L’arte ferita Un terremoto annunciato La ricostruzione · cadono, qualcuno rimane intrappolato...

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N elle case di legno U n terr emoto annunciato L ’ar te fer ita La r icostr uzione di Leila Ben Salah foto di Alessio Spalletti

Transcript of L’arte ferita Un terremoto annunciato La ricostruzione · cadono, qualcuno rimane intrappolato...

Nelle case di legno

Un terremotoannunciato

L’arte ferita

La ricostruzionedi Leila Ben Salah

foto di Alessio Spalletti

Nei villaggi fatti di legnoaspettando la casa vera

Sono passati quasi nove anni dal terremoto che sconvolse Marche e Umbria, ma

La gente delle frazioni: “Basta con le promesse mai mantenute, non ci crediamo più”

Dicono che colpassare deltempo si perdamemoria anchedelle cose piùcare. Eppure gli

anziani che vivono a Belvedere,Cesi o Dignano la loro casa se laricordano bene, anche se sonopassati quasi nove anni dall'ul-tima volta che ci hanno messopiede. Trascorrono le giornate adaspettare, isolati e abbandonatinelle casette di legno, che dalterremoto del 1997 sono a tuttigli effetti le loro case. Dentro cihanno portato gli oggetti più"preziosi": i mobili compratidopo il matrimonio (solo quellipiù piccoli e strettamentenecessari), le foto di famiglia, icentrini ricamati a mano ebuona parte del corredo dinozze. Degli altri oggetti cheuna volta erano parte dell’arre-damento è rimasto poco e quelpoco è chiuso da anni tra quat-

tro lamiere di ferro dei contai-ner. "Ormai sarà tutto da butta-re" dice Gino Brizzi, che vivecon la sua famiglia in unacasetta nella frazione diBelvedere, a 15 chilometri daFabriano.È proprio nelle frazioni che, anove anni dal sisma che dis-trusse Marche e Umbria, si tro-

vano i più sfortunati: chi non èancora rientrato a casa, coloroai quali gli amministratorihanno assegnato una bellacasettina di legno e poi se nesono dimenticati. Nel comunedi Serravalle di Chienti, uno deipiù colpiti dal terremoto per-ché a pochi chilometri dall’epi-centro, ci sono 22 frazioni, ma

ormai sono rimasti solo unadecina di anziani ad aspettare,senza perdere mai la speranzadi rivedere la propria casa. A Fabriano, invece, c'è un inte-ro paese che aspetta nel villag-gio di legno a pochi passi dalborgo distrutto. Si chiamaBelvedere ed è l'unica frazionedelle Marche ancora intera-mente sloggiata.Quarantaquattro famiglie allequali nessuno si degna di fareprevisioni. Ormai hanno smes-so anche di chiedere quandopotranno rientrare a casa,attendono con rassegnazione."Non si sa niente - dice VittorioBellucci, 62 anni, pensionato -qualche anno fa ci avevanodetto che presto saremmo tor-nati nelle nostre case e inveceniente. Non che si stia malenelle casette di legno, però quida noi l'inverno è lungo e spes-so fa molto freddo". "Siamo soddisfatti degli inter-venti - afferma Anna Cerioni,anche lei pensionata - è venutoun bel lavoro, solo che adessobasta è ora di rientrare. Siamodispiaciuti solo per gli enormiritardi". "Mio padre è mortodue anni fa, senza poter rivede-re la sua casa - sostiene CarloBellucci - dovevamo rientraregià da tempo e invece ci sonogrossi ritardi. Certo in questecasette si sta decisamentemeglio che nei container, manon possiamo rimanerci a vita.L'ambiente è piccolo e il ventoentra in ogni fessura, quandotira forte non c'è verso di scal-darsi". Stessa situazione a Dignano,frazione sopra Serravalle diChienti. "Non ci ritorno a casamia - piange Rosa Cagnucci, 78anni - ci hanno detto che inagosto rientreremo, ma ormainon ci credo più. I miei ricordistanno tutti lì, i sacrifici, tutto.Questo è un rifugio tempora-neo, ma non ci si può stare cosìa lungo. Mancano i servizi, nonc'è il macellaio, il dottore lo stochiamando da stamattina mafin quassù non ci viene.Nessuno si occupa più di noi,nessuno ci aiuta. Ci hannoabbandonato".

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“Quel giorno mi salvai per miracolo,il camino di casa mi crollò addosso”

La sua casa è stata rasa completamente alsuolo, per ricostruirla non sono ancorabastati nove anni. Giovanni Valeriani (nellafoto), pensionato di Dignano, frazione diSerravalle di Chienti, ha la pelle d'oca seripensa al 26 settembre 1997. "Io ero den-tro casa quella mattina - racconta - ero solo.Sentii la scossa, tremava tutto e cercai dirifugiarmi nella cucinetta, che stava in unpiano un po' interrato. Rimasi lì a veder crol-lare tutto. Anche il camino cadde e mi ricor-do che ero pieno di cenere. Non potevorespirare, pensavo di essere rimasto intossi-cato. Il primo piano era finito a terra, nonc'era più niente. La gente urlava. Uscii permiracolo".

LA STORIA

la ricostruzione è molto in ritardo

Marche e Umbriasotto le macerie

L’epicentro a Cesi

Il sisma

Ore 2.33 della nottefra giovedì 25 evenerdì 26 settem-bre 1997. La terratrema, per la primavolta così forte.

Una scossa dell'VIII grado dellascala Mercalli (5,5 della scalaRichter). Non è il solito terremo-to a cui la gente è abituata daanni. Non ballano solo i lampa-dari e non si svegliano solo lepersone dal sonno leggero.Questa volta la paura spingetutti fuori casa. Alle 3.00 interefamiglie girano per le stradedelle Marche e dell'Umbria.L'epicentro (nella foto) è a confi-ne fra le due Regioni, traCesi, frazione diSerravalle di Chienti,nelle Marche, eColfiorito, frazio-ne di Foligno,nell'Umbria. Di mattina lagente torna acasa, pensandoche ormai il peg-gio sia passato. Lescuole rimangonoaperte e i genitorivanno a lavorare comesempre. In televisione nonsi parla d'altro. E proprio mentreil piccolo schermo trasmettel'immagine di Franco Barberi, ilsottosegretario alla Protezionecivile, che tranquillizza tuttidicendo che si tratta solo discosse di assestamento, eccoarrivare la scossa, quella vera,quella più forte. Sono le 11.40 e isismografi di Marche e Umbriaregistrano uno spostamentodella terra pari al IX grado dellascala Mercalli (5,8 gradi Richter).Nei muri si aprono crepe gigan-tesche, le colonne portanti gira-no su se stesse, i mobili cadono aterra, le credenze di aprono e ibicchieri di cristallo si frantuma-no in mille pezzi. I quadri sispaccano, le mensole finisconosul pavimento, i camini cedonoe vanno in pezzi, interi piani dialcuni appartamenti si accartoc-ciano, le pietre volano via, lefinestre si sbriciolano. Chi è incasa cerca una via di fuga, i tetticadono, qualcuno rimaneintrappolato tra le macerie, lapolvere è ovunque, non si vedepiù niente. Le case si gonfiano eper un attimo sembrano toccarsida una parte all'altra della stra-da. La gente esce, urla, piange.Sono passati pochi secondi,

eppure sembra che il tempo sisia fermato, sembrano minuti,ore. La polizia richiama tuttiall'attenzione, riunisce le perso-ne nei grandi spazi, nei giardini.Le auto corrono all'impazzata,non esistono più semafori, nonesiste più niente, intorno solomacerie, pietre e polvere.Passano solo sei minuti e la terratrema ancora, la scossa è legger-mente più lieve: VII grado dellascala Mercalli (4,8 gradi Richter).Sembra che questo terremotonon finisca più. Si susseguonoaltri piccoli movimenti dellaterra, fino alle 15.31. Altra scos-sa: VI grado della scala Mercalli

(4,1 gradi Richter). I mortisono dieci. Due anzia-

ni a Collecurti, fra-zione del macera-

t e s e : M a r i aInnocenzi, 83anni e FrancescoRicci, 86 anni,morti sotto lemacerie della

loro casa, ancoraabbracciati nel

letto matrimoniale.Una donna a

Fabriano, AgneseCiccacci, colpita da un cor-

nicione mentre scendeva la sca-linata della chiesa di San Biagio.Due anziani a Bastia Umbra:Bruno Cistellini, colto da infartonella sua abitazione e la signoraRosignoli, inciampata mentrefuggiva di casa. Quattro personead Assisi, tutte sorprese dal crol-lo della basilica superiore deifrati francescani: i religiosi padreAngelo Api (48 anni) e padreBorowec Zdzislaw (25 anni) dinazionalità polacca. E due fun-zionari della sovrintendenzadelle Belle Arti: Bruno Brunacci(41) e Claudio Bugiantella (45),entrambi di Assisi. La decimavittima è un anziano diPievetorina (Macerata), Nello Re(71 anni), estratto vivo dallemacerie della sua casa, mamorto in serata all'ospedale diMacerata.Si contano i feriti: 115alla fine. Si allestiscono le tendo-poli, gli aiuti arrivano datutt'Italia, uan task force di 6.400persone. Il governo mette subitoa disposizione 56 miliardi di vec-chie lire. Ma la paura, quella resta, negliocchi della gente, che si sbarra-no al minimo sussulto del pavi-mento, anche adesso, a noveanni di distanza.

Le casette di legno a Belvedere.Nei dettagli alcune anziane cheancora vivono qui.A sinistra,le casette a Cesi.Nella pagina a sinistra,una via di Belvedere.

Le scosseprincipali. La più forte alle11.40 di venerdì 26 settembre 1997 tra l’VIIIe il IX grado della scalaMercalli (5,8 gradi Richter).

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I mortiin totale, tra Umbria eMarche. Nella nostra regione morirono 4 persone.I feriti furono 115.

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Le famiglie sfollateSono i senzatetto nelleMarche. In totale rimaserosenza casa oltre 5mila persone.

3.687

Gli edifici danneggiatiSi tratta degli edifici privatiche hanno riportato dannipiù o meno gravi nelleMarche. Quelli pubblici sono 1.336.

22.000

Il danno complessivoIl dato è in milioni di euroe si riferisce sia allaregione Marche cheall’Umbria.

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DOSSIER

I NUMERI

Una via a Fabriano subito dopoil terremoto (foto archivio“L’Azione”).In alto VincenzoCastriconiinsieme all’allorapresidente dellaregione Marche,Vito D’Ambrosio.

La lunga via per la ricostruzionePer la Regione si tornerà alla normalità solo fra cento anni

“Se continuia-mo di questopasso, laricostruzio-ne post-ter-remoto sarà

completata fra 100 anni”. A lan-ciare l’allarme è il segretariogenerale del progetto regionale“Tellus”, Gianni Samuele, che sioccupa di distribuire le risorsenecessarie a far tornare allanormalità i Comuni marchigia-ni, dopo il terremoto del 26 set-tembre 1997.L’ultima Finanziaria, ad esem-pio, ha previsto 4 milioni dieuro per la ricostruzione post-sisma, di cui 1,40 per le Marche. Tra i soldi stanziati dallo Stato equelli che la regione Marche hamesso in previsione c’è un veroe proprio abisso. Stando ai datidel “Tellus”, il totale delle risor-se necessarie per completare laricostruzione è pari a 1.558milioni di euro. Il conto va dasé: con uno stanziamento di1,40 milioni all'anno (che per-mette alla Regione di accendereun mutuo pari a 14 milioni dieuro, da ripagare in 15 anni) civorranno più di cento anni.“Il flusso massimo di fondi èarrivato fino al 2001 - spiegaGianni Samuele - poi nel 2002nulla e dal 2003 poco o nulla.Perciò ora abbiamo problemisoprattutto con il finanziamen-to degli ultimi interventi e inparticolare per le seconde case,che in pratica restano fuoridalle risorse”. Le Marche, infatti, hanno adot-tato una politica di ricostruzio-ne basata sulle priorità: primagli edifici privati con danni piùlievi, poi quelli con danni piùpesanti. Perché? “Dando la pre-cedenza alla riparazione piut-tosto che alla ricostruzione -dice Samuele - è stato possibileaccelerare i tempi”. Così adessosi può dire completata la rico-struzione leggera: il 98% delleprime case con danni lievi èstato riparato. Mancano solopoche decine di abitazioni.Sulla ricostruzione pesante,invece, siamo un po’ indietro:

solo il 74% degli interventi èstato completato, ma i cantierisono stati aperti per il 96% degliedifici privati danneggiati odistrutti. Fanalino di coda è laprovincia di Ascoli Piceno, doveè iniziato solo il 79% dei lavori eterminato solo il 47%. Indietroanche i programmi di recupero,quelli che comprendono adesempio i centri storici. IComuni interessati sono 24 intutte le Marche e solo il 55% hacompletato i lavori. “Per la rico-struzione pesante ci stiamoavvicinando all’utilizzo di tuttele risorse - spiega Samuele - ma

rimangono fuori le secondecase non comprese nei pro-grammi di recupero”. Dall’anno scorso la regioneMarche ha cambiato la propriapolitica di accesso alle risorse -continua Samuele - abbiamodeciso di individuare le priorità.Prima erano i singoli Comuni asegnalare i danni e poi laRegione effettuava un controlloa posteriori. Adesso abbiamostilato due graduatorie per gliedifici privati. La prima è unagraduatoria vera e propria aseconda della stima del danno eper questa le risorse ci sono.

L’altra è un elenco alfabeticodelle seconde case e qui non èancora stato stabilito il criteriodi come gestire le risorse”.Rimangono senza soldi, quindi,tutti coloro che hanno unaseconda casa danneggiata dalterremoto, fuori dai programmidi recupero, e chi ha deciso dicorrere ai ripari pagando ditasca propria, sempre sotto ilcontrollo regionale, non puòche rassegnarsi: a meno diun’inversione di tendenza daparte dello Stato, alquantoimprobabile, quei soldi non lirivedrà mai più.

Per ricostruire un interopaese ci sarebbero volutiben più di nove anni, se

non fosse stato per la legge n.61del 1998. È grazie a questalegge, infatti, che sono nati iconsorzi. Lo scopo? Riuniretutti gli edifici, e quindi i loroproprietari, mettere insieme icontributi e ricostruire una fra-zione come se fosse un unicointervento. A Belvedere, paesino a quindicichilometri da Fabriano, è suc-cesso questo e molto di più. Giàperché qui c'è il solo consorziodi secondo grado di tutt'Italia. Ilpresidente è VincenzoCastriconi.Quando è nato il "Coribel"(Consorzio per laRicostruzione di Belvedere)?È nato nel 1999. La legge preve-deva degli interventi unitari peri paesi interamente distrutti dalterremoto, purché almeno il51% dei proprietari entrasse nelconsorzio. Noi abbiamo rag-giunto quasi il 100%, ma solonella seconda assemblea parte-cipativa.Cos'è un consorzio di secondogrado?È di secondo grado perché gliamministratori, in un certosenso, hanno avuto paura digestire una cosa così grande.Quindi hanno deciso di suddi-videre il paese in 13 interventiunitari, con a capo un delegatoper ogni comparto. Secondo menon aveva senso, quindi hochiesto alla Regione di riuniretutti i delegati. Così è nato ilconsorzio di secondo grado.Quali sono i vantaggi?È stata una vera e propria cartavincente. Perché abbiamo snel-lito tutta la burocrazia. Ce nesiamo occupati noi e i proprie-tari non hanno dovuto farenient'altro che consegnarci lechiavi e aspettare che finissimodi lavorare. La ricostruzione èstata più veloce, anche perché,invece di avere tredici impreseindipendenti, si è lavorato conun'unica società: la"Montenero", un'associazionetemporanea di impresa costi-tuita da Carnevali di Fabriano,Principi Montesi di Senigallia eSparaco di Roma.E gli svantaggi?Il guaio è stato economico.Infatti, alcuni comparti hannoavuto più contributi di altri, inbase alla superficie e ai danniriportati. Ma se a una sezioneavanzavano dei soldi, come èsuccesso, questi non potevanoessere utilizzati per le altre.Quindi qualcuno si è trovato apagare di più, come quota d'ac-collo, rispetto al vicino di casa.Adesso a che punto è la rico-struzione?Gli edifici sono finiti, stiamoriconsegnando le chiavi di casaai proprietari.Ma ancora la gente vive nellecasette di legno.Sì è vero. Non possono rientra-re, perché mancano le infra-strutture: manca la luce, l'acquae l'accesso al paese. Ma il nostrolavoro, come consorzio, è ter-minato.

Finiscono fuori dai finanziamenti le seconde casenon comprese nei programmi di recuperoChi ha già pagato rischia di non riavere i soldi

“La nostracarta vincenteè il consorziodi Belvedere”

Il presidente

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006L.61/98 art. 15 c. 1 (venti anni)

51,65 (18,08)

10,33 (3,62)

L.448/98 art.50 lett.d (venti anni)

51,65 (18,08)

77,47 (27,11)

103,29 (36,15)

L.448/99 art.54 c1(quindici anni)

4,65 (1,63)

5,16 (1,81)

L.338/00 art.144 c4(quindici anni)

77,47 (27,11)

77,47 (27,11)

L.448/01 art.31 c1(quindici anni)

5,16 (1,81)

30,99 (10,85)

30,99 (10,85)

L. 350/03 art.4 c176 (15 anni)

15,00 (5,25)

L.311/04 art.1 c.203 (15 anni)

2,93 (1,02)

L.266/05 art.1 c.100 (15 anni)

4,00 (1,40)

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Nella tabella i fondi per la ricostruzione, in milioni di euro, previsti dalle varie Finanziarie. Laquota spettante alla regione Marche (35%) è indicata tra parentesi. Fonte: programmafinanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto 2006.

Anche l’arte colpita al cuoreSono 2.385 gli edifici monumentali nelle Marche danneggiati dal terremoto

Più della metà di chiese e palazzi sta ancora aspettando i soldi della ricostruzione. Finanziati solo il 47%

Le campane diBelvedereriportate nel campanile dellachiesa cittadina.A sinistra,la chiesettadi San Nicolòa Sassoferrato(foto archivio “L’Azione”).

Tutti ricordanoil crollodella volta alla basilica di Assisi, maanche leMarche hannosofferto molto

La lista marchigianaProvincia di Macerata:Bolognola: danni al palazzo comunale; Camerino: gravi danni alla chiesa di SantaCaterina; Casavecchia: seri danni alla chiesa di Sant'Oreste; Castello: lesionata lachiesa Vico di Sopra; Esanatoglia: danni al palazzo comunale; Fiastra: danni al palaz-zo comunale; Fiordimonte: danni alla villa von Hoehenstaufen; Montecavallo: palazzocomunale inagibile; Nemi: lesionata Santa Maria e Madonna del soldato; Pievetorina:Santa Maria Assunta inagibile e crollo campanile San Michele; Tolentino: lesioni alsantuario di San Nicolò; Ussita: palazzo comunale inagibile.Provincia di Ancona:Fabriano: gravi danni al Duomo, crollo facciata San Biagio e San Romualdo, inagibilesede del Comune, danni allo storico teatro Gentile, a San Benedetto e al loggiato diSan Francesco; Urbino: vistose crepe su facciata Duomo, solo lievi fessure al palazzoDucale; Pergola: inagibile cattedrale di San Francesco, crollo campanile chiesa dicampagna; Fonte Avellana: danni al monastero; Sassoferrato: crollo della volta nellachiesa di San Nicolò.

I MONUMENTI COLPITI

Il danno più grave alpatrimonio artistico emonumentale italiano fuquello della basilica diAssisi, ma anche leMarche furono colpite

nel cuore dell'arte. I comuni e i paesi non coinvol-ti nel terremoto furono pochis-simi in tutta la Regione. Lechiese di campagna cadderosotto il peso delle macerie deicampanili, i palazzi comunalifurono lesionati e dichiaratiinagibili. A Fiordimonte, inprovincia di Macerata, fu colpi-ta pure la villa della principessaYasmin von Hoehenstaufen. LaSovrintendenza per i beniambientali e architettonicidelle Marche si mise subito allavoro e, nei giorni successivialle terribili scosse del 26 set-tembre 1997, cominciò unalunga serie di sopralluoghi intutti i beni delle Marche.Conclusione? Inagibili granparte degli edifici. E anche aUrbino il palazzo Ducale fuchiuso al pubblico per precau-zione. La cattedrale della cittàfeltresca riportò vistose crepealla facciata esterna, dopo lascossa delle ore 11.40. E gliesperti accertarono che il basa-mento della statua centraledella facciata del duomo si spo-stò. L'intero centro storico fuchiuso alle auto e ai pedoni. Maa Urbino i danni furono moltopiù lievi degli altri Comuni. AFabriano, in provincia diAncona, crollò la facciata della

chiesa di San Biagio e SanRomualdo e sotto le maceriemorì anche una donna. L'80%degli edifici del centro storicofurono lesionati e la stessa sededel Comune fu dichiarata ina-gibile. Lo storico teatro Gentileriportò diversi danni in alcunipalchi, che rimasero chiusi finoa poco tempo fa. A Pergola,crollò la volta della cattedraledi San Francesco e numerosecrepe e lesioni comparvero siaall'intero che all'esterno dell'e-dificio.

Non subì danni, invece, il patri-monio archeologico delleMarche. Ad assicurarlo fu subi-to il sovrintendente ai Beniarcheologici, Giuliano deMarinis, al termine di una rico-gnizione cominciata immedia-tamente dopo le scosse più vio-lente. In particolare, il museonazionale di Ancona e i museistatali di Urbisaglia, Arcevia,Ascoli Piceno e Numana rima-sero regolarmente aperti, non-ostante la caduta di alcunireperti nelle vetrine. Solo il

museo archeologico statale diCingoli fu temporaneamentechiuso per l'inagibilità del por-tico di accesso al palazzocomunale. In totale sono 2.385 gli edificimonumentali nelle Marchedanneggiati dal terremoto. Perrestaurarli occorrono ancora386 milioni di euro, da ripartirein diversi anni da qui fino al2010. Già perché gli interventisui beni culturali sono quellipiù indietro. Si sa che i tempidelle Sovrintendenze sonomolto più lunghi di quelli delleamministrazioni. E così ci siritrova con gran parte del patri-monio ancora da ristrutturare. I lavori sono iniziati per il 79%degli edifici monumentali, masolo il 60% è stato completato."Ad oggi sono stati attivati dueprimi stralci attuativi - si trovascritto sul programma finan-ziario di ripartizione dei finan-ziamenti per la ricostruzionepost-terremoto - che compren-dono i primi 1266 beni ammis-sibili a finanziamento. È statoinoltre avviato un terzo stralcioper la concessione di contribu-ti per anticipo spese di proget-tazione". “Sul totale dei beni - continua ildocumento - ne sono stati asuo tempo finanziati 1.112, parial 47%, ne restano quindi dafinanziarie 1.273, pari al 53%”.Dunque, più della metà deimonumenti marchigiani è inattesa di soldi per tornare allanormalità.

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La chiesa di campagna a Cupo.Il sisma distrusse completamente ilcampanile.Sotto la stessaimmaginescattata quella volta (foto archivio“L’Azione”).

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Una vedutadi Fabriano,in provinciadi Ancona,durante la ricostruzio-ne. In bassola cittàcome si presentaoggi.

Il terremoto fececrollare la facciatadella chiesa di San Biagio e SanRomualdo a Fabriano(foto archivio“L’Azione”). Nella foto a sinistrala chiesa oggi.

Una casadistrutta dalterremoto aCupo,(fotoarchivio“L’Azione”). In alto, lastessa casaoggi in rico-struzione.

Una tragedia già annunciataLa sequenza sismica era iniziata il 4 settembre, ben ventidue giorni prima

All’osservatorio di Macerata registrate seimila scosse in un anno, di cui un migliaio avvertite dalla gente

La probabilità che ci sia un altrosisma devastante nelle Marche è elevata. Ridurre i rischi.

Faglia: frattura di masse rocciose, accompagnata da relativo spostamento degli strati.Epicentro: punto della superficie terrestre colpito per primo e più intensamente dallescosse di un terremoto.Ipocentro: punto situato all'interno della crosta terrestre, dal quale ha origine unascossa sismica, di qui essa si propaga in direzione verticale fino a incontrare la super-ficie esterna (l'epicentro). Magnitudo: parametro che consente di quantificare l'energia meccanica di un sisma.Scala Mercalli: è una scala che misura l'intensità di un terremoto e i suoi effetti sullepersone o sulle cose. Deriva dal nome di Giuseppe Mercalli, sismologo e vulcanologo,che la inventò nel 1902, anche se solo con 10 gradi. Successivamente, due sismologiamericani (Wood e Neumann) modificarono la scala Mercalli aggiungendo 2 gradi.Scala Richter: è un sistema usato per la valutazione dell'intensità di un terremoto. Adifferenza della scala Mercalli non si basa sugli effetti provocati. Non ha divisioni ingradi, l'energia liberata da un terremoto viene confrontata con un indice, chiamatomagnitudo. Lo zero della scala equivale a un'energia liberata pari a un chilo di dinami-te. La scala Richter è stata sviluppata nel 1935 da Charles Richter, in collaborazionecon Beno Gutemberg, entrambi del California Institute of Technology.

Le perdite umane ed economichepotevano essere ben più gravi

se tutta l’energia si fosse sprigionata con un’unica scossa

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GLOSSARIO

Si sapeva già tutto.Magari non il giornopreciso e non l'inten-sità con cui avrebbecolpito il terremoto. Aquesto, la sismologia

non è ancora arrivata, neanchein paesi come la California o ilGiappone, dove ormai si sonoabituati alla terra che trema.Ma all'osservatorio sismico diMacerata Giancarlo Monachesie Massimo Cocco stavano regi-strando la sequenza sismica findal 4 settembre 1997, con unamagnitudo pari a 4.5. Vale adire 22 giorni prima della trage-dia."A partire da questa data e finoa un anno dopo - spiegano idue sismologi - le stazioni dellaRete sismometrica nazionale,gestititi dall'Istituto nazionaledi geofisica di Roma, e quelledella rete sismometrica mar-chigiana (nella mappa), gestitadall'osservatorio geofisico spe-rimentale di Macerata in colla-borazione con il servizio sismi-co nazionale e la regioneMarche, hanno registrato circaseimila scosse, localizzate inun'ampia fascia che si estendein direzione dell'Appenninoper circa 50 chilo-metri ed è compresatra le località diGualdo Tadino eNocera Umbra aNord e di Sellano eNorcia a Sud".È stata una tragediaannunciata, dun-que? "Certo un ter-remoto non è unevento prevedibile -dice Monachesi - lacomunità scientifi-ca non è in grado didire quando avverràil prossimo sisma. A posterioriè semplice dire che la sequenzaè iniziata". "Le persone hannoavvertito un migliaio di questescosse - spiegano ancoraMonachesi e Cocco - che ave-vano tutte una magnitudomaggiore di 2.5. Le due scossepiù forti in assoluto sono avve-nute il 26 settembre 1997,rispettivamente alle 2.33 e alle11.40. Quest'ultima ha raggiun-to un valore di magnitudo paria 6.0, cui generalmente corri-spondono effetti distruttivi chein area epicentrale possonoraggiungere o superare il nonogrado della scala d'intensitàMercalli". In fin dei conti, secondo i duesismologi, ci è andata bene. "Cisono state numerose scosse -spiegano - tutte con magnitudoprossima, anche se minore, aquella della scossa principale.Paradossalmente questo fatto èda valutare a posteriori comepositivo. Infatti, il gran numerodi scosse forti indica che laquantità di energia accumulata

nella porzione di crosta inte-ressata dalla sequenza eraenorme: pertanto le perditeumane e economiche avrebbe-ro potuto essere ben più gravise tutta l'energia fosse statarilasciata con un'unica scossa".Ma il terremoto di Marche eUmbria non ha portato solodistruzione e morte. È servito,soprattutto agli scienziati. "Unanno di studi sulla sequenzasismica umbro-marchigianahanno permesso alla comunitàscientifica italiana di acquisireuna conoscenza dei terremotiben superiore a quella media-mente disponibile per il restodel territorio nazionale" dico-no i due sismologi. In pratica, irisultati sono stati sconcertan-ti: "Nel caso del terremotodell'Irpinia del 1980 sono statinecessari 18 anni di ricercheper acquisire un livello di cono-scenza paragonabile a questo"."Anzitutto - dicono Monachesie Cocco - sono note le posizio-ni, le geometrie e i meccanismidi rilascio dell'energia sismicarelativamente alle due fortiscosse del 26 settembre. Questehanno avuto origine lungofratture della crosta terrestre

( f a g l i e )superficiali, ameno di 10chilometri dip r o f o n d i t à .Tuttavia, lenostre rileva-zioni stru-m e n t a l ihanno per-messo diappurare chel'area marchi-giana è sedenon solo dit e r r e m o t i

superficiali, ma, sia pure pocofrequenti, anche di una sismi-cità che si origina in profondi-tà". Ma non c'è da stare tranquilli:"Mentre l'energia sismica nel-l'area di Serravalle di Chienti,Colfiorito, Nocera Umbra èstata rilasciata durante lasequenza del 1997, in moltealtre zone della regione ed'Italia la probabilità di occor-renza di un terremoto nel pros-simo futuro è elevata - conclu-dono Monachesi e Cocco -quando questo accadrà, dovre-mo essere in grado di non sca-ricare la responsabilità di unanuova catasfrofe sulla naturamaligna. Occorre prenderecoscienza che i terremoti sonofenomeni naturali, non cata-strofi naturali, che si ripetononel tempo, con i quali è neces-sario convivere. Alla base diquesta difficile convivenza c’èla capacità di programmareefficaci politiche di difesa delterritorio e di riduzione deirischi".

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DOSSIER

Gli scienziatinon possonoancora dire

quando e dove

il terremotocolpirà