L'astronomia all'epoca di Colombo -...

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Il dipinto di Hans Holbein il Giovane Ritratto degli ambascia- dell'insegnamento universitario: aritmetica, astronomia, geo- tori di Francia (1533) rappresenta il quadrivium, le arti liberali metria e musica. Vi compare un globo con il Nuovo Mondo. N ell'anno 1492 ebbero luogo due eventi di interesse astronomi- co: uno fu l'esplosione sull'Eu- ropa centrale di una luminosissima sfera di fuoco e la caduta di un frammento di meteorite nei pressi della città alsaziana di Ensisheim; l'altro fu la scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo. Il giovane Albrecht Dtirer assistette impressionato al grandioso fenomeno celeste mentre era in viaggio verso l'I- talia, e lo dipinse su una tavoletta di le- gno. Più tardi, però, usò l'altro lato della tavoletta per un dipinto a olio raffiguran- te San Gerolamo; l'immagine dell'e- splosione meteoritica, quindi, rimase na- scosta per secoli e fu scoperta solo ven- t'anni fa, quando il quadro di San Gero- lamo venne prestato al Fitzwilliam Mu- seum di Cambridge. Per tutto questo tempo anche la meteorite di Ensisheim, la più antica d'Europa tra quelle datate con precisione, rimase pressoché igno- rata nella chiesa parrocchiale e poi nel municipio della cittadina alsaziana, e so- lo da qualche decina d'anni si è imposta all'attenzione degli esperti. Strano a dirsi, quello che appare come l'evento non astronomico più significa- tivo del 1492, la traversata dell'Atlanti- co da parte di Colombo, esercitò forse un'influenza fondamentale sul pensiero astronomico. Anche se Colombo era in errore nel credere di poter raggiungere la Cina e il Giappone navigando verso ovest, la sua impresa e i viaggi che la seguirono diedero una chiara dimostra- zione della drammatica inadeguatezza della scienza antica, e in particolare del- l'insufficienza delle conoscenze geogra- fiche. A sua volta, la rivoluzione geogra- fica imposta dalla scoperta del Nuovo Mondo spianò la strada a teorie astrono- miche non ortodosse, compresa una co- smologia radicalmente innovativa di ti- po eliocentrico. nual era lo stato della conoscenza astronomica ai tempi del viaggio di Colombo? Un buon punto di partenza per rispondere a questa domanda è uno dei grandi tesori custoditi alla National Gallery di Londra, il quadro di Hans Holbein il Giovane Ritratto degli amba- sciatori di Francia, dipinto nel 1533. Tra l'ambasciatore della corte di Francia e il suo dotto amico, il vescovo di La- vaur, si trova un tavolo ingombro di libri e strumenti. A prima vista questi oggetti sembrano opportunamente distribuiti tra cielo, terra e mare, rappresentati rispet- tivamente dai quadranti e dal globo ce- leste posti in alto, dai volumi e dal liuto sul ripiano più basso e da una sagoma pisciforme vicino al pavimento. Più propriamente, gli oggetti costitui- scono un'allegoria del quadrivium, le ar- ti liberali su cui si basava l'insegnamen- to universitario: astronomia, aritmetica, musica e geometria. Gli strumenti sul ri- piano in alto rappresentano l'astrono- mia e il libro del tedesco Peter Apianus (Peter Bienewitz) del 1527 Eyn newe und wolgegriindte underweysung aller Kauffmanss Rechnung, che giace aperto sul ripiano in basso, rappresenta l'arit- metica. Il liuto e un libro di canti aperto sull'inno luterano Kom Heiliger Geyst simboleggiano la musica. La geometria trova esemplificazione non solo nelle audaci prospettive del pavimento (un mosaico cosmatesco, esempio rarissimo in Inghilterra, del sacrario di Edoardo il Confessore che si trova nell'Abbazia di Westminster) e del liuto, uno degli eser- cizi di pittura preferiti dagli artisti rina- scimentali, ma anche nel curioso oggetto a forma di pesce sospeso sul pavimento. A un esame più attento e da una visuale che accorcia l'immagine, l'oggetto si ri- vela una raffigurazione anamorfica di un teschio umano, forse un gioco di parole sul nome del pittore (da Holbein Bein», osso scavato). Il teschio, simbolo della mortalità del- l'uomo, ci porta a un altro livello del- la metafora rinascimentale, ricordandoci che la ricerca della conoscenza terrena è transitoria ed effimera. Il tema è raffor- zato dalla corda rotta del liuto, anch'essa simbolo tradizionale di morte e decadi- mento. In contrasto con gli studi del quadrivium, rappresentati con evidenza, stanno i misteri eterni, simboleggiati dal crocefisso seminascosto dalla tenda nell'angolo in alto a sinistra del quadro (non visibile nell'illustrazione). Si può concentrare l'attenzione sulle attività di studio, ma le grandi verità giacciono na- scoste al di là delle capacità umane. All'epoca del dipinto di Holbein per- durava l'idea che le chiavi dell'universo fossero detenute da un'antica età dell'o- ro, e la ricerca del nuovo non era ancora considerata una virtù. Cionondimeno, l'astronomia occupava un posto d'onore nel programma di studi, in quanto de- scriveva lo spazio fisico in cui aveva luogo il dramma umano. La Terra, una sfera composta di terra, acqua, aria e fuoco, occupava saldamen- te il centro dell'universo. Intorno c'era- no le sfere dei sette pianeti (che com- prendevano anche il Sole e la Luna) e un'ottava sfera recante le stelle fisse (fisse l'una rispetto all'altra, ma in realtà in moto a velocità vertiginosa, dato che compivano una rotazione in 24 ore). Più in là ancora c'era Dio Padre con gli an- geli e gli eletti in uno stato di eterna bea- titudine. Una xilografia contenuta nella Cronaca di Norimberga, un prezioso volume del 1493, riproduce la visione classica del cosmo in tutta la gloria. La Cronaca di Norimberga fu com- posta molto prima che in Europa si fosse sparsa la voce della scoperta di Colom- bo, e basta darle un'occhiata per smen- tire uno dei miti più diffusi sul viaggio del navigatore genovese. Che la Terra sia sferica lo si sapeva fin dall'antichità. Già Aristotele aveva spiegato che la Ter- ra doveva essere un globo perché è del tutto naturale che blocchi di materia pe- sante posti al centro dell'universo ten- dano ad aggregarsi e a formare una sfe- ra. Egli aggiungeva poi, a mò di corol- lario, che la forma dell'ombra proiettata dalla Terra sulla Luna durante le eclissi lunari dimostrava la correttezza della sua idea. Eppure ancora oggi, soprattutto negli Stati Uniti, si racconta la storia di come Colombo avesse dovuto convincere Isa- bella e Ferdinando di Spagna che il mondo era sferico. La cristianità aveva forse dimenticato la rotondità della Ter- ra? In realtà erano gli americani dell'i- nizio dell'Ottocento ad aver perso la me- moria, e ciò che volevano dimenticare era la tradizionale teoria britannica se- condo cui fu un navigatore al servizio dell'Inghilterra, Sebastiano Caboto, a sbarcare per primo nel Nord America, mentre Colombo aveva solo scoperto al- cune isolette delle Indie occidentali. All'indomani della loro Rivoluzione, gli americani erano avidamente in cerca di figure eroiche che non avessero nulla a che fare con gli odiati inglesi. Colom- bo rispondeva alle esigenze, anche se nessuno sapeva molto di lui finché il ro- manziere Washington Irving non visitò la Spagna e, trovata una vasta messe di documenti, scrisse una biografia che eb- be ampia diffusione. Sfortunatamente, Irving mescolò realtà e invenzione e in una delle scene più pittoresche, ambien- tata a Salamanca, lavorò per lo più di fantasia. In quella scena Colombo fronteggiava uno stuolo di chierici, «un imponente schieramento di professori, frati e digni- tari della Chiesa», i quali «erano preve- nuti nei suoi confronti come gli uomini che ricoprono una carica prestigiosa so- L'astronomia all'epoca di Colombo L'impresa del navigatore genovese, paradossalmente favorita dalla sua errata valutazione della circonferenza terrestre, oltre a ridisegnare il mappamondo mise in questione le cognizioni astronomiche del tempo di Owen Gingerich LE SCIENZE n. 293, gennaio 1993 65 64 LE SCIENZE n. 293, gennaio 1993

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Il dipinto di Hans Holbein il Giovane Ritratto degli ambascia- dell'insegnamento universitario: aritmetica, astronomia, geo-tori di Francia (1533) rappresenta il quadrivium, le arti liberali metria e musica. Vi compare un globo con il Nuovo Mondo.

N

ell'anno 1492 ebbero luogo dueeventi di interesse astronomi-co: uno fu l'esplosione sull'Eu-

ropa centrale di una luminosissima sferadi fuoco e la caduta di un frammento dimeteorite nei pressi della città alsazianadi Ensisheim; l'altro fu la scoperta delNuovo Mondo da parte di CristoforoColombo.

Il giovane Albrecht Dtirer assistetteimpressionato al grandioso fenomenoceleste mentre era in viaggio verso l'I-talia, e lo dipinse su una tavoletta di le-gno. Più tardi, però, usò l'altro lato dellatavoletta per un dipinto a olio raffiguran-te San Gerolamo; l'immagine dell'e-splosione meteoritica, quindi, rimase na-scosta per secoli e fu scoperta solo ven-t'anni fa, quando il quadro di San Gero-lamo venne prestato al Fitzwilliam Mu-seum di Cambridge. Per tutto questotempo anche la meteorite di Ensisheim,la più antica d'Europa tra quelle datatecon precisione, rimase pressoché igno-rata nella chiesa parrocchiale e poi nelmunicipio della cittadina alsaziana, e so-lo da qualche decina d'anni si è impostaall'attenzione degli esperti.

Strano a dirsi, quello che appare comel'evento non astronomico più significa-tivo del 1492, la traversata dell'Atlanti-co da parte di Colombo, esercitò forseun'influenza fondamentale sul pensieroastronomico. Anche se Colombo era inerrore nel credere di poter raggiungerela Cina e il Giappone navigando versoovest, la sua impresa e i viaggi che laseguirono diedero una chiara dimostra-zione della drammatica inadeguatezzadella scienza antica, e in particolare del-l'insufficienza delle conoscenze geogra-fiche. A sua volta, la rivoluzione geogra-fica imposta dalla scoperta del NuovoMondo spianò la strada a teorie astrono-miche non ortodosse, compresa una co-smologia radicalmente innovativa di ti-po eliocentrico.

nual era lo stato della conoscenzaastronomica ai tempi del viaggio di

Colombo? Un buon punto di partenzaper rispondere a questa domanda è unodei grandi tesori custoditi alla NationalGallery di Londra, il quadro di HansHolbein il Giovane Ritratto degli amba-sciatori di Francia, dipinto nel 1533.Tra l'ambasciatore della corte di Franciae il suo dotto amico, il vescovo di La-vaur, si trova un tavolo ingombro di librie strumenti. A prima vista questi oggettisembrano opportunamente distribuiti tracielo, terra e mare, rappresentati rispet-tivamente dai quadranti e dal globo ce-leste posti in alto, dai volumi e dal liutosul ripiano più basso e da una sagomapisciforme vicino al pavimento.

Più propriamente, gli oggetti costitui-scono un'allegoria del quadrivium, le ar-ti liberali su cui si basava l'insegnamen-to universitario: astronomia, aritmetica,musica e geometria. Gli strumenti sul ri-piano in alto rappresentano l'astrono-mia e il libro del tedesco Peter Apianus(Peter Bienewitz) del 1527 Eyn neweund wolgegriindte underweysung allerKauffmanss Rechnung, che giace apertosul ripiano in basso, rappresenta l'arit-metica. Il liuto e un libro di canti apertosull'inno luterano Kom Heiliger Geystsimboleggiano la musica. La geometriatrova esemplificazione non solo nelleaudaci prospettive del pavimento (unmosaico cosmatesco, esempio rarissimoin Inghilterra, del sacrario di Edoardo ilConfessore che si trova nell'Abbazia diWestminster) e del liuto, uno degli eser-cizi di pittura preferiti dagli artisti rina-scimentali, ma anche nel curioso oggettoa forma di pesce sospeso sul pavimento.A un esame più attento e da una visualeche accorcia l'immagine, l'oggetto si ri-vela una raffigurazione anamorfica di unteschio umano, forse un gioco di parolesul nome del pittore (da HolbeinBein», osso scavato).

Il teschio, simbolo della mortalità del-l'uomo, ci porta a un altro livello del-la metafora rinascimentale, ricordandociche la ricerca della conoscenza terrena ètransitoria ed effimera. Il tema è raffor-zato dalla corda rotta del liuto, anch'essasimbolo tradizionale di morte e decadi-mento. In contrasto con gli studi delquadrivium, rappresentati con evidenza,stanno i misteri eterni, simboleggiatidal crocefisso seminascosto dalla tendanell'angolo in alto a sinistra del quadro(non visibile nell'illustrazione). Si puòconcentrare l'attenzione sulle attività distudio, ma le grandi verità giacciono na-scoste al di là delle capacità umane.

All'epoca del dipinto di Holbein per-durava l'idea che le chiavi dell'universofossero detenute da un'antica età dell'o-ro, e la ricerca del nuovo non era ancoraconsiderata una virtù. Cionondimeno,l'astronomia occupava un posto d'onorenel programma di studi, in quanto de-scriveva lo spazio fisico in cui avevaluogo il dramma umano.

La Terra, una sfera composta di terra,acqua, aria e fuoco, occupava saldamen-te il centro dell'universo. Intorno c'era-no le sfere dei sette pianeti (che com-prendevano anche il Sole e la Luna) eun'ottava sfera recante le stelle fisse(fisse l'una rispetto all'altra, ma in realtàin moto a velocità vertiginosa, dato checompivano una rotazione in 24 ore). Piùin là ancora c'era Dio Padre con gli an-geli e gli eletti in uno stato di eterna bea-titudine. Una xilografia contenuta nellaCronaca di Norimberga, un preziosovolume del 1493, riproduce la visioneclassica del cosmo in tutta la gloria.

La Cronaca di Norimberga fu com-posta molto prima che in Europa si fossesparsa la voce della scoperta di Colom-bo, e basta darle un'occhiata per smen-tire uno dei miti più diffusi sul viaggiodel navigatore genovese. Che la Terrasia sferica lo si sapeva fin dall'antichità.

Già Aristotele aveva spiegato che la Ter-ra doveva essere un globo perché è deltutto naturale che blocchi di materia pe-sante posti al centro dell'universo ten-dano ad aggregarsi e a formare una sfe-ra. Egli aggiungeva poi, a mò di corol-lario, che la forma dell'ombra proiettatadalla Terra sulla Luna durante le eclissilunari dimostrava la correttezza dellasua idea.

Eppure ancora oggi, soprattutto negliStati Uniti, si racconta la storia di comeColombo avesse dovuto convincere Isa-bella e Ferdinando di Spagna che ilmondo era sferico. La cristianità aveva

forse dimenticato la rotondità della Ter-ra? In realtà erano gli americani dell'i-nizio dell'Ottocento ad aver perso la me-moria, e ciò che volevano dimenticareera la tradizionale teoria britannica se-condo cui fu un navigatore al serviziodell'Inghilterra, Sebastiano Caboto, asbarcare per primo nel Nord America,mentre Colombo aveva solo scoperto al-cune isolette delle Indie occidentali.

All'indomani della loro Rivoluzione,gli americani erano avidamente in cercadi figure eroiche che non avessero nullaa che fare con gli odiati inglesi. Colom-bo rispondeva alle esigenze, anche se

nessuno sapeva molto di lui finché il ro-manziere Washington Irving non visitòla Spagna e, trovata una vasta messe didocumenti, scrisse una biografia che eb-be ampia diffusione. Sfortunatamente,Irving mescolò realtà e invenzione e inuna delle scene più pittoresche, ambien-tata a Salamanca, lavorò per lo più difantasia.

In quella scena Colombo fronteggiavauno stuolo di chierici, «un imponenteschieramento di professori, frati e digni-tari della Chiesa», i quali «erano preve-nuti nei suoi confronti come gli uominiche ricoprono una carica prestigiosa so-

L'astronomiaall'epoca di Colombo

L'impresa del navigatore genovese, paradossalmente favorita dalla suaerrata valutazione della circonferenza terrestre, oltre a ridisegnareil mappamondo mise in questione le cognizioni astronomiche del tempo

di Owen Gingerich

LE SCIENZE n. 293, gennaio 1993 6564 LE SCIENZE n. 293, gennaio 1993

In questa stampa tratta dalla Cronaca di Norimberga, una storia del mondo pub-blicata nel 1493, si vede l'universo secondo la concezione geocentrica. La Terra,sferica, è al centro, circondata dai pianeti - compresi la Luna e il Sole - e dalla sfe-ra delle stelle fisse. Nel cerchio più esterno sono raffigurati Dio e le schiere degliangeli e dei beati. A decorazione degli angoli della pagina stanno i quattro venti.

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La circonferenza della Terrae la distribuzione geografica dei continenti

Appare evidente il con-flitto tra le convinzioni

di Colombo sulla lunghez-za della circonferenza ter-restre e sulla disposizionedei continenti (in alto) ela geografia tolemaica (alcentro). Solo sottostiman-do notevolmente la cir-conferenza terrestre e so-pravvalutando l'estensio-ne dell'Asia Colombo fu ingrado di giustificare unviaggio in direzione ovestverso le Indie. I continen-ti della cartina in alto sonotratti da un mappamondocostruito nel 1492 da Mar-tin Behaim a Norimberga.

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no soliti esserlo nei confronti dei poveripostulanti». Costoro si fecero beffe del-l'idea che la Terra fosse rotonda e pre-sero a testimonianza le Scritture secondocui essa era piatta. Colombo, uomo pro-fondamente religioso, rischiò di esser ri-tenuto colpevole non solo di un errore,ma anche di eresia.

In realtà il concetto della rotonditàdella Terra fece sempre parte della cul-tura occidentale. Superati i secoli bui, econ la riscoperta delle opere di Aristote-le, l'idea di una Terra sferica entrò neiprogrammi delle neonate università. Desphaera mundi di Giovanni di Sacrobo-sco, un libro del XIII secolo che ancoroggi rimane il testo astronomico dalmaggior numero di edizioni, forniva unadimostrazione molto semplice della sfe-ricità della Terra, in direzione nord-sud:

i viaggiatori che si dirigevano versonord osservavano che l'Orsa maggiore ela Stella polare raggiungevano posizionisempre più alte nel cielo. La spiegazioneche Sacrobosco dava a proposito dellasfericità in direzione est-ovest era diver-sa e più sottile: il momento in cui avvie-ne un'eclissi di Luna è lo stesso ovun-que, indipendentemente dalla posizionedell'osservatore, ma a differenti longitu-dini l'altezza della Luna nel cielo varia,e questo è compatibile solo con una con-figurazione sferica della Terra.

Il problema che Colombo si trovò adaffrontare a Salamanca fu dunque di

dover convincere Isabella e Ferdinandonon già del fatto che la Terra fosse ro-tonda, ma piuttosto che le sue dimen-sioni e l'estensione della massa conti-

nentale eurasiatica non rendevano deltutto irragionevole l'idea di un arditoviaggio in direzione ovest verso il Cataie l'India. La misura del diametro terre-stre era stata calcolata con buona preci-sione da Eratostene nell'antica Alessan-dria; i suoi 252 000 stadi si traducevanoin una circonferenza di poco inferiore a40 000 chilometri, ponendo lo stadiouguale a 157,5 metri come ipotizza ilnoto storico dell'astronomia J. L. E.Dreyer. I geodeti islamici avevano riela-borato i calcoli di Eratostene: al-Far-ghani, membro del gruppo di Baghdadai tempi del califfo al-Ma' mun, nei pri-mi anni del IX secolo, ottenne l'equiva-lente di 20 400 miglia arabe (40 253 chi-lometri, a fronte dell'attuale stima di40 075 chilometri). Colombo ipotizzòerroneamente che le miglia arabe fosse-ro equivalenti a quelle romane, il che loportò a calcolare una circonferenza di30 044 chilometri, appena tre quarti delvalore effettivo.

Inoltre Colombo fece una stima note-volmente esagerata dell'estensione lon-gitudinale della Cina, e quindi della suadistanza dall'Europa. Egli calcolò che ilGiappone si trovasse addirittura a 283gradi di distanza in direzione est, e a me-no di 5000 chilometri dalle Canarie indirezione ovest. Questi due errori di cal-colo furono veramente utili a Colomboperché fecero apparire ragionevole il suotemerario obiettivo di raggiungere le In-die andando verso occidente.

Quando la corte si radunò a Salaman-ca durante le feste di Natale del 1486,gli studiosi presenti contestarono a Co-lombo la sua stima della dimensione del-la Terra e sostennero un valore della cir-conferenza terrestre assai prossimo aquello attualmente noto. Senza quell'er-rore di calcolo, Colombo non avrebbepotuto giustificare la sua audace spedi-zione. Il mito che i dotti sostenessero ilconcetto della Terra piatta è «pura fan-tasia»; secondo l'eminente biografo Sa-muel Eliot Morison, «Washington Ir-ving, cogliendo l'opportunità di costrui-re una scena drammatica e commovente,prese un fantasioso resoconto di questainesistente assise universitaria pubblica-to 130 anni dopo l'evento, lo rielaboròe lasciò libero corso alla propria imma-ginazione». Il racconto di Irving è av-vincente «perché tutti ci compiacciamodi vedere professori ed esperti messi incrisi da un'argomentazione ragionevole.Ma l'intera storia è assurdamente mali-gna e fuorviante».

In verità, se si escludono le sue teoriegeodetiche del tutto errate, Colombo

ebbe relativamente poco a che fare conl'astronomia. Egli viene talvolta ritrattocon stelle e primitivi strumenti di navi-gazione come il notturlabio - uno stru-mento per calcolare la latitudine in basealla posizione della Stella polare rispettoallo zenit - ma le poche testimonianzeche esistono circa l'uso che Colombo fa-ceva delle stelle per navigare fanno rite-

66 LE SCIENZE n. 293, gennaio 1993LE SCIENZE n. 293, gennaio 1993 67

La sfera di fuoco, un dipinto eseguito da Albrecht Diirernel 1492, raffigura l'esplosione di una meteorite, unframmento della quale cadde presso Ensisheim, in Alsa-zia. Questo fu l'avvenimento celeste più spettacolare diquell'anno, ma, secondo l'autore, la scoperta del NuovoMondo influì molto di più sul pensiero astronomico.

nere che egli avrebbe potuto ottenere glistessi risultati semplicemente tirando aindovinare. Confuso dai cieli tropicali edall'assenza delle costellazioni circum-polari a lui ben note, scambiò due volteBeta Cephei con la Stella polare, otte-nendo una latitudine di 21 gradi più anord di quella reale. Come mise in evi-denza l'ammiraglio Morison, Colomboera esperto in navigazione piana, nonastronomica.

L'unica occasione degna di nota, an-che se avvolta dalla leggenda,in cui Colombo contraddisse lasua scarsa propensione per l'a-stronomia fu quando utilizzò leEffemeridi di Johann Milller(noto come Regiomontano) perprevedere un'eclissi lunare im-minente. Al suo quarto viaggio,Colombo rimase bloccato inGiamaica, con le navi tantodanneggiate dalle teredini danon essere più in grado di pren-dere il mare. Un piccolo grupposi imbarcò su una canoa e si di-resse verso est per cercare soc-corso nella capitale di Hispa-niola, Santo Domingo. Ma ilgovernatore di Hispaniola, chetemeva di essere rimpiazzatonella sua remunerativa carica,non gradiva per nulla l'idea disalvare Colombo e tergiversò alungo nel portargli aiuto.

I mesi passarono: circa metàdegli uomini di Colombo siammutinò e cercò di raggiun-gere Hispaniola in canoa. Gliindigeni, ormai stanchi dellecollanine di vetro e dell'altrapaccottiglia di scambio, si fece-ro sempre più riluttanti a forni-re cibo alla ciurma, ridotta mapur sempre affamata.

Secondo la leggenda, Co-lombo apprese dalle Effemeridiche ci sarebbe stata un'eclissidi Luna la notte del 29 febbraio1504 e si affrettò a informaregli indios che sarebbe sorta unaLuna nera e sanguinante, segnoche Dio era scontento del lorocomportamento. Il navigatorenon si fece vedere finché l'e-clissi non fu terminata e poiuscì dalla sua cabina annunciando cheDio aveva ascoltato le preghiere che egligli aveva rivolto in favore degli indios.L'evento impressionò talmente i giamai-cani che essi diedero a Colombo moltopiù cibo di quello necessario per soprav-vivere. (Questo episodio è stato ripresoda Mark Twain in Un americano allacorte di re Artù.)

Se la cultura di Colombo era così ca-rente in fatto di astronomia, come

mai i suoi viaggi ebbero una tale impor-tanza per quella scienza? Per quanto aun astronomo moderno possa sembraresplendida un'età in cui l'astronomia erauna materia fondamentale e necessaria a

ogni studente universitario, egli nonmancherà di riconoscere come il reale li-vello del testo di Sacrobosco fosse deci-samente elementare. De sphaera mundidescriveva i moti giornalieri e stagionalidella volta celeste, ma non diceva quasinulla dei moti dei pianeti.

Gli astronomi medievali ritenevanoche le sfere celesti racchiudessero unaserie complessa di epicicli ed equantiausiliari da cui dipendevano i vari motidiretti e retrogradi dei pianeti. Questi ar-

tifici teorici erano stati descritti dall'a-stronomo alessandrino Claudio Tolomeointorno al 150 d. C. nel suo Almagesto,un'opera così tecnica che quasi nessuno,nella cristianità di lingua latina, era statoin grado di padroneggiarla. Tolomeo fuanche il più grande geografo della suaepoca e le sue carte erano accettate sen-za discussione.

L'Almagesto venne infine riscopertonel corso del XV secolo, quando perla prima volta apparvero in Europadue astronomi abbastanza competenti dacomprendere quel trattato basilare e cri-ticarne i primi commentatori. Regio-montano e Georg von Peuerbach si ci-mentarono insieme in una versione ri-

dotta del capolavoro di Tolomeo. Dopola morte di Peuerbach nel 1461, Regio-montano portò avanti il progetto da soloe, per assicurare all'opera un'ampia di-stribuzione, divenne il primo editore ditesti scientifici. Per ironia della sorte,anche Regiomontano, il più grande ma-tematico e astronomo del suo tempo,mori nel 1476, prima di aver potuto pub-blicare la sua prosecuzione del lavoro diPeuerbach e il suo altrettanto notevoletrattato di trigonometria.

Peuerbach e Regiomontanoindagarono fin nei minimi det-tagli l'astronomia di Tolomeo,ma non poterono compiacersidi ciò che scoprirono. Nel 1464Regiomontano scrisse una bre-ve, ma penetrante critica dellateoria a un collega che si occu-pava di astronomia matematica.Le tavole tolemaiche non ga-rantivano previsioni accurate:egli aveva osservato Venerefuori posizione di tre quarti digrado e Marte addirittura di duegradi, mentre un'eclissi lunaredel 1461 era terminata un'oraprima di quanto indicassero icalcoli. Secondo la teoria diTolomeo, inoltre, il diametroapparente della Luna avrebbedovuto, in determinati momen-ti, raddoppiare rispetto ad altriperiodi, un fenomeno che nes-suno aveva mai osservato.

Anche Copernico, nato nel

1473, tre anni prima dellamorte di Regiomontano, eraconsapevole della inadeguatez-za della teoria geocentrica nelcalcolo della posizione dei pia-neti. In un passo dei suoi ap-punti, egli annotò che Marte eradue gradi avanti rispetto allaposizione data dalle tavole eSaturno un grado e mezzo in-dietro (si veda l'articolo Coper-nico e Tycho Brahe, sempre diOwen Gingerich, in «Le Scien-ze» n. 67, marzo 1974). Eppurenon citò mai questa sfasaturanelle opere date alle stampe, ele sue tavole basate sul siste-ma eliocentrico non corressero

in modo veramente efficace gli errori.Il fatto che Copernico fosse apparen-

temente disinteressato a queste carenzeè molto importante. Anche se in molteopere di divulgazione si afferma il con-trario, gli errori nelle tavole delle posi-zioni planetarie non avevano pressochéniente a che vedere con la scelta di unpunto di vista geocentrico oppure elio-centrico. Queste due cosmologie eranoinfatti trasformazioni geometriche cheportavano a previsioni più o meno iden-tiche: il solo passaggio a un sistema elio-centrico era insufficiente a produrre ta-vole migliori. Entro certi limiti, si sareb-bero potuti correggere gli errori di pre-visione altrettanto facilmente all'interno

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di un sistema geocentrico quanto in unsistema eliocentrico.

Di fatto, Copernico non disponeva dialcuna osservazione che comprovasse lasua nuova concezione. Come ebbe a direGalileo un secolo più tardi, «Non ammi-rerò mai abbastanza coloro che accetta-rono la dottrina eliocentrica contro ciòche si mostrava ai loro sensi». L'astro-nomo polacco era invece guidato da unavisione estetica: ciò che voleva era una«teoria gradevole alla mente».

La concezione eliocentrica spiegavaperché apparentemente Marte. Giove eSaturno invertissero la propria direzionedi movimento nel cielo solo quando era-no in opposizione al Sole. Nel sistematolemaico questo moto retrogrado era unaccidente di natura, un «fatto in quantotale». Copernico lo rese un «fatto logi-co» e la mancanza di una spiegazione al-l'interno del sistema tolemaico divenneun'anomalia. Una volta create le connes-sioni logiche, diventò semplice spiegareperché il moto retrogrado di Giove fosseminore di quello di Marte e quello di Sa-turno fosse minore di quello di Giove.

Infine Copernico diede una spiegazio-ne alla misteriosa dislocazione lenta del-l'ottava sfera, la cosiddetta precessionedegli equinozi. La scoperta di questomoto aveva messo in difficoltà i cosmo-logi classici; tuttavia se la Terra, sospesanello spazio, girava intorno al Sole eruotava intorno al proprio asse, non eradifficile concepire un terzo moto: unlento spostamento conico dell'asse.

Queste radicali innovazioni costituiro-no i fondamenti su cui Galileo,

Keplero e Newton costruirono un nuovomodello dei cieli. Eppure Peuerbachavrebbe potuto concepire la stessa tra-sformazione geometrica un secolo pri-ma, e i cosmologi arabi avrebbero potu-to farlo nel IX secolo. Perché la nuovaastronomia dovette aspettare il XVI se-colo e l'età delle esplorazioni?

Copernico visse in un'epoca di rapidicambiamenti, il più clamoroso dei qualifu probabilmente l'invenzione, da partedi Gutenberg, della stampa a caratterimobili. Con una sola eccezione nota, tut-te le fonti su cui Copernico si documen-tò erano libri stampati. Non appena fucompletata, la sua cosmologia eliocen-trica venne stampata in circa 400 copie,che garantirono la sua ampia diffusionee la possibilità di discutere le idee in es-sa contenute.

Poi ci fu la Riforma. Copernico eracanonico in una cattedrale cattolica,mentre il giovane allievo che lo convin-se a far stampare il De revolutionibusorbium coelestium era un protestante diWittenberg, il centro dell'attività lutera-na. Era un'epoca di sconvolgimenti reli-giosi, in cui molte delle idee tradizionalivenivano messe in discussione.

Ma, cosa ancora più importante per laquestione in esame, Copernico visse inun'epoca in cui coraggiosi navigatoristavano riscrivendo la geografia di To-

lomeo. Egli studiava a Cracovia quandoColombo compì il suo primo viaggio. Lanotizia della scoperta giunse rapidamen-te all'Università Jagellonica che ancoroggi possiede il più antico mappamondoin cui compaia il Nuovo Mondo; ma an-che se Copernico aveva già abbandonatola Polonia prima che giungessero le no-tizie della scoperta, ne venne certo a co-noscenza poco dopo, mentre proseguivai suoi studi in Italia.

A quell'epoca Tolomeo era probabil-mente ancora più conosciuto per la suaopera geografica che per la cosmologiageocentrica che oggi porta il suo nome.La sua opera Geografia, scritta nel II se-colo d. C., con le sue istruzioni per leproiezioni cartografiche costituì un la-scito fondamentale per i cartografi. Rie-laborando le informazioni ricavate dairesoconti di viaggiatori e dal suo prede-cessore, Marino di Tiro, Tolomeo eragiunto a calcolare la latitudine e la lon-gitudine di molti luoghi del mondo allo-ra conosciuto. Questi calcoli, a loro vol-ta, furono alla base degli stupendi atlantipubblicati tra il 1480 e il 1490. Agli inizidel XVI secolo, però, la fama di Tolo-meo iniziò rapidamente a declinare. An-che se Colombo credeva di aver seguitole usuali concezioni geografiche, il suosbarco nelle «Indie» mise a dura provala cartografia tradizionale; quando poi fuchiaro che egli aveva in realtà scopertoun nuovo continente, il mappamondoclassico risultò obsoleto. Ora, se la geo-grafia di Tolomeo era risultata sbagliata,non poteva essere messa in dubbio an-che la sua cosmologia?

La maggior parte dei punti deboli in-dividuati da Regiomontano nell'astrono-mia classica non venne corretta da Co-pernico. Eppure la concezione eliocen-trica fu il passo fondamentale per unacompleta revisione dell'astronomia, inquanto consentì una radicale risistema-zione del pensiero umano e spianò lastrada alle brillanti conquiste tecniche diKeplero e di Galileo.

De revolutionibus di Copernico fupubblicato a Norimberga nel 1543, in

un mondo già preparato al cambiamen-to. Nel 1566 l'editore Henricpetri di Ba-silea stampò una seconda edizione del-l'opera. Tra coloro che entrarono in pos-sesso della ristampa ci fu Thomas Dig-ges, il primo astronomo inglese a con-vertirsi alla nuova cosmologia. Sopra iltitolo della sua copia egli scrisse «Vulgiopinio error», «l'opinione comune èsbagliata», volendo significare che nonaccettava più l'idea consolidata che laTerra fosse al centro dell'universo.

Nel tradurre in inglese i passaggichiave dal punto di vista cosmologico,Digges scrisse: «Ritenni utile pubblicarequest'opera al fine di non privare mentiinglesi tanto nobili (per il diletto di ele-varsi sulla gran massa degli uomini) diuna parte tanto nobile della Filosofia».Egli unì alla sua presentazione unosplendido schema eliocentrico che mo-

strava una caratteristica innovativa: lestelle non erano più fissate a una voltalontana, ma erano disperse verso l'infi-nito. «E pertanto - egli concludeva -immobili». Questo modello, presentatonel 1576, conteneva una concezionesuggestiva, un balzo sorprendente dalmondo chiuso degli antichi all'immensouniverso attuale.

Digges e numerosi suoi contempora-nei, compreso il maestro di Keplero, Mi-chael Maestlin, cercarono a lungo proveempiriche che confermassero la disposi-zione eliocentrica dei pianeti, ma inva-no. Per coloro che comprendevano l'u-nitarietà del sistema eliocentrico, esso ri-mase un atto di fede, oltre che un'irresi-stibile attrazione estetica; essi dovevanoanche dimenticare la tradizionale fisicaaristotelica, secondo cui la Terra non po-trebbe girare sul proprio asse perché, selo facesse, gli uccelli e le nubi rimar-rebbero indietro. Come enunciò un al-tro astronomo dell'epoca, Tycho Brahe,«Copernico non offende i principi dellamatematica, tranne quando lancia la Ter-ra, questo corpo pigro e lento, inadattoal movimento, in un moto rapido comequello delle torce eteree [le stelle>.

In assenza di prove da osservazione,l'adozione della teoria copernicana ri-chiedeva un clima culturale disponibilead accettare nuove idee e non più chiusoall'interno di vetuste tradizioni in basealle quali il sapere antico era inconfuta-bile. Colombo contribuì a creare tale cli-ma intellettuale. La sua prova empiricadimostrò una volta per tutte l'inadegua-tezza della geografia tolemaica e spianòla strada a una nuova collocazione dellaTerra nel cosmo. Le vecchie concezionistavano sfaldandosi. Nel 1611 JohnDonne avrebbe scritto: «And new Philo-sophy calls all in doubt, I The Elementof fire is quite put out; 1 The Sunne islost, and th'earth, and no man 's wit ICan well direct him where to look forit». (E una nuova filosofia mette tutto indubbio, / il fuoco è un elemento ormaieliminato, / Sole e Terra sono perduti enessun ingegno umano / può indicaredove cercarli.)

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