L'audiovisivo prima del multimediale La multivisione ... · cate sequenze ripetitive che la...

6
MULTIMEDIA L'audiovisivo prima del multimediale La multivisione: immagini, suoni e byte Riscopriamo un mezzo di comunicazione multimediale che vanta origini antiche e che ancora oggi è insuperato per il rapporto tra costo ed effetto spettacolare di Manlio Cammarata M ultivisione: quanti sanno che cos'è? No, non si tratta di video, di quelle pareti di monitor che spezzettano e moltiplicano l'immagine elettronica, con un effetto straziante per gli occhi a causa della bassissima risoluzione e del- le divisioni dello spazio visivo. La mul- tivisione è una proiezione multipla di diapositive, realizzate su pellicola foto- grafica, sincronizzate con una colonna sonora attraverso un sistema compute- rizzato. Le diapositive stesse possono essere ottenute con apparecchiature fo- tografiche o con sistemi di stampa ot- tica di immagini digitalizzate. Insomma, un mezzo multimediaie nato molto tem- po prima che il termine «muitimedia» entrasse nel linguaggio degli addetti ai lavori dell'informatica. La lanterna magica Per capire che cos'è la multivisione non basta, forse, vederne una. Bisogna partire da più lontano. L'Eagle I AV, presentato dall'AVL nel 1982, è stato un collaboratore prezioso di molti studi di multivisione in tutto il mondo. Processore Z80A a4 MHz, sistema operativo CP/M, 64 K8 di RAM e un dischetto da 5 pollici, che conteneva 380 K8 su una sola faccia. Oggi queste caratteristiche ci fanno sorridere, ma a quel tempo erano strabilianti. Costava quasi dieci milioni, di allora, IVA esclusa. 282 Allora prendiamo un proiettore per diapositive e incominciamo a guardare le immagini che abbiamo scattato du- rante le vacanze. Sono bellissime, mol- to più spettacolari delle foto stampate su carta, ma c'è un problema: la pausa di buio tra una diapositiva e la seguente. Se n'erano accorti anche i nostri avi, che si dedicavano allo stesso passatem- po, usando proiettori a gas o a petrolio, detti «lanterne magiche», nei quali in- serivano vedute dipinte su vetro con co- lori trasparenti (e, dalla seconda metà dell'Ottocento, lastre fotografiche). Dunque questi signori pensarono di eli- minare la lunga pausa di buio, dovuta al cambio manuale della veduta, accop- piando due lanterne magiche: mentre una era in funzione, sull'altra si cambia- va la veduta, dopo aver coperto l'obiet- tivo. E viceversa, finché qualcuno non si addormentava ... Poi si aggiunse un'altra trovata: ponendo due diaframmi rego- labili sugli obiettivi, si poteva passare gradualmente da una veduta all'altra. Era nata la dissolvenza incrociata. Ma le innovazioni non si fermarono qui, per- ché alla fine del secolo scorso un inge- gnere francese brevettò il «cilindrogra- fo»: affiancando più lanterne si poteva ottenere un'immagine panoramica, e un sistema di sfumatura laterale delle ve- dute nascondeva gli stacchi tra le im- magini accostate. Oggi lo chiamiamo «soft-edge», letteralmente «Iato morbi- do», ed è uno degli elementi principali della multivisione moderna. Torniamo ai giorni nostri: abbiamo in- ventato le diapositive fotografiche, l'e- lettricità, le lampadine, e anche i semi- conduttori che ci consentono di coman- dare il tutto in modo molto semplice. Così due proiettori e un'unità di coman- do, che prowede a variare la luminosità della lampade e a cambiare le dia, co- stituiscono la base per proiezioni a dis- solvenza incrociata, che qualcuno chia- ma «diaporama». Può essere molto più noioso della proiezione semplice ... Sempre più complicato La noia dipende da due fattori, attri- buibili all'improwisato regista-proiezioni- sta: le diapositive sono brutte, e la proiezione è troppo lenta. Oggi siamo abituati ai rapidi stacchi della televisio- ne: un'immagine fissa, in un notiziario televisivo, di norma dura cinque secon- di, nei videoclip, nelle sigle e nella pub- blicità si vede spesso più di un'imma- gine al secondo; al contrario nei diapo- rama si devono subire inquadrature fis- se per decine e decine di insopportabili secondi. Ecco quindi l'esigenza di anda- re più veloci, anche più dei due secondi per immagine che costituiscono il limite pratico della dissolvenza incrociata. Basta amentare il numero dei proiettori puntati sullo stesso schermo: mentre uno proietta, gli altri cambiano in sequenza. Consideran- do che il tempo medio di cambio della MCmicrocomputer n. 122 - ottobre 1992

Transcript of L'audiovisivo prima del multimediale La multivisione ... · cate sequenze ripetitive che la...

MULTIMEDIA

L'audiovisivo prima del multimediale

La multivisione:immagini, suoni e byte

Riscopriamo un mezzo di comunicazione multimedialeche vanta origini antiche e che ancora oggi è insuperato

per il rapporto tra costo ed effetto spettacolare

di Manlio Cammarata

M ultivisione: quanti sanno checos'è?

No, non si tratta di video, diquelle pareti di monitor che spezzettanoe moltiplicano l'immagine elettronica,con un effetto straziante per gli occhi acausa della bassissima risoluzione e del-le divisioni dello spazio visivo. La mul-tivisione è una proiezione multipla didiapositive, realizzate su pellicola foto-grafica, sincronizzate con una colonnasonora attraverso un sistema compute-rizzato. Le diapositive stesse possonoessere ottenute con apparecchiature fo-tografiche o con sistemi di stampa ot-tica di immagini digitalizzate. Insomma,un mezzo multimediaie nato molto tem-po prima che il termine «muitimedia»entrasse nel linguaggio degli addetti ailavori dell'informatica.

La lanterna magicaPer capire che cos'è la multivisione

non basta, forse, vederne una. Bisognapartire da più lontano.

L'Eagle I AV,presentato dall'AVL

nel 1982, è stato uncollaboratore prezioso

di molti studi dimultivisione in tutto il

mondo. ProcessoreZ80A a 4 MHz,

sistema operativoCP/M, 64 K8 di RAM

e un dischetto da 5pollici, che conteneva

380 K8 su una solafaccia. Oggi queste

caratteristiche ci fannosorridere, ma a quel

tempo eranostrabilianti. Costava

quasi dieci milioni, diallora, IVA esclusa.

282

Allora prendiamo un proiettore perdiapositive e incominciamo a guardarele immagini che abbiamo scattato du-rante le vacanze. Sono bellissime, mol-to più spettacolari delle foto stampatesu carta, ma c'è un problema: la pausadi buio tra una diapositiva e la seguente.Se n'erano accorti anche i nostri avi,che si dedicavano allo stesso passatem-po, usando proiettori a gas o a petrolio,detti «lanterne magiche», nei quali in-serivano vedute dipinte su vetro con co-lori trasparenti (e, dalla seconda metàdell'Ottocento, lastre fotografiche).Dunque questi signori pensarono di eli-minare la lunga pausa di buio, dovuta alcambio manuale della veduta, accop-piando due lanterne magiche: mentreuna era in funzione, sull'altra si cambia-va la veduta, dopo aver coperto l'obiet-tivo. E viceversa, finché qualcuno non siaddormentava ... Poi si aggiunse un'altratrovata: ponendo due diaframmi rego-labili sugli obiettivi, si poteva passaregradualmente da una veduta all'altra.Era nata la dissolvenza incrociata. Ma le

innovazioni non si fermarono qui, per-ché alla fine del secolo scorso un inge-gnere francese brevettò il «cilindrogra-fo»: affiancando più lanterne si potevaottenere un'immagine panoramica, e unsistema di sfumatura laterale delle ve-dute nascondeva gli stacchi tra le im-magini accostate. Oggi lo chiamiamo«soft-edge», letteralmente «Iato morbi-do», ed è uno degli elementi principalidella multivisione moderna.

Torniamo ai giorni nostri: abbiamo in-ventato le diapositive fotografiche, l'e-lettricità, le lampadine, e anche i semi-conduttori che ci consentono di coman-dare il tutto in modo molto semplice.Così due proiettori e un'unità di coman-do, che prowede a variare la luminositàdella lampade e a cambiare le dia, co-stituiscono la base per proiezioni a dis-solvenza incrociata, che qualcuno chia-ma «diaporama». Può essere molto piùnoioso della proiezione semplice ...

Sempre più complicatoLa noia dipende da due fattori, attri-

buibili all'improwisato regista-proiezioni-sta: le diapositive sono brutte, e laproiezione è troppo lenta. Oggi siamoabituati ai rapidi stacchi della televisio-ne: un'immagine fissa, in un notiziariotelevisivo, di norma dura cinque secon-di, nei videoclip, nelle sigle e nella pub-blicità si vede spesso più di un'imma-gine al secondo; al contrario nei diapo-rama si devono subire inquadrature fis-se per decine e decine di insopportabilisecondi. Ecco quindi l'esigenza di anda-re più veloci, anche più dei due secondiper immagine che costituiscono il limite

pratico della dissolvenza incrociata.Basta amentare il numero deiproiettori puntati sullo stessoschermo: mentre uno proietta, gli

altri cambiano in sequenza. Consideran-do che il tempo medio di cambio della

MCmicrocomputer n. 122 - ottobre 1992

MULTIMEDIA

Una moderna centralina AVL. il Super Dove. Si collega a un PC provvisto dell'apposita scheda e comandatre proiettori, con comunicazione bidirezionale per la perfetta sincronizzazione degli effetti. Può comandareanche altri apparati esterni.

A che serve, quanto costa

diapositiva è pari a un secondo, con treproiettori si arriva a tre immagini al se-condo, con quattro proiettori a quattroimmagini ... Se arriviamo a ventiquattroproiettori, inventiamo il cinema!

t owio che a questo punto il coman-do dei proiettori deve essere affidato aun sistema elettronico, il che è diven-tato normale dall'inizio degli anni 'la.Ma, attenzione: oltre che sullo stessoschermo, i proiettori possono esserepuntati, a gruppi di dissolvenza, suschermi diversi, o su zone diverse diun solo telone, magari con il sistemadel «soft-edge» inventato da quel fran-cese alla fine dell'Ottocento. Aggiun-giamo la colonna sonora e incomincialo spettacolo.

La cosa che impressiona di più l'igna-ro spettatore è il perfetto sincronismotra il ritmo della musica e i cambi di im-magine (se il programma è ben realiz-zato). t dovuta al fatto che i segnali dicomando dei proiettori sono registratisu una pista dello stesso nastro magne-tico della colonna sonora. In che modo,lo vedremo tra poco.

Qui bisogna aggiungere che la multi-visione può non essere fatta di sole dia-positive. Oggi sempre più spesso si ag-giungono proiettori video, raggi laser ealtri effetti speciali, e si può combinarela multivisione con eventi dal vivo. I di-versi effetti possono susseguirsi ancheal ritmo di dieci o venti al secondo. Unadecina di anni fa era abbastanza diffusol'inserimento di spezzoni di film, proiet-tati con apparecchi detti «analyzer», chepotevano essere comandati fotogram-ma per fotogramma a cadenze diverse.Insomma, diapositive veloci come filme film lenti come diapositive, e tutto inperfetto sincronismo. Con la diffusionee il miglioramento della qualità deiproiettori video, il sistema è stato ab-bandonato.

Il sincronismo digitaleVediamo ora come l'informatica inter-

viene nella multivisione.Il primo impiego, e ancora oggi il più

importante, è la programmazione deglieventi visivi e la sincronizzazione del-l'immagine col suono. t necessario unpersonal computer (sono impiegati siasistemi MS-DOS, sia Applel. prowistodi una scheda particolare, che compren-de un semplice modulatore. Questo in-via lungo un cavo di tipo audio i segnalidi comando e controllo a un certo nu-mero di centraline collegate ai proietto-ri. Ogni centralina comanda tre proiet-tori e contiene un microprocessore, unaRAM di qualche kilobyte e un firmware

MCmicrocomputer n. 122 - ottobre 1992

su EPROM, con funzioni di decodificadei comandi e di controllo delle opera-zioni. Nella RAM possono essere cari-cate sequenze ripetitive che la centrali-na (detta anche «dissolvitore») può ese-guire autonomamente.

Naturalmente la parte più importanteè il software. Si tratta di particolari lin-guaggi di programmazione, composti dauna varietà di comandi che servono a

La multivisione è un mezzo che ha oc-casioni di impiego ben definite. Non bi-sogna dimenticare che una presentazio-ne in multivisione richiede un impiantomolto complesso, che deve essere mon-tato e messo in funzione da personalespecializzato in luoghi di dimensioni ade-guate. Quindi è consigliabile usarla in in-stallazioni fisse, o in situazioni che richie-dano comunque un particolare impegnodi allestimento, anche perché spesso sipone il problema di nascondere l'impian-to alla vista degli spettatori e di installareschermi che possono essere molto gran-di, anche maggiori di quelli delle sale ci-nematografiche.

L'impiego più diffuso è nel corso dellegrandi riunioni aziendali, per la presenta-zione di strategie e prodotti alle forze divendita. Anche nei grandi allestimentifieristici la multivisione può essere im-piegata con ottimi risultati per attirarel'attenzione del pubblico e dare informa-zioni importanti.

All'estero sono molto diffuse le instal-lazioni fisse in musei e luoghi di culturain genere; in Italia questa possibilità èstata sfruttata pochissimo.

ottenere diversi effetti: dissolvenze len-te o veloci, o anche istantanee, cambi didiapositiva in avanti o indietro, lampeggie così via. Possono essere comandati,attraverso relais inseriti nelle centraline,anche apparecchi diversi dai proiettoriper diapositive, come luci rotanti, raggilaser e altro.

L'elemento fondamentale è il sistemadi scansione dei tempi. Ogni comando

Ma quanto costa una multivisione?Naturalmente ci sono molti fattori cheinfluiscono sul costo, dal numero deiproiettori (in genere si parte da nove perarrivare a trenta, ma non sono rari i casidi spettacoli prodotti con un centinaio diproiettori), alla lunghezza del program-ma, alla necessità di produrre espressa-mente tutto o parte del materiale sonoroe visivo. In linea di massima si può direche una produzione con una dozzina diproiettori, partendo da materiale visivogià disponibile, può essere realizzataconmeno di cinquanta milioni, naturalmenteaffidandosi a uno studio serio. Il costosale facilmente a cento e più milioni perproduzioni di notevole impegno, con de-cine di proiettori e altri dispositivi.

Bisogna considerare che la maggiorparte degli studi italiani lavora con un'or-ganizzazione ridotta all'osso e con mar-gini risicati: ali'estero, a parità di risulta-to, si spende spesso più del doppio cheda noi. Ma molte aziende trovano chel'investimento è più che conveniente,per i risultati di comunicazione e di im-magine che si possono ottenere conquesto mezzo.

283

La magia della multivisione

MULTIMEDIA

è preceduto dall'indicazione del mo-mento in cui deve verificarsi l'evento.Per esempio, nel linguaggio PROCALLdell'americana AVL:

TM 04:05.264D A D G

che significa: a quattro minuti, cinque

Buio in sala.Attacca una musica. Compaiono alcuneimmagini. Altra dissolvono sulle prime,animano punti diversi sullo schermo.

La musica cresce. Ora sono vere raf-fiche di diapositive che accompagnano ilsuono con sincronismo perfetto. Poi,dall'animazione quasi cinematografica, ildiscorso si stempera in lente dissolven-ze che invadono tutto il campo di proie-zione. Ora una sola immagine grandissi-ma occupa tutto lo schermo. Poi si apreuno spazio e una veloce sequenza si in-serisce nel quadro più grande, che sva-nisce piano piano. La musica dissolve,mentre solo una piccola figura rimanesulla destra. Anche questa se ne va len-tamente, mentre dall'altra parte inizia unvideo. Sono gli spot della campagnapubblicitaria.

Poi, a sorpesa, suoni e immaginiesplodono insieme, invadono il campovisivo, riempiono la sala. Nel turbinio del-la rappresentazione una figura si delinealentamente al centro dello schermo, ac-quista maggiore evidenza, mentre il re-sto scompare e la musica rock lascia ilposto a un motivo trionfale: la GrandeNovità, il Prodotto, campeggia nel buio,mentre il marchio attraversa velocissimopiù volte lo schermo. A poco a poco lospazio di proiezione si anima di figureche compaiono e svaniscono in puntisempre diversi, si sommano, invadono ilcampo visivo. La musica cresce ancora.

Un raggio laser rompe improwisamen-te la penombra della sala, sfreccia da unangolo all'altro, poi sembra trovare unameta al centro dello schermo, che sispegne di nuovo. Il laser forma una figu-ra: è il contorno del Prodotto, e dentro ilcontorno si forma ancora l'immagine del-la Grande Novità. Le luci si accendonomentre scoppia l'applauso.

Così descrivevo, alcuni anni fa, l'effet-to di una multivisione di pochi minuti,realizzataper la presentazione di un nuo-vo prodotto agli agenti di vendita di unagrande azienda. E aggiungevo:

Uno spettacolo in multivisione è moltopiù di una proiezione audiovisiva. Il com-puter permette di realizzare sequenzecon decine di operazioni al secondo. Aiproiettori per diapositive, cinematograficie video, si possono aggiungere raggi la-ser, generatori di fumo o di ... bolle di sa-pone, oggetti che appaiono e sparisco-

284

secondi e ventisei centesimi, manda indissolvenza di quattro secondi i proiet-tori A. D e G. L'indicazione del tempo(calcolato naturalmente dall'orologio in-terno della macchina) è riferita a uno«zero» posto prima dell'inizio del pro-gramma. Come si vede, la risoluzione èpari a 1/100 di secondo, quattro voltepiù precisa di quella dei sistemi video,

no, effetti imprevedibili oltre i limiti delloschermo.

La multivisione è un formidabile stru-mento per comunicare. Essa combina inuna forma complessa e perfettamentecontrollata gli strumenti tradizionali della

. comunicazione: parola, suono, fotogra-fia, grafica, movimento, azione. L'unionedi tutti questi elementi fa della multivi-sione uno strumento di comunicazionetotale. Ouindi particolarmente utile intutti i casi in cui sia richiesto un alto gra-do di apprendimento del messaggio.

Uno spettacolo in multivisione benrealizzato non permette allo spettatoremomenti di distrazione, perché la varietàdegli effetti possibili è fonte di continuesoprese che incatenano l'attenzione. Disolito la durata è limitata: otto, dieci, do-dici minuti. Ma in questo tempo, relati-vamente breve, può essere concentratauna grande quantità di informazioni. In-fatti la multivisione permette di dosarecon esattezza la successione o la simul-taneità degli eventi visivi e sonori chedeterminano l'efficacia della comunica-zione, cioè il livello di comprensione e diricordo.

Molti mi chiedono perché non facciopiù multivisioni. Un po' perché mi chia-mava il vecchio mestiere di giornalista,un po' perché ero stanco di essere cir-condato da clienti che pretendevano,ogni volta, di insegnarmi teoria e praticadella comunicazione. Per loro non ero unregista, ma un elettricista che facevafunzionare i proiettori. Perché in Italia lamultivisione era, ed è ancora, considera-ta una tecnica alla portata di tutti, ((dia-positive che ballano a tempo di musica».Mentre a Londra era materia di insegna-mento al Royal College of Art ... Non acaso, uno dei miei pochi qualificati colle-ghi (anche lui ora si dedica a un altro la-voro!). quando doveva realizzare unospettacolo importante faceva venire unregista specializzato dall'lnghilterra. Mala maggior parte dei committenti nonvuole affrontare i costi di un lavoro benfatto. Niente foto fatte apposta, solo im-magini d'archivio elaborate alla meglio.Musiche da dischi? Certo, il compositorecosta troppo. Sceneggiatore e regista?Non servono, il nostro direttore marke-ting è così bravo ... Ha visto come sonobelle le foto che ha scattato alla moglie?

M.C.

che hanno come base il ventlcmquesl-mo di secondo del singolo fotogramma.In pratica il computer emette un mas-simo di dieci comandi al secondo. Perbrevi periodi i comandi possono diven-tare venti, rinunciando all'emissione deisegnali di controllo della posizione deicaricatori di diapositive. Ogni comandopuò riguardare uno o più appareçchi.

Ma vediamo come si realizza la sin-cronizzazione tra immagini e suoni. Perprima cosa si registra la colonna sonora,su un registratore multitraccia a bobine,di solito a otto canali. Poi, su una traccialibera, si registra un segnale di sincro-nismo (clock-track) generato dal compu-ter. A questo punto (le diapositive sonogià al loro posto nei magazzini deiproiettori e le centraline sono collegateal computer), si incomincia a scrivere ilprogramma, controllando i risultati sulloschermo, passo dopo passo. Tornandoindietro e impartendo un comando distart, le sequenze possono essere rivi-ste in tempo reale sulla base del c10ckscandito dal computer. Ma se si fa par-tire il nastro con la musica, è la clock-track registrata che fa avanzare il pro-gramma. In questo modo si può verifi-care se i tempi stabiliti a orecchio sonogiusti, il che non accade quasi mai, Al-lora si ferma il nastro, si torna sul passodi programma da correggere, e si scriveil tempo modificato. Tutto questo si ri-pete per ogni passo, fino a ottenere laperfetta sincronizzazione. Quando il la-voro è finito, il programma viene regi-strato su un'ulteriore traccia libera delnastro magnetico. Così il computer puòrestare a casa e il sincronismo è assi-curato dalla presenza del suono e deicomandi sullo stesso nastro.

Immagini dal computer, La multivisione moderna è nata all'i-

nizio degli anni '70, con la disponibilitàdei primi congegni elettronici per le dis-solvenze e di sistemi a logica cablataper automatizzare diverse operazioni.Nel '75 gli americani dell'AVL presenta-rono il primo sistema a microprocesso-re, quasi un PC, e nell'S1 l'inglese Ele-ctrosonic implementò un sistema dimultivisione sull'Apple Il. Per lungotempo l'informatica ha supportato que-sto mezzo solo per la programmazionedegli eventi.

Ma nella seconda metà degli anni'SO si sono diffusi i primi sistemi per lastampa ad alta risoluzione di immaginidigitali su pellicola fotografica, mentrela computer grafica raster e vettorialeincominciava a essere realizzabile suiPC. Così si sono introdotte nella multi-visione le immagini sintetiche, disegna-te sul video e quindi stampate sulla

MCmicrocomputer n, 122 - ottobre 1992

pellicola diapositiva con l'uso dei «filmrecorder». Questi sono apparecchi checontengono un tubo catodico monocro-matico, davanti al quale è sistematauna fotocamera. Sullo schermo del tu-bo si formano, una alla volta, le imma-gini corrispondenti ai colori fondamen-tali (rosso, verde e blu). che vengonoriprese sullo stesso fotogramma attra-verso filtri colorati.

I problemi da risolvere per utilizzarele immagini digitali in un sistema dimultivisione sono essenzialmente due:la risoluzione e il registro. La risoluzio-ne (o definizione) dell'immagine videoè bassa: 525 linee orizzontali (lo stan-dard americano per la televisione) co-stituiscono la base dei sistemi di com-puter grafica; 625 linee sono lo stan-dard dei sistemi televisivi europei; da400 a poco più di mille possono essereottenute sui monitor dei PC. Quindi de-cisamente poco in confronto alle oltre2000 teoricamente (e spesso pratica-mente) riscontrabili su una buona dia-positiva del formato di 24x36 millimetri.Sono stati quindi introdotti algoritmiche hanno consentito di interpolare idati delle immagini digitali (o di lavorarecon risoluzioni effettive superiori aquelle dei monitor) e di inviarli a filmrecorder in grado di registrare sulla pel-licola dapprima 2000, e poi 4000 e an-che 8000 punti per il lato maggiore del-l'inquadratura. Il risultato finale sonoimmagini di stupefacente nitidezza giàa 4000 punti, ai limiti delle capacità di

MCmicrocomputer n. 122 - ottobre 1992

La multivisione come elementodi una sfilata di alta moda. Primauna proiezione con sofisticati ef-fetti visivi per presentare i det-tagli della collezione (foto gran-de), poi immagini fisse per am-bientare le diverse linee di abiti(Studio Multicom per MilaSchoen).

definizione delle pellicole fotograficheprofessionali.

Il secondo problema e quello del re-gistro, (cioè l'esatta posizione dell'im-

La multivisione del bis-nonno: risale alla finedell'BOa questa accop-piata di lanterne magi-che a petrolio perproiezioni a dissolven-za incrociata.

MULTIMEDIA

magine nell'inquadratura) ed è comunealle diapositive di origine fotografica.Dipende dal fatto che è necessario col-limare perfettamente le immagini, siaper ottenere sequenze di animazione,sia per combinare sullo schermo diver-se sezioni della stessa immagine. Ilproblema è risolto soprattutto per viameccanica, attraverso particolari fotoca-

mere che bloccano le perforazioni dellapellicola in una posizione prestabilita,con la tolleranza di pochi centesimi dimillimetro. Quindi la diapositiva viene

285

MULTIMEDIA

Metti, una sera d'estate ...montata su particolari telaini di precisio-ne, prowisti di perni calibrati che si in-filano nelle perforazioni (queste, a lorovolta, rispettano standard di precisionemolto ristretti). Un dispositivo di rego-lazione automatica della posizione deltelaino è presente anche in ciascunproiettore. Vale la pena di ricordare cheper la multivisione si devono adoperareproiettori di tipo professionale, prowistidel magazzino girevole tipo Kodak Ca-rousel, che alimenta le diapositive pergravità: è il solo sistema efficace perevitare inceppamenti e assicurare ilcorretto allineamento. Nei film recorderadatti alla produzione di diapositive permultivisione il registro è ottenuto sia

Roma, Villa Medici, una sera d'estate. L'invito si intitola "A spasso nel parco diCosimo - Un tragitto fra suoni e immagini in cerca degli stati dell'anima». Oltre uncentinaio di persone si sottopone alla lunga attesa di un "evento» misterioso. Final-mente un gruppo di hostess in rosso (sembra di essere a un congresso!) guida gliinvitati nell'oscurità del parco, dove luci si accendono all'improwiso rivelando attoriche declamano brani di Poliziano. Alla fine del giro il gruppo si trova in una plateaall'aperto, con un grande schermo, e qui incomincia una multivisione. Il tema è uncelebre dipinto di Paolo Uccello (Paolodi Dono, detto Paolo Uccello, 1397-1475). rap-presentante una caccia. Gli autori hanno lavorato sull'immagine digitalizzata, scom-ponendola, elaborandola e ricomponendola in mille soluzioni diverse, con risultati dialtissima suggestione, grazie anche a un ottimo accoppiamento con la colonna sonoracomposta ad hoc.

Un bellissimo esempio di come l'elaborazionecomputerizzata delle immagini e lariproduzione attraverso mezzi di alto livello tecnologico possa servire anche a far poe-sia, quella vera, che coinvolge lo spettatore comune, non solo l'addetto ai lavori.

ProduzioneAbraxas, sceneggiatura e regia di Carlo Maria Causati e Maurizio Squil-lante (autore anche della musica). realizzazionedi Ernani Patera, computer grafica diMario Carulli. E di quest'ultima tornermo a parlare.

Come nasce una multivisione

MONTAGGIO

ISINCRONIZZAZIONE

ICOLLIMAZIONE E

PROIEZIONE PROVA

Anche il suono è digitale,qualche volta

Per la buona riuscita di una multivi-sione la composizione della colonna so-nora è essenziale quanto la scelta delleimmagini. All'estero, in paesi dove que-sto mezzo è più diffuso e valutato chein Italia, spesso si commissionano lemusiche a compositori specializzati, ol-tre che affidare la realizzazione delle im-magini a fotografi di alto livello. Da noila multivisione è considerata un mezzo«povero», e si utilizzano musiche com-merciali, oltre a impiegare foto realizza-te all'origine per altri scopi. Purtroppomolti studi nostrani continuano a servir-si sempre delle stesse, scontatissime,musiche da film, che spesso hanno uneffetto controproducente, perché richia-mano nello spettatore le immagini del-l'opera da cui sono tratte, distraendolodai contenuti della multivisione. Per ri-sparmiare poche lire, oltre che per pi-grizia, non si utilizzano neanche i branimusicali distribuiti da studi specializzati,composti espressamente per uso pub-blicitario o didattico, o per sonorizzaredocumentari e servizi televisivi: divisiper generi, migliaia di titoli sono a di-sposizione dei registi per accompagnarenel modo più adatto le sequenze visive.

Fino a poco tempo fa le musiche era-no tratte dai long-play analogici. Oggi ilcompact disc ha semplificato non pocoil lavoro, perché sono disponibili giradi-schi digitali interfacciabili col computer,

per via elettronica, con circuiti di altis-sima stabilità che assicurano la posizio-ne costante dell'immagine sul tubo ca-todico, sia per via meccanica, con foto-camere provviste del dispositivo diblocco della pellicola. Oggi la disponibi-lità di raffinati software per il tratta-mento delle immagini digitalizzate con-sente al creativo di sbrigliare la sua fan-tasia quasi senza limiti.

Questo schema descrive a grandilinee come nasce uno spettacolo inmultivisione per uso commerciale.

Molti pensano che per fare unamultivisione basti mettere insiemeun po' di diapositive e una colonnasonora qualsiasi, e in effetti in Italiamolti fanno così.

Ma quando il committente sa quel-lo che vuole, e si rivolge a uno stu-dio all'altezza della situazione, il risul-tato è tanto più valido quanto mag-giore è l'impegno profuso nella rea-lizzazione.

t importante, per esempio, che lesoluzioni visive finali siano scelte infunzione anche della colonna sonora.Anche la programmazione e la sin-cronizzazione richiedono mani esper-te, occhi e orecchie sensibili.

Una dissolvenza incrociata di quat-tro secondi è molto diversa da una ditre.

Ma un regista particolarmenteesperto può deciere di far spegnereun proiettore in tre secondi e accen-dere l'altro in quattro, per ottenereun incrocio perfetto tra immagini diluminosità diversa, o per accompa-gnare un passaggio particolare dellamusica.

Oppure scegliere un incrocio ,<lar-go», inserendo una pausa tra l'iniziodello spegnimento e quello dell'ac-censione, o «stretto», facendo com-parire un'immagine prima che la pre-cedente incominci a spegnersi.

Ogni passaggio può avere moltesoluzioni diverse, sia nella scelta delmateriale, sia nel modo in cui questoviene amalgamato.

E da queste scelte deriva la qualitàdel risultato finale.

OBBIETTIVO

I

MIXAGGIO

IDEFINIZIONEMESSAGGIO

I

REGISTRAZIONEPARLATO

ISCELTA MUSICHE

IEFFETTI SONORI

I

IL,SCELTA LOCALEDI PROIEZIONE

STUDIO ALLESTIMENTI

IDEFINIZIONE

IMPIANTI

OCCASIONE

IIBUDGET

I

APPROVAZIONESTORY BOARD

IPLANNING

I

iPIANO GENERALE

IAPPROVAZIONE

i

tQEAZIONE EDE8l'CUZIONE

GI'lt-FICA

IRIPRESE GRAFICHE

I

TARGET

l

iELABORAZIONI

FOTO· GRAFICHE

IEDIZIONE VISUAL

ISTORY BOARD

I

PROIEZIONE ALCLIENTE

ITRASPORTO

I

ISHOW

SEZIONAMENTO

ICALCOLO COSTI

E TEMPI

IREPERIMENTO O

PRODUZIONE FOTOE FILMATI

I

PROOOTTO

l

286 MCmicrocomputer n. 122 - ottobre 1992

Un'impressionante bat-teria di proiettori, pron-ti a sparare sullo scher-mo un diluvio di imma-gini. /I limite più graveall'impiego della multi-visione è la comples-sità dell'impianto diproiezione. Per allinea-re un impianto comequesto si impiega qual-che ora di lavoro.

MULTIMEDIA

e quindi i brani possono essere selezio-nati e tagliati molto rapidamente e congrande precisione. Il che è superfluo,quando alla realizzazione della colonnasonora non sovrintende il regista, ma siaffida un compito generico a un «dj»che non sa nulla dell'effetto che si vuo-le ottenere ...

Comunque, anche quando le compo-sizioni originali o commerciali sono susupporti digitali, la realizzazione della co-lonna sonora avviene ancora su appa-recchi analogici, soprattutto per motividi costo, Per l'originale si impiegano,nella maggior parte dei casi, apparecchia otto piste: tipicamente si occupanoquattro canali per il suono stereo, alter-nando i brani, un canale per il parlato ei rumori, uno per la c1ock-track di sin-cronismo e uno o due per i segnali dicomando, a seconda del numero diproiettori collegati; quindi si riversa iltutto su un «quattro piste», con il mis-saggio delle parti audio su due canalistereo e la soppressione della c1ock-tra-ck, ormai inutile. Da questo master siricavano le musicassette destinate aspeciali deck a tre o quattro canali, adoppia velocità, che servono per leproiezioni.

Dalla multivisione al multimediaNel riquadrato dedicato al fascino del-

la multivisione cerco di descrivere la

MCmicrocomputer n. 122 - ottobre 1992

magia di questo mezzo e le sue possi-bilità di impiego.

Ma in Italia non ha mai avuto il suc-cesso che merita. Stretta tra la tradizio-ne del cinema da una parte e l'enorme,rapidissimo sviluppo del settore televi-sivo dall'altra, è rimasta nelle mani dipochi volenterosi, sprovvisti della soli-dità finanziaria e della base culturale ne-cessari per farla decollare. Se ne sonooccupati per lo più fotografi con poco la-voro, grafici senza preparazione tecno-logica, ingegneri privi di fantasia. Le pro-duzioni spezzettate tra un fotografo, undj e un elettricista, senza la presenza diqualcuno che potesse definirsi regista,non hanno attirato l'attenzione del pub-blico e degli addetti ai lavori. Di fronte arisultati mediocri (tranne rari casi), nonsi è formata una committenza stabile,motivata e disposta a spendere. E così,una buona parte degli studi sorti tra lafine degli anni '70 e i primi anni '80 hachiuso i battenti o ha cambiato attività.Fra gli altri ha cessato l'attività lo StudioMulticom, che ho fondato e diretto dal1979 al 1990, che intendeva costituireun punto di riferimento per la qualitàdelle produzioni, realizzate con un oc-chio agli standard americani e inglesi, imigliori del mondo.

L'avanzata del video - che solo dapoco tempo ha raggiunto una qualità ap-pena decente per proiezioni a platee piùgrandi di una stanza - ha spostato ver-

so l'immagine elettronica l'attenzione egli investimenti. Le prospettive apertedalle applicazioni multimediali su PC fa-ranno il resto.

Ma chi non ha mai visto una multivi-sione - sottolineo: ben fatta - diffi-cilmente può rendersi conto della suaefficacia. Chi oggi subisce, a ragione, lesuggestioni della realtà virtuale, sappiache i migliori registi di multivisione san-no raggiungere effetti quasi altrettantostraordinari, anche tenendo conto delfatto che gli spettatori non sono ancoraassuefatti a certe meraviglie delle tec-nologie più avanzate. La nitidezza e laluminosità delle immagini, la possibilitàdi usare schermi molto grandi (anchepiù di venti metri di base!), fanno an-cora oggi della multivisione un mezzocon capacità di impatto eccezionali, econ costi relativamente bassi. Sottoquesto punto di vista, le prestazioni deisistemi multimediali su PC sono ancoraa un livello rudimentale, mentre i costie altri problemi confinano la realtà vir-tuale ai laboratori di ricerca e alle espo-sizioni specializzate. Un'azienda, o un'i-stituzione culturale, che voglia lanciareun messaggio efficace a gruppi selezio-nati di spettatori, può ancora trovarenella multivisione un mezzo di grandis-simo impatto. Ma spesso preferisceuna banale videocassetta.

287