L'Amico del Popolo

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N. 15 del 18 Aprile 2010 Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net Anno 55 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento Pur non volendo addentrarci nell’analisi della recente competizione elettorale, ri- teniamo opportuno accennare ad alcune questioni, utili per leggere questo momento della vita politica del nostro Paese. È certamente da rilevare l’aumentata quo- ta dei non votanti, che mi pare segnali una progressiva sfiducia nei confronti della poli- tica. L’ombra dell’antipolitica si allarga, con- giuntamente alla crescita dei partiti che hanno una forte componente territoriale, o che provano a cavalcare l’onda lunga della radicalizzazione dello scontro istituzionale. Altre due componenti si sono variamente intrecciate. Mi riferisco alla sempre più fre- quente spettacolarizzazione dello scontro politico, con il connesso innalzamento dei toni e le relative semplificazioni elettora- listiche. Ed, inoltre, alla diffusa tendenza a personalizzare, in modo spesso davvero in- sopportabile, la dialettica e il conflitto tra gli schieramenti. Questi fattori comportano, altresì, un cer- to mascheramento delle istanze program- matiche e dei punti focali delle varie propo- ste politiche; fino al punto che spesso non si riesce con chiarezza a distinguere né le posi- zioni tra le parti in campo, né le differenze. Ora delle due l’una: o non ci sono significa- tive diversità, oppure il dibattito pubblico in Italia si è negli ultimi decenni progressiva- mente deteriorato, a scapito della partecipa- zione sociale, e della corretta informazione sullo stato di salute della Repubblica. La teoria politica ci insegna che lo Stato liberale per poter superare le sue crisi ha necessariamente bisogno del responsabile concorso dei cittadini, e quindi di un’opinio- ne pubblica all’altezza dei principi stessi del- la democrazia. La dimensione della cittadi- nanza è tanto più funzionale alla buona vita della nazione quanto più essa risulta consa- pevole e ricca di azioni partecipative. Fabio Mazzocchio continua a pag. 5 Teatro Pirandello: convegno sulle politiche di sviluppo 2 di Salvatore Pezzino 3 La mostra di Caravaggio alle Scuderie del Quirinale di U.S. CULTURA CITTÁ Tra le spire dei partiti É questa l’immagine che ci sovviene, da un po’ di tempo a questa parte, sentendo parlare incessantemente, di rimpasto o ribaltone nella giunta Zambu- to. Un atto necessario se si vuole far approdare la città a quelli che sono i finanziamenti euro- pei che la Regione ha il compi- to di suddividere tra i progetti presentati e ritenuti idonei a riceverli. Duplici sono gli aspet- ti, non certo molto chiari, che si presentano dinanzi ai nostri oc- chi. Primo: se non si appartiene ad un determinato schieramen- to politico è difficile ottenere l’approvazione dei progetti pre- sentati alla Regione per ottenere i soldi che, l’Unione Europea, stanzia per la nostra terra, rite- nuta ancora, una zona sottosvi- luppata; secondo: la corsa alla poltrone che, caratterizza questi giorni di dialogo pre-impasto. Il primo punto, se dovesse essere la realtà e non soltanto una giusti- ficazione alle pressioni che giun- gono sulla persona del nostro primo cittadino, mostrerebbe lo scenario di malaffare esistente all’interno del sistema buro- cratico della Regione. Se infatti per entrare a far parte di coloro i quali possono beneficiare di una fetta della grande torta dei fondi europei, non sono impor- tanti i progetti presentati ma il colore politico di chi presenta il progetto, ciò significa che, sono esclusi, in primis, tutti coloro i quali sono di diversa estrazione politica e che, tra tutti quelli che hanno lo stesso colore, vincitore uscirà chi avrà l’appoggio o “aiu- tino” più forte. Proprio quello che la cultura della meritocra- zia e del pensiero libero dalla lordura della “illegalità” ricerca da tempo di eliminare ma che, a quanto pare, risiede ancora stabilmente in alcuni ambienti. La corsa alle poltrone e la loro spartizione è la conseguen- za di questo ricorrere alla forza politica che permetterà di acce- dere ai fondi europei. Dunque si snatura il progetto della città al di sopra dei partiti con la na- scita della città tra le spire dei partiti i quali è come se stessero realizzando un “ricatto” affin- chè per poter cambiare e rinno- vare le cose si deve fare un tuffo nel passato, riaprendo la porta a coloro i quali la popolazione agrigentina l’ha sbattuta la por- ta in faccia votando nel maggio del 2008, il sindaco Zambuto contro la coalizione di centro- destra e centro-sinistra. Ma oggi, la primavera agrigentina sta lentamente trasformandosi nell’autunno agrigentino, ed i volti che dovrebbero ricoprire le poltrone dell’esecutivo sono quelli dei politici non eletti nel- la scorsa tornata elettorale, o soggetti molto vicini ad assessori o onorevoli ma comunque sog- getti che, negli anni precedenti hanno permesso che si realiz- zasse il dissesto finanziario, si aumentasse la tariffa idrica dando vita alla tariffa più cara d’Italia e che si ci trovasse con le casse vuote e la città in ginoc- chio. Ci auguriamo che il buon senso ma soprattutto il bene della città sia messo al primo posto e prevalga. LdP Ribera una città “stupefacente” 4 di Enzo Minio PROVINCIA 6 Una comunità in festa: B.M.V. del Carmelo di Agrigento di Tina Camillieri VITA ECCLESIALE L’Italia chiama la buona politica PANORAMA POLITICO Il mistero e la fede S ono quasi 100 mila i fedeli che, in questi primi giorni, si sono fermati in silenzio davanti alla Sindone. Da sabato 10 aprile, Torino è stata invasa dai pellegrini: 12 mila il giorno dell’apertura, quasi 50 mila la prima domenica e 30 mila il lunedì. Numeri che hanno spinto gli organizzatori a chiedere ai pellegrini di rispettare gli orari del- le visite comunicati al momento dell’iscrizione (obbligatoria) in modo da evi- tare, nonostante il lavoro di 4 mila volontari, inevitabili ingorghi nei punti di accesso. L’arrivo davanti alla Sindone, esposta in un’apposita teca trasparente all’inter- no del duomo, è preceduto da un percorso all’interno dei giardini reali. Prima dell’ingresso a gruppi in basilica, all’interno di una camera oscura, viene offerta la possibilità di una pre-lettura del velo attraverso un breve filmato che descrive i segni della passione rimasti impressi sul lino. Si tratta della terza esposizione della Sindone negli ultimi 12 anni, dopo le ostensioni del 1998 e del 2000. Nonostante questo, il suo mistero sembra rima- sto immutato così come la devozione dei fedeli. «Qual è il fascino che questo sacro Lenzuolo suscita nella moltitudine di per- sone che verranno a Torino per vederlo e contemplarlo?», ha affermato l’arcive- scovo di Torino, card. Severino Poletto, nell’omelia di apertura dell’ostensione. «Noi sappiamo – ha ricordato – che la nostra fede non si fonda sulla Sindo- ne, bensì sui Vangeli e sull’annuncio che i testimoni, gli Apostoli, ci hanno dato della risurrezione di Gesù«. Nonostante questo, «la Sindone, ed è qui il suo fascino misterioso, è un grande aiuto alla fede e alla preghiera dei credenti perché c’invita a meditare sulla Passione del Signore, di cui essa ci presenta i segni visibili. Le parole Pas- sio Christi, Passio hominis che ho scelto come motto di questa Ostensione – ha aggiunto il cardinale – ci invitano a mettere in relazione la passione così carica di sofferenza del Signore Gesù con le tante passioni, croci e sofferenze che, nel corso della storia e in particolare anche oggi, segnano la vita dell’umanità e ci invitano a scoprire come la passione del Signore illumina di luce nuova le nu- merose e spesso inspiegabili croci che gravano sulle spalle di tante persone». continua a pag. 7 SCIACCA La lenta agonia delle Terme TEATRO PIRANDELLO Intitolazione del foyer a Pippo Montalbano Con una cerimonia-tributo, svoltasi giovedì 8 aprile, la città di Agrigento ha voluto ricordare un suo figlio prematuramente scomparso che tanto ha fatto per la sua terra. Pippo Montalbano sarà sempre ricordato anche grazie al foyer del Tea- tro. A pag. 2 Le terme di Sciacca (ma anche quelle di Acireale) continuano la loro lenta e lunga agonia. Il bilancio 2009 si chiude con una perdita d’eser- cizio di 2,5 milioni di euro. Una cifra colossale che si aggiunge ai circa 1.2 milioni dei due anni precedenti. Filippo Cardinale continua a pag. 4 REGIONE SICILIA Lombardo all’ARS: «un complotto contro di me» Dopo le rivelazione di un pnetito che accusa il Preisdente della Regione di essere in rapporto con la mafia, Lombardo, si è recato all’ARS dove, in una dichiarazione, ha portato a conoscenza di sala d’Ercole un complotto ordito ai suoi danni. A pag. 5

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edizione del 18 aprile 2010

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N. 15 del 18 Aprile 2010Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net

Anno 55

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

Pur non volendo addentrarci nell’analisi della recente competizione elettorale, ri-teniamo opportuno accennare ad alcune questioni, utili per leggere questo momento della vita politica del nostro Paese.

È certamente da rilevare l’aumentata quo-ta dei non votanti, che mi pare segnali una progressiva sfiducia nei confronti della poli-tica.

L’ombra dell’antipolitica si allarga, con-giuntamente alla crescita dei partiti che hanno una forte componente territoriale, o che provano a cavalcare l’onda lunga della radicalizzazione dello scontro istituzionale. Altre due componenti si sono variamente intrecciate. Mi riferisco alla sempre più fre-quente spettacolarizzazione dello scontro politico, con il connesso innalzamento dei toni e le relative semplificazioni elettora-listiche. Ed, inoltre, alla diffusa tendenza a personalizzare, in modo spesso davvero in-sopportabile, la dialettica e il conflitto tra gli schieramenti.

Questi fattori comportano, altresì, un cer-to mascheramento delle istanze program-matiche e dei punti focali delle varie propo-

ste politiche; fino al punto che spesso non si riesce con chiarezza a distinguere né le posi-zioni tra le parti in campo, né le differenze. Ora delle due l’una: o non ci sono significa-tive diversità, oppure il dibattito pubblico in Italia si è negli ultimi decenni progressiva-mente deteriorato, a scapito della partecipa-zione sociale, e della corretta informazione sullo stato di salute della Repubblica.

La teoria politica ci insegna che lo Stato liberale per poter superare le sue crisi ha necessariamente bisogno del responsabile concorso dei cittadini, e quindi di un’opinio-ne pubblica all’altezza dei principi stessi del-la democrazia. La dimensione della cittadi-nanza è tanto più funzionale alla buona vita della nazione quanto più essa risulta consa-pevole e ricca di azioni partecipative.

Fabio Mazzocchiocontinua a pag. 5

Teatro Pirandello: convegno sulle

politiche di sviluppo

2di Salvatore Pezzino 3

La mostra di Caravaggio alle

Scuderie del Quirinale

di U.S.

CulturaCittÁTra le spire dei partiti

É questa l’immagine che ci sovviene, da un po’ di tempo a questa parte, sentendo parlare incessantemente, di rimpasto o ribaltone nella giunta Zambu-to. Un atto necessario se si vuole far approdare la città a quelli che sono i finanziamenti euro-pei che la Regione ha il compi-to di suddividere tra i progetti presentati e ritenuti idonei a riceverli. Duplici sono gli aspet-ti, non certo molto chiari, che si presentano dinanzi ai nostri oc-chi. Primo: se non si appartiene ad un determinato schieramen-to politico è difficile ottenere l’approvazione dei progetti pre-sentati alla Regione per ottenere i soldi che, l’Unione Europea, stanzia per la nostra terra, rite-nuta ancora, una zona sottosvi-luppata; secondo: la corsa alla poltrone che, caratterizza questi giorni di dialogo pre-impasto. Il primo punto, se dovesse essere la realtà e non soltanto una giusti-ficazione alle pressioni che giun-gono sulla persona del nostro primo cittadino, mostrerebbe lo scenario di malaffare esistente all’interno del sistema buro-cratico della Regione. Se infatti per entrare a far parte di coloro i quali possono beneficiare di una fetta della grande torta dei fondi europei, non sono impor-tanti i progetti presentati ma il colore politico di chi presenta il progetto, ciò significa che, sono esclusi, in primis, tutti coloro i quali sono di diversa estrazione politica e che, tra tutti quelli che hanno lo stesso colore, vincitore uscirà chi avrà l’appoggio o “aiu-tino” più forte. Proprio quello che la cultura della meritocra-zia e del pensiero libero dalla lordura della “illegalità” ricerca da tempo di eliminare ma che, a quanto pare, risiede ancora stabilmente in alcuni ambienti.

La corsa alle poltrone e la loro spartizione è la conseguen-za di questo ricorrere alla forza politica che permetterà di acce-dere ai fondi europei. Dunque si snatura il progetto della città al di sopra dei partiti con la na-scita della città tra le spire dei partiti i quali è come se stessero realizzando un “ricatto” affin-chè per poter cambiare e rinno-vare le cose si deve fare un tuffo nel passato, riaprendo la porta a coloro i quali la popolazione agrigentina l’ha sbattuta la por-ta in faccia votando nel maggio del 2008, il sindaco Zambuto contro la coalizione di centro-destra e centro-sinistra. Ma oggi, la primavera agrigentina sta lentamente trasformandosi nell’autunno agrigentino, ed i volti che dovrebbero ricoprire le poltrone dell’esecutivo sono quelli dei politici non eletti nel-la scorsa tornata elettorale, o soggetti molto vicini ad assessori o onorevoli ma comunque sog-getti che, negli anni precedenti hanno permesso che si realiz-zasse il dissesto finanziario, si aumentasse la tariffa idrica dando vita alla tariffa più cara d’Italia e che si ci trovasse con le casse vuote e la città in ginoc-chio. Ci auguriamo che il buon senso ma soprattutto il bene della città sia messo al primo posto e prevalga.

LdP

Ribera una città “stupefacente”

4di Enzo Minio

provinCia

6

Una comunità in festa: B.M.V. del Carmelo

di Agrigento

di Tina Camillieri

vita eCClesiale

l’italia chiama la buona politica

panorama politiCo

il mistero e la fedeSono quasi 100 mila i fedeli che, in questi primi giorni, si sono fermati in

silenzio davanti alla Sindone. Da sabato 10 aprile, Torino è stata invasa dai pellegrini: 12 mila il giorno

dell’apertura, quasi 50 mila la prima domenica e 30 mila il lunedì. Numeri che hanno spinto gli organizzatori a chiedere ai pellegrini di rispettare gli orari del-le visite comunicati al momento dell’iscrizione (obbligatoria) in modo da evi-tare, nonostante il lavoro di 4 mila volontari, inevitabili ingorghi nei punti di accesso.

L’arrivo davanti alla Sindone, esposta in un’apposita teca trasparente all’inter-no del duomo, è preceduto da un percorso all’interno dei giardini reali. Prima dell’ingresso a gruppi in basilica, all’interno di una camera oscura, viene offerta la possibilità di una pre-lettura del velo attraverso un breve filmato che descrive i segni della passione rimasti impressi sul lino.

Si tratta della terza esposizione della Sindone negli ultimi 12 anni, dopo le ostensioni del 1998 e del 2000. Nonostante questo, il suo mistero sembra rima-sto immutato così come la devozione dei fedeli.

«Qual è il fascino che questo sacro Lenzuolo suscita nella moltitudine di per-sone che verranno a Torino per vederlo e contemplarlo?», ha affermato l’arcive-scovo di Torino, card. Severino Poletto, nell’omelia di apertura dell’ostensione.

«Noi sappiamo – ha ricordato – che la nostra fede non si fonda sulla Sindo-ne, bensì sui Vangeli e sull’annuncio che i testimoni, gli Apostoli, ci hanno dato della risurrezione di Gesù«.

Nonostante questo, «la Sindone, ed è qui il suo fascino misterioso, è un grande aiuto alla fede e alla preghiera dei credenti perché c’invita a meditare sulla Passione del Signore, di cui essa ci presenta i segni visibili. Le parole Pas-sio Christi, Passio hominis che ho scelto come motto di questa Ostensione – ha aggiunto il cardinale – ci invitano a mettere in relazione la passione così carica di sofferenza del Signore Gesù con le tante passioni, croci e sofferenze che, nel corso della storia e in particolare anche oggi, segnano la vita dell’umanità e ci invitano a scoprire come la passione del Signore illumina di luce nuova le nu-merose e spesso inspiegabili croci che gravano sulle spalle di tante persone».

continua a pag. 7

◆ sciaccaLa lenta agonia delle Terme

◆ TeaTro pirandeLLointitolazione del foyer a pippo MontalbanoCon una cerimonia-tributo, svoltasi giovedì 8

aprile, la città di Agrigento ha voluto ricordare un suo figlio prematuramente scomparso che tanto ha fatto per la sua terra. Pippo Montalbano sarà sempre ricordato anche grazie al foyer del Tea-tro. A pag. 2

Le terme di Sciacca (ma anche quelle di Acireale) continuano la loro lenta e lunga agonia. Il bilancio 2009 si chiude con una perdita d’eser-cizio di 2,5 milioni di euro. Una cifra colossale che si aggiunge ai circa 1.2 milioni dei due anni precedenti.

Filippo Cardinalecontinua a pag. 4

◆ regione siciLiaLombardo all’ars: «un complotto contro di me»

Dopo le rivelazione di un pnetito che accusa il Preisdente della Regione di essere in rapporto con la mafia, Lombardo, si è recato all’ARS dove, in una dichiarazione, ha portato a conoscenza di sala d’Ercole un complotto ordito ai suoi danni. A pag. 5

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� L’Amico del Popolo18 Aprile 2010CittàIn Breve palazzo di cittÁ� Convegno sulle politiche di sviluppo urbano

Valorizzare e recuperare

la Settimana di Eugenio Cairone

Lavorare. “Quelli che sono al potere, hanno l’obbligo di inviare i fi-

nanziamenti se sono persone serie. Vogliamo fatti e non il-lusioni”.

É un commento tra i tanti che si sentono in questi giorni.Gli agrigentini, non hanno dubbi sulla necessità che occor-

ra lavorare sodo per la città. Ed è un’intera città a lamentarsi per un andazzo che non si riesce più a sopportare. In questo contesto, invece che mettersi al lavoro per la soluzione dei problemi, si spreca il tempo alla ricerca di nomi nuovi graditi alle coalizioni.

Non sarebbe, invece, meglio mettersi al lavoro seriamente “al di sopra dei partiti” tornando, cioè, all’originario progetto?

Quando Zambuto venne eletto, l’Amministrazione messa su ebbe il gradimento dei cittadini per il modo con il quale si

è cercato di affrontate le situazioni. Sindaco ed assessori avevano iniziato davvero un nuovo

modo di rapportarsi con la gente, soprattutto quella residente nei quartieri.

Fu un periodo quasi idilliaco a cui non eravamo abituati.Ma con il trascorrere del tempo, forse, è passata la voglia

di essere come altri non sono mai stati cioè a diretto contatto con la popolazione.

Dalla “città al di sopra dei partiti”, si è passati alla “città ma-novrata dai partiti” con condizioni che sanno di “ricatto”.

Un “ricatto” che, naturalmente, va respinto se si vuole vera-mente il bene di questa città. Questo è un dato certo.

Prima ancora di un rimpasto per far contenti i leader di turno, serve ragionare su come uscire dalle emergenze.

Serve tornare all’antica quando tutto sembrava finalmente modificato in positivo. Forse perché si erano già scelti gli uo-mini giusti.

sale

scende L’odio per la cittàEbbene, non c’è altro modo per poter definire il sentimen-to dell’agrigentino tipo, nei confronti della propria città. Se si amasse, se la si sentisse come un pezzo della propria carne, del proprio corpo non si dovrebbe assistere allo scempio quotidiano delle feci dei cani sui marciapiedi, dei cretini che incendiano le palme o i cassonetti dei rifiuti, dei maleducati che sputano e gettano mozziconi di siga-retta per terra. Se si amasse come casa propria dovrebbe essere splendente come una cittadina della Svizzera ed invece... è un letamaio grazie all’amore dei propri abitanti.

I Vigili Urbani

Sono tante le segnalazioni e le lamentale che ci provengono da più parti sulla situazione della viabilità agrigenetina, ma soprattutto di un “vedo non vedo” di alcuni vigili urbani. Se ad esempio vi è tolleranza zero sui parcheggi dinanzi la posta anche per solo per il tempo di un operazione al bancomat altrettanto non avviene in via Imera, con tanto di segnale di divieto di sosta, per il par-cheggio selvaggio dinanzi a due istituti bancari. Perchè ci chiede la gente? Perchè chie-diamo noi a chi è preposto a tale servizio?

Organizzato dall’assessorato regionale per le infrastrutture e la mobilità si è tenuto

al Teatro Pirandello di Agrigento un convegno sul tema “Politiche di sviluppo urbano negli Enti locali”.

Nel dibattito sono intervenuti il Capo di gabi-netto dell’assessorato, Salvatore Falsone, il diret-tore, Vincenzo Falgares, i dirigenti dello stesso assessorato, Giancarlo Teresi e Belinda Vacirca e l’assessore regionale alle Infrastrutture, Luigi Gentile.

«É stata – ha affermato l’assessore Genti-le - un’occasione di confronto sull’attuale fase operativa della strategia politica per lo sviluppo urbano, in riferimento anche al sistema dei tra-sporti ed alla sostenibilità energetico–ambienta-le degli edifici. La riunione – conclude Gentile – è servita anche a fare il punto sulle iniziative di impiego delle risorse comunitarie destinate al settore. Stiamo lavorando a fondo per rilanciare l’economia nella nostra provincia – ha aggiunto – per puntare sulle infrastrutture e sul risveglio dell’edilizia perchè solo così si può dare occupa-zione e benessere, oltre a garantire un volto di-

verso alla provincia di Agrigento».Al convegno hanno partecipato nume-

rosi sindaci ed amministratori della pro-vincia di Agrigento interessati a sfruttare le nuove opportunità contenute nei bandi. Particolare attenzione è stata dedicata al tema del recupero e della valorizzazione del patrimonio edilizio dei centri storici, con un incremento dell’indotto economi-co tra imprenditoria ed artigianato, ed al piano casa recentemente approvato con la possibilità di ricostruire e ampliare gli edifici.

Il convegno ha rappresentato un’impor-tante occasione per illustrare quelle misure che la Regione mette a disposizione di Enti Locali e privati e che, attraverso l’utilizzo di fondi comu-nitari, possono contribuire alla ripresa socio-economica della Sicilia.

«Puntiamo sui centri storici - ha sottolinea-to Gentile nel suo intervento - per consentire a tutti quei cittadini che vogliono ristrutturare di usufruire di tassi di interesse agevolati, e con il contributo della Regione potremo rimettere in

circolo circa trecento milioni di risorse. Per quanto riguarda la ri-qualificazione urbana, sono stati pubblicati i bandi per i comuni che attraverso i PIST pre-senteranno i progetti»

Alle parole dell’assessore Gentile hanno fat-to eco quelle del sindaco di Agrigento, Marco Zambuto che si è impegnato, entro il 15 aprile insieme ai Comuni che fanno parte del PIST (Favara, Porto Empedocle, Raffadali, Aragona, Comitini, Realmonte, Siculiana), a presentare un progetto di area grande all’interno della quale saranno valorizzati i progetti sulla riqualificazio-ne del centro Storico.

«Si tratta – ha detto Zambuto – della prima volta che il comune di Agrigento cerca di utiliz-zare questo tipo di finanziamenti. Se teniamo conto che accanto a questi progetti, se ne con-cretizzeranno altri già approvati, riusciremo a mettere insieme circa 20 milioni di euro che co-stituiranno un significativo contributo al rilancio dell’economia del nostro territorio».

Salvatore Pezzino

Pippo Montalbano, l’attore agrigentino scomparso lo scorso anno, è stato ricor-dato come meritano di essere ricordati gli illustri personaggi. Al-l’attore è stato intitola-to, infatti, il Foyer del teatro Pirandello alla presenza dei familiari.

Forse, quando ven-ne deciso di chiamare con il suo nome il Foyer, non si era imma-ginato di richiamare, in occasione della cerimonia, tantissima gente che ha conosciuto Pippo lo ha apprezzato e ha voluto rendergli omaggio.

Giovedì 8 aprile, il teatro Piran-dello era stato affollato di autorità, uomini politici, amici, registi e colleghi dell’indimenticabile at-tore. A ricordarne la figura, sono giunti in città Fabrizio Catalano, Marco Tullio Giordana regista dei Cento Passi, Domenico Cen-tamore, il Brusca nel “Capo dei Capi”, Luigi Lo Cascio e Gianfran-co Jannuzzo.

A ricordare il proprio amico e collega, non potevano non esser-

ci gli attori del Piccolo Teatro e, soprattutto, due persone di tea-tro come gli agrigentini Bellomo, padre e figlio. Francesco che fa il produttore e il papà Nino che ha fatto del teatro la sua grande pas-sione e ancora calca il palcosceni-co con prestigio.

Nino Bellomo ha definito “spe-ciale” il legame con Pippo Mon-talbano. Prima ancora di essere colleghi sul palcoscenico, Bellomo e Montalbano, sono stati colleghi d’ufficio. Una conoscenza di vec-chia data, insomma. E non poteva che essere commovente il ricordo dell’amico che vive grazie anche a quella lapide che si trova nel foyer del teatro agrigentino, a perenne memoria. (Eugenio Cairone)

il foyer intitolato a pippo Montalbano

teatro pirandello

Spettacoli Teatro Pirandello

la baronessa di carini

UnIVersItÁ Consegna attestati corso lingua araba

Si terrà sabato 17 aprile alle ore 11.00, nell’au-la magna Luca Crescente del Polo universitario di Agrigento, la cerimonia conclusiva del corso di lin-gua araba che ha interessato 31 allievi. Il corso, orga-nizzato dall’Università di Agrigento e dalla “Founda-tion of Abdul Aziz Saud Al Babtam Prize For Poetic Creativity”, è stato attivato lo scorso 8 marzo. Agli studenti che hanno partecipato al corso e alla fine valutati idonei, saranno consegnati gli attestati alla presenza di Joseph Mifsud, presidente del Polo Uni-versitario, del delegato della fondazione Abdel Kaled Rahamane (nipote del presidente della fondazione Babtain), del docente dell’Università di Sousse in Tu-nisia Abdouli Touhami e del coordinatore del corso di arabo, coadiuvato da un mediatore linguistico che ha assistito gli allievi nell’acquisizione dei contenuti illustrati dai docenti.

assessorato soLIdarIetÁ Bonus per anziani ultra 65enni

Il Comune di Agrigento ha disposto un fondo per l’assistenza agli anziani di età superiore ai 65 anni, soli e in condizione di indigenza, che avevano presentato domanda nel settembre del 2009 presso gli uffici dei servizi sociali a Fontanelle. Ciascun beneficiario ri-ceverà un totale annuo di 1.097,88 euro, con assegni mensili da 91,49 euro, secondo quanto previsto dal decreto numero 1629 del 5 agosto 2009. L’ammon-tare complessivo della cifra trasferita dall’assessorato regionale alla Famiglia al Comune di Agrigento è di 47.208 euro.

assessorato Verde pUBBLICo arriva l’agronomo

L’assessore comunale al Verde pubblico, Ro-salda Passarello, comunica che a seguito di gara a trattativa privata, al dottore forestale Filippo Mac-cari è stato conferito l’incarico per il periodo apri-le- dicembre 2010 e per un importo complessivo di 9.127,95 euro, per la redazione del capitolato d’oneri ed elenco prezzi, nonché la direzione lavori e contabilità relativi al servizio di manutenzione del verde pubblico del territorio comunale per l’anno 2010.

aLBo pretorIo affissi i redditi dei consiglieri comunali

L’ingegnere Salvatore Lauricella è il più “ricco” del Consiglio comunale di Agrigento. Il vicepresi-dente del Consiglio, esponente del Pd, ha denuncia-to un reddito lordo di 225.227 euro, distanziando di gran lunga gli altri colleghi consiglieri. La tabella dei redditi dei componenti del civico consesso è stata pubblicata nei giorni scorsi all’albo pretorio del Comune, tratta dalle dichiarazioni complete presentate dagli interessati relativamente al 2008 e comprendente anche la specificazione degli im-mobili e dei beni mobili registrati, oltre a quelli dati facoltativamente per il coniuge convivente. Dopo Lauricella il reddito più rilevante è quello di France-sco Alfano con 122.239 euro annui, sempre al lordo, e poi Piero Marchetta con 120.405 euro. Al di sopra della soglia dei 100 mila anche Antonino Amato (con 118.404 euro), Giuseppe Gramaglia (106.133 euro) e Giuseppe Micciché (102.463 euro). Seguo-no Nello Hamel con 83.607, Fabio Cordova con 64.227, Sergio Burgio con 51.892, Giuseppe Cum-bo con 50.644, Calì con 48.753, Alessandro Sollano con 48.513, Carmelo Callari con 46.274, Andrea Cirino con 44.338, Carmela Vaiana con 40.522, Putrone con 35.697, Picarella con 34.596, Raccuia con 30.699, Giuseppe De Francisci con 28.227, Giovanni Civiltà con 27.637, Davide Lo Presti con 26.400, Maria Pia Vita con 25.228, Angela Galvano con 22.785, Giuseppe Salsedo con 22.532, Gianlu-ca Spinnato con 22.483, Ennio Saeva con 22.149, Maurizio Calabrese con 20.922, Giuseppe Arnone con 17.485, Elisa Virone con 17.194. Il più “pove-ro” é Roberto Vella che ha dichiarato un reddito di 15.218.

La “Baronessa di Carini”, ardente gentildonna dei Lan-za di Trabia, che, esiliata da Palermo per volontà del ge-nitore (la ragazza dava scan-dalo, pare),si invaghì- nel confino campagnolo- di un suo avvenente cugino.Tresca segreta, naturalmente, fino a quando, per la spiata di un fraticello scandalizzato, il vecchio barone decise di “fare giustizia”. Precipitata all’infer-no (così la leggenda e così il mu-sical di Cucchiara) donna Laura venne raggiunta dall’amante: am-bedue destinati a farsi diavolesca compagnia per l’eternità.

Tutto questo viene allegramen-te raccontato da Tony Cucchiara tra balli e canzoni che ammicca-no all’epica popolare e con felice ironia la traducono in Opera Rock, attraver-so un’operazione che, per i fantasiosi costu-mi di Roberto Laganà e le coreografie ben cadenzate di Renato Greco, prende spasso-sa distanza dall’antico e si raccomanda ai gu-sti musicali di oggi. Ne viene fuori uno spet-tacolo sempre vivace, scanzonato e piacevo-lissimo, in un clima di raffinato naif.

Al “Pirandello” sono previste le repliche di giovedì 15 aprile, alle

ore 20,30, venerdì 16 alle ore 17, sabato 17 nuovamente alle ore 20.30 ed, infine, domenica 18 apri-le alle ore 17.

I biglietti sono in vendita presso il botteghino del teatro a partire da giovedì 15 aprile, dalle ore 10 alle ore 13 e dalla ore 14 alle ore 18 ed un’ora prima dell’inizio dello spet-tacolo.

Foto Tornatore

Foto www.agrigentoweb.it

É iniziata con la Fiaccolata per le vie della città, la Settimana dell’integrazione, organiz-zata da Caritas diocesana, USMI, Ufficio Mi-grantes ed Ufficio Missionario con il patroci-nio del Comune di Agrigento.

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Cultura �L’Amico del Popolo18 Aprile 2010

Sabato 10 aprile Santa Elisabetta ha vissuto un momento davvero speciale. Sono stati con-segnati ufficialmente, da parte del locale grup-po Speleologico, circa quaranta libri antichi, re-cuperati dalle stanze dell’abbandonato e ormai fatiscente palazzo Casà.

L’intervento del G.S.S.E. all’interno dell’anti-co immobile sabettese è avvenuto domenica 14 febbraio ed in condizioni difficili, determinate dall’incessante pioggia che quel giorno ha in-teressato il paese, tanto che è stato necessario un’operazione di vera e propria “speleologia ur-bana”.

All’interno del palazzo Casà, stabile risalen-te alla metà dell’800 ed edificio civile più anti-co di S. Elisabetta, i volontari speleologi hanno recuperato, oltre ad antichi testi liturgici come messali, pentagrammi gre-goriani ed istruzioni dogmatiche (diver-si dei quali, risalenti alla fine del ‘700 ed all’inizio dell’800, presentano le firme dei sacerdoti Amormino e Di Stefano), alcu-ni documenti relativi all’attività dell’ormai chiusa, ma mai dimenticata, Radio Co-meta. Inoltre, sono state rinvenute alcune tesi di laurea e lavori su Luigi Pirandello, provenienti da tutta Italia e confluiti nel-la biblioteca parrocchiale sabettese anni fa in occasione di un concorso avente ad oggetto l’opera teatrale del drammaturgo agrigentino.

I libri, letteralmente strappati all’acqua piovana, sono stati asciugati ed affida-ti alle cure dei volontari, i quali si sono occupati anche della loro catalogazione. Tale lavoro è stato reso necessario dalle condizioni nelle quali i volumi sono sta-ti ritrovati, abbandonati nelle fredde ed umide stanze dove sarebbero stati defi-nitivamente smarriti a causa dell’incuria e del completo abbandono in cui versa il palazzo Casà, rimasto incredibilmente

con la porta aperta e spalancata per anni ma adesso opportunamente serrato dai volontari del G.S.S.E.

Terminati i lavori di asciugatura e di catalo-gazione, i preziosi volumi sono stati consegnati alla Parrocchia del paese, legittima proprietaria dei testi, nella persona del parroco Calogero Morgante: in tal modo, facendo giustizia di una inspiegabile negligenza protrattasi negli anni, sono stati recuperati beni librari dal sicuro va-lore culturale, della cui disponibilità la comuni-tà sabettese potrà adesso fruire e che andranno certamente ad impreziosire il patrimonio carta-ceo della locale Biblioteca Parrocchiale “Paolo VI”.

Una mostra dedicata al celeber-rimo, e celebratissimo, “genio

lombardo” in un’ottica radicalmen-te innovativa e aggiornata.

In anni recenti, il gran numero di ricerche, studi, esposizioni e in-terventi sulle vicende biografiche e artistiche di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio ha confermato l’universale e crescente interesse intorno alle vicende artistiche del pittore e al suo ruolo cardine all’in-terno della storia dell’arte degli ulti-mi quattrocento anni. É questo lo sfondo e il clima in cui è nata l’idea di una nuova e ambiziosa - pur nella sua “semplicità” - iniziativa espositiva. Una mostra lineare ed emozionante, immaginata secon-do un criterio assolutamente rigo-

roso, presentata al pubblico in un percorso sintetico, non antologico, incentrato sulle sole opere “capitali”, vale a dire sulle sole opere di Cara-vaggio storicamente accertate.

La scelta di privilegiare l’autogra-fia sicura dei dipinti ha portato a escludere la produzione variamente riferita alla sua “bottega”, così come sono state poste a margine, quasi lasciate momentaneamente in so-speso, le “ulteriori versioni” e tutte le questioni sulle quali la critica del Novecento si è più volte confronta-ta, e continua a farlo, con pareri non sempre concordi. Il risultato finale è un percorso coerente e rigoroso che getta una nuova luce sui diversi momenti del sofferto iter evolutivo del linguaggio di Caravaggio: un percorso emozionante e cristallino che depura ed esalta l’eccezionalità e unicità della sua opera.

In mostra opere tra le più rap-

presentative del-l’artista lombardo come la Canestra di frutta (fiscella) dalla Veneranda Biblioteca Am-brosiana di Mila-no, il Bacco dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, e altri capolavori dai più importan-ti musei d’Italia e del mondo; una sorta di omaggio all’unicità dell’opera di Caravaggio proprio nell’anno dedicato alle ce-lebrazioni per i quattrocento anni dalla morte del maestro lombardo.

La mostra delle Scuderie del Quirinale si pone, quindi, come un nuovo e appassionato momento di riflessione, un’occasione unica per penetrare l’essenza dell’arte del pit-

tore “terribilmente naturale”, il suo rivoluzionario e sbalorditivo crite-rio di naturalismo, la sua ostinata, seppure dialettica, deferenza al vero, irriducibile a schemi e a scuo-la, solitaria nella sua grandezza e poesia. Alle Scuderie del Quirinale fino al 13 giugno 2010.

U.S.

In mostra il CaravaggiosICIlIanItÁ roma Scuderie del Quirinale

Uno strano romìto

appunti Venerdì 16 aprile alle ore

17.30 presso la Sala confe-renze “Marco Tangheroni” della Biblioteca-Museo Lui-gi Pirandello in via Imera, 50 ad Agrigento verrà pre-sentato il libro di Elita Ro-mano “Una sola storia”.

Venerdì 16 aprile alle ore 17.30 in occasione della XII Settimana della Cultura, verrà inaugurata, presso il Museo archeologico regio-nale di Agrigento la mostra di Roberto Perotti “I segni del sacro”.

Si terrà giovedì 22 aprile presso la biblioteca comu-nale Palazzo Stella a Cani-cattì alle ore 18.00 il con-vegno “Vittorio Bachelet, l’uomo, l’interiorità, l’eredi-tà a trent’anni dalla scom-parsa”.

Presso la Scala Reale della provincia regionale di Agri-gento è allestita la nuova mostra del pittore Salvatore Bellanca dal titolo “I fiori d’acanto - Dal mito all’im-mortalità”. Si tratta di una personale che si avvale del patrocinio dellla Presidenza del Consiglio provinciale, realizzata dallo studio arti-stico Il giardino delle Espe-ridi. La collezione di opere, esposte fino al 25 aprile, rappresenta un dialogo ser-rato tra mito, natura e cul-tura nella Magna Grecia.

Questa settimana vogliamo far conoscere e ricordare il martire e teologo luterano Dietrich Bonhoeffer. L’interesse per la sua coraggiosa te-stimonianza e per le linee portanti di un proget-to teologico che ha come orizzonte il mondo e la storia, non ha conosciuto battute d’arresto.

Nato a Breslavia il 4 febbraio 1906, l’attuale Wroclaw, in Polonia, da una famiglia dell’alta borghesia, studiò teologia a Tubinga e a Berlino, dove a soli 21 anni, conseguì il dottorato, difen-dendo una tesi in ecclesiologia sulla Comunione dei Santi, pubblicata nel 1930 con il titolo Sancto-rum Communio. Numerosi i soggiorni all’estero che ne caratterizzarono la formazione. Nel 1929 a New York, frequenta la comunità afro-americana; nel 1930 a Londra inizia il suo rapporto epistola-re con il Mahatma Gandhi, che desiderava forte-mente incontrare, sebbene non vi riuscì. Nel 1931 fece ritorno in Germania per dedicarsi all’eserci-zio della docenza all’Università di Berlino.

Critico fin da subito nei confronti del potere nazista, nel 1933 aderì con prontezza alla Chiesa Confessante, comunità che si era staccata dalla Chiesa evangelica ufficiale, la quale riconosceva l’autorità del regime. Nello stesso anno, per la sua strenua resistenza al nazionalsocialismo, si vide costretto a ritornare a Londra dove seguirà due comunità evangeliche tedesche. Nel 1939 rientra in Germania. Il 5 aprile del ’43 fu arrestato e rin-chiuso nel carcere di Tegel, nei sobborghi di Ber-lino. Venne impiccato nel campo di concentra-mento di Flossembürg il 9 aprile del 1945, poco prima della fine della guerra.

A soli trentanove anni, Bonhoeffer, oltre alla sua eroica testimonianza, consegnava alla pre-dicazione delle chiese, alla storia della Teologia e della filosofia, una enorme mole di scritti (oltre diecimila pagine). Tre le sezioni in cui possono essere suddivisi: opere pubblicate in vita; quelle postume curate dall’amico Eberhard Bethge) e al-

tri scritti (lettere, sermoni, diari, relazioni, appunti, saggi, meditazioni e testi relativi all’attività universitaria).

Tra tutte le opere di Bonhoeffer Re-sistenza e resa è quella che ha suscitato grande interesse, a livello mondiale, circa il dibattito teologico, segnandolo incisiva-mente. Del resto, è stato già detto e scritto che «nel panorama teologico del Novecento solo la fortuna della seconda versione del commento di Karl Barth all’ Epistola ai Romani (1922) [la prima versione è del 1919, nda] è paragonabile a quella di Resistenza e resa».

Molti i grandi temi affrontati da Bonhoef-fer: questione ecumenica, esegesi biblica, etica, la sequela di Cristo in un contesto di violenza ... Tra tutti, ci piace sottolineare quello che pare più impegnativo ed impellente anche per la nostra Chiesa: il confronto con la realtà della secolariz-zazione postmoderna. In tale contesto la fede

cristiana, personale e responsabile, è da declinare in un mondo ormai divenuto «adulto» nel quale emerge anche la figura di un «cristianesimo non religioso».

Nella fede e con la fede, amiamo pensare che, nella plurale «communio sanctorum», i martiri di ogni confessione cristiana abbiano superato tutti gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento della piena unità; per questo vogliamo apprende-re la lezione-testimonianza del giovane pastore luterano, martire di Flossembürg.

Alfonso Cacciatore

Sta ‘nta ‘na grutta lu santu rumitu,/chi prega ed offri la so’ pinitenza,/pi tutti chiedi pirdunu e climen-za,/a Diu, ch’è Patri d’Amuri infinitu.

Perché lo chiamassero “Don Pietro Capitano”, non si sa bene; certo è che nel paesino – un migliaio di abitanti in tutto – era un vero personaggio. Come si potesse provare l’impressione di avere a che fare con una persona squisi-ta, non appena gli si rivolgeva la parola, è un mistero. La sporcizia, che lo copriva da capo a piedi, infatti, avrebbe dovuto respingere ogni contatto.

Viveva in una capannuccia alla periferia del paese, fa-ceva canestri di vimini e se il ricavato non bastava per sfa-marsi, si decideva a chiedere un tozzo di pane.

Era proprio nel chiedere l’elemosina che si rivelava la dignità di quest’uomo, e come la sua intima purezza fosse in contrasto col suo aspetto esteriore: “Che, signora Car-mela, se lo troverebbe un tozzo di pane? Se non c’è, non si preoccupi, sarà per un’altra volta”. “Oh, sì, don Pietro. Salgo a prenderlo”. “Deve salire per me? Non vorrei tanto disturbo. Ripasserò un’altra volta, e mi scusi, sa. Dio glie-ne renda merito”.

Forse era il tono della voce – così calmo, profondo - che conquistava. Dargli qualcosa diventava un piacere e il vederlo così unto e bisunto, con i piedi nudi enormi che non avevano conosciuto mai scarpe, non disturbava neppure la vista, perché si faceva guardare dentro, con l’occhio del cuore.

Don Pietro Capitano sentiva la solidarietà come il suo primo dovere: forse perché convinto di essere debitore verso tutti, salutava tutti con un garbo timido e signorile. Non si portava, poi, un morto al cimitero senza che egli fosse dietro ad accompagnarlo: tutti lo accettavano come uno di famiglia.

Quella di accompagnare i defunti all’ultima dimora era proprio la sua caratteristica: presente alla Messa, e poi, tra parenti e amici, dietro il feretro che percorreva la via prin-cipale del paese.

Così, per quella contraddizione che è l’anima della real-tà, don Pietro Capitano straccione, mendicante, privo di ogni risorsa economica, finiva con l’essere considerato ad un tempo l’ultimo ed il primo del paese: l’ultimo per la sua miseria, il primo perché il più conosciuto e forse in-cosciamente il più amato.

Don Pietro di questo non si rendeva conto e pertanto si portava dentro una grossa preoccupazione: temeva che nessuno si sarebbe occupato di lui per dargli degna sepol-tura. Ormai era vecchio e, pur non essendo stato mai am-malato, da qualche tempo lo si vedeva meno in giro per le strade.

Gli venne incontro massaro Fernando: si prese la sua capanna con l’impegno di pensare al fabbisogno del vec-chio negli ultimi giorni di vita e dopo la morte.

Questa arrivò ben presto, come una cara amica attesa da tempo e che non delude per la sua delicatezza. Non ci fu infatti bisogno di chiamare il medico, se non per con-statare che un bel mattino don Pietro Capitano aveva chiuso gli occhi per sempre.

A massaro Fernando mancava il cuore di lasciare chiu-dere il cadavere del suo amico nella disadorna cassa che il comune apprestava per i Poveri che non avevano nes-suno.

Pensava già di mettere del suo per comprare una cas-sa decente e per le spese della chiesa, quando, rovistando tra la paglia, ove giaceva il morto, scoprì delle ciotole di terracotta con dentro dei soldi di metallo, ormai privi di valore.

Ebbe un’idea: chiamò il banditore, che si mise in giro ad annunciare, a suon di tamburo, la morte di don Pie-tro Capitano, esortando la gente a partecipare ai funera-li “come qualmente se lo meritava, dato che lui, da vivo, aveva accompagnato tutti i morti del paese”.

La gente non se lo fece dire due volte. Fu un vero accor-rere per vedere l’ultima volta don Pietro. Intanto, le cioto-le con i soldi furono messe all’asta, come portafortuna e ricordo del defunto.

Si potè così raggranellare tanto da comprare una cassa quasi di lusso e pagare non solo il funerale in chiesa, ma anche la banda musicale, che accompagnò, assieme ad una gran folla, il feretro fino al cimitero.

Mai si era visto un funerale così solenne. Qualche raro forestiero, vedendo la gran folla, domandava: “Chi è mor-to?” “Don Pietro Capitano! Volevo dire, che si trattava d’un gran personaggio!”.

Piresse

santa elIsabetta Palazzo Casà

recuperati 40 libri antichi

C. sardo ed. Mondadori € 18,50

Vento di Tramontana

Inaugurata presso la Provincia Regionale di Agri-gento la “Galleria dei presidenti”, contenente 22 ritratti, realizzati dalla prof.ssa Antonietta Meli, dei presidenti e dei commissari prefettizi succedutosi alla carica di presidente della Provincia regionale dal dopoguerra ad oggi. A scoprire la targa, insieme al presidente del Consiglio Provinciale Raimondo Buscemi, il presidente D’Orsi. Da segnalare che non tutti i presidenti ritratti si sono riconosciuti nei ritratti e provvederanno a sosti-tuirlo con uno realizzato su commissione.

Foto Tornatore

l’autore della resistenza e resateologIa Dietrich Bonhoffer

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� L’Amico del Popolo18 Aprile 2010Provincia

Brevi provincia

Lunga e lenta agonia Sciacca-terme Capitolo secondo

porto empedocle Aperta la stagione della crocieristica

Aperta la stagione crocieristica a Porto Empe-docle. É arrivata, nei giorni scorsi presso il porto empedoclino la prima nave da crociera, la “Ng Explorer” di 6.476 tonnellate di stazza della compa-gnia “Lex Explorer” in crociera nel Mediterraneo. A bordo 143 passeggeri, principalmente di nazionalità statunitense. La motonave farà ritorno a Porto Em-pedocle il 19 aprile prossimo. Due soste che permet-teranno ai crocieristi di poter scendere a terra per poter visitare le bellezze del territorio. Il 20 aprile, invece è atteso l’arrivo della nave da crociera “Vista-mar” proveniente da Gabes in Tunisia che sosterà in porto per alcune ore per poi riprendere il largo alla volta di La Valletta.

lAmpedusA ultimati i lavori nell’aerostazione

In vista della prossima stagione estiva, sono stati ultimati dall’Ast aeroservizi – la società che gestisce i servizi nello scalo aeroportuale di Lampedusa – i lavori di rifacimento dell’ingresso dell’aerostazione. Sono state completamente abbattute le barriere architettoniche che, fino a qualche tempo fa, non permettevano un facile accesso ai disabili all’inter-no della struttura, e nel contempo sono stati risiste-mati e piastrellati oltre che gli accessi anche l’ampio spazio antistante l’aerostazione, uno dei luoghi di maggior utilizzo dei passeggeri in transito durante il periodo estivo quando, data la frequenza dei voli, l’edificio aeroportuale a stento riesce a contenere il flusso turistico. Lavori utili considerato che ancora per un paio d’anni questa aerostazione sarà utilizza-ta, in attesa del completamento di quella nuova.

rifiuti la discarica resta aperta

Prorogata la chiusura della discarica di Siculian che raccoglie i rifiuti provenienti dai Comuni del-l’Ato Ag2 Gesa. La ditta Catanzaro che gestisce l’im-pianto ha infatti accolto la richiesta dell’amministra-tore unico della società d’ambito, Teresa Restivo, e dell’assemblea dei sindaci di tenere un incontro per risolvere la questione dei crediti vantati dalla stessa impresa. Nel frattempo ha concesso una proroga di una settimana. Nel corso dell’assemblea con i sin-daci dei 19 paesi aderenti a Gesa, la Restivo è stata chiara: la situazione è drammatica perché non c’è soltanto l’impresa Catanzaro da pagare, ma anche le ditte che svolgono il servizio di prelievo e smalti-mento dei rifiuti che vantano un credito consisten-te; non solo, ma il personale di queste ultime deve ancora percepire il saldo del 20% dello stipendio di febbraio e giovedì prossimo va in scadenza quello di marzo.

Ato idrico l’assemblea approva il bilancio

L’assemblea dei sindaci dell’Ato idrico ha appro-vato il bilancio consuntivo 2009, il bilancio di pre-visione 2010 ed il bilancio triennale per il periodo 2010-2012. Votati tutti e tre gli strumenti finanziari, l’assemblea è stata sciolta e sarà convocata in altra data dal presidente Eugenio D’Orsi. Prossimamente l’assemblea dovrà affrontare il nodo del nuovo rego-lamento di utenza e della nuova struttura tariffaria, già predisposti da Girgenti Acque, modificati dagli uffici dello stesso Ato idrico e che ora, prima di ap-prodare all’assemblea per essere approvati, saranno oggetto di incontri con le categorie sociali.

(continua dalla prima) La privatizzazione languisce nell’indifferenza di una Regione che dal 1999, con una apposita legge, trac-ciava il solco del nuovo corso.

Il termalismo nella sua tipologia tradizio-nale, cioè di cura, non attira più presenze, se non quelle proprie essenziali. Tanto è vero che il fatturato degli stabilimenti termali è di 650 mila euro per anno, a fronte di una spesa del personale di 1,3 milioni di euro.

L’assessore regionale al Bilancio, Miche-le Cimino, sta predisponendo la somma di circa 4 milioni di euro per acquisire il 27% delle azioni ancora detenute dall’Azienda autonoma delle Terme. Rimarrà, dunque, la Regione l’unico socio della società termale. A questo punto, la Regione dovrebbe deci-dere cosa fare, soprattutto sull’ingresso di un socio privato.

Quanta quota sociale mettere in vendita? Quali saranno i requisiti che dovrà avere il socio privato? Ma soprattutto capire su quale solco deve viaggiare il rilancio delle

terme. Su tutto ciò vige il silenzio asso-

luto, non tanto per una voglia mat-ta di privacy, ma per il motivo che la Regione non ha ancora le idee chiare. In tutto ciò, il Comune di Sciacca è tenuto a debita distanza da ogni decisione da parte della Re-gione.

Una posizione, questa, che sem-bra essere assorbita senza reazione da parte dell’amministrazione co-munale. Oggi la società termale ha debiti che sfiorano i 10 milioni di euro. E in più una massa di credito-ri che già hanno fatto notificare le ingiunzio-ni. Gli stabilimenti, ma anche il Grande Al-bergo delle Terme, necessitano di interventi manutentivi seri. Ma soprattutto bisogna incrementare i posti letto. La società terma-le ha altri due alberghi, situati sul monte San Calogero, ma sono chiusi da decenni. Una pura follia da parte della Regione è quella di

aver consentito la costituzione della società per azioni senza l’apporto di capitale fresco, di cassa.

La Terme di Sciacca spa è stata costituita il 28 dicembre 2005. Da quella data attende ancora il “rilancio”. E a Palermo si continua a discutere.

Filippo Cardinale

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

L’ANGOLO DEL CONSUMATORE

Vorrei sapere a quali condizioni è possibi-le ottenere le agevolazioni prima casa (L.G., Agrigento).

Le condizioni per godere delle agevolazioni previste dalla legge (fin dal 1982) per l’acquisto della prima casa sono le seguenti:1) l’immobile acquistato non deve essere di lusso; tra le carat-teristiche che rendono un’abitazione “di lusso” vi è la superficie, che non deve superare i 240 mq; 2) l’immobile da acquistare deve trovarsi nel Comune in cui l’acquirente ha la residenza (o si impegni a stabilirla entro 18 mesi dall’ac-quisto) oppure, in alternativa, nel Comune ove l’acquirente svolge la propria attività lavorativa; 3) l’acquirente non deve essere titolare (nè in modo esclusivo, nè in comunione con il coniu-ge) di nessun diritto di proprietà, usufrutto, uso, abitazione su un’altra casa posta nel Comune in cui dovrà effettuare l’acquisto; 4) inoltre non deve essere titolare, neppure in parte, ed in tut-

to il territorio nazionale, di diritti di proprietà, uso, usufrutto, abitazione o nuda proprietà re-lativamente ad abitazioni già precedentemen-te acquistate, da lui o dal coniuge, godendo di agevolazioni prima casa. Per usufruire dei bene-fici riguardanti l’acquisto della prima casa non occorre che essa sia adibita ad abitazione prin-cipale. I requisiti di cui sopra devono sussistere al momento della stipula del contratto di rogito notarile, sul quale l’acquirente è tenuto a dichia-rarne esplicitamente il possesso. Tuttavia è pos-sibile iniziare a godere delle agevolazioni bene-fici già al momento della stipula del contratto preliminare di vendita (c.d. compromesso), con la promessa di risultare in possesso dei requisiti al momento della stipula del rogito.

Le agevolazioni riguardano, principalmen-te, la misura dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale, ed anche dell’IVA se si acquista da un’impresa.

La storia di Filippo alongiribera Un riberese contro il cancro

Primato della sanità in Sicilia. Arriva a Ce-falù, il primo trattamento in Italia per la cura del tumore, una terapia ad ultrasuoni focalizza-ti guidata dalle immagini, grazie ad un medico di Ribera, Filippo Alongi, specialista oncologo in radioterapia presso l’istituto scientifico “San Raffaele” di Milano e ricercatore del CNR.

Il giovane medico riberese ha effettuato pres-so l’ospedale “Giglio-San Raffaele” di Cefalù il primo intervento in Italia di termo-ablazione guidata con risonanza magnetica (MRgFus) su una paziente siciliana, di 56 anni, affetta da cancro, con l’equipe medica dei dottori Giorgio Russo e Domenico Messana.

La nuova apparecchiatura, che sarà inaugu-rata il 26 aprile prossimo a Cefalù dal ministro della Salute Ferruccio Fazio, effettua una terapia assolutamente non invasiva e rispettosa dei tes-suti sani intorno al tumore ed è la terza presente sul territorio italiano, dopo gli ospedali “Niguar-da” di Milano e l’“Umberto I” di Roma. É stata inventata in Israele e costruita negli Usa dove il dott. Alongi si è recato più volte per seminari di studi internazionali. É un eccellente riconosci-mento per il giovane professionista di Ribera che guiderà la procedura terapeutica, dove i ma-lati in day hospital potranno essere sottoposti al trattamento, assieme al dott. Giorgio Russo, fi-sico sanitario e all’equipe di radiologi esperti in risonanza magnetica del reparto di radiologia diretto dal dott. Domenico Messana. Si partirà inizialmente con due-tre pazienti al mese.

«Il trattamento di termo-ablazione focalizza-ta – ci dice il medico Filippo Alongi – usa il ca-

lore focalizzato degli ultrasuoni per distruggere il tessuto tumorale, al contrario della chirurgia che usa invasivamente il bisturi o della radio-terapia che utilizza le radiazioni ionizzanti. In comune con la radioterapia ha invece l’uso delle immagini diagnostiche, della risonanza magne-tica che guidano il medico specialista per effet-tuare il trattamento sul punto esatto dove c’è la massa tumorale, lasciando indenni i tessuti sani vicini».

Ma chi è Filippo Alongi?33 anni, nasce a Trieste dove, in ospedale, la-

vorava il padre Giuseppe. Per le scuole medie e per il liceo è già a Ribera. Si laurea a Palermo con 110 e lode, con pubblicazione della tesi. Muove i primi passi nel mondo oncologico palermita-no, ma consegue il titolo di specialista oncologo presso il prestigioso “San Raffaele” di Milano dove dal 2006 presta attività professionale.

Enzo Minio

A Ribera circola da tempo tanta droga, leg-gera e anche pesante, soprattutto tra i giovani. I dati sulla presenza e sul consumo di sostanze stupefacenti vengono fuori dalle dichiarazioni rilasciate dall’Arma dei Carabinieri, secondo cui il numero dei giovani adusi a droghe ultima-mente è raddoppiato non solo nel comprenso-rio geografico, ma anche a Ribera. Una attenta inchiesta fatta dalla rivista riberese “Paesemio” ha messo il dito nella piaga perché, facendo parlare un giovane che fuma e spaccia, ha per-messo di scoprire che la droga è molto diffusa, soprattutto nel mondo giovanile.

I carabinieri della locale tenenza continuano a segnalare giovani tra 18 e 20 anni, ma anche minori, alla prefettura per consumo personale di droghe, la cosiddetta erba, come hashish e marijuana. Circola pure la droga pesante come cocaina ed eroina, ma in misura minore perché molto costosa. Ciò avviene nelle piazze della cit-tadina, soprattutto quelle periferiche, gli istituti scolastici, quelli di ordine superiore, lo stesso corso principale e perfino alcune sale da gioco, i cui gestori sono stati denunciati e arrestati.

L’incremento massiccio e la presenza di so-stanze stupefacenti se hanno allarmato dav-vero la città e la sua popolazione, non hanno purtroppo fino ad oggi sortito molti effetti. Da quando il capitano dei carabinieri della com-pagnia di Sciacca La Rocca ha annunciato

pubblicamente in un convegno che il numero dei giova-ni che si drogano e spacciano era quin-tuplicato, nessuno ha preso dei prov-vedimenti o ha in-dicato delle iniziati-ve per dissuadere le giovani generazioni dal consumo perio-dico della droga.

Un giovane ha avuto modo di confessare alla rivista riberese che a fare uso delle droghe sono sia i ragazzi sia le ragazze, che gli stupefacenti vengono acquistati a Palermo e rivenduti a Ri-bera e che gli attori pare siano anche i ragazzi delle famiglie per bene, quelli a cui i soldi non mancano.

Ci chiediamo, di fronte alla crescita periodica delle sostanze stupefacenti, cosa possono fare le associazioni a qualsiasi livello, gli enti locali, la chiesa, ma soprattutto cosa devono fare i ge-nitori dei giovani, le famiglie che non possono non accorgersi dello sballo dei loro figli quando tornano a casa drogati, ubriachi e senza un cen-tesimo in tasca. Un interrogativo a cui bisogna dare una risposta !

E.M.

Una città “stupefacente”ribera In aumento il consumo di droga

Cammarata: la situazione politica

Ancora incerta la situazione politica cammaratese riguardante la formazione delle liste per le elezioni di Maggio. L’uni-ca cosa evidente è che, i rappresentanti dei diversi gruppi politici, non aderiscono in modo compatto ad alcuna coalizione. Non appena è stato noto che i consiglieri Francesco Lo Sardo e Francesco Giam-brone erano orientati ad aderire al grup-po di opposizione, il Sindaco Vito Diego Mangiapane, ritenendo che fossero venu-ti a mancare i rapporti di collaborazione ha provveduto alla revoca del mandato di Giunta per gli assessori Giuseppe Sac-co del Pdl Alfano, e Vito Barresi dell’Udc. Risulta quasi certa la ricandidatura dello stesso Sindaco uscente al quale una parte dell’Udc, di Forza Italia e dell’Mpa ha con-fermato il proprio appoggio tramite un manifesto. Il gruppo di opposizione, co-stituito da Giuliano Traina del Pdl Scalia, dall’indipendente Carmelo Reina, da Giu-seppe Mangiapane dell’Udc e dai gruppi politici Pdl Cimino, Pdl Alfano e Rifon-dazione Comunista, sembra ancora per-plesso sulla scelta del proprio candidato sindaco e dei consiglieri. Lo stesso grup-po sembra aver perso l’appoggio del Pd e del movimento Civitas. Il movimento “É l’ora”, che aveva proposto la possibilità di presentare una lista civica tramite il siste-ma delle primarie, ha reso noto che tra i 20 candidati alla carica di consigliere e i 2 a quella di sindaco, indicati dai cittadini dei quartieri, deciderà chi proporre uffi-cialmente e inizierà la fase della sottoscri-zione per la presentazione della propria lista. La data ultima per la presentazione delle liste è il 5 maggio.

Irene Catarella

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5 L’Amico del Popolo18 Aprile 2010Società

Un cartellone bianco con la scritta “Haiti” giace immer-

so a metà tra le macerie. Come la popolazione, ancora più misera e disperata di prima, un formi-caio caotico e brulicante di atti-vità che prova a sopravvivere di giorno tra calcinacci, puzzo in-sopportabile e immondizia. Ed è costretta a dormire sotto le stelle di notte, in una devastazione sen-za precedenti, la stessa dei primi giorni, veramente indescrivibile a parole.

Sotto le stelle ancora per poco, perché a breve inizierà la stagio-ne delle piogge e degli uragani, e la “nottata” sarà molto più dura da passare. E a tre mesi dal sisma del 12 gennaio che ha sconvol-to Port-au-Prince, provocando almeno 223.000 morti e oltre 1 milione e mezzo di senzatetto, qui siamo ancora in piena emer-genza.

Nel centro città, una delle zone più colpite dal sisma, la gente im-provvisa la vita accanto alle ma-

cerie della cattedrale, dei palazzi del potere sconquassati, delle chiese smembrate, degli ospedali e degli edifici accartocciati su sé stessi, perfino il cimitero, e chis-sà quanti - si dice - sono ancora sepolti là sotto. Le cifre ufficiali parlano di oltre 800 dispersi, ma tanti vivevano nelle bidonvilles senza nemmeno essere registrati come residenti, per cui potrebbe-ro essere molti di più.

«È un incubo, una situazione terribile mai accaduta in nessu-n’altra parte del mondo - afferma Mauro Ansaldi, coordinatore del team di dieci esperti di Caritas Internationalis, tutti alloggia-ti tra tende e camere affollate nella sede nazionale di Caritas Haiti. Sarà molto difficile venir-ne fuori perché non si sa come fare, da dove iniziare. La gente vive in alloggi di fortuna sopra le macerie, a migliaia non hanno tende, non si sa dove costruire gli alloggi temporanei. La risposta agli innumerevoli bisogni di una

popolazione già povera, con un governo annientato dal disastro, è molto complessa da realizzare. Temo che la fase dell’emergenza durerà molto più del previsto».

La confederazione Caritas ave-va lanciato un primo appello per 19 milioni di euro e le raccolte fondi in ambito cattolico hanno avuto un buon riscontro: solo al Catholic relief service (la Cari-tas americana) sono arrivati 100 milioni di dollari di offerte. Alla

Caritas italiana circa 10 milioni di euro, più i 2 milioni messi a disposizione dalla Cei e 1 milione dalla stessa Caritas. Nella prima fase di aiuti a oltre 40.000 fami-glie la Caritas si sta concentrando sulla distribuzione di alimenti, kit per costruire alloggi d’emergen-za, acqua e igiene, ma anche sul “cash for work”, retribuire cioè le persone con 5 dollari al giorno per piccoli lavori come rimuove-re le macerie o aprire canali.

«Speravamo di iniziare la se-conda fase a maggio - precisa Ansaldi - ma temo saremo co-stretti a distribuire ancora altre tende, perché è ancora impossi-bile costruire case prefabbricate temporanee». Secondo Ansaldi, la Conferenza dei 28 Paesi dona-tori, che si aprirà a New York il 31 marzo, «sarà una sfida enorme per la comunità internazionale, perché ancora non è chiaro cosa e come fare per la ricostruzione».

Per gli operatori umanita-ri presenti ad Haiti - si parla di circa 5.000 tra piccole e grandi realtà, molto poco visibili in ve-rità - si pone inoltre la questione “sicurezza”. È di pochi giorni fa la notizia del rapimento e rilascio, dopo una settimana, di due ope-ratrici europee di “Medici senza frontiere”. Anche camion e pul-mini vengono spesso assaltati e al tramonto il coprifuoco è per tutti assolutamente scontato. Del resto, come suggerisce Claudette La Joie, di Caritas Haiti, che con marito e tre figli dorme in strada come tutti gli altri perché non ha ancora una tenda, “il faut s’arran-ger” (bisogna arrangiarsi).

Patrizia Caiffa

diario multimedi@le«Storia vera di Pepe,

venditore di fiori, angelo dell’Uruguay»

Caro diario,ricordo ancora, e con soave, struggente malinco-

nia, le sere in cui la mia piccola Federica, infagottata nel suo lettino con gli occhiuzzi “a pampinedda”, mi chiedeva una favola che l’aiutasse a ronfare come un angioletto dopo una lunghissima giornata di birban-terie come diretta discendente di Attila, per la diurna e diuturna disperazione mia e della povera Manuela, incapaci di placarla eppure sempre pronti a mangiar-cela di baci dopo vari antipasti di urlaccioni e di pie-tose richieste d’aiuto al Signor Timpolonio, unico de-terrente in grado di riportarla a più miti esuberanze ma, ahinoi, quasi sempre fuori sede. Ed é per questo che, sere fa, Federica mi ha stupito: papino, ti prego, raccontami una favola. D’istinto avrei voluto sfode-rare il meglio delle mie antiche prodezze d’inventiva, popolate di personaggi demenziali e fascinosi; ma un’altra storia, stavolta vera, m’é venuto di narrarle. E cioè quella di Pepe, 76 anni il 20 maggio; di Pepe col suo bel faccione tirabaci, da nonno buono e amatissi-mo; di Pepe il venditore di fiori nei mercatini, a gua-dagnarsi la sopravvivenza fin da piccolo, tirando la carretta tra mille sforzi ma sempre con il sorriso sulle labbra. Tutta una vita a sudare assieme alla sua gente, quella di Pepe, guerrigliero senza ferocia e prigionie-ro vessato ma giammai vinto da quotidiane torture sia in cella sia, e per nove anni di fila, buttato a mar-cire in un pozzo ma tenuto vivo per lo svago dei suoi aguzzini; di Pepe poi nuovamente libero, a vendere ancora fiori ed a cantare serenate di passione ad una Libertà che non capitola neanche quando lacci e ca-tene fanno sbocciare altri fiori, d’angoscia e speranza, di resistenza ed indomabilità, da quelle piaghe sulle mani e sui piedi che, per ogni perseguitato, rimarran-no sempre aperte, poiché nessuna cicatrice potrà e dovrà mai celare, a lui e a tutti, scenari d’iniquità da additare, invece, a severi moniti per un futuro mai più tanto disumano. Mai fermo, Pepe, a dispetto dell’età che avanza e delle cartografie di dolore che gli brucia-no sul corpo e nell’anima come tatuaggi scorticanti: e sempre a vendere fiori, ad arringare, a non arrendersi mai, mentre il suo popolo gli si stringe attorno, rico-noscente e rapito dal fascino d’una povertà sventolata come un vessillo anche quando l’esistenza lo ripaga con inaspettate cariche di prestigio, pur costringen-dolo a sacrifici per lui fastidiosi ed insopportabili an-che più del carcere duro, come dover cambiare la sua carretta di fiori tirata a mano con un’auto blu, o dover mettersi, ma solo qualche volta, persino giacca e cra-vatta. Ma bisogna farlo: dinanzi a Pepe, ora, c’è tutto “un mondo alla rovescia”, così come lo vede da saggio e semplice popolano, e contro cui rimboccarsi ancora le maniche per cercare di raddrizzarlo e dare ancora una volta l’esempio alla sua gente; e allora Pepe con-tinua a sudare in camicia, come quando tirava quella carretta con cui vorrebbe, ma ormai non può, ripren-dere a girare i mercati, ma togliendosi anche qual-che piccola grande soddisfazione: anche ora solo un compenso minimo da venditore di fiori, una macchi-netta elettrica invece dell’auto blu, giacca e cravatta proprio se non se ne può fare a meno; e stare con la sua gente quando e come vuole. Questa, cara Fede-rica, la storia vera di Pepe, il venditore di fiori sma-nioso di cambiare “un mondo alla rovescia” che ha bisogno di Uomini come lui per potere riabilitare gli equilibri dell’ “humanitas”; questa la storia d’un vero “uomo del popolo”, come il Presidente operaio Lula in Brasile, come il Presidente militare di umili origini Hugo Chávez in Venezuela, come il Presidente sinda-calista Evo Morales in Bolivia. Questa la storia vera di Pepe o, meglio, di José Alberto Mujica Cordano, nato a Montevideo il 20 maggio 1934 e, dall’1 mar-zo 2010, Presidente dell’Uruguay dopo esserne stato “leader”, Deputato, Senatore e Ministro. Che Uomo, caro diario!

Nuccio Mula

haiti A tre mesi dal terremoto

Un incubo senza precedenti

Chiuso il 14 Apriile ore 12.00

Preoccupante è il tasso di con-flittualità che il dibattito tra i parti-ti frequentemente assume, ma è da guardare in modo ancor più grave che questo possa avvenire nella diffusa in-differenza, complice forse un servizio informativo contraddittorio e quasi militarizzato.

In questo clima si sta lentamente tornando a parlare di grandi riforme, di cambiamenti strutturali della am-ministrazione pubblica, di migliora-mento delle politiche sociali. Si è fatto qualche accenno anche alla necessità di riforme condivise, ma questo è un ritornello che da troppi anni sentia-mo, senza che ci siano grandi conse-guenze. Speriamo che, nonostante i tempi non sembrino ideali, si metta-no fattivamente in agenda le urgenze del Paese, a cominciare dalla riforma del welfare e da efficaci strumenti per il superamento della crisi economica, che le famiglie italiane continuano drammaticamente a sperimentare.

Auguriamoci una fase di distensio-ne in cui si intervenga sulle questio-ni che affliggono la vita degli italiani, sapendo che la condizione essenziale (come più volte si è detto dalle colon-ne di questo settimanale) è la buona politica e la sana progettualità sociale.

Fabio Mazzocchio

Continua dalla Prima

regione sicilia Le dichiarazioni di Lombardo all’ARS

«contro di me un complotto»É un intervento forte, ma sicuramente “depoten-

ziato” rispetto a quanto da lui stesso preannunciato, quello tenuto dal presidente della Regione Raffaele Lombardo. Aveva annunciato alla stampa che, du-rante la seduta dell’ARS, avrebbe fatto i nomi “dei politici collusi con la mafia”, così non è stato ma pre-cisando che «i nomi e i cognomi e quelli dei presta-nome sono contenuti in una relazione che abbiamo presentato alla Procura della Repubblica di Paler-mo». Il riferimento del presidente è al progetto per la realizzazione del termovalorizzatore di Paternò, in Provincia di Catania, «dove - ha dichiarato Lom-bardo - doveva nascere la società Altecoen che face-va capo al capomafia della Sicilia orientale», ovvero Nitto Santapaola.

Il Governatore ha definito la vicenda giudiziaria che lo sta interessando dai contorni “nebulosi” ed ha, senza mezzi termini, parlato di un vero e proprio complotto ai suoi danni per aver toccato, con le de-cisioni politiche del suo governo interessi economici collegati ai settori del ciclo dei rifiuti e della sanità. Un complotto che, con precise volontà politiche, è stato condotto ai suoi danni innanzitutto con la fuga incontrollata di notizie.

Un complotto che Lombardo spiega di aver già accennato in aula lo scorso 9 dicembre e che trove-rebbe riscontri nelle intercettazioni tele-foniche che sono usate dall’accusa. «Dissi in quest’aula che subivo uno stillicidio di

insulti ispirato da un tavolo trasversale di partiti nel quale si progettava di far cadere il Governo e la legi-slatura con mezzi politici, se fosse bastato, con mez-zi mediatico-giudiziari, o anche fisicamente se non fossero bastati i primi due».

Per quanto riguarda invece la polemica con Alfa-no, che dopo essere stato “punzecchiato” da Lom-bardo sull’uso degli ispettori ministeriali, aveva de-finito il governatore “un uomo in affanno”, il leader Mpa ha precisato: «Non ho sollecitato al ministro Alfano l’invio degli ispettori del ministero alla Pro-cura di Catania semmai ho lamentato una disparità di trattamento rispetto a quanto avvenuto nella pro-cura di Trani dove si è verificata una fuga di notizie a opera degli stessi giornalisti».

Lombardo ha inoltre difeso con forza l’alleanza con il Pd.«É un rapporto limpido, non portato avan-ti all’insegna del compromesso. La Sicilia per troppi anni è stata governata da ascari che hanno saccheg-giato voti e risorse. Ascari più o meno famosi che hanno avuto come soci campieri e campomafia. Se non avessimo fatto tutto quello che abbiamo fatto non avremmo avuto oggi nessuna difficoltà. Avremmo potuto vivacchiare tra i privilegi senza farci nemici, illudendo i siciliani che tutto andava bene». (Gioacchino Schicchi)

redditi giù, povertà sufamiglie Le ultime indicazione dell’ISTAT

Ancora una volta l’Istat segnala una dimi-nuzione delle disponibilità economiche delle famiglie italiane. Ad un anno di distanza il red-dito disponibile è diminuito del 2,8%. Il calo re-gistrato tra il 2008 e il 2009 è molto forte. Non se ne era visto uno così da almeno vent’anni.

L’effetto, come dimostra l’istituto nazionale di ricerca, si ripercuote su tutte le attività eco-nomiche delle famiglie, che rimangono inca-paci di risparmiare (la propensione al rispar-mio diminuisce ancora dello 0,7%) e che non riducono la loro propensione ad investire (di un altro 0,7%).

La crisi economica ha continuato a colpire i nuclei familiari. Si possono riscontrare così due aree diverse di bisogno sulle quali inter-venire.

Una prima area interessa le famiglie, di quello che un tempo sarebbe stato definito ceto medio. Manca in Italia una politica che sostenga la pratica familiare. Ci sono molte di-chiarazioni di intenti però poi ci sono 5 campi strategici, come ha evidenziato chiaramente Francesco Belletti durante una conferenza na-zionale delle Acli (Associazioni cristiane lavo-ratori italiani): lavoro (e quindi reddito), casa e città, cura e assistenza, educazione e rico-struzione di valori condivisi. Attraverso que-sti cinque impegni, secondo il presidente del Forum delle associazioni familiari, è possibile iniziare a costruire una società a misura di fa-miglia. Importante non solo per sostenere chi è nel bisogno, ma anche per rimettere in moto

un’economia in difficoltà.Allo stesso tempo, c’è una seconda area pro-

blematica che ha bisogno di essere affrontata per sostenere i nuclei familiari. Riguarda la fascia della popolazione più povera. A questo proposito proprio le Acli nell’anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale, du-rante la loro conferenza organizzativa, hanno lanciato l’idea di una nuova social card. Una misura di integrazione del reddito elaborata assieme ad un gruppo di esperti, coordinati da Cristiano Gori, docente di politiche sociali all’Università Cattolica di Milano. Applicando delle modifiche alla social card già esistente in tre anni sarebbe possibile arrivare a 133 euro mensili di media contro i 40 attuali, senza nes-sun limite di età e nessuna preclusione verso cittadini stranieri stabilmente residenti in Ita-lia. Si raggiungerebbero così quasi 2 milioni e mezzo di poveri. Questa misura andrebbe poi integrata con i servizi alle persone che a par-tire dalla legge 328 del 2000 sono gestiti dai Comuni.

Ovviamente per iniziare a costruire un per-corso di politiche sociali attente alla famiglia sarebbe opportuno tenere presenti entrambe le aree perché altrimenti si potranno ricucire degli strappi su un tessuto lacero, ma non si riuscirà a cambiare passo per dirigersi verso una società dinamica capace di riattivare an-che i circuiti economici che ormai sono chiusi su se stessi.

Andrea Casavecchia

Page 6: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo18 Aprile 2010Vita Ecclesiale

agrigento� Dedicazione Chiesa parrocchiale B.M.V. del Carmelo

Celebrato il 10° anniversario

Ogni giorno 38 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro

missione, hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento

Clero e vengono distribuite a tutti i sacerdoti, specialmente a quelli delle comunità più bisognose, che possono contare così sulla generosità di tutti.

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i gruppi familiari e la loro funzioneUffiCio� dio�Cesano� pasto�rale familiare Conosciamo meglio il suo lavoro

Nel maggio del 1992 la XXXVII Assem-blea Generale dell’Episcopato italiano ap-provava, quasi all’unanimità, il Direttorio di Pastorale Familiare per la Chiesa in Italia. Il testo, frutto di un lavoro pluriennale svolto dalla Commissione Episcopale per la Fa-miglia, in collaborazione con la Segreteria Generale ed il Consiglio Permanente della CEI, venne definito dal card. Camillo Ruini, allora presidente della CEI, “un atto di fede e di gratitudine che la nostra Chiesa, compie di fronte al dono che Dio ha fatto all’uma-nità istituendo il matrimonio come intima comunione di vita e di amore”.

Nella presentazione lo stesso cardinale scriveva che “il Direttorio è strumento di profonda comunione pastorale tra tutte le nostre Chiese e contributo concreto per quel servizio alla società che la Chiesa sa di dover rendere, soprattutto in momenti nei

quali gli stessi valori strutturali della coppia e della famiglia subiscono offese e minacce”. È proprio all’interno di questo compendio organico del magistero dottrinale, che, al capitolo V fra le iniziative particolari sono contemplati i gruppi familiari.

I motivi dell’esistere dei gruppi familiari sono propriamente ecclesiali. Essi introdu-cono, infatti, “nella comunità ecclesiale uno stile più umano e più fraterno di rapporti personali che rivelano la dimensione fami-liare della Chiesa” .

Finalità primaria dei gruppi familiari sia la continua e progressiva presa di coscienza del dono e dei compiti propri del matrimo-nio cristiano. In un clima di accoglienza, comunione, fede, preghiera, ascolto della Parola di Dio, sia garantito lo scambio di esperienze sulla vita cristiana in tutti i suoi aspetti. Da quello dottrinale a quello spiri-

tuale, da quello psicologico a quello pedago-gico, da quello relazionale a quello sociale, da quello teologico a quello ecclesiale. Sia-no evitate forme qualsivoglia di chiusura e sollecitate concrete modalità di inserimen-to e di servizio nella comunità ecclesiale. I gruppi familiari, pertanto, favoriscano nelle coppie e nelle famiglie la riscoperta della vita secondo lo Spirito e siano occasione di specifica catechesi degli adulti.

Giovanni Paolo II, nella Lettera alle Fami-glie del 2 febbraio 1994, scriveva: “La Chiesa è vicina e aiuta con la preghiera tutte le fa-miglie, soprattutto nei momenti di difficoltà, nello stesso tempo chiede a tutte le famiglie di sostenerLa e di essere le sue braccia, per-ché non venga mai meno alla sua missione di intercedere, consolare, guidare, incorag-giare e servire.

Giuseppe e Florinda Falzone

la fede nel passato�

i misteri del santo rosario in siciliano

Autore padre Nunzio Russo apostolo e teologo della catechesi a Palermo. Edizione 1892.

Misteri Gloriosi

La Resurrezione

L’Assunzione al cielo

La discesa dello Spirito Santo

L’Assunzione di Maria

L’Incoronazione di Maria

O gran Vergini Maria, mi rallegru assai cu Tia(I Misteri Gloriosi si recitano il mercoledì, sabato e domenica).

(Continua nel prossimo numero).Piresse

È risorto, e Maddalena corre a dirlo a chi sta in pena. Agli Apostoli Egli stesso poi si mostra molto spesso.

Cristu Diu risuscitau, di la morti triunfau, comu un regi triunfanti, scarzarà li Patri San-ti.

Torna al Padre, alla Sua Gloria, porta i segni di vitto-ria. Agli Apostoli ha già dato, tra le genti, il Suo mandato.

Doppu quaranta jorna, Gesù Cristu ‘n celu torna e Maria cu li so’ amici si l’abbrazza e bini-dici.

La Sua Chiesa sta in pre-ghiera, con Maria attende e spera dello Spirito l’Avvento, che dà forza e compimento.

Deci jorna già passaru e l’Apostuli prigaru e Maria li mantinni e lu Spiritu Santu vin-ni.

È Maria Assunta in Cielo, dove il Volto, senza velo, Lei contempla del buon Dio, or per noi clemente e pio.

Vinni l’ura di partìri, Maria ‘n celu ji a gudìri o chi bedda sorti fu jiri a godiri a Gesù.

Nella Gloria del Suo Figlio, è Maria, Divino Giglio; vien Regina incoronata dalla Tri-nità Beata.

Maria è ‘n celu triunfanti e di l’angili e li Santi ‘ncurunata fu rigina di la Trinità divina.

“Stringendovi a lui pie-tra viva… anche voi

venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale .” (1 Pt.2, 4-5). Le parole di Pietro rendono efficacemente lo stile e il clima della celebrazione del 10° anni-versario della dedicazione della Chiesa parrocchiale “B.M.V. del Carmelo” di Agrigento.

“Non celebreremo le pietre, ha scritto il parroco don Nino Gulli nella lettera indirizzata a tutte le famiglie, celebreremo un evento comunitario, un trat-to di cammino condiviso ed il desiderio di essere comunità”.

Ricordare dunque questi die-ci anni è stato significativo per-

ché senza memoria non ci sono storia, continuità e futuro.

E la storia di questi dieci anni è stata rivissuta attraverso l’in-contro con i parroci che han-no contribuito a scriverla, don Angelo Cerenzia e don Enzo Cuffaro, che sono stati invitati a presiedere l’Eucaristia durante il triduo di preparazione. É stato commovente rivederli, ascolta-re le loro parole, rileggere con gli occhi della fede la vita della comunità fatta di cammino, fa-tica, gioia ma anche la vita dei presbiteri che l’hanno guidata ed arricchita ciascuno con il proprio carisma. Così, il rapido avvicendamento dei parroci, vissuto con un certo disagio, a

distanza di dieci anni, è apparso un’opportunità di ricchezza di doni e di carismi che il Signore continua a riversare sulla nostra comunità, allora come ora, attraverso la gioiosa e attenta azione pastorale del parroco don Nino Gulli che si è ado-perato per la realizzazione del fonte battesimale, unica opera incompiuta da dieci anni.

La celebrazione conclusiva presieduta da S.E. mons. Salva-tore Muratore, guida e pastore della comunità per oltre un ventennio e tenace promotore della chiesa, ha rappresentato il raccordo tra il passato ed il

futuro, un passato che rimane stampato nel cuore, un futu-ro che ha gli occhi di Chiara, la giovane universitaria che, nel suo intervento, ha riletto le emozioni della bambina di allo-ra ed il suo graduale e consape-vole cammino di fede all’interno della comunità .

Tina Camillieri

Page 7: L'Amico del Popolo

Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo18 Aprile 2010

Dopo lo straordina-rio successo dello scorso anno, con un’eco che ha oltrepassato i confini agri-gentini, ritorna la Church League, il campionato di calcio interparrocchiale di Favara.

L’evento è organizzato dalla Consulta di pastorale giovanile e dalla Lega Cal-cio interparrocchiale pre-sieduta da Salvatore Fazio. Il vice presidente è Euge-nio Alba, il segretario-te-soriere Simone Virgone. L’evento ha avvicinato tan-tissimi giovani ai sani valo-ri proposti dalla Consulta pastorale giovanile. Oltre a confrontarsi sul campo, i giovani, un centinaio, sono inseriti in un percorso for-mativo sul valore del rispetto degli altri e delle regole.

«Tra le novità di questa edizione - spiega Salvatore Fazio - c’è la partecipazio-ne degli studenti del Martin Luther King che la Consulta ha incontrato nei mesi scorsi con una serie di dibattiti sulla legalità». Dal punto di vista tec-

nico le squadre sono divise in due gironi. Nel girone A si confronteranno: San Calogero, San Vito, Gio-vanni Paolo II (squadra di Chiesa Madre e Transito) e Martin Luther King. Nel girone B: Carmine, Luna Nuova, San Giuseppe Ar-tigiano e Itria.

Partita inaugurale ve-nerdì 16 aprile alle 19 tra Giovanni Paolo II e Mar-tin Luther King. Appun-tamento poco prima del match, con la cerimonia di apertura della Church Lea-gue, al campo della scuola calcio Arcobaleno, sem-pre venerdì 16 aprilealle ore 18:30. Tutte le info su www.giovanifavara.it.

P.G.

a cura di Gino FaragoneTerza Domenica di Pasqua

Un’Eucarestia insolita in riva al lago.

«Ti esalterò,

Signore,

perchè mi hai

risollevato»

la Parola

Insolita, ma vera. Come quel-la nostra, quella quotidiana, quella che tiene conto della fa-tica, delle attese, delle delusioni, delle sofferenze, dei fallimenti, della voglia di ricominciare. Il vangelo di oggi (Gv 21,1-19) riporta la terza apparizione di Gesù ai discepoli in Gali-lea, presso il lago di Tiberiade, dopo quelle avvenute a Gerusa-lemme. «Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e al-tri due discepoli», 7 in totale, numero altamente simbolico. Cambia lo scenario, senza al-cuna motivazione, dalla Giudea veniamo trasferiti in Galilea, il luogo dove Gesù ha iniziato il suo ministero, dove ha incon-trato gli uomini, dove ha per-

cepito sulla sua pelle la fatica della vita, l’amarezza del dolore. E’ strano ritrovare questi set-te uomini nel luogo di origine, ritrovarli impegnati e occupati nella loro attività di pescatori. Iniziare il ministero della Chie-sa a partire dallo stesso luogo di Gesù o semplice nostalgia di casa o ancora voglia di ricomin-ciare a vivere, ritenendo ormai conclusa l’esperienza con il Si-gnore Gesù?

Pietro propone un’uscita in barca per andare a pescare e gli altri si uniscono a lui, «ma quella notte non presero nul-la». Una notte infruttuosa, una fatica inutile! «Senza di me voi non potete fare nulla» (13,5): li aveva già avvertiti Gesù du-rante l’ultima cena e i discepoli ora lo sperimentano. Una notte,

che richiama tante altre notti, le nostre, quelle vissute senza la presenza del Signore. L’eucare-stia inizia da un raduno, dallo stare insieme, dalla consapevo-lezza che “se il Signore non co-struisce la sua casa, invano fati-cano i costruttori”. Il fallimento è una situazione privilegiata per sperimentare la presenza di Dio. Egli comincia a partire dall’abisso della nostra miseria, dalla consapevolezza del nostro limite. Individuiamo così gli elementi fondamentali di ogni celebrazione: la convocazione dell’assemblea, la confessione della propria miseria, l’ascolto e l’accoglienza della parola di Dio, l’accettazione della sua proposta a condividere il cibo che prepa-ra per noi, l’adesione piena alla sua persona e la voglia di testi-

moniarlo nel mondo ricono-scendolo nel volto del fratello.

Al mattino, i discepoli si ri-trovano in riva al lago e incon-trano Gesù che non si fa rico-noscere. Un comportamento simile a quello che abbiamo trovato nelle apparizioni a Ma-ria Maddalena e ai discepoli di Emmaus. Egli chiede qualcosa da mangiare e davanti alla ri-sposta negativa, li invita a getta-re la rete dalla parte destra della barca, dove potranno trovare pesce in abbondanza. “La de-stra” qui non va intesa in chiave politica, ma più biblicamente rimanda alla parte dove sgorga l’acqua del Tempio (Ez 47,1-2), al sangue e acqua del costato di Cristo (19,34), al luogo dove saranno posti i benedetti del Padre (Mt 25,33), al posto del

Signore Risorto nella gloria (Mc 16,19), il luogo destinato alla diletta Sposa nella gloria eterna (Sal 45,10). L’esecuzione dell’or-dine ottiene l’effetto prodigioso della pesca così abbondante, 153 grossi pesci, da non riuscire a tirare la rete. Il richiamo alla rete che non si strappa, a somi-glianza della veste di Gesù non divisa dai soldati, è un appello all’unità della Chiesa.

Il racconto prosegue fer-mando l’attenzione su due dei discepoli: “il discepolo amato” che riconosce il Signore e Pie-tro che si butta a mare per an-dargli incontro. Continua infine con l’invito che Gesù rivolge a tutti a mangiare, ripetendo al-cuni gesti eucaristici (prendere e dare) fatti in occasione della moltiplicazione dei pani (6,11).

Il mistero e la fede(continua dalla prima)

Con la nuova Ostensio-ne si riaccende anche il dibattito sulla autenticità del velo.

Un dibattito che si è intensificato dopo il 1988, quando un’analisi compiuta su un fram-mento della Sindone con il metodo del carbonio 14, aveva stabilito (non senza dibattito e discus-sioni) la sua origine me-dioevale.

«Ritengo molto più difficile provare l’origine medioevale della Sindo-ne rispetto ad una sua origine anteriore da un punto di vista logico e

sperimentale» ha spiega-to Bruno Barberis, diret-tore del centro interna-zionale di sindonologia.

«Nel Medioevo – ha aggiunto – la crocifissio-ne non era più in voga. Quindi per creare un falso si sarebbe dovu-to assassinare un uomo per ricreare questa si-tuazione e penso sia un’invenzione difficile da realizzare. Senza di-menticare la presenza di due tipi di tracce: quelle ematiche da una parte e l’immagine corporea che ha caratteristiche tridimensionali evidenti e la cui formazione non

è dovuta a pigmenti. Il modo in cui la Sindone si è formata rimane dun-que uno dei misteri più grandi».

Anche sull’esame rea-lizzato nel 1988 da tre differenti Università Bar-beris è scettico.

«La datazione – ha affermato – è un esame come tutti gli altri e non deve essere fatto passare come un esame assolu-to, perché ha dei limiti. Bisogna prima di tutto essere certi dell’integrità del campione esaminato escludendo possibili con-taminazioni avvenute nei secoli. Per questo è ne-

cessario compie-re altri studi ma questi potranno essere effettuati solo quando avre-mo tutti gli stru-menti per essere certi che possa essere definitivo. Non possiamo tagliare un fram-mento del velo ogni volta che vo-gliamo condurre un esperimento. Nuove analisi certamente ci sa-ranno ma non sta a me decidere il dove e il quando. Posso però ga-rantire che sarà un’operazione che dovrà avere tutti i crismi scientifi-ci, cosa che non è avvenuta nel 1988».

Sul tema del-l’autenticità della Sindone è inter-venuto anche il

cardinal Poletto. «Non trattandosi di materia di fede – ha spiegato – la Chiesa non ha compe-tenza specifica nel pro-nunciarsi sull’autenticità. Compete agli scienziati e storici seri, non ai preve-nuti, valutare e risolvere tale questione, cioè dire con certezza se la Sin-done corrisponde o no al vero lenzuolo che ha avvolto il corpo di Gesù durante la sua breve se-poltura. A noi basta per ora affermare che quanti finora l’hanno studia-ta a lungo e con criteri

scientifici oggettivi non sono ancora riusciti a spiegare come si sia for-mata quell’immagine, che certamente non è un manufatto, per cui per-mangono fondate, con alto grado di probabilità, le ragioni in favore della sua autenticità».

Nelle prossime setti-mane, fino alla chiusu-ra dell’ostensione (il 23 maggio) sono attesi oltre 1 milione e mezzo di pel-legrini. Tra loro anche papa Benedetto XVI che sarà a Torino il 2 maggio.

a cura di M. Luppi

TorIno Ostensione della sacra Sindone

LuttoÉ ritornato alla casa del Pa-

dre il signor

Santo Centinaropapà di don Salvo Centinaro.

A don Salvo ed alla sua famiglia le cordoglianze della redazione.

ritorna la Church League

Favara Ufficio Pastorale giovanile cittadino

Cenni storici sulla SindoneA tutt’oggi le prime testimonianze documen-

tarie sicure e irrefutabili relative alla Sindone di Torino datano alla metà del XIV secolo, quando Geoffroy de Charny, valoroso cavaliere e uomo di profonda fede, depose il Lenzuolo nella chiesa da lui fondata nel 1353 nel suo feudo di Lirey in Fran-cia, non lontano da Troyes.

Nel corso della prima metà del ‘400, a causa del-l’acuirsi della Guerra dei cento anni, Marguerite de Charny ritirò la Sindone dalla chiesa di Lirey (1418) e la portò con sé nel suo peregrinare attra-verso l’Europa. Finalmente ella trovò accoglienza presso la corte dei duchi di Savoia, alla quale era-no stati legati sia suo padre sia il secondo marito, Umbert de La Roche. Fu in quella situazione che avvenne, nel 1453, il trasferimento della Sindone ai Savoia, nell’ambito di una serie di atti giuridi-ci intercorsi tra il duca Ludovico e Marguerite. A partire dal 1471, Amedeo IX il Beato, figlio di Ludovico, incominciò ad abbellire e ingrandire la cappella del castello di Chambéry, capitale del Ducato, in previsione di una futura sistemazione della Sindone. Dopo una iniziale collocazione nel-la chiesa dei francescani, la Sindone venne defini-tivamente riposta nella Sainte-Chapelle du Saint-Suaire. In questo contesto i Savoia richiesero e ottennero nel 1506 dal Papa Giulio II il riconosci-mento di una festa liturgica propria, per la quale fu scelto il 4 maggio. II 4 dicembre 1532 un incen-dio devastò la Sainte-Chapelle e causò al Lenzuolo notevoli danni che furono riparati nel 1534 dalle Suore Clarisse della città.

Emanuele Filiberto trasferì definitivamente la Sindone a Torino nel 1578. Il Lenzuolo giunse in città il 14 settembre di quell’anno, tra le salve dei cannoni, in un’atmosfera di grande solennità. La Sindone restò, da quel momento, definitivamente a Torino dove, nei secoli seguenti, fu oggetto di numerose ostensioni pubbliche e private. La re-ligiosità del Piemonte (e non solo) fu ovviamente molto influenzata da questa presenza così im-portante. Ne sono testimonianza viva numerosi dipinti rinvenibili nella capitale e in molti paesi del ducato. Anche le grandi e solenni ostensioni, molto frequenti nei due secoli barocchi, ne sotto-linearono l’aspetto devozionale pubblico.

Caritas diocesana

Si terrà il 23 aprile alle ore 19.00 presso il Seminario Arcivescovile di Agrigento l’incontro organizzato da Caritas diocesana ed Ufficio Missionario su “Carità e missione” per il vicariato di Agrigento e di Alessandria della Rocca, al quale sono invitati a partecipare tutti gli operatori pastorali.

MinistrantiIl 25 aprile presso il Seminario Arcivescovile di Agrigento si terrà il 56° Convegno diocesano dei Ministranti “Con le ali ai piedi”. Dopo l’accoglienza prevista per le ore 9.00 si parteciperà alla Santa Messa presieduta da S.E. mons. Francesco Montenegro dopo la quale si ci recherà la palestra del Seminario per i giochi di gruppo e non solo. Per informazioni rivol-gersi al Centro diocesano ministranti (don Giuseppe Cumbo) allo 0922/20267.

Gioventù ardente marianaMartedì, 20 aprile alle ore 20.00 presso la chiesa Santa Chiara a Canicattì si terrà un grande cenacolo di preghiera per i sacerdoti e la presentazione della figura sacerdotale di don Carlo De Ambrogio..

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� L’Amico del Popolo18 Aprile 2010

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