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Giornalino in latino Et loquor et scribo, magis est quod fulmine iungo (G.Pascoli) L alla, lalla (1): aut dormi aut lacte; Nisi lactes (2), dormi, dormi. Blande somne, somne veni, Claude Marco nostro ocellos, Atrus(3) occupa tenellos: Sunt ocelli somni pleni: Somne veni. Lalla, lalla: aut dormi aut lacte; Nisi lactes, dormi, dormi. Alta in caelo splendet luna, Errant noctis umbrae inanes, Per silentia(4) latrant canes, Micant stelle mille et una, Splendet luna. Lalla, lalla: aut dormi aut lacte; Nisi lactes, dormi, dormi. Longe rubent dulcia poma, Cadunt lilia, surgunt rosae, Stellae in caelo sunt radiosae… Stertit (5)… ridet ...subter (6) coma Sentit poma. Lalla, lalla: aut dormi aut lacte; Nisi lactes, dormi, dormi. Da: G.Liotta, Legere, Milano 1967 La “Lallatio” presenta una caratteristica particolare : la rima. 1) Sta per “Ninna Nanna” 2) Da: Lacteo, es, ere = poppare 3) Artus, us = le membra 4) Silentia (loca) = il si- lenzio 5) Stertit= dorme pro- fon damente 6) Ssubter= sotto Asinus vidit in prato lyram . Accessit et tem- ptavit chordas ungula. “Bella res” inquit “sed mehercules male cessit, quia nescius sum artis. Si hanc aliquis prudentior repperisset, aures divinis cantibus oblectavisset”. Sic saepe ingenia calami- tate intercidunt. (Da Fedro) L’asino e la lira Poeti e poesia: un’antica ninna nanna. Notizie di rilievo: Sommario: Aut dormi aut lacte ANNO 1, N U MERO 1 D ATA

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Gi ornal i no i n l at i no

Et loquor et scribo, magis est quod fulmine iungo (G.Pascoli)

Lalla, lalla (1): aut dormi aut lacte;

Nisi lactes (2), dormi, dormi.

Blande somne, somne veni,

Claude Marco nostro ocellos,

Atrus(3) occupa tenellos:

Sunt ocelli somni pleni:

Somne veni.

Lalla, lalla: aut dormi aut lacte;

Nisi lactes, dormi, dormi.

Alta in caelo splendet luna,

Errant noctis umbrae inanes,

Per silentia(4) latrant canes,

Micant stelle mille et una,

Splendet luna.

Lalla, lalla: aut dormi aut lacte;

Nisi lactes, dormi, dormi.

Longe rubent dulcia poma,

Cadunt lilia, surgunt rosae,

Stellae in caelo sunt radiosae…

Stertit (5)… ridet ...subter (6) coma

Sentit poma.

Lalla, lalla: aut dormi aut lacte;

Nisi lactes, dormi, dormi.

Da: G.Liotta, Legere, Milano 1967

La “Lallatio” presenta una caratteristica particolare : la rima.

1) Sta per “Ninna Nanna”

2) Da: Lacteo, es, ere = poppare

3) Artus, us = le membra

4) Silentia (loca) = il si-lenzio

5) Stertit= dorme pro-fondamente

6) Ssubter= sotto

Asinus vidit in prato lyram . Accessit et tem-ptavit chordas ungula. “Bella res” inquit “sed mehercules male cessit, quia nescius sum artis. Si hanc aliquis prudentior repperisset, aures divinis

cantibus oblectavisset”.

Sic saepe ingenia calami-tate intercidunt.

(Da Fedro)

L’asino e la lira

Poeti e poesia: un’antica ninna nanna.

Notizie di rilievo:

Sommario:

Aut dormi aut lacte

AN N O 1, N U MERO 1

D ATA

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Pagina 2 Anno 1, Numero 1

Faber quidam valde assiduus

Lentum catulum habebat,

Qui constanter, inter operas,

Tota die dormiebat.

At cum dominus, meridie,

Finem operae imponebat,

Ecce sollers inter famulos,

Statim catulus surgebat,

Malleorum quod non strepitus,

Non incudum audiebat,

Parvus crepitum sed dentium

Illum statim exciebat

Da G.Vitali

(Lusus melici)

Ed ecco l’ originale

Di Esopo

(in traduzione dal gre-co)

Un fabbro aveva un ca-ne che continuava a dormire mentre lui la-vorava; appena però si metteva a tavola se lo trovava al fianco. “Brutto poltrone” gli disse, gettandogli un osso, “dormi quando io

batto l’incudine ; ma basta che muova le ma-scelle e ti svegli subi-to!”.

La favola svergogna i dormiglioni, i pigri e tutti coloro che vivono delle altrui fatiche.

(Trad. E. Ceva Valla)

scritto rispettando la semplicità del testo; il primo lavoro sarà la tra-sposizione dei versi in prosa, poi sarà la volta della spiegazione con parole diverse, e infine

di una parafrasi piuttosto libera, che permetterà

Gli allievi, perciò, ap-prendano ad esporre con purezza di lingua e senza gonfia-menti le fa-volette di E-sopo, … e quindi vol-gerle in i-

di sunteggiare il testo e di abbellirlo senza of-fenderne il senso e lo spirito.

E’ un compito diffici-le, questo, anche per maestri esperti; ma l’ allievo che lo svolgerà bene, potrà imparare qualunque cosa.

paraphrasi audacius vertere, qua et brevitate quaedam et exornare salvo modo poetae sen-su permittitur.

Quod opus, etiam con-sumatis professoribus, difficile, qui commode

tractaverit, cuiuscum-que discendo sufficiet.

Igitur Aesopi fabellas (…) narrare sermone puro et nihil se supra modo extollente, dein-de eandem gracilitatem stilo exigere condi-scant: versus primo sol-vere, mox, mutatis ver-bis interpretari, tum

Scribere me quereris,

Velox, epigrammata longa

\

Ipse nihil scribis: tu

breviora facis.

(Marziale)

Primi esercizi di composizione e analisi del testo (Quintiliano I,9)

Per chiarirci le idee...

Cuiuscumque discendo sufficiet

Fabri catulus

Statim catulus surgebat

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Pagina 3 Gnomon

Dal nome di Leonio, poeta del XII sec. D.C., si intende un verso latino, generalmen-te esametro nel quale i due emistichi distinti dalla cesu-ra sono legati dalla rima o dall’assonanza. Tale fenome-no, caratteristico della versi-ficazione latina medioevale, può essere riscontrato spora-dicamente anche nel latino classico:

Advenio ad has miseras \\ frater ad inferias

(Catullo)

Quot caelum stellas\\ tot habet tua Roma puellas

(Ovidio)

Un esempio che riportiamo è il “Versus Eporedienses” un poemetto ritrovato tra i fogli di custodia del Salterio offerto al principio del XI secolo dal vescovo Warmun-do alla cattedrale di Ivrea.

Poiché nel testo si fa men-zione alla vittoria di Enrico IV sui Sassoni, si può fissar-ne la data attorno al 1075– 80.

Cum secus ora vadi

placeat mihi ludere Padi\

Fors et velle dedit, flu-mine Nimpha redit.\

Tempus erat florum,

quod fons est omnium amorum,\

Mense sub Aprili

cum placet esca sili.

Poi che mi piacque ricrearmi sulle rive del Po

La fortuna e il mio desiderio mi concessero di veder emergere dal fiume una ninfa.

Era la stagione dei fiori, il tempo fonte degli amori

Verso il mese d’a-prile, quando più si è ispirati al canto...

re.

Ecco un esempio di distico elegiaco tratto da: Nella piazza di S. Pertonio.

Esametro:

Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna (settenario + novenario) Pentametro

E il colle sopra bianco di neve ride

(quinario + settenario)

La metrica classica è stata riesumata (sulla fine dell’Ot-tocento) per desi-derio di novità, cioè per quello stesso desiderio che porterà alla creazione del verso libero. Colui che più di ogni altro si servì dei metri classici fu Gio-suè Carducci nelle Odi Barba-

Dal piede alla rima: il verso leonino

Esperimenti pericolosi (liberamente tratto da M. Aurigemma Stilistica italiana)

Traduzione: E la luna sente la ragazza che

dal poggio risponde:

“Il vento soffia e nevica la frasca\

E tu non torni ancora al tuo paese!\

Quando partisti come son rimasta!\

Come l’aratro in mezzo alla

maggese”.

Traduzione di A. Mancini

Da: G. Pascoli, Carmina,

Mondadori, 1951

Deque iugis audit reci-nentem Luna puellam:

\Venti increbescunt et frondibus undique nin-git.\

Saepe o pollicitus redi-tum nunquam redibis?\

Haesit ut in sulco, nu-dum procul horret a-r a trum\

La poesia antica era

quantitativa, (si basava

sul suono più prolungato

delle vocali) la poesia

italiana è accentuativa

( si basa su accenti

ritmici), sono quindi

inevitabilmente diverse

Da “Castanea” di G. Pascoli

Flumine Nimpha redit.

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Verso: unione di più parole disposte ritmicamente secondo una determina-

ta successione di sillabe lunghe o brevi. Il ritmo è segnato dall’ ictus

(accento ritmico) che spesso non corrisponde a quello tonico.

Metro: unità di misura del verso formato da uno o due piedi.

Piede: gruppo di sillabe lunghe e brevi su una delle quali può cadere l’ictus.

Cesura: pausa ritmica nel verso, che cade alla fine di una parola e nel mezzo

di un piede.

Esametro: è formato da sei piedi– Le cesure principali sono: dopo il quinto

mezzo piede, dopo il settimo mezzo piede, dopo la prima sillaba breve del

terzo piede

(se dattilo)

Pentametro dattilico: esametro di cui il terzo e quarto piede hanno solo la

prima sillaba; il pentametro viene diviso in due emistichi dalla cesura pente-

mimera.

Distico elegiaco: verso formato da un esametro ed un pentametro.

Liceo Banfi , via Adda 6 Vimercate Pubblica su server Giornalino—

Gnomon

GIORN ALIN O IN

LATIN O

Oggi è tempo di gioia, oggi è giorno di festa! Tutti devono suonare e cantare allegramente in-trecciando con entusia-smo dolci balli, ma so-prattutto gli studenti che sanno celebrare molto bene le feste.

La penna ed il quaderno sono pane di tutti i gior-ni, come i versi di Ovidio e le pagine da studiare. Qualunque cosa gli altri facciano, noi che siamo giovani godiamo dell’a-more e celebriamo questa festa insieme alla massa di gente.

Tempus hoc letitiae

Dies festus hodie

Omnes debent psallere

Et cantilenas promere

Et affectu pectoris

Et toto gestu corporis

Et scolares maxime

Qui festa colunt opti-me.

Stilus nam et tabulae

sunt feriales epulae

Et Nasonis carmina

Vel aliorum pagina.

Quicquid agant alii , iuvenes amemus

Et cum turba plurium ludum celebremus

W le vacanze (Carmina Burana cb 216)

Tel.: 039 6852263\64 Fax: 0396080805

E-mail: [email protected]

Et loquor et scribo, magis quod est fulmine

iungo.

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Omnes debent psallere