L'Amico del Popolo

8
N. 40 del 6 Dicembre 2009 Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net Anno 54 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento Aula Sollano: una soluzione ai precari 2 di LdP 3 Vent’anni dalla morte di Sciascia di R. Centinaro Savatteri CULTURA CITTÁ Una donna e l’Altissimo In un tempo come il nostro, quello di tutti i giorni, bersa- gliato da reality che di realtà portano il solo nome, e di in- gannevoli botox che alterano la figura umana impeden- dole di essere quella che è, in vista di uno scopo tanto effi- mero quanto ben delineato, cioè “per mantenersi ancora bene”, non sorge spontaneo un interrogativo? La bellezza per noi che co- s’è? Siamo ancora capaci di uscire dai luoghi comuni e di svincolarci dalla morsa della pubblicità e degli artifizi? Oso mutare questa do- manda, che inquieta e ri- chiede risposta rigorosamen- te concreta, in un’altra che, se ben compresa, sradica e simultaneamente radica nel più profondo: “Chi” è la Bel- lezza? Non possiamo cercarla in additivi, in agenti chimici che toccano la superficie e, in fin dei conti, ingannano miserevolmente le persone perché propongono solo un esemplare di facciata. Tappeti scorrevoli che di- vorano il tempo nel chiuso di una stanza, mentre si sono scordati i boschi, i prati, o in città, almeno i giardini che lasciano immergere lo sguar- do negli alberi, nei fiori, nei cespugli. Tutto denuncia fatica e de- naro sprecati per raggiungere la truffaldina meta. Da Est però, sul fare del- la sera, sbuca una figura di donna, vestita lugubremente di nero che, tuttavia, lascia trapelare una luce “come se lei avesse buttato la notte sul mattino”. La scrittrice Mar- guerite Yourcenar, pur nel contesto di opzioni personali indubbiamente discutibili, di Bellezza se ne intendeva e la sua donna è soave come un grappolo maturo o un fiore imbalsamato. continua a pag.5 L a manifestazione popolare a sostegno dello scalo aeroportuale da realizzare in territorio di Licata ha segnato un mo- mento di forte coagulo delle forze politiche, imprenditoriali e sindacali della provincia di grigento. Un’esperienza che occorre tesaurizzare per sviluppare quella coesione sociale di cui ha bisogno un’area a forte ritardo di cresci- ta, che si appresta ad affrontare quelle sfide culturali che le nuove mappe della geoeco- nomia propongono. Alla fine, il presidente Eugenio D’Orsi ha vinto la sua battaglia ed è riuscito a coinvol- gere proprio tutti in un momento di corale rivendicazione di diritti negati ad un territo- rio che non vuole rimanere in eterno il fana- lino di coda di tutte le statistiche che misu- rano la qualità della vita, a livello nazionale e anche tra le province del meridione. D’Orsi è riuscito a rea- lizzare un’iniziativa che ha fatto registrare adesioni si- gnificative, come quella del- l’arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montene- gro, e riscontri autorevoli come quelli che sono subito venuti dal ministro Angelino Alfano e dal presidente della regione Raffaele Lombardo, che si sono detti pronti a so- stenere la realizzazione del- l’importante infrastruttura. Adesioni e riscontri raf- freddati, come al solito dal- l’Enac, che non avendo nulla da obiettare sulla scelta del sito nella piana di Licata continua a confermare le sue perplessità sulla sostenibilità dello scalo aereo, dal punto di vista del traffico passeg- geri. Salvatore Pezzino continua a pag.2 Cattolica Eraclea: Operazione “Minoa” 4 di Raoul Passarello. PROVINCIA 7 Raffadali: Chiesa Madre chiusa da tre lustri di Giuseppe Livatino VITA ECCLESIALE Una cultura per lo sviluppo «Nè tappabuchi, nè imboscati» PARROCCHIE E PRETI l’Arcivescovo incontra i preti provenienti da altre nazioni “Né tappabuchi, né imboscati” . Può sembrare uno slogan, e invece è in sintesi l’identikit dei preti non ita- liani presenti nella nostra Arcidiocesi, almeno stan- do alla logica della cooperazione missionaria tra le Chiese, che prevede uno “scambio di doni” tra Chie- se che ospitano e accolgono e Chiese che inviano. Provengono da quattro Continenti: Africa, America, Asia ed Europa, hanno conseguito specializzazioni nelle varie discipline teologiche e si sono perfetta- mente integrati con le comunità ecclesiali agrigenti- ne che sono stati chiamati a servire. Sono diciotto i sacerdoti stranieri o provenienti da altre diocesi o da congregazioni religiose, che da anni sono impegnati in servizi pastorali nelle parrocchie agrigentine. Nei giorni scorsi l’Arcivescovo di Agrigento, mons. France- sco Montenegro, e il Vicario Generale mons. Melchiorre Vutera li hanno incontrati nel Palazzo Arcivescovile. Un pri- mo, atteso incontro, soprat- tutto per esprimere la gratitu- dine della nostra Ar- cidiocesi per l’aiuto fraterno che stanno offrendo. “La presenza di presbiteri non italiani - spiega don Melchiorre Vu- tera - è un’opportunità perché rende la nostra comu- nità ecclesiale più aperta, più cattolica, più capace di aprirsi alla multiculturalità, al dialogo con i migranti” . A colori Campagna Abbonamenti 2010 Sottoscrivi l’abbonamento. A soli 30,00 euro l’anno riceverai il Giornale a casa tua Pungente Da 55 anni Giornale della Chiesa, Giornale della Gente Direzione via Duomo, 102 Agrigento - tel 0922/24345 - email:[email protected] Di sostanza www.lamicodelpopolo.net Rinnova il tuo abbonamento entro Per tutti gli abbonati che entro il 31 dicembre 2009 saranno in regola con la quota dell’abbonamento (saranno esclusi coloro i quali han- no effettuato versamenti con quota inferiore ai 30 euro) ver- rà sorteggiato un Tv Lcd Telefunken 22 pollici. Il sorteggio avverrà appena Poste Italiane avrà fatto per- venire tutti i versamenti effettuati entro il 31/12/09, e la data sarà comunicata per permettere a quanti volessero essere presenti al sorteggio tramite il settimanale, Telepace e Radio diocesana Concordia. L’Arcivescovo istituisce nuovi Accoliti e Lettori foto Tornatore Non è certamente roseo l’orizzonte dello scalo agri- gentino, diverse le perples- sità sollevate dal presidente dell’ENAC, Vito Riggio, ma anche da chi si augura che non si trasformi in una cat- tedrale nel deserto. Traffico passeggeri esiguo e diffi- coltà nella gestione sono i punti fondamentali sui quali si basano i dubbi sulla vita dello scalo licatese. D’Orsi prospetta una gestione a co- sto zero utilizzando perso- nale precario della Provin- cia (il livello internazionale dello scalo potrà essere così garantito?). Si ci augura di avere un quadro completo relativo ai costi della gestio- ne per non dover alla fine vedere un altro Comiso, ae- roporto pronto ma chiuso. Giovedì 3 dicembre, presso la parrocchia SS.Trinità di Porto Empedocle, mons. Montene- gro ha conferito il ministero del Lettorato a Costanzo Giuseppe (parr. San Domenico- Licata), Giardina Gaetano (parr. San Giovanni Battista - Campobel- lo di L.), Martorella Vincenzo (parr. Provvidenza - Agrigento) e Oliveri Giuseppe (parr.B.M.V. Sabuci - Licata). Durante la stes- sa celebrazione ha conferito il ministro dell’Accolitato a Ama- bile Francesco (parr. Fontanelle - Agrigento), Amoroso Pasqua- lino (parr. S.Teresa - Agrigento), Barba Giuseppe (parr. Sacra Famiglia - Palma Montechiaro) D’Anna Salvatore (parr.San Gia- como - Agrigento), Fanello Ro- sario (parr. Madonna del Lume - Naro), Provenzani Rosario (parr. Trasfigurazione - Palma Mon- techiaro), Sardone Giuseppe (parr. Santa Croce - Agrigento), Turturici Salvatore (parr. S.Maria Maddalena - Sciacca) e Porretta Antonio (parr. Fontanelle - Agri- gento). Per tutta l’Arcidiocesi è stato un momento di festa e gioia grande, un momento per capire la ministerialità della Chiesa. Nelle loro parrocchie di pro- venienza essi svolgeranno il loro prezioso servizio per alimentare e sostenere la vita spirituale e li- turgica delle loro comunità.

description

edizione del 6 dicembre 2009

Transcript of L'Amico del Popolo

Page 1: L'Amico del Popolo

N. 40 del 6 Dicembre 2009Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net

Anno 54

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

Aula Sollano:una soluzione

ai precari

2di LdP 3

Vent’anni dalla morte di Sciascia

di R. Centinaro Savatteri

CulturaCittÁUna donna e l’Altissimo

In un tempo come il nostro, quello di tutti i giorni, bersa-gliato da reality che di realtà portano il solo nome, e di in-gannevoli botox che alterano la figura umana impeden-dole di essere quella che è, in vista di uno scopo tanto effi-mero quanto ben delineato, cioè “per mantenersi ancora bene”, non sorge spontaneo un interrogativo?

La bellezza per noi che co-s’è? Siamo ancora capaci di uscire dai luoghi comuni e di svincolarci dalla morsa della pubblicità e degli artifizi?

Oso mutare questa do-manda, che inquieta e ri-chiede risposta rigorosamen-te concreta, in un’altra che, se ben compresa, sradica e simultaneamente radica nel più profondo: “Chi” è la Bel-lezza?

Non possiamo cercarla in additivi, in agenti chimici che toccano la superficie e, in fin dei conti, ingannano miserevolmente le persone perché propongono solo un esemplare di facciata.

Tappeti scorrevoli che di-vorano il tempo nel chiuso di una stanza, mentre si sono scordati i boschi, i prati, o in città, almeno i giardini che lasciano immergere lo sguar-do negli alberi, nei fiori, nei cespugli.

Tutto denuncia fatica e de-naro sprecati per raggiungere la truffaldina meta.

Da Est però, sul fare del-la sera, sbuca una figura di donna, vestita lugubremente di nero che, tuttavia, lascia trapelare una luce “come se lei avesse buttato la notte sul mattino”. La scrittrice Mar-guerite Yourcenar, pur nel contesto di opzioni personali indubbiamente discutibili, di Bellezza se ne intendeva e la sua donna è soave come un grappolo maturo o un fiore imbalsamato.

continua a pag.5

La manifestazione popolare a sostegno dello scalo aeroportuale da realizzare

in territorio di Licata ha segnato un mo-mento di forte coagulo delle forze politiche, imprenditoriali e sindacali della provincia di grigento.

Un’esperienza che occorre tesaurizzare per sviluppare quella coesione sociale di cui ha bisogno un’area a forte ritardo di cresci-ta, che si appresta ad affrontare quelle sfide culturali che le nuove mappe della geoeco-nomia propongono.

Alla fine, il presidente Eugenio D’Orsi ha vinto la sua battaglia ed è riuscito a coinvol-gere proprio tutti in un momento di corale rivendicazione di diritti negati ad un territo-rio che non vuole rimanere in eterno il fana-lino di coda di tutte le statistiche che misu-rano la qualità della vita, a livello nazionale e anche tra le province del meridione.

D’Orsi è riuscito a rea-lizzare un’iniziativa che ha fatto registrare adesioni si-gnificative, come quella del-l’arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montene-gro, e riscontri autorevoli come quelli che sono subito venuti dal ministro Angelino Alfano e dal presidente della regione Raffaele Lombardo, che si sono detti pronti a so-stenere la realizzazione del-l’importante infrastruttura.

Adesioni e riscontri raf-freddati, come al solito dal-l’Enac, che non avendo nulla da obiettare sulla scelta del sito nella piana di Licata continua a confermare le sue perplessità sulla sostenibilità dello scalo aereo, dal punto di vista del traffico passeg-geri.

Salvatore Pezzinocontinua a pag.2

Cattolica Eraclea: Operazione “Minoa”

4di Raoul Passarello.

ProvinCia

7

Raffadali: Chiesa Madre

chiusa da tre lustri

di Giuseppe Livatino

vita eCClesiale

una cultura per lo sviluppo

«nè tappabuchi, nè imboscati»ParroCChie e Preti l’Arcivescovo incontra i preti provenienti da altre nazioni

“Né tappabuchi, né imboscati”. Può sembrare uno slogan, e invece è in sintesi l’identikit dei preti non ita-liani presenti nella nostra Arcidiocesi, almeno stan-do alla logica della cooperazione missionaria tra le Chiese, che prevede uno “scambio di doni” tra Chie-se che ospitano e accolgono e Chiese che inviano. Provengono da quattro Continenti: Africa, America, Asia ed Europa, hanno conseguito specializzazioni nelle varie discipline teologiche e si sono perfetta-mente integrati con le comunità ecclesiali agrigenti-ne che sono stati chiamati a servire. Sono diciotto i sacerdoti stranieri o provenienti da altre diocesi o da congregazioni religiose, che da anni sono impegnati in servizi pastorali nelle parrocchie agrigentine. Nei giorni scorsi l’Arcivescovo di Agrigento, mons. France-sco Montenegro, e il Vicario Generale mons. Melchiorre Vutera li hanno incontrati nel Palazzo Arcivescovile. Un pri-

mo, atteso incontro, s o p r a t -tutto per esprimere la gratitu-dine della nostra Ar-cidiocesi per l’aiuto fraterno che stanno offrendo. “La presenza di presbiteri non italiani - spiega don Melchiorre Vu-tera - è un’opportunità perché rende la nostra comu-nità ecclesiale più aperta, più cattolica, più capace di aprirsi alla multiculturalità, al dialogo con i migranti”.

A colori

CampagnaAbbonamenti 2010Sottoscrivi l’abbonamento. A soli 30,00 euro l’annoriceverai il Giornale a casa tua

Pungente

Da 55 anni Giornale della Chiesa, Giornale della GenteDirezione via Duomo, 102 Agrigento - tel 0922/24345 - email:[email protected]

Di sostanza

www.lamicodelpopolo.net

Rinnova il tuo abbonamento entro

Per tutti gli abbonati che entro il 31 dicembre 2009 saranno in regola con la quota dell’abbonamento (saranno esclusi coloro i quali han-no effettuato versamenti con quota inferiore ai 30 euro) ver-rà sorteggiato un Tv Lcd Telefunken 22 pollici.

Il sorteggio avverrà appena Poste Italiane avrà fatto per-venire tutti i versamenti effettuati entro il 31/12/09, e la data sarà comunicata per permettere a quanti volessero essere presenti al sorteggio tramite il settimanale, Telepace e Radio diocesana Concordia.

l’arcivescovo istituisce nuovi accoliti e lettori

foto Tornatore

Non è certamente roseo l’orizzonte dello scalo agri-gentino, diverse le perples-sità sollevate dal presidente dell’ENAC, Vito Riggio, ma anche da chi si augura che non si trasformi in una cat-tedrale nel deserto. Traffico passeggeri esiguo e diffi-coltà nella gestione sono i punti fondamentali sui quali si basano i dubbi sulla vita dello scalo licatese. D’Orsi prospetta una gestione a co-sto zero utilizzando perso-nale precario della Provin-cia (il livello internazionale dello scalo potrà essere così garantito?). Si ci augura di avere un quadro completo relativo ai costi della gestio-ne per non dover alla fine vedere un altro Comiso, ae-roporto pronto ma chiuso.

Giovedì 3 dicembre, presso la parrocchia SS.Trinità di Porto Empedocle, mons. Montene-gro ha conferito il ministero del Lettorato a Costanzo Giuseppe (parr. San Domenico- Licata), Giardina Gaetano (parr. San Giovanni Battista - Campobel-lo di L.), Martorella Vincenzo (parr. Provvidenza - Agrigento) e Oliveri Giuseppe (parr.B.M.V. Sabuci - Licata). Durante la stes-sa celebrazione ha conferito il ministro dell’Accolitato a Ama-bile Francesco (parr. Fontanelle - Agrigento), Amoroso Pasqua-lino (parr. S.Teresa - Agrigento), Barba Giuseppe (parr. Sacra Famiglia - Palma Montechiaro)

D’Anna Salvatore (parr.San Gia-como - Agrigento), Fanello Ro-sario (parr. Madonna del Lume - Naro), Provenzani Rosario (parr.Trasfigurazione - Palma Mon-techiaro), Sardone Giuseppe (parr. Santa Croce - Agrigento), Turturici Salvatore (parr. S.Maria Maddalena - Sciacca) e Porretta Antonio (parr. Fontanelle - Agri-gento). Per tutta l’Arcidiocesi è stato un momento di festa e gioia grande, un momento per capire la ministerialità della Chiesa.

Nelle loro parrocchie di pro-venienza essi svolgeranno il loro prezioso servizio per alimentare e sostenere la vita spirituale e li-turgica delle loro comunità.

Page 2: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo06 Dicembre 2009Città

In Breve aula sollano Incontro sindaci-assessore regionale al bilancio

una soluzione ai precari girgentiacque recapitate bollette con importi anomali

Alcune famiglie agrigentine si sono viste reca-pitare bollette relative al canone idrico con cifre da capogiro. Girgenti Acque, subito informata, si è detta pronta a correggere le eventuali anomalie. Tra le bollette pazze giunte nella case, la più alta è di 148.000 euro. Secondo quanto raccontato da-gli utenti che si sono recati presso gli uffici di Gir-genti Acque per avere chiarimenti, ci sarebbe stata un’anomalia e potrà essere risolta verificando il consumo storico. Coloro i quali hanno presenta-to reclamo per le bollette esose avranno sospeso il pagamento della fattura in attesa delle verifiche.

cassa edile adesso si passa alle vie legali

Il Comitato di gestione della Cassa Edile ha dato incarico ad un legale di attivare un’azione, sia pe-nale che civile, nei confronti di ex presidente, vice presidente e direttore dello stesso ente in carica fino ad alcuni mesi fa, ovvero Coiro, Migliara e Grado. Il comitato di gestione ed i sindaci revisori “avvertono su di essi la mortificazione per un fatto a cui sono estranei e da cui prendono le distanze, affermando che tale episodio non può inficiare la funzione sociale degli enti bilaterali, nè l’ottimo la-voro di chi vi opera e nemmeno di chi li governa lealmente e gratuitamente”. Il fatto citato dal co-mitato di gestione della Cassa Edile è quello della buonuscita percepita l’anno scorso dall’ex diretto-re Salvatore Grado.

quartieri centralina rilevamento a Piano gatta

Il Comitato civico “Insieme per Monserrato e Villaseta” sottolinea in una nota, come la Provincia Regionale di Agrigento abbia chiesto, al Comune di Agrigento già due mesi fa, il rilascio di una au-torizzazione per il posizionamento di una stazione mobile di rilevamento inquinamento ambientale nel territorio di Piano Gatta, ancora oggi rimasta inevasa. Il Comitato invita il sindaco Marco Zam-buto, “nel tutelare la salute dei propri concittadini, di rilasciare tale autorizzazione alla Provincia, nel più breve tempo possibile”.

associazionismo nuova tournée del coro santa cecilia

Dopo innumerevoli esibizioni in Italia e all’estero, un altro interessante appuntamento è previsto per il Coro dell’Associazione Filarmonica Santa Cecilia di Agrigento. Dal 2 al 6 gennaio prossimo, infatti, il Coro, sarà in tournée in Toscana. L’iniziativa è pa-trocinata dal governo della Regione Siciliana, nel-l’ambio delle iniziative culturali volte a promuovere in Italia e all’estero la ricca tradizione musicale si-ciliana e per rinsaldare i molteplici legami culturali che uniscono la Sicilia alla Toscana.

villaseta Inaugurata la mostra dei presepi

Il mondo del precariato della provincia trema ed i primi cittadini insieme a

loro. A provocare paura la legge n.133 del 2008 che ha inserito l’obbligo per gli enti locali, di rendicontare anche le risorse uti-lizzate per il personale, questo compor-terebbe uno sforamento di tale patto con oneri a carico dei comuni, i quali per do-vrebbero non assumere questo personale per poter evitare sanzioni.

Per trovare una soluzione a tale proble-ma, il sindaco di Agrigento ha chiamato a partecipare ad un incontro con l’assessore al bilancio, Di Mauro, i sindaci dei comu-ni interessati dalla presenza di personale precario per presentare i loro quesiti ed attendere risposte saustive dal rappresen-tante del governo regionale.

«Venerdì mattina, in commissione bi-lancio – ha dichiarato l’assessore Di Mau-ro – discuteremo affinchè nella finanziaria possa essere attivato un meccanismo che consenta di estraniare quelle che sono le risorse destinate ai precari nell’ambito del computo del patto di stabilità. Devo ag-giungere che in questo senso mi sono in-contrato con l’ANCI, lo stesso presidente della Regione ha attivato del problema il ministro Tremonti».

È possibile trovare una soluzione de-finitiva al problema dei precari?

Abbiamo proposto una soluzione di ca-

rattere tecnico che abbiamo presentato in commissione bilancio che si riunisce oggi (30 novembre per chi legge) a Roma perché venga esamina-to. In questo ci conforta che lo stesso problema sia condi-viso dalla regione Puglia , il cui presidente presiede anche la conferenza Stato-Regione.

Saranno mai stabilizzati questi precari?

Non è una mancanza di volontà politica ma una man-canza di risorse finanziarie sia della Regione che dei Comuni interessati da questo proble-ma. Il piano dei contratti è quinquennale e con le vacanze che si presenteranno che si presenteranno negli organici per i di-pendenti che lavorano negli enti locali che vanno in pensione si procederà alla stabi-lizzazione dei precari. Ma questo avverrà utilizzando quelle che sono le normative in tema di assunzione nel pubblico impie-go, ovvero attraverso concorsi nei quali alcuni posti saranno riservati ai precari.

In sostanza quello che ha dichiarato l’assessore Di Mauro conferma la fine di una politica del pubblico impiego clien-telare nella quale si veniva assunti per le appartenenze politiche; per i precari da

stabilizzare si prevedono tempi brevi per la loro stabilizzazione ma che avverrà, secondo la normativa vicende. Ma il rin-novo dei contratti ai precari ha provocato malumori da parte dei dipendenti a tem-po indeterminato del comune di Agrigen-to, i quali, comunicano le rappresentante sindacali, si vedono soffiato, sotto il naso, ancora una volta, il Fondo destinato alla progressione orizzontale, ciò significa ve-dere sfumato, ancora una volta, dei diritti maturati per legge, per assumere soggetti i cui contratti, a tempo determinato erano scaduti.

LdP

la settimana di Eugenio Cairone

Adesso l’aeroportoLa marcia è riuscita. La gente ha risposto. C’era chi, alla

vigilia, aveva annunciato la propria adesione. Adesso, ci si metta al lavoro per costruire ad Agrigento

l’aeroporto. Basta con le chiacchiere e con le frasi ad effetto.Si inizi con urgenza il percorso che porta al riscatto di

questa nostra terra che martoriata, è dire poco. Agrigento ha bisogno di rinascere, di uscire fuori dal

ghetto dove l’hanno cacciata decenni di parole e di promes-se. L’aeroporto deve segnare un passo importante verso la conquista di quella civiltà sottratta da una classe politica che ora ha l’occasione per dimostrare che in fondo non è come la si dipinge. Dimostrino i parlamentari dell’Agrigen-tino di essere all’altezza e di saper gestire i bisogni del terri-torio. Sabato scorso, rispondendo all’invito di Eugenio

D’Orsi, in piazza c’era più gente di quanta siamo abituati a vederne ogni qualvolta si organizza una manifestazione. Questo dimostra che gli agrigentini l’aeroporto lo vogliono.

Dimostra, anche, una certa crescita culturale della po-polazione. Anche perché, ci sono i figli che non intendono subire come i loro padri e quindi non disertano la piazza quando vi è da difendere con forza un sacrosanto diritto.

C’è una generazione, insomma, che fa ben sperare. Vuol dire che Agrigento non è solo una città affetta da

abulia ma che la reazione è ora possibile.Quasi inaspettata, la reazione è arrivata sabato scorso a

far tirare un sospiro di sollievo in primo luogo al presidente D’Orsi il quale al contributo della popolazione ci tiene. Sen-za la base non si arriva da nessuna parte.

Un modello riproducen-te uno dei Telamoni del Tempio di Giove, è stato innalzato all’interno del-l’atrio del collegio dei Fi-lippini in occasione delle Giornate Gregoriane. Il Telamone in mostra è

stato realizzato in occa-sione di una mostra tenu-tasi qualche anno addie-tro in Oriente e, dopo la permanenza ai Filippini verrà trasferito in piazza Marconi (piazza Stazio-ne), in attesa di vedere, nella Valle ricostruito uno degli originali Telamoni appena saranno raccolti i fondi necessari.

Una precisazione non nuova che tuttavia non toglie smalto alla manifestazione di volontà dimostrata da un’intera provincia che rivendica con forza quelle infrastrutture che possono farla uscire dall’isolamento. Un piccolo campanello d’allarme che invita tutti a non abbassare la guardia e ad affrontare con grande impegno una situazione estremamente difficile e competitiva come quella attua-le, che, tuttavia, non può prescindere da un vero progetto cultura-le che possa delineare la prospettiva di una comunità. Le vicende richiamate soccorrono un punto di partenza determinante di que-sto ragionamento e cioè che è sbagliato ritenere che la cultura sia qualcosa di astratto e di lontano dalle condizioni reali delle donne e degli uomini che vivono in un determinato territorio.

Tutto ciò che si evolve, che si va vivendo, è questione che ha a che fare con l’assetto culturale del territorio, e non è possibile che un territorio non abbia un assetto culturale. Anzi si pensa che un territorio è tale solo in ragione dell’efficacia delle sue prospettive culturali. La sfida odierna è quella di capire su quali basi bisogna orientare un lavoro che consenta di pervenire ad una sintesi di in-teressi tale da essere efficacemente rappresentata da chi ha le le-gittime prerogative esponenziali, enti locali e la politica in primo luogo.

La manifestazione di sabato 28 novembre ha dimostrato che la provincia di Agrigento dispone di un rilevante capitale socia-le da mettere a disposizione di ambiziose strategie di crescita del territorio, alla luce delle opportunità che dipendono dalle nuove frontiere dell’economia, alla luce di una sfida che diventa ancora più stimolante e im-pegnativa se il punto di osservazione è collocato a sud del sud Paese e, in par-ticolare, se si parla di una realtà come quella agrigentina che vive una stagio-ne di transizione tra le più difficili, ma che può rivelarsi, nello stesso tempo, come una delle più e fertili.

Salvatore Pezzino

continua dalla prima

Il 30 novembre è ritornata alla Casa del Padre la signora

Luigia D’Alba De CaroI familiari ringraziano quanti sono

stati vicini con la presenza e la pre-ghiera. Ed alla famiglia le cordoglianze della redazione.

LUTTO

Cento e più nativitàSi è svolta domenica 29 no-

vembre la cerimonia di inaugu-razione della 8ª Mostra del Pre-sepe Artigianal che si svolge nei locali annessi alla Chiesa Ma-donna della Catena di Villaseta!

L’oratorio e il circolo giovani-le “Luce Nuova” si sono presen-tati, come ormai da tradizione, con nuovi elementi espositivi, nuovi spazi, nuove scenografie e tanta fantasia.

Come ogni anno si possono ammirare oltre 100 presepi realizzati con i più svaria-ti materiali: legno, terracotta, sughero, pietra, stoffa, pietra lavica, sale, gesso, zolfo, vetro, legumi, frutta secca, ciocco-lato, zucchero, pane, cartapesta, carta cre-spa, riso, polistirolo...

Anche quest’anno all’appuntamento, non man-cano presepi particolari e tra questi spiccano: il presepe a grandezza naturale realizza-to nel giardino dell’oratorio in un’atmosfera rurale accentuata ancor di più dalla presenza di animali vivi; l’ormai famosissi-mo presepe ricamato a punto croce su tela aida, adagiato su un tappeto di piume di struz-zo; il presepe con personaggi in movimento, attrazione princi-pale per i bambini ed ancora il presepe ambientato in un borgo

di fine ‘800.Oltre ai tanti parrocchiani

ed appassionati del Presepe, hanno partecipato alla cerimo-nia di inaugurazione, il sindaco della città dei templi accompa-gnato da alcuni assessori della sua giunta. Presente anche l’as-sessore provinciale, Ciulla ed il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Villaseta, La Rocca.

Ad allietare e rendere più caratteristica la cerimonia ci ha pensato l’orche-strina del Gruppo Folk Val d’Akragas di Agrigento, con la esecuzione della tradizionale No-vena, successiva-mente ad allietare il pubblico presente con la mestosità della polifonia dei

brani proposti è stata l’Associa-zione Filarmonica Santa Cecilia di Agrigento.

Grazie al contributo dell’as-sessorato agricoltura e fore-ste della Regione siciliana, si è vissuto anche un momento enogastronomico con la degu-stazione di tipici dolci natalizi siciliani e di buon vino locale.

La mostra dei presepi è aper-ta tutti i giorni dalle ore 17,30 alle ore 20,30 e lo sarà fino al 6 gennaio 2010.

MdC

Si è svolta lo scorso 28 novem-bre presso la Sala Zeus del Museo Archeologico Re-gionale la cerimo-nia di consegna del Premio “Tela-mone 2009”. Han-no ricevuto il “Te-lamone” Salvatore

Ferlita, critico letterario e giornalista, Guido Filosto, oncologo, Salvatore Gaglio, prof. ordinario di informatica, Gaspare Gulotta, primario di chi-rurgia “La Sapienza” di Roma, Renato Lauro, Rettore Università degli Studi “Roma 2”, Giuseppe Milano, imprenditore agricolo, Giuseppe Per-rotta, scrittore, Giambattista Spoto, missionario. Premio “Telamone per la Pace” a Raul Abel Bagatello. Premiati con la targa Telamone: gli scrit-tori Francesco Cannatella e Alberto Guarneri Cirami, il settimanale “La Voce di Sambuca”, i cantanti Daniele Magro, Ilaria Mongiovì e Cristina Viola, Domenico Turco, poeta, Eduardo Savatteri, pianista.

Page 3: L'Amico del Popolo

Cultura �L’Amico del Popolo06 Dicembre 2009

Sono venti gli anni trascorsi senza il maestro di Racalmuto, Leonardo Scia-

scia. Siamo, però, rimasti in compagnia del suo lucido pensiero. E in compagnia dei suoi scritti. Di lui vogliamo ricordare il suo “non far niente senza gioia”, cioè il diletto che provava a scrivere e il diletto che dava a chi lo leggesse. Uno scrittore “dilettante” amava definirsi Sciascia “dilettante nel sen-so letterale del termine, cioè chi prende di-letto”. E concludeva “certo che il mio diletto è un mestiere che faccio seriamente”. E per diletto egli ha trattato gli argomenti più svariati, dalla critica ed esegesi letteraria, storica, teatrale, cinematografica, all’ana-lisi di ordine scientifico, sociologico, filo-sofico, etnografico, religioso, politico, ora nella forma del romanzo, ora nella forma del saggio, ora nella forma della cronaca. In ciascuno di questi argomenti ha cercato, in ogni modo, di far emergere “dalla pro-fondità” quanto di interessante, di vero, di piacevole, vi si potesse cogliere. Certamen-te questo amore per il sapere, questo voler condividere con gli altri il resoconto delle sue letture, delle sue riflessioni, dei suoi punti di vista, questo voler cogliere la ve-rità che si cela negli anfratti della storia, e nelle pieghe della società civile e politica è filosofia nel senso etimologico del termine.

È amore e condivisione di conoscenze, è guida e aiuto nella decifrazione delle verità possibili, e nella conquista di un metodo di ricerca che vada diritto al bersaglio, senza lasciarsi fuorviare da implicazioni intellet-tualistiche, da dogmatismi oscuri e autori-tari. È qualcosa di simile alla “maieutica” di Socrate.

Di lui vogliamo ricordare la strenua dife-sa del diritto, e l’ossessione per la giustizia giusta. Il diritto che Sciascia ha difeso, da un lato, è il diritto degli uomini, di ciò che spetta ad ognuno secondo ragione, come il diritto dei salinari e dei braccianti di Re-galpetra a non essere sfruttati, ad avere un lavoro adeguatamente retribuito; dall’altro lato è il diritto inteso come l’insieme delle leggi che disciplinano i rapporti sociali in uno Stato giuridico. Si tratta di quello stes-so diritto che difende il capitano Bellodi ne “Il giorno della civetta”, schierandosi contro la violenza della mafia o che difende il pic-colo giudice di “Porte aperte”, opponendo-si alla pena di morte. E Sciascia stesso che difende la perfetta applicazione della legge contro ogni norma eccezionale e speciale, sempre deciso a difendere il diritto fino quasi all’ossessione, è stato protagonista di accese battaglie, condotte con estrema e coraggiosa fermezza in difesa di Enzo Tor-

tora, di Aldo Moro, in situazioni di emergenza antiterroristica, in occasione di provvedimenti sui pentiti, in polemica con alcuni organismi dello Stato impegnati nella .lotta alla mafia.

Di lui vogliamo ricordare l’im-pegno per la ricerca della verità e l’attenzione per il riscatto dal-la violenza del potere e dalla complice indifferenza. Per que-sto si presentò sempre puntuale all’appuntamento con gli italiani come testimone ed interprete delle vicende critiche che attra-versavano la nostra penisola, per esprimere un suo giudizio o dalle colonne di un giornale o con un suo scritto. Dobbiamo riconoscere che sempre lucida-mente colse il bersaglio, anche se non sempre fu capito nel-l’immediatezza, ma anzi spesso frainteso, talora volutamente, si procurò inimicizie e condanne. Prese parte attiva alla vita poli-tica non solo da elettore, ma da consigliere comunale prima, e parlamentare dopo, mostran-dosi consapevole di essere uno scrittore e convinto che “uno scrittore dovrebbe sempre po-ter dire che la politica di cui si

occupa è etica”. Di lui vogliamo ricordare infine la sua

coerente fedeltà alle tematiche della sua terra e della sua isola. Nella prefazione alla edizione del 1967 de “Le parrocchie di Regalpetra” Sciascia scrive “Tutti i miei libri ne fanno in effetti uno. Un libro sulla Sicilia che tocca i punti dolenti del passa-to e del presente e che viene ad articolar-si come la storia di una continua sconfitta della ragione e di coloro che nella sconfitta furono travolti”. Se in generale si può dire che il tema di fondo può apparire la ricerca della verità, con più concretezza dobbia-mo riconoscere che il tema sciasciano sia la concatenata illustrazione dei vinti della storia e della società, che sono tali però, solo dopo aver lottato, non solo indivi-dualmente ed esistenzialmente, ma come reali soggetti storici. Se l’impresa conosce la sconfitta, si coglie l’amarezza di questa sconfitta e anche una volontà di lotta per-ché questo fallimento non si verifichi più, un senso agonico che fa del pessimismo una molla per abbattere situazioni che ne-gano dignità all’uomo e sicurezza alla sua integrità fisica e morale.

Sciascia ha eletto la Sicilia non solo a og-getto della sua analisi storica, e a luogo pri-vilegiato di memorie letterarie, ma anche a dimora del suo vivere quotidiano, non re-sistendo a stare lontano dalla sua terra più di tre mesi, come egli stesso ha confessato. Ammetteva pure come questo fatto fosse per lui, talora, causa di amarezza più che di gioia, ma non poteva farci niente. “Nec tecum, nec sine te vivere possum”, ripete-va, facendo suo il verso dell’antico poeta. E crediamo che nell’imminenza dell’invo-lontario esilio da questa terra, quando lo scrittore lasciò capire ai suoi familiari qua-le epigrafe avrebbe voluto che si apponesse sulla sua lapide tombale, e cioè “Ce ne ri-corderemo di questo pianeta”, il suo ricordo andasse alla Sicilia e, isola nell’isola, al suo paese, alla campagna della Noce al mondo della zolfara, all’aula scolastica, al circolo della Concordia, là dove aveva avuto inizio la sua avventura di uomo e di scrittore.

Rosalia Centinaro Savatteri

Ce ne ricorderemo di questo maestro

siCilianità Viaggio alla scoperta del passato

sCiasCia A vent’anni dalla morte

Per crescere responsabili

“Si svolgiri un sirvizzu è to’ duviri,/‘mmezzu nun mettiri antru chiffari/ ca si passari fa lu to’ piaciri,/sta certu, nun t’u godi e resti a dari./Puru lu nicu hav’aviri ‘mpegnu,/si crisciri nun voli lagnusuni./Cu d’essiri mas-saru ‘un duna signu,/è facili: diventa scarafuni”.

Se, durante una rissa, tra siciliani, ci si dà del “cornuto”, è facile che spuntino i coltelli o si usino le pistole. Non meno offensivo, tuttavia, è sentirsi dire: “si’ cosa ‘nnutuli!”; “nun si’ bonu a nenti!”.

Nella famiglia numerosa di ieri, la grande preoccupazio-ne dei genitori – del padre per i maschi, e della madre per le femmine – era quella di far crescere i figli “giudiziosi”, ossia responsabili, capaci di meritare fiducia nel sapere svolgere il compito affidato.

Anche il piccolo di tre-quattro anni imparava ad essere utile, badando a dondolare (annacari) la culla del neona-to. L’infanzia era considerata una specie di malattia da cui bisognava guarire al più presto. Al mocciosetto di quattro-cinque anni, che sbottava a piangere perché incapace di su-perare una difficoltà o per un rimprovero, si faceva osserva-re che ormai era “grande”, e doveva vergognarsi di piangere. Chi avesse superato i dieci anni, e mostrasse svogliatezza, poco impegno o, peggio, preoccupante fannullaggine, si sentiva sgridare dalla madre desolata o dal padre arrabbia-to: “nevula scura”, “scadenza nivura”, quasi presaghi di un comportamento peggiore nel prossimo futuro. Anche il Grillo Parlante a Pinocchio ripeteva: “Ad essere fannulloni, si finisce in carcere o in ospedale!”.

Nel capolavoro della letteratura siciliana, il romanzo “I Malavoglia”, di G. Verga (già ricordato), dei cinque nipoti di padron ‘Ntoni, quello che riesce più simpatico e positiva-mente caratterizzato, è il piccolo Alessi (Alessio): “tutto suo nonno, colui”. Ci ritroviamo dinanzi il tipico fanciullo, che in Sicilia, tradizionalmente, veniva qualificato giudizioso e saggio. Dotato, cioè, di senso di responsabilità, padrone di sé e capace di intuire, prima degli adulti, quel che occorre-va, al momento giusto.

Questi richiami della mia fanciullezza, sono tornati vi-vaci e quasi incandescenti alla memoria, nel leggere (26 c.m.) sul quotidiano “Avvenire” un articolo dal curioso ti-tolo: Genitori “elicottero” per figli iperprotetti (“Agorà”, pag. 29). Si tratta di un libro (“Troppo protetti per il loro bene”) scritto dallo psicologo-terapeuta canadese Michael Ungar. “Il saggio, tradotto in varie lingue, sta destando parecchio interesse tra educatori e genitori. Gli accusati sono proprio i genitori delle nazioni occidentali: “ai nostri bambini for-niamo costantemente copertine emotive ed elmetti psico-logici che li potranno riparare da qualche smacco ma che tolgono loro l’opportunità di imparare ad affrontare le sfide e le situazioni di disagio”.

Continuando sempre di questo passo e denunziando i vari errori del nostro indirizzo educativo, il prof. Ungar fa presente (come se mai l’avessimo saputo, specie noi Sicilia-ni) che, così facendo, si impedisce ai fanciulli una crescita armoniosa e la necessaria maturazione. Ricorda ancora che “non c’è crescita senza sofferenza”. Verità che lo piscologo terapeuta (vedi caso) riscontra puntualmente nella sua atti-vità di rettore del Resilience Research Center, una rete con punti di osservazione in Asia, Medio Oriente, Sudamerica, che studia come le comunità reagiscano alle avversità.

Non possiamo fare a meno di meravigliarci, e stupirci, della sorpresa del prof. Ungar, specie nel leggere come: in Paesi molto meno ricchi dei nostri, ai bambini e ai ragaz-zi viene dato molto di ciò di cui hanno bisogno (affetto, esempi di compassione, di cura, di responsabilità nei con-fronti degli altri), e poco di ciò che vogliono. Nelle nostre società, purtroppo, noi facciamo esattamente il contrario”. Nel leggere queste osservazioni del prof. Ungar e della sua “scoperta”, mi è venuto di sorridere, piuttosto compiaciuto, ricordando la “responsabilità” che quotidianamente mi as-sumevo, nel badare (a otto anni) ai tre fratellini più piccoli di me.

Piresse

la fede e sCiasCia

lo scrittore e la fede «inquieta»

Io non so se nella sua «isola» campestre de La Noce, nei pressi di Racalmuto, Leonardo Sciascia - morto 20 anni fa - avesse trovato la sua Isola del Tesoro, il suo ri-fugio letterario o comunque riflessivo; non so, ma penso di sì, a constatare dai lunghi periodi che vi trascorreva lasciando la sua abitazione di Palermo ed a constatare come vi abbia scritto parecchi libri.

Qui riceveva vari amici in conversazioni amichevo-li e impegnative. Qui c’erano le sue radici ed era come se lo scrittore si abbeverasse alla fontana della memoria collettiva e personale del suo paese natale. E qui, amo immaginare (ma non tanto immaginare, quanto anche realtà) l’origine della sua sete di giustizia, di cultura, del suo sogno letterario, della Verità che man mano poi si rafforzava; e il suo rapporto con la fede.

Sciascia ha cercato la Verità, alla maniera di un uomo nudo che esce dalla tomba sbigottito, dubbioso e spa-ventato e guardando verso il cielo si chiede: cosa ci sarà dopo questa vita?

La ricerca della Verità, dell’Assoluto è stata costante. E in tale cammino si inserisce il suo razionalismo, il suo illuminismo, il suo vagliare tutto alla luce della ragione e anche il suo pessimismo che non era legato alla cronaca, ma alla dimensione della vita. Il suo tendere costante-mente verso l’Alto era per lui «il problema».

«Credo che la nostra epoca, ebbe a confidare a Mar-celle Padovani alla fine degli anni Settanta, celi una ricer-ca disperata, ancorché sotterranea di Dio, che lo stesso terrorismo sia una ricerca di Dio, sete di misticismo, bi-sogno di quell’Assoluto che Dio può dare. Il guaio è che quell’Assoluto che Dio dà, i terroristi l’hanno trasferito al livello della vita civile e che di conseguenza le diverse in-carnazioni della violenza non fanno che rappresentare la ricerca di una religione vuota e disperata». E ancora: «la religione va vissuta giorno per giorno, in conflitto con noi stessi, e anche dolorosamente; non è passiva accet-tazione di una verità una volta per tutte rivelatasi e in cui credere soltanto attraverso atti di routine». Ecco: il rap-porto di Sciascia con la fede era problematico e inquieto, in perenne lotta con l’ambiente che lo circondava e den-tro cui si muoveva, come un affanno che lo inseguiva.

In tale senso ebbe a rispondere a un mio interrogativo. «Mi sento cristiano - disse - e credo di vivere cristiana-mente, da sempre. In ciò forse, sono poco siciliano».

Risposta che implicava in lui il desiderio di vedere la manifestazione religiosa maggiormente «purificata» e «liberata» o dal fanatismo, o dalla superstizione, anche se l’impegno personale va al di là dei condizionamenti circostanti. Forse per la piena adesione alla fede è venu-ta meno in Sciascia quella capacità di guardare «oltre», al di là della siepe del nostro male, nella piena fiducia in Dio; adesione alla fede che è mistero o con una immagi-ne più plastica, secondo Kierkegaard, che è come stare «sull’orlo di un abisso oscuro e udire la Voce che grida: gettati, ti prenderò tra le mie braccia».

Vincenzo Arnone

ConCorso Poesia religiosa

l’amor che move il sole...Giorno 9 dicembre

nella sala Chiaramonta-na del Seminario Arci-vescovile di Agrigento avrà luogo la cerimonia di premiazione del Con-corso di Poesia religiosa “L’Amor che move il sole e l’altre stelle” dedicato alla memoria del Vesco-vo di Agrigento, mons. Giuseppe Petralia.

Il concorso organiz-zato dalla Società Dante Alighieri, Comitato di Agrigento, presieduto dalla prof.ssa Enza Ier-na, e dalla Curia Arcive-scovile, ha letto e giudi-cato le poesie pervenute e partecipanti a questa terza edizione del Con-corso designando come vincitori per la sezio-ne in Lingua Italiana: Amorelli Maria Flavia di

Ribera; Nestini Rosario di Agri-gento; Rigano Virgilio di Brolo; Butticè Tonino di Agrigento; Naro Concetta di San Cataldo.

Mentre sono risultati vincito-ri per la sezione dialetto: Ar-gento Salvatore Vincenzo di Raf-fadali; Canna-ta Ciuseppe di Ribera; Cardella Giuseppe di Ri-bera; Scichilone Maria Letizia di Arago-na; Mirabile Giantullio di Agrigento; Sciortino Salvatore di Favara.

La Commissione esa-minatrice è stata pre-sieduta da Enza Ierna, e

composta da Salvatore Russotto, Baldo Reina, Carmelo Petrone, Gaeta-no Montana, Enzo Ales-si, Enzo Caruso, Enzo Di Natali e Antonella Ricot-tone.

EDN

Page 4: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo06 Dicembre 2009Provincia

Si sgretola la cerchia dei fedelissimi del su-perlatitante di Campobello di Licata, Giu-

seppe Falsone, incontrastato capo mafia della provincia di Agrigento. É un colpo duro quel-lo inferto nella notte tra il 26 ed il 27 novem-bre dagli uomini della DIA alla consorteria mafiosa agrigentina, in una zona, quella che va dal versante di Porto Empedocle a Sciacca, storicamente ad alta densità mafiosa. Il blitz è scattato alle tre del mattino.

Gli uomini della DIA di Agrigento, dire-zione investigativa antimafia ed i carabinieri del comando provinciale hanno letteralmen-te cinto d’assedio Cattolica Eraclea, Ribera, Siculiana, Montallegro e Cianciana. Otto le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Giudice per le Indagini Prelimi-nari presso il Tribunale di Palermo, Silvana Saguto su richiesta della Direzione Distret-

tuale Antimafia.Ecco gli arrestati: Andrea

Amoddeo, ristoratore, 45 anni, di Cattolica Eraclea; Francesco Manno, impiegato comunale, 46 anni di Cattolica Eraclea; Damiano Marrella, macellaio, 59 anni di Montallegro; Paolo Miccichè, imprenditore, 35 anni di Cattolica Eraclea; Domeni-co Terrasi, pensionato, 67 anni di Cattolica Eraclea; Giuseppe Terrasi, imprenditore, 38 anni di Cattolica Eraclea; Gaspare Tutino, imprenditore, 39 anni di Cattolica Eraclea e Marco Vinti, imprenditore, 37 anni di Ribera. Per i primi sette l’accusa è di parte-cipazione in associazione mafiosa, per avere fatto parte della famiglia mafiosa di Cattolica

Eraclea.A Marco Vinti è

stato invece contesta-to il concorso ester-no all’associazione mafiosa, per avere messo a disposizione della consorteria, la sua ditta individuale. Gli uomini della DIA hanno apposto i sigilli su sette tra imprese individuali e società operanti nel settore edile, riconducibili alle persone finite in carcere. Sequestrato anche il ristorante “Tre Vulcani” sito in Contrada Verdura a Sciacca di proprietà

di Andrea Amoddeo.L’ammontare dei beni sequestrati si aggira

sui cinque milioni di euro. Secondo gli inve-stigatori, alcune imprese sequestrate erano impegnate, tra l’altro, nella realizzazione del-l’acquedotto “Favara di Burgio”, inserito nel programma delle grandi opere e nell’acquisto di terreni sui quali edificare una centrale per la produzione di energia eolica. Dalle inda-gine è emerso che il clan di Cosa nostra di Cattolica Eraclea, retto da Domenico Terra-si, era legato ai Capizzi di Ribera, e poi oltre oceano, al clan di Vito Rizzuto in Canada, ed alle famiglie Bonanno di New York e Cuntre-ra – Caruana di Siculiana. Terrasi è accusato inoltre di aver gestito e realizzato lavori, non avendone titolo e imposto operai, mezzi e materiale, subappalti, e tangenti, e anche il pizzo del 4% sull’importo dei lavori

I particolari dell’operazione sono stati illu-strati nel corso di una conferenza stampa dal Capo della DIA, Rodolfo Passaro, dal capita-no Antonino Caldarella, e da Vittorio Teresi della Direzione distrettuale antimafia di Pa-lermo.

Raoul Passarello

Brevi provinciaOperazione «Minoa»cattOlica eraclea Otto arresti per mafia

No a baci e abbraccifavara Ordinanza del sindaco sui funerali

Con ordinan-za n.214 del 26 novembre u.s. il sindaco di Fa-vara, Domeni-co Russello, ha ordinato che, «con decorren-za dal 10 di-cembre 2009 e, fino a nuove di-sposizioni, e per motivi prettamente di preven-zione al diffondersi della pan-demia influenzale A sottotipo H1N1, che in occasione della celebrazione dei funerali che si svolgono presso il cimitero di Piana Traversa è fatto assolu-to divieto di rendere i saluti di cordoglio attraverso la stret-ta di mano e dello scambio di abbracci e baci; e che tale divieto, altresì, è disposto an-che per il saluto reso dinanzi l’abitazione del defunto/a, da dove muove, verso il cimitero, il corteo funebre». Ordinato ciò si dispone anche che le ditte di onoranze funebri, che si occupano delle incombenze relative ai funerali, «di fornire un numero da due a quattro di registri, in cui potranno essere apposte le firme dei visitatori, quali dimostrazione dei senti-menti di cordoglio alla fami-glia del defunto/a».

Per fortuna che non si do-veva dare il via alla psicosi da contagio? E perchè non esten-dere tale ordinanza anche a tutte quelle manifestazione nella qual, in un’unica stanza, confluiscono diversi soggetti, come nel caso di convegni, di-

battiti, tavole rotonde? Allora, per evitare il contagio, non si dovrebbero più inviare i bam-bini a scuola, soprattutto i più piccoli che, come sappiamo negli asili si scambiano germi e microbi in gran quantità; oppure non dovremmo recar-ci al supermercato, o nei cen-tri commerciali o entrare nei negozi o scambiarci il segno di pace in Chiesa (anche se, su questo punto, qualche “ze-lante” sacerdote, ha già prov-veduto).

L’ordinanza del sindaco di Favara, ci lascia abbastanza perplessi, sulla sua efficacia preventiva, denota soltanto inculcare false paure nella po-polazione. Si corre il rischio, con ordinanze similari a que-sta di creare un problema “un-tori” dove si comincia a guar-dare al vicino di fila alle Poste o alla cassa del supermercato come l’untore di turno. Quello che si dovrebbe iniziare a fare è dare il giusto peso ad una influenza che, fino ad oggi, ha provocato molte meno vitti-me di una qualsiasi influenza stagionale.

LdP

porto empedocle A breve il dragaggio del porto

Tra poco più di un mese prenderanno il via i lavori di dragaggio dello scalo marittimo del paese marinaro. I lavori in oggetto sono quelli che dovranno essere rea-lizzati a cura dell’impresa di Salvatore Moncada, men-tre per quanto riguarda le opere che sono di pertinenza dell’Enel c’è ancora qualche problema amministrativo da superare con la Regione.

licAtA Nuovi provvedimenti giudiziari

Il Gip di Agrigento, Lisa Gatto, ha disposto la revo-ca degli arresti domiciliari al sindaco di Licata, Graci, all’assessore della sua giunta, Zirafi, al vice presidente del Consiglio comunale, Riccobene, e all’impresario di spettacoli Carmelo Napolitano, arrestati il 24 novem-bre u.s. nell’ambito di un’inchiesta sul pagamento di una presunta tangente. La revoca degli arresti domi-ciliari è stata sostituita con misure restrittive alterna-tive: il divieto di dimora a Licata per il sindaco Graci, quello di svolgere l’attività di imprenditore a Napolita-no e quella amministrativa all’assessore Zirafi. Nessun provvedimento, su parere conforme della Procura, è stato adottato per Riccobene che si è dimesso dal suo incarico pubblico.

cANicAttÍ della Valle candidato sindaco

Prossimo candidato sindaco di Canicattì Diego Del-la Valle patron del marchio Tod’s. È il sondaggio-pro-vocazione che il sito internet www.canicattiweb.it ha avviato per dare alla città dell’uva, la stessa possibilità di riscatto che ha avuto Salemi. «Canicattì - si legge nell’editoriale a corredo del sondaggio - è sicuramen-te il paese con la più alta capacità impreditoriale della provincia di Agrigento e altrettanto sicuramente uno dei più frizzanti della Sicilia. Proviamo ad immaginare quale valore aggiunto potrebbe apportare una situa-zione del genere. Quale squadra di assessori potrebbe partorire la genialità di un uomo che nella vita piutto-sto che parlare ha dimostrato con i fatti ciò che vale»

Inizia all’insegna del-l’intertestualità delle arti e della comunicazione un interessante progetto cul-turale che vedrà impegnati gli alunni dell’ultimo anno del liceo classico e scienti-fico dell’Istituto “Vincenzo Linares” diretto dal prof. Santino Lo Presti.

“I labirinti. Pensare per immagini: un viaggio tra cinema e letteratura”, si pre-senta ai ragazzi come un percorso nato dall’esigenza di stimolare la riflessione ed il confronto tra diver-si codici e di conseguenza affrontare contenuti didat-tico-culturali in una forma alternativa dalle modalità tradizionali. Un viaggio ci-nematografico, quindi, in maniera meno formale, tra gli autori e le opere chiave del cinema e della letteratu-ra straniera.

Il primo incontro del pro-getto si è svolto lo scorso 26 novembre.

A livello metodologico agli alunni sarà proposto un percorso laboratoriale con una prima lezione frontale

preliminare dove saranno illustrate le caratteristiche del codice cinematografi-co, attraverso un raffronto che metterà in luce affinità e divergenze tra testo scrit-to e film. Successivamente verrà proposta la visione di un film che si inserisce in determinate dinamiche espressive e letterarie che saranno analizzate.

Abilità trasversali che si richiedono quindi agli alun-ni che si affacciano in un complesso utilizzo dei vari media e delle fonti a cui essi si ispirano.

Un viaggio tra diverse arti che ci riporta alla men-te le radici che legano la poliedrica figura di Angelo Maria Ripellino a Licata. Ripellino è sempre stato un poeta dalle tante patrie sti-listiche ma con una visione di fondo nei suoi molteplici testi che era sempre la stes-sa, la tecnica la medesima, era invece il rapportarsi con i diversi stili che cambiava e mutava nella scrittura e nel-l’interpretazione.

Giuseppe La Rocca

tra letteratura e cinemalicata Progetto al Liceo Linaresribera Colletta alimentare

Un successo ripetutoIl cuore dei riberesi è sempre più

grande e generoso, nonostante la crisi economica. La colletta alimen-tare ha fatto registrare a Ribera la donazione di circa 4600 chilogram-mi di generi alimentari di prima necessità offerti da parte di tutta la popolazione che nella giornata di sabato si è recata a fare la spesa nei principali supermercati della citta-dina. Rispetto all’anno scorso, sono stati raccolti dal centro di solidarie-tà “Giovanni Paolo II”, presieduto da Gioacchino Tortorici, ben 600 chilogrammi in più di prodotti alimentari. Si tratta di alimenti a lunga scadenza come pasta, riso, latte, pelati, zucchero, scatolame, acqua ed olio che sono stati raccolti dai componenti dall’associazione, dal grup-po scout riberese e da parecchi studenti delle scuole superiori in ben dodici supermercati della cittadina che sono rimasti aperti per tutta la giornata di sabato.

“E’ una grande soddisfazione constatare che i riberesi sono molto so-lidali. Siamo grati a tutti loro – ci dice Gioacchino Tortorici – i prodotti rimarranno tutti a Ribera per dare assistenza a circa 300 famiglie locali che assommano a ben 900 cittadini, con l’aggiunta di un nutrito grup-po di extracomunitari. Faremo la prima distribuzione in settimana e la

seconda in prossimità delle feste na-talizie. Li conosciamo tutti. Vengo-no famiglie veramente bisognose e di corposo nucleo familiare che as-sistiamo per buona parte dell’anno, rivolgendoci ad altri centri quando si esauriscono le nostre scorte”.

Enzo Minio

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

L’ANGOLO DEL CONSUMATORENon ho pagato, avendola contestata, la fat-

tura di una società che avrebbe dovuto for-nirmi un servizio ADSL. Giorni fa mio padre (che non vive con me, io sono sposato) ha rice-vuto una telefonata da parte di un incaricato di una società di recupero crediti, il quale gli ha riferito del mio mancato pagamento pre-gandolo di sollecitarmi. E la privacy? (A.M.A., Agrigento)

Il comportamento della Società di recupero crediti è scorretto e può essere segnalato, per le consequenziali sanzioni, al Garante per la Privacy (Piazza di Monte Citorio n. 121 00186 Roma). Quest’ultimo, con provvedimento del 30/11/2005, si è pronunciato su situazioni simi-li a quella lamentata, affermando che non sono ammesse prassi invasive o lesive della dignità personale. Per sollecitare ed ottenere il paga-mento di somme dovute non è lecito comuni-care ingiustificatamente informazioni relative ai

mancati pagamenti ad altri soggetti che non sia-no l’interessato ed esercitare indebite pressioni su quest’ultimo. Il Garante ha aggiunto che non si deve far riscorso a telefonate preregistrate perché con questa modalità persone diverse dal debitore possono venire a conoscenza di una sua even-tuale condizione di inadempienza. Illecita è pure l’affissione da parte degli incaricati del recupero crediti di avvisi di mora sulla porta di casa, mo-dalità questa che rende possibile la diffusione dei dati personali dell’interessato ad una serie inde-terminata di soggetti. Non si deve inoltre rende-re visibile a persone estranee il contenuto di una comunicazione, come può accadere con l’utilizzo di cartoline postali o con l’invio di plichi recanti all’esterno la scritta “recupero crediti” o formule simili. É necessario, invece, che le sollecitazioni di pagamento vengano portate a conoscenza del solo debitore, usando plichi chiusi e senza scritte specifiche.

Page 5: L'Amico del Popolo

Società �L’Amico del Popolo06 Dicembre 2009

famiglia Lettera di un genitore “particolare” al proprio figlio

Direzione sbagliata!Nel nome del padre

Continua dalla prima

Per chi oggi ha figli, il pensiero che tormenta, che assa-le nel cuore della notte e lascia insonni a rigirarsi tra le

lenzuola, è il loro futuro. Un futuro sempre più incerto, precario, instabile; dove i

meriti non contano ed il lavoro scarseggia, non paga e non appaga. Una situazione non certo rosea, ma che rispecchia il momento critico che le giovani generazioni vivono e, con-tinueranno a subire, a causa di un’errata politica del lavoro, di un degenerato sistema pensionistico, di una scuola che va nella direzione opposta a quella dei fabbisogni delle im-prese.

Sarà per questo, perché è sempre più forte la consapevo-lezza di un Paese allo sbando che, in questi giorni la lettera scritta da un padre al figlio, e pubblicata su La Repubblica, ha calamitato l’attenzione di centinaia di persone; gente co-mune pronta ad intervenire su quelle righe ed a raccontarsi senza pudori. Madri, padri, nonni e nonne che hanno aper-to un dibattito sul sito internet del quotidiano con le loro in-numerevoli risposte ed hanno fatto emergere un’Italia vera, lontana da quello che ci propinano i “telegiornali di regime”.

Tg che, come era prevedibile, hanno ignorato volutamen-te l’accaduto sperando che così nessuno ne avrebbe parlato. La missiva del clamore è una lettera indirizzata ad un figlio che sta per laurearsi, un giovane dai tanti sogni, desideri, aspirazioni. L’autore, un padre che, anche se a malincuore, invita il ragazzo ad andare via dal suo Paese per farsi strada ed essere retribuito non certo “un centesimo di una velina o di un tronista”.

Una scelta obbligata, dunque, perché questa è “una so-cietà divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cam-bio di un riconoscimento di interessi personali, di carriere veloci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia merito dell’affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la diffe-

renza”. E termina: “dammi retta, questo è un Paese che non ti merita… Credimi, se ti guardi intorno non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi si vede premiato, per ragioni intuibili, con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiu-tility”.

Una lettera accorata, sentita e vera. Una lettera che però, è qui la meraviglia e lo sconcerto, non è scritta da un padre qualunque, uno dei tanti, ma dal professor Pier Luigi Celli, direttore generale della Luiss. Quello stesso Celli che, è sta-to direttore Rai; ha lavorato in Eni, Enel, Olivetti e non certo come operaio.

Il Celli che, pur essendo laureato in sociologia e dunque non conoscendo il settore, ha ricoperto anche ruoli nel set-tore della telefonia mobile e, in particolare in Wind ed Om-nitel. Il professor Celli che, ha poi proseguito la sua carriera in Unicredit, giusto per non farsi mancare niente. Un pa-dre che di “qualunque” non ha niente. Un padre che è, ed è stato protagonista attivo di quel sistema che lui stesso oggi condanna e giudica. Una persona che, non può certo dire di essere arrivato ai vertici del bel Paese solo grazie ai me-riti individuali. Impossibile non restare indignati e sentirsi beffati rileggendo la pagina di Repubblica, ancor di più se si pensa che, a differenza di Celli, la gente comune fa sacrifici per mantenere i figli a scuola e soffre nel vederli sottopaga-ti e sfruttati dopo anni di università. Impossibile non porsi tante domande e tutte per lo stimato, preoccupato e sincero professore. Una tra tutte: «Ma Lei dov’è stato e cosa ha fatto per cambiare questa Italia degenerata e corrotta di cui tanto si lamenta»?

Siamo certi che al nostro quesito non seguirà una nuova ed accorata lettera.

Anna Chiara Della Monica

Domenica 29 novem-bre in Svizzera un refe-rendum ha decretato, con una netta maggio-ranza (57% dei voti), il divieto di edificazio-ne di nuovi minareti. Il voto comporterà la modifica dell’articolo 72 della Costituzione, che regola i rapporti fra lo Stato e le confes-sioni religiose: il divieto della costruzione dei minareti verrà inserito come una misura «atta a mantenere la pace fra i membri delle diverse comunità religiose».

Ma sarà realmente così? Per i vescovi sviz-zeri il risultato referen-dario «rappresenta un ostacolo e una grande sfida per il percorso di integrazione attraverso il dialo-go e il rispetto reciproco. Non si è riusciti a dimostrare in maniera evidente al popolo che il divieto di costruzione dei minareti non con-tribuisce ad una sana convivenza di religioni e culture. Al contrario la deteriora».

Il quotidiano Avvenire ha fat-to osservare che la consultazione elvetica ha l’unico pregio di aver fatto emergere un sentimento dif-fuso di paura nei confronti della cosiddetta islamizzazione europea, ma la soluzione che propone può provocare esiti opposti a quelli di cui si ha bisogno, facendo crescere diffidenze e conflitti, anziché dialo-go e garanzie di libertà, estremismi rancorosi anziché soluzioni fondate sulla saggezza e sul rispetto dei di-ritti umani. Che dire? Se da un lato ci può essere una giusta paura, è altrettanto giusto sottolineare che il metodo è sbagliato.

Un altra riflessione che la vicenda impone è che le libertà individuali e collettive (a cominciare da quella religiosa) sono indivisibili, e devo-no essere garantite a tutti coloro che rispettano le leggi dello Stato e non le utilizzano per altri fini.

La libertà di culto è una delle conquiste della modernità che le costituzioni democratiche assicu-

rano e non qualcosa che lo Stato dispensa a discrezione o a seconda degli umori popolari.

C’è poi un ulteriore aspetto nel caso svizzero comune anche al caso del crocifisso che si vuole rimuovere dalle aule. Quelli che hanno sostenuto – pur dicendosi cristiani - il referendum, in svizzera e la rimozione dei crocifissi dai luo-ghi pubblici, dicono che la religione deve essere una cosa privata; ognu-no può pregare dove vuole, ma non in luoghi pubblici.

Per un cristiano il culto non può essere solo un fatto privato.

E’ innegabile che la fede abbia una ricaduta storico culturale e cvi-le e sociale perchè non si può sepa-rare la visione privata della fede da quella pubblica. Non ci può essere una dicotomia tra il privato della fede e il pubblico della fede per-chè l’uomo è unità, è una sintesi di pubblico e privato. In altri termini, per il cristiano, la Parola, accolta nella fede, è una parola da osser-vare e mettere in pratica in tutti gli ambiti della vita, privati e pubblici, secondo la logica dell’incarnazione, che ciama ad adoperarsi per la citta dell’uomo, nel chiaro rispetto della spettanze di Dio e di quelle di Ce-sare.

Carmelo Petrone

Imbocca un sentiero chiuso in se stesso, che non conduce in nessun posto, sembra votata a perdersi.

Quella donna ama le grotte perché in una grotta lo diede alla luce e così portò la salvezza nella storia, e in una grotta lo riconsegnò “senza timore alla morte, perché subisse la seconda nascita della Resurrezione”.

La donna ha compreso che il grande dono della vita, di ogni esistenza, è la rela-zione con l’Altissimo e la possibilità di apprendere a ricevere il grande dono della Misericordia.

In Lei, Dio, il Misericorde, vibra senza trovare ostacoli, ripiegamenti, perché è tutta Luce, senza macchie di oscurità: Immacolata appunto.

Con le braccia spalancate come in preghiera, la donna rivela la sua identità: “Maria se ne andò per il sentiero che non porta da nessuna parte, come una don-na a cui importi ben poco che le strade finiscano, dal momento che sa come cam-minare nel cielo”.

Ecco, allora, il “Chi” che ci palesa la Bellezza di una natura incontaminata: soc-correre in misericordia tutti; percorrere un sentiero con un passo che ha appreso la sua movenza non sul tapis roulant ma proprio in cielo. Tuttavia, non Donna astratta, ma Donna del Cantico dei Cantici: “Tutta bella tu sei, amica mia/in te nessuna macchia”. La stessa che ebbe un Figlio Bambino fra le braccia che la face-va sorridere, come nell’antica scultura lignea di Santa Maria la Blanca.

Bianca non per il colore della pelle - anche perché, con ogni probabilità la car-nagione di Maria, portava i segni dell’Oriente - ma Bianca perché ricevette un dono incommensurabile, non trappola per lei e mistificazione per noi, ma real-mente dono di libertà. Una natura di cui tutti possiamo partecipare per lasciarci trasformare da natura intaccata a natura risplendente e ritrovarci, come lei, vesti-ti di sole e con un passo che ormai lascia nella storia le orme del Paradiso.

Non è questione di dogmi prefabbricati ad arte e apologeticamente costruiti, è sapienza della Chiesa, che è andata scoprendo come una giovane ragazza di Israe-le fu generata “quando non esistevano gli abissi, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua” e porta in sé l’essere incontaminato e lo porge: “Stupen-de benedette le mani. Nascono chiare a te dal manto, luminoso contorno quelle mani…”, come cantò il poeta Rainer Maria Rilke.

Non poteva che essere senza macchia, tutta Bellezza, quella Donna che si aprì perché la storia, con tutte le sue brutture e i suoi abitanti, imparasse il passo pro-fumato di cielo.

Cristiana Dobner

Svizzera a margine del Referendum

Page 6: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo06 Dicembre 2009

Ogni giorno 38 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità,conforto e speranza. Per continuare la loro missione, hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per ilsostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento Clero e vengono distribuite atutti i sacerdoti, specialmente a quelli delle comunità più bisognose, che possono contare così sulla generosità di tutti.

OFFERTE PER I NOSTRI SACERDOTI. UN SOSTEGNO A MOLTI PER IL BENE DI TUTTI.

L’offerta è deducibile:per chi vuole, le offerte versate a favore del l ’ Ist i tuto CentraleSostentamento Clero sono deducibi l i f ino ad un massimo di1032,91 euro annui dal propr io reddito complessivo ai f in i del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali.Per maggiori informazioni consulta il sito www.offertesacerdoti.it

C H I E S A C A T T O L I C A - C . E . I . C o n f e r e n z a E p i s c o p a l e I t a l i a n a

I SACERDOTI AIUTANO TUTTI.

AIUTA TUTTI I SACERDOTI.

Per offrire il tuo contributo hai a disposizione 4 modalità:• Conto corrente postale n° 57803009• Carte di credito: circuito chiamando il numero verde 800.82.50.00

o via internet www.offertesacerdoti.it• Bonifico bancario presso le principali banche italiane• Direttamente presso l’Istituto Sostentamento Clero della tua diocesi.

Page 7: L'Amico del Popolo

Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo06 Dicembre 2009

Carmelo Lazzaro approda ad “Oggi2000” rubrica di informazione religiosa della Rai

Il giornalista agrigentino Carmelo Lazzaro approda alla Rai. Entra a far parte della famiglia di Rai Vaticano. É stato chiamato dal nuovo Direttore del Giornale Radio Rai e di Radio Uno, Antonio Preziosi, a collaborare con la rubrica di informazione religiosa Oggi 2000 firmata da Filippo Anastasi, in onda su Radio Uno tutte le domeniche dalle 11,35 alle 12,40. Carmelo Lazzaro, che da bimbo ho iniziato a Radio Diocesana Concordia, quan-do era diretta da don Gaspare Scrudato (leggeva gli indovinelli nel programma per bimbi “Un’ora di gioia” condotto da Giovanna Spagnolo) dal 1995 fa parte della redazione del Video Giornale di Teleacras dove continuerà a lavorare, e per Radio Uno racconterà settimanalmente con servizi ed interviste fatti ed esperien-ze di fede dalla Sicilia. Ha già fatto il suo esordio con un servizio sull’Arcivescovo di Agrigento, Mons. Francesco Montenegro dedicato alla sua missione pastorale ed alla sua grande semplicità ed umanità. Nel prossimo numero “Oggi 2000” da voce al nuovo Direttore della Caritas Diocesana di Agrigento, Valerio Landri.

a cura di Gino FaragoneII DOMENICA DI AVVENTO

Il cantiere è aperto, iniziano i lavori

«Ogni uomo

vedrà

la salvezza

di Dio»

la Parola

«Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livel-lando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio» (Bar 5,7). Dio non ha più voglia di aspettare: dopo l’espe-rienza amara della deportazione e dell’esilio, intende riconciliarsi con il suo popolo, riportarlo nel-la città di Gerusalemme, assicu-rando così l’impegno che aveva assunto con la casa di Davide. Si mette all’opera, spianando montagne e colmando burroni, per agevolare il rientro del suo popolo nella terra. Se l’esilio ha comportato un cammino duro e penoso, il ritorno dovrà appa-rire agli occhi di tutti come un vero trionfo. Se i deportati nel lasciare Gerusalemme a piedi e con vergogna hanno dovuto su-

bire umiliazioni, ora il loro rien-tro in città sarà celebrato con grande onore. Dio non abban-dona il suo popolo e si muove per primo per riconciliarsi con lui. Attraverso il simbolismo del vestito, Israele, come Giuditta, è invitato ad alzarsi, ad abbando-nare l’atteggiamento di dolore, a spogliarsi degli abiti di lutto ed a rivestirsi degli indumenti nuo-vi che esprimono lo splendore della gloria di Dio. É l’inizio del-la liberazione.

Lo stesso messaggio risuona nel deserto ad opera di Giovan-ni il Battista. Ancora una volta Dio mostra una particolare sollecitudine nei confronti del-l’umanità, intende incontrarsi con ogni uomo e non lo fa me-diante un profeta, ma facendosi lui stesso uomo. E questo avvie-

ne in un momento preciso della storia e in un luogo ben deter-minato.

«Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era go-vernatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Cai-fa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria nel deserto» (Lc 3,1-2). É singolare proporre una riflessione a parti-re da una data e da una serie di nomi, ma è lo stesso Luca che ci invita a concentrare lo sguardo su una storia concreta. La Paro-la di Dio non scende su impera-tori, governatori, tetrarchi, som-mi sacerdoti, ma su Giovanni.

Essa non si fa udire nei palazzi delle persone importanti, ma nel silenzio del deserto, luogo inospitale, dove l’uomo ha la possibilità di cercare e trovare la verità su se stesso e su Dio. Nel silenzio c’è spazio per la Parola, che scuote, incoraggia, ammae-stra. Se uno si fa povero come Giovanni, se si rende libero da qualsiasi forma di condiziona-menti o compromessi, allora ha più facilità di incontrarsi con Dio. E il deserto diventa luogo terapeutico per una esperienza di incontro: qui si vive di essen-zialità, si condivide tutto, acqua cibo, impedimenti, si è inevita-bilmente uguali, si cammina in-sieme proiettati nel futuro, che è il tempo di Dio.

«Egli percorre tutta la regio-ne del Giordano, predicando un

battesimo di conversione…Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!» Da Roma a Gerusalemme e ora nella regione del Giordano: qui svolge la sua missione Giovan-ni il Battista. A Gerusalemme inizia il vangelo di Luca e nella stessa città termina con Gesù che benedice sul monte de-gli ulivi i suoi prima di salire al cielo; sempre da Gerusalemme, nel secondo volume dello stesso Luca, inizia il cammino della Chiesa e termina a Roma con l’arrivo dell’apostolo Paolo, che con franchezza annuncia ai suoi fratelli ebrei che “la salvezza di Dio fu inviata alle nazioni” (At 28,28). In questo modo appare chiaro il progetto di Luca, che dimostra che la salvezza prepa-rata da Giovanni, realizzata da Gesù, raggiunge ogni uomo.

Quasi tre lustricalamonaci La storia di Rosario Vaccaro

«lascia tutto e seguimi»

Anche quest’anno si ripe-te la tradizione. Per la festa di santa Barbara, protettrice dei vigili del fuoco, della ma-rina militare e dei minatori, nella miniera di Realmonte, verrà celebrata, dall’Arcive-scovo di Agrigento mons. Montenegro, una messa alla presenza dei minatori, dei vigili del fuoco, dei mi-litari della capitaneria del Porto e delle loro rispettive famiglie nonchè delle auto-rità cittadine e provinciali. La cornice, come sempre, sarà suggestiva e la messa sarà celebrata nella “basili-ca” che è stata realizzata a circa 40 metri sotto il livel-lo del mare. Entrando nelle viscere della terra, lascian-do la luce del sole dietro le spalle si presenterà ai con-venuti uno scenario parti-colare: una grande grotta di

sale, gene-ra lmente luogo di lavoro, sarà il luogo della cele-brazione. La “basili-ca”, che per il Grande G i u b i l e o del 2000 è stata anche sede giubilare, è impreziosita da opere d’ar-te, realizzate dal favarese Lillo Alba interamente in sale. Santa Barbara, un alta-re sul quale è stato scolpito L’Agnello seduto sul libro con i sette sigilli e un ambo-ne (luogo della proclama-zione della Parola di Dio) sul quale sono stati scolpiti la croce e il cero pasquale accesso, segni della morte e della risurrezione di Cristo,

un Crocifisso e una sede in-teramente scolpiti nel sale, potranno essere ammirati ma sono anche segno della presenza di Dio che veglia sul lavoro dei minatori e che fanno di questo luogo un posto unico al mondo. Quest’anno per l’occasione sarà allestita anche una mo-stra fotografica che ritrae i luoghi suggestivi della mi-niera inaccessibili al pub-blico.

LdP

Raffadali Entro il mese di luglio sarà fruibile al culto

Nessuno se lo aspettava, né i genitori, né la famiglia, né gli amici nè i colleghi di scuola, che potesse prende-re la decisione di indossare il saio, i sandali, di avere sem-pre un sorriso disponibile per tutti e di entrare, a 28 anni, in convento, ad Assisi, dai frati francescani.

Parliamo di fra’ Rosario Vaccaro, di Calamonaci, lau-rea al DAMS di Roma, iscrit-to al corso di composizione sperimentale presso il con-servatorio di “Santa Cecilia”, docente in una scuola media della capitale ed oggi frate con la promessa temporanea dei voti di povertà, castità e obbedienza. Per il postulato è stato a Monteluco di Spoleto, per il noviziato a San Damia-no di Assisi e per i primi voti a Farneto, in provincia di Pe-rugia.

«Avevo la scuola, lo stipen-dio, la ragazza, ma quando è arrivata la chiamata ho capi-to bene che dovevo mettere in pratica, tutti i giorni, la parola di Dio – così ci rac-conta fra’ Rosario – Non è stata una scelta difficile per-ché sono sempre stato attivo in parrocchia, a Calamonaci facevo parte del coro parroc-chiale, ed a Roma, durante gli studi universitari, animavo le messe domenicali nella par-rocchia del quartiere in cui abitavo. Non è stato un colpo di fulmine, ma una scelta tra-vagliata e ponderata. La mol-la che mi ha fatto prendere la decisione di lasciare tutto per seguire la chiamata è scattata durante uno dei tanti viaggi che facevo ad Assisi dove, du-rante un corso per fidanzati

e sul rapporto di coppia, ho avuto la possibilità di cono-scere fra’ Vito che è diventato in poco tempo il mio padre spirituale».La decisione di Rosario è stata accolta in fa-miglia inizialmente con mol-ta sorpresa. Poi la scelta del giovane è stata rispettata e incoraggiata perché era una decisione fatta con il cuore e con la determinazione e con-sapevolezza di appartenere al Signore. Alla fine dell’estate del 2007, fra’ Rosario è entra-to in convento, iniziando l’an-no di postulato presso i Frati Minori di Monteluco di Spo-leto. Per arrivare alla profes-sione solenne dovrà compiere un periodo di formazione di ben cinque anni. Attualmente frequenta la facoltà di teolo-gia di Assisi.

«É difficile oggi potere im-maginare la mia vita senza il Signore – ci dice alla fine del-la conversazione fra’ Rosario – ho scelto di stare con Lui e con la gente che poi è il suo gregge. Ai giovani di oggi dico seguite sì la via del cuore, ma anche quella della mente».

Enzo Minio

Seminario

Si terrà Domenica 6 dicembre nei comuni di Aragona, Joppolo, G., Raffadali e Santa Elisabetta la Giornata pro Seminario. Domenica 13 dicembre sarà la volta dei comuni di Racalmuto, Castrofilippo, Ravanusa, e Campobello di Licata.

Ufficio Famiglia

Dal 20 al 22 novembre, a Cefalù, si è svolto un Convegno dal titolo “Identità e Ministerialità della Famiglia oggi in Sicilia”. Le finalità del convegno sono state l’analisi, lo studio, la formazione, e la progettazione futura sulla identità e ministerialità della Famiglia oggi in Sicilia. L’attuale situazione sociale, infatti, inter-pella le famiglie e l’intera comu-nità cristiana e la sollecita a vivere con rinnovata coscienza la sua azione pastorale. Tema principale del Convegno è stata l’identità della famiglia in ambi-to sociale ed ecclesiale ma, una realtà emergente, è stata quella della famiglia disgregata. Da una analisi dei relatori è emersa la capacità di cogliere lo spirito di questo tempo “Una Profezia in evoluzione”, un nuovo tipo di Famiglia, non più poggiata sull’autoritarismo, o su certezze patriarcali, ma sul primato della relazione in seno alla famiglia stessa. Una famiglia è vera, se sono vere le relazioni e in quan-to tale, produce relazione con altre famiglie e con il mondo circostante. (Giovanni e Letizia Minuta)

In D

ioce

si

Quasi tre lustri. Da tanto tempo la Chiesa Madre di

Raffadali, dedicata alla vergine e martire sant’Oliva, è chiusa per lavori di restauro. Un lasso di tempo ingiustificato, eccessivo, opprimente, che ha visto morire per sempre, nel cuore dei fedeli di Raffadali, la speranza di veder-la riaprire al culto.

La sfida è stata subito raccolta dal nuovo Direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Curia, Don Giuseppe Pontillo, che già l’11 novembre, a poche settimane dalla nomina, prendendo carta e penna ha rivolto un invito dai toni determinati e inequivocabili alla Sovrintendenza, al Comune di Raffadali e al Direttore dei lavori: “La situazione di fatto non è più

accettabile ed è urgente definire il completamento dei lavori e la riapertura della Chiesa”.

E Don Pontillo è andato subito oltre, giusto per puntualizzare la gravità della situazione: “Il danno arrecato alla Comunità ecclesiale di Raffadali è incalcolabile, non-ché il danno culturale e patrimo-niale per la mancata fruizione del bene architettonico in oggetto”.

Detto, fatto: il 24 novembre un primo sopralluogo ha interessato i dirigenti della Sovrintendenza, i tecnici e gli amministratori del Comune di Raffadali, e l’Ufficio Beni Culturali della Curia Arcive-scovile. Da quel primo incontro è

scaturito un secon-do appuntamento, fissato per il 30 no-vembre, presenti anche le due ditte: quella incaricata dalla Sovrinten-denza a completare i lavori di restauro delle colonne, e quella incaricata dal Comune, che si occuperà della pavimenta-zione e del rifacimento del pro-spetto della Chiesa.

Completati entro dicembre i lavori di restauro, la ditta incari-cata dal Comune si è detta pron-ta a completare entro tre mesi gli altri lavori. Potrebbe quindi

essere possibile, entro il mese di luglio, in occasione della festa solenne della Madonna dei Ma-lati, dedicare la Chiesa e l’altare e quindi rendere nuovamente fruibile al culto la Chiesa Madre, restituendo così al popolo di Raf-fadali la propria identità religiosa, culturale, morale e sociale.

Giuseppe Livatino

Per Santa Barbara messa in minieraRealmonte minatori e vigili del fuoco celebrano la santa patrona

Anche in un’altra miniera ormai in disuso, quella della Ciavolotta sulla SS 115, subito dopo Villaggio Mosè, sarà ricordata santa Barba-ra giorno 4 dicembre. Promotore dell’iniziativa è Vittorio Virone che da anni cura la cappella di Santa Barbara presso la miniera e lotta con le istituzione affinchè il luogo, da lui custodito, non resti chiuso e venga reso fruibile dal pubblico.

La storia della cappella della mi-niera è stata abbastanza travaglia-ta. La statua della Santa arrivata in miniera nel 1965 poi scomparsa e ritrovata sepolta tra enormi mace-rie di tufo e lamiere fu restaurata e deposta all’interno della grotta da Pietro Baldacchino. Successivamen-te Vittorio Virone, che si definisce “miracolato” da una grave malattia, dopo un’apparizione di Santa Barbara, continuò a prendersi cura della cappella.

Page 8: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo06 Dicembre 2009Attualità

diario multimedi@le«Altro che “radici cristiane”:

bersaglio della Lega è proprio la Chiesa»

Caro diario,mantengo subito la promessa della volta scorsa e torno ad occuparmi dell’ineffabile finezza con cui certi leghisti sot-tolineano le distanze da chi, anche minimamente, ardisce non pensarla come loro, nonché, in genere, da chi non possiede, poveraccio, l’altissimo onore d’essere “padano” (“doc” o “d’importazione”). Sto già documentandomi e te ne riferirò, con tanto di nomi e cognomi degli “onorevoli” protagonisti di insulti da trivio e minacce da “gangsters” contro “stranieri” e “terroni”; ma nell’attesa, caro diario, eccoti qui diverse pallottole di sterco d’un altro dei tiri al bersaglio preferiti dai leghisti: la Chiesa Cattolica. Leggi un po’ quel che ha pubblicato, di recente, “la Re-pubblica”, e capirai anche perché m’ha sempre dato molto fastidio vedere spesso (e non volentieri) in tv, fra i “suppor-ter” leghisti, persino qualche “padre” (non di famiglia). «I vescovi dovrebbero tacere, perché sono una razza in via d’estinzione. Forse un giorno capiranno che sono fuori dal mondo» (cioè dalla “Divina Padania”). Un inizio “alla grande” per dirti che su vari siti “padani” non si contano più gli attacchi, gli oltraggi e le miserabili infamie verso i prelati che osano criticare la Lega. Per esempio, il “Forum” del movimento politico giovanile della Lega Nord, nella sezione “politica e cultura” (“politica”? “cultura”???) è un inesauribile susseguirsi di invettive verso preti e Vesco-vi indignati da xenofobie e respingimenti: e allora forza, “sbattere in faccia” ai preti, «la loro ipocrisia e la loro avi-dità. Dire pubblicamente che sono gentaglia che mira solo a far soldi sulle spalle di chi lavora e di chi soffre. Sempre mantenendo una ferrea correttezza verbale, senza mai fargliene passare liscia una. Anche perché sono cose che pensa la maggior parte delle persone, compresi i cattolici. E che sono, degli intoccabili superiori al resto del mondo»? In sostanza, la Chiesa, per i leghisti (ma com’è che quei tali “padri”- non di famiglia - non si vergognano mai a rima-nersene zitti?), è formata solo da “un branco di ipocriti”; e un menagramo arriva pure ad augurarsi che crepino tutti e subito, visto che «l’età media dei preti e dei vescovi è dalla nostra parte, non dalla loro, per fortuna». L’immigrazione, poi, per la Chiesa sarebbe addirittura «un affare miliarda-rio… Campano sulla disperazione della gente mentre loro si fanno fare i baciamano con le mani coperte d’anelloni con rubino». Altro bersaglio, Mons. Antonio Maria Vegliò, Presiden-te del Pontificio Consiglio per i Migranti, reo d’una dura critica a quel gran gentiluomo del ministro Roberto Cal-deroli: «Solito falso pretaccio. Sai dall’alto di tutti i quat-trini che ha nelle tasche quanto gliene frega della morte di tanti poveri esseri umani inghiottiti dalle acque del Medi-terraneo»? «Il Vaticano e i suoi adepti stanno veramente rompendo le noci - ringhia un tizio, mentre un genio della politologia propone addirittura di «annettere il territorio del Vaticano e sbattere a calci nel culo i preti e il Papa ad Avignone». Ed ancora sulla “deriva immigrazionista della Chiesa”. «Molti preti purtroppo stanno dimenticando la trave nel loro occhio e continuano a sentenziare contro il popolo, in nome della tolleranza e della pace, tacciando-lo di intolleranza, razzismo. Un giorno però il popolo po-trebbe anche diventare davvero intollerante e razzista, ma nei confronti della Chiesa che lo insulta», della “pretaglia cattocomunista”. «Forse un giorno questi vescovi capiran-no che sono fuori dal mondo e che non è accusando, ma proponendo, che si fa la volontà del Signore» (mica sa-ranno pure “padri”, questi?). Delirio finale. «Famiglia Cri-stiana, organo dei “cattocomunisti”, dovrebbe invece chia-marsi “Famiglia Musulmana”, poiché “ha abbandonato da tempo il Cristianesimo». Loro no, invece; facciamoli tutti “santi subito” in vita, caro diario: “padri” (non di famiglia) compresi.

Nuccio Mula

Tutta da dimenticare, per l’Akragas, la tredicesima di andata del campionato di Eccellenza girone A.

La squadra di Orazio Pidatella, infatti, dopo avere puntato al possesso palla per tutta la gara, si lascia battere da una mode-sta Enna, che coglie la prima vittoria stagio-nale. Il disastro è accaduto all’ottantaduesi-mo quando, un rilancio del portiere di casa, imbecca l’attaccante Alessandro, tutto solo davanti all’incolpevole Barbello, che nulla può fare per evitare la capitolazione. Una sconfitta che lascia il segno in una squadra che punta a vincere il campionato, con gli sportivi che subiscono, anche loro, l’ama-rezza per una battuta d’arresto, che poteva essere evitata. L’Akragas resta attardata in classifica, con la capolista Favara che vanta ben sette lunghezze sulla squadra bianco azzurra, costretta a rivedere i suoi piani dopo il pareggio casalingo con il Kamarat e la brutta caduta con l’Enna.

Tutto bene per il Favara che allunga la striscia dei risultati e rafforza sempre più la sua posizione in classifica e potrebbe, con qualche ritocco, vincere un torneo, ancora alla ricerca di una squadra leader. I Favare-si opposti al fanalino di coda Campobello di Licata trovano gioco e gol e natural-mente, quei punti che la indicano regina del campionato. A Cammarata all’insegna dell’equilibrio il derby tra il Kamarat e la Gattopardo, con due squadre che hanno deliziato gli sportivi presenti al campo dei

Salaci, dove hanno giocato una gara a viso aperto, con tante azioni di gioco e interes-santi iniziative. Nel campionato di Pro-mozione, raggruppamento A, continua la marcia del Ribera, che alla luce dei risultati d questa domenica, consolida sempre più la sua posizione in classifica. La squadra crispina, con una condotta di gara impec-cabile, cala un poker di gol al malcapitato

Isola delle Femmine. Giornata positiva anche per Raffadali che, nell’anticipo di sa-bato, vince in casa del Terrasini per 2 reti a zero e per il Cianciana, che si aggiudica di misura il derby con il Gemini. Sconfitte esterne per il Canicattì e per lo Sciacca, che perdono rispettivamente con il Castellam-mare e con il Carini.

Salvatore Sciascia

Panorama Sportivo

RISULTATI E CLASSIFICA CALCIO DILETTANTISTICO

ECCELLENZA GIR. A ECCELLENZA A PROMOZIONE GIR.A

C. BAGHERIA - MARSALA ASD 2-0 ENNA - AKRAGAS 1-0FAVARA C. - CAMPOBELLO L. 3-0KAMARAT - GATTOPARDO P. 0-0RIVIERA MARMI - PARMONVAL 1-1 S.ARENELLA PA. - FOLGORE S. 1-1SC MARSALA - C.VILLABATE 1-0Ha riposato SANCATALDESE

Favara 25 Ribera 1954 28Gattopardo 21 Valderice 27Folgore S. 20 A. Campofranco 25Kamarat 20 Castellammare 24SC Marsala 20 Favignana 22Marsala Asd 20 Cianciana 21Akragas 19 Atl.Alcamo 19Parmonval 17 Raffadali 19

PROMOZIONE GIR. AAT. CAMPOFRANCO - AT.ALCAMO 0-0C. TERRASINI - RAFFADALI 0-2CAMPOBELLO - VALDERICE 1-2CARINI - SCIACCA 2-0CASTELLAMMARE - CANICATTÍ 1-0CIANCIANA - S.G. GEMINI 1-1FAVIGNANA - STRASATTI 2-1RIBERA 1954 - ISOLA FEMMINE 4-0

C.Bagheria 16 Canicattì 16C.Villabate 14 Campobello 15Riviera Marmi 13 S.G.Gemini 14Sancataldese 13 C.Terrasini 14Enna 13 Strasatti 10S.Arenella 7 Isole Femmine 10Campobello L. 4 Sciacca 10Licata 1931 ritirato Carini 6

L’Akragas gioca, Enna vince

EUROpA Il 1° dicembre è entrato in vigore il trattato di Lisbona

Il miglior compromessoL’entrata in vigore del Trat-

tato di Lisbona è stata salu-tata con entusiasmo da parte dei cittadini e delle forze politiche di “fede europeista”, sull’onda della convinzione che finalmente l’Ue abbia così raggiunto una piena maturità politica, un più chiaro profilo giuridico e istituzionale, basi più solide per proseguire il processo di integrazione avviato nel secondo dopoguerra. D’altro canto, Lisbona è ritenuto una sciagura da chi all’Europa comu-nitaria non crede, giudicando ogni parziale cessione di sovra-nità verso Bruxelles l’“inizio del-la fine” dell’integrità nazionale a tutto vantaggio di un “supersta-to” lontano dai cittadini.

Ovviamente né l’uno né l’altro estremo aiutano a comprendere una realtà che è ben più articola-

ta di ogni faziosa semplificazio-ne. Occorre piuttosto fare i conti con le concrete acquisizioni e, per converso, con i veri punti deboli del Trattato. Le centinaia di pagine di testo certo non fa-voriscono una lettura “popolare” dell’articolato (del resto quanti sono gli italiani che hanno mai letto la Costituzione repubbli-cana e quanti possono afferma-re di conoscerla davvero?), ma qualche elemento portante bal-za all’occhio.

L’accordo raggiunto nella ca-pitale portoghese nel 2007, poi ratificato dai 27 Stati membri e divenuto vincolante dal 1° di-cembre, definisce ad esempio le regole di funzionamento di una “casa comune” ampliatasi dopo la caduta del Muro di Berlino, cresciuta per numero di nazio-

ni aderenti, con 500 mi-lioni di cit-tadini e con una mag-gior dote di competenze (dall’agri-coltura alle infrastrut-ture, dalla ricerca alla tutela della s ic urez z a fino alla sa-lute dei consumatori). Lisbona delimita inoltre i rapporti tra le istituzioni dell’Unione (Consi-glio, Parlamento, Commissio-ne), nonché fra queste e gli Stati membri. Dal 1° dicembre, poi, sono individuate alcune norme per rendere più trasparente l’Ue.

Altrettanto rilevanti vanno considerate le innovazioni in-trodotte dalla Carta dei diritti fondamentali allegata al testo, la quale conferisce valore co-gente a diritti e libertà irrinun-ciabili. Una nota particolare riguarda il fatto che l’articolo 17 struttura finalmente rap-porti stabili e reciprocamente rispettosi fra l’Ue e le chiese presenti nel vecchio continen-te.

La nuova “legge quadro” mette però in luce interro-gativi su questioni di grande rilevanza: si pensi alla confer-mata preminenza del “meto-do intergovernativo” rispetto a quello “comunitario”, traduci-bile nel fatto che il timone del-la costruzione europea resta in mano alle cancellerie piuttosto che ai cittadini e alle istituzio-ni comuni. La conferma viene dal fatto che il principale orga-no politico e decisionale resta il Consiglio europeo, dove siedono i governi nazionali, piuttosto che l’Europarlamen-to, eletto dai cittadini, oppure la Commissione, “governo dell’Unione”, posta al servizio del “bene comune europeo”

rispetto al più angusto e spesso confliggente interesse dei singoli Paesi.

È inoltre possibile rilevare, su questa strada, come le due nuo-ve figure istituzionali create dal Trattato - il presidente “stabile” del Consiglio e l’Alto rappresen-tante della politica estera e di si-curezza - risultano indebolite sin dai loro primi passi, non dispo-nendo di un preciso “statuto” e di competenze sufficientemente definite. Senza poi entrare nel merito dei tanti settori politici esclusi, in parte o in toto, dalle competenze comunitarie, quali la difesa, il fisco, l’immigrazione, come se oggi, in tali ambiti, cia-scun paese potesse “fare da sé” di fronte a sfide che travalicano i confini nazionali e persino con-tinentali.

Si può allora confermare che il Trattato di riforma appare quale il miglior compromesso attualmente raggiungibile sulla scena europea. Ma non si può negare come esso abbia smarri-to - o almeno per ora accanto-nato - lo “spirito costituente” che aveva attraversato l’Europa ne ll’ultimo decennio. Ugualmente Lisbona non assegna ai cittadini quella centralità politica che essi dovrebbero avere in una costru-zione democratica. Resta dun-que più che mai attuale il moni-to di ispirazione risorgimentale secondo il quale, “fatta l’Europa, occorre fare gli europei”.

Gianni Borsa

bENI CONFISCATI ALLA mAFIA

Deludente autogolL’ipotesi legislativa sulla vendi-

ta dei beni confiscati alla crimi-nalità organizzata costituisce “un autentico e deludente autogol per la giustizia sociale e la sicurezza dei cittadini onesti e di coloro che sono impegnati sul fronte della pratica concreta della lega-lità e del positivo sviluppo socio-economico del nostro Paese”.

Si legge così in una nota in-viata dalla Fondazione San Vito Onlus, un ente costituito dal ve-scovo della diocesi di Mazara del Vallo, che gestisce beni confiscati dal 2003 per il loro riutilizzo so-ciale.

Nella nota la Fondazione si dice “nettamente contraria alla vendita dei beni confiscati alla mafia perché tale evenienza co-stituirebbe un “favore dello Sta-to” a coloro che come “lupi rapa-ci insaziabili” hanno depredato vite umane e territori”. Inoltre, ri-cordano, “il riutilizzo sociale dei beni confiscati richiede un serio sostegno finanziario da parte dei

comuni che sono proprietari e primi responsabili dei beni. Non possiamo più permettere – affer-ma la Fondazione San Vito onlus - che i beni confiscati (immobili, terreni, altri strumenti) già nel pieno possesso dei comuni, ri-mangano inutilizzati per anni o, peggio ancora, siano qualche volta pressoché in ‘uso’ a paren-ti-‘amici’ dei soggetti incriminati per associazione mafiosa”. Si tratta, “in alcuni casi, di un vero e proprio ‘pugno allo stomaco’. La Fondazione propone, in alterna-tiva alla ipotesi di vendita dei beni confiscati: “l’affidamento diretto tramite la Prefettura competen-te (dal Demanio all’ente privato, con durata almeno trentennale) ad enti del privato sociale che ab-biano dato prova concreta di af-fidabilità e di pulizia ‘morale’nel gestire altri beni confiscati”; e che il Governo, “crei un apposito Fondo per sostenere gli enti che gestiscono i beni”.

Sir