizzare la presenza di un polo chimico strategico che nessuno mette in discussione, ma per ricordare che sul profitto deve prevalere sempre in via preminente l’interesse sociale collettivo, la difesa della salute e del territorio. Il caso Ilva di Taranto oggi più che mai ci pare in tal senso emblematico. Una denuncia che non ci restituirebbe il lago ma farebbe almeno salva sul piano etico e civile la dignità ferita di un’Amministrazione e di un’intera comunità. Quando nelle settimane scorse Italia Nostra e il Wwf hanno rinviato al mittente le critiche fatte al mondo ambientalista (e segnatamente alla Lipu) ricordando come in questa storia a mancare sia stato il peso delle Amministrazioni locali, hanno compiuto un’azione di facile auto assoluzione che non condividiamo per stile e toni. Ormai volano gli stracci in quella che è una polemica amara. E pur tuttavia colgono una parte della realtà che sarebbe sciocco non vedere, un punto che rimanda ad un deficit di direzione politica e istituzionale dell’intera questione! Ma Santa Luce non per questo è terra di nessuno! Lo sappiano e lo ricordino i diversi protagonisti di questa brutta vicenda; (4) l’Amministrazione Comunale e l’attuale maggioranza si aprano ad un confronto politico largo e di merito, superando la tentazione a far per sé e da sé che l’hanno sin qui contraddistinta. Si vince se siamo uniti e in tanti, senza la presunzione di poter far da soli soprattutto in un mondo dove i problemi sempre più hanno carattere di area vasta. Si parli coi cittadini, si coinvolgano gli agricoltori e il mondo venatorio che talora è stato criminalizzato e ingiustamente emarginato mentre può svolgere, come già in passato è positivamente avvenuto, un ruolo fondamentale di controllo attivo e attento a difesa del territorio, al pari di un ambientalismo serio se privo di venature ed atteggiamenti fondamentalisti. Per realizzare questo processo ed impedire che le destre speculino su un passaggio così delicato, noi rivendichiamo la necessità di unire prima di tutto il centrosinistra e la sinistra di Santa Luce. Fino ad oggi il Pd e questa maggioranza hanno fatto orecchi da mercante tirando a campare: nessuna risposta alle nostre sollecitazioni e proposte, nessuna interlocuzione, nessuna apertura. Fino a quando? Attenzione, perché anche il silenzio alla lunga può divenire assordante e noi pensiamo che i cittadini e i lavoratori sapranno alla fine giudicare. Come Comunisti, intanto, continueremo a fare il nostro dovere, quello di una forza unitaria e responsabile che ascolta, stimola e propone. impegno Lavoro, difesa dei servizi sociali, tutela ambientale e del paesaggio, sviluppo del territorio: i comunisti lavorano per dar vita ad un confronto più serio e avanzato sui problemi.

Transcript of L'Aurora Impegno Comunista

Page 1: L'Aurora Impegno Comunista

Comunista notiziario dei comunisti del territorio di santa luce

- numero sette / settembre 2012 - _

foto Marialuisa Balisciano

Lago: che fare dopo il grave disastro ambientale verificatosi? Le riflessioni e le proposte in quattro punti dei Comunisti della Federazione della Sinistra.

Santa Luce non è terra di nessuno! Sulla “questione lago” si è pagato un grave deficit di direzione politica e istituzionale. La battaglia con la Solvay si potrà vincere solo a livello di Bacino. L’Amministrazione Comunale abbia una propria idea dei problemi. La maggioranza si apra al confronto a sinistra! Ce la possiamo fare ma uniti e in tanti. Patrizio Andreoli Segreteria Regionale PdCI, Federazione della Sinistra - S.Luce Il Comune di Santa Luce solo da poche settimane conquistato quel tavolo di confronto, quella legittima copresenza al pari di Regione, Provincia di Pisa, Azienda Solvay e Lipu, fin’ora negatigli sui temi della gestione e della vita del lago, o meglio, quel che ne resta: un’arida pietraia ed una diga di argilla che minaccia di squarciarsi se non urgentemente consolidata e umidificata. Qualcuno, anche tra gli attuali Amministratori, dinanzi allo stupore e alla spontanea indignazione sorti ogni qualvolta veniva segnalata l’assenza del Comune quale soggetto attivo della convenzione in essere o il suo mancato protagonismo al tavolo del confronto istituzionale, fino a non molto tempo fa si affrettava a dire -quasi a giustificarsi- che “d’altronde si era trattato di una mera dimenticanza”, insomma in questi anni ci si era scordati di coinvolgere il Comune di Santa Luce! Un’annotazione indigeribile che per contrappasso, ha contribuito a sottolineare ancor più la grave disattenzione patita sul piano istituzionale e democratico dalla nostra intera comunità. Gli spazi democratici, infatti, non sono una gentile concessione di qualcuno, ma si esercitano e reclamano quando si ha piena coscienza civile e politica del proprio ruolo e del proprio mandato dinanzi alla popolazione che s’intende rappresentare. Un segnale dell’attuale debolezza di un Governo locale (con serie e forse ancor maggiori responsabilità della Provincia) che deve decidere se continuare ad esercitarsi in una gestione dell’esistente registrando semplicemente i fatti, o voltare pagina e stare a schiena dritta tentando -per quanto può e gli compete- di governare il territorio; di avere cioè l’ambizione e l’orgoglio di esercitare fino in fondo un’azione di indirizzo e controllo circa le direttrici dello sviluppo, la difesa delle risorse ambientali e paesaggistiche di cui dispone, il futuro e la qualità della vita dei suoi cittadini. E’ vero, oggi il Comune è divenuto finalmente un attore di tale processo, ma non si può dimenticare -secondo un adagio triste e molto italiano- che c’è voluta una tragedia ambientale di questa portata per modificare lo stato di colpevole negligenza quale quello sofferto fino a qui! Dico di più. Non serve o servirà a molto (se non forse a mettersi a posto la coscienza) aver conquistato un posto (legittimo) al tavolo dove si discute e decide, se poi non si ha un progetto, un’idea propria dei problemi e dei processi, un’idea del dove e come si vogliono portare a soluzione i difficili nodi che dobbiamo sciogliere. Il lago era ed è tuttora un invaso privato (Solvay), ma non dimentichiamo che l’acqua è comunque un bene pubblico e le conseguenze di un’azione quale quella che abbiamo subito, oggi pesa come una vera e propria ferita sul sentire e sull’esistenza concreta di un’intera comunità. E allora è a nostro avviso urgente: (1) rivendicare un ruolo attivo a partire dal dichiarare con fermezza che i costi legati all’eventuale limitazione di ulteriori danni e a quelli di bonifica e ripristino dell’alveo del lago non potranno a nessun titolo essere caricati sulla collettività. Lo sottolineo perché questo è il Paese in cui i profitti -quando vi sono- sono sempre “privati” in nome del riconoscimento della sacra libertà d’impresa, mentre i debiti, il disagio e il peso dei disastri, laddove si verificano, sono sempre “pubblici” ovvero a carico di ognuno

di noi. E’ ora di finirla!; (2) agire e programmare un’azione con gli altri Comuni a livello territoriale -cioè di Bacino della Bassa Val di Cecina-, affinché si avvii un confronto con Solvay che ha procurato il repentino prosciugamento del lago, in modo da impegnare quest’azienda a realizzare un dissalatore che faccia salva l’acqua nobile delle falde naturali già da alcuni anni in crisi. La strada di una pressione istituzionale congiunta, è d’altronde l’unica via per tentare la sfida del confronto non facile con una multinazionale che messa dinanzi alle sue responsabilità ha giocato anche in quest’occasione spregiudicatamente la carta del ricatto occupazionale; (3) valutare la possibilità di ricorrere alla denuncia per disastro ambientale, non tanto per criminalizzare la presenza di un polo chimico strategico che nessuno mette in discussione, ma per ricordare che sul profitto deve prevalere sempre in via preminente l’interesse sociale collettivo, la difesa della salute e del territorio. Il caso Ilva di Taranto oggi più che mai ci pare in tal senso emblematico. Una denuncia che non ci restituirebbe il lago ma farebbe almeno salva sul piano etico e civile la dignità ferita di un’Amministrazione e di un’intera comunità. Quando nelle settimane scorse Italia Nostra e il Wwf hanno rinviato al mittente le critiche fatte al mondo ambientalista (e segnatamente alla Lipu) ricordando come in questa storia a mancare sia stato il peso delle Amministrazioni locali, hanno compiuto un’azione di facile auto assoluzione che non condividiamo per stile e toni. Ormai volano gli stracci in quella che è una polemica amara. E pur tuttavia colgono una parte della realtà che sarebbe sciocco non vedere, un punto che rimanda ad un deficit di direzione politica e istituzionale dell’intera questione! Ma Santa Luce non per questo è terra di nessuno! Lo sappiano e lo ricordino i diversi protagonisti di questa brutta vicenda; (4) l’Amministrazione Comunale e l’attuale maggioranza si aprano ad un confronto politico largo e di merito, superando la tentazione a far per sé e da sé che l’hanno sin qui contraddistinta. Si vince se siamo uniti e in tanti, senza la presunzione di poter far da soli soprattutto in un mondo dove i problemi sempre più hanno carattere di area vasta. Si parli coi cittadini, si coinvolgano gli agricoltori e il mondo venatorio che talora è stato criminalizzato e ingiustamente emarginato mentre può svolgere, come già in passato è positivamente avvenuto, un ruolo fondamentale di controllo attivo e attento a difesa del territorio, al pari di un ambientalismo serio se privo di venature ed atteggiamenti fondamentalisti. Per realizzare questo processo ed impedire che le destre speculino su un passaggio così delicato, noi rivendichiamo la necessità di unire prima di tutto il centrosinistra e la sinistra di Santa Luce. Fino ad oggi il Pd e questa maggioranza hanno fatto orecchi da mercante tirando a campare: nessuna risposta alle nostre sollecitazioni e proposte, nessuna interlocuzione, nessuna apertura. Fino a quando? Attenzione, perché anche il silenzio alla lunga può divenire assordante e noi pensiamo che i cittadini e i lavoratori sapranno alla fine giudicare. Come Comunisti, intanto, continueremo a fare il nostro dovere, quello di una forza unitaria e responsabile che ascolta, stimola e propone.

impegno

Lavoro, difesa dei servizi sociali, tutela ambientale e del paesaggio, sviluppo del territorio: i comunisti lavorano per dar vita ad un confronto più serio e avanzato sui problemi.

Page 2: L'Aurora Impegno Comunista

_

settembre 2012 scrivete lettere e commenti a: [email protected]

Lago di Santa Luce: sul disastro urge una discussione negli Enti Locali.

Sul territorio, si vada ovunque ad un dibattito pubblico nei Consigli.

Per un accordo di programma che non sia la solita carta dei buoni propositi!

Andrea Corti Segreteria Regionale Prc Consigliere Provinciale, Pisa - Federazione della Sinistra

Il prosciugamento del lago di Santa Luce oltre a rappresentare una catastrofe ecologica per la perdita di un ecosistema e delle specie che lo abitavano, è l’indizio più evidente e drammatico degli effetti che l’attività antropica dissennata e miope stanno determinando sull’ambiente. L’evento in sé che qualcuno potrebbe attribuire soltanto all’eccezionalità di un intero anno siccitoso non deve invece far dimenticare che a fronte dei cambiamenti climatici ormai in divenire poco, o meglio niente, è stato fatto nell’ultimo decennio per preservare la risorsa idrica, ovvero la risorsa che è alla base della vita stessa. L’evento a cui abbiamo assistito nei torridi giorni di agosto non può e non deve essere scollegato dalla problematica che investe da decenni l’uso della risorsa idrica dell’Alta e Bassa Val di Cecina, incluso il ruolo del polo produttivo Solvay di Rosignano. D’altra parte il coinvolgimento diretto della multinazionale è intrinsecamente dimostrato dall’origine artificiale del lago, realizzato proprio per garantire una parte degli ingentissimi fabbisogni idrici necessari all’attività produttiva di Solvay. Il confronto aspro che si era aperto nello scorso inverno sulle problematiche ambientali introdotte dall’attività estrattiva di Solvay nell’Alta Val di Cecina sembra purtroppo essere stato sopito dalla ratifica di un protocollo d’intesa, definito “ponte” che avrebbe dovuto vedere l’adozione di un accordo di programma teso a dare risposte concrete alle varie problematiche e soprattutto a quelle legate agli emungimenti in falda di Solvay. Rifondazione Comunista in quella fase, risalente ormai ad oltre sei mesi, aveva segnalato in varie sedi e nelle istituzioni, che l’intera questione non poteva essere affrontata con la logica della compensazione dei danni, proprio perchè la mera compensazione monetaria non sarebbe stata sufficiente a risolvere le problematiche e soprattutto non avrebbe restituito l’acqua dissipata. Oggi come allora riteniamo che non ci sia più tempo da perdere, e che l’accordo di programma debba essere effettivamente discusso e realizzato. E la discussione deve vertere come avevamo proposto a suo tempo sulla priorità della preservazione della risorsa idrica, per questo rilanciamo le nostre proposte, prima fra tutte quella della realizzazione di un dissalatore per ridurre progressivamente e drasticamente gli emungimenti in falda ad uso non potabile e la riconversione dei cicli produttivi di Solvay prioritariamente indirizzati al riuso delle acque di processo e al rispetto delle risorse minerarie. Per concretizzare queste proposte è necessaria quantomeno la riallocazione delle risorse finanziarie che Solvay versa per le concessioni minerarie e ovviamente un atteggiamento di responsabilità della Società e delle Istituzioni. Per questo come Rifondazione Comunista chiediamo che venga calendarizzato quanto prima nei consigli di tutti gli enti locali interessati un dibattito pubblico affinché le nostre proposte possano essere vagliate e quindi sottoposte alla Regione Toscana perché si concretizzi un accordo di programma che non costituisca la solita carta di buoni propositi, ma che possa essere davvero efficace a fronte della drammaticità dei problemi che l’ambiente e i cittadini di quelle zone stanno vivendo.

Per sbarrare la strada ai licenziamenti facili! Per l’applicazione del contratto nazionale. Ora!

Depositati i quesiti referendari per ripristinare efficacemente l’Articolo18 dello Statuto dei Lavoratori e abolire l’Articolo 8 della Legge Finanziaria. Prepariamo ovunque l’adeguata mobilitazione unitaria.

“Il lavoro prima di tutto e oggi lo mettiamo al centro dell’iniziativa politica”, cosi i presentatori dei quesiti referendari il cui deposito è avvenuto nei giorni scorsi presso la Corte di Cassazione a Roma. Per una significativa coincidenza ciò è accaduto nella giornata di in cui le vie della capitale hanno visto la protesta degli operai sardi dell’Alcoa. La vicenda dell’Ilva di Taranto è tutta sul piatto dell’agenda della politica, così come le miniere del Sulcis e le centinaia e centinaia di vertenze aperte di aziende grandi e piccole che rischiano la chiusura e di cui le cronache non fanno in tempo ad occuparsi. Allora come provare ad arginare l’attacco ai diritti del lavoro in atto da tempo, prima da parte del Governo Berlusconi, poi coi provvedimenti dei (falsi) tecnici? Una prima risposta è rappresentata proprio dai referendum con cui si chiede la cancellazione della norma che ha modificato in peggio l’articolo 18 e la cancellazione dell’articolo 8 della Legge finanziaria 2011. Due referendum il cui obiettivo è il ripristino di alcuni principi fondamentali che riguardano i diritti del lavoro. Tutte le forze politiche a sinistra del Pd li hanno firmati: il Prc con Paolo Ferrero, il PdCI con Oliviero Diliberto, Sel con Nichi Vendola, l’Idv con Antonio Di Pietro, i Verdi con Angelo Bonelli. Con loro una delegazione della Fiom guidata da Francesca Re David. Per Paolo Ferrero Segretario del Prc “la Cgil sbaglia a non sostenere tutta insieme la raccolta di firme. Le forze di sinistra possono partire da questa operazione sull’articolo 18 per andare alle elezioni con una lista unitaria.” Per il Segretario dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto “oggi la sinistra politica e sociale si è ritrovata in Cassazione, per dar vita a due battaglie di civiltà. I diritti del lavoro stanno subendo un attacco senza precedenti e la nostra risposta deve essere forte e chiara. Oggi partiamo con una grande battaglia unitaria in grado di rimettere al centro il lavoro!”. Quello sull’articolo 18 è il quesito che mira alla cancellazione del provvedimento tanto voluto del Ministro Fornero e che è stato contestato addirittura dalla Confindustria che lo aveva definito ininfluente ai fini delle necessità di sviluppo delle imprese. Per i lavoratori è di una eccezionale gravità perché apre la strada ai licenziamenti facili in nome delle compatibilità di bilancio. Il secondo quesito riguarda invece la norma del Dl. 138/2011 che consente agli accordi aziendali di “saltare” i contratti nazionali di lavoro, aggirando in questo modo anche le leggi che lo tutelano. Nato come un regalo alla Fiat di Marchionne l’articolo 8 sta già diventando un grimaldello per scardinare la contrattazione collettiva e mettere in discussione la funzione stessa dei Sindacati. Da oggi sui due quesiti si mette in moto il Comitato Unitario per far conoscere l’iniziativa e preparare la mobilitazione dopo il vaglio di ammissibilità e, soprattutto, per ricordare che la

questione del lavoro è il tema dei temi su cui chi si dice davvero a sinistra non può avere ambiguità di sorta. Una grande opportunità per riaprire una speranza per il futuro del Paese.

Due quesiti dalla forte valenza politica Un commento di Gianni Rinaldini (Cgil): “Il lavoro irrompe nella campagna elettorale”

intervista di Stefano Galieni Gianni Rinaldini, Coordinatore Nazionale dell’area programmatica “La Cgil che vogliamo” fa parte del Comitato Promotore. A lui chiediamo le ragioni di questa campagna: “L’iniziativa dei Referendum è su quesiti di grande rilevanza. L’articolo 8 che annulla di fatto i contratti nazionali. Prevalgono quegli aziendali in ogni aspetto, dal rapporto fra committente e appaltante alle telecamere che potranno vigilare sui lavoratori, fino alle modalità di applicazione di ciò che resta dell’articolo 18. Non era mai accaduto neanche negli anni cinquanta e tutto all’insegna delle liberalizzazioni. Un esempio? Monti ha emanato un decreto per la non applicazione del contratto nazionale nelle ferrovie. Questo significa che sui treni di Montezemolo il contratto non vale, su quelli di Trenitalia finora sì. Sull’articolo 18 bisogna ottenerne il ripristino integrale dopo che per anni si è smantellata la sua portata. I due quesiti hanno perciò una forte valenza politica: riportano al centro le questioni del lavoro con un fronte ampio che su altri temi è spesso diviso. Fa irrompere il tema del lavoro nella campagna elettorale e questo è un fatto molto positivo.”

Chiedete l’invio del notiziario!!

Periodico politico culturale Direttore Responsabile: Riccardo Cardellicchio Coordinatore di Redazione: Patrizio Andreoli Registrazione n° 5441/02 settembre 2005, Tribunale di Firenze Sede Legale: Gruppo Regionale FdS-Verdi, V.Cavour 2, 50129 Fi Redazione: Via G.Verdi 4, 56040 Santa Luce (Pisa) Grafica: pan. Tir. 600 copie. Stampa c.p. 09/2012

Depositati i quesiti referendari: finalmente il lavoro torna al centro della concreta iniziativa politica!