L'applicazione del Diritto UE. L’Italia e le procedure di infrazione.

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L’applicazione del Diritto UE L’Italia e le procedure di infrazione Maggio 2014

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Gli Stati Membri e l'applicazione del diritto UE. La procedura di infrazione UE: cos’è e come funziona. La relazione della Commissione Europea per il 2012. Gli Stati Membri virtuosi e quelli inadempienti. Il peggiore? L'Italia. Maggio 2014

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L’applicazione del Diritto UE L’Italia e le procedure

di infrazione Maggio 2014

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Stati Membri e applicazione del diritto UE

 

La Commissione Europea ha il compito di monitorare gli sforzi degli Stati Membri nell’applicazione del Diritto dell’Unione Europea all’interno dei rispettivi ordinamenti. Spetta alla Commissione garantire che gli Stati Membri adempiano agli obblighi derivanti dal diritto comunitario. Tra questi ultimi, i più rilevanti sono: !   recepimento delle Direttive UE; !   rispetto dei Regolamenti UE; !   rispetto delle norme contenute nei Trattati; !   esecuzione e rispetto delle sentenze di Tribunale e Corte di

Giustizia Europea. Quando uno Stato Membro non provvede all’applicazione del diritto UE, la Commissione può aprire

una procedura di infrazione nei confronti dello Stato inadempiente.

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La procedura di infrazione    !   è una procedura formale che la Commissione Europea può

avviare ai sensi del l ’articolo 258 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) «quando reputi che uno Stato Membro abbia mancato a uno degli obblighi a lui incombenti in virtù dei trattati»;

!   è un procedimento amministrativo a carattere precontenzioso, per indurre lo Stato Membro a mettersi in regola con il diritto UE volontariamente.

È possibile avviare una procedura di infrazione anche nel caso di violazione di altre disposizioni del diritto UE, come in presenza di restrizioni alla libera concorrenza (artt. 101, 102 e 106 TFUE). Se lo Stato in causa non si conforma alle richieste della Commissione, questa può aprire la fase contenziosa rivolgendosi alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea.    

La procedura di infrazione UE: cos’è?

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Uno Stato Membro è inadempiente ogni qualvolta ponga in essere un comportamento attivo od omissivo in violazione del diritto dell’Unione Europea. Si può essere inadempienti, quindi, sia per avere fatto sia per non avere fatto qualcosa. L’inadempienza si intende commessa dallo Stato in quanto organizzazione nel suo complesso: non soltanto da una amministrazione centrale, ma anche da una Regione o un ente locale.

Attenzione non rientrano tra le violazioni che possono dar luogo alla procedura

di infrazione né le violazioni di obblighi derivanti dal Patto di stabilità e crescita (è prevista la procedura per deficit eccessivo), né quelle relative alla Convenzione europea per la salvaguardia

dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.    

La procedura di infrazione UE: come funziona

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Ogni anno la Commissione Europea rende noto un rapporto sull’applicazione del diritto UE da parte degli Stati membri, frutto della propria costante attività di monitoraggio.

Recentemente la Commissione ha pubblicato la “30a Relazione annuale sul controllo dell’applicazione del diritto dell’Unione Europea” relativa al 2012, in cui è analizzato il comportamento degli Stati Membri nell’applicazione del diritto comunitario.    

Gli Stati Membri sono davvero rispettosi del diritto dell’Unione Europea?

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Alla fine del 2012 risultavano aperti 1.343 procedimenti di infrazione, contro i 1.775 casi del 2011. A partire dal 2009 il numero di procedure di infrazione aperte è sceso di anno in anno. I settori più soggetti a infrazioni nel 2012 sono stati:

La Relazione della Commissione Europea per il 2012

20%  

15%  

14%  

38%  

13%  

ambiente  

trasporti  

fiscalità  

altre politiche

mercato interno

% sul totale delle procedure

di infrazione aperte

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Quali sono gli Stati Membri maggiormente inadempienti?

Belgio 91

Lituania 22

Estonia 22

Nel 2012 è l’Italia Il Paese in cui è stato rilevato il maggior numero di infrazioni.      

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“Scusate il ritardo”: il recepimento delle Direttive UE

Italia 99

Spagna 92

Belgio 91

Lettonia 20

Lituania 22

Estonia 22

A differenza dei Regolamenti dell’UE le Direttive devono essere recepite dagli Stati Membri per essere efficaci. !   Quando uno Stato Membro non recepisce una Direttiva UE

entro i tempi stabiliti, la Commissione avvia la procedura di infrazione.

!   Nel 2012 le Direttive da recepire sono state 56. Il loro mancato recepimento ha dato origine a 447 procedure di infrazione, pari al 33,2% del totale. Nel 2011 la percentuale era del 66,7%.

!   Gli Stati con il maggior numero di procedure aperte per ritardato recepimento sono Belgio e Polonia (34 procedure). Il Paese più puntuale è l’Olanda (6 procedure aperte).

A causa dell’elevata importanza che il recepimento delle Direttive ha per l’omogeneità del diritto dell’UE all’interno dell’Unione, la riduzione dei ritardi di recepimento è una priorità della Commissione Europea.

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L’Italia è lo Stato Membro dell’UE con più procedure di infrazione aperte alla fine del 2012: !   nel solo 2012 la Commissione UE ha avviato 58 procedure

di infrazione nei confronti dell’Italia, di cui 36 per ritardo nel recepimento di Direttive UE (19 di esse sono state chiuse nello stesso anno);

!   in totale, le procedure ancora aperte a fine 2012 sono 99; !   17 delle 99 procedure sono dovute al ritardato recepimento di

alcune Direttive (17,1% del totale).

Nessuno Stato Membro ha fatto peggio.

Italia: un primato che nessuno invidia

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Il 25% delle infrazioni commesse dall’Italia riguarda il settore Ambiente.

Italia: le procedure aperte a fine 2012

25%  

12%  

9%  

44%  

9%  

ambiente  

mercato interno

fiscalità  

altre politiche

trasporti

% sul totale delle procedure

di infrazione aperte

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Le procedure più rilevanti avviate contro l’Italia

20%  

2012

Inosservanza delle norme sul pretrat-

tamento dei

rifiuti nella discarica di Malagrotta ed altre discariche del Lazio

Non corretta applicazione di norme UE sul diritto di

asilo

Inosservanza delle norme sull’orario di

lavoro dei medici negli ospedali

pubblici

Limitazioni

alla discre-

zionalità

dell’autorità nazionale di regolamenta-zione (AGCOM) sui servizi acces-sori di teleco-municazione

Non confor-mità alle norme in materia di rendimento

energetico

degli edifici

e di sicu-

rezza e

salute sul

luogo di

lavoro

Discrimina-zione contro i prodotti del

tabacco meno costosi

Inosservanza delle norme sugli appalti pubblici per i servizi di traghetto regionali

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Nel 2012 l’Italia è stata anche condotta in giudizio presso la Corte di Giustizia dell’UE (fase contenziosa) in 3 casi (4 nel 2011): !   non conformità alla Direttiva 2002/91/CE sul rendimento

energetico nell’edilizia. La normativa italiana è risultata non conforme alle disposizioni sugli attestati di rendimento energetico;

!   mancata adozione di misure di adeguamento delle norme nazionali al fine di attuare legislazione UE in tema di licenziamenti collettivi. La Direttiva 98/59/CE obbliga i datori di lavoro che intendono effettuare licenziamenti collettivi a procedere a consultazioni con i rappresentanti dei lavoratori;

!   «gravi e persistenti lacune» nell’applicazione della legislazione dell’UE in materia di trattamento delle acque reflue urbane. La Direttiva 91/271/CEE prevede, dal 1998, l’obbligo di istituire idonei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue provenienti da agglomerati con più di 10.000 abitanti.

I deferimenti dell’Italia presso la Corte di Giustizia dell’UE

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Nel 2012 – alla fine di procedimenti avviati durante gli anni precedenti – la Corte di Giustizia ha emesso le seguenti sentenze di condanna nei confronti dell’Italia:

!   sentenza n. C-565/10: inadeguato smaltimento delle acque reflue urbane in violazione della Direttiva 91/271/CE. L’Italia non ha adottato le disposizioni necessarie per dotare un elevato numero di agglomerati urbani di reti fognarie per la raccolta ed il trattamento di acque reflue urbane;

!   sentenza C-68/11: eccessivi livelli di concentrazione di PM10 (polveri sottili) in 55 zone ed agglomerati urbani durante gli anni 2006 e 2007 in violazione della Direttiva 1999/30/CE.

Le sentenze di condanna della Corte di Giustizia dell’UE

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Nella propria Relazione sulla Partecipazione dell’Italia all’UE per l’anno 2013 il Governo sottolineava come a fine 2012 avesse raggiunto l’obiettivo che si era prefissato:

ridurre, per la prima volta dopo oltre 15 anni, le procedure di infrazione ad un numero inferiore a 100.

Nello stesso documento, il Governo affermava che:

!   l’ulteriore riduzione delle procedure di infrazione nel 2013 fosse un “obiettivo prioritario”,

!   l’applicazione della legge n.234/2012 (partecipazione dell’Italia all’applicazione e formazione del diritto dell’UE) avrebbe prodotto “effetti molto positivi” sulla riduzione del numero di procedure di infrazione aperte per ritardato recepimento delle Direttive.

E il Governo italiano cosa fa?

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Nella successiva Relazione sulla Partecipazione dell’Italia all’UE per l’anno 2014, contenente i dati relativi al 2013 (per il 2013 mancano ancora i dati ufficiali dell’UE), il Governo ha comunicato che:

!   al 31 dicembre 2013, le procedure d'infrazione aperte a carico dell'Italia sono 104, di cui 24 per mancato recepimento di nuove normative UE nell'ordinamento nazionale;

!   l’Italia continua a collocarsi in ultima posizione fra gli Stati Membri per gli adempimenti al diritto UE.

Nonostante tutto, il Governo ha rassicurato:

«La riduzione delle procedure d'infrazione pendenti nei confronti dell'Italia deve essere un obiettivo prioritario».

2013: gli ultimi saranno… ancora gli ultimi!

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