L'Amico del Popolo

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N. 34 - 26 Ottobre 2008 Esce il Venerdì - Euro 1,00 Anno 53 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento 6 Racalmuto: concorso nazionale per la nuova Chiesa Incontro Capigruppo Consiglio comunale e AD Girgenti acque 1-2 di Marilisa Della Monica Siccità: invasi a secco 4 3 Assemblee cittadine presentato il documento finale di Ldp di Franco Pullara di Giuseppe Ingaglio VITA ECCLESIALE PROVINCIA DOCUMENTO CITTA’ La classe si apra! Chi governa il territorio agrigentino? La classe politica si risponde. E se la classe, diventa sem- pre più classe, vivendo come in una stanza separata dal re- sto della società? E se, come in un gruppo chiuso, essi parlano solo tra loro, e usano un lin- guaggio che ha in se il proprio inizio e la propria fine? Ma a differenza di altri gruppi o classi, che hanno in- teressi privati o circoscritti, quella dirigente dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – rap- presentare l’interesse colletti- vo. Ma ritorniamo alla do- manda iniziale: chi governa il territorio agrigentino? Sfogliando l’agenda del- la nostra classe dirigente, la sensazione che si ha è che si prenda un problema alla vol- ta senza una visione globale d’insieme, senza la capacità di stabile delle priorità, ad- dirittura molte volte sono le emergenze a dettare l’agenda, si va avanti non secondo un progetto ma incalzati dalle emergenze. È la fine della politica come servizio alla comunità, a van- taggio della vecchia concezio- ne del potere come appannag- gio personale e come servizio assoluto ai propri interessi settoriali, di classe appunto. È chiaro che così il territorio vie- ne governato secondo la logica di chi tira acqua al suo muli- no. Purtroppo non sono finiti i tempi di chi, nella classe, con- cepisce il suo “lavoro” come dispensatore di favori. I nostri partiti si comportano come le truppe che occupano un ter- ritorio straniero. Essi avocano a sé tutto il potere perché vi- vono solo di questo. Il potere come potere. È duro dirlo, ma questa è la situazione! Per fortuna qualcosa si muove! Noto con piacere che oggi nel nostro territorio, da Licata a Sciacca, da Porto Empedocle a Bivona, c’è più politica fuori dalla politica, sicuramente non dentro i Pa- lazzi. Vedo la speranza incana- larsi in processi sociali fuori dai partiti, nei gruppi, nelle associazioni, nei movimenti, nelle parrocchie, che in qual- che modo si incontrano cer- cando di risolvere i problemi del nostro territorio. La “classe” apra le porte e le finestre per respirare quell’aria nuova che si leva dal territorio per riprendere così la poltica del buon governo con e per il territorio. Carmelo Petrone Martedì mattina presso il chiostro del seminario arci- vescovile di Agrigento, don Mario Sorce, direttore dell’Uf- ficio di Pastorale sociale e del lavoro della Curia agrigentina e don Salvatore Russotto, vi- cario foraneo della Città, han- no presentato alla stampa ed alla cittadinanza intera, dopo averne consegnato copia al- l’ufficio protocollo del comune capoluogo, il documento finale redatto a riassunto di quanto venuto fuori nel corso delle 10 assemblee cittadine, tenutesi lo scorso mese di settembre nei vari quartieri della città. Il documento finale parten- do dalla dottrina sociale della Chiesa e dunque dal ruolo che questa riveste nell’ambito della società civile, ha presentato le emergenze ed i maggiori pro- blemi che i diversi quartieri cittadini di trovano a dover af- frontare quasi quotidianamen- te. servizio a pag. 3 IL DOCUMENTO Presentato martedì 21 ottobre il documento finale delle assemblee cittadine “Ridateci la parola” Se per ottenere un parere contrario siamo abituati ad attendere decenni, caso ae- roporto docet, per i pareri positivi, ma che di positivo ben poco hanno, i tempi di attesa si dimezzano. É infatti di qualche settimana fa (prot. 966 del 29/09/2008) il decreto attraverso il quale il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio di concerto con il Ministro per i Beni e le Atti- vità Culturali ha dato giudizio favorevole di compatibilità ambientale relativamente al progetto proposto da Nuove Energie s.r.l. relativo ad un ter- minale di ricezione e rigassifi- cazione di GNL, da realizzare nell’area di sviluppo industria- le e nel porto di Porto Empe- docle. Dunque mettiamoci l’anima in pace, il rigassificato- re di Porto Empedocle si farà e con esso andrà a farsi benedi- re, una volta per tutte, la tanto famosa vocazione turistica della zona costiera agrigenti- na. Ringraziamo vivamente quanti si sono adoperati affin- chè il rigassificatore di Porto Empedocle trovasse realiz- zazione, ci hanno dimostrato che quando c’è la volontà, anche politica, si può trovare soluzione a tutto e non esiste problema che possa essere considerato insormontabile. LdP IN EVIDENZA Il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare da l’ok al rigassificatore L’arroganza del forte G irgentiacque come la ma- trigna di Biancaneve, gior- nalmente a turno riceviamo la nostra bella mela avvelenata. Ed è stata una doppia dose di veleno quella che hanno ricevu- to i nostri rappresentanti al con- siglio comunale (i capigruppo e gli assessori comunali), durante l’incontro con l’amministratore delegato della società che gesti- sce il Servizio idrico integrato nella nostra provincia e dun- que nella nostra città, Giuseppe Giuffrida. Dall’incontro colui che ne è uscito sicuramente meglio è sta- to proprio lui, il nuovo “Golia” della situazione che sprezzante del ruolo che riveste ha gioca- to come il gatto fa con il topo, trovando a tutte le obiezioni sollevate dal civico consesso la risposta adeguata, e premetten- do comunque che il suo essere presente a quella riunione del consiglio era una pura e sempli- ce gentilezza in quanto lui e la società da lui rappresentata non devono rispondere al singolo comune, del loro operato ma solo ed esclusivamente all’ATO idrico nel suo complesso. Che la riunione sia stata un contentino si è compreso imme- diatamente, sia perché il buon Giuffrida, da grande manager qual è, è riuscito a venirne fuo- ri sempre in piedi, sia perché, e questo fa male doverlo segna- lare, i nostri rappresentanti non sono stati agguerriti nel porre e controbattere domande, come lo sarebbe stato il cittadino tipo che “combatte” tutti i giorni con il nuovo gigante. E così sul perché la Girgen- ti non autorizzi il cittadino a realizzare da se l’allaccio alla rete idrica viene riposto che «la maggior parte delle perdite nora individuate non dipen- dono dalla rete comunale ma dagli allacci realizzati proprio da privati. Abbiamo notato, infatti, che i materiali utilizzati dai pri- vati spesso non sono adeguati e non corrispondono a quelli pre- visti dalle normative». Quindi è il citta- dino il colpevole delle continue rotture che quasi giornalmente si registrano e non la rete idri- ca fatiscente, colabrodo e non idonea a permettere la distri- buzione giornaliera e continua dell’acqua. Marilisa Della Monica continua a pag. 2 GIRGENTI ACQUE incontra i capi gruppo al Consiglio Comunale Giuseppe Giuffrida Amministratore delegato di Girgenti Acque foto Tornatore

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edizione del 26 ottobre 2008

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N. 34 - 26 Ottobre 2008Esce il Venerdì - Euro 1,00

Anno 53

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

6

Racalmuto: concorso nazionale per la nuova Chiesa

Incontro Capigruppo Consiglio comunale e

AD Girgenti acque

1-2di Marilisa Della Monica

Siccità: invasi a secco

43

Assemblee cittadine presentato il

documento fi nale

di Ldp di Franco Pullara di Giuseppe Ingaglio

VITA ECCLESIALEPROVINCIADOCUMENTO CITTA’La classe si apra!

Chi governa il territorio agrigentino? La classe politica si risponde.

E se la classe, diventa sem-pre più classe, vivendo come in una stanza separata dal re-sto della società? E se, come in un gruppo chiuso, essi parlano solo tra loro, e usano un lin-guaggio che ha in se il proprio inizio e la propria fi ne?

Ma a diff erenza di altri gruppi o classi, che hanno in-teressi privati o circoscritti, quella dirigente dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – rap-presentare l’interesse colletti-vo.

Ma ritorniamo alla do-manda iniziale: chi governa il territorio agrigentino?

Sfogliando l’agenda del-la nostra classe dirigente, la sensazione che si ha è che si prenda un problema alla vol-ta senza una visione globale d’insieme, senza la capacità di stabile delle priorità, ad-dirittura molte volte sono le emergenze a dettare l’agenda, si va avanti non secondo un progetto ma incalzati dalle emergenze.

È la fi ne della politica come servizio alla comunità, a van-taggio della vecchia concezio-ne del potere come appannag-gio personale e come servizio assoluto ai propri interessi settoriali, di classe appunto. È chiaro che così il territorio vie-ne governato secondo la logica di chi tira acqua al suo muli-no. Purtroppo non sono fi niti i tempi di chi, nella classe, con-cepisce il suo “lavoro” come dispensatore di favori. I nostri partiti si comportano come le truppe che occupano un ter-ritorio straniero. Essi avocano a sé tutto il potere perché vi-vono solo di questo. Il potere come potere. È duro dirlo, ma questa è la situazione!

Per fortuna qualcosa si muove! Noto con piacere che oggi nel nostro territorio, da Licata a Sciacca, da Porto Empedocle a Bivona, c’è più politica fuori dalla politica, sicuramente non dentro i Pa-lazzi.

Vedo la speranza incana-larsi in processi sociali fuori dai partiti, nei gruppi, nelle associazioni, nei movimenti, nelle parrocchie, che in qual-che modo si incontrano cer-cando di risolvere i problemi del nostro territorio.

La “classe” apra le porte e le fi nestre per respirare quell’aria nuova che si leva dal territorio per riprendere così la poltica del buon governo con e per il territorio.

Carmelo Petrone

Martedì mattina presso il chiostro del seminario arci-vescovile di Agrigento, don Mario Sorce, direttore dell’Uf-fi cio di Pastorale sociale e del lavoro della Curia agrigentina e don Salvatore Russotto, vi-cario foraneo della Città, han-no presentato alla stampa ed alla cittadinanza intera, dopo averne consegnato copia al-

l’uffi cio protocollo del comune capoluogo, il documento fi nale redatto a riassunto di quanto venuto fuori nel corso delle 10 assemblee cittadine, tenutesi lo scorso mese di settembre nei vari quartieri della città.

Il documento fi nale parten-do dalla dottrina sociale della

Chiesa e dunque dal ruolo che questa riveste nell’ambito della società civile, ha presentato le emergenze ed i maggiori pro-blemi che i diversi quartieri cittadini di trovano a dover af-frontare quasi quotidianamen-te.

servizio a pag. 3

◆ IL DOCUMENTOPresentato martedì 21 ottobre il documento finale delle assemblee cittadine “Ridateci la parola”

Se per ottenere un parere contrario siamo abituati ad attendere decenni, caso ae-roporto docet, per i pareri positivi, ma che di positivo ben poco hanno, i tempi di attesa si dimezzano. É infatti di qualche settimana fa (prot. 966 del 29/09/2008) il decreto attraverso il quale il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio di concerto con il Ministro per i Beni e le Atti-vità Culturali ha dato giudizio favorevole di compatibilità ambientale relativamente al progetto proposto da Nuove Energie s.r.l. relativo ad un ter-minale di ricezione e rigassifi -cazione di GNL, da realizzare

nell’area di sviluppo industria-le e nel porto di Porto Empe-docle. Dunque mettiamoci l’anima in pace, il rigassifi cato-re di Porto Empedocle si farà e con esso andrà a farsi benedi-re, una volta per tutte, la tanto famosa vocazione turistica della zona costiera agrigenti-na. Ringraziamo vivamente quanti si sono adoperati affi n-chè il rigassifi catore di Porto Empedocle trovasse realiz-zazione, ci hanno dimostrato che quando c’è la volontà, anche politica, si può trovare soluzione a tutto e non esiste problema che possa essere considerato insormontabile.

LdP

◆ IN EVIDENZAIl Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare da l’ok al rigassificatore

L’arroganza del forteGirgentiacque come la ma-

trigna di Biancaneve, gior-nalmente a turno riceviamo la nostra bella mela avvelenata.

Ed è stata una doppia dose di veleno quella che hanno ricevu-to i nostri rappresentanti al con-siglio comunale (i capigruppo e gli assessori comunali), durante l’incontro con l’amministratore delegato della società che gesti-sce il Servizio idrico integrato nella nostra provincia e dun-que nella nostra città, Giuseppe Giuff rida.

Dall’incontro colui che ne è uscito sicuramente meglio è sta-to proprio lui, il nuovo “Golia” della situazione che sprezzante del ruolo che riveste ha gioca-to come il gatto fa con il topo, trovando a tutte le obiezioni sollevate dal civico consesso la risposta adeguata, e premetten-do comunque che il suo essere presente a quella riunione del consiglio era una pura e sempli-ce gentilezza in quanto lui e la società da lui rappresentata non devono rispondere al singolo comune, del loro operato ma

solo ed esclusivamente all’ATO idrico nel suo complesso.

Che la riunione sia stata un contentino si è compreso imme-diatamente, sia perché il buon Giuff rida, da grande manager qual è, è riuscito a venirne fuo-ri sempre in piedi, sia perché, e questo fa male doverlo segna-lare, i nostri rappresentanti non sono stati agguerriti nel porre e controbattere domande, come lo sarebbe stato il cittadino tipo che “combatte” tutti i giorni con il nuovo gigante.

E così sul perché la Girgen-ti non autorizzi il cittadino a realizzare da se l’allaccio alla rete idrica viene riposto che «la maggior parte delle perdite fi nora individuate non dipen-dono dalla rete comunale ma dagli allacci realizzati proprio da privati. Abbiamo notato, infatti, che i materiali utilizzati dai pri-vati spesso non sono adeguati e non corrispondono a quelli pre-visti dalle

normative». Quindi è il citta-dino il colpevole delle continue rotture che quasi giornalmente

si registrano e non la rete idri-ca fatiscente, colabrodo e non idonea a permettere la distri-buzione giornaliera e continua dell’acqua.

Marilisa Della Monicacontinua a pag. 2

GIRGENTI ACQUE incontra i capi gruppo al Consiglio Comunale

Giuseppe GiuffridaAmministratore delegato di Girgenti Acque

foto Tornatore

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2 L’Amico del Popolo26 Ottobre 2008Città

ACQUA Iniziata la raccolta di fi rme

Ha avuto inizio lo scorso venerdì la raccolta di fi rme contro la gestione privata dell’acqua. Durante il solo fi ne settimana sono sta-te più di 2.000 i cittadini accorsi in via Atenea per aff ermare il proprio no a quello che la legge galli nel lontano 1994 ha originato e dalla quale gli agrigentini non hanno ricevuto alcun vantaggio ma soltanto l’aumento dei dis-servizi e l’acuirsi del problema idrico. Chi volesse partecipare alla sottoscrizione può farlo anche questo fi ne settimana,apponendo la propria fi r-ma nelle postazioni di raccolta ubicate in via Ate-nea al civico 123, ingresso loibreria Capalunga.

QUARTIERI Arrivano le nuove farmacie

Presentata la nuova pianta organica delle far-macie nata in seguito all’approvazione di un decreto da parte del direttore generale dell’as-sessorato regionale alla Sanità. Il nuovo piano or-ganico è stato studiato in modo tale da garantire a ogni quartiere la sua autonomia con un apposi-to presidio farmaceutico. In particolare, sorgerà una farmacia al Quadrivio Spinasanta: attraverso l’estensione territoriale, sarà il presidio di Giardi-na Gallotti a gestire la nuova farmacia lasciando, però, a disposizione della piccola frazione il di-spensario farmaceutico-. A Monserrato, invece, ci sarà una farmacia di “nuova istituzione”, sulla quale il comune avrà il diritto di prelazione. An-che il Villaggio Peruzzo è stato attenzionato dal piano. Per il decentramento urbanistico, infat-ti, una delle farmacie di via Atenea, secondo un apposito bando, verrà trasferita nella popolosa frazione.

VERDE PUBBLICO Le scuole adottano uno spazio

Il sindaco Zambuto e gli assessori Ierna e Passarello, hanno consegnato simbolicamente alle istituzioni scolastiche alcuni spazi cittadini nell’ambito dell’iniziativa denominata “Adotta uno spazio”. Tale progetto ha trovato l’adesione di tutte le scuole primarie e dell’infanzia e delle scuole medie di primo grado del comune. A cia-scuna istituzione scolastica, senza alcun onere e responsabilità di manutenzione e gestione, l’Am-ministrazione comunale consegnerà i relativi spa-zi prescelti. Ogni scuola, nei modi e nelle forme ritenute opportune, li potrà utilizzare per attività educative e formative, mostre, attività artistiche ed espressive e giardinaggio, valorizzando così un bene ambientale che diventa anche artistico e culturale.

In Breve

la Settimana di Eugenio Cairone

L’arroganza del forteACQUA L’amministrato re di Girgenti Acque incontra i capi gruppo del Cosiglio Comunale

LA CERTEZZA DEL FUTUROÉ come scoprire l’acqua calda quando si dice che c’è una bella dif-

ferenza tra chi vive dalle nostre parti e chi, invece, vive dalle parti di Milano. Storia vecchia.

Eppure c’è ancora chi ama fare questo tipo di paragone. Sentite cosa hanno scoperto alcuni palermitani per conto di una

società. Avrebbero scoperto che il panorama dell’off erta occupa-zionale nella nostra Isola, off re degli orizzonti più ristretti rispetto al nord. Secondo il Rettore dell’ateneo di Palermo, il divario occu-pazionale Nord – Sud ha motivi strutturali che riguardano anche la scarsa off erta nel territorio che costringe i nostri laureati ad emigrare all’estero.

Solo all’estero, professore?Per il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento “E’ necessario

uno sforzo economico perché in Sicilia si eviti la fuga di cervelli”.Eb-bene, ci siamo. Ci domandiamo se il solo sforzo economico è suffi -

ciente ad evitare la fuga dei nostri giovani laureati.Ma chi deve sforzarsi in tal senso la scuola o chi gestisce la poli-

tica?Forse qualcuno comincia a comprendere cosa signifi ca essere fa-

miglia del sud con fi gli costretti a vivere al nord. Perché qui dove i nostri ragazzi sono nati e cresciuti nessuno si

è sforzato, appunto, per evitare lo smembramento delle famiglie e la politica è servita solo ad ingrassare gli eletti invece che a creare le condizioni necessarie per garantire dignità e certezza del futuro.

E proprio i politici di qualsiasi colore si dovrebbero vergognare se dopo la laurea, un lavoro è possibile trovarlo solo al nord. In fondo pensandoci, forse, è meglio cosi.

Non si corre, infatti, il rischio di restare schiavi per tutta la vita… del sistema.

Intanto, il ministro Maria Stella Gelmini è riuscita ad unire l’Italia degli scontenti. Qualcuno fa notare che il ministro con la sua netta opposizione al dialogo è riuscita benissimo a mettere insieme stu-denti e professori.

Il sacco della cittàDALLA FRANA ad oggi

Sempre vero il detto popola-re: “Morte tua, vita mia”.

Nella cronaca della comuni-tà dei redentoristi di Agrigento ho letto: «Erano le ore nove del 19 luglio 1966 e le celebrazioni delle sante messe mattutine nella chiesa di sant’Alfonso erano già terminate. Solo un gruppetto di fedeli attendeva il turno per confessarsi, quando cominciarono a cadere pezzi di stucco dalla volta causando un forte rumore. Poi ne cadde-ro altri al centro della chiesa, causando lo scollamento della tela della volta, che raffi gura il trionfo di sant’Alfonso, con un grande fracasso. Tutti quelli che stavano in chiesa, presi dal panico, si indirizzarono ver-so la porta di uscita, trovando

tanta gente già per strada, im-paurita, che gridava”. Era la frana!

Da quella triste vicenda i furbi riuscirono a trovare il modo per arricchirsi. Con le lungaggini burocratiche, costume vigente da oltre un sessantennio, fecero decadere l’assegnazione di grosse somme di denaro, che avrebbero permesso il recupero del centro storico (la Regione Sicilia aveva infatti emanato una legge specia-le per Agrigento).

Così ha inizio il sacco della cit-tà. In che modo si realizzò? Di-sperdendo ed insediando la po-polazione cittadina in zone, che da sempre erano state scartate, nacquero i quartieri Villaseta, Fontanelle e Monserrato e fu il principio della fi ne.

Il centro storico si spopolò, af-fi dandolo a nuovi abitanti topi e colombe. Le antiche vestigia cit-tadine che aggregavano e davano il sapore di nobiltà alle tradizioni agrigentine, sono ormai riposte soltanto nei monumenti della

Valle. Da questa disgregazione nacque il quartiere di Villaseta, sorto subito dopo la frana. In esso non vi è un centro di aggre-gazione, anche la stessa chiesa è sorta ai margini. Le diverse zone tra di loro non hanno rapporto. Molti edifi ci sono stati costruiti con la sabbia tanto che sono ap-parsi i tondini di ferro. Vi è una zona a nord dove le case, benché stiano una accanto all’altra, sono tante isole e non creano comu-nione.

Il quartiere Fontanelle, zona chiamata sempre così, perché freatica, terreno inutilizzabile da sempre, eppure i nostri am-ministratori qui hanno fatto sorgere un grosso quartiere, che presenterà gravissimi problemi fra qualche decennio all’ammini-strazione.

Evviva i furbi, che amano la loro tasca, ma non la bella e anti-ca città di Agrigento, rendendola povera e anonima!

Giuseppe RussoGli agrigentini

Più di 2.000 i cittadini che si sono recati presso i punti di raccolta delle firme in questo ultimo fine settima-na per dire il loro no alla gestione privata dell’acqua. Un numero che secondo le previsioni del movimento Agrigento viva sono in cre-scita essendo in program-ma oltre alla raccolta delle firme anche una manife-stazione con serrata degli esercizi commerciali della via Atenea che dovrebbe coinvolgere le scuole della città e tutti i cittadini che vorranno dire basta a que-sta situazione da paese sot-tosviluppato.

sale

scendeGirgenti Acque

Cosa possiamo dire della società vincitrice del-l’appalto per la gestio-ne del Servizio Idrico Integrato dell’ATO di cui la nostra città è membro? Pensavamo che le cose sarebbero migliorate, in fin dei conti non si crede che il privato, tenda a migliorare la qualità e l’efficienza dei prodotti da lui offerti? Ed invece ci troviamo difronte a chi non ascolta, a chi fa orecchie da mercante e chi mente sapendo di menti-re. Potevamo mai imma-ginare che i nostri atavici problemi peggiorassero ancora di più?

ACQUA: MANCA UNA PROGRAMMAZIONEIl tanto atteso confronto tra

i vertici della Girgenti Acque e il consiglio comunale di Agri-gento non è stato foriero dei tanto attesi chiarimenti solleci-tati dai cittadini, e per essi dalla politica. Piuttosto, è servito a confermare alcuni aspetti che mantengono profi li di indub-bia criticità. Si è compreso che ancora si vive una fase decisa-mente transitoria e precaria nella quale i problemi si aff ron-tano senza alcuna logica pro-grammatoria; si è compreso che il Comune ha diffi coltà a mediare le richieste dei cittadi-ni, per la rigida chiusura della Società, che si trincera dietro le metodologie di un´azienda privata, consapevole di off ri-re un servizio pubblico, ma orientata alla ricerca del mero profi tto. Si è compreso che fi -nora il cittadino non ha avuto alcun vantaggio dal cambio di gestione, neanche per quanto attiene al diritto di essere per lo meno informato; si è compreso che quando si oppone il guasto del centralino, per giustifi care l’impossibilità di trovare un interlocutore che dia qualche notizia, ci si trova di fronte a chi manca anche di fantasia; si è compreso che non c’è solo un problema di comunicazione tra azienda ed utenti, ma pri-ma ancora di buona creanza e di consapevolezza culturale che il servizio in questione ap-partiene alla somministrazione di un bene così prezioso come è l’acqua.

Salvatore Pezzino

(continua dalla prima) Fre-quenza dei turni di distribu-zione, il buon Giuff rida ha sottolineato che: «questo è un momento di grossa crisi idrica e non soltanto per Agrigento. La Girgenti acque, tra l’altro, non gestisce l’intero ciclo dell’acqua perché, come è noto, non ci oc-cupiamo di produzione ma sol-tanto di distribuzione. Possiamo, dunque, distribuire l’acqua che ci viene data. É chiaro che dalla costanza della portata dell’acqua dipende la frequenza dei turni di distribuzione: meglio ricevere costantemente 180 litri di acqua al secondo piuttosto che avere punte di 236 litri per poi scen-dere sotto i 100 litri di acqua al secondo. Ad ogni modo, come

da contratto, nell’arco di cinque anni la Girgenti acque garantirà l’erogazione costante dell’acqua, vale a dire per 24 ore. Questa Azienda è presente sul territorio di Agrigento dallo scorso mese di marzo quindi, in questa fase, gestiamo quello che ci è stato dato». Quindi se l’acqua non c’è è tutta colpa della mancanza di pioggia, degli invasi vuoti, ed allora ci chiediamo ed i 100 litri di acqua al secondo 1prodotti dai minidissalatori di Porto Em-pedocle, che da soli darebbero acqua continua alla città senza ricorrere ad altre forme di rac-colta delle acque che ci stanno a fare?

Problema volture e docu-mentazione per nuovi contrat-ti. L’amministratore delegato della Girgenti acque ha subito puntualizzato che i documenti richiesti per un nuovo contratto altro non sono che quelli previ-sti dalle leggi regionale e statale: «Se volete che la Girgenti acque non richieda tali documenti alla stipula del contratto, dovete far cambiare le leggi», e per le vol-ture «gli uffi ci non procedono a fare nuove volture (se non agli esercizi commerciali) perché attendono il nuovo regolamento che l’ATO idrico dovrà appro-vare». Mio caro Giuff rida qui casca l’asino. Potremmo dimo-strarle, carte alla mano, che voi, come società Girgenti acque, non eff ettuate alcun tipo di vol-tura, neanche alla categoria dei

commercianti, sono tantissime le persone che potrebbe avvalo-rare e documentare quanto da noi aff ermato, e che sono state costrette a stipulare un nuovo contratto con voi. In quanto alla mancanza di un regolamento che non permette di eff ettuare le volture a chiunque ne faccia richiesta ricordiamo al signor Giuff rida che in data 26 novem-bre 2007 ha fi rmato per conto di Girgenti acque la Convenzione di gestione per regolare i rap-porti tra il Consorzio ATO di Agrigento ed il Gestore del S.I.I. (Girgenti acque) con la quale all’articolo 24 comma 3 si legge: “fi no all’adozione, da parte del Gestore (Girgenti), del regola-mento restano in vigore, a garan-zia dei diritti dell’utenza, i rego-lamenti dei gestori preesistenti, ai quali il Gestore è tenuto ad uniformarsi”. Chiediamo all’am-ministratore delegato, quanto stabilito da questo articolo della convenzione lo state attuando? È a conoscenza il signor Giuff ri-da e con lui anche i componenti dell’ATO idrico che è presente, sempre nella convenzione del 26/11/2007 un articolo, il nume-ro 38 (diffi da ad adempiere-clau-sola risolutiva espressa) comma 1 attraverso il quale il conce-dente potrà invitare il gestore, ai sensi e per gli eff etti dell’art. 1454 c.c. (alla parte inadempien-te l’altra può intimare per iscritto di adempiere in un congruo ter-mine, con dichiarazione che, de-

corso inutil-mente detto termine, il contrat to s’intenderà senz ’altro risoluto), a porre rime-dio alle ina-dempienze entro un congruo ter-mine (15 gg) nei seguenti casi: ripetute gravi defi cienze nella gestione del servizio; ri-petute gravi inadempienze ai disposti del presente atto; inot-temperanze agli obblighi previ-sti dagli artt. 8, 19, 23, 24 (quello relativo all’adozione del regola-mento, leggi sopra); decorso inu-tilmente il termine, il contratto è risolto di diritto, fermo restando l’obbligo del Gestore di prosegui-re la gestione fi no all’aggiudica-zione del servizio al nuovo Ge-store, a seguito dell’espletamento della gara. Adesso ci chiediamo ma i presupposti affi nché questa diffi da ad adempiere venga mes-sa in atto non si sono forse già verifi cati? La Girgentiacque non sta forse fregandosene di quanto stabilito dal comma 3 dell’art. 24? Ed i magistrati della procura della Repubblica di Agrigento non ravvisano in tutte le denun-cie presentate i presupposti per l’apertura di un’indagine o di un’inchiesta?

Marilisa Della Monica

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Page 3: L'Amico del Popolo

Documento 3L’Amico del Popolo26 Ottobre 2008

DOCUMENTO Presentato il documento fi nale al termine delle assemblee parrocchiali

per ricostruire la città dell’uomoR idateci la parolaIl documento fi nale si apre con un

chiarimento: «da subito vogliamo precisare – scrivono i parroci - che le assemblee dei cittadini sollecitate a settembre, non volevano essere con-tro nessuno; scopo unico era ed è ri-dare la parola ai cittadini, soprattutto a coloro che non hanno voce, questo al fi ne di formare delle coscienze cri-tiche che sappiano essere, nel presen-te e nel futuro, più responsabili e ma-ture anche nelle scelte politiche e, in genere, nella partecipazione alla vita sociale e politica della propria città, compito non trascurabile anche della Chiesa».

Prima di evidenziare le priorità ve-nute fuori dalla voce della gente nelle diverse assemblee, al fi ne di aiutare a capire qual è la funzione specifi ca della comunità politica e quali sia-no le sue responsabilità, in ordine alla vita politica e sociale, e quale la responsabilità della Comunità eccle-siale e dei cristiani, il documento ri-chiama delle nozioni fondamentali di Diritto Positivo e di Dottrina Natu-rale, che costituiscono il riferimento principale della Dottrina Sociale della Chiesa. Tra questi il considerare «la persona umana, con la sua dignità e i suoi diritti-doveri, come il fondamen-to e il fi ne di ogni convivenza civile e

politica», non esiste vera Politica che non serva la persona nei suoi diritti e non l’aiuti ad espletare con fi erezza i propri doveri. «Ogni vera e auten-tica comunità politica – continua il documento - trova nel riferimento al popolo la sua autentica dimensione: essa è, e deve essere in realtà, l’unità organica e organizzatrice del popo-lo».Naturalmente quest’ultimo non è una moltitudine amorfa bensì un insieme di persone, ciascuna delle quali, «al proprio posto e nel proprio modo», ha la possibilità di formar-si una propria opinione sulla cosa pubblica e la libertà di esprimere la propria sensibilità politica e di farla valere in maniera confacente al bene comune. L’autorità politica pertanto è necessaria a motivo dei compiti che le sono attribuiti e deve essere una

componente positiva e insostituibile della convivenza civile. Ma ogni vera e autentica Autorità politica deve ga-rantire la vita ordinaria e retta della comunità, senza sostituirsi alla libera attività dei singoli e dei gruppi, ma disciplinandola e orientandola, nel ri-spetto e nella tutela dell’indipendenza dei soggetti individuali e sociali, ver-so la realizzazione del Bene Comune. In ultimo e non come nozione meno importante non va mai dimenticato che il Soggetto dell’Autorità Politica è il popolo, considerato nella sua to-talità quale detentore della sovranità. [...] A quanti si chiedono se la Chiesa debba o no occuparsi di politica va detto chiaramente che «comunità politica e Chiesa sono indipendenti l’una dall’altra nel proprio campo. Ma tutte e due, a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale degli uomini. Esse svolge-ranno questo loro servizio a van-taggio di tutti in maniera tanto più effi cace, quanto più coltiveranno una sana collaborazione tra loro. Quan-to alla Chiesa, fondata nell’amore del Redentore, essa contribuisce ad estendere il raggio di azione della giustizia e dell’amore all’interno di ciascuna nazione, predicando la ve-rità evangelica e illuminando tutti i

settori dell’attività umana con la sua dottrina e con la testimonianza resa dai cristiani, rispetta e pro-muove anche la libertà politica e la responsabilità dei cittadini sempre e do-vunque, e con vera liber-tà, è suo diritto predicare la fede e insegnare la pro-pria dottrina sociale e farà questo utilizzando tutti e soli quei mezzi che sono conformi al Vangelo e in armonia col bene di tutti, secondo la diversità dei tempi e delle situazioni…

(Gaudium et Spes n 76)». Alla luce delle 10 Assemblee che

hanno visto la partecipazione di circa 1.000 persone delle diverse parti del-la città, quello che è stato messo più volte in risalto è il desiderio di poter vivere in una città degna di tale nome. Le emergenze e i problemi evidenziati possono considerarsi di carattere ge-nerale: l’insostenibilità dei turni trop-po lunghi nella distribuzione dell’ac-qua e la sua inutilizzabilità (parecchie volte erogata di color ruggine); rete idrica troppo vecchia e ineffi ciente; l’inesistenza di un’ordinaria pulizia di molti quartieri ed inadeguata in altri; la scarsissima attenzione alla cura del verde pubblico; l’inesistenza di un servizio di decespugliamento ordina-rio; il dramma dell’inquinamento di San Leone; la non adeguata presenza

di vigilanza, delle forze dell’ordine in genere e di quella mu-nicipale in particolare, soprattutto in zone e momenti ne-vralgici della vita della città; la mancanza di strutture e attrezzature sociali idonee per bam-bini, giovani e anziani.

Il documento elen-ca anche delle urgenze particolari per singolo quartiere: mancanza di strade, fognature e il-luminazione pubblica (Zingarello, Cannatello, San Leone – chiedeva qualche cittadino “come si può invocare l’obbli-go del pagamento degli oneri di urbanizzazione per poter avere l’auto-rizzazione a costruire, pagare gli stessi e poi non avere nè strade, nè fogna nè illuminazione pubblica?”); scuole chiu-se da anni con disagio per i bambini e per le loro famiglie costretti a far scuola in luoghi e strutture non adeguate (Montaperto e Villaggio Mosè); assenza dell’ac-qua che diventa dram-ma nelle realtà in cui si vive di sola agricoltura (Giardina e Montaper-to); problemi derivanti dalla viabilità di San Leone (si cambia spesso il senso di direzione di alcune vie tale da disorientare non solo i passanti ma anche i residenti); il pro-blema-dramma del Centro Storico che potrebbe e dovrebbe essere una risorsa per la città; il problema dei posteggi e delle multe fatte in tutte le ore anche ai residenti di P.zza don Minzoni; il problema di case perico-lanti anche nella zona di santa Croce e del totale abbandono del quartiere; mancanza di manutenzione ordina-ria e straordinaria delle strade, dell’ex centro commerciale e impossibilità di utilizzo di molte strutture per lo sport nel quartiere di Villaseta (vedi ex palestra comunale, pista di atleti-ca, campo sportivo); non presenza di netturbini e di un numero suffi ciente di cassonetti (Villaseta)»

Dalla voce dei cittadini son venute fuori delle richieste, per le quali si desidera un incontro del Sindaco con le rappresentanze delle dieci assem-blee nel quale lo stesso dia risposte certe e si dia delle scadenze per le so-

luzioni dei problemi più gravi.Le richieste sono: per la que-

stione idrica, si chiede l’impegno dell’Amministrazione comunale a rivedere e modifi care il POT

in tempi brevi, ritenendo, giustamen-te, che non è con le promesse che si avrà il cambiamento, ma con i fatti. E i fatti amministrativi si traducono nel contenuto del Prg, del Parf e, nello specifi co, del POT, che attualmente prevede un solo milione di euro per il rifacimento della rete idrica interna a fronte della disponibilità del capi-tolato d’appalto di Girgenti acque di 18 milioni di euro. La gente desidera un adeguato servizio idrico e non c’è altra soluzione che una convocazio-ne dell’Assemblea dell’Ato, la sola in grado di correggere l’errore che osta-cola la spesa delle somme previste. I programmati lavori risolverebbero la criticità dell’attuale rete idrica, or-mai un colabrodo, e darebbero un po’ d’ossigeno all’economia locale che avvertirà i benefi ci degli investimenti della società che gestisce il servizio idrico. Per il Centro Storico, superare l’attuale degrado della parte vecchia della città, attraverso il risanamento e la rivitalizzazione ai fi ni abitativi e di valorizzazione del patrimonio sto-rico artistico, con un seria e costan-te tenacia da parte dei nostri politici che si traduca di fatto nell’ottenimen-to dei fi nanziamenti necessari, senza vederci ancora una volta togliere da

altre località nazionali i soldi destina-ti alla nostra città (Ortigia insegna). Creare uno sportello comunale, di facile accesso a tutti i cittadini, per la segnalazione dei problemi della città (spesso non si sa a chi o come segna-lare guasti e ineffi cienze… non si può andare ancora avanti con la logica del clientelismo o del favoritismo). Ri-durre l’eccessiva burocratizzazione di molti uffi ci comunali che rimandano spesso al domani e al dopodomani ciò che andrebbe fatto da subito. Co-noscere il modo in cui eff ettivamente vengono spesi i soldi comunali per-ché spesso si dice che non ci sono i mezzi per aff rontare le emergenze e poi i fondi spuntano fuori per cose superfl ue e non di vera utilità socia-le. Rendere le varie associazioni di categoria e le forze sociali compar-tecipi della destinazione dei fondi di bilancio per una vera applicazione del principio della concertazione. Riscrivere il regolamento comunale che disciplini tutte le tasse comunali e che tenga conto della condizione sociale ed economica dei diversi cit-tadini, senza dimenticare che c’è già un eccessivo peso fi scale (soprattutto sul peso del ticket sanitario) che gra-va sui cittadini non solo agrigentini.

Nelle foto alcune immagini delle assemblee che si sono tenute nelle

parrocchie: accanto presso la parrocchia di Monserrato, sotto a Cannatello e via Callicratide sotto in ordine a Villaseta, san Leone e

Villaggio Mosè

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4 L’Amico del Popolo26 Ottobre 2008Provincia

Aspettando le pioggeSICCITÀ Gli invasi della provincia sono a secco. La politica che fa?

“Questo è un momento di grande crisi idri-ca e non soltanto per Agrigento. La Girgenti acque, tra l’altro, non gestisce l’intero ciclo del-l’acqua perché, come è noto, non ci occupiamo di produzione ma soltanto di distribuzione. Possiamo, dunque, distribuire l’acqua che ci viene data”. Giuseppe Giuff rida, amministrato-re di Girgenti acque non è un politico e si limita solo a citare l’attuale momento “di grande crisi idrica”.

L’Ato idrico, invece, dovrebbe sapere che le riserve idriche sono al loro minimo e a fronte di una situazione d’allarme non si registrano interventi. Dovrebbe l’assemblea dei sindaci decidere sui provvedimenti d’urgenza sulla prolungata siccità ed, invece, c’è il silenzio quasi assoluto. E così l’acqua nei laghi si sta esauren-do, mentre alcune amministrazioni comunali se la prendono con Girgenti acque per i disser-vizi interni. Intanto se non si verifi cheranno, a breve, abbondanti piogge cesserà la stessa

ragione del contendere venendo a mancare l’acqua da distribuire. Ad essere maggiormen-te a rischio sono le città approvvigionate dal Voltano e dal Tre Sorgenti. Nello specifi co Favara, Canicattì, Aragona, Raff adali, Naro, S. Biagio, S. Angelo Muxaro, Campobello di Li-cata, Ravanusa, Grotte, Racalmuto, Comitini, Joppolo Giancaxio, Sant’Elisabetta, Montaper-to e Giardina Gallotti, dipendono dalle risorse idriche immagazzinate negli invasi del Leone che è chiuso dal mese di giugno scorso, dal Fanaco che attualmente contiene solo due mi-lioni di metri cubi a fronte della sua capacità di 18 milioni di metri cubi d’acqua e dal Castello che potrebbe assicurare la fornitura esclusiva-mente ai Comuni approvvigionati dal Voltano fi no a febbraio prossimo. In realtà il Castello rappresenta una riserva anche per le città ser-vite dal Tre Sorgenti grazie alle connessioni tra gli acquedotti. Per fare un esempio, Canicattì alimentata dal Fanaco potrebbe esserlo anche

dal Castello. Seppure tecnicamente possibile, il “mutuo soccorso” tra i gestori dell’acqua pub-blica diventa diffi cile dal punto di vista, strano a dirsi, sociale. L’acqua del Castello è destinata all’uso irriguo e gli agricoltori del riberese in passato hanno dimostrato di essere fortemente contrari all’eccessivo sfruttamento del prezioso liquido per l’utilizzo civile. Del resto, hanno la necessità di salvare le loro piantagioni, quando prolungata è la siccità. Azzardato è, dunque, sostenere che le riserve idriche del Castello possono garantire il servizio fi no a febbraio. La politica che fa? Nelle precedenti siccità il Governo nazionale nominava un Commissa-rio straordinario per l’emergenza idrica, oggi il compito è affi dato all’Agenzia regionale delle acque e agli Ato idrici. L’Ato idrico di Agrigento sembrerebbe non occuparsi della faccenda for-se confi dando nelle piogge, le sole che ci hanno sempre salvato.

Franco Pullara

Una struttura per lo sviluppoAEROPORTO

Il 18 ottobre è ritornato alla casa del Padre il dott.

Francesco BellomoInsigne docente, decano dei giornalisti agrigentini,

corrispondente della RAI per oltre un quarantennio.A tutti i familiari giungano le più sentite condoglian-

ze da parte della redazione de L’Amico del Popolo di cui è stato tra i primi redattori nonché fermo sostenitore.

LUTTO

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

L’ANGOLO DEL CONSUMATORE

In un momento di disperazione (non si trova-va posto nemmeno a diversi isolati dall’uffi cio in cui dovevo recarmi) ho parcheggiato in di-vieto di sosta. Tornato indietro per prendere dei documenti che avevo dimenticato in macchina, ho trovato una multa. Sapendo di essere in tor-to, l’ho messa in tasca e mi sono nuovamente al-lontanato. A fi ne mattinata ho trovato un’altra multa. Devo pagarle entrambe? (L.J., Agrigen-to).

Ovviamente le sanzioni conseguenti alle viola-zioni stradali, sebbene fastidiose, sono previste allo scopo di imporre un comportamento che renda la circolazione più agevole, a vantaggio di tutti. Ciò posto, all’autore della violazione non può essere

imposto un disagio superiore a quello che la legge prevede. Il Codice della Strada, all’art. 7, stabilisce che “i divieti di sosta si intendono imposti dalle ore 8 alle ore 20, salvo che sia diversamente indicato nel relativo segnale”. Ed all’art. 158, dedicato pro-prio ai casi di divieto di sosta ed alle relative san-zioni, aggiunge che “le sanzioni di cui al presente articolo si applicano per ciascun giorno di calen-dario per il quale si protrae la violazione”.

Questo signifi ca che ogni giorno, dalle 8 alle 22, può essere elevata una sola multa. Una seconda multa può essere elevata solo l’indomani, trovan-dosi il veicolo ancora in divieto di sosta. Quindi la prima multa va pagata; contro la seconda si può fare ricorso.

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

SCIACCA L’ARS approva la legge sul golf

L’Assemblea regionale siciliana ha approvato il di-segno di legge sui percorsi golfi stici ed ha defi nitiva-mente chiuso il contenzioso che impediva il comple-tamento del Golf Resort Verdura di Sciacca. Si tratta di una legge che avvicina l’Isola al resto d’Italia dove il campo da golf non è considerato alla stessa stregua di una costruzione edile. Sarà adesso possibile realiz-zare in tutta l’isola campi da golf anche in prossimità del mare.

LICATA Sequestrate sostanze tossiche

Nella serata di lunedì scorso in località Portella Roc-ca di Corvo sulla Ss 115 Agrigento-Licata, il personale del distaccamento della Forestale di Agrigento ha rin-venuto e posto sotto sequestro sei bidoni in lamiera di oltre 200 litri ciascuno contenenti sostanze tossiche, qualifi cati come rifi uti pericolosi. I fusti, che conte-nevano oltre mille litri di sostanze altamente tossiche, sono stati trovati, nel corso di un normale servizio di controllo del territorio, in aperta campagna nel terri-torio di Agrigento. Gli uomini della Forestale hanno provveduto a delimitare e porre sotto sequestro l’in-tera zona e i sei fusti e hanno provveduto a eff ettuare la segnalazione all’Autorità giudiziaria per avviare le indagini.

NARO Partito il centro di raccolta mobile

É partito il servizio di raccolta diff erenziata a mezzo di C.A.M. (Centro Ambiente Mobile) che consentirà ai cittadini di conferire - in maniera separata – vetro, plastica, carta, cartone, alluminio e rifi uti organici bio-degradabili, ottenendo un bonus da spendere in nego-zi convenzionati. Il C.A.M. (Centro Ambiente Mobi-le) è piazzato nella centralissima Piazza Crispi, dove gli utenti naresi potranno recarsi per conferire i rifi uti diff erenziati e, quindi, contribuire al recupero di essi, ricevendo anche un premio. Ciascuna famiglia, recan-dosi al C.A.M., verrà dotata di una tessera magnetica personalizzata per il riconoscimento e l’abilitazione al conferimento dei rifi uti in forma diff erenziata. Per ciascun conferimento eff ettuato, la società d’ambito Dedalo Ambiente spa consegna una ricevuta attestan-te la quantità di materiale consegnato. Per ogni altra informazione utile sul Centro Ambiente Mobile, sulla raccolta diff erenziata e sul buono spesa si può telefo-nare al numero verde gratuito 800370678.

LAMPEDUSA Brillato un ordigno

E’ stato fatto brillare, dagli artifi cieri di Palermo, l’ordigno bellico ritrovato nell’area aeroportuale ester-na, zona cala Maluk, di Lampedusa. Si trattava di una bomba aerea da 500 libbre di nazionalità americana, risalente alla seconda guerra mondiale. Allo sgombero degli isolani hanno partecipato anche i volontari della protezione civile.

Brevi provincia

Da anni il prof. Pietro Conte accom-pagna i suoi ragazzi in un percorso iti-nerante di studio dell’arte e della realtà agrigentina, penetrando, a ritroso, il meraviglioso susseguirsi delle epoche storiche, che hanno impresso un ca-rattere indelebile nelle innumerevoli e preziose testimonianze. Mercoledì 15 ottobre, il Palazzo Vescovile ha spalancato le proprie porte agli alunni della III° E della SMS “L. Pirandello” off rendo agli stessi l’opportunità di una giornata ricca di momenti intensi, sia per l’accoglienza che l’Arcivescovo, don Franco Montenegro ha voluto personalmente dedicare ai giovani vi-sitatori, sia per l’interessante visita dei locali del Palazzo. Ecco quello che, un alunno di quella classe, ha descritto di questa esperienza: «La porta d’in-gresso è antica, ai lati due colonne che sostengono una trabeazione con fron-

tone aperto recante, scolpito, lo stem-ma, sorretto da due angeli, di Mons. Andrea Lucchesi Palli. L’imponente e maestosa scalinata, alla cui cima è collocata una bellissima statua mar-morea della Madonna con il Bambino di stile gaginesco, è un caldo invito a salire. Veniamo accolti nell’ampio sa-lone principale.

Alle pareti, sono disposti i ritratti di alcuni vescovi agrigentini. Qui rice-viamo il saluto dell’Arcivescovo, che ci aff ascina con il suo sorriso aperto, l’en-tusiasmo, la cordialità e l’amichevole aff ettuosità che ci manifesta. Nume-rose le opere pittoriche che abbiamo potuto ammirare. Grande emozione quella provata entrando nella camera dove il Santo Padre Giovanni Paolo II, soggiornò durante la sua storica visita alla città di Agrigento nel 1993.

Luigi Moschiera

SCUOLA MEDIA STATALE PIRANDELLO

In visita all’Arcivescovo

Si profi lano tempi duri per i consiglieri del-l’AAVT. Gli amministratori sono stati raggiunti da due lettere provenienti rispettivamente dal-la provincia regionale e dalla Camera di Com-mercio di Agrigento, con l’obbligo di risponde-re in ordine ai rilievi amministrativi e contabili formulati dalla Corte dei Conti. I due enti, nella qualità di soci di maggioranza e di minoranza della società aeroportuale, hanno notifi cato ai consiglieri in carica dal 2003 alla data di noti-fi ca, quanto rilevato e ascritto dall’organo di controllo.

Il periodo si riferisce all’ultimo quinquennio di gestione, secondo quanto dispone la nor-mativa vigente. Anche i soci privati intendono citare per eventuali danni gli amministratori della società.

L’altra inchiesta condotta dalla guardia di fi nanza (in corso da tempo) alimenta diverse supposizioni ed interrogativi sull’operato della società in guisa agli atti e ai verbali sottoposti ad accertamento di responsabilità.

Nei giorni prossimi, comunque, si verrà a conoscenza dei risultati prodotti dall’inchiesta. La gente si chiede se ci sarà l’archiviazione o la trasmissione degli atti alla procura della re-pubblica per i provvedimenti di competenza. Staremo a vedere. Al di là delle due inchieste in corso facciamo appello al presidente Euge-nio D’Orsi e quindi alla deputazione regionale e nazionale, agli assessori regionali (Luigi Gen-

tile ai LL.PP., Michele Cimino al Bilancio, Ro-berto Di Mauro alla Cooperazione) al Ministro Angelino Alfano perchè trovino ogni possibile sinergia e soluzione per rilanciare la questione dell’aeroporto.

Oggi Agrigento ha bisogno di sviluppare progetti e programmi di svi-luppo a sostegno del territorio. Dopo settanta anni le attese degli agrigentini e degli operatori eco-nomici, turistici e culturali sono ancora altissime e chiedono con forza la realizzazione della ae-roporto quale strumento essen-ziale per collegare Agrigento e il mondo. Con l’aeroporto si crea sviluppo, occupazione e benes-sere per le nostre popolazioni.

Ci troviamo nelle stesse con-dizioni del 1985, allorquando lo Stato aveva concesso 35 miliardi per la realizzazione dell’aeropor-to ed impegnato la provincia di Agrigento ad assicurare gli atti deliberativi per la fase operati-va e progettuale dell’opera. La provincia oggi dispone di un fi nanziamento di 35 milioni di euro e si trova nelle medesime condizioni di 25 anni fa. Il neo consiglio provinciale ha il dovere

politico di defi nire i vari passaggi per il man-tenimento del fi nanziamento e di avviare im-mediatamente la procedura amministrativa ed approvare gli atti deliberativi occorrenti.

Paolo Cilona

CHI ROMPE PAGA ANCORA?La notizia che il progetto per la costruzione dell’aero-

porto in Agrigento non era stato approvato aveva fatto scalpore e polemica in tutta la città. Nessuno se l’aspetta-va.

Quasi tutti, invece, eravamo persuasi che dopo – le di-chiarazioni solennissime del presidente della Regione di allora, Salvatore Cuff aro (aveva stanziato 35 milioni di euro per questa realizzazione); le esternazioni sul tema dell’ex presidente della provincia, Vincenzo Fontana (riba-diva che il nostro sviluppo sarebbe potuto avvenire princi-palmente con la costruzione dell’aeroporto); gli interventi puntuali sui mezzi di comunicazione di massa e la presen-tazione del plastico, la realizzazione dell’aeroporto, per gli agrigentini, era come una cosa fatta.

Ma la città e, in modo particolare, gli addetti alla poli-tica attiva, hanno manifestato un assai inquietato stupore quando, qualche giorno dopo, si è saputo che per i verti-ci della AAVT, la Corte dei Conti aveva aperto un’azione giudiziaria, per danni erariali a carico dell’ente provincia di Agrigento.

In questa nostra vicenda cittadina mi pare che si possa leggere una nuova maniera di valutare l’attività politica, che si avvicina a quella adoperata per le imprese private, dove chi sbaglia paga e ci lascia pure il posto di lavoro.

Che si stia andando verso una “responsabilizzazione personale” della gestione politica, che costringerebbe l’am-ministratore, a fi ne mandato, a rendere conto dell’operato, anche davanti ai giudici?

La vicenda agrigentina sembra trovare eco nella presa di posizione dell’on. Tremonti, che ha minacciato le sue dimissioni se non fosse sparito l’emendamento, che dere-sponsabilizzava i manager dell’Alitalia, i quali incassavano, senza vergogna, cifre iperboliche, per stipendi e buonusci-te, col solo impegno di condurre “felicemente” al baratro del fallimento la disgraziata azienda di volo.

Chi rompe, come è giusto, (“forse”) paga ancora.Giovanni Lattuca

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Cultura 5L’Amico del Popolo26 Ottobre 2008

RAFFADALI tavola rotonda dei Bioeticisti Italiani. Studiosi e politici a confronto

Un secolo di cambiamentiOrganizzato dall’Associazio-

ne dei Bioeticisti Italiani, il prossimo 25 ottobre, si terrà a Raf-fadali la tavola rotonda “I cattolici nella vita politica siciliana del No-vecento”. Abbiamo chiesto al dott. Di Natali presidente dell’associzio-ne di parlarci dell’iniziativa da loro proposta.

Dott. Di Natali perchè questa tavola rotonda?

In qualità di Associazione dei Bioeticisti Italiani non possiamo non rilevare che nel dibattito cul-turale e politico i cattolici hanno svolto un ruolo decisivo per la

crescita della Nazione, soprattutto per lo specifi co dei cattolici, che approda nell’antropologia cristia-na dove il dialogo e il confronto sereno sono metodi fondamentali per la crescita di una società civile. Dopo la diaspora che raccoglieva i consensi e le forze cattoliche nel partito unico, la Democrazia Cri-stiana, avvenuta nel 1994, sembra opportuno ormai fare un bilancio della presenza dei cattolici in po-litica e in società, e lo si desidera sviluppare questo argomento prevalentemente avendo come ri-ferimento la Sicilia, la provincia di Agrigento e i Comuni del “Feudo D’Alì”.

Quali sono i motivi di questa analisi?

Il primo motivo è che nello svi-luppo storico della presenza dei cattolici nella vita politica nazio-nale, la regione siciliana, tramite fi -gure vivaci e intelligenti, ad esem-pio i fratelli Sturzo, ha consentito di fare i primi passi di presenza cattolica, suscitando entusiasmi e incoraggiando altre regioni ita-liane. Il secondo motivo è sotto gli occhi di tutti: in Sicilia il catto-licesimo ha svolto un ruolo non indiff erente, tanto che necessita una seria valutazione soprattutto per rilevare cosa di interessante ri-mane oggi di quel periodo storico, che fu così vivace da coinvolgere lo stesso episcopato in prima linea nella lotta su argomenti vitali per la sopravvivenza della comunità civile. Inoltre, si ricorda che du-

rante il periodo delle lotte con-tadine, per impedire la seconda ondata emigratoria, subito dopo la fi ne del II Confl itto Mondiale, i cattolici, unitamente ad altre forze politiche, svolsero un ruolo politico attivo, anche nelle terre del Feudo D’Alì.

Qual è dunque lo scopo di questa tavola rotonda?

Off rire l’opportunità – sarebbe la prima – a studiosi e politici di confrontarsi su argomento così importante soprattutto in un contesto politico e sociale che si presenta ogni giorno sempre più incerto e confuso. L’esperienza, in tal senso, suggerisce che di-nanzi ad eventuali crisi istituzio-nali o all’aggravarsi di situazioni politiche, guardare alla memoria del passato risulta vincente e profi cuo. Il Novecento è stato un secolo ricco di fermenti politici inciso nel cambiamento sociale dell’Isola, una Isola che alla fi ne dell’Ottocento si presentava in condizioni economiche talmente disagiate che fece la prima dolo-rosa esperienza dell’emigrazione, tanto che nuclei familiari andaro-no ora oltreoceano ora nelle coste africani (pochi in tal direzione) in cerca di fortuna. Bisogna aspet-tare la seconda parte degli anni sessanta, quasi un decennio dal fe-nomeno della seconda emigrazio-ne, per vedere l’economia isolana e del Feudo D’Alì risollevarsi con la realizzazione di nuovi insedia-menti urbani, con la formazione di nuovi stili di vita e di compor-

tamenti, con l’introduzione di una nuova mentalità.

Con il presente convegno, ov-viamente, non si è vuole essere nostalgici di un passato, quanto evidenziare le risorse e valori che hanno fatto.

V.L.

Panifi cio«Padre Pio»

di Quaranta Rosina

Via Unità d’Italia, 3/5 C/da Pitarresi - Agrigento - tel.0922/462008

Biscotti - Grissini Tavola Calda

dalla vecchia ricetta della nonna il pane a lievitazione naturale

(il pane favarese)

Sabato 18 ottobre, presso la Chiesa Santa Maria dei Greci in Agrigento SILVIA VIGILANTE e MA-

RIO ABBATE, circondati dall’affetto delle figlie, dei generi, dei nipoti e dei parenti hanno riconferma-to il loro “SI”. Ai coniugi Abbate la Redazione au-gura serenità, pace e gioia nel Signore.

N d’O

Paolo e il confrontoDopo il lungo periodo di silenzio in cui Paolo ha

modo di lasciarsi ancora incontrare dal Risorto in un’esperienza di deserto (con tutta la ricchezza che questo originale luogo teologico evoca nella Scrittura) che gli consentì anche di raccogliere tanti elementi sul-la vita di Gesù attingendo alla fonte della viva tradizio-ne della Chiesa… fi nalmente inizia la grande avventura missionaria. Era necessario portare la buona novella ad Antiochia di Pisidia e la Chiesa madre di Gerusalemme si ricorda di un tale Saulo che era stato folgorato sulla via di Damasco. Barnaba si prende l’incarico di passare da Tarso per coinvolgerlo nell’esperienza dell’annun-cio.

Ormai il tempo è maturo! Silenzio, tradizione, pre-ghiera, ascolto, deserto… hanno preparato il terreno vitale di Paolo rendendolo fertile e predisponendolo a portare frutti abbondanti per la Chiesa, per il mon-do. L’inizio della predicazione di Paolo è raccontata al cap. 13 di Atti con una disarmante parresia: partendo dalle pagine dell’AT – con la presentazione delle tappe più signifi cative della storia della salvezza – si arriva a Cristo, compimento della promessa, salvezza del mon-do. Paolo, forte dell’esperienza che lui stesso ha fatto, è convinto che il Vangelo deve essere portato a tutti senza distinzioni di sorta fra ebrei e greci, fra barbari e romani. Inizia un confronto serrato nella comunità apostolica fra quanti ritenevano che l’appartenza a Cri-sto dovesse essere preceduta dall’osservanza della legge antica e quanti – Paolo in testa – invece non volevano mettere altre cose prima del Vangelo, visto che il Risor-to è venuto a liberarci dalla schiavitù del legge e l’unica cosa che ci chiede è la fede in Lui vivo.

È così che si arriva ad una delle pagine più avvincen-ti della chiesa nascente: il Concilio di Gerusalemme. Le posizioni diverse si mettono a confronto e si arriva ad una conclusione condivisa con un sigillo indelebile di comunione: ‘lo Spirito Santo e noi abbiamo deciso che…’ (At 15,28). Non decide Paolo o Pietro o Barna-ba… decidono insieme dopo essersi ascoltati e dopo aver dato spazio allo Spirito, autentico Protagonista della vita della Chiesa. Da allora la storia insegna che nessuna scelta è effi cace se a reggerla non sono i due pilastri: lo Spirito e la comunione. Dopo il Concilio di Gerusalemme Paolo potrà iniziare i grandi viaggi mis-sionari sentendosi rinfrancato dall’armonia della Chie-sa e dalla forza dello Spirito e insieme a Paolo, tutti gli altri potranno sentirsi coinvolti in una esperienza di annuncio e di testimonianza.

‘Lo Spirito Santo e noi’ dovrebbe essere lo stile da trovare in ogni comunità cristiana, la misura per un autentico discernimento comunitario, il punto alto verso cui far convergere carismi, ministeri, uffi ci e ser-vizi. Nell’anno dell’ascolto di questa Chiesa – mentre operatori pastorali e consigli parrocchiali si preparano a celebrare l’assemblea – sarebbe bello se tutti mante-nessimo vivo l’esempio della prima assemblea pronti a vivere l’esercizio del sapersi ascoltare, dell’accogliere la parola di chi non la pensa come noi e di saper raccor-dare ogni pensiero ed ogni visione con quella di Dio. È, dunque, importante impostare le occasioni di incontro che vivremo con la fatica di un confronto in cui si esce dal proprio piccolo mondo e ci si incontra con la ric-chezza dell’altro, lo si accoglie – prima ancora che lo si ascolti – e poi si prova a capire come insieme possiamo meglio rispondere al dono di grazia ricevuto. Se questo avverrà, se dopo confronti e assemblee riusciremo a dire ‘lo Spirito Santo e noi abbiamo deciso che…’ po-tremo avere la certezza che davanti a noi si sta aprendo una primavera che non tarderà a dare i frutti buoni di Dio da mettere sulla mensa della storia affi nché ogni uomo se ne sazi.

Un anno con Paoloa cura di Baldo Reina

appunti Si svolgerà ad Agrigen-

to presso il Grand Hotel dei Templi il 27° convegno internazionale “Mare e Territorio”, promosso dal-la Lega Navale Italiana se-zione di Agrigento e Porto Empedocle, che quest’an-no ha come tema “Vul-nerabilità ed adattamento dell’ambiente marino ai cambiamenti climatici”.

Lunedì 27 ottobre alle ore 18.00 presso la libre-ria Capalunga, via Atenea Agrigento, si terrà la pre-sentazione del libro “Cura psichica e comunità tera-peutiche: esperienze di su-pervisione” di U. Corino e M. Sassolas, interverranno Franco Manno e Renato Schembri.

Visitabile fi no al 4 no-vembre, presso i locali del-l’ex macello comunale di piazza Fontana a Racalmu-to la mostra “Un carabinie-re per amico” esposizione di fotografi e, stampe e car-toline d’epoca. Ingresso, gratuito, dalle 9 alle ore 13 e dalle 16 alle 19.

L’Associazione Bioeticisti Italiani sezione di Agrigento organizza una tavola roton-da su:

I cattolici nella vita politica siciliana del

NovecentoDalla emigrazione di fi ne Ot-

tocento a terra d'immigrazione di fi ne Novecento. Un secolo di cambiamenti epocali.

L’incontro si terrà sabato 25 ottobre 2008, dalle ore 9.30 alle ore 18.00, presso la Chiesa Sant’Antonio di Raf-fadali.

Interverranno:Antonello Sciabica, do-

cente; Mario Sorce, teo-logo; Vincenzo Di Na-tali, saggista; D. Pisana, saggista; G. Portalone, sto-rico; R. Anzalone, saggista; On. L. Rubino,politico; On. A. La Russa; On. A. Errore; On. C.Pumilia, politico; Sen. S. Cuff aro, Sen. P. Binetti; On. R. Buttiglione

Dante, Faust e SciasciaTEATRO PIRANDELLO Presentata a Roma la nuova stagione

Una prima nazionale – “Fiore di cactus” dal 4 al 7 dicembre – con l’attrice Eleonora Giorgi e Remo Girone, ex protagoni-sta della «Piovra», e prima il debutto dal 13 al 16 novembre con il veterano Giorgio Alber-tazzi in “Dante incontra Alber-tazzi” e dal 27 al 30 novembre il concerto Circo immaginario di Rossana Casale, interprete

qualche Sanremo fa, di una bella canzone insieme a Grazia Di Michele. E poi il divo della danza Raff aele Paganini che dall’11 al 14 dicembre rende un tribu-to a Fred Astaire e Ginger Rogers e la tragedia “Am-leto” di Shakespeare con il bravissimo attore teatrale Sebastiano Lo Monaco dal

22 al 25 gennaio. La stagione del Tea-

tro Pirandello di Agrigento coniuga anche quest’anno cultura “seria”, commedie, musical e la presenza di divi del palco o del cinema. Nien-te opere liriche, tuttavia, per quest’anno, ma dal 29 gen-naio al 1 febbraio ci sarà il romanzo “Todo modo” dello scrittore illuminista e racal-mutese Leonardo Sciascia con un habitué del Pirandel-lo, Giuseppe Pambieri. Que-st’ultimo spettacolo precede-rà a sua volta un’operazione curiosa, la messa in scena di un dramma molto letto dai germanisti, ma poco rappre-sentato sul palco – il Faust di Goethe – in quest’occasione

riletto dal 12 al 15 febbraio dal grande Glauco Mauri. Dal 5 all’8 marzo e dal 2 al 5 aprile si cambierà, invece, tono rispetti-vamente con la commedia mu-sicale “Poveri ma belli” – già nel titolo evidente ripresa del noto fi lm di Dino Risi – e con il mu-sical di Tony Cucchiara “Pipino il breve”, opera canora che ospita due aff ezionati del Pirandello, i bravissimi attori catanesi Pippo Pattavina e Tuccio Musumeci. Conclusione, infi ne, fuori ab-bonamento il 18 e 19 aprile con “La lupa” del più importante scrittore catanese, Giovanni Verga, qui interpretato dell’attri-ce Guia Jelo.

Calogero Mira

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6 L’Amico del Popolo26 Ottobre 2008Vita Ecclesiale

Musica, Poesia e Codice Penale Per l’amico Giovanni Infuso, entrare in Seminario nel

1939, ossia a dodici anni, signifi cava essere in ritardo di un anno. Questo ritardo fu causa di un forte esaurimento, non subito ma al passaggio dalla Quarta Ginnasio al Primo Liceo. Il Rettore, Don F. Jacolino, infatti, notando la sua buona vo-lontà ed il successo nello studio, che gli permetteva di risul-tare, sempre, il primo della classe, lo esortò a fare il salto della Quinta Ginnasiale. Lasciamo a lui la parola: “Questa decisio-ne – che solleticava in parte la mia vanità, ma ancor più il senso di riconoscenza verso la mia famiglia e i miei benefattori – signifi cò dovermi impegnare in uno sforzo rovinoso, durante le vacanze, dal giugno al settembre 1943. Furono i mesi del-l’emergenza, quando fummo costretti a mangiare poco o nulla e dormire male, sfollati per le campagne, in attesa dello sbarco degli Americani.

“Agli esami di ottobre, fui promosso al primo anno di Liceo. Ma ero esaurito in maniera preoccupante. Tornato a casa per qualche tempo, mi ristabilii e debbo grande ricono-scenza al dottor Gibilaro, medico condotto del mio paese, se la guarigione fu possibile. Rientrato in Seminario, trascorsi male l’intero anno 1943 – 44. Mi ripresi, tuttavia, e tornai a pri-meggiare, nonché ad aff ezionar-mi tanto al canto e alla musica da convincermi che coltivarli era la mia vera vocazione.”

Mi permetto di interrom-pere il fl uire, quasi torrenziale, dell’eloquio entusiasta dell’ami-co, confermando il suo dire col canticchiare una sua romanza (composta in quel tempo), satura di malinconia, che, in quei gio-vani anni, convinse noi coetanei a renderci conto che il suo era un’eccezionale talento: “Sulla steppa silenziosa, / tu vagavi, eri ardita, / giovinezza fanta-siosa / consumavi la mia vita…”. Mi guarda compiaciuto. Ora la mente vaga lontano. Qualche secondo di silenzio. Ripren-de: “Questa spinta interiore a poetare e mettere in musica le parole, era irrefrenabile. Mi estraniava da tutto quanto mi circondasse. Anche durante la ricreazione, o l’ora di passeggio, ero tutto preso dalle mie note. A volte, era come un turbinìo di colori, e un’insorgenza emotiva che mi costringeva a fi ssare, nel primo pezzo di carta, parole e musica, che canticchiavo, standomene alquanto discosto dal gruppo, per non disturbare, o meglio, per non essere disturbato. In genere, non mi impor-tava proprio nulla di quello che potevate pensare di me”. In-tervengo per tranquillizzarlo: “Eri, certo, oggetto della nostra osservazione. Ma era solo ammirazione. Ci rendevamo conto del tuo talento eccezionale. Siamo ancora in molti a ricordare cosa fosse, allora, la ‘Schola Cantorum’ del Seminario: educa-va al canto il coro, forse, più prestigioso di tutta la Sicilia. La febbre della musica, aveva contagiato parecchi: Costanza, De Gregorio, Restivo, Augello, Messinese. Ma il più geniale eri tu. Le tue composizioni venivano eseguite anche in Cattedrale, per la gioia di tutti noi e l’ammirazione del Vescovo Peruzzo, che di musica e canto se ne intendeva.”

L’amico Giovanni mi interrompe: “Sarei bugiardo se di-cessi che non mi interessava l’ammirazione, ma non riuscivo a reprimere quello che mi dettava dentro. Certo provavo un contento particolare e ricordo che la prima composizione, eseguita nella Cappella del Seminario e cantata dal giovane tenore (Seminarista), Giovanni Cani, la dedicai, per ricono-scenza, al mio benefattore Mons. F. Alaimo.”

Profi tto di questa commossa pausa, per chiedergli come mai si fosse deciso – dopo ben otto anni di studi in Seminario e già in II Teologia – a lasciare, quasi fuggendo, senza alcun preavviso.

“In tutta sincerità, non saprei darne chiara ragione nep-pure ora, a distanza di tanti anni. Ricordo solo che mi sentii, quasi improvvisamente, come risucchiato da forze centrifughe. Non mi confi dai con nessuno e non volevo sentire consigli e pa-reri contrari. Ne fu sorpreso anche il Rettore Jacolino, che mi aveva dimostrato bontà e un cuore grande, comprensivo e ge-neroso. Andavo allo sbaraglio, e mi sentivo veramente confuso. Ringrazio ancora il Cielo che suscitò la generosità di Don An-gelo Ginex, allora Prof. nel Liceo del Seminario, che mi venne incontro. Questi, conoscendo il mio impegno nello studio, mi esortò a prepararmi per gli esami di maturità liceale, mentre mi affi dava i suoi alunni esterni, che egli preparava per i detti esami.

“Superai, con una certa facilità e soddisfazione, gli esami di maturità classica e anche magistrale. Potei inserirmi nel-l’insegnamento delle scuole primarie a Palermo. Guadagnavo però solo tanto da poter sopravvivere. Così partii per Mila-no, dove riuscii a far parte di un gruppo editoriale, metter su famiglia, e anche laurearmi in Giurisprudenza nel 1963. Co-minciai quasi subito a lavorare, aff ermandomi come penalista e in Diritto del Lavoro.

“In tanti anni di attività, ho avuto grandi soddisfazioni dall’esercizio della professione, ma, l’improvvisa malattia di mia moglie (1988), è stata causa di un crollo da cui riesce a sollevarmi solo l’aff etto di mia fi glia (dolce, cara, intelligente e generosa, impegnatissima nel volontariato), l’unica che mi resta dei cinque fi gli avuti da mia moglie. Ma ancor più mi sostiene la fede in Dio e la devozione alla Madonna, eredi-tata preziosissima dell’educazione ricevuta in Seminario.

Anni verdi in Seminarioa cura di Stefano Pirrera

Giunti alla fi ne di Ottobre, mese ma-riano, per il particolre riferimento alla re-cita del S. Rosario e non ne avevamo fatto

neppure cenno. Ci viene incontro la mente vigile ed il cuore appassionato del decano del clero diocesano: Mons. Vincenzo Restivo, con un lirica tra le più belle da lui scritte.

Son grappoli di perleBruni opalescenti o biondo dorati,

stretti in amore, son grappoli d’uva,grappoli di perle saporose, che fan lieta la mensa del povero e del ricco; spremuti scintillano in liquori inebrianti,che il sangue di Cristo assume e sustanzia per un alimento divino.

Son grappoli di perle

Splendenti nel cielo notturno, son occhi di angeli vigilanti sulla trepida vicenda umana:le stelle son grappoli di perleocchieggianti lontani e confuse,perlacee nelle immense galassie.

Son grappoli di perle

Scroscia la cascata sprizzante in mille e mille granuliche il sole inzuppa di luce,come sprazzi di fuochi pirotecnici:ripresi e succhiati dalla corrente si acchetano nell’onda,che irrorando corre ansiosa alla foce del mare,accogliente e desioso.

Son grappoli di perleFurtive e ansanti cadono le lacrime della madre addolorata,grondano in grido dagli occhi scavati dalla disperazione:implorano conforto, salute, speranzain una esistenza che delude e tradisce.

Son grappoli di perleScendi nel fondo marino, strappa una conchiglia alla ruvida roccia,schiudi il tenace segreto ch’essa gelosa rinserra:sol che un fi otto di luce la baci,scintille di iride si scioglieranno.

Son grappoli di perle

Ce l’hai tra mano il grappolo di perle,intessuto da un tenue fi lo d’oro,il mistero del Dio fatto uomo,del Cristo crocifi sso e morto,del Risorto che ascende trionfante al Cielo:e le perle son le Aveche un nunzio celeste ha portato alla Perla delle perle,modellata dall’artista divino, - Maria;Sono i pater che accostano i fi gli al cuore del padre.

Son grappoli di perle

È il Rosario della regina del cielo e della terra:possiede le delizie del frutto della vite generosae lo splendore serenante delle stellenella notte cupa della valle della lacrime,il fragore dell’acqua zampillante per la vita eternae l’invocazione fi duciosa nella stanchezza delle speranze sospese.

Son grappoli di perle

Intreccia le mani stanche,snoda quei chicchi d’oro, scandisci nel cuorela melodia di questa cascata di note,assapora le armonie off erte dal Nunzio celestee credi, spera e ama…Sono grappoli di perle, le perle della tua corona:il Rosario di Maria.

È un grappolo di stelle

riano, per il particolre riferimento alla re-cita del S. Rosario e non ne avevamo fatto

neppure cenno. Ci viene incontro la mente vigile ed il cuore appassionato del decano del clero diocesano: tra le più belle da lui scritte.

Son grappoli di perle

GRAPPOLI DI PERLE

Incontri BibliciDal 1 ottobre al 29 giugno don Baldo reina, direttore dell’Ufficio Cultura della Curia Arcivescovile terrà degli incontri biblici sulle lettere di San Paolo nei vari comuni dell’arcidiocesi. Il prossimo appuntamento è per il 27 ottobre a Montevago.

Corso per i ministeriDal 1 ottobre sono riprese le attività del corso per i ministeri. Il Corso inten-de qualificare l’impegno di catechisti, ministri straordinari e degli animatori della liturgia. Per le iscrizioni è neces-sario essere in possesso del diploma di scuola media superiore.Per informazio-ni rivolgersi a don Giuseppe Cottone, per la zona di Agrigento al numero 0922636540 ed a don Di Salvo per la zona di Sciacca al numero 092521748.

Itinerario per fidanzatiIl servizio diocesano per il catecumena-to sta sperimentando un itinerario di fede per fidanzati verso la cresima e/o matrimonio. L’introduzione, la struttura dell’itinerario e le prime dieci schede si possono scaricare dal sito della diocesi.

in D

ioce

si AGRIGENTO aperto uffi cialmente l’Anno Paolino

Un anno con San PaoloChe questo in corso sia l’Anno

dedicato a San Paolo i nostri lettori avranno già avuto l’occasione di ap-prenderlo. Che il Santo Padre abbia uffi cialmente aperto l”Anno Pao-lino” lo scorso 28 giugno nella Ba-silica di San Paolo, neanche questo è uno scoop giornalistico. La novi-tà sta, però, nel fatto che anche ad Agrigento, sabato 11 ottobre, tutta la “Famiglia Paolina” presente ad Agrigento si è riunita nella Basilica dell’Immacolata per dare il via, con la Celebrazione Eucaristica, alle ini-ziative dedicate a San Paolo che sa-ranno portate avanti in Diocesi fi no al prossimo 29 giugno.

Alla solenne celebrazione era-no presenti, oltre alle Figlie di San Paolo – che da decenni svolgono ad Agrigento l’apostolato della evange-lizzazione con i mezzi di comuni-cazione sociale - anche numerosi aderenti alla spiritualità paolina: “i Cooperatori” (laici che aderiscono alla spiritualità paolina), le “Nunzia-tine” (laiche consacrate aderenti al-

l’Istituto Maria SS.ma Annunziata), le coppie consacrate della “Santa Famiglia”. In quest’occasione è stata allestita per la prima volta la Mostra su San Paolo (12 pannelli dipinti da Sr. Teresa Groselj, che raffi gurano i principali eventi della vita dell’apo-stolo Paolo), da adesso a disposizio-ne delle parrocchie che ne facciano richiesta.

Svariate le iniziative programma-te per i mesi che verranno oltre agli incontri di catechesi biblica che don Baldo Reina terrà quindicinalmente in diversi centri della Diocesi, anche una rubrica dedicata all’Apostolo Paolo sul nostro settimanale e su TelePace ed un incontro mensile in Videoconferenza fortemente voluto dall’Arcivescovo, Mons. Francesco Montenegro.

A queste iniziative si aggiunge-ranno tutte quelle che le singole realtà parrocchiali e foraniali stan-no già pensando a realizzare.

Valerio Landri

La nuova chiesa dedicata a “Gesù Maestro”, che sor-

gerà a Racalmuto nella zona d’espansione urbana in con-trada San Giuseppe di Bovo, nei pressi dell’attuale Parroc-chia B. M. V: del Carmelo, sarà costruita con un proget-to selezionato grazie ad un concorso Nazionale indetto dalla Conferenza Episcopale Italiana.

L’iniziativa s’inserisce in un percorso, già intrapre-so nell’ultimo decennio, per

realizzare attraverso “pro-getti pilota”, la costruzione di nuove chiese ed allo steso tempo stimolare un quali-fi cato dibattito culturale in materia di progettazione di edifi ci di culto.

L’iniziativa è fi nanziata con uno specifi co contributo ero-gato dalla Conferenza Epi-scopale Italiana con i fondi dell’Otto per mille.Martedì scorso (21 ottobre) si è svolto un sopralluogo con gli architetti dei sette gruppi

selezionati dalla CEI su tutto il territorio nazionale, insieme con i rappresentati della Par-rocchia B. M. V. del Carmelo, dell’Uffi cio Tecnico del Co-mune e dell’Uffi cio Diocesano Beni Culturali Ecclesiastici e Edilizia di Culto della Curia Arcivescovile di Agrigento. Nell’incontro, oltre a chiarire gli aspetti tecnici e soprattutto i dettagli delle problematiche legate allo strumento urbani-stico del comune di Racalmu-to, i progettisti hanno potuto

prendere visione del lotto del terreno che è stato assegnato per la costruzione della chiesa e che è stato donato in parte da Giuseppe Narbone ed in parte da Giuseppe Romano.Signifi cativa ed importante è stata la presenza dell’ing. Zappacosta, in rappresentan-za dell’Uffi cio Nazionale per l’Edilizia di Culto della CEI, che coordina e dirige le fasi del concorso.

Giuseppe Ingaglio

Concorso nazionale per la nuova Chiesa “Gesù Maestro”

RACALMUTO sarà realizzata con i fondi dell’8xmille

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Vita Ecclesiale 7L’Amico del Popolo26 Ottobre 2008

a cura di Gino FaragoneXXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIONon basta dire che non siamo razzisti: straniero non è uguale a delinquente

«Ero

immigrato

e mi avete

accolto,

sfamato,

vestito»

LA PAROLA

Non ci lasceremo vincere dalla ten-tazione della fretta per saltare la pri-ma lettura della liturgia odierna ( Es 22,20-26 ) o per censurarla in qualche parte. Lo straniero non è il nemico da abbattere e nel suo codice genetico non c’è alcun elemento che necessa-riamente lo porta al crimine. Il “no-stro prossimo” di cui oggi il vangelo ( Mt 22,34-40 ) parla è il forestiero, che non è un invasore, ma uno che cerca una terra accogliente, ospitale, la pos-sibilità di un’esistenza più dignitosa. Lasciare la propria terra, rischiare la morte, aff rontare una traversata con mezzi non aff atto sicuri, tutto ciò non può passare come una semplice gita turistica. Si respira in giro un clima di intolleranza, di odio, nei confronti dei forestieri, assolutamente inspiega-bile per chi si dichiara cristiano. Non dimentichiamo che saremo giudicati unicamente sul comandamento del-l’amore.

«Così dice il Signore: Non moleste-rai il forestiero…non maltratterai la vedova o l’orfano». Il testo fa parte del codice dell’alleanza, una raccolta di leggi che esplicitano il senso del deca-logo. Nel brano proposto dalla litur-gia, si prescrive il comportamento da tenere nei confronti delle persone più povere: il forestiero, la vedova, l’orfa-no, chi chiede un prestito. La prima norma poi è di un’attualità sconcer-tante e sorprende per il senso forte di umanità: il trattamento cordiale da riservare agli stranieri. Se questa nor-ma viene ancora predicata dai profeti è segno che essa non viene assoluta-mente rispettata ( Ger 7,6 ). Il fore-stiero non ha una terra, ricchezze, sta-tuto giuridico. Va dunque aiutato. Dio non ordina di sfruttare, opprimere, maltrattare. Egli ascolta il grido degli oppressi e punisce gli oppressori.

«I farisei avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si

riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: Maestro, nella Legge qual è il grande comandamen-to?». Ancora una disputa in un clima di ostilità, un nuovo attacco da parte degli avversari. Si accostano a Gesù i farisei, da soli. Costoro, maestri nel-l’interpretazione della legge, godono di un certo prestigio e ammirazione nel popolo. Hanno ascoltato con pia-cere che Gesù ha messo a tacere i sad-ducei, minoranza sacerdotale favore-vole ai Romani, negatori dell’esistenza degli angeli, dell’anima, della risurre-zione ( At 23,8 ). Un fariseo dunque interroga Gesù per provarlo, ponendo una domanda diffi cile, di tipo legale, sul comandamento più grande se-condo la legge mosaica. All’interno della scuola farisaica, la questione è parecchio dibattuta e manifesta anche il desiderio di trovare un principio unifi catore nell’immensa normativa ( 613 precetti, divisi in 365 proibizio-

ni e in 248 comandi ). Gesù risponde citando due testi dell’Antico Testa-mento, che il dotto fariseo conosce. Il primo è Dt 6,5, l’inizio dello Shema’, la preghiera che gli Ebrei osservanti recitano almeno tre volte al giorno: «Ascolta, Israele, tu amerai il Signo-re tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze». Amare il Signore con la totalità della propria esistenza: è il primo di tutti i comandamenti, quello che dà senso a tutti gli altri. Gesù aggiunge subito un comandamento parallelo, citando Lv 19,18: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La novità di Gesù sta nel presentare i due comandamenti sul-lo stesso piano, dichiarandoli simili e fonte di tutti gli altri. E’ a partire dal-l’osservanza di quest’ultimo che si può comprendere se davvero amiamo Dio. «Se uno dice: io amo Dio, e poi odia suo fratello, è mentitore» (1 Gv 4,19). Dalla concezione giuridica si passa così alla logica dell’amore.

Si è svolto a Grotte un importante appuntamento di fede e di cultura.

Presso il Cinema “Liotta” ha avuto luogo il Primo Convegno Regionale di Teo-logia dedicato alla Madonna sul tema specifi co: La Madre di Dio nella Lumen Gentium del Concilio Vaticano II, otto i relatori intervenuti: Antonella Mon-talbano: sul tema: Maria Madre della Chiesa; Don Baldo Reina: Maria Madre del Redentore nell’A.T.; Mons. Giuseppe Di Marco: La cooperazione di Maria al Mistero della Salvezza; Giuseppina San-sone: Maria fi gura della Chiesa; Dome-nico Pisana: Maria modello di virtù per la Chiesa; Nino Barraco: Maria immagine e speranza della Chiesa futura; Don Vin-cenzo Lombino: Il primo culto di Maria in Sicilia; Don Giuseppe Alcamo: Il culto speciale per Maria secondo il Concilio Vaticano II.

Don Baldo Reina, rileggendo l’AT in chiave mariana, ha rilevato che esso è profezia e tipologia nei confronti del Nuovo Testamento, mentre il noto gior-nalista Nino Barraco ha sottolineato il ruolo della luce in Maria e nei credenti. Dinanzi ad un frenetico attivismo impe-rante, Nino Barraco ha ricordato il valore della passività contemplativa.

La pubblicazione degli Atti consentirà al numeroso pubblico di conoscere e ap-profondire la tematica.

L’Arcivescovo, durante l’omelia, nel ri-cordo di Maria, ha sollecitato tutti i fedeli nel servizio della carità.

Il sindaco della città, Rizzo, nel suo

sentito discorso ha evidenziato come Grotte, con questi eventi culturali, è divenuta una real-tà formativa nella provincia di Agrigento.

Se nella cattolicità il culto verso la Madre di Dio aveva subìto, soprattutto negli anni Settanta una non indiff erente fl essione, tanto che papa Paolo VI dovette pubblicare l’enciclica Marialis cultus, non possiamo dire che questa fl essione sia sta-ta registrata in Sicilia e nell’Italia meridionale, dove tuttosomma-to la devozione fi liale verso la Madre di Dio ha ben retto.

I pellegrinaggi, le processioni, i viaggi nei vari santuari, i radu-ni regionali (come quello che si svolge annualmente a Siracusa) continuano ad essere numerosi. Tuttavia si avverte con maggio-re insistenza il bisogno di una spiritualità mariana, evangeli-camente fondata presso i fedeli. Scoprire la fi gura evangelica di Maria consente di vivere pienamente una vita cristiana e un impegno sociale e civile non indiff erente,se è vero che la Madon-na è modello di vita cristiana e testimo-nianza dell’agire di Dio nella storia degli uomini.

Il Convegno regionale di Teologia è stato organizzato dall’Associazione Bioe-ticisti Italiani,sezione di Agrigento, una associazione che raccoglie medici, infer-

mieri, semplici fedeli che promuovono e sostengono la vita umana in tutte le sue fasi.

La partecipazione numerosa di sacer-doti e comunità parrocchiali a Grotte secondo il dottor Giuseppe Gramaglia, componente dell’Associazione dei Bioeti-cisti, è segno che «la fede verso la Madre di Dio è un aiuto soprattutto nei momen-ti più diffi cili della vita».

E.D.N.

Maria nella Lumen GentiumGROTTE concluso il primo convegno regionale di mariologia

Don Filippo e don Antonino consacrano la loro vita a Dio… Per sempre!

Festa grande il 15 ottobre scorso per la Diocesi dell’Ordinaria-to Militare per l’Italia, cinque dei suoi fi gli, per l’imposizione del-

le mani e la preghiera con-sacratoria di S.E.R. Mons. Vincenzo Pelvi, Ordinario Militare, hanno ricevuto l’ordinazione diaconale nella suggestiva cornice della Ba-silica di Santa Maria Mag-giore in Roma. Tra questi due giovani originari della diocesi di Agrigento: Filip-po Ferlita, di Santo Stefano Quisquina, e Antonino Poz-zo di Menfi .

Visibilmente emozionati in prima fi la erano presenti i genitori e qualche amico,

mentre a concelebrare vi erano anche i parroci dei due giovani: don Antonello Martorana e don Saverio Catanzaro, che tra l’altro hanno rivestito gli ordinati con le vesti proprie della di-gnità diaconale: la stola tra-versa e la dalmatica.

Nell’omelia l’Ordinario ha raccomandato agli eletti di “respira-re Cristo a pieni polmoni, di essere eco delle sue parole, di prefe-rire coloro che Cristo preferiva “, per poter svolgere nel migliore dei modi la missione che Dio ha messo loro nel cuore evitando così facili arrivismi, pericolo sempre in agguato nel ministero che andranno a svolgere a servizio della Chiesa castrenze.

Da qualche giorno don Filippo e don Antonino hanno rag-giunto rispettivamente le diocesi di Firenze e Verona nelle quali svolgeranno il loro servizio diaconale in attesa dell’ordinazione sacerdotale prevista nei prossimi mesi.

Carmelo Galeone

Roma: Filippo e Antonio ordinati diaconi

Profumo di vocazioni salesiane a oltre quaranta anni dalla partenza dei Salesiani dalla nostra città.

Dopo Luigi Lo Mascolo, che lo scorso 8 settembre a Genzano di Roma, all’inizio del suo percorso religioso, si è consacrato al Signore divenendo chierico salesiano, ecco che un altro agrigentino Pasquale Sanzo, 29 anni, al termine del suo percorso di fede, è stato ordinato Presbitero Salesiano per l’impo-sizione delle mani e la preghiera consacratoria di S. E. Mons. Fran-cesco Montenegro.

La solenne celebrazione, pre-sieduta da Mons. Montenegro e animata dal Coro dell’Oratorio Salesiano di San Cataldo, ha avuto luogo Sabato 11 Ottobre presso la Concattedrale S.Croce di Villaseta, presenti un migliaio di fedeli, oltre sessanta tra presbiteri, diaconi e chierici.

Domenica 12 Ottobre, invece, nella Parrocchia di San Giacomo, Don Pasquale Sanzo ha presieduto per la prima volta la celebrazione Eucaristica.

Gli Exallievi di Don Bosco e la Chiesa agrigentina tutta , con l’or-dinazione presbiterale di Don Pa-squale Sanzo, hanno così vissuto un’altra giornata di grazia.

Tutta la famiglia salesiana del-la Sicilia si è stretta attorno al Fi-glio di Don Bosco in un abbraccio amoroso e protettivo.

La liturgia dell’ordinazione, se-guita con particolare commozio-ne dai fedeli, ha avuto inizio con la richiesta rivolta al Vescovo dal Superiore dei Salesiani di ordinare presbitero l’eletto ed è proseguita con l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione, la vesti-zione degli abiti presbiterali, l’un-zione delle mani del neo-ordinato, la consegna del pane e del vino e l’accoglienza del neo presbitero con l’abbraccio di pace.

Nel corso della cerimonia, no-nostante l’austerità del luogo, pro-lungati e ripetuti applausi i presenti hanno rivolto all’indirizzo di Don Pasquale.

Il Parroco Don Mario Sorce e la Comunità Parrocchiale S.Croce di Villaseta hanno profuso energie ed entusiasmo nell’organizzare al meglio questa giornata di festa tut-ta salesiana, che si è conclusa con un momento di gioiosa fraternità nel piazzale antistante la Chiesa, dominato dal Monumento della SS.Vergine “Mediatrice di tutte le Grazie”.

La vocazione salesiana di Pa-squale Sanzo e la sua scelta di vita di stare per sempre con Don Bo-sco, nasce presso l’Oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Via Belvedere, dove ha potuto respira-re il clima della spiritualità salesia-na.

Nella Parrocchia di San Giaco-mo a soli 15 anni gli viene affi data dal Parroco Don Vincenzo Terra-na una classe di catechismo. Con Don Lillo Scaglia, che nonostante i suoi acciacchi, ha partecipato alla cerimonia dell’ordinazione, vive due anni meravigliosi di servizio parrocchiale con spirito salesiano. Conclusi nel 1998 gli studi della Scuola Superiore, Pasquale San-zo svolge il prenoviziato presso la Casa Salesiana di San Gregorio di Catania. A Torino nel 2000, ter-minato il Noviziato, emette la pri-ma professione religiosa. A Roma, presso l’Università Pontifi cia Sale-siana frequenta il Biennio di Studi di Filosofi a.

Viene, quindi, destinato alla Casa Salesiana di Barcellona Pozzo di Gotto per il tirocinio pratico previ-sto dall’iter formativo dei salesiani. Inizia gli studi di Teologia presso l’Istituto Teologico S.Tommaso di Messina.Seguono le tappe in pre-parazione dell’ordinazione : il let-torato , l’accolitato, la Professione Perpetua.

Il Diaconato arriva nel giugno 2007 nella Cattedrale di Messina, per l’imposizione delle mani di Mons.Calogero La Piana.

Con il baccalaureato in Teologia conclude a Messina gli Studi Teo-logici.

Infi ne, presso l’Università Pon-tifi cia Salesiana di Roma completa la sua formazione con gli studi di specializzazione in Pedagogia delle Vocazioni.

Calogero Patti

Il “si” di don Pasqualenella famiglia salesiana

foto Palamenghi

foto tratte dal sito bmvgrotte.it

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8 L’Amico del Popolo26 Ottobre 2008Attualità

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diario multimedi@le«Al diavolo maghi e strizzacervelli»

Caro diario,alzi la mano chi può dimostrarmi d’essere il fortunato

mortale immune da quello “stress” che, specialmente oggi, coinvolge più o meno tutti, obbligandoci a fronteggiare, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, una disumanità sem-pre più irrefrenabile, gli attacchi espliciti o furtivi d’una massifi cazione pianifi cata a 360 gradi, nonché le bordate di un’omologazione cerebrale e comportamentale impo-sta, ormai, a chiunque, per la serie “o ti mangi questa mi-nestra o ti butti dalla fi nestra”: e cioè nella misura in cui, se non ti prostri dinanzi al “diktat” che ti vuole tassello inerte (ed inerme) in un devastato (e devastante) mosaico di pedine allineate e compatte, diventi “scheggia impazzi-ta” del sistema, e quindi sei diverso, sei strano, sei fuori, sei “out”, in ultima analisi sei nessuno, e ne paghi sempre, dovunque e comunque le conseguenze; e, se sei debole, se non hai la lucidità di ridimensionare, se non hai la forza interiore di reagire razionalmente, puoi arrivare anche a commettere, nel tuo privato o nei rapporti umani, qual-che fesseria pericolosa per te e/o per gli altri.

Ed il più delle volte, facci caso, i richiami d’aiuto dinanzi ai segnali di pericolo sono rimedi peggiori del male. Sono stressato e magari chiedo aiuto a chi è più stressato di me, col risultato che ci parliamo addosso ed amplifi chiamo i disagi invece di eliminarli.

Sono stressato e vado dallo psicanalista (una “moda” che regge, ormai, da un secolo e passa, da Freud a quei “guru” del Terzo Millennio che accoppiano sul divanetto medicina e millanteria: e più andiamo avanti, più aumen-ta la clientela). Sono stressato e vado dal mago (peggio an-cora: lo strizzacervelli ti prosciuga il portafoglio ma forse ti aiuta un po’, mentre i taroccanti dell’occulto ti sfi lano i soldi, non ti risolvono un tubo e ti scippano pure l’anima per pagare il pizzo delle truff e al demonio).

Ma c’è una soluzione, anche se quasi nessuno, pur-troppo, ci pensa, e si chiama Gesù: non solo il nostro Dio ma anche il nostro Amico del cuore, l’unico vero Amico, quello che può veramente aiutarci, quello che non ci chie-de un centesimo per salvarci, quello che ci off re gratis il conforto umano e la salvezza eterna.

E ce lo conferma anche Carlo Nesti, insigne giorna-lista sportivo (chi non lo conosce, chi non lo apprezza?) nel suo splendido libro “Il mio psicologo si chiama Gesù” (2008, San Paolo, 9,50 euro benedetti che possono cam-biarvi l’esistenza sul serio – ed in meglio, senza il minimo dubbio – dal “mal di vivere” alla gioia di credere: ed insu-perabile anche come regalo, visto che è adatto ai lettori e agli stressati di tutte le età).

Una testimonianza personale e bellissima di come, leg-gendo il Vangelo, si possano trovare frasi di Gesù capaci di trasmettere indicazioni precise per vivere più serena-mente. In ogni capitolo viene analizzata una Sua frase: in tutto, 22 frasi per 22 temi diversi e 22 strade da percorre-re verso la serenità.

É la sintesi del percorso che Carlo ha intrapreso da due anni e mezzo e che ha portato lui, credente e cattolico ma, come tanti e troppi, senza il necessario trasporto, a senti-re sempre la presenza di Dio all’interno della coscienza. Coniugando godibilità di narrazione a leggibilità di rara e gratifi cante chiarezza, questo prezioso “vademecum esi-stenziale” consente all’Autore, scrive Alvise Cagnazzo su “Nesti Channel” (il sito di Carlo, www.carlonesti.it: anda-teci, scrivetegli, troverete altre sue testimonianze cristia-ne e i “links” per leggere ciò che scrive di Dio, oltre che di sport, in altre pagine web) di presentarsi non solo come grande giornalista ma anche come grande uomo e catto-lico esemplare, capace di testimoniare, con entusiasmo e coraggio, come e quanto la Parola di Gesù possa essere insostituibile, anche nel Terzo Millennio, per vivere me-glio. E quindi soprattutto senza “stress”, caro diario.

Nuccio MulaAncora una giornata di passione per

l’Akragas che, sul neutro di Castel-daccia, è costretta a subire una pesan-te sconfi tta ad opera del Marsala. Un ruolino di marcia preoccupante per la squadra di Agrigento che in sei partite giocate ha ottenuto solo due pareggi, uno interno e uno in casa del Villabate, e ben quattro sconfi tte. La squadra, che resta solitaria in fondo alla classifi ca, necessita di rinforzi per riprendere il ruolo che compete alla prima squadra della città capoluogo. Riparte il Lica-ta che con una rete messa a segno dal funambolico Giovanni Di Somma si aggiudica il derby con il Kamarat e ri-lancia il suo cammino verso la conqui-sta della vetta, che resta a soli tre punti. Torna al successo la Gattopardo vitto-riosa sul campo esterno di Morreale, mentre si accontentano di un punto ciascuno il Ribera ed il Favara, in una gara giocata nel segno dell’equilibrio e della cavalleria sportiva

Nel campionato di Promozione rag-gruppamento A, crescono le quotazioni del Raff adali, che con una buona con-dotta di gara si aggiudica il derby con il coriaceo Sciacca di Tony Fornò. Con

questo successo la squadra di Gaetano Longo si porta a sole tre lunghezze dalla vetta. Un passo indietro per il Canicattì battuto dal Cianciana e del Racalmuto battuto di misura dal Campobello di Li-

cata. Brinda al primo successo stagiona-le la Pro Favara che pur soff rendo vince di con il Favignana per 2-1.

Salvatore Sciascia

Panorama Calcistico

RISULTATI E CLASSIFICA CALCIO DILETTANTISTICO

ECCELLENZA GIR. A ECCELLENZA A PROMOZIONE GIR.A

AKRAGAS - MARSALA 0-2MONREALE - GATTOPARDO 0-1CARINI - VILLABATE 0-0BAGHERIA - PARMONVAL 0-0FOLGORE - AGROERICINO 1-5LICATA - KAMARAT 1-0MAZARA - CAMPOBELLO 2-0RIBERA - FAVARA 1-1

P P

Agroericini 14 Atl. Alcamo 15Mazara 1946 13 Sc Marsala 13Licata 11 Sancataldese 13Campobello 11 Valderice 12Marsala A.S.D. 10 Raffadali 12Ribera 10 Castellammare 12S. Villabate 9 Canicattì 10C. Bagheria 8 Fulgatore 9

PROMOZIONE GIR. AALCAMO - SANCATALDESE 2-0BUSETO - VALDERICE 0-2CAMPOBELLO - RACALMUTO 1-0CIANCIANA - CANICATTI’ 1-0PETR.MARSALA - CASTELLAMMARE 1-2 PRO-FAVARA - FAVIGNANA 2-1RAFFADALI - SCIACCA 3-1MARSALA 1912 - FULGATORE 3-1

Parmonval 7 Sciacca 6Kamarat 7 M.Favignana 6Gattopardo 7 Cianciana 5Forgore S. 7 Racalmuto 4Favara 6 Pro Favara 4Carini 5 Petrosino Marsala 3A. Monreale 4 Buseto 2Akragas 2 Campobello 0

SCOMMESSE La provincia di Agrigento al ventesimo posto nelle classifi che nazionali

Paese di santi, navi-gatori e poeti ma da

quando l’italiano medio ha scoperto il Gratta e Vinci, il Superenalotto e il bingo, possiamo ag-giungere anche l’appella-tivo di giocatori.

È infatti questo il ri-sultato che emerge dal-la ricerca condotta dal quotidiano Il Sole24ore dal titolo quanto mai elo-quente “la sfi da alla for-tuna” che ha evidenziato come nel 2007, l’italiano medio abbia speso la ci-fra di ben 709 euro in giochi e scommesse. Ciò signifi ca che oltre il 6% del suo reddito è stato donato alla dea bendata che lo ha ricompensato con una vincita annua di 477 euro.

Ma quello che denota la classifi ca è soprattutto la tendenza al gioco, sono infatti le città con il reddito più basso a giocare di più, un esempio per tutte la pro-vincia di Caserta, con un reddito annuo intorno ai 6 mila euro, ogni residente ha speso in ricevitoria, a tenta-re la fortuna, circa 773 euro. E la nostra bella provincia?

Ebbene, se nella mag-gior parte delle classifi che redatte dal quotidiano fi -nanziario siamo sempre negli ultimi posti, in questa ci piazziamo al ventesimo con un importo medio pro-capite giocato di 469 euro, vinto di 297 euro e perso di 172 euro, dunque si gioca l’8,5% del proprio reddito prodotto.

Ma l’indagine sul gioco non comprende il nuovo trend, quello delle scom-messe e dei giochi online. Cresce sempre di più infat-ti il numero dei giocatori che sfi dano la dea bendata giocando su internet, ed in particolare il numero dei giocatori di poker online.

Da quando il 2 settembre si sono aperti uffi cialmen-te i primi tavoli verdi, con soldi veri in palio, in parti-te da 0,50 a 100 euro, i soli due operatori attualmente operativi in rete hanno con-sentito agli appassionati di giocare ben 500 mila tornei, con un movimento in rete di 10 milioni di euro a set-timana.

Questo straripare della ricerca della ricchezza attra-verso il ricorso alla dea

bendata por-ta alla ribalta il problema della carenza di valori nel quale lentamente la nostra società sta cadendo.

Se da un lato la crisi eco-nomica dovrebbe portare ad una maggiore oculatezza, dall’altra notiamo che fa as-sumere dei comportamenti più deleteri che apportatori di ricchezza.

Ciò che ancora di più preoccupa è il dilagare nei minorenni del ricorso alla dea bendata. Sono infatti aumentati i numeri relati-vi ai giocatori non ancora diciottenni che sempre più largo si fanno in quello che è il cyber gioco, il quale per-mette loro di eludere il con-trollo genitoriale.

MDM

Una Repubblica fondata sul gioco

bendata por-

Una Repubblica Una Repubblica fondata sul giocoUna Repubblica

La provincia di Agrigento al ventesimo posto nelle classifi che nazionali

Ebbene, se nella mag-gior parte delle classifi che redatte dal quotidiano fi -nanziario siamo sempre negli ultimi posti, in questa ci piazziamo al ventesimo con un importo medio pro-capite giocato di 469 euro, vinto di 297 euro e perso di 172 euro, dunque si gioca

fondata sul giocoUna Repubblica fondata sul giocoUna Repubblica

Ebbene, se nella mag-gior parte delle classifi che redatte dal quotidiano fi -nanziario siamo sempre negli ultimi posti, in questa ci piazziamo al ventesimo con un importo medio pro-capite giocato di 469 euro, vinto di 297 euro e perso di

Una Repubblica fondata sul giocoUna Repubblica fondata sul giocoUna Repubblica

Sono oltre 60 i Paesi nei quali si contano gravi violazioni alla libertà religiosa. Tra

questi l’India, dove ancora continuano gli attacchi e le stragi di cristiani, e il Pakistan,

dove la situazione della libertà religiosa e dei diritti umani nel 2007 ha subito un

netto peggioramento. In Eritrea sono circa 2000 le persone detenute per motivi reli-giosi, mentre in Arabia Saudita la libertà religiosa viene negata con più evidenza. Per fare il punto sulla situazione è stato

presentato il Rapporto 2008 sulla Libertà Religiosa nel Mondo di Acs – Aiuto alla

Chiesa che Soff re. Secondo il Rapporto, in Africa è delicata la situazione dell’Eritrea,

dove nell’agosto 2007 le autorità hanno ordinato alla Chiesa cattolica di cedere al ministero per il benessere sociale e il la-

voro tutte le strutture sociali, quali scuole, cliniche, orfanotrofi e centri d’istruzione

per le donne. Ma è l’Arabia Saudita il Paese islamico in cui la libertà religiosa viene negata con maggiore evidenza, anche

da un punto di vista formale. Il Regno si dichiara “integral-mente” islamico, considera il Corano l’unica Costituzione

del Paese e la sharia la sua legge fondamentale.

In Nigeria, invece, i più dif-fusi atti di intolleranza e discri-minazione religiosa sono quelli lamentati dalle varie comunità

cristiane presenti negli Stati più islamizzati della Nigeria

settentrionale che coincidono quasi sempre con i 12 Stati che

hanno introdotto nella loro legislazione la sharia.

Libertà violate