L'Amico del Popolo

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N. 29 del 20 Settembre 2009 Esce il Venerdì - Euro 1,00 Anno 54 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento Questo numero è stato consegnato al CPO di Agrigento Giovedì 17 Settembre Apre la strada Montaperto- Piano Gatta 2 di Salvatore Sciascia La comunità di Favara e la sfida educativa 5 4 L’aeroporto ad Agrigento: una storia infinita di Paolo Cilona di Marina Giglia RITARDI POSTALI VITA ECCLESIALE PROVINCIA CITTA’ L’ora di religione Tra le polemiche che hanno animato l’estate appena tra- scorsa v’è stata quella legata all’ora di religione nella scuola italiana, che sembra non tro- vare pace. Come i nostri lettori ricorde- ranno, il TAR Lazio, nella sen- tenza 7076, pubblicata poco prima di ferragosto, ha statui- to che l’insegnante di religione non può partecipare a pieno titolo agli scrutini scolastici, né può far conseguire crediti formativi agli studenti avva- lentisi, per presunta disparità di trattamento nei confronti di quelli non avvalentisi, dato che “lo Stato Italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conse- guire un titolo formativo nelle proprie confessioni (islamica, ebrea, cristiane, di altro tipo) ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione in Etica Morale Pubblica”. É fin troppo evidente che la sentenza, scomodando prin- cipi importanti, dalla laicità dello Stato alla libertà di scel- ta religiosa, utilizzati però in modo strumentale, mirava a depotenziare dall’interno l’insegnante di religione, vista l’impossibilità di sopprimer- lo come figura presente nelle scuole italiane, grazie all’art. 9 del Concordato che prevede espressamente l’ora di religione cattolica nelle scuole pubbli- che, la cui legittimità è stata riaffermata più volte dalla Corte Costituzionale. In occasione della riaper- tura delle scuola la stampa italiana ha rincarato la dose andando a ripescare una let- tera del 5 maggio u.s. della Congregazione per l’Educa- zione cattolica (rivolto a tutti i vescovi del mondo e non solo a quelli italiani), facendo diven- tare fonte di dibattito su molti media un documento sintetico che intende richiamare alcuni principi, già approfonditi nel magistero della Chiesa, circa il ruolo della scuola nella for- mazione delle nuove genera- zioni, l’insegnamento della re- ligione nella scuola e la libertà di scelta educativa di genitori e alunni. É vero che tutte queste ini- ziative si ammantano di buo- ne intenzioni e grandi principi, ma in sostanza lasciano tra- sparire continuamente una avversità ideologica che nulla ha a che fare con il bene della scuola. «Avversità ideologica che - come scrive il Sir - conti- nua a contrapporre e ad esa- sperare schieramenti diversi e fare della scuola e dell’educa- zione terreno di scontro.» continua a pag.7 Sono rifiuti pericolosi? I migranti non possono essere re- spinti senza controllare se si tratta di profughi. É l’ammonimento che è arri- vato, il 14 settembre, da parte dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay che ha condannato chi re- spinge coloro che tentano di sfuggire spesso dalla guerra e della fame, per raggiungere altri Paesi dove vivere più tranquillamente. La Pillay ha citato il recente caso del gommone di eritrei rimasto senza soc- corsi tra Italia, Libia e Malta: “in mol- ti casi, le autorità respingono questi migranti e li lasciano affrontare stenti e pericoli, se non la morte, come se stessero respingendo barche cariche di rifiuti pericolosi” , ha affermato. Alle pa- role della Pillay non si è fatta attende- re la risposta da parte della Farnesina che, in una nota, sottolinea che “non possiamo che condividere la giusta preoccupazione che le animano, re- lativa al rispetto della sacralità della vita umana. Tanto la condividiamo - aggiunge la Farnesina - che l’Italia è il Paese che ha salvato il maggior nu- mero di vite umane nel Mediterra- neo, e per questo motivo il richiamo alle violazioni del diritto internazionale non è evidentemente rivolto all’Italia” . Secondo il Ministero degli Esteri Italia- no le regole del diritto internazionale costituiscono “il caposaldo dell’azione del Governo italiano, che promuove ed auspica un impegno comune affin- ché vengano da tutti rispettate e tutti facciano la loro parte” ribadendo che l’Italia “ha fatto e continuerà a fare la sua parte” . “C’è bisogno di una strategia eu- ropea per affrontare le migrazioni, perché esse riguardano tutti gli Stati membri, non solo quelli che hanno confini esterni all’Ue” , ha affermato Jacques Barrot, commissario alla giu- stizia, libertà e sicurezza dell’Ue, in- tervenendo nell’emiciclo di Strasburgo sottolineando la necessità del “rispetto delle regole, così come del principio di solidarietà” . Secondo Barrot è “neces- saria una cooperazione fra tutti i pae- si che avvenga su base volontaria. Ma che sia comunque reale ed efficace” . Il rappresentante Ue ha quindi ribadito che “le regole comunitarie vietano il respingimento alle frontiere o Raffaele Iaria continua a pag. 5 RESPINGIMENTI L’ammonimento dell’Alto commissario ONU per i diritti umani D a qualche settimana don Baldo Reina (nella foto sotto) è il nuovo Vicario per la pastora- le. Tra i compiti del nuo- vo ufficio anche il coordi- namento per una program- mazione pastorale da offrire a tutta la diocesi. Lo abbiamo intervistato per co- noscere i lavori che ci sono in cantiere. Don Baldo innanzitutto auguri per il nuovo incarico. In sintesi, ci può dire di cosa si occupa il Vicario per la pa- storale? Essendo all’inizio di questa avventura devo ancora sco- prirlo. Oltre a quanto prevede il Diritto credo che il compito sia quello di servire la Chiesa diocesana collaborando il Ve- scovo per la programmazione, l’attuazione e la verifica del cammino pastorale. Mi piace paragonarmi ad un amanuense musicale che ascolta le note del Direttore d’orchestra (il Vesco- vo, successore degli apostoli) e le trascrive in un pentagramma affinché tutti (sacerdoti, religio- si, laici, gruppi…) possano più agevolmente eseguire la parti- tura. Si sta lavorando alla ste- sura del nuovo piano pasto- rale? In realtà la nascita di un pia- no pastorale richiede una lenta gestazione essendo espressione del discernimento comunitario della diocesi guidata dal Vesco- vo. In una visione corresponsa- bile di Chiesa contribuiscono al piano pastorale tutti gli organi- smi di partecipazione diocesa- na che stanno per essere rieletti dopo la naturale scadenza. Il Dipartimento pastorale ha il compito di elaborare una boz- za da sottoporre al loro di- scernimento ed alla defini- tiva scelta del Vescovo. Ci sarà un piano pasto- rale per il prossimo anno? La nostra diocesi, ormai da trent’anni circa, ha una solida tradizione di piani pastorali. Mantenendo l’im- magine musicale il piano pastorale è come un gran- de spartito d’orchestra offerto a tutti affinché ciascuno – con la propria specificità e competen- za – possa leggere le note che gli appartengono contribuendo all’armonia dell’insieme. Il piano pastorale, in questo modo, risulta lo strumento privilegiato per vivere la comu- nione all’interno della diocesi. Certamente ci sarà un piano pastorale che, molto probabil- mente sarà reso ufficiale entro il mese di ottobre per essere attuato a partire dal prossimo anno liturgico. Come mai la scelta far coincidere l’anno pastorale con quello liturgico? L’anno liturgico è l’attualiz- zazione dei misteri della vita di Cristo. Essendo la Chiesa il Corpo mistico di Cristo è natu- rale che respiri mantenendo lo stesso ritmo cardiaco di Chi la abita. In questo modo tutte le tappe dell’anno liturgico – av- vento, natale, quaresima, pa- squa…- diventano le tappe del cammino diocesano. Quali sono i contenuti del piano pastorale? Il piano pastorale che saremo chiamati ad elaborare dovrà necessariamente tenere conto di alcuni elementi teologici ed ecclesiali che fanno parte della nostra storia. Innanzitutto la visione di Chiesa-comunione che ci ha consegnato quasi 50 anni fa il Concilio Vaticano II. Non possiamo immaginare una Chiesa diversa rispetto a quella pensata dai padri conciliari: una Chiesa che è nella sua essenza segno e strumento di salvezza, una Chiesa che si inserisce nel mondo e nel tempo in cui vive sposandone gioie e speranze, una Chiesa che guarda alla co- munione trinitaria come icona di riferimento costante. LdP continua a pag. 5 Verso il piano pastorale 2009-10 INTERVISTA A don Baldo Reina vicario per la pastorale diocesana Nella foto: il primo incontro del dipartimento pastorale della Curia Raccontaci la tua parrocchia In occasione dell’Anno sacerdotale, indetto dal Santo Padre per sottoli- neare il connubio tra la vita del prete e la vita della comunità “L’Amico del Popolo” dedicherà, a partire dal mese di ottobre, ogni settimana, uno spazio alle parrocchie. L’occasione vuole costituire anche un opportunità per invitare i cate- chisti e quanti hanno compiti educa- tivi all’interno della vita parrocchiale (Azione Cattolica, Oratorio, gruppi e movimenti) a coinvolgere i ragazzi e i giovani, aiutati dalla testimoninza dei più grandi, a scoprire il “dono” del Sa- cerdozio legato alla vita della Comu- nità. La redazione farà pervenire ad ogni parrocchia delle linee guida con le indicazioni per la ricerca. Sapendo cogliere il meglio del pas- sato, è possibile riconoscere il seme del presente e andare avanti.

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L'Amico del Popolo, edizione del 20 settembre 2009

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N. 29 del 20 Settembre 2009Esce il Venerdì - Euro 1,00

Anno 54

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

Questo numero è stato consegnato al CPO di Agrigento

Giovedì 17 Settembre

Apre la strada Montaperto-Piano Gatta

2di Salvatore Sciascia

La comunità di Favara

e la sfida educativa

54

L’aeroporto ad Agrigento:

una storia infinita

di Paolo Cilona di Marina Giglia

ritardi postaliVita EcclEsialEproVinciacitta’L’ora di

religioneTra le polemiche che hanno

animato l’estate appena tra-scorsa v’è stata quella legata all’ora di religione nella scuola italiana, che sembra non tro-vare pace.

Come i nostri lettori ricorde-ranno, il TAR Lazio, nella sen-tenza 7076, pubblicata poco prima di ferragosto, ha statui-to che l’insegnante di religione non può partecipare a pieno titolo agli scrutini scolastici, né può far conseguire crediti formativi agli studenti avva-lentisi, per presunta disparità di trattamento nei confronti di quelli non avvalentisi, dato che “lo Stato Italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conse-guire un titolo formativo nelle proprie confessioni (islamica, ebrea, cristiane, di altro tipo) ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione in Etica Morale Pubblica”.

É fin troppo evidente che la sentenza, scomodando prin-cipi importanti, dalla laicità dello Stato alla libertà di scel-ta religiosa, utilizzati però in modo strumentale, mirava a depotenziare dall’interno l’insegnante di religione, vista l’impossibilità di sopprimer-lo come figura presente nelle scuole italiane, grazie all’art. 9 del Concordato che prevede espressamente l’ora di religione cattolica nelle scuole pubbli-che, la cui legittimità è stata riaffermata più volte dalla Corte Costituzionale.

In occasione della riaper-tura delle scuola la stampa italiana ha rincarato la dose andando a ripescare una let-tera del 5 maggio u.s. della Congregazione per l’Educa-zione cattolica (rivolto a tutti i vescovi del mondo e non solo a quelli italiani), facendo diven-tare fonte di dibattito su molti media un documento sintetico che intende richiamare alcuni principi, già approfonditi nel magistero della Chiesa, circa il ruolo della scuola nella for-mazione delle nuove genera-zioni, l’insegnamento della re-ligione nella scuola e la libertà di scelta educativa di genitori e alunni.

É vero che tutte queste ini-ziative si ammantano di buo-ne intenzioni e grandi principi, ma in sostanza lasciano tra-sparire continuamente una avversità ideologica che nulla ha a che fare con il bene della scuola. «Avversità ideologica che - come scrive il Sir - conti-nua a contrapporre e ad esa-sperare schieramenti diversi e fare della scuola e dell’educa-zione terreno di scontro.»

continua a pag.7

sono rifiuti pericolosi?I migranti non possono essere re-

spinti senza controllare se si tratta di profughi. É l’ammonimento che è arri-vato, il 14 settembre, da parte dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay che ha condannato chi re-spinge coloro che tentano di sfuggire spesso dalla guerra e della fame, per raggiungere altri Paesi dove vivere più tranquillamente.

La Pillay ha citato il recente caso del gommone di eritrei rimasto senza soc-corsi tra Italia, Libia e Malta: “in mol-ti casi, le autorità respingono questi migranti e li lasciano affrontare stenti e pericoli, se non la morte, come se stessero respingendo barche cariche di rifiuti pericolosi”, ha affermato. Alle pa-role della Pillay non si è fatta attende-re la risposta da parte della Farnesina che, in una nota, sottolinea che “non possiamo che condividere la giusta

preoccupazione che le animano, re-lativa al rispetto della sacralità della vita umana. Tanto la condividiamo - aggiunge la Farnesina - che l’Italia è il Paese che ha salvato il maggior nu-mero di vite umane nel Mediterra-neo, e per questo motivo il richiamo alle violazioni del diritto internazionale non è evidentemente rivolto all’Italia”. Secondo il Ministero degli Esteri Italia-no le regole del diritto internazionale costituiscono “il caposaldo dell’azione del Governo italiano, che promuove ed auspica un impegno comune affin-ché vengano da tutti rispettate e tutti facciano la loro parte” ribadendo che l’Italia “ha fatto e continuerà a fare la sua parte”.

“C’è bisogno di una strategia eu-ropea per affrontare le migrazioni, perché esse riguardano tutti gli Stati membri, non solo quelli che hanno

confini esterni all’Ue”, ha affermato Jacques Barrot, commissario alla giu-stizia, libertà e sicurezza dell’Ue, in-tervenendo nell’emiciclo di Strasburgo sottolineando la necessità del “rispetto delle regole, così come del principio di solidarietà”. Secondo Barrot è “neces-saria una cooperazione fra tutti i pae-si che avvenga su base volontaria. Ma che sia comunque reale ed efficace”. Il rappresentante Ue ha quindi ribadito che “le regole comunitarie vietano il respingimento alle frontiere o

Raffaele Iariacontinua a pag. 5

rEspingimEnti L’ammonimento dell’Alto commissario ONU per i diritti umani

Da qualche settimana don Baldo Reina (nella foto

sotto) è il nuovo Vicario per la pastora-le. Tra i c o m p i t i del nuo-vo ufficio anche il c o o r d i -namento per una program-mazione pastorale

da offrire a tutta la diocesi. Lo abbiamo intervistato per co-noscere i lavori che ci sono in cantiere.

Don Baldo innanzitutto auguri per il nuovo incarico. In sintesi, ci può dire di cosa si occupa il Vicario per la pa-storale?

Essendo all’inizio di questa avventura devo ancora sco-prirlo. Oltre a quanto prevede il Diritto credo che il compito sia quello di servire la Chiesa

diocesana collaborando il Ve-scovo per la programmazione, l’attuazione e la verifica del cammino pastorale. Mi piace paragonarmi ad un amanuense musicale che ascolta le note del Direttore d’orchestra (il Vesco-vo, successore degli apostoli) e le trascrive in un pentagramma affinché tutti (sacerdoti, religio-si, laici, gruppi…) possano più agevolmente eseguire la parti-tura.

Si sta lavorando alla ste-sura del nuovo piano pasto-rale?

In realtà la nascita di un pia-no pastorale richiede una lenta gestazione essendo espressione del discernimento comunitario della diocesi guidata dal Vesco-vo. In una visione corresponsa-bile di Chiesa contribuiscono al piano pastorale tutti gli organi-smi di partecipazione diocesa-na che stanno per essere rieletti dopo la naturale scadenza. Il Dipartimento pastorale ha il compito di elaborare una boz-

za da sottoporre al loro di-scernimento ed alla defini-tiva scelta del Vescovo.

Ci sarà un piano pasto-rale per il prossimo anno?

La nostra diocesi, ormai da trent’anni circa, ha una solida tradizione di piani pastorali. Mantenendo l’im-magine musicale il piano pastorale è come un gran-de spartito d’orchestra offerto a tutti affinché ciascuno – con la propria specificità e competen-za – possa leggere le note che gli appartengono contribuendo all’armonia dell’insieme. Il piano pastorale, in questo modo, risulta lo strumento privilegiato per vivere la comu-nione all’interno della diocesi. Certamente ci sarà un piano pastorale che, molto probabil-mente sarà reso ufficiale entro il mese di ottobre per essere attuato a partire dal prossimo anno liturgico.

Come mai la scelta far coincidere l’anno pastorale

con quello liturgico?L’anno liturgico è l’attualiz-

zazione dei misteri della vita di Cristo. Essendo la Chiesa il Corpo mistico di Cristo è natu-rale che respiri mantenendo lo stesso ritmo cardiaco di Chi la abita. In questo modo tutte le tappe dell’anno liturgico – av-vento, natale, quaresima, pa-squa…- diventano le tappe del cammino diocesano.

Quali sono i contenuti del piano pastorale?

Il piano pastorale che saremo chiamati ad elaborare dovrà necessariamente tenere conto di alcuni elementi teologici ed

ecclesiali che fanno parte della nostra storia. Innanzitutto la visione di Chiesa-comunione che ci ha consegnato quasi 50 anni fa il Concilio Vaticano II. Non possiamo immaginare una Chiesa diversa rispetto a quella pensata dai padri conciliari: una Chiesa che è nella sua essenza segno e strumento di salvezza, una Chiesa che si inserisce nel mondo e nel tempo in cui vive sposandone gioie e speranze, una Chiesa che guarda alla co-munione trinitaria come icona di riferimento costante.

LdPcontinua a pag. 5

Verso il piano pastorale 2009-10

intErVista A don Baldo Reina vicario per la pastorale diocesana

Nella foto: il primo incontro del dipartimento pastorale della Curia

raccontacila tua parrocchia

In occasione dell’Anno sacerdotale, indetto dal Santo Padre per sottoli-neare il connubio tra la vita del prete e la vita della comunità “L’Amico del Popolo” dedicherà, a partire dal mese di ottobre, ogni settimana, uno spazio alle parrocchie.

L’occasione vuole costituire anche un opportunità per invitare i cate-chisti e quanti hanno compiti educa-tivi all’interno della vita parrocchiale (Azione Cattolica, Oratorio, gruppi e movimenti) a coinvolgere i ragazzi e i giovani, aiutati dalla testimoninza dei più grandi, a scoprire il “dono” del Sa-cerdozio legato alla vita della Comu-nità.

La redazione farà pervenire ad ogni parrocchia delle linee guida con le indicazioni per la ricerca.

Sapendo cogliere il meglio del pas-sato, è possibile riconoscere il seme del presente e andare avanti.

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� L’Amico del Popolo20 Settembre 2009Città

In Breve

Un antico borgo. Il più antico tra quelli esi-stenti nelle vicinanze della città di Agri-

gento. Dista infatti, in linea d’aria, solo 3 km dai quartieri occidentali del capoluogo, ovvero dalla via Dante e dalla via Santo Stefano. Eppure per raggiungerlo in auto, ci vogliono quasi 20 minuti.

Arrivare a Montaperto è, da sempre, un’im-presa titanica. Isolata dal resto del mondo, questa piccola borgata è, comunque, riuscita a sopravvi-vere, insieme alla vicina Giardina Gallotti. Per ar-rivare in auto, si parte dal Quadrivio Spinasanta, o da Villaseta, percorrendo la strada provinciale n.1 fino al bivio per Piano Gatta, dove oggi sorge il nuovo cimitero e una grande fabbrica di mat-toni. Poi, oltrepassato il fiume Akragas, si prose-gue a sinistra verso l’antica strada detta “Fauma”

che conduce, attraverso un percorso tortuoso e assai pericoloso, a Realmonte, Si-culiana e Cattolica Eraclea. Il bivio, se cosi possiamo definirlo, Montaperto-Giardina, si trova a pochi metri dall’inizio di detta strada. Qui comincia una lunga e difficile salita, fatta di tornanti, strettoie, frane e pericoli vari. Velocità me-dia: 25Km/h. Eppure, qui vi

transitano giornalmente, centinaia di automobili dirette ad Agrigento, e perfino autobus carichi di studenti.

La soluzione ai gravi problemi di collegamen-to è stata individuata tanti anni fa nella vecchia trazzera regia Agrigento-Montaperto-Giardina Gallotti, che costeggia il cimitero Piano Gatta. Ma la sua realizzazione, quasi impossibile: in-toppi burocratici di ogni genere, finanziamenti sbagliati, pratiche smarrite, errori spontanei o appositamente commessi, l’impegno di qualche diavolo sempre pronto ad infilarci la coda. Final-mente il sospirato finanziamento, che coincide con il mandato dell’on. Fontana, quale presidente della Provincia Regionale di Agrigento, ancora difficoltà, lavori interrotti e preoccupazione che

gli ultimi cento metri di strada rimanessero an-cora trazzera.

Ci è voluto tutta la capacità dei responsabili dell’Ufficio Tecnico della Provincia Regionale perché tutto andasse per il verso giusto. Oggi la strada Montaperto-Piana Gatta è una splendida realtà, la sua lunghezza è di poco più di 1 km, ma basta per dimezzare la distanza tra Montaperto e la città.

Un sogno per i montapertesi che si avvera. Così, come è nel loro stile ringraziano tutti colo-ri che si sono impegnati affinché questa opera si realizzasse, in particolare l’ex assessore ai Lavori Pubblici, Carmelo Settembrino, che ha voluto salutare l’apertura per dimostrare tutto l’impe-gno profuso affinché questa arteria stradale si realizzasse, con l’organizzazione di una serata di musica popolare, con salsiccia arrostita e un buon bicchiere di vino locale. La serata ha assun-to una rilevanza politica con l’arrivo del sindaco, del Presidente della Provincia, del Presidente del Consiglio Comunale, con a seguito consiglieri comunali.

Una piazzetta stracolma di cittadini mon-tapertesi, agrigentini di Giardina Gallotti e dal-l’hinterland sono stati benedetti insieme alla nuova strada da Padre Calogero Giovanni Sar-della, arciprete di Montaperto.

Salvatore Sciascia

ViabilitÁ� Apre la Montaperto-Piano Gatta

Un sogno che diventa realtà via ugo la malfa iniziati i lavori della palestra

Dopo diversi anni di abbandono, in questi giorni saranno completate parte delle opere, re-lative al I stralcio, della palestra distrettuale di piazza Ugo La Malfa. Tali lavori hanno riguarda-to la realizzazione di pilastri in cemento arma-to sui i quali saranno collocati delle travi curve in legno lamellare, in questi giorni consegnate all’impresa appaltatrice, che serviranno per completare la copertura dell’impianto sportivo. Dopo la collocazione del tetto, per rendere frui-bile la palestra, saranno necessari altri interventi che l’amministrazione comunale intende realiz-zare chiedendo un mutuo di un milione di euro alla Cassa depositi e prestiti oppure all’Istituto del credito sportivo.

villaggio peruzzo Tra breve la fruizione del campetto

Dovrebbero essere completati entro fine mese i lavori di riqualificazione del campetto di calcio del Villaggio Peruzzo. In questi giorni, infatti, gli operai hanno collocato il primo dei due pre-fabbricati che serviranno da spogliatoi, mentre l’altro è stato riportato indietro per alcune mo-difiche. Insomma, a breve il campo potrà essere inaugurato, ma potrebbe restare comunale per poco ancora. L’idea più quotata al momento sembra quella di affidare a privati la struttura, previo un impegno economico che preveda la realizzazione del manto erboso e di una tribuna metallica per il pubblico.

san giovanni di dio a rischio il servizio mensa

Il segretario generale della Filcams Cgil, Mas-simo Raso, è intervenuto sui mancati pagamenti dei lavoratori della mensa dell’azienda ospeda-liera San Giovanni di Dio. «La Bluecoop risto-razione collettiva - dichiara Massimo Raso - che ha in appalto il servizio di ristorazione al San Giovanni di Dio di Agrigento, ha notificato con una lettera alla Filcams la propria impossibilità a far fronte alla mensilità di agosto del corrente anno. Nella stessa nota, la cooperativa denuncia il mancato pagamento delle fatture da giugno 2008 ad agosto 2009. Nei mesi scorsi, prima che scoppiasse la “vicenda San Giovanni di Dio”, ci eravamo trovati di fronte ad una situazione si-mile ed eravamo riusciti a tracciare un percorso che, evidentemente, non è stato poi seguito.»

ciavoloTTa appello per la cappella

Non demorde, Vittorio Virone, e ripresenta alla nostra attenzione l’appello alla riapertura della cappella dedicata a Santa Barbara presso la miniera di Ciavolotta. L’appello è rivolto agli am-ministratori che dopo la fine dei lavori presso la miniera, ormai sono trascorsi oltre due anni, non sono riusciti a fare nulla di concreto affinchè ve-nisse riaperta al culto la grotta di Santa Barbara. Il degrado e l’abbandono il cui versa il sito della mi-niera potrebbe essere evitato grazie alla presenza dei custodi della grotta. Speriamo che l’appello scuota chi di dovere affinchè il desiderio del si-gnor Virone possa trovare realizzazione.

la Settimana di Eugenio Cairone

Tutti contro Uno

“Piove, governo ladro”.Mai come ora sembra valido questo

antico detto. Anche perché, tutto quanto di stor-

to vi è oggi o succede in Italia, pare sia causa di un’unica autorità istituzionale ovvero il Presidente del Consiglio.

Roba per certa stampa, che su que-sto specifico argomento pare voglia co-struire la propria fortuna (per numero di copie vendute).

Non si può certo dire che Silvio Ber-lusconi sia uno stinco di santo, ma non

è nemmeno colui che in questo mo-mento la sinistra si ostina a fare appa-rire.

Forse ha colpa quando dice che la Rai, in quanto pagata con i soldi degli italiani, dovrebbe tenere un contegno diverso evitando di attaccare sempre una parte politica che poi è sempre quella che riconduce a lui come uomo e come capo del governo italiano? Il premier ha contestato la scelta di avere assegnata la prima serata su Rai Uno a Porta a Porta senza trasmissioni con-correnti.

Ma anche per quanto riguarda que-st’ultima decisione presa dai vertici Rai, c’è stato chi ha puntato il dito con-

tro il Presidente.Non è andata cosi, ed è onesto nei

confronti dei lettori e dell’opinione pubblica non distorcere la verità pur di portare acqua al proprio mulino.

É bene che chi opera nel mondo dell’informazione, sappia essere anzi-tutto onesto. Caso mai, se c’è una cosa che non gli si può fare passare a Silvio Berlusconi, è quando dice che stiamo cominciando a risalire e che bisogna essere sereni.

Un messaggio che tende alla fiducia ma che non può essere raccolto da chi vive nella disperata ricerca di un posto di lavoro stabile che forse non riuscirà ad ottenere mai.

Giorno 9 settembre si sono uniti in matrimonio

Francesca Raspantee Francesco Dispenza

Agli sposi la redazione augura serenità, pace e gioia nel Signore.

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta da parte del Comitato Pro Università di Agrigento

L’accelerazione dei cambiamenti del tessuto sociale, eco-nomico ed istituzionale che caratterizza il tempo in cui viviamo, rafforza in noi del Comitato Pro Università, la piena consapevolezza del ruolo centrale e decisivo che l’Università del territorio ha nel creare le condizioni per rendere effettivo il cambiamento, cui si collega inevita-bilmente una generale riflessione sull’esigenza, che era divenuta quasi prossima, di legami sempre più solidi tra l’Università palermitana ed il Polo insediato sul nostro territorio, contro la diffusa sensazione di un certo scolla-mento e rallentamento dei rapporti istituzionali. La città e gli Enti del territorio stanno vivendo una stagione di profondi cambiamenti in assenza di risor-se finanziarie ma, malgrado ciò, crediamo che investi-re sull’Università e convergere su di essa sia vitale per lo sviluppo del nostro territorio; non ci sono ignote le difficoltà che stanno rendendo difficile ed arduo l’inse-diamento universitario definitivo sul nostro territorio, ma siamo convinti che vadano fatti, da parte di chi ha precise responsabilità istituzionali, i necessari passi per consolidare con l’Università di Palermo un rapporto convenzionale che, seppure rimodulato in funzione di nuove strategie di sviluppo, possa consentire di propor-re, per tempo, al Ministero dell’Università una offerta formativa più aderente alle esigenze in evoluzione del territorio. Noi auspichiamo, pertanto, acchè, in tempi brevi, si possa aprire un tavolo di confronto con l’Università di Palermo per definire le linee fondamentali di sviluppo non disgiunte dalla ricerca delle migliori strategie colle-gate ad un’ offerta formativa condivisa e capace di far affermare ancora di più l’Università sul nostro territorio. Vogliamo augurarci, altresì, che riprenda il dialogo sereno, tra quanti sono coinvolti ed hanno a cuore il fu-turo della Nostra Università, che l’affanno dell’operare quotidiano, spesso orientato dall’emergenza, ha indotto gli Enti preposti ad assumere decisioni che, talvolta, non si sono collegate ad un efficace progetto complessivo di sviluppo. A fronte di queste difficoltà sta la nostra consapevolez-za che le due realtà (Consorzio Universitario e Università di Palermo) sono coessenziali: lo sviluppo del territorio dipende in modo crescente dalla capacità d’innovazio-ne e dall’efficienza dell’attività amministrativa degli Enti locali- Soci fondatori- capacità, questa, che deve trovare il suo essenziale momento di sviluppo nella presenza e nell’intervento dell’Università che fornisce le conoscenze necessarie ed appresta, attraverso la sua attività di ricer-ca, gli strumenti che consentono di tradurre in concrete applicazioni adatte alle caratteristiche strutturali della realtà locale i risultati delle più avanzate ricerche del mondo scientifico. Ma più di tutto, infine, riteniamo necessario il con-vincimento che questa via non riduce, ma esalta le ri-spettive competenze, avviando un circolo virtuoso di reciproca collaborazione capace di contribuire in modo decisivo a radicare effettivamente , secondo la“mission” originaria del Consorzio, l’Università sul nostro territorio, acchè diventi uno dei motori fondamentali di sviluppo, attraverso il quale Enti, territorio e Università non pos-sono che trarre stimoli ulteriori e sicuri vantaggi.

Il Museo Civico di Agrigento ac-cresce il suo patrimonio, il comm. Gaetano Allotta, poligrafo e uomo di cultura della nostra città, ha donato al Gabinetto fotografico del Museo civi-co una importante raccolta di carto-line e di foto concernenti aspetti, vita ed attività di Agrigento. L’assessore per la cultura del comune capoluogo, Settimio Biondi, ha ringraziato Allot-ta per il donativo inviandogli una let-tera nella quale si legge: «Il suo dono rappresenta un atto di fiducia verso la capacità conservativa e valorizzati-va del comune nei confronti dei beni culturali locali, compresi quelli, spesso negletti, immateriali. Abbiamo con-tinuamente – continua Biondi – cer-cato di garantire sempre di più questa

capacità conservativa e fruitiva e, pos-siamo ben dire – pur con tutte le criti-che spesso fondate e sempre legittime che si possono indirizzare al Comune – che ci siamo parzialmente e recen-temente riusciti». Ad oggi il Gabinetto fotografico del Comune costituisce l’unico polo di servizio in grado di fornire ai richiedenti – ricercatori, studiosi, cittadini, studen-ti – una risposta facile, semplice ed immediata. «La donazione del comm. Allotta – conclude Biondi – può servire da stimolo verso coloro che potrebbe-ro fare altrettanto e non lo fanno».

Donata raccolta di cartolinemUSeo ciVico

Valle Dei templi

Si rilancia il progetto passerellaSi ritorna,

dopo alcuni anni, a par-lare di pas-serella nella Valle dei Templi. In particolare la struttura d o v r e b b e sorgere in prossimità del quadri-vio Porta

Aurea per collegare la zona del Tempio di Giove con quella del tempio di Erco-le, evitando così ai pedoni l’attraversa-mento della sottostante strada.

Il direttore dell’Ente Parco, Meli, ha chiesto a dei tecnici di realizzare un plastico dell’eventuale struttura per po-ter valutare, anche visivamente. l’impat-to che questa avrebbe sulla Valle.

La struttura da realizzarsi dovrebbe comunque essere precaria, smopn-tabile in qualunque momento. Per la realizzazione di questa eventuale pas-serella dovrebbero essere utilizzati fon-di rpivati, ed in particolare Meli, spera che l’associazione dei costruttori edili, aderenti a Confindustria, sia ancora di-sponibile alla realizzazione del proget-to, infatti, alcuni anni addietro avevano dato disponibilità alla realizzazione della passerella quando fu l’ordine degli architetti ad avanzare tale ipotesi.

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Cultura �L’Amico del Popolo20 Settembre 2008

Parco della valle dei temPli Festival del Cinema Archeologico

appunti Presso il Complesso

monumentale San Fran-cesco di Sciacca è pos-sibile visionare le opere in ceramica della mostra “Gianbecchina tra pittura e ceramica. Omaggio di Sciacca e dei suoi maestri ceramisti”. Ingresso dal-le 10.00 alle 13.00 e dalle 17.30 alle 19.30.

Aperta fino al 30 otto-bre presso le Fabbriche Chiaramontane in piaz-za S. Francesco ad Agri-gento, la mostra dedica-ta a Piero Vignozzi. Una personale di pittura che raccoglie 40 opere che ripercorrono il vissuto dell’artista toscano.

Ogni giorno dalle ore 09.00 alle 13.00 è possi-bile visitare una mostra di bilance antiche presso il centro espositivo della Camera di Commercio in via Atenea ad Agri-gento.

Dal 15 al 19 settembre si svolgerà la nuova stagione

del Festival del cinema archeo-logico.

Il Parco Archeologico e Pae-saggistico della Valle dei Tem-pli ha organizzato il Festival su cinque serate, anche per questo anno, nella irrinunciabile quiete di Casa Sanfilippo, dove ben si percepisce il fascino dei templi in un avvincente panorama not-turno di luci e stelle.

Tra gli eventi culturali è l’esempio che meglio riesce a ca-talizzare l’attenzione di studiosi e appassionati di archeologia per l’alto livello qualitativo dei filma-ti che si presentano come spac-cati di storia, di ricerca, di testi-monianze culturali dei popoli.

Questa iniziativa promozio-nale del Parco offre l’opportunità di conoscere grandi opere e do-cumentari cinematografici che, negli ultimi anni, si sono eviden-ziati per il valore divulgativo e il

consenso degli spettatori nelle rassegne europee del settore.

Cinque serate, dunque, de-dicate ai film archeologici i cui estimatori non sono più soltan-to, come sopra evidenziato, gli studiosi e gli amanti dell’archeo-logia, ma tutti coloro i quali han-no voglia di conoscere le origini delle civiltà che ci hanno prece-duti raggiungendo, la maggior parte delle volte, livelli socio- culturali elevati.

L’apertura, il 15 settembre, ci presenta una sezione “Dedicati ad Agrigento” nella quale ver-ranno presentati “Il tempio della Concordia. Ipotesi di ricostru-zione policroma”, “Il santuario di Ascelpio” e “Le fortificazioni di Akragas” mentre nella sezione “Indagine” il film “Carvilio, un enigma nell’antica Roma”.

Il 16 settembre, nella sezio-ne “Miti ed archeologia” verrà proiettato il docu-film “Il segre-to della dea dei serpenti” e nella

sezione “Antiche civiltà” il film “Il mistero dei traci”.

Giovedì 17 settembre per la sezione “Capolavori” “I se-greti del Partenone” e nella sezione “Metropoli” il film “Hie-rapolis”.

Venerdì 18 set-tembre nella sezio-ne “Salvaguardia” verrà proiettato il film “La valle dei graffiti”, nella se-zione “Ricostruzio-ni” “Gigantesche navi a n -tiche” e nella sezione “Ai tempi di Roma” “La vita nei bagni ro-mani”.

Il 19 settembre, la serata con-clusiva, con la premiazione del film vincitore e la proiezione del film, fuori concorso, “I segreti della via della seta”.

Ogni sera vi saranno inter-valli di cultura greca “onéirata léghein… raccontar sogni…” in-contri imprevedibili con grandi

autori del-l’antichi-tà greca presentati e letti da An-drea Macaluso. La selezione dei filmati in gara è stata curata da Dario Di Blasi; la traduzione dei testi cinemato-grafici da Claudia Beretta, Mau-ra Sirtori e Elena Valle.

LdP

la storia della storial’italia vista al festival di venezia

il regista e la storia

cinema I Edizione Concordia Cine Fest

dalla tavola al grande schermoDal 15 al 19 settembre si terrà la manifestazione

“Agrigento: provincia del gusto al centro del Medi-terraneo” al cui interno si svolgerà il Concordia Ci-nefest Festival internazionale del cinema dei paesi del Mediterraneo.

«Una prova – la definisce il presidente della pro-vincia di Agrigento, Eugenio D’Orsi – attraverso la quale ri-scontrare le nostre forze orga-nizzative, per potere realizzare anche qui, nella nostra provin-cia qualcosa di grande. Infatti se dovesse avere il successo che noi ci auguriamo, questo evento, proiettato per l’intera provincia potrebbe riproporsi il prossimo anno».

«Con questa iniziativa – af-ferma l’assessore provinciale Indelicato – ci mettia-mo nel solco di indirizzo politico del presidente D’Orsi. Il progetto vuole coinvolgere l’intera provin-cia, cercando di valorizzarla e portando qualcosa di importante per uscire dalla marginalità nella quale ci troviamo e diventare il centro della nostra regione».

La manifestazione è un mix tra tradizione, cinema ed enogastronomia, sono infatti previsti: I Giardini del gusto, degustazione di prodotti tipici siciliani, con l’intrattenimento musicale di gruppi etnici pres-so il Giardino del Cinema Multisala Ciak da marte-dì 15 settembre; la Mostra mercato agroalimentare “Provincia del gusto” sempre presso il Giardino dal 15 settembre; il Concordia Cine fest, festival interna-zionale del cinema dei paesi del Mediterraneo e pre-

mio Fiction Italia provincia di Agrigento; il Conve-gno “Un film nel piatto – il brand Sicilia vince con il turismo enogastronomico” presso il Grand Hotel dei Templi di Agrigento sabato 19 settembre alle ore 10.

Durante il Festival si terranno, presso il cinema multisala Ciak di Agrigento, le proiezioni dei film in

concorso (alle ore 19.00 ed alle ore 21.30): “Si può fare” regia di Giulio Manfredonia; “Verso l’Eden” regia di Constantin Co-sta Gavras; “Generazione mille euro” regia di Massimo Venier; “Il giardino dei limoni” regia di Erin Rikli; “Questione di cuo-re” regia di Francesca Archibu-gi; “Ti amerò sempre” regia di Philippe Claudel; “Giulia non esce la sera” regia di Giuseppe

Piccioni; “Due partite” regia di Enzo Monteleone. La premiazione del Concodia cine fest e del Fic-

tion Italia provincia di Agrigento si terranno il 19 settembre alle ore 21.00 nello spazio antistante il tempio di Giunone.

È stato possibile realizzare la manifestazione gra-zie al contributo: dell’assessorato regionale Agri-coltura e Foreste di 85 mila euro; della Provinca regionale di Agrigento intorno ai 35 mila euro; del Comune di Agrigento, il quale ha messo a disposi-zione alcune strutture e del contributo di sponsor privati.

L’accesso alla proiezione dei film in concorso è gratuito.

M.D.M.

l’agrigentino che scoprì mike BongiornosPettacolo Il palmese Carlo Vinti

Mike Bongiorno ha iniziato la sua attività televisiva al fianco di un agrigentino. Lo storico presenta-tore, scomparso nei giorni scorsi, mosse i primi passi nel mondo dello spettacolo, nella tv newyorkese di Carlo Vinti, agrigentino, trapiantato negli States dove, nei lontani anni cinquanta, insieme ad altri, fondò una tv privata per gli oriundi. A do-cumentare tutto questo, i parenti di Carlo Vinti che, nel tempo, hanno custodito le copie dei giornali del-l’epoca. “Qui si racconta come Bon-giorno spiccò il volo”, titola lo storico quotidiano “La Notte”. Una pagina intera, datata mercoledì 29 agosto del 1956, è dedicata a “mister allegria”. Nel paginone, Carlo Vinti è ritrat-to in una “foto notizia”, insieme al giovanissimo showman. «Ho conosciuto Mike alla “Whom” (una stazione televisiva italo-americana) – raccontava Vinti - quando vi fu assunto per fare da monitor, ovvero per controllare che gli annun-ciatori non uscissero fuori dai testi originali, approvati dalla direzione. Poi Mike grazie al suo talento, passò a fare l’an-nunciatore sia per la Tv, che per la “Voce dell’America”. Sin dai primi giorni, – si legge sul giornale dell’epoca - aveva di-mostrato capacità e intelligenza tanto da crearsi presto, una vasta cerchia di amicizie tra i colleghi e una ampia simpatia

da parte del pubblico, che sempre più numeroso, lo vedeva nel pic-colo schermo o lo ascoltava alla radio. Questo convinse gli auto-ri a scegliere Mike come inviato speciale da mandare in Italia. Nel bel paese, doveva raccogliere e registrare messaggi dei parenti degli immigrati in Usa e mandarli in onda per radio. Ma Bongiorno nella Penisola italiana, decise di rimanervi costruendo la sua car-riera professionale e diventando il decano della televisione italiana.

Molte delle idee e dei programmi che aveva sperimentato a New York conquistarono, in pochissimo tempo, il pubblico italiano. Ma chi era Carlo Vinti? Nativo di Palma di Mon-techiaro, discendente da nobile famiglia, ebbe il genio della pubblicità riuscendo ad organizzare la più qualificata agen-zia pubblicitaria italiana negli Stati Uniti. Creatore di “Opera Cameos” versioni condensate delle più popolari opere liriche trasmesse in Tv e del noto programma radiofonico “Grande Famiglia”. Papa Giovanni XXIII lo nominò commendatore dell’Ordine di San Silvestro mentre il Governo italiano gli consegnò la Stella della solidarietà di Prima Classe per i suoi alti meriti patriottici ed umanitari.

Domenico Vecchio

Dai film italiani presen-tati al Festival di Venezia, nella sezione in concorso come in quelle collaterali, emerge un motivo comu-ne: l’analisi della storia re-cente del nostro Paese, vi-sta da un’ottica particolare, però, quella della politica comunista e socialista. Si sceglie, dunque, una deter-minata visione per rileg-gere gli eventi che hanno caratterizzato l’Italia e il mondo e per fare un bilancio dei progetti che l’ideologia di sinistra, una delle grandi ideologie che ha caratterizza-to le nostre società novecentesche, aveva elaborato.

“Baaria” di Tornatore, non a caso, racconta la storia della sua Sicilia attraverso la figura del protagonista, un militante del partito comunista che conosce le vittorie ma anche le sconfitte della sinistra. “Cosmonauta” di Susanna Nicchiarelli, presentato nella nuova sezione “Orizzonti italiani”, opera prima già matura a livello stilistico, ha per protagonista Luciana, nove anni, che abbandona la chiesa durante la cerimonia della prima comunione. Motivazio-ne: è comunista. Perché il padre lo era e perché il fratello, che soffre di epilessia, è un appassionato cultore delle im-prese spaziali sovietiche. Siamo nel 1957 a Roma ed è il periodo in cui la cagnetta Laika è stata inviata in orbita sopra la Terra e Gagarin, primo cosmonauta della storia, la seguirà battendo sul tempo gli odiati americani. Intanto Luciana è cresciuta (siamo nel 1963) e deve vedersela con un patrigno detestato, con un fratello il cui handicap si fa sempre più ingombrante, e con i “compagni”. Nel Partito vigono regole che la ragazza sente strette così come quel-le di casa. Cercherà, a modo suo, di trovare una sua orbi-ta in quello spazio profondo che è l’adolescenza. Un film sull’adolescenza, dunque, ma ambientato in un’epoca particolare e visto da un’ottica particolare: sempre quella del comunismo e delle sue, allora vivissime, speranze.

“Le ombre rosse” di Citto Maselli, invece, presentato in una sezione collaterale, racconta come quelle speranze siano oggi naufragate e cerca di fare il punto su una sini-stra che non sa più darsi un’identità, che non sa ricono-scersi e non sa farsi riconoscere dalla gente, che ha perso ogni forza ideologica.

A questi film si unisce “Il grande sogno” di Michele Placido, rievocazione del 1968 romano di Valle Giulia.

Ci si può rendere conto, dunque, di come le pellicole italiane cerchino di fare il punto su una delle grandi ideo-logie che hanno attraversato la storia del Novecento ita-liano e mondiale, plasmandola e trasformandola. Opere che cercano di radiografarne la crisi, che ne denunciano limiti e fallimenti, che si pongono domande e ricercano possibili errori. D’altronde il cinema è anche e soprattutto un mezzo attraverso cui la società può ripensare se stes-sa, attraverso cui si può fare storiografia e scoprire nuovi punti di vista. Magari utili per far partire nuovi dibattiti e riconsiderare il passato in maniera differente. Natu-ralmente sempre con l’idea che ogni film non è la realtà obiettiva ma semplicemente la realtà filtrata attraverso un’ottica particolare, quella del regista, e attraverso un’at-mosfera particolare, quella della società in cui viene pro-dotta l’opera.

Paola Della Torre

il vescovo nella chiesa tra i ruderi di monte suso

montallegro Dopo tre secoli

Dopo oltre tre secoli, un vescovo torna a celebrare messa nella chiesa diruta tra i ruderi di Monte Suso, l’an-tico abitato di Montallegro, posto sulla collina che sovrasta l’attuale cittadina. Sarà l’arcivescovo di Agrigento mons. Franco Montenegro ad officiare la celebrazione eucaristica domenica 20 settembre, alle ore 9, nell’area che ri-mane dell’ex chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, tra un nutrito gruppo di fedeli che partecipa al pellegrinag-gio che è stato ripreso con notevole fervore in questi ultimi anni. A dare la notizia ed a coinvolgere la cittadi-nanza, è stato l’arciprete don Ange-lo Gambino che ha fatto riprendere un’antica usanza e un rito religioso e tradizionale che i fedeli si traman-dano di famiglia in famiglia. Sarà per Montallegro un evento decisamente storico.

Don Angelo ha appurato che, nel vecchio centro abitato, non si celebra

l’Eucarestia dal 14 marzo del 1678 da quando l’ultimo presule, mons. Fran-cesco Maria Rini nel verbale della vi-sita pastorale scrive che “É stata una grandissima fatica” raggiungere a piedi la sommità della collina, ancora oggi la salita è molto dura e impegnativa.

I fedeli, con una solenne cerimo-nia, nella prima mattinata di dome-nica, parteciperanno alla Via Crucis e porteranno a spalla il simulacro del Crocifisso di legno lungo l’arduo pen-dio. Protagoniste della fatica saranno soprattutto le donne. Il giorno della festa, per l’Esaltazione della Croce, è preceduta da un triduo di prepara-zione animato dal rettore del semi-nario teologico dei Servi della Carità dell’Opera Don Guanella di Roma. Domenica, prima del tramonto, sono in programma la “Scinnuta” del Cro-cifisso da Monte Suso e la processione della statua per le vie del paese.

Enzo Minio

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� L’Amico del Popolo20 Settembre 2009Provincia

Il primo rappresentante politi-co della nostra provincia che

evidenziò il problema per la co-struzione di un aeroporto ad Agri-gento, fu il democristiano Gaspare Ambrosini, futuro Presidente della Corte Costituzionale che, con un intervento alla Camera dei depu-tati nel corso della seduta del 10 gennaio 1949, pose la realizzazio-ne di una struttura aeroportuale con il fine dello sviluppo del terri-torio agrigentino.

Si ritornò a parlare di aeropor-to, intorno agli anni ‘70, grazie ad una legge statale: la n. 111/1970; ad essa si giunse grazie all’interessamento dei deputati Giuseppe Sinesio e dell’allora ministro ai lavo-ri pubblici Salvatore Lauricella.

Da quel momento furono attenzionate molte aree della nostra provincia, tutte rica-denti nella fascia centro-meridionale dell’iso-la, i tecnici vagliarono la zona di Aragona, Montallegro, Villaseta e Piano Romano a Licata ma, per un motivo o per un altro, fu-rono quasi tutti esclusi con la sola eccezione di quello relativo a Piano Romano, ritenuto il più idoneo.

La provincia regionale di Agrigento si atti-vò con prontezza politica ed animò il dibattito tra le forze presenti in consiglio in un serrato confronto, infatti, non tutte le forze politiche erano favorevoli alla costruzione dello scalo aeroportuale. I più ostili furono i comunisti, guidati dal deputato regionale Michelangelo Russo, e alcuni consiglieri provinciali della DC. Pur in presenza di queste avversità poli-tiche, la provincia di Agrigento, in ossequio al dettato della legge e ai forti richiami dell’Unio-ne provinciale degli Industriali, presieduta da Paolo Di Betta, e dall’Associazione degli Albergatori agrigentini diede l’incarico all’ing. Marra, direttore dell’aeroporto di Torino, di redigere un progetto di fattibilità sull’aerea di Piano Romano (Licata). Il costo dell’opera fu

preventivato per 10 miliardi di lire. L’allora ministro dei trasporti, Claudio Signorile, nel corso di un apposito convegno tenutosi ad Agrigento, ufficializzò il pieno interesse del ministero da lui diretto alla costruzione del-l’opera a condizione che fosse lo stesso mi-nistero a gestire la fase progettuale. Da quel momento tutte le forze contrarie ed ostili alla realizzazione dell’opera si coalizzarono nel fertile silenzio politico ed economico, in dife-sa dei poli turistici di Palermo e di Catania.

La gestione del Ministero dei Trasporti da parte dell’on. Calogero Mannino si rivelò ostile e perniciosa per le sorti dell’aeroporto di Agrigento. Nello stesso periodo l’allora sin-daco di Licata, Carmelo Castiglione e l’allora vice sindaco di Palma Montechiaro, Tomma-so Meli, insieme a rappresentati della cultura e della politica agrigentina diedero vita alla marcia per l’aeroporto da Agrigento a Lica-ta-Piano Romano. Una marcia di protesta al grave comportamento assunto dal Ministro Mannino nei confronti del territorio di Agri-gento.

Nel proseguo degli anni Paolo Di Betta, con passione ed impegno, alimenterà il sogno degli agrigentini, attraverso il progetto su Mi-silina (Favara). Il progetto, purtroppo, resterà negli armadi polverosi del Comune di Favara, gli elaborati, infatti, non furono trasmessi al

Consiglio comunale per l’approva-zione del progetto.

Da qui si passa al progetto dello scalo aeroportuale su Racalmuto, ben pubblicizzato da Fontana, da Milioto e da altri esponenti quali Massinelli, che risultò fortemente ostacolato, non solo dai legittimi proprietari delle aree da espropria-re, ma soprattutto dai tecnici e dai rappresentanti dell’Enac, e tutto ciò nell’indifferenza generale delle istitu-zioni locali. L’allora presidente della regione Salvatore Cuffaro, pur sa-pendo che il progetto su Racalmuto

prevedesse un costo di oltre 70 milioni di euro preferì, nel gioco delle parti, assicurarne solo la metà lasciando, ai privati, l’onere di integra-re la rimanente somma, una proposta questa, un po’ strana, in una terra ove di solito i pri-vati scendono, nel campo degli investimenti, solo per ricevere e difficilmente per dare.

Intanto la somma regionale destinata alla costruzione dell’aeroporto, già accreditata alla provincia, è stata dirottata in favore di altre opere siciliane dal Presidente Lombardo. Nel frattempo il presidente della provincia D’Orsi dichiara che il progetto fatto elaborare dal-l’AAVT (con un milione di euro di denaro del contribuente) è solo carta straccia. Grave di-chiarazione che impone, a chi di competenza, di avviare un provvedimento amministrativo finalizzato al recupero delle somme liquidate in favore dei progettisti, per un “lavoro di car-ta straccia”.

Intanto prosegue l’inchiesta della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza, in ordine al-l’AAVT (società pubblica costituita nel 1995, controllata per l’80% dalla Provincia regiona-le di Agrigento, per il 19 % dalla Camera di Commercio di Agrigento e per l’1% dai priva-ti). La provincia di Agrigento si costituirà par-te civile nei confronti dell’Aavt e dei suoi com-ponenti per il danno patrimoniale ricevuto?

Paolo Cilona

Brevi provinciaIl nostro sogno di Icaroaeroporto La storia infinita dello scalo agrigentino

lampedusa per abuso d’ufficio sequestrati beni del Comune

La Guardia di Finanza ha sequestrato beni per un valore di circa 880 mila euro al Comune di Lampedusa e Lino-sa. Secondo gli inquirenti, il sin-daco dell’isola, Bernardino De Rubeis, avrebbe acquistato, ne-gli ultimi due anni, materiale da una ditta di Palermo per conto dell’ente, incorrendo, secondo il gip Stefano Zammuto, nel reato di “abuso d’ufficio”. Le indagini avrebbero ac-certato che De Rubeis avrebbe avuto un interesse per-sonale a far protocollare le fatture emesse dal fornitore e a far inserire il debito tra quelli “fuori bilancio”.

Favara a palermo per la metanizzazione

Missione a Palermo del sindaco Mimmo Russello il quale, accompagnato dall’as-sessore ai lavori Pubblici Mim-mo Alessi, dall’ingegnere capo dell’Utc Alberto Avenia e dal deputato locale Nino Bosco, ha incontrato l’assessore regionale all’Industria Marco Venturi. Gli

amministratori hanno perorato la causa della metaniz-zazione della città per la quale è già stato avviato un project financing. L’incontro con il componente della giunta regionale è finalizzato a non perdere il treno di un finanziamento comunitario aggiuntivo, nell’ambito del piano metanifero regionale.

riFiuti revocato lo sciopero

Lo sciopero di 24 ore procla-mato dai lavoratori delle impre-se che si occupano della raccol-ta dei rifiuti solidi urbani per conto dell’Ato Gesa Ag2, è stato revocato. Si è infatti tenuta, nei locali dell’Ato, una riunione con l’amministratore unico della società, Francesco Tru-glio, alla presenza dei rappresentanti delle organizza-zioni sindacali. Truglio ha assicurato che nei prossimi giorni sarà pagato alle imprese il mese di aprile per cui queste ultime potranno a loro volta pagare gli stipendi ai dipendenti (luglio e la quattordicesima mensilità).

palma di monteChiaro il paese dei tomasi avrà la sua centrale nucleare

Confermata la zona di Palma di Montechiaro nella lista dei dieci siti candidati ad ospitare le quattro centrali nucleari con cui l’Italia intenderà produrre energia. Si tratta di Monfalco-ne (Gorizia), Scanzano Jonico

(Matera), Palma di Montechiaro, Oristano, Chioggia, Caorso, Trino Vercellese, Montalto di Castro, Termini Imerese e Termoli. “Il governo riferisca al più se inten-de confermare questo elenco stilato contro la volontà dei cittadini e contro l’opposizione di diverse ammi-nistrazioni in carica”. Lo dichiara il sen. Roberto Della Seta (Pd), preannunciando un’interrogazione urgente al ministro delle Attività Produttive.

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

L’ANGOLO DEL CONSUMATORE

Ho disdetto il mio abbonamento con la TV satellitare, ma mi hanno chiesto il pagamento di 225 Euro per non meglio precisati “costi dell’operatore”. É una ri-chiesta legittima? (D.S., Agrigento)

Non è una richiesta legittima, anche alla luce delle ultime decisioni giurispruden-ziali. Infatti, il c.d. “decreto Bersani” (DL n. 223 del 2006, convertito nella legge n. 248 del 4 agosto 2006) ha stabilito che, i con-tratti con gli operatori di TV satellitare, de-vono prevedere la facoltà del contraente di recedere dal contratto in qualsiasi momen-to e senza spese non giustificate dai costi dell’operatore. Gli esercenti TV satellitare si sono apparentemente adeguati; però poi è successo che i contraenti, effettuato il re-cesso, si siano visti richiedere cifre anche consistenti a titolo, appunto, di “costi del-l’operatore”. Ciò è costato a Sky una con-

danna da parte dell’Autorità garante delle comunicazioni. Avverso tale condanna Sky ha proposto ricorso al Tar del Lazio, il quale, lo scorso giugno, si è pronunziato ribadendo che gli utenti, al momento del recesso, non devono sopportare altri costi se non quelli (irrisori) connessi alla disat-tivazione dell’impianto. Qualunque altra richiesta è illegittima. Ricordiamo, a tal proposito, che ai sensi del succitato “De-creto Bersani”, nei contratti per adesione stipulati con operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazione elettronica il consumatore può recedere senza vincoli temporali e senza spese (se non nei limiti sopra precisati). Pertanto gli utenti posso-no tranquillamente recedere dal contratto in qualunque momento, rispettando i ter-mini previsti nello stesso, che comunque non possono eccedere i trenta giorni.

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

Vigneti da estirpareproVIncIa Viticoltura in crisi

Tanti viticoltori non vendemmieranno per-ché i soli costi della manodopera finale e del trasporto dell’uva riescono a malapena a co-prire le spese, senza dire dei pesanti oneri di conduzione dei vigneti per un’intera annata agraria. La qualità e la quantità dell’uva agri-

gentina sono buone, ma i prezzi dell’uva, al conferimento alle cantine sociali ed ai priva-ti, è diminuito, rispetto a qualche anno fa, di circa il 40-50 per cento.

La denuncia, precisa e arrabbiata, non vie-ne dai sindacati agricoli che, solo nei giorni scorsi, su sollecitazioni del mondo agricolo, hanno denunciato la terribile crisi della pe-schicoltura (i mercati rifiutano le pesche e gli agricoltori possono solo buttarle perché il prodotto è molto deperibile), ma diretta-mente dai viticoltori che avevano cominciato a vendemmiare l’uva, soprattutto l’inzolia, il

trebbiano e il catarratto e che si sono ferma-ti perché l’uva ha il prezzo irrisorio di 10-12 centesimi al chilo. Oggi il rischio è che i vi-ticoltori, gettino la spugna, lasciando l’uva appesa alle viti e cominciando a pensare alla estirpazione totale dei vigneti. Un rischio e

una possibilità che metterebbero in ginocchio l’economia provin-ciale e che riaprirebbe l’esodo dei lavoratori verso regioni italiane più fortunate.

In provincia di Agrigento vi sono circa 60 mila ettari di vi-gneti, compresi quelli coltivati ad Uva Italia. Nel comprensorio oc-cidentale della provincia (Menfi, Sciacca, Ribera, Cattolica Eraclea) i vigneti arrivano a circa 19 mila ettari. É proprio in quest’area che la crisi è più evidente in quanto, a causa di un prezzo definito “in-decente” già nel settembre dell’anno scorso tanti viticoltori hanno deciso di abbandonare la coltivazione dei vigneti, chiedendo la ven-dita delle quote o accontentandosi del misero contributo europeo di estirpazione (meno di 5 mila euro ad ettaro di vigneto).

«Non si riusciva più a coprire le spese – ci dicono alcuni viticoltori – per cui abbiamo pensato di rivolgerci ai sindacati per prov-vedere all’estirpazione dei vigneti, attraver-so l’Agea, o alla vendita delle quote che tanti agricoltori veneti vengono a comprare da noi per trasferirle nella pianura padana. Hanno

una valutazione parecchio insufficiente per-fino le uve scelte come Merlot, Carbernet, Sauvignon e Syrah che raggiungono appena 30 euro al quintale d’uva conferita. Dopo la batosta di quest’anno, altre corpose estensioni di vigneto saranno completamente abbando-nate, con danni pesantissimi e irreversibili per l’economia».

L’assessore regionale all’Agricoltura Michele Cimino ha convocato una riunione urgente a Palermo per affrontare il problema del prezzo dell’uva.

Enzo Minio

Nella foto: L’Amico del febbraio 1971 con il si definitivo alla costruzione dell’aeroporto a Piano Romano (Licata)

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Società �L’Amico del Popolo20 Settembre 2009

Costume e soCieta’ diario multimedi@le«Il sogno di Caterina

fra Poesia e Solidarietà»Caro diario,tu sei fatto di carta e certe cose non le potrai mai pro-

vare; ma sai di certo che, a tutti noi umani in carne ed ossa, ogni tanto, per qualche recondita ed immediata necessità di compensazione delle private e pubbliche amarezze dell’esistenza, succede, all’improvviso, di ane-lare anche fisicamente a “qualcosa di dolce”. Ok, è solo un palliativo, non sarà una soluzione – magari, con una così semplice “magia”, potessimo ritrovare, noi ed il mon-do intero, quell’ormai perduta ed introvabile felicità del cuore e del vivere! – ma indubbiamente aiuta, sebbene solo per poco, a sentirci meglio, in attesa che la prossima, inevitabile amarezza, personale e collettiva, sbuchi fuori a balzarci addosso, come vuole fin troppo noto copione, da dietro l’angolo. Fuor di premessa, accade anche a me di desiderare qualche zolletta di dolcezza: e visto che l’In-quisizione delle Analisi, da qualche tempo, mi vieta pan-tagruelismi di cioccolati & zuccheri in tutte le lusinghe, m’accontento di qualche pilloletta d’aspartame oppure di rari episodi gratificanti, come questo, d’ineffabile sapore, commovente, vero e prezioso, esemplare. Mesi fa, mi contatta Caterina Gullo Meloni, già per tutta una vita in-segnante elementare (ma di quelle “antiche” e “giuste”, da libro “Cuore”). Mi sottopone, affidandomeli con sincera e signorile modestia, diversi suoi testi poetici, per chieder-mi, da critico, un giudizio, il “via libera” per il “libro della sua vita” ed una prefazione. Caterina, pur non pretenden-do di scalzare dal podio Montale o Neruda, mi colpisce subito per quella “semplicità difficile a farsi” (Brecht) che coniuga, senza pretese, ma con autentico afflato del cuore ed apprezzabile resa stilistica ed espressiva, sentimenti e valori assoluti, dalla famiglia ai bambini, dagli anziani agli “ultimi”, dalle radici della memoria alla realtà, dall’amore all’indignazione verso questa impoetica società di “uma-ni” sempre più disumanizzati. Scrivo la prefazione, esce il libro (“Una finestra sull’orizzonte”), ha un’ottima acco-glienza di lettori e di critica, e glielo presento, fra giugno ed agosto, prima ad Agrigento e poi a Chiusa Sclafani, amatissimo paese natìo, per un “ritorno” che chiude “al top” il cerchio delle sue origini.

Anche a Chiusa è un successo. La Civica Amministra-zione patrocina l’incontro: più di cento presenti, ben ot-tanta i volumi venduti, ottocento e più gli euro d’incasso, tutti veicolati “a vista” ad un centro disabili del Comune per esplicita volontà di Caterina, la quale anche qui da noi avrebbe potuto vendere destinare tutto in beneficenza se un indecente “incidente” da caporalato burocratico non avesse chiuso le porte in faccia, a serata conclusa, al ga-lateo e ad una negata/cacciata mezz’ora di “bonus” come momento più solidale che conviviale. Una punta d’amaro, quest’ultima, che però non ha corroso né l’indimenticabi-le riuscita di questo “trovarsi” nel nome e nel segno della Poesia né, soprattutto, il “gusto di dolcezza” d’un gesto di altri tempi: pubblicare un libro a spese proprie (e tante!) per poi devolverne praticamente tutto il ricavato a chi ha bisogno non solo di conforto ma anche e soprat-tutto di gesti immediati e concreti. Caterina non sa niente, caro diario, di questa mia iniziativa (che vuol farsi anche invito a contattarmi all’e-mail [email protected] per ulteriori serate di presentazione del suo libro, sempre e solo a scopo benefico): ma non immagina nemmeno, caro diario, come e quanto questa sua benemerita ed esemplare “finestra” sull’ “orizzonte” della Poesia e della Solidarietà mi sia stata “zolletta di dolcezza” che pure oggi prosegue a deliziarmi con l’impareggiabile ed, ahimé, ormai residuale e raro gusto dell’“humanitas”, ricordando-mi che, nonostante tutto, come scrisse Bernanos, questa nostra società “arde ancora dal desiderio di amare”; e che anche Caterina, caro diario, ne è una prova vivente.

Nuccio Mula

continua dalla prima

Un secondo elemento teologico e pa-storale di riferimento è il sinodo dioce-sano del ‘79 che ha segnato fortemente il cammino della nostra diocesi. “Per una comunità che fa comunione”: questo im-pegno-programma conserva ancora la sua dinamicità esplosiva. Come allora avvertiamo il bisogno di riflettere sul va-lore della comunione e su una comunità ecclesiale che tende a realizzarla. Un terzo elemento è dato dal cammino fatto negli ultimi anni teso alla riscoperta della fede attraverso il modello catecumenale. In sintonia con la Chiesa italiana abbiamo lavorato affinché la trasmissione della fede – il più delle volte interrotta nel passaggio da una generazione all’altra – mantenga la sua linfa vitale. Tutta questa ricchezza di contenuti ha conosciuto una ulteriore verifica lo scorso anno attraverso il tempo dedicato all’ascolto.

In che modo verranno valorizzate le indicazioni dell’anno dell’ascolto?

Il nuovo piano pastorale diocesano non

può prescindere dalle conclusioni dell’an-no dell’ascolto. Questo particolare eserci-zio di comunione è stato pensato e vissuto come un tempo di verifica e di lettura di quanto oggi il Signore ci chiede per guar-dare, con occhi nitidi, al futuro. L’assem-blea diocesana dello scorso 20 giugno è stato un momento di grande crescita ec-clesiale: al Vescovo è stato consegnato un documento che ha raccolto i contributi di tutti (parrocchie, gruppi, religiosi, laici...) e li ha sintetizzati secondo una scansione ben precisa: l’analisi del passato, la let-tura dei segni dei tempi e le prospettive per il futuro. Il documento è stato letto per intero e approvato dall’assemblea; il Vescovo ha offerto una riflessione finale in cui riprendeva e rilanciava i contenuti del documento. Poiché dentro ogni riga di quel documento c’è la vita delle nostre parrocchie, di tanti battezzati che si sono espressi, dei sacerdoti che hanno dato il loro contributo… già quelle righe costitui-scono lo scheletro del nuovo piano pasto-

rale. Adesso bisognerà capire come fare per dare a quei documenti il volto di un piano pastorale organicamente pensato.

È possibile individuare delle linee-guida?

Certamente si. Dalle assemblee parroc-chiali, foraniali e zonali e dal documento finale è venuto fuori un forte bisogno di comunione, di formazione e di missione. È chiaro che si tratta di valori fondamen-tali che fanno parte di ogni espressione ecclesiale e potrebbe sembrare retorico anche solo parlarne. Però attraverso que-ste tre coordinate viste in modo unitario è possibile disegnare un rinnovamento ecclesiale per essere comunità che vive e rispecchia il Vangelo. Al Dipartimento pa-storale e agli organismi di partecipazione chiederemo come far diventare queste tre note piano pastorale diocesano per conti-nuare a vedere, nei tratti della nostra Dio-cesi, i lineamenti della Sposa che cammina e canta andando incontro allo Sposo.

LdP

(continua dalla prima) sulle coste, negando soccorso a chi ne ha bisogno e l’eventuale diritto di asilo a chi ne può fare richiesta. Occorre dare pro-tezione ai profughi e a quelle persone che nel loro paese potrebbero essere sottoposte a misure coer-citive contrarie ai diritti umani”, ha poi aggiunto, specificando di aver inviato una lettera alle autorità italiane a luglio sui respingimenti: “ora abbiamo ricevuto una risposta ufficiale che stiamo attenta-mente studiando”.

Naturalmente le questioni connesse ad immi-grazione illegale, respingimenti, soccorso in mare devono essere affrontate in un’ampia prospettiva che tenga conto del quadro normativo di riferi-mento, in cui sono ricomprese anche le fonti di altri ordinamenti. Costituisce necessaria premessa la Convenzione di Montego Bay del 10 dicembre 1982 (UNCLOS), fonte primaria del diritto inter-nazionale del mare, in base alla quale ogni Stato obbliga i comandanti delle proprie navi a prestare assistenza a naufraghi trovati in mare. Tutti gli Sta-ti provvisti di litorale marittimo sono inoltre tenuti a creare e mantenere un servizio di ricerca e sal-

vataggio intervenendo “senza tener conto della na-zionalità o della condizione giuridica” e portando le persone soccorse in un “porto sicuro”, che non è necessariamente quello più vicino. Caposaldo del-la protezione internazionale dei rifugiati è il prin-cipio di non-respingimento affermato all’art. 33 della Convenzione relativa allo status dei rifugiati, firmata a Ginevra il 28 luglio 1951, che vieta agli Stati contraenti di espellere o respingere un rifu-giato verso le frontiere dei luoghi in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate per ragioni di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad una determinata categoria sociale, opinioni politiche. Il divieto di respingimento verso una situazione di pericolo di persecuzione si riferisce non solo al ri-torno nel Paese d’origine o, nel caso di una persona apolide, nel Paese di precedente residenza abituale, ma anche a qualsiasi altro luogo in cui una persona abbia motivo di temere minacce per la propria vita o libertà, in riferimento a una o più delle fattispecie elencate nella Convenzione del 1951, o dal quale rischi di essere inviata verso un simile pericolo.

Raffaele Iaria

sono rifiuti pericolosi?respingimenti L’ammonimento dell’Alto commissario ONU per i diritti umani

Lampedusa è stata scelta in quan-to luogo simbolico: il sogno delle vit-time del mare. E nell’isola, Magistra-tura democratica, movimento per la giustizia-articolo 3 e Medel (togati europei) hanno deciso di trovarsi per discutere insieme a rappresentanti dell’associazionismo laico e cattoli-co, e anche con la portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, Laura Boldrini. Sono stati molteplici i temi affrontati venerdì 11 e sabato 12 settembre a Lampedusa nel con-vegno organizzato da Magistratura Democratica dal titolo “La frontiera

dei diritti. Il diritto della frontiera”. L’idea di una legislazione dell’immi-grazione giusta ed efficace, le analisi del comportamento dell’Europa in tema di migrazione, altalenante fra l’accoglienza e il rifiuto, il rapporto fra Costituzione e straniero e il dirit-to di asilo dei popoli violati. Questi sono stati gli argomenti discussi in altrettanti gruppi di lavoro.

Alla presenza del regista, Marco Tullio Giordana, venerdì sera è stato anche proiettato il film “Quando sei nato non puoi più nasconderti”.

Il momento clou si è vissuto sa-bato mattina con la tavola rotonda alla quale sono intervenuti: Marisa Acagnino, Alfonso Amatucci, Gio-vanni Maria Bellu, Paolo Beni, Lau-ra Boldrini, Fernanda Contri, Giusy D’Alconzo, padre Antonino Fasullo, Luigi Ferrajoli, Valerio Fracassi, Igna-cio Ubaldo Gonzales, Karim Metref, Guido Neppi Modona, Vito Monet-ti, Gioacchino Natoli, Andrea Oli-vero, Giovanni Palombarini, padre Giorgio Poletti, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Rita Sanlorenzo, Donatella Stasio, Armando Spataro, Piero Sol-dini, Daniela Troja e Lorenzo Truc-co.

“Essere qua – ha spiegato Rita Sanlorenzo, di Md – significa im-pegnare i giuristi nel denunciare le violazioni del diritto della richiesta d’asilo, negato dai respingimenti degli immigrati verso i posti di pro-venienza. La richiesta d’asilo politico è garantita dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali. Molte questioni sono tecniche e dunque non politiche: speriamo di stendere un documento finale di giuristi che riaffermino il diritto”.

Salvatore Pezzino

Convegno di mD a Lampedusa per una legislazione dell’immigrazione

L’estate è ormai alle por-te e con essa sembrano

essere svanite nel nulla, eva-porate nella calura oppri-mente di agosto, le accuse mosse al capo del governo nel corso delle recenti inda-gini di Bari. Tutto sembra essere tornato alla normalità ed all’apparente moralità.

E così, come compen-sazione alle varie Patri-zia e compagnia che, nei mesi scorsi avevano osa-to appannare l’immagine edulcorata e virtuosa del premier, ecco presentarci una sfilza di donne-simbo-lo, donne emancipate ed intraprendenti, pronte ad essere innalzate a modello dal “regime” berlusconiano. Basta guardare i telegiornali nazionali, per molti italiani l’unica fonte d’informazio-ne accessibile, per seguire le gesta delle pulzelle più valorose del Paese ed avere un’immagine fuorviante del-la realtà. Le 15 ragazze am-messe nella storica scuola della Nunziatella; la donna a guida dell’Istituto nazionale di fisica nucleare sul Gran Sasso: la pilota di caccia; la comandante di navi della Marina militare; rappresen-tano tutte con i loro volti e le loro scelte di vita, il mo-

dello femminile positivo da proporre alla massa per far perdonare o cancellare del tutto, le intemperanze del premier. Le loro storie sono volutamente “raccontate” ai telespettatori per farne stru-mento politico. L’elemento femminile, oggetto delle di-cerie e soggetto dei presunti scandali del leader del Pdl è, dunque, epurato e ripresen-tato sotto una veste virginale e propositiva. Alle signorine dello spettacolo, quelle che si emozionano per un pic-colo oggettino donato loro da Berlusconi, fanno così da contrappeso una schie-ra di donne indipendenti e “virili” che, danno smalto alla credibilità ormai appan-nata del capo del governo. Tutti modelli selezionati e riproposti in un frangente politico così delicato, qual è appunto quello che stiamo vivendo – si parla di elezio-ni anticipate e di un “dopo” Berlusconi – che puntano a rafforzare la facciata perbe-nista e progressista di questo governo. In realtà l’espedien-te utilizzato non è certo una novità. Basti guardare alle quattro ministre per com-prendere come nella politica del Cavaliere, il ruolo delle donne divenga fulcro di un

preciso messaggio propagan-distico. Tutto deve, sempre e comunque, comunicare un modello di donna ben lonta-no dal vissuto privato di chi ci governa. E non importa che sia artificioso e costruito a tavolino. Ciò che importa davvero è che chi ci governa, utilizzando tali mezzi, reputi noi tutti degli individui mal-leabili e plasmabili.

Anna Chiara Della Monica

Le donne nell’era Berlusconi

Page 6: L'Amico del Popolo

Vita Ecclesiale 6L’Amico del Popolo20 Settembre 2009

Ogni giorno 38 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro

missione, hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento

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Continuano gli avvicendamenti nelle parrocchie

parroCChie Il saluto a chi va e l’accoglienza per chi viene

C’è chi va e chi viene; chi saluta e ringrazia e chi arriva e si presenta. Dopo le nuove nomine dei parroci, rese pub-bliche dall’arcivescovo, mons. Francesco Montenegro, diver-se parrocchie sono impegnate ad accogliere i nuovi pastori ed a salutare chi, per anni, ha gui-dato le comunità.

Sabato 5 settembre la co-munità di Bivona ha accolto il nuovo parroco Kristofer Nyioj, mentre domenica 6 settembre è stata la comunità parrocchia-le di san Gerlando (Agrigento) ad accogliere mons. Salvatore Russotto, nello stesso giorno la comunità della Chiesa Ma-dre di Aragona ha accolto il nuovo parroco don Giuseppe Veneziano. Sabato, 12 settem-bre, la comunità ecclesiale di Montevago, ha salutato don Giuseppe Morreale ed accolto il nuovo parroco, don France-sco Guarino.

Domenica 13 settembre la comunità di “Santa Chiara” (Canicattì) ha salutato don Giuffrè e il vicario parrocchia-le Saverio Pititteri, mentre la comunità di Grotte ha salutato don Gioacchino Scimè. Altre parrocchie sono in fermento per l’arrivo del nuovo parroco.

Domenica 20 settembre don Nino Giarraputo saluterà la parrocchia Santi Pietro e Paolo (Favara) dove è stato parroco per 14 anni, don Nazzareno Ciotta darà il saluto ai parroc-chiani della chiesa Madre di Cattolica Eraclea, mentre don

Salvatore Traina saluterà la comunità della chiesa Madre di San Giovanni Gemini. Lo stesso giorno faranno la loro immissione canonica don Er-nesto Sciacchitano nella co-munità di Giardina Gallotti e don Franco Giordano presso quella di Fontanelle.

Venerdì 25 settembre sarà la comunità “san Nicola di Bari” (Naro) ad accogliere il nuo-vo parroco, don Gioacchino Scimè, sabato 26 settembre don Nazzareno Ciotta farà l’immissione canonica presso la parrocchia “San Michele” (Agrigento). Domenica 27 set-tembre saranno due le parroc-chie che accoglieranno i nuovi parroci: la comunità “Santi Pietro e Paolo” accoglierà don Carmelo La Magra e la Chiesa Madre di Raffadali don Giu-seppe Livatino.

Sabato 3 ottobre, nella par-rocchia San Leone (Agrigen-to) farà l’immissione canonica don Baldo Reina e domenica 4 ottobre, don Nino Giarrapu-to, Chiesa Madre di Cattolica Eraclea.

Dopo la ridistribuzione de-gli incarichi pastorali nelle par-rocchie dell’Arcidiocesi a breve l’Arcivescovo renderà noti an-che i nuovi incarichi negli uffi-ci pastorali della Curia, mentre il mese di settembre è anche il mese in cui si terranno le elezioni (25 settembre) per il rinnovo del Consiglio presbi-terale diocesano e dei vicariati foranei.

Sabato 12 settembre 2009, la Comuni-tà di Montevago ha vissuto un’espe-

rienza di grande comunione e di fede: ha salutato il parroco, padre Giuseppe Morreale che, ha ricevuto dall’Arcive-scovo di Agrigento Mons. Francesco Montenegro, l’incarico di Direttore Spi-rituale presso il Seminario di Agrigento e, dei Frati Conventuali P. Rosario Mer-lino che va nella Comunità di Pergusa e P. Salvatore Lo Curcio Guardiano della Comunità di Messina.

L’accoglienza del nuovo parroco della Chiesa Madre, padre Francesco Guarino, e del nuovo guardiano dei Frati e rettore del Santuario p. Giuseppe Benvenuto, è avvenuta presso il Santuario della Ma-donna delle Grazie. Dopo l’affidamento alla Madonna da parte di p. Francesco, il saluto caloroso e sentito pronunciato dal sindaco Barrile, che ha ringraziato per tutto il bene profuso nella Comuni-tà di Montevago ed ha augurato ai nuovi arrivati di continuare tale missione. Pre-ceduto dalla Banda Musicale, si è snoda-to il corteo verso la Chiesa Madre dove, l’assemblea, ha partecipato alla Concele-brazione Eucaristica presieduta dal vica-rio generale mons. Melchiorre Vutera.

A conclusione della Santa Messa i sa-luti, i ringraziamenti, gli scambi di au-guri e di doni, ed un rinfresco per tutti gli intervenuti, allietato dal volo delle mongolfiere, di una sequenza di foto ri-cordo ed una parodia cantata dedicata a p. Giuseppe Morreale e la distribuzione dell’edizione straordinaria del giornalino parrocchiale “Carta e penna”.

Il saluto conclusivo di p. Giuseppe Morreale è stato un grazie a tutti per tutto «Grazie a Dio innanzitutto, a cia-scuno di voi in particolare, di vero cuore,

per avermi aiutato giorno dopo giorno a desiderare con voi e per voi il bene più grande per questa comuni-tà, un bene che voglio chia-mare per nome e, questa sera, lasciarvi come regalo più grande che il presbitero può fare alla sua comunità, “il bene della comunione”. Grazie perché insieme ab-biamo provato ogni giorno a tesserla come l’ordito di un ricamo prezioso, grazie per averla custodita fino ad oggi come la perla di gran valore per la quale vale la pena spendersi… grazie per aver accet-tato di suggellarla in questa celebrazio-ne, dove, tutti e ciascuno, siamo le pietre vive scelte e preziose per la costruzione dell’edificio santo che è la Chiesa». Poi rivolgendosi all’Arcivescovo: «Di certo La ringrazio per la grande fiducia e stima che ha avuto nei miei confronti che spe-ro, con l’aiuto di Dio, di poter ricambia-re in questo nuovo servizio alla Chiesa Agrigentina. Come il pro-feta Geremia, sento il limite della mia giovane età, della mia poca esperienza e della povertà della mia persona, ma come S. Paolo, sento di dire in questo momento particolare che “tutto posso in colui che mi da la forza”».

Padre Giuseppe ha augurato al nuovo parroco don Francesco «di essere per Montevago quello che è stato per le comunità che finora ha servito: un prete carico di profonda umanità e di grande voglia di fare».

Don Francesco Guarino trova di certo una Comunità viva, con il desiderio di continuare a lavorare insieme nel segno della Comunione. Ma trova anche una comunità desiderosa di Formazione Cri-stiana e spirituale per maturare quelle scelte pastorali che possono farla cresce-re ancora di più.

Maria Vega

Montevago ringrazia ed accoglie

dioCesi

Page 7: L'Amico del Popolo

Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo20 Settembre 2009

Cattolica: partono i lavori della Chiesa Madre

Sono partiti i lavori di ricostruzione della Chiesa Madre di Cattolica Eraclea. L’impresa, vincitrice della gara di appalto ha aperto il can-tiere per consentire – si spera in breve tempo – la riapertura del più antico, grande e glorioso luogo di culto della cittadina. La notizia è stata data dal sindaco Cosimo Piro che ha lavorato, prima alla ricerca di un finanziamento e poi, al-l’inizio dei lavori della chiesa.

Ha fatto la sua parte, come spinta propulsi-va, anche l’arciprete don Nazzareno Ciotta che sta lasciando la parrocchia per trasferirsi ad Agrigento. L’eccelerazione dell’iter burocrati-co del progetto e del suo appalto ha permesso infatti l’inizio dei lavori che dovrebbero porta-re la Chiesa Madre allo splendore dei decenni

scorsi. La somma di denaro da s p e n d e -re per la ricostru-zione è di oltre un milione e 150 mila euro, tutta a carico della Regione Siciliana. Ci sarà poi da comprare gli arredi. «In tempi bre-vi – afferma il sindaco di Piro – siamo riusciti ad ottenere il finanziamento della ricostruzione dell’opera pubblica, grazie all’impegno dell’allo-ra presidente della Regione Cuffaro. Oggi l’im-presa ha aperto il cantiere che, in circa 18-24 mesi, dovrà consentire il ritorno al culto della madrice».

E.M.

a cura di Gino FaragoneXXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Ultimi e senza potere per essere primi

«Il Signore

sostiene

la mia vita»

la Parola

Suscita non poco imbarazzo l’atteggiamento degli apostoli davanti alle predizioni di passio-ne, morte e risurrezione di Gesù. Essi continuano a non capire e non osano chiedere spiegazioni. Anzi, vergognosamente, discu-tono sui loro specifici ruoli nel regno che avrebbe instaurato il Signore. Non sono preoccupati per la sorte del Maestro, ma im-pegnati in quella corsa “al primo della classe”, che non risparmia neppure la Chiesa di oggi. Il fa-scino del primato, la conquista del potere continuano ad essere argomenti assai dibattuti non solo dai figli arrivisti di Zebe-deo, ma anche dagli altri am-biziosi e rissosi apostoli e, oggi, da non pochi uomini di Chiesa. L’incomprensione dei discepoli permette a Gesù di precisare

ulteriormente che la vera gran-dezza consiste nel potere servire gli altri.

Il vangelo di oggi (Mc 9,30-37) riporta il secondo annuncio di passione, morte e risurrezio-ne di Gesù e un insegnamen-to sul servizio all’interno della comunità. Gesù è sicuro che le autorità civili e religiose gli da-ranno la morte e che la stessa sorte toccherà a coloro che lo testimonieranno. Ma cos’è mai la morte davanti ad una vita spesa bene? Dove c’è ricerca di potere non c’è spazio per la giu-stizia, per la libertà, per l’amore. La vita vera appartiene a coloro che accolgono il progetto di Dio, capovolgendo la logica umana, l’immortalità spetta a coloro che sanno ben morire.

«Chiese loro: “Di che cosa sta-

vate discutendo per la strada”? Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande». Gesù è diretto verso Gerusalemme, si ferma a Cafarnao, la sua città, e a casa interroga i discepoli. Essi però imbarazzati tacciono, per-ché l’argomento dibattuto non era stato certamente in linea con l’itinerario di umiliazione propo-sto da Gesù. Egli aveva parlato di servizio, di croce, essi invece desiderano il potere, il consenso, l’applauso, il trionfo. E dobbia-mo, purtroppo, registrare che il virus del protagonismo continua ancora a scatenare anche all’in-terno della Chiesa divisioni, lot-te, tensioni, conflitti.

«Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuole esse-re il primo, sia l’ultimo di tutti

e il servitore di tutti”». Dunque non è proibito cercare di essere primo, ma bisogna esserlo nel servizio. Con questo insegna-mento, Gesù, seduto in cattedra, contesta il modo più usuale di intendere il primato, comunica una nuova norma, una “strana scala” di valori. E alle parole, per rendere più significativa la sua catechesi, aggiunge un gesto simbolico, nello stile degli anti-chi profeti.

«Preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me”». Facciamo presen-te che il termine aramaico “talya” può significare sia “bambino” che “servo” e quindi è possibile anche un collegamento con la frase precedente. Un bambino

ai tempi di Gesù non era tanto un simbolo di innocenza, ma un soggetto privo di diritti legali, di-pendente in tutto dagli altri e dal quale non ci poteva aspettare al-cun vantaggio. Ebbene, Gesù lo pone al centro e lo abbraccia. La lezione è abbastanza suggestiva: la comunità deve porre partico-lare attenzione ai piccoli, a colo-ro che non hanno alcun valore, alle creature indifese, a coloro che sono sfruttati. Accogliendo e abbracciando un bambino, il credente accoglie lo stesso Gesù. Questo insegnamento sarà svi-luppato nella grande scena del giudizio finale in Mt 25,31-46, in cui Cristo si identifica con gli ul-timi: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me!”.

Oltre la CrOnaCa Per sapere interpretare i segni della presenza di Dio

Favara: l’educazione alla vita e alla fede sfida la comunità ecclesialeFatti di inaudita ferocia e episodi di

ordinario disagio hanno contras-segnato la vita di Favara in questo ul-timo anno. Togliere la vita con atteg-giamenti di spavalderia mafiosa e dar fuoco ai locali parrocchiali non sono questioni di poco conto, nè basta trovare il capro espiatorio nella fragi-lità delle giovani generazioni. Ne sono consapevoli il Consiglio Pastorale Cit-tadino e il Collegio dei Presbiteri che – in forma davvero profetica – hanno indicato all’intera comunità ecclesia-le di Favara, già dalla primavera del 2008, una intensa tabella di marcia sulla “Emergenza o sfida educativa”.

Con un iter triennale la Chiesa in Favara intende, con il contributo delle scienze umane, alla luce del Vangelo e dello Spirito di Cristo, impegnarsi ad interpretare questo segno e a miglio-rare il suo stile pastorale. In particola-re, di fronte al mutamento del rappor-to educativo fra le generazioni e della qualità della trasmissione della fede in famiglia e della capacità potente del-l’educazione di trasformare la vita, le parrocchie intendono sostenere il mi-glioramento delle relazioni dentro e

fra le famiglie, raccordandosi tutti con l’istituzione scolastica. Si coglie infatti in questa avvincente prospettiva pa-storale, un segno del regno di Dio che viene come piccolo seme, nella giusti-zia e nella pace.

Un significativo passaggio di con-versione comunitaria sarà segnato il prossimo 27 novembre 2009, quando il prof. Giuseppe Savagnone, conclu-derà con il suo contributo il Conve-gno cittadino al quale la Comunità Ecclesiale si sta preparando intensa-mente, con un preciso calendario, un questionario, di trentanove doman-de, somministrato a trecentosessanta alunni delle scuole medie, giuntoci dalla Università della Sapienza di Roma, è stato il sigillo del contributo offerto da fra Alessandro Di Benedet-to - anima e raccordo con i dirigenti, i docenti e le volontarie dott.ssa Anna-lisa Urso, l’assistente sociale Vanessa Piazza e della prof.ssa Franca Coc-chiara – realizzato anche attraverso le dinamiche di gruppo con gli alunni, sull’ipotesi prospettata dalla nostra ri-cerca: “autorità e autoritarismo”.

Numerosi volontari, anche da Agri-

gento, hanno immagazzinato i dati, per ciascuna scuola media, in spec-chietti e grafici per età, sesso e classe degli alunni. Le schede saranno con-segnati agli Organi collegiali perché, con i docenti referenti, ne diano una prima interpretazione, entro la metà di ottobre. Successivamente esperti locali e docenti presenteranno i dati ai gruppi famiglia e ai consigli pasto-rali parrocchiali, perché, alla luce del-la fede, si provi una interpretazione evangelica e si indichi un impegno di conversione.

Nello stesso tempo i Preti nel men-sile incontro e il Consiglio Pastorale Cittadino daranno il loro contribu-to alla riflessione sulla base dei dati. Anche i Catechisti dei cresimandi, il mercoledì 28 ottobre rifletteranno su-gli elementi emergenti dall’analisi so-ciologica. Al Convegno giungeranno questi diversi contributi e l’interven-to che si chiederà al prof. Savagnone sarà sia sul metodo, che sul contenu-to della ricerca ed anche, infine, sulle istanze di mutamento di una comu-nità ecclesiale, nelle parrocchie e nelle famiglie, anche in relazione alla scuo-

la. Il Consiglio Pastorale Cittadino, precedentemente al Convegno, farà discernimento per la prosecuzione di questo iter e nella persona della Coor-dinatrice Lucia Collura, indicherà i successivi passi. La comunità ecclesia-le, per essere fedele alla sua missione, chiede luce a Dio per interpretare i segni della presenza dello Spirito al-l’opera, e non soltanto la cronaca del disagio.

Marina Giglia, Segr. Cons. Past. Cittadino

“lunedì nei cortili”ravanusa

Anche quest’anno i protagonisti dell’estate ravanusana sono stati i cortili, angoli raccolti del centro abitato dove, ogni lunedì nei mesi di luglio ed agosto, per iniziativa dell’arci-prete, don Emanuele Casola, si sono riunite molte persone per ascoltare un relatore o un gruppo che, in maniera semplice e concreta, hanno affrontato problematiche religiose, so-ciali o locali.

Ravanusa è adusa a questi incontri che si tengono ormai da sette anni e, per un paese sonnacchioso, è un miracolo che tale inizia-tiva perduri. Don Casola, fiducioso che gutta cavat lapidem (la goccia scava la pietra) insi-ste nel cercare di scuotere la coscienza mo-rale, religiosa e civica dei ravanusani, molto propensi a lasciar correre ed a volte anche a soccombere al più forte.

Negli incontri tenutisi quest’anno sono sta-ti affrontati diversi argomenti: da “L’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso” relatori don Luigi Lo Mascolo, don Giuseppe Livatino e don Angelo Capitano; a “Il mondo del lavoro e dei giovani” sviluppato dalle dott.sse Antonella Piazza e Valentina Lupo. L’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI presentata da don Mario Sorce, e “Il sacerdozio e l’anno sa-cerdotale” da don Matteo Zambuto con i gio-vani del gruppo don Orione. “Insieme per la vita” è stato affrontato dai fondatori del CAV di Gela Giovanna e Rocco Giudice insieme al gruppo dei volontari. Il tema “Legalità e par-tecipazione” dal prefetto di Agrigento dott. Umberto Postiglione. Non solo la curiosità ma anche l’ansia di giustizia, insita in ogni es-sere umano e la richiesta di intervento delle istituzioni nelle problematiche sociali e locali, hanno richiamato l’attenzione della ‘intelli-ghenzia’ locale alla partecipazione a questo appuntamento anche grazie alla presenza del prefetto di Agrigento, che ha affrontato l’ar-gomento in maniera magistrale dimostrando non solo competenza ed equilibrio ma anche senso dell’humor, accattivandosi la simpatia ed il consenso del pubblico variegato.

A concludere gli incontri de “I lunedì nei cortili” il gruppo dei giornalisti della rivista Fuori riga, i quali hanno trattato il tema del-la mafia. Gli incontri del lunedì senza dubbio vivacizzano le lunghe serate estive, riunisco-no e intrattengono diventando momento di riflessione e di stimolo perché solo dalla for-mazione integrale della persona e dal contri-buto del singolo può venire il miglioramento della società.

Gina Noto Termini

Conclusi i festeggiamenti agrigentO Madonna della Catena

Grande festa do-menica 13 settem-bre in onore della Madonna della Ca-tena.

Migliaia di fedeli e devoti sin dal pri-mo mattino, hanno affollato la chiesa parrocchiale per rendere omaggio alla Santa Vergine e

partecipare ai suggestivi riti religiosi. Nel pome-riggio l’attesa processione del simulacro portato a spalla da numerosi giovani devoti in un tripudio di colori, suoni e grida: “Viva Maria”. Alla proces-sione hanno partecipato, oltre alle migliaia di fe-deli, i confratelli della Confraternita di S. Calogero di Agrigento insieme ai confrati ed alle consorelle della “Madonna della Catena”, oltre a numerosi ragazzi e bambini. Grande commozione ha susci-tato il passaggio della Madonna tra le centinaia di malati del quartiere, in particolar modo presso la casa di cura “Villa Betania”. Suggestivo l’ingresso presso la locale caserma dei carabinieri e il co-mando provinciale dei vigili del fuoco, per i quali si è invocata l’intercessione e la protezione della Vergine.

Trionfale rientro del simulacro tra spettacolari giochi pirotecnici, fiaccolata e spari di mortaret-ti, che hanno suggellato la conclusione della festa più amata e attesa dai villasetani.

Il nodo della questione è proprio qui: l’insegnamento della religione cattolica è un’occasione per tutti gli studenti, senza vincoli di scelta di fede, per conoscere e approfondire gli elementi del cristianesimo e della tradizione cattolica, in dialogo con la storia, la cultura e le altre religioni.

Sull’opportunità di un insegnamen-to simile – che persegue le finalità del-la scuola pubblica e non ha intenti di proselitismo – concordano in molti,

in Italia ma anche in tutta Europa, considerati in particolare gli scenari contemporanei e i bisogni educativi delle giovani generazioni. Tuttavia l’affidamento a una “parte”, alla Chie-sa cattolica, dell’ora di religione, sem-bra essere un tale “fumo negli occhi” per alcuni da far passare una buona proposta come un concentrato di tutti i mali. E addirittura da far preferire l’uscita da scuola, il nulla e il disim-pegno ad un percorso scolastico serio

e verificato di continuo. A chi giova questa esasperazione? Non certo ai giovani e alla scuola. Nemmeno, in verità, a quanti da anni alimentano le polemiche, visti i risultati: di fat-to l’insegnamento cattolico è scelto ancora oggi da quasi tutti, allievi e famiglie, per nulla spaventati, eviden-temente, dai rischi per la laicità dello Stato, o da una “confessionalizzazio-ne” complessiva della scuola, come immaginano gli abbonati al Tar del

Lazio. E allora meglio sarebbe ragio-nare pacatamente di scuola e religio-ne, migliorando anche il migliorabile del modello italiano, perché no?

Magari dando sempre più autore-volezza scolastica all’insegnamento della religione, così come è avvenuto con l’inserimento in ruolo dei docenti, come potrebbe avvenire con il supera-mento delle difficoltà sulla piena va-lutazione… altro che non partecipare agli scrutini.

continua dalla prima

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� L’Amico del Popolo20 Settembre 2009