Last Epp Aeal Tri Rac Conti

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Anton Cechov La steppa e altri racconti Traduzione di Monica Bottazzi Introduzione di Igor Sibaldi Copyright 1995 Arnoldo Mondadori Editore S'p'A' Milano In queste pagine "l'umorismo cechoviano si affina via via, si libera dell'ansia dell'effetto buffo, e diviene impalpabile: diventa quell'aria, quel fondo di silenzio nell'aria, intorno a personaggi la cui vita va irresistibilmente e ormai scopertamente verso un nulla tragico, come acqua verso il mare. Gli umoristi, si sa, sono sempre cupi; il riso un esercizio di eleganza e disinvoltura nel tollerare la disperazione che essi avvertono ogni volta che porgono orecchio al senso delle vite e delle cose. E' un modo gentile, affabile, sociale, di venir incontro al balbettamento o al mutismo con cui tutto sembra rispondere loro, al loro invito: "Di' quel che hai da dire". E 4cechov un umorista che si stanca di ridere, ma non di rivolgere quell'invito a tutti, alle sue moltitudini". (dall'Introduzione) Introduzione @di Igor Sibaldi Antn 4cechov era figlio di un bottegaio di Taganrg, e l'insegna sulla bottega diceva: T, zucchero, caff e altri coloniali. Da portar via o da bere sul posto- con errori di ortografia, giacch "in tutta la citt non c'era nemmeno un'insegna senza errori di ortografia". (1)cechov alla sorella Marija, del 7 aprile 1887.(1) La bottega era sudicia, scura, minuscola, e strapiena di merci di poco conto, un po' di tutto e tutto a poco prezzo: candele, chiodi, caramelle, temperini, purganti, stoppini, lampadine, pacchetti di spezie, di tabacco machorka, sacchi di farina, di riso, di semi di girasole, qualche latta di petrolio; e vodka, servita a caraffe. E 4(1)cechov da bambino serviva al banco, odiando quella bottega, e obbedendo meccanicamente a tutti, con un inchino del capo. Anche l'anima dei personaggi dei suoi racconti cos: sempre piena di cose utili e minute, ma troppo utili, troppo minute, troppo piena; e sudicia, scura, minuscola; con una coscienza acquattata in un angolo, che rumina, sogna, brama, odia, e alla fine obbedisce sempre, fatalmente, rappresa in un inchino da commesso di drogheria, a ci che semplicemente c', a tutti, a tutto. Ed davvero difficile trovare, nelle letterature europee, un altro autore il cui tutto sia talmente strapieno, e i cui tutti siano talmente numerosi. E ci fin dagli esordi. Cominci a scrivere nel 1880, a vent'anni, e nel 1884 era gi autore di pi di trecento racconti brevi, venduti uno per uno a riviste umoristiche mediocri o infime, a un prezzo che variava tra le cinque e le otto kopjki a riga. Le riviste esigevano che quel genere di racconti - molto apprezzati dal pubblico medio-basso: impiegati, cassieri, commessi, artigiani, sartine, studenti del ginnasio, ecc' - non superassero le cento righe e fornissero d'ordinario tre protagonisti ciascuno, netti, vividi, messi a fuoco fino all'estremo in quelle cento righe,

e ogni volta nuovi, "colti dal vero quotidiano", e circondati da non meno individuati e autentici comprimari, ch si sentisse l'aria dell'ambiente, la vita pulsante. Mestiere duro, da "talento naturale" davvero: e in quei suoi primi trecento racconti 4(1)cechov comincia appena a riversare le moltitudini che per dono di natura gli avevano popolato la mente e l'anima - migliaia di esseri gi compiuti, bell'e pronti a entrare in scena nella loro colonnetta di stampa, brueghelianamente rifiniti fin dal primo capoverso. E gi allora, nel 1884, per numero dei personaggi solo il Tolstj di Guerra e pace e Anna Karenina poteva stargli alla pari. Altre migliaia ne vennero, di racconto in racconto, di dramma in dramma, nei vent'anni successivi. Nomi, volti, vite di tutta una vita affollata fino allo spasimo. Da bambino, nella bottega, le decine e decine di clienti ogni giorno, con le loro storie vere e false, sagge o assurde, impresse sul volto come cicatrici oppure raccontate mentre vuotavano la caraffa. Da adolescente, i lunghi giri quotidiani per la citt, a dar ripetizioni a domicilio a frotte di ragazzini zucconi, coi loro familiari che sbirciavano, controllavano, intervenivano e poi offrivano la tazza di t (dal 1876 al 1879, 4(1)cechov visse di ripetizioni: la bottega paterna era fallita nel 1876, il padre era fuggito a Mosca per evitare la prigione per debiti e tutta la famiglia l'aveva seguito, lasciando Antn da certi conoscenti, perch terminasse il ginnasio). Poi, a Mosca, durante l'universit, l'incessante caccia a personaggi, trame, spunti per quei racconti umoristici, che gli servivano per pagarsi gli studi e tamponare la miseria familiare - e, come svago, una precocissima passione per i cabaret, i teatri, i caf-chantants: gente, sempre gente! E poi, fino alla morte, la professione di medico, con altre quotidiane moltitudini di nomi, volti, vite e morti di pazienti paganti e gratuiti - e parallelamente, sempre, il lavoro di scrittore-drammaturgo (i teatri da dietro le quinte: attori, registi, lavoranti, e il pubblico); e con in pi la numerosa famiglia sempre appresso; e con in pi un'ansia, un'ansia di amicizie, di aver sempre la casa piena di visitatori e parassiti: "...Non posso assolutamente vivere senza che venga gente a trovarmi. Non so perch, ma quando sono solo ho paura, quasi mi trovassi su una fragile imbarcazione in mezzo all'oceano". (2) Tutta una vita con gente che ti parla accanto. E fin dai primi racconti l'intuizione - tradottasi subito in constatazione, e da allora e per sempre definitiva - che parlare non serve: n a se stessi n agli altri, e n con gli altri, n con se stessi. Tutti sono soli, e quanto pi sono insieme e quanto pi son numerosi, tanto pi sono soli; e quanto pi si accorgono di essere cos soli, tanto pi hanno paura, angoscia, o tedio. "S, la vita una brutta faccenda per ciascuno di noi. Quando ci penso seriamente, mi pare che le persone che hanno orrore della morte non siano coerenti. Da quanto posso giudicare, l'esistenza consiste soltanto in infamie, baruffe e banalit che si alternano e si mescolano tra loro... Si vivacchia soltanto, nel grigiore, senza vedere gente felice". (3) Tutta l'esistenza? Per tutti? Sempre? Sempre, secondo 4(3)cechov. L'umorismo giovanile di 4(3)cechov l'umorismo dell'equivoco, di infamie, baruffe e banalit imperniate tutte su un non detto che non si riesce a dire, e su cose dette che non bastano mai, e che non toccano n la sostanza di quel che si vorrebbe dire, n il cuore e la mente altrui - e che quanto pi si sforzano di dire, tanto pi conducono il parlante nel ne to, come si dice in russo, ovvero in-ci-che-non--quello-che-ci-vuole-e-che-si-vorrebbe. E nei primi racconti questo buffo: buffo-buffo, buffo-malinconico, buffo-crudele, buffo-malizioso, buffo-"ma in fondo che importa", o

buffo-orribile, da incubo buffo. Poi, verso il 1884, l'umorismo cechoviano comincia ad affinarsi, si libera via via dall'ansia dell'effetto buffo, e diviene impalpabile: diventa quell'aria, quel fondo di silenzio nell'aria, intorno a personaggi la cui vita va irresistibilmente e ormai scopertamente verso un nulla tragico, come acqua verso il mare. Gli umoristi, si sa, sono sempre cupi; il loro riso un esercizio di eleganza e disinvoltura nel tollerare la disperazione che avvertono ogni volta che porgono orecchio al senso delle vite e delle cose. E' un modo gentile, affabile, sociale, di venir incontro al balbettamento o al mutismo con cui tutto sembra rispondere loro, al loro invito: "Di' quello che hai da dire". E 4(3)cechov un umorista che si stanca di ridere, ma non di rivolgere quell'invito a tutti e tutto, alle sue moltitudini. E sa di aver ragione, in quel suo pensar tanto cupo. Dopo di lui, e gi ai tempi della sua maggiore fama, per moda gli scrittori e i poeti del decadentismo russo - degli "anni squallidi della Russia: gli anni Novanta, il loro lento strisciare, la loro tranquillit morbosa, il loro profondo provincialismo, una quieta insenatura: l'ultimo rifugio di un'epoca morente" (4)l4(4)stam, Il rumore del tempo (ed' it' Einaudi, Torino 1970, p' 7).(4) - gli scrittori e i poeti del decadentismo russo, dicevo, faranno a gara per convincere che tutto vuoto, e che la vita non val la pena. 4(4)cechov fu il loro maestro dichiarato; ma 4(4)cechov non cerca di convincere, non propaganda il nulla: lo dimostra come un teorema, scuotendo il capo alla fine d'ogni suo racconto-dimostrazione, come tra s. Sa che ha ragione e che in tutto questa sua ragione trover conferme. Si provi a dargli torto: quale prova puoi addurgli in contrario, su chi ti puoi fondare? Allineati accanto a 4(4)cechov, tutti i grandi prosatori russi che l'avevano preceduto fan diventare azzurra la cartina al tornasole che vi immergi, per testarvi la presenza dell'alcali del pessimismo, della disperazione. Da Gogo4(4)l, a Turgenev, a Dostoevskij, a Gon4(4)carv, fino a Tolstj, che proprio negli anni in cui 4(4)cechov si accostava alla letteratura aveva rischiato pi e pi volte di impiccarsi, per orrore del vuoto e dell'insensatezza dell'esistere, prima di scoprire nel Vangelo "l'unica via di scampo". Ah, certo, tutti questi Maggiori della letteratura russa avevano reagito vigorosamente a quella loro comune disperazione, come a una sfida: e avevano colmato a forza la loro percezione del vuoto, con le idee e con sbracciantisi professioni di fede in quelle loro idee - idee di bene, di felicit, di bellezza salvifica, d'illuminazione, di giustizia e d'amore futuri e possibili e indispensabili e imperativi. 4(4)cechov dal canto suo, nel lento strisciare degli anni squallidi della Russia, coglie appieno quella forzosit dei grandi, e la stanchezza di essa, come di chi si imponga di star sempre con i talloni staccati da terra. Che bisogno c'? 4(4)cechov un umorista: e forse che non fa ridere, uno che se ne stia sempre con i talloni staccati da terra? Ma se fa ridere, come puoi credergli, poi? Che bisogno c', dunque? La vita vuota, la vita quel vuoto, quella "brutta faccenda", senza che nulla, in essa, abbia da dir qualcosa di per s, se non che cos , appunto. E va notato subito, fin da questo primo volume: che appunto nella tensione fra questa percezione del vuoto e quelle idee, e forzosit di quelle idee, appunto in ci consiste la composizione chimica del Novecento russo, degli anni terribili della Russia, dalle rivoluzioni agli stermini al caos. Viene tutto da l, dall'interagire di quello sforzo di porre idee a puntellar la volta celeste, e del "che bisogno c', la vita quota", che fa franare il terreno sotto a quei puntelli. Gli orrori del Novecento russo hanno questi poli soltanto, ai capi del loro campo d'energia; questa ne e ne rimane la formula,

con un variare del dosaggio soltanto, di decennio in decennio, ma non dei componenti, sempre presenti. E' da 4(4)cechov, con 4(4)cechov, che incomincia. Ora, 4(4)cechov era tisico, i primi sbocchi di sangue risalgono al 1884 - giustappunto l'anno della sua laurea in medicina: e seppe da subito cosa significava quel sangue nel fazzoletto, e la linea delle sopracciglia gli si incurv, da allora, in un modo tutto particolare, nel guardare il mondo degli altri. Ma 4(4)cechov non un Ippolt il giovanotto tisico che nell'Idiota di Dostoevskij conclama cose pre-cechoviane, durante l'agonia. Non la tisi, o il peso della morte, la sua chiave di volta. 4(4)cechov nato povero, gli altri erano nati ricchi, tutti quanti. Pu4(4)skin, Turgenev, Tolstj, Saltykv erano rampolli dell'alta nobilt; Gogo4(4)l veniva da una famiglia della media aristocrazia ucraina; Dostoevskij e Gon4(4)carv appartenevano a una nobilt di minor conto, recente, - ma in compenso il padre di Dostoevskij era un medico, un uomo colto, proprietario terriero, e il padre di Gon4(4)carv era uno stimato mercante -; il padre di Leskv era un funzionario nobile; il padre di 4(4)cerny4(4)sevskij era un arciprete membro d'un concistoro... Nella famiglia di 4(4)cechov, invece, il primo ad aver avuto un cognome vero e proprio era stato il nonno, Egr 4(4)cech, un servo della gleba che con tenacia, astuzia e ferocia era riuscito ad accumulare il denaro sufficiente a riscattare dal servaggio se stesso, la moglie e i quattro figli. E il padre di 4(4)cechov, Pvel Egrovi4(4)c, nato servo, era rimasto un servo nell'animo e agli occhi dei figli, non era riuscito a combinar nulla nella vita perch non aveva avuto un padrone a cui obbedire. La differenza tra il ricco e il servo, nella Russia dell'Ottocento, era e rimase una differenza di anima, totale, grande come il mondo intero, tanto da escludere persino l'invidia del povero per il ricco, perch non si invidia ci che incomprensibile. E 4(4)cechov visse in quella differenza, e da l guardava il mondo. "Provate dunque a scrivere," ( uno dei suoi passi celeberrimi, tratto da una lettera del 1889 all'amico editore Suvorin), "provate a scrivere la storia di un giovane, figlio di un servo della gleba, che fa il garzone di bottega, poi lo studente ginnasiale e poi va all'universit; e che educato a rispettare tutte le classi sociali, tutte, a baciare la mano ai popi, a inchinarsi a ogni pensiero altrui, a ringraziar sempre qualcuno per ogni pezzo di pane che mangia; e che ha assaggiato spesso la frusta, e d'inverno gira per la citt senza le soprascarpe ai piedi, va a dare ripetizioni... e si comporta con un'ipocrisia totale, davanti a Dio come davanti agli uomini, e senza alcuna giustificazione, ma solamente perch conscio della propria totale indegnit e nullit. Potreste voi raccontare come questo giovane abbia spremuto da s, goccia a goccia, la propria anima di servo, e come, svegliandosi una mattina, abbia sentito che il sangue che gli scorre nelle vene il sangue di un uomo vero e libero, e non pi il sangue di un servo?". (5) Questa storia 4(5)cechov non la scrisse. E perch poi avrebbe dovuto? Perch raccontarlo, a chi potrebbe interessare un simile Bildungsroman socialmente contronatura? Ma ancor di pi: perch averlo vissuto? Perch tanta fatica nello "spremer via da s goccia a goccia" quel sangue ereditario, se poi la tisi viene a spremergli via pian piano il sangue nuovo? Questo e rimase sempre il mondo di 4(5)cechov, quello che si ritrova infallibilmente in ogni sua pagina, non narrato, ma semplicemente l presente, a decider di tutto, a dare a tutto la sua risposta muta. Per quanto affollato e strapieno di cose, il mondo di 4(5)cechov e rimane nell'anima un mondo desolato, colmo d'un vuoto risonante, come un continente abitato da un uomo solo, e non segnato

sulle carte; non ha una storia sua, non ha passato: tutto il passato l'ha spremuto via "goccia a goccia"; non vuol avere futuro: poich quel che chiunque ha da augurarsi nel futuro che il pi presto possibile - "tra due o trecento anni", era un'espressione favorita di 4(5)cechov - si perda la memoria di quell'orrore sociale e umano della disuguaglianza tra le anime, da cui il mondo di 4(5)cechov aveva cercato di strapparsi, vivendo e consumandosi tutto quanto in quello strapparsene. Che lo si dimentichi, che non lo si possa pi capire, che non esista pi in nessun modo. E in Russia, dove 4(5)cechov continua ad essere amatissimo, un mondo che dura tuttora. Fu probabilmente quello "spremer via goccia a goccia", quel lungo liberarsi, a determinare la vocazione medica di 4(5)cechov, il suo interesse professionale per i processi della guarigione. Fu senza dubbio quel suo lungo liberarsi, a dargli l'energia per le sue tante attivit d'interesse sociale, per i suoi pdvig di filantropia. (6)cechov rientra decisamente tra gli scrittori pi socialmente impegnati della storia della letteratura russa: a lui si dovette tra l'altro la realizzazione della prima Casa del Popolo di Mosca, con annessa biblioteca e auditorio e della prima clinica moscovita specializzata in malattie della pelle; insieme al pittore Repin organizz e realizz un Museo di Belle Arti a Taganrg; inizi la costruzione della prima stazione biologica della Crimea; fece costruire, a sue spese e su suo progetto, numerose scuole rurali; si prodig fino allo sfinimento durante le ricorrenti epidemie di tifo, durante le carestie, eccetera. L'esempio gli veniva, naturalmente, da Tolstj, maestro di opere filantropiche; ma per Tolstj, il prodigarsi era un traboccare di forza e di gioia e orgoglio dell'agire; mentre nel 4(6)cechov filantropo rimase sempre un fondo di malinconia struggente: "Il musulmano per salvarsi l'anima scava un pozzo. Sarebbe una bella cosa se ciascuno di noi lasciasse dietro a s una scuola, un pozzo o qualcosa del genere, perch cos la sua vita non fosse trascorsa e finita nel nulla, senza lasciare traccia" (I quaderni del dottor 4(6)cechov, Feltrinelli, Milano 1978, pp' 72-73).(6) Mentre a determinare la sua vocazione di scrittore (non amata all'inizio, adoperata soltanto per fare qualche soldo con le rivistine) era la spietata certezza che un mondo tale e quale al suo fosse nel destino di ogni uomo, del ricco non meno che del servo: e che la sua personale, faticosa dislocazione social-esistenziale fosse soltanto un'accezione di quel non-esserci, di quel ne to, con cui tutti, anche i non-poveri, si accorgono, prima o poi, di star facendo i conti, nella propria vita. Gli altri, i ricchi predecessori di 4(6)cechov nella letteratura russa avevano invece tutti qualcosa da difendere. Oh, non la loro ricchezza o il loro diritto ad averla (questo fu un problema per Tolstj soltanto), n un qualche loro consapevole primato di rango; bens quel quid che solamente la ricchezza pu dare all'anima di un bambino, equipaggiandogliela per la vita intera. La sensazione che, per quanto orribile e brutale sia il mondo, per quanto gretta o disperata sia l'umanit e per quanto spietato possa apparire il cielo, c' pur sempre un luogo ordinato e bello e accogliente dove trovar rifugio e dove essere felicemente e degnamente vivi. Per un bambino ricco quel luogo la sua casa, con le sue terre che si vedono dalle finestre: il luogo fisico, le stanze e le terre potranno poi magari scomparire o rimanere chiss dove, ma il calco interiore, la categoria dell'essere che quel luogo ha lasciato nell'anima rimane, e l si pu continuare a essere in ogni istante, e quella va difesa, a ogni istante, come il proprio territorio vero. Ai russi ricchi della generazione precedente questo aveva dato, appunto, il primo Ottocento russo, l'epoca d'una ricchezza salda e dalle radici

forti, orgogliosa e assoluta e in pace con se stessa come le querce di Guerra e pace. Da l la loro forza, di regger fino in fondo, fino allo stremo, alla pressione esterna esercitata dal mondo intero su quel loro luogo interiore, che diveniva il luogo del loro scrivere. Da l erano venute anche le idee salvifiche dei grandi scrittori russi ricchi, nel loro sforzo di rintracciare comunque un senso, un ordine prospettico e una mappa di direzioni, in quel che c'era fuori. 4(6)cechov, che ne ride senza riderne, alla fine di quell'Ottocento proclama in tutta semplicit che non vero, che quello sforzo era una caparbia debolezza di pochi ricchi nati settanta o sessant'anni prima e che se ne pu fare a meno, per amor di chiarezza, anche se senza quello non ti resta pi nulla. Proprio nel ricchissimo Tolstj, che era allora il pi accanito assertore della potenza salvifica delle idee e al contempo il pi fervido, addirittura brutale difensore del proprio aristocratico "territorio" di felicit interiore, 4(6)cechov cominci a trovare, via via che si precisava il suo pessimismo, un autentico maestro e fratello in spirito - e ne venne in seguito un'affettuosa, lunga amicizia personale. L'accanimento, il fervore, la brutalit ideologica del vecchio Tolstj mantenevano infatti, anche dopo la sua scoperta del Vangelo, un'urgenza, un'intima disperazione precisamente cechoviana. Condividevano, del "4(6)cechovismo", la premessa fondamentale: niente ha senso, e l'uomo non sa che cosa abbia senso. Tolstj - uomo vitale, sano, aggressivo - si salvava da questo naufragio trasformando la premessa in un'accusa, e arroccandosi nell'ultima idea rimasta disponibile, la pi impossibile, la pi lontana da tutto, il Vangelo, appunto; in nome e per conto del Vangelo Tolstj si dava a distruggere metodicamente ogni ragione, ogni struttura, ogni altra fede e convinzione. 4(6)cechov - uomo malato e gentile - si mette tranquillamente sulle sue tracce, senza condividere soltanto la fede nel Vangelo. Ebbe inizio, questa sua adesione a Tolstj (e non al tolstoianesimo), tra il 1887 e il 1888, all'epoca dei primi grandi successi di 4(6)cechov, e si sovrappose a una fase nuova della maturazione artistica di 4(6)cechov, pi severa, pi paziente, e pi inesorabile. "E 4(6)cechov," come scriveva Ajchenv4(6)ld, "si volse al serio. Su qualunque cosa egli fermasse ora lo sguardo dei suoi occhi pensosi, tutto assumeva per lui il tratto del dolore. 4(6)cechov non aveva chiesto un tale dono, n lo voleva, forse: egli aveva sete di gioia e di vita, ma involontariamente cominciava a trasmutare la vita nell'oro della tristezza, nell'oro autunnale delle foglie che appassiscono". Tolstj gli serviva da pathfinder, gli era d'aiuto nella ricerca delle cose su cui fermar lo sguardo, nell'individuazione del punto di vista pi doloroso: in Tolstj, quella ricerca e contemplazione si risolvevano sempre in tremendo, splendido, luccicante e mortale inverno guardato dalle alte e luminose finestre del suo maniero di Jsnaja Poljana. In 4(6)cechov era davvero l'autunno, 4(6)cechov lasciava che il freddo e l'umido del dolore gli entrassero liberamente nelle ossa. Ma quell'autunno finisce per andar oltre il Tolstj stesso di quegli anni: sorpassa il pathfinder, lo precede, indovinandone tutto, anche il futuro, quasi, e spiegandolo a lui stesso. Il primo volume di questa raccolta abbraccia appunto quest'inizio nuovo; e la linea tolstoiana ben visibile davvero in questi racconti: cos, ad esempio, il protagonista del racconto-parabola La scommessa in realt proprio lui, Tolstj, chiuso nell'eremo della sua grandezza e ricchezza, intento a ricapitolare in solitudine le sorti della cultura e della sua epoca. "E io disprezzo i vostri libri, disprezzo tutti i beni del mondo e la saggezza. Tutto inconsistente, effimero, diafano e illusorio come un miraggio. Siate

pure orgogliosi, saggi e stupendi, ma la morte vi spazzer dalla faccia della terra allo stesso modo dei topi del sottosuolo... Voi avete perso la ragione e non seguite la giusta via. Scambiate la menzogna per verit e la deformit per bellezza..." (7) Qui proprio Tolstj che parla: leggendo questo brano impossibile non pensare alle torbide invettive di Che cos' l'arte? (che Tolstj avrebbe scritto dodici anni dopo); e questo Tolstj cechoviano, senza il Vangelo in tasca, vien portato, nel racconto, fino all'estremo addirittura (ma guardacaso!) fino a una fuga a cui assomiglier in modo sorprendente la fuga vera di Tolstj da Jsnaja, quella "violazione del contratto" con l'umanit che Tolstj avrebbe compiuto nel 1910, sei anni dopo la morte di 4(7)cechov. "Tolstoiano", nella medesima accezione del termine, Crisi di nervi: vera e propria rivisitazione de Le memorie di un marqueur che Tolstj aveva scritto nel 1853 - ma il giovanile, moralissimo sgomento tolstoiano dinanzi alla disumanit della prostituzione si amplia qui nello sgomento, ben noto a Tolstj gi negli anni Ottanta, dinanzi all'assoluta, abissale incapacit dell'anima e della morale stessa a trarre non fosse che un lembo di prassi dal caos della propria indignazione (e qualche anno dopo, questo sgomento diverr il motivo conduttore di Resurrezione). "Tolstoiano" del pari il sermone che il medico Michal Ivnovi4(7)c tiene alla dama Vera Gavrlovna, ne La principessa; e ancor pi fatalmente, e ironicamente "tolstoiana" l'assoluta inutilit di quel sermone. Tolstoiano il vuoto, senza rimedio e senza riscatto possibile, in cui per vie del tutto opposte sprofondano la protagonista de Le luci e i due coniugi de L'onomastico, e che in entrambi i racconti condizione necessaria e sufficiente di un crimine: distrugge una vita, che immagine, simbolo della Vita stessa, cos orrendamente indifesa dinanzi alla non-vita in cui brancolano gli uomini, nel sonno della loro coscienza. (8) Tagliato su misura per un personaggio dell'ultimo Tolstj il grido balbettante in cui si impernia tutto il racconto La seccatura: "Non so che cosa voglio, ma prender cos la vita, signori... Ah, Dio mio! E' penoso!". (9) E' proprio lo stesso tormento di Ivn I4(9)l4(9)c, ne La morte di Ivn I4(9)l4(9)c di Tolstj, pubblicato nel 1886, e 4(9)cechov lo incastona, qui, in un nulla grottesco, da commedia, in cui accanto a ogni segmento della trama, dal contrattempo iniziale alla risoluzione, si sente risuonare in sottofondo una sorta di tragico "e con ci?", ovvero l'ordinariet senza scampo - della tragedia umana. Per finire con la beffarda durezza di quella esplicita risposta a Tolstj - alla sollecitudine evangelica di Tolstj per l'anima dei lettori -, che conclude il racconto Il calzolaio e la forza impura: la vita dell'anima, dice il Vangelo e ripete Tolstj, val pi di tutto quel che il mondo offre? Ma certamente, risponde 4(9)cechov, con la sua malizia tragica: "Ma Fedor non li invidiava pi e non si lamentava della sua sorte. Ora gli sembrava che fosse ugualmente dura sia per i ricchi che per i poveri. I primi hanno la possibilit di andare in carrozza, gli altri di cantare a tutta voce e di suonare l'armonica, ma nel complesso a tutti tocca lo stesso, la stessa tomba, e nella vita non c' niente per cui valga la pena di dare al diavolo anche solo una piccola parte della propria anima". (10) Provate a chiedervi chi va pi in l, dei due, in quella ricerca della Verit-Verit, della stina, come si dice in russo, che fin dai suoi primi passi la letteratura russa si era posta esplicitamente, e con sovrana, barbarica ingenuit, come scopo essenziale, come principium individuationis del mestiere stesso di scrittore russo il quale quasi per contratto esigeva che i lettori lo leggessero

anche come un filosofo e un sacerdote. In genere, non c' verso: una regola, un gioco, questo della Verit-Verit, che bisogna accettare nei russi, per non correre il rischio di equivocarli, o di sperdersi seguendoli. Con 4(10)cechov per il gioco non funziona. Quel senso che 4(10)cechov non trova nel procedere dell'esistenza umana e negli uomini, egli lo rifiuta senz'altro anche a qualsiasi bilancio filosofico che dall'esperienza si possa trarre. Non gli interessano le Verit-Verit, e meno che mai quelle degli scrittori russi; la sua frase prediletta (e infinite volte ripetuta dopo di lui), riguardo agli scrittori russi in genere e al tolstoismo in particolar modo, era: "compito dello scrittore porre i problemi, non trovare soluzioni". Il pessimismo di 4(10)cechov uno stato d'animo. E il suo capolavoro, nel pieno del pessimismo dei suoi anni Ottanta, La steppa: il suo primo racconto lungo, sorprendentemente, sfrontatamente privo di trama e di significato. "Per scrivere La steppa... ho lavorato con fatica e con tensione, estirpando tutto da me, e ci mi ha stancato terribilmente. Il racconto riuscito o no? Davvero non lo so. In ogni caso, il mio capolavoro; non sono in grado di fare di meglio". (11)cechov a Ple4(11)s4(11)ceev, del 4 febbraio 1888.(11) Un bambino vede la steppa. Fa un viaggio che in Ucraina fanno tutti, prima o poi: vede orizzonti, declivi, albe, tramonti, temporali, carrettieri, insetti, stagni, arvicole, cavalli. Intorno a s, durante il viaggio, vede molta bellezza, molte cose paurose, e soprattutto molto dolore - dalla mosca che sbranata da una cavalletta "vola via senza ventre", all'erba che muore perch luglio - l'erba checercava di persuadere qualcuno, senza parole, ma con voce lamentosa e sincera, di non aver colpa alcuna, di essere stata inutilmente bruciata dal sole; assicurava che aveva una voglia appassionata di vivere, che era ancora giovane, e sarebbe stata bella se non fossero state l'afa e la siccit; colpa non ne aveva, e tuttavia pregava qualcuno di perdonarle e giurava di sentire un dolore, una tristezza e una piet di s stessa intollerabili... (12) Durante il viaggio il bambino Egru4(12)ska si sente solo, smarrito, si ammala, poi guarisce. Giunge a destinazione, alla fine d'un tratto di steppa, in "un qualche posto" dove frequenter il ginnasio e dove incomincer per lui un nuovo tratto di vita, che non si sa come sar. Ed ecco, cos per tutti, la vita fatta cos, la si pu descrivere, narrare, ma il gioco alla Verit soltanto un passatempo, per chi ha tempo ed inquieto. Ecco tutto. E fu, La steppa, il primo successo clamoroso di 4(12)cechov. Il pubblico degli anni Ottanta lo cap al volo, e tutt'intero, riconoscendovisi appieno, e da allora egli ebbe entusiasti a non finire; tanto che, come narra Nabkov, "era in uso in Russia una specie di gioco di societ che consisteva nel dividere i propri conoscenti tra quelli che amavano 4(12)cechov e quelli che non lo amavano. Questi ultimi non erano persone a posto". (13) Igor Sibaldi NOTE: (1) Lettera di A' 4 (2) Lettera a Suvorin, del 7 giugno 1889. (3) Lettera a Marija Kiselva, del 29 settembre 1886. (4) O' Mande4 (5) Lettera a Suvorin, del 7 gennaio 1889. (6) 4 (7) V' vol' V, pp' 132-135. (8) Cfr' il saggio Perch la gente si droga?, in L' Tolstj, Perch la gente si droga? e altri saggi su societ, politica e religione, Mondadori, Milano 1989.

(9) V' vol' IV, p' 73. (10) V' vol' V, p' 150. (11) Lettera di A' 4 (12) V' vol' I, p' 96. (13) V' Nabokov, Lezioni di letteratura russa, ed' it' Garzanti, Milano 1981, p' 291. 4(13)cechov: vita e opere 1825 Nascita del padre di 4(13)cechov, Pavel Egorovi4(13)c, nel villaggio O4(13)lchovatka, governatorato Vorone4(13)z, da una famiglia di servi della gleba. 1835 24 dicembre - Nasce la madre di 4(13)cechov Evgenija Jakovlevna Morosova, nella citt di Mor4(13)sansk da una famiglia di mercanti di stoffe. Il nonno di 4(13)cechov Egor Michajlovi4(13)c 4(13)cechov, servo della gleba del conte A'D' 4(13)certkov, riscatta tutta la sua famiglia dal servaggio. 1844-1857 P'E' 4(13)cechov va a Taganrog dal mercante Kobylin e presso di lui lavora come impiegato e cassiere; nel 1854 sposa E'Ja' Morosova; nel 1857 si mette in proprio e apre un negozio. 1860-1865 Il 29 gennaio 1860 (17 gennaio vecchio stile) a Taganrog, citt della Russia meridionale, nasce Anton Pavlovi4(13)c 4(13)cechov, terzo figlio di P'E' ed E'Ja' 4(13)cechov (i primi due sono Aleksandr e Nikolaj). Nel 1861 nascer Ivan, nel 1863 la sorella Marija e nel 1865 Michail. 1867-68 Anton 4(13)cechov e suo fratello Nikolaj vengono iscritti alla scuola greca della parrocchia del Re Costantino. Dai 7 ai 17 anni Anton e i fratelli cantano nel coro della chiesa, organizzato da Pavel E' 4(13)cechov. 1868 23 agosto - Si iscrive al ginnasio di Taganrog dove rester 10 anni. 1869-75 Durante questo periodo Anton aiuta il padre a bottega nel tempo libero dalla scuola. 1872 Rimandato in aritmetica e geografia. Trascorre l'estate presso il nonno, amministratore della propriet del conte Platov. 1873 Fa domanda con i fratelli Nikolaj e Ivan per studiare alla nuova "scuola di arti e mestieri" del distretto (per calzolai e sarti). Autunno - Prima visita a teatro: vede l'operetta La bella Elena. Da novembre impara il mestiere di sarto nella scuola distrettuale di Taganrog. 1874

Nell'estate, il padre apre una nuova bottega vicino alla stazione e l'affida a Anton e Aleksandr, poi la chiude, ne riapre un'altra: liquida anche quella. Anton pensa di adattare Taras Bu4(13)lba di Gogol in tragedia. 1874-79 Va a teatro varie volte. Vede fra l'altro Amleto, L'assalto alla posta (citato nel Gabbiano), I guai dell'intelligenza di Griboedov, Colpevoli senza colpa di Ostrovskij, La capanna dello zio Tom, ecc'. I fratelli maggiori vanno a Mosca a studiare (universit e pittura per Nikolaj). Il padre privato dell'aiuto dei due figli; gli affari vanno male. Si accumulano i debiti. 1874-75 Coi fratelli fa spettacoli in casa; rappresentano Il revisore di Gogo4(13)l in cui Anton recita la parte del governatore. 1875 Estate - Durante un viaggio verso la propriet di Selivanov, Anton si ammala: peritonite. Ricoverato la notte in una locanda, al mattino lo riportano a casa. L'episodio sar rievocato nella Steppa. Non supera l'esame di greco e ripeter il secondo anno. Comincia a pubblicare scenette umoristiche sulla vita di Taganrog sul giornale manoscritto della scuola: "Il balbuziente". Ottobre - Anton e suo fratello non frequentano il ginnasio perch non sono state versate le quote d'iscrizione. 1875-76 Partecipa a spettacoli in casa di un amico, in particolare a: I cocchieri o le buffonate dell'ufficiale degli ussari, vaudeville di Grigo4(13)rev. 1876 Fallito per debiti, Pavel E' 4(13)cechov costretto a fuggire a Mosca per evitare la prigione. Giugno - Incaricato dalla madre di 4(13)cechov di vendere la casa per pagare i 500 rubli di una cambiale, l'inquilino Selivanov, impiegato al tribunale di commercio dove si esamina l'affare della cambiale, promette di aiutare i 4(13)cechov, ma fa in modo che per 500 rubli la casa sia assicurata a lui. La madre di 4(13)cechov, con Marija e Michail, raggiunge il marito e gli altri figli a Mosca; Anton resta solo a Taganrog, e vive con Selivanov. 25 novembre - Il padre gli scrive da Mosca: "Noi da te abbiamo ricevuto due lettere piene di scherzi, e noi in tutto questo tempo abbiamo avuto solo 4 copechi per il pane e per la luce. Ci aspettavamo che ci mandassi dei soldi... tua sorella Ma4(13)sa non ha una pelliccia... scrivi presto, manda del denaro... Vendi il com e manda...". 1876-79 Si mantiene da solo dando lezioni. 1877 Primo viaggio a Mosca. Di ritorno scrive al cugino Mi4(13)sa: "Ho confrontato i vostri teatri e i nostri... che noia qui!". 1877-78 Scrive il dramma Senza padre, e il vaudeville Non invano cant la gallina, entrambi perduti.

1879 Raggiunge la famiglia a Mosca e si iscrive all'Universit, alla facolt di Medicina. Ottobre - Collabora con un racconto al giornale umoristico "La Sveglia" e lo firma con lo pseudonimo Anto4(13)sa 4(13)cechonte, un nomignolo datogli a scuola; lo abbandoner nel 1888. Collaborer poi alla "Libellula", scrivendo sotto diversi pseudonimi racconti, scene e appendici; i suoi scritti appariranno inoltre, dal 1881, anche su altre riviste (fra cui "Schegge") e sulla "Gazzetta di Pietroburgo" del 1885. 1880-1883 Durante il secondo anno di universit scrive un lungo dramma che propone all'attrice Ermolova e che gli viene respinto; sar messo in scena postumo col titolo di Platonov. Scrive anche Il nobile, proibito dalla censura, Il segretario senza barba e con la pistola, entrambi perduti. 1881 Alessandro II "lo zar buono" assassinato dai terroristi. Il regno di Alessandro III inizia con arresti di massa e deportazioni. Durante i suoi reportages per lo "Spettatore", esercita le funzioni di critico teatrale. Assiste alle recite di Sarah Bernhardt: "Ogni sospiro di Sarah Bernhardt, le sue lacrime, le sue agonie in scena, tutte le sue recitazioni, sono una lezione impeccabilmente imparata a memoria". 1884 Luglio - Esce in volume la prima raccolta: Racconti di Melpomene con lo pseudonimo A' Cechonte. Settembre - Con l'intenzione di avviare la pratica medica, mette sulla porta la targhetta: "Dottor A'P' 4(13)cechov". Fa domanda di entrare all'ospedale pediatrico di Mosca. 1885 Scrive il dramma Sulla grande strada, proibito dal censore il 20 settembre perch "cupo e indecente". Dicembre - Il suo editore Leikin lo invita per quindici giorni a Pietroburgo, dove 4(13)cechov scopre di essere apprezzato e letto dai maggiori scrittori contemporanei. "Prima, quando non sapevo che leggevano i miei racconti e li giudicavano, scrivevo tranquillamente come mangio pasticcini, adesso ho paura quando scrivo." 1885-1886 Ultimo semestre di scuola di medicina. "Oltre gli esami, c' la dissezione dei cadaveri. C' il lavoro clinico con il suo inevitabile carico di visite d'ospedale. Io lavoro e lavoro e comincio a sentire debolezza fisica. La mia memoria sta peggiorando, divento pigro. La letteratura puzza di vodka, ho paura di essere bocciato." 1886 Gennaio - Suvorin, direttore del "Tempo Nuovo", lo invita a collaborare e ad abbandonare lo pseudonimo di 4(13)cechonte. 4(13)cechov gli risponde: "Scrivo da sei anni e voi siete il primo che si sia preso la briga di darmi consigli e di motivarli". 4(13)cechov scriver per "Tempo Nuovo" il racconto Requiem e intratterr con Suvorin una corrispondenza; l'inizio di una lunga amicizia. Esce la sua raccolta Racconti variopinti. 28 febbraio - "Scrivo e curo malati. A Mosca infuria il tifo

petecchiale. Questo tifo, io lo temo in modo particolare. Mi sembra che se m'ammalassi di questa schifezza non me la caverei, e pericolo di contagio ce n' ad ogni passo... Perch faccio il medico e non l'avvocato? Sono stato stasera da una bambina malata di difterite, e ogni giorno vado da un ebreo, alunno del ginnasio, che ha la malattia di Nan, il vaiolo." Marzo - Laurea in medicina. L'autorevole Grigorovi4(13)c gli scrive: "Occorre rispettare il talento che una dote cos rara, ...serbate le vostre impressioni per un'opera meditata, che non sia stata scritta tutta d'un fiato... Di colpo vincerete la gara e acquisterete la considerazione della gente di gusto delicato, e pi tardi di tutti i lettori". 28 marzo - A Dimitrij V' Grigorovi4(13)c: "La vostra lettera... mi ha colpito come un fulmine... Se vero che c' in me un dono che debba essere rispettato, io confesso alla purezza del vostro cuore che fino a oggi io non l'ho rispettato. Sentivo di possederlo, ma ero avvezzo a considerarlo cosa di poco conto... Tutti i miei hanno sempre considerato con disprezzo la mia attivit letteraria e non hanno mai cessato di consigliarmi amichevolmente di non abbandonare la mia vera professione per fare l'imbrattacarte. A Mosca conto centinaia di conoscenti, fra i quali una ventina di scrittori, ma non riesco a ricordarne uno solo che mi abbia considerato o mi abbia letto come un artista. Esiste un circolo detto "letterario"... Se andassi laggi a leggere anche soltanto un passo della vostra lettera mi riderebbero in faccia. Nei miei cinque anni di peregrinazione da un giornale all'altro, ho avuto modo di assorbire l'opinione generale circa la mia mediocrit letteraria... Questo il primo motivo... Il secondo che sono medico e immerso nella medicina fino al collo, sicch a nessuno come a me il proverbio delle due lepri (chi caccia due lepri non ne prende nessuna) ha turbato tanto il sonno. La vostra lettera m'ha fatto l'effetto di un ordine del governatore di abbandonare la citt entro ventiquattro ore. In altre parole ho provato a un tratto il bisogno di affrettarmi a uscire dal luogo dove m'ero impantanato... Mi liberer da ogni impegno a data fissa ma non cos presto... Sono disposto a patir la fame, come gi l'ho patita, ma non si tratta soltanto di me... Io dedico alla letteratura il mio tempo libero, due o tre ore al giorno e una piccola parte della notte, cio un lasso di tempo che conviene solo a opere di breve respiro. Nell'estate, quando sar pi libero e avr meno spese, mi metter a lavorare seriamente". Scrive Il tabacco fa male, monologo teatrale. 6 aprile - "Sono malato. Sputo sangue e mi sento debole... Dovrei andare al sud, ma non ho soldi..." 11 aprile - Da una lettera allo zio Mitrofan: "A poco a poco la mia clientela aumenta. Per i nostri una cuccagna... Fa comodo aver il medico in casa. La mia attivit letteraria, che una occupazione accessoria, in continuo progresso. Ormai collaboro a "Tempo Nuovo" che mi paga 12 copechi a riga". 1887 Ricava dal racconto Calcante il monologo drammatico Il canto del cigno. "L'ho scritto in un'ora e cinque minuti." Ottobre - Seguendo i consigli di Grigorovi4(13)c comincia a scrivere un romanzo, un'impresa che abbandoner dopo una lunga serie di tentativi. 10 ottobre - Scrive Ivanov. "Ho scritto la commedia per caso, dopo una conversazione con Kor4(13)s. sono andato a dormire, ho trovato il soggetto e ho scritto. Ci ho impiegato... dieci giorni." E' malato e depresso. "Derubo me stesso scrivendo nei giornali..." 4 novembre - "Ivanov, non ho faticato tanto a scriverlo, ma la sua

messa in scena richiede non solo spese di carrozza e perdita di tempo, ma anche una massa di lavoro snervante." Vorrebbe ritirare la commedia, ma ormai l'ha data a Kor4(13)s, che un "commerciante". "Davydov, il grande attore che l'interpreter, si messo a studiare la sua parte con trasporto. Dice che ci sono cinque parti eccellenti, ma che appunto per questo la commedia cadr clamorosamente, perch da Kor4(13)s non c' proprio nessuno in grado di recitarla." 19 novembre - Prima di Ivanov al Teatro Kor4(13)s. "alla prima c'era una tale eccitazione nel pubblico e dietro le scene, quale il suggeritore, che serve nel teatro da 32 anni, non ha mai visto. Tutti rumoreggiavano, vociavano, applaudivano, zittivano, fischiavano. Al buffet per poco non sono venuti alle mani, in galleria gli studenti volevano buttar fuori qualcuno, e la polizia ne ha espulsi due." 1888 30 maggio - Parte per Sumy (Cha4(13)rkov), podere di A'V' Lintvariova. Compie un viaggio in Ukraina, nei luoghi di Gogo4(13)l; ospite di Suvorin a Teodosia. In quel viaggio incontra personaggi che gli ispireranno Le4(13)sij e Zio Vanja. A Suvorin: "A me pare che non tocchi ai letterati risolvere problemi come quello di Dio, del pessimismo ecc'. Compito del narratore soltanto ritrarre chi lo ha fatto e in quali circostanze, chi ha parlato oppure meditato su Dio e sul pessimismo. L'artista non deve essere giudice dei suoi personaggi n di ci che essi dicono, ma solamente un testimone spassionato. Io ho sentito un discorso sconnesso e inconcludente di due russi sul pessimismo e debbo riferire tale discorso nella stessa forma in cui l'ho udito; formulare un apprezzamento sar cosa dei giurati, cio dei lettori". 9 giugno - Allo scrittore 4(13)s4(13)ceglov, che critica il finale del racconto Fuochi: "Non compito dello psicologo capire quello che non capisce. Oltre tutto, non compito dello psicologo far finta di capire quel che nessuno capisce. Noi non faremo i ciarlatani e diremo francamente che a questo mondo non si capisce niente. Sanno tutto e capiscono tutto solo gli sciocchi e i ciarlatani... Coloro che scrivono, e gli artisti in particolare, dovrebbero ormai riconoscere che a questo mondo non si capisce nulla, come a suo tempo lo riconobbero Socrate e Voltaire". Agosto - Vuol comprare una piccola casa in Ukraina. Gli mancano trecento rubli per arrivare alla cifra richiesta. Settembre - A Suvorin, che lo ammonisce a non inseguire due lepri: "La medicina mia moglie, la letteratura la mia amante". 14 ottobre - Sulla tisi e sugli sbocchi di sangue, che lo affliggono da qualche anno, rivolgendosi ancora a Suvorin: "Li ebbi per la prima volta tre anni fa, al Palazzo di Giustizia, durarono tre o quattro giorni e portarono non lieve scompiglio nella mia anima e nella mia casa. Una notevole quantit di sangue proveniente dal polmone destro. Da allora un paio di volte l'anno mi sono accorto che veniva del sangue, ora in abbondanza, cio sino a colorire intensamente di rosso ogni sputo, ora meno. Ogni inverno, nell'autunno e in primavera, e in ogni giornata estiva un po' umida, ho la tosse. Ma mi spavento solo quando vedo il sangue: nel sangue che vien fuori dalla bocca c' qualcosa di sinistro, come nel bagliore di un incendio". Ma tranquillizza l'amico: "Se l'emorragia che mi colse al Palazzo di Giustizia fosse stata il sintomo di una tisi incipiente, da un pezzo sarei all'altro mondo, questa la mia logica". 7 novembre - "Non ho nessun amore per il teatro. Il teatro contemporaneo un'eruzione, una malattia infetta delle citt. Bisogna sbarazzarsi della malattia, ma amarla malsano... Voi dite

che il teatro una scuola? Il teatro oggi non pi elevato della folla, al contrario, la vita della folla pi alta e pi intelligente del teatro. Questo vuol dire che non una scuola ma qualche cosa d'altro." Riceve il premio Pu4(13)skin dall'Accademia. 23 dicembre - "Soggetti per vaudeville ne ho tanti: zampillano fuori da me come il petrolio dalla terra di Baku." Ha avuto grande successo il suo Orso al teatro Kor4(13)s il 29 ottobre. 1889 24 giugno - Morte del fratello Nikolaj. "Il nostro povero pittore morto... Quando partito da Mosca era gi malato di tisi. Il funerale stato magnifico. Secondo l'usanza meridionale, l'abbiamo portato a spalle in chiesa e dalla chiesa al cimitero, senza fiaccole e senza il lugubre carro mortuario, senza fiaccole, e con la cassa aperta. Le ragazze portavano il coperchio, noi la cassa. Durante il trasporto le campane suonavano. L'abbiamo sepolto in un cimitero di campagna, sorridente e tranquillo, dov' tutto un canto d'uccelli, un profumo di melissa." 18 dicembre - "...bozzetti, feuilletons, sciocchezze, vaudevilles, "storie noiose", una quantit di errori e incoerenze, quintali di carta imbrattata, il premio Pu4(13)skin... e in tutto questo non una riga che abbia ai miei occhi un vero significato letterario... Ho un appassionato desiderio di rintanarmi in qualche posto per quattro o cinque anni e di dedicarmi a un lavoro scrupoloso e serio. Ho bisogno di studiare, d'imparare tutto da capo, giacch, come letterato, sono un perfetto ignorante; ho bisogno di scrivere con coscienza, con sentimento, con intendimento, di scrivere non cinque sedicesimi al mese, ma un sedicesimo in cinque mesi. Debbo andarmene da casa, cominciare a vivere con settecento o novecento rubli all'anno e non con tre o quattromila come adesso. Debbo rinunziare a molte cose, ma in me c' pi pigrizia ucraina che coraggio... In gennaio compir trent'anni. Che orrore. E pensare che me ne sento ventidue." Decide di partire per l'isola di Sachalin. 27 dicembre - Prima di Le4(13)sij al teatro Abramova: insuccesso. 1890 Primi mesi: raccoglie e legge tutto il materiale possibile per la sua spedizione all'isola di Sachalin. "Devo diventare geologo, meteorologo, etnologo... Nella mia testa non c' che Sachalin... Mania Sachalinosa..." Poco dopo firmer "Homo Sachalinensis". 9 marzo - Spiega a Suvorin le ragioni della sua spedizione a Sachalin: "...Il mio viaggio non dar un pregevole contributo n alla letteratura n alla scienza; mi mancano per questo le cognizioni, il tempo e l'ambizione. ...Desidero solo scrivere cento o duecento pagine e in tal modo sdebitarmi un poco con la mia medicina, verso la quale, come sapete, mi comporto come un maiale. ...Mi spiace di non essere un sentimentale, altrimenti direi che in luoghi simili a Sachalin noi dovremmo andare in pellegrinaggio come i turchi vanno alla Mecca... Dai libri che ho letto e sto leggendo chiaro che abbiamo fatto marcire in prigione milioni di uomini, li abbiamo fatti marcire invano, senza criterio, barbaramente; abbiamo obbligato gente a percorrere migliaia di verste al freddo, in catene, l'abbiamo contagiata con la sifilide, l'abbiamo corrotta, abbiamo moltiplicato i delinquenti, e di tutto questo addossiamo la colpa ai carcerieri dal naso rosso per il gran bere. Adesso tutta l'Europa colta sa che la colpa non dei carcerieri ma di ognuno di noi, per questo non ci interessa...". Aprile - Parte per Sachalin. Attraversa la Siberia in carrozza e i

fiumi siberiani in barca. Arrivato a Sachalin, vi passer tre mesi e due giorni, conducendo un'inchiesta sulle case di pena e gli ergastolani. "...Ho avuto la pazienza di fare il censimento di tutta la popolazione di Sachalin. Ho fatto il giro di tutte le colonie, sono entrato in ogni casa e ho parlato con ciascuno. Per il censimento ho usato il sistema delle schede e ho gi registrato circa diecimila fra ergastolani e coloni. ...Ho assistito a una fustigazione, dopo di che per tre o quattro notti ho sognato il boia e l'orribile cavalletto... Ho parlato con gli ergastolani incatenati alle carriole..." 13 ottobre - Parte da Sachalin via mare. 9 dicembre - Mosca. "Urr... sono finalmente a casa, seduto davanti alla mia scrivania... Finch stavo a Sachalin, sentivo dentro di me solo un sapore amarognolo, come dopo aver mangiato burro rancido; ora invece Sachalin mi appare nel ricordo un vero inferno... Dell'Estremo Oriente e in genere della nostra costa orientale con le sue flotte, i suoi problemi e le mire sul Pacifico, dir solo una cosa: una povert che grida al cielo. Povert, ignoranza e insipienza tali da ridurre alla disperazione. Un uomo onesto su novantanove ladri che infamano il nome della Russia..." Scriver sull'isola di Sachalin un libro che pubblicher nel 1893-94. 1891 Febbraio - Prima della Domanda di matrimonio al Malyj Teatr. Marzo - Parte con Suvorin per l'Europa che ancora non conosce, visita l'Austria, l'Italia e la Francia. Torna indebitato. Estate - Scrive Il duello. "Incatenato alla scrivania! Lavoro, lavoro, lavoro!" Dicembre - Carestia nelle campagne. Per tutto l'inverno cerca di organizzare soccorsi ai contadini affamati. Insieme col capo di uno zemstvo del governatorato di Ni4(13)znij-Novgorod ha ideato un piano originale di assistenza ai contadini. Da una lettera dell'11 dicembre: "Oltre tutte le opere di assistenza agli affamati, noi cerchiamo soprattutto di salvare il raccolto dell'anno venturo. Dato che i contadini vendono i loro cavalli per pochi soldi, incombe il pericolo che in primavera i campi non siano arati e si ripeta la storia della fame. Quindi noi compriamo i cavalli e li nutriamo, e poi li restituiamo in primavera ai loro proprietari". (Mia moglie, scritta in quei mesi, ambientata nel quadro di questa carestia.) 1892 Febbraio - Nonostante alcune difficolt finanziarie realizza il suo sogno di comprare una casa in campagna (a Melichovo) e vi si installa. Vi rester 8 anni e in questo periodo scriver, oltre Il gabbiano, alcuni dei suoi racconti migliori: La sventata e Vicini (1892), Racconto di uno sconosciuto (1893), Il monaco nero (1894), Ariadne (1895). Il racconto Contadini (1897) fece scandalo perch per la prima volta la vita nelle campagne era ritratta con crudezza, senza compiacimenti n sentimentalismi. Dopo averlo letto, Tolstoj comment: "4(13)cechov non conosce i contadini", e 4(13)cechov: "Ho sangue contadino nelle vene, quindi dalle virt contadine non mi lascio impressionare". 16 agosto - A proposito dell'epidemia di colera scoppiata fra i contadini scriver a Suvorin da Melichovo: "Il trattamento del colera esige dal medico prima di tutto molta disponibilit di tempo; bisogna, cio, dedicare a ogni ammalato da cinque a dieci ore, se non di pi. Alla letteratura, naturalmente, non c' neanche da pensare. Non scrivo nulla. Per riservarmi un minimo di libert d'azione, ho rifiutato ogni compenso e mi trovo

perci senza un soldo... Quando saprete dai giornali che il colera finito, significher che avr ricominciato a scrivere. Finch, invece, sar al servizio dello zemstvo, non mi considerate uno scrittore. Non si possono fare due cose alla volta". 1895 23 marzo - A Suvorin che lo esorta a sposarsi: "Mi sposer se volete. Ma queste sono le mie condizioni: tutto dovr essere com' stato finora, cio lei dovr vivere a Mosca, e io in campagna, e io andr a trovarla... Prometto d'essere un marito meraviglioso, ma datemi una moglie che, come la luna, non compaia nel mio cielo tutti i giorni; se mi sposassi, non per questo mi metterei a scrivere meglio". Novembre - Termina la prima versione del Gabbiano che andr in scena, dopo vari rifacimenti, il 17 ottobre 1896 al Teatro Aleksandrinskij di Pietroburgo. 1896 18 ottobre - "Il dramma crollato, stato un fiasco solenne. In teatro c'era un'atmosfera tesa, d'imbarazzo e vergogna. Gli attori hanno recitato da cani, da cretini. Di qui la morale: non bisogna scriver lavori teatrali." Poi scriver: "E' stato un fallimento non per il mio dramma ma per me... E' stato come uno schiaffo in faccia". 1896-97 Si dedica a un'attivit frenetica. Corrono voci di guerra con l'Inghilterra: pensa di arruolarsi come medico. Costruisce una scuola a Melichovo. Collabora a progettare un "palazzo del popolo" a Mosca. Vuol fondare un giornale "che costi poco, 4 rubli all'anno. E' necessario". Lo vorrebbe dirigere con Go4(13)lzev. 1897 8 febbraio - "Di nuovo costruisco una scuola. E' stata da me una deputazione di contadini, me l'ha chiesto, e non ho avuto il coraggio di dir di no. Lo zemstvo d mille rubli, i contadini ne hanno raccolti 300 ma non basta, per la scuola ce ne vorranno almeno tremila. Vorr dire che di nuovo dovr pensare tutta l'estate a questi soldi, e trovarli un po' qua un po' l. Non d pace questa vita di campagna." 19 febbraio - Cena al "Continentale" in memoria della Grande Riforma (l'abolizione della servit della gleba). "Noioso e assurdo. Pranzare, bere champagne, gridare, fare discorsi sul tema della presa di coscienza del popolo, sulla libert popolare ecc' mentre intorno al tavolo vanno avanti e indietro schiavi in frak, quegli stessi che erano servi della gleba, e fuori in strada, nel gelo, aspettano i cocchieri, questo vuol dire mentire allo spirito santo." 1 marzo - A Suvorin: "Al congresso degli attori vedrete probabilmente il progetto del grandioso teatro nazionale da noi ideato. Noi cio i rappresentanti dell'intelligencija moscovita (l'intelligencija va incontro al capitale, e il capitale non alieno dal fare altrettanto). Sotto uno stesso tetto, in una bella, linda costruzione troveranno posto il teatro, l'auditorio, la biblioteca, la sala di lettura, quella da t ecc...". 21 marzo - Durante una cena con Suvorin ha un'emorragia. E' trasportato in clinica. Uscir il 10 aprile. Su consiglio dei medici, in agosto andr a Biarritz e trascorrer l'inverno a Nizza. 1898 Gennaio - Segue con passione l'affare Dreyfus, e approva J'accuse, di Zola pubblicato su l'"Aurore". E' in disaccordo con Suvorin,

antidreyfusardo. 6 febbraio - Espone a Suvorin le sue opinioni sull'affare Dreyfus. "Anche se Dreyfus fosse colpevole, Zola avrebbe sempre ragione, perch il compito degli scrittori non accusare, n perseguire, ma prender le difese di chi, magari colpevole, stato ormai giudicato e condannato. Si dir: e la politica? E gli interessi dello stato? Ma i grandi scrittori e artisti debbono occuparsi di politica solo quel tanto che necessario per difendersi da lei. Di accusatori, procuratori, gendarmi ce n' troppi anche senza di loro, e in ogni caso si addice loro pi la parte di Paolo che quella di Saul." Konstantin Stanislavskij e Nemirovi4(13)c-Dan4(13)cenko fondano il Teatro d'Arte di Mosca e chiedono a 4(13)cechov il permesso di mettere in scena Il gabbiano. 12 ottobre - Morte del padre di 4(13)cechov, Pavel. "Mi sembra che dopo la morte di mio padre la vita non sar pi la stessa, a Melichovo." 4(13)cechov costretto ormai, per ragioni di salute, a vivere gran parte dell'anno nel sud, a Jalta, in Crimea, sul Mar Nero; in seguito comprer un terreno a Autka, dove si costruir una casa, e un altro, nel 1900 a Gurzuf, entrambi nella penisola di Crimea. 17 ottobre - Prima del Gabbiano al Teatro d'Arte. Un trionfo. 1899 Scrive il racconto La signora col cagnolino. 2 aprile - A proposito del movimento degli studenti scrive: "A Cha4(13)rkov, alla stazione, il pubblico fa ovazioni agli studenti che passano; sempre a Cha4(13)rkov, ci si agita per l'affare dei fratelli Skitskij. Scaccia la natura dalla porta, rientrer dalla finestra; quando manca il diritto di esprimere liberamente la propria opinione, la si proclama allora con aria provocante, con rabbia, e sovente - dal punto di vista governativo - in forma mostruosa e scandalosa. Date libert di stampa e di coscienza, e subentrer l'invocata calma. Calma, che a dire il vero, non sarebbe di lunga durata, ma sufficiente per i nostri giorni". 1900 26 ottobre - Prima di Zio Vanja al Teatro d'Arte. 4(13)cechov ha terminato Tre sorelle e lo porta a Mosca per leggerlo agli attori. Parte per Nizza. 1901 31 gennaio - Prima di Tre sorelle al Teatro d'Arte. 25 maggio - Sposa l'attrice O4(13)lga Knipper del Teatro d'Arte. La tubercolosi si aggravata e 4(13)cechov costretto a condurre la sposa nella regione di Ufa, a fare la cura del kumyss (latte di cavalla fermentato). 1903 Scrive il racconto La fidanzata. 1904 Il giorno del suo compleanno, il 17 gennaio, ha luogo la prima del Giardino dei ciliegi al Teatro d'Arte. Febbraio - Ritorno a Jalta. Maggio - Torna a Mosca. Il medico gli consiglia di andare per cura a Badenweiler, nella Foresta Nera. Parte accompagnato dalla moglie O4(13)lga. 3 giugno - Si ferma a Berlino. 28 giugno - Ultima lettera in cui progetta di tornare in Russia per mare via Marsiglia.

2 luglio - Chiama il dottore: "Ich sterbe". Il dottore ordina che gli sia dato un bicchiere di champagne. Vuota il bicchiere, si volta su un fianco e muore. Qualcuno noter che sul vagone che trasport i resti di 4(13)cechov a Pietroburgo era scritto "Ostriche fresche". Bibliografia La versione delle opere e delle lettere citate in questo volume stata riveduta o condotta sull'ultima edizione annotata delle Opere Complete apparsa in Unione Sovietica e cio: 4(13)cechov A'P', Polnoe Sobranie So4(13)cinenij i Pisem, v tridcati tomach. (Raccolta completa delle opere e delle lettere in trenta volumi, curatori vari. Mosca 1978 e segg'.) Per alcune lettere gi ottimamente tradotte in italiano da Gigliola Venturi e Clara Cosson e pubblicate nella loro scelta dell'Epistolario 4(13)cechoviano presso Einaudi (1960), mi sono valso della loro versione, e le ringrazio. Saggi biografici e memorie Avilova Lidija A'P' 4(13)cechov v moi 4(13)zizni, Mosca 1952. Trad' ingl': Chekhov in my Life: a Love Story. Introduction by David Magarshack, Londra 1950. Trad' it': 4(13)cechov nella mia vita, Milano 1960. Balabanovi4(13)c E', 4(13)cechov i 4(13)caikovskij, Mosca 1978. Bel4(13)cikov N'F', 4(13)cechov i ego sreda (4(13)cechov e il suo ambiente), Leningrado 1930. Bruford W'H', Anton Chekhov, Londra 1957. -, Chekhov and his Russia. A Sociological Study, Londra 1948. Bunin I'A', O 4(13)cechove, New York 1955. 4(13)cechov, Volume 68 del Literaturnoe Nasledstvo edito dall'Accademia delle Scienze dell'Urss, Mosca 1960. Contiene tra l'altro una serie di ricordi e diari inediti su 4(13)cechov: Diari di I'L' 4(13)s4(13)ceglov, V'A' Tichonov, N'A' Leikin, V'A' Teljakovskij, V'S' Miroljubov, V'G' Korolenko. Lettere di Mejercho4(13)ld e altri. Ricordi di M'D' Drossi-Steiger, Z'E' Pi4(13)cugin, K'A' Korovin, N'V' Golubeva, K'A' Karatygina, M'K' Za4(13)nkoveckaja, A'S' Sergeenko, L'K' Fedorova, I'A' Bunin, I'N' Alt4(13)suller. 4(13)cechov v vospominanijach sovremennikov, (4(13)cechov nei ricordi dei contemporanei) a cura di N'I' Gitovi4(13)c e I'B' Federova. Contiene testi dei fratelli di 4(13)cechov Aleksandr, Marija e Michail, di V'A' Simov, V'A' Giljarovskij, V'G' Korolenko, I'E' Repin, A'S' Lazarev-Gruzinskij, I'L' 4(13)s4(13)ceglov, L'A' Avilova, I'N' Potapenko, T'L' 4(13)s4(13)cepkina-Kupernik, K'S' Stanislavskij, V'I' Nemirovi4(13)c-Dan4(13)cenko, V'V' Lu4(13)zskij, V'I' Ka4(13)calov, P'N' Orlenev, L'N' 4(13)sapovalov, A'M' Go4(13)rkij, A'I' Kuprin, N'D' Tele4(13)sov, I'A' Bunin, V'V' Veresaev, S'A' Elpatevskij, S'N' 4(13)s4(13)cukin, I'A' Novikov, M'A' 4(13)clenov, A' Serebrov (Tichonov), E'P' Karpov, N' Garin, R'I' Rossolimo, O'L' Knipper-4(13)cechova. IV ed', Mosca 1960. 4(13)cechov Marija P', Pi4(13)sma k bratu A'P' 4(13)cechov (Lettere al fratello A'P' 4(13)cechov), introduzione di N'A' Susoeva, Mosca 1959. 4(13)cechov Michail P', Anton 4(13)cechov i ego sju4(13)zety (Anton 4(13)cechov e i suoi soggetti), Mosca 1923. -, Vokrug 4(13)cechova (Intorno a 4(13)cechov), Mosca-Leningrado 1933. Ermilov V', Anton Pavlovic 4(13)cechov 1860-1904, Mosca 1956, trad' ingl', Londra 1957. Esin B'I', 4(13)cechov 4(13)zurnalist (4(13)cechov giornalista), Mosca 1977.

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fornello. Per la velocit la camicia rossa gli si gonfiava sulla schiena come una bolla e il cappello nuovo da postiglione con la piuma di pavone gli scivolava in continuazione sulla nuca. Si sentiva oltremodo infelice e voleva piangere. Quando il calesse pass vicino alla prigione, Egoru4(1)ska gett uno sguardo alle sentinelle che camminavano adagio lungo l'alto muro bianco, alle piccole finestre con le inferriate, alla croce che brillava sul tetto, e ricord quando, una settimana prima, il giorno della Madonna di Kaza4(1)n, era andato con la mamma alla chiesa della prigione per la festa patronale; e ancora prima, a Pasqua, era venuto alla prigione assieme alla cuoca Ljudmila e a Deniska e aveva portato i kulic, (2) le uova, le torte e il manzo arrosto; i detenuti avevano ringraziato e fatto il segno di croce, e uno di loro aveva regalato a Egoru4(2)ska dei gemelli di stagno fatti con le sue mani. Il ragazzo contemplava i luoghi conosciuti, mentre l'odioso calesse correva loro vicino e lasciava tutto dietro di s. Dopo la prigione balenarono le nere fucine affumicate, e dopo queste l'accogliente cimitero verde, cinto da un muretto di sampietrino; dal muretto facevano allegramente capolino le croci e i monumenti bianchi che si nascondevano nel verde dei ciliegi e da lontano parevano delle macchie bianche. Egoru4(2)ska ricord che, quando il ciliegio fioriva, queste macchie bianche si fondevano con i fiori dei ciliegi in un mare bianco; e quando i frutti maturavano, i monumenti e le croci bianche risultavano tempestati di punti purpurei come sangue. Dietro al muretto sotto i ciliegi dormivano giorno e notte il padre di Egoru4(2)ska e la nonna Zinaida Danilovna. Quando la nonna mor, la deposero in una bara lunga, stretta e le coprirono gli occhi, che non volevano restare chiusi, con due monete da cinque copeche. Sino a prima di morire era stata vivace e portava dal mercato ciambelle morbide, cosparse di semi di papavero, ora invece dormiva, dormiva... E dietro il cimitero fumavano i mattonifici. Un fumo denso, nero, a grandi nugoli usciva dai lunghi tetti schiacciati a terra, di canne, e saliva pigramente verso l'alto. Il cielo sulle fabbriche e sul cimitero era cupo, e grandi ombre prodotte dai nugoli di fumo strisciavano sui campi e attraverso la strada. Nel fumo vicino ai tetti si muovevano persone e cavalli coperti di polvere rossa... Dietro le fabbriche terminava la citt e cominciava la campagna. Egoru4(2)ska per l'ultima volta gett un'occhiata alla citt, strinse il viso al gomito di Deniska e scoppi a piangere amaramente... "Ebbene, non hai ancora smesso di piangere, frignone!" disse Ku4(2)zmi4(2)cov. "Si messo di nuovo a piangere, il viziato! Se non vuoi partire, resta. Nessuno ti trascina via a forza!" "Non nulla, non nulla, fratello Egor, non nulla..." mormor in fretta padre Christofor. "Non nulla, fratello... Rivolgiti a Dio... Non vai a compiere del male, ma del bene. Lo studio, come si suol dire, luce, mentre l'ignoranza tenebra... E' veramente cos." "Vuoi tornare indietro?" chiese Ku4(2)zmi4(2)cov. "S... s..." rispose Egoru4(2)ska singhiozzando. "E allora torna. Comunque, fai un viaggio inutile: troverai ci che puoi trovare a casa tua." "Non niente, non niente, fratello..." continuava padre Christofor. "Raccomandati a Dio. Lomonosov, anche lui, ha viaggiato con i pescatori, eppure divenne un uomo celebre in tutta Europa. L'erudizione, assimilata assieme alla fede, d frutti graditi a Dio. Come dice la preghiera? A gloria del Creatore, a conforto dei nostri genitori, a beneficio della chiesa e della patria... Proprio cos." "Il beneficio pu essere di diverso tipo..." disse Ku4(2)zmi4(2)cov, accendendosi un sigaro da poco. "C' chi studia vent'anni senza alcun risultato." "Capita."

"C' a chi la scienza risulta utile, e c' a chi si confonde solo la mente. Mia sorella non capisce, si sforza di fare tutto come i signori e vuole fare di Egorka uno studioso, ma non capisce una cosa, che io con i miei affari potrei rendere feliceEgorka per sempre. Ve lo spiego perch se tutti divenissero scienziati e signori, non ci sarebbe pi nessuno a commerciare o seminare il grano. Morirebbero tutti di fame." "Ma se tutti commerciassero e seminassero il grano, nessuno assimilerebbe pi la scienza." E ritenendo di aver detto entrambi qualcosa di persuasivo e autorevole, Ku4(2)zmi4(2)cov e padre Christofor assunsero un'espressione seria e diedero simultaneamente un colpo di tosse. Deniska, che aveva ascoltato la loro conversazione e non ci aveva capito niente, scroll la testa e, sollevatosi leggermente, diede una frustata ai due bai. Si fece silenzio. Frattanto davanti agli occhi dei viaggiatori si stendeva gi una vasta pianura, infinita, cinta da una catena di colline. Infittendosi e spuntando l'una dietro l'altra, queste colline confluiscono in un'altura che a destra della strada si tende sino all'orizzonte e scompare nella lontananza violacea; cammini, cammini, e non riesci a capire dove essa cominci e dove finisca... Il sole aveva gi fatto capolino da dietro la citt e con calma, senza affannarsi, si era messo al lavoro. Dapprima, di fronte, in lontananza, dove il cielo si unisce alla terra, vicino ai tumuli e al mulino a vento, che da lontano somiglia a un omino che agita le braccia, strisci sulla terra un'ampia fascia giallo chiaro; dopo un minuto una fascia identica risplendette leggermente pi vicino, scivol a destra e avvolse le colline; qualcosa di tiepido sfior la schiena di Egoru4(2)ska, la fascia di luce, avvicinatasi di soppiatto alle spalle, sgusci dal calesse e dai cavalli, si precipit incontro alle altre fasce, e d'un tratto tutta l'ampia steppa si scroll di dosso la penombra mattutina, sorrise e sfavill di rugiada. La segala falciata, l'erbaccia, l'euforbia, la canapa selvatica: tutto, imbrunito dall'arsura, rossiccio e mezzo morto, lavato ora dalla rugiada e accarezzato dal sole, rinasceva per fiorire nuovamente. Sulla strada le procellarie passavano velocemente con un allegro stridio, nell'erba le arvicole si chiamavano reciprocamente, lontano da qualche parte a sinistra piangevano le pavoncelle. Uno stormo di pernici, spaventate dal calesse, spicc il volo e con il suo dolce "trrr" si diresse verso le colline. Le cavallette, i grilli, i canterini e le grillotalpe intonarono nell'erba la loro musica stridula, monotona. Non trascorse molto tempo che la rugiada evapor, l'aria stagn, e la steppa, ingannata, assunse il suo misero aspetto di luglio. L'erba chin il capino, la vita si arrest. Le colline abbronzate, bruno-verdi, in lontananza violacee, con i loro toni tranquilli come ombra, la pianura con il suo sfondo nebbioso e, ribaltato su di essi, il cielo, che nella steppa, dove non ci sono boschi e monti elevati, sembra tremendamente azzurro e trasparente, apparivano ora infiniti, impietriti dalla malinconia... Che afa e che sconforto! Il calesse corre, ma Egoru4(2)ska vede sempre le stesse cose: cielo, pianura, colline... Nell'erba la musica cessata. Le procellarie sono volate via, non si vedono le pernici. Sull'erba avvizzita, non avendo altro da fare, volteggiano i gracchi; si somigliano l'uno all'altro e rendono la steppa ancor pi uniforme. Vola il nibbio rasente terra, sbattendo adagio le ali, e all'improvviso si ferma in aria, come se meditasse sulla noia della vita, poi sbatte le ali e sfreccia sulla steppa, e non si capisce perch voli e che cosa gli occorra. E in lontananza un mulino agita le ali...

Tanto per variare, fra l'erbaccia balena un teschio bianco o un sampietrino; per un attimo si innalza una donna grigia di pietra oppure un salice disseccato con una gazza azzurra sul ramo pi alto, un'arvicola attraversa la strada di corsa, e... di nuovo scorrono davanti agli occhi l'erbaccia, le colline, i gracchi... Ma ecco, grazie a Dio, venire incontro un carro carico di covoni. Proprio in cima sdraiata una ragazza. Assonnata, spossata dalla calura, solleva la testa e fissa coloro che vengono incontro. Deniska la guarda a bocca aperta, i bai protendono i musi verso i covoni, il calesse con uno stridio sbatte contro il carro, e le spighe pungenti passano come scopa sul cilindro di padre Christofor. "Vai addosso alla gente, cicciona!" urla Deniska. "Guarda, ha il muso gonfio, manco l'avesse punta un calabrone!" La ragazza sorride con aria assonnata e, mosse appena le labbra, torna a coricarsi... Ed ecco sulla collina compare un pioppo solitario; chi l'abbia piantato e perch sia qui, Dio solo lo sa. E' difficile staccare gli occhi dalla sua figura slanciata e dalla sua veste verde. E' felice questo bel tipo? D'estate la calura, d'inverno il gelo e le tempeste di neve, d'autunno le notti terribili, quando si vedono solo le tenebre e non si sente nient'altro che il vento sfrenato che spira furioso, ma, soprattutto, tutta la vita sempre solo, sempre solo... Dietro il pioppo, come un tappeto giallo brillante, si stendono fasce di grano dalla cima della collina sin proprio alla strada. Sulla collina il grano gi falciato e raccolto in covoni, mentre in basso stanno ancora falciando... Sei mietitori stanno uno di fianco all'altro e agitano le falci, mentre le falci scintillano allegramente e tutte insieme a tempo emettono un suono: "vzzi, vzzi!". Dai movimenti delle donne che legano i covoni, dai volti dei falciatori, dallo scintillio delle falci si capisce che la calura scotta e soffoca. Un cane nero con la lingua penzoloni corre dai falciatori incontro al calesse, probabilmente con l'intenzione di abbaiare, ma si arresta a met strada e fissa indifferente Deniska che lo minaccia con la frusta: fa caldo per abbaiare! Una donna si drizza e, sostenendo con entrambe le mani la schiena esausta, accompagna con lo sguardo la camicia rossa di Egoru4(2)ska. Sar perch le piace il colore rosso oppure perch si ricordata dei propri figli? Rimane, comunque, a lungo immobile e lo segue con lo sguardo... Ma ecco che anche il grano balenato via. Si stende di nuovo la pianura arsa, le colline abbronzate, il cielo torrido, di nuovo il nibbio vola rasente terra. Lontano, come prima, il mulino muove le ali e somiglia ancora a un omino che agiti le braccia. E' venuto a noia guardarlo e sembra che non lo si raggiunger mai, che esso sfugga al calesse. Padre Christofor e Ku4(2)zmi4(2)cov tacevano. Deniska sferzava i bai e di tanto in tanto gridava, mentre Egoru4(2)ska non piangeva pi e guardava in giro indifferente. La calura e la noia della steppa lo avevano estenuato. Gli sembrava che stesse viaggiando e ballonzolando gi da molto tempo, che il sole da molto tempo gli cuocesse la schiena. Non avevano ancora percorso dieci verste che egli gi pensava: "Sarebbe ora di riposare!". Dal volto dello zio poco per volta era scomparsa la benevolenza ed era rimasta la sola asciuttezza professionale, e al viso rasato, scarno, soprattutto quando metteva gli occhiali, e quando il naso e le tempie erano coperti di polvere, questa asciuttezza conferiva un'espressione implacabile, inquisitoria. Padre Christofor, invece, non cessava di guardare stupito il creato e di sorridere. In silenzio pensava a qualcosa di bello e di allegro, e un sorriso buono, benevolo si era impresso sul suo volto. Pareva che quel pensiero buono, allegro, per la calura gli si fosse impresso anche nel cervello...

"Che dici, Deniska, raggiungiamo oggi il convoglio?" chiese Ku4(2)zmi4(2)cov. Deniska diede un'occhiata al cielo, si alz leggermente, sferz i cavalli e solo dopo rispose: "Prima di notte, se Dio vorr". Si ud un latrare di cani. Una mezza dozzina di enormi cani della steppa, sbucando come da un'imboscata, si lanciarono verso il calesse abbaiando ferocemente. Tutti insieme, straordinariamente cattivi, con i musi pelosi da ragno e gli occhi rossi dalla rabbia, attorniarono il calesse e, urtandosi gelosamente l'un l'altro, levarono un ululato rauco. Odiavano al punto estremo e pareva fossero pronti a fare a brandelli i cavalli, il calesse, le persone... Deniska, a cui piaceva provocare e frustare, fu lieto di questa occasione e, facendo assumere al proprio volto un'espressione maligna, si sporse e vibr una frustata a un cane pastore. I cani si misero a ringhiare ancor pi forte, i cavalli partirono a briglia sciolta; ed Egoru4(2)ska, che a malapena si reggeva in serpa, guardando gli occhi e i denti dei cani, capiva che, se fosse caduto, l'avrebbero fatto a brandelli in un baleno, ma non provava paura, anzi li guardava con la stessa malignit di Deniska, e si dispiaceva di non avere tra le mani una frusta. Il calesse raggiunse un gregge di pecore. "Ferma!" url Ku4(2)zmi4(2)cov. "Ferma i cavalli! Trrr..." Deniska si gett indietro con tutto il busto e ferm i bai. Il calesse si arrest. "Vieni qui!" url Ku4(2)zmi4(2)cov al pastore. "Fa' calmare i cani, che siano maledetti!" Il vecchio pastore, lacero e scalzo, con un cappello di lana in testa, un sacchetto sudicio legato al fianco e un lungo bastone che terminava a uncino (una figura proprio da Antico Testamento), fece calmare i cani e, levatosi il cappello, si accost al calesse. Un individuo del tutto identico, anch'esso da Vecchio Testamento, stava in piedi immobile all'altro capo del gregge e guardava con indifferenza i passanti. "Questo gregge di chi ?" chiese Ku4(2)zmi4(2)cov. "Di Varlamov!" rispose forte il vecchio. "Di Varlamov!" ripet il pastore in piedi all'altro capo del gregge. "Allora, ieri Varlamov passato di qui o no?" "Niente affatto... E' passato il suo fattore, questo certo..." "Andiamo!" Il calesse rotol oltre, e i pastori rimasero indietro con i loro feroci cani. Egoru4(2)ska guardava svogliatamente avanti l'orizzonte violaceo, e gi cominciava a sembrargli che il mulino che agitava le ali si avvicinasse. Esso diventava sempre pi grande, crebbe del tutto, e se ne potevano gi chiaramente distinguere le due ali. Un'ala era vecchia, rattoppata, l'altra era stata fatta recentemente di legno nuovo e luccicava al sole. Il calesse correva diritto, mentre il mulino, chiss perch, cominci ad allontanarsi sulla sinistra. Si andava, si andava, ma il mulino si spostava sempre di pi verso sinistra e non scompariva. "Che bel mulino ha costruito Boltv a suo figlio!" not Deniska. "Chiss perch non si vede ancora la sua fattoria." "E' l, dopo il burrone." Presto comparve anche la fattoria di Boltv, ma il mulino non scompariva ancora, non rimaneva indietro, guardava Egoru4(2)ska con la sua ala luccicante e l'agitava. Che stregone! NOTE: (1) I collegi erano enti statali paragonabili ai ministeri,

istituiti da Pietro il Grande nel 1717. Nella gerarchia interna i segretari occupavano il decimo livello e possedevano limitate mansioni direttive. (2) Dolce pasquale di forma cilindrica. II Verso mezzogiorno il calesse volt a destra della strada, prosegu un poco a passo d'uomo e si ferm. Egoru-4(2)ska ud un gorgoglio sommesso, carezzevole e si sent il volto sfiorato da un'aria diversa, come velluto fresco. Dalla collina, che la natura aveva composto di massi enormi, deformi, attraverso un cannello di cicuta messo da qualche ignoto benefattore scorreva un sottile zampillo d'acqua. Essa cadeva per terra e trasparente, allegra, luccicante al sole e mormorando sommessa, quasi si immaginasse un torrente forte e impetuoso, correva veloce da qualche parte a sinistra. A poca distanza dalla collina il fiumiciattolo si allargava in una pozza; i raggi cocenti e la terra arroventata che la bevevano con avidit gli sottraevano forza; ma poco pi in l esso probabilmente confluiva con un altro fiumiciattolo identico, perch a circa cento passi dalla collina lungo il suo corso verdeggiavano folti, rigogliosi falaschi dai quali, mentre si avvicinava il calesse, tre beccacce si alzarono in volo con uno stridio. I viaggiatori si sistemarono presso il ruscello a riposare e a dar da mangiare ai cavalli. Ku4(2)zmi4(2)cov, padre Christofor ed Egoru4(2)ska si sedettero su un pezzo di feltro nella poca ombra data dal calesse e dai cavalli da questo staccati e presero a fare uno spuntino. Il pensiero buono, allegro che per la calura si era impresso nel cervello di padre Christofor riemerse dopo che questi ebbe abbondantemente bevuto dell'acqua e mangiato un uovo al forno. Gett un'occhiata affettuosa a Egoru4(2)ska, mastic e cominci: "Anch'io, fratello, ho studiato. Sin dalla prima infanzia Dio pose in me l'intelligenza e la facolt di comprendere, cos io, a differenza di altri, quando ero come te, ero di conforto ai miei genitori e ai precettori per la mia capacit di intendimento. Non avevo ancora quindici anni, ma gi parlavo e componevo versi in latino come se fossero in russo. Mi ricordo che ero portapastorale dell'episcopo Christofor. Una volta, dopo la messa mattutina, me lo ricordo come se fosse adesso, nel giorno dell'onomastico del piissimo imperatore Aleksandr Pavlov il Benedetto, egli si toglie i paramenti nella zona dell'altare, mi guarda affettuosamente e mi chiede: "Puer bone, quam appellaris?". (3) E io rispondo: "Christophorus sum". Ed egli: "Ergo connominati sumus", ovvero siamo omonimi... Poi chiede in latino: "Di chi sei figlio?". E anch'io rispondo in latino che sono figlio del diacono Sirijskij del villaggio Lebedinskoe. Nel vedere la prontezza e l'esattezza delle mie risposte, l'episcopo mi benedisse e disse: "Scrivi a tuo padre che io non lo lascio e ti terr presente". Anche gli arcipreti e i sacerdoti che erano all'altare, sentendo il colloquio in latino, si stupirono non poco, e ognuno di loro mi espresse la propria ammirazione e le proprie lodi. Non avevo ancora i baffi che gi, fratello, leggevo in latino, e in greco, e in francese, conoscevo la filosofia, la matematica, la storia civile e tutte le scienze. Dio mi aveva donato una memoria sorprendente. Capitava che leggessi qualcosa due volte e gi lo sapessi a memoria. I miei precettori e i miei benefattori si stupivano e supponevano che sarei divenuto un dotto, un luminare della chiesa. Io stesso pensavo di recarmi a Kiev, di continuare gli studi, ma i miei genitori non diedero la loro benedizione. "Tu" diceva mio padre "studierai tutta la vita, quando ti rivedremo?" Sentendo tali parole, abbandonai gli studi e mi feci prete nel mio paese. Ovviamente non divenni un dotto, in compenso non disubbidii ai miei genitori, consolai la loro

vecchiaia, li seppellii con dignit. L'ubbidienza prima del digiuno e della preghiera!" "Probabilmente avrete gi dimenticato tutte le scienze!" osserv Ku4(3)zmi4(3)cov. "E come non dimenticarle? Grazie a Dio, sono gi entrato negli ottanta! Di filosofia e retorica ricordo ancora qualcosa, ma le lingue e la matematica le ho completamente dimenticate." Padre Christofor socchiuse gli occhi, riflett un istante e disse a mezza voce: "Che cos' l'essenza? L'essenza qualcosa di peculiare, che non richiede niente altro per la sua realizzazione". Scosse il capo e si mise a ridere per la tenerezza. "Cibo spirituale!" disse. "E' vero, il corpo nutrito dalla materia, e l'anima dal cibo spirituale!" "La scienza scienza" sospir Ku4(3)zmi4(3)cov "ma se non raggiungeremo Varlamov, bella scienza sar la nostra!" "L'uomo non un ago, lo troveremo. Adesso star girando in questi paraggi." Sopra i falaschi passarono in volo le tre beccacce gi viste, e nel loro pigolio si sentivano la paura e il risentimento per essere state scacciate dal ruscello. I cavalli masticavano con gravit e sbuffavano; Deniska girava loro intorno e, tentando di mostrare la sua assoluta indifferenza ai cetrioli, alle torte e alle uova che mangiavano i padroni, si era concentrato tutto nello sterminio dei tafani e delle mosche che si erano appiccicate alle pance e alle schiene dei cavalli. Con gusto, emettendo dalla gola un suono particolare, maligno e vittorioso, colpiva le sue vittime, e in caso di insuccesso grugniva stizzito e seguiva con lo sguardo il fortunato scampato alla morte. "Deniska, dove sei? Vieni a mangiare!" disse Ku4(3)zmi4(3)cov, sospirando profondamente e facendo con ci capire di essersi rimpinzato. Deniska si avvicin timidamente al pezzo di feltro e scelse cinque grossi cetrioli gialli, i cosiddetti "giallini" (si vergogn di sceglierne di pi piccoli e di pi freschi), prese due uova al forno, nere e screpolate, poi, esitando, come se temesse che lo colpissero sulla mano tesa, tocc con il dito la torta. "Prendi, prendi!" lo incit Ku4(3)zmi4(3)cov. Deniska prese la torta con decisione e, allontanatosi in disparte, si sedette per terra con la schiena rivolta verso il calesse. Subito si sent un masticare talmente rumoroso che persino i cavalli si voltarono e guardarono Deniska con sospetto. Dopo aver mangiato, Ku4(3)zmi4(3)cov prese dal calesse un sacco con dentro chiss cosa e disse a Egoru4(3)ska: "Voglio dormire, e tu sorveglia che non mi levino questo sacco da sotto la testa." Padre Christofor si tolse la tonaca, la cintura e il caffettano, edEgoru4(3)ska, gettatagli un'occhiata, rimase sbalordito. Non avrebbe mai supposto che i preti portassero i pantaloni, e padre Christofor portava dei veri pantaloni di tela grossa ficcati dentro ad alti stivali e una giubba corta di traliccio. Guardandolo, Egoru4(3)ska trov che in questo abito che non si conve