L'Amico del Popolo

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N. 34 del 3 Ottobre 2010 Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net Anno 55 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento 5 CEI: la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco di Francesco Bonini ATTUALITÁ Tra fatica e speranza A distanza di 15 anni dall’ultima visita di Gio- vanni Paolo II in Sicilia (nel 1995 venne a Palermo per chiudere il terzo Convegno delle Chiese d’Italia), per la prima volta, domenica 3 ot- tobre, Papa Benedetto XVI, visiterà la nostra terra. «Che cosa si attende dalla visita del Papa?» È la domanda che, in questi giorni, mi ha posto un giornalista. Non vi nascondo che ho titubato un po’ prima di dare la risposta. Per la mia terra, stretta tra fatalismo secolare e slanci di speranza, mi attendo dal Papa – ho detto - una paro- la che sappia spingerla oltre il bivio, che ci rinsaldi in una fede capace di stare al passo con i tempi, verso una definitiva scelta di campo a favore della giustizia e della responsabilità. Viene, dunque, a Paler- mo il Papa, «in questa città capitale di una Regione a Statuto speciale, che delle capitali ha tutto il cumulo dei problemi, ma anche tutti gli alibi della sopravvivenza: i Vespri come simbolo di ri- volta contro il malgoverno; lo stadio della Favorita per la febbre della squadra; la “Santuzza” di Monte Pel- legrino per l’evasione de- vozionale; l’Università per rinviare il tempo della disoc- cupazione...». È questa l’analisi spietata, ma realista, di Nino Barraco sul mensile Jesus. Palermo è metafora di una Sicilia che spera e che è disperata a cau- sa di una politica miope, per i molteplici disagi, dalla mafia diffusa a macchia d’olio nel tessuto sociale al dramma della disoccupazione, dal pre- cariato divenuto un ammor- tizzatore sociale per favorire clientele al disagio sociale che dilaga con una politica inca- pace di governarlo. Palermo è metafora di una Sicilia che si rinnova per restare vecchia. Parti- colare è anche il momento in cui avverrà la prossima visita del Papa in Sicilia: la Fiat che lascia Termini Ime- rese, i prepensionamenti e i licenziamenti delle grandi fabbriche del siracusano e del gelese, la scuola pubblica che lascia a casa oltre 5 mila professori e personale Ata, la disoccupazione giovanile, che secondo le ultime stime supera il 30%, la politica regionale in attesa di stabi- lizzazione dopo il rimpasto, il cancro della mafia e del malaffare che stenta ad esse- re debellato. Carmelo Petrone continua a pagina 5 B enedetto XVI sarà a Palermo domenica 3 ottobre 2010. Palermo si fer- merà per accogliere il Papa e le centinaia di migliaia di pellegrini che arriveranno da tutta la Sicilia. L’Arcidio- cesi di Agrigento partecipe- rà all’evento con circa 100 autobus con rappresentan- ze delle parrocchie, gruppi e movimenti. Erano stati i vescovi di Sicilia a invitare il Santo Padre con una let- tera del 23 maggio del 2009. “Una terra - spiegavano nella nota - dalle profonde radici cristiane, nella quale numerosi uomini e donne, lungo i secoli, accoglien- do l’annuncio del Vangelo, hanno testimoniato Cristo con la santità della vita, spesso anche con il marti- rio. Di questa terra si vuole far conoscere al Successore di Pietro non solo la storia, ma anche l’attuale impegno comune delle diciotto dio- cesi per la costruzione del Regno di Dio e per un ser- vizio concreto a favore del- l’uomo, radicato nel tessuto vitale dell’intero territorio dell’Isola” . Benedetto XVI sarà a Pa- lermo per l’intera giornata di domenica 3 ottobre, nel cor- so della quale sono previsti: la celebrazione della Santa Messa, la recita dell’Ange- lus, l’incontro con il Clero e l’incontro con i giovani. “Questa visita si inserisce nel cammino delle Chiese di Sicilia. Vogliamo presen- tare al Santo Padre e al mondo – ha sottoli- neato Monsignor Pao- lo Romeo, Arcivescovo di Palermo e presidente della Conferenza Episco- pale Siciliana, durante la presentazione alla stampa dell’evento – il vero volto della Sicilia, che non è fatto solo dall’emergenza rifiuti, dalla mafia e dai problemi sociali, ma da una storia che hanno segnato i nostri santi” . E ha ricordato quello che i Vescovi italiani hanno detto nel documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” in riferimento a tre “luminose testimonianze, come quella di don Pino Puglisi, LdP - continua a pag. 8 CANICATTÌ Emergenza rifiuti nei comuni dell’ATO Ag. 3 La discarica del- la ditta Catanzaro chiude i cancelli a cinque dei sette comuni dell’ATO Ag. 3 perchè in- solventi e le strade dei cinque comu- ni straripanio di rifiuti. É nuovamente emergenza e sembra non vi sia soluzione alcuna se non quella dell’anticipazione delle somme dovute ai Catanzaro da parte della Regione. a pagina 4 UN LIBRO PER IL PAPA «Saluto te Agrigento» Ritardi Postali Il presente giornale è stato consegnato al Centro Postale Operativo di Agrigento Giovedì 30 settembre 2010 3 Palermo: mostra “Novecento sacro in Sicilia” di U.S. CULTURA 2 Ato Gesa 2: la terza rata del 2005 va pagata di C.P. CITTÁ Per non dimenticare gli alluvionati 31 morti, 6 dispersi, 95 feriti questo il bilancio finale dell’alluvio- ne che colpì nella notte tra il 1 e il 2 ottobre Scaletta Marina, nel co- mune di Scaletta Zanclea e diver- se località del comune di Messina: Giampilieri Superiore, Giampilie- ri Marina, Altolia, Molino, Santo Stefano di Briga, Briga Superiore e Pezzolo. Tante le motivazioni avanzate a giustificazione di quel disastro dall’abusivismo edilizio in un ter- ritorio a forte rischio idrogeologico (alcuni fabbricati erano stati rea- lizzati proprio sul letto del fiume), ai continui incendi verificatisi sul versante franato che certamente hanno “indebolito” un territorio già orograficamente compromesso. Tante le personalità che parte- ciparono ai funerali delle vittime, tante le tv ed i giornali che parla- rono di quel pezzo di terra a mol- ti sconosciuto ma, al termine del fragore mediatico come si vive a Giampilieri ad un anno da quella tragica notte? Cosa è cambiato o cosa è rimasto identico? Siamo andati in quei luoghi per vedere con i nostri occhi cosa si è fatto e cosa ancora si deve fare, in paesi fantasma in cui tutto ancora, parla di quella notte. Alfonso Cacciatore a pagina 5 ALLUVIONE DI MESSINA Viaggio del nostro settimanale nelle zone colpite a distanza di un anno Sei nuovi sacerdoti ORDINAZIONI PRESBITERALI Il prossimo 7 Ottobre in Cattedrale La Sicilia accoglie il Papa É questo il titolo del libro che, l’Arcidiocesi di Agrigento, ha confezionato in occasione della venuta del Papa a Pa- lermo, riproponendo il messaggio di Giovanni Paolo II in visita alla nostra città l’8 e 9 maggio del 1993. Il testo (Sciascia Editore, € 15,00), a cura del nostro direttore, Carmelo Petrone, contiene scatti inediti del fotografo Angelo Pitrone e la presentazione a firma di mons. Mariano Crociata, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Oltre agli scatti il libro contiene un contributo di mons. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, e riporta integralmente i discorsi che Giovanni Paolo II pronunciò ad Agrigento. Il libro sarà presentato sabato 2 ottobre alle ore 10 presso il Palazzo Vescovile e sarà consegnato a Benedetto XVI da mons. Montenegro, il prossimo 3 ottobre. Presto in vendita nelle libreria della città. Giovedì 7 ottobre, memoria della Madonna del Rosario, nella Cattedrale di Agrigento alle ore 17.30, il nostro arcive- scovo, mons. Francesco Mon- tenegro ordinerà presbiteri i diaconi Salvatore Attardo, Salvatore Cardella, Gerlan- do Casula, Giuseppe Colli, Giuseppe Lentini e Carmelo Rizzo. Ai sei abbiamo chiesto di parlarci un po’ di loro a pag.6

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edizione del 3 ottobre 2010

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N. 34 del 3 Ottobre 2010Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net

Anno 55

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

5

CEI: la prolusione del cardinale

Angelo Bagnasco

di Francesco Bonini

attualitÁ

Tra fatica e speranza

A distanza di 15 anni dall’ultima visita di Gio-vanni Paolo II in Sicilia (nel 1995 venne a Palermo per chiudere il terzo Convegno delle Chiese d’Italia), per la prima volta, domenica 3 ot-tobre, Papa Benedetto XVI, visiterà la nostra terra. «Che cosa si attende dalla visita del Papa?» È la domanda che, in questi giorni, mi ha posto un giornalista. Non vi nascondo che ho titubato un po’ prima di dare la risposta. Per la mia terra, stretta tra fatalismo secolare e slanci di speranza, mi attendo dal Papa – ho detto - una paro-la che sappia spingerla oltre il bivio, che ci rinsaldi in una fede capace di stare al passo con i tempi, verso una definitiva scelta di campo a favore della giustizia e della responsabilità.

Viene, dunque, a Paler-mo il Papa, «in questa città capitale di una Regione a Statuto speciale, che delle capitali ha tutto il cumulo dei problemi, ma anche tutti gli alibi della sopravvivenza: i Vespri come simbolo di ri-volta contro il malgoverno; lo stadio della Favorita per la febbre della squadra; la “Santuzza” di Monte Pel-legrino per l’evasione de-vozionale; l’Università per rinviare il tempo della disoc-cupazione...».

È questa l’analisi spietata, ma realista, di Nino Barraco sul mensile Jesus. Palermo è metafora di una Sicilia che spera e che è disperata a cau-sa di una politica miope, per i molteplici disagi, dalla mafia diffusa a macchia d’olio nel tessuto sociale al dramma della disoccupazione, dal pre-cariato divenuto un ammor-tizzatore sociale per favorire clientele al disagio sociale che dilaga con una politica inca-pace di governarlo.

Palermo è metafora di una Sicilia che si rinnova per restare vecchia. Parti-colare è anche il momento in cui avverrà la prossima visita del Papa in Sicilia: la Fiat che lascia Termini Ime-rese, i prepensionamenti e i licenziamenti delle grandi fabbriche del siracusano e del gelese, la scuola pubblica che lascia a casa oltre 5 mila professori e personale Ata, la disoccupazione giovanile, che secondo le ultime stime supera il 30%, la politica regionale in attesa di stabi-lizzazione dopo il rimpasto, il cancro della mafia e del malaffare che stenta ad esse-re debellato.

Carmelo Petronecontinua a pagina 5

Benedetto XVI sarà a Palermo domenica 3

ottobre 2010. Palermo si fer-merà per accogliere il Papa e le centinaia di migliaia di pellegrini che arriveranno da tutta la Sicilia. L’Arcidio-cesi di Agrigento partecipe-rà all’evento con circa 100 autobus con rappresentan-ze delle parrocchie, gruppi e movimenti. Erano stati i vescovi di Sicilia a invitare il Santo Padre con una let-tera del 23 maggio del 2009. “Una terra - spiegavano nella nota - dalle profonde radici cristiane, nella quale numerosi uomini e donne, lungo i secoli, accoglien-do l’annuncio del Vangelo, hanno testimoniato Cristo con la santità della vita,

spesso anche con il marti-rio. Di questa terra si vuole far conoscere al Successore di Pietro non solo la storia, ma anche l’attuale impegno comune delle diciotto dio-cesi per la costruzione del Regno di Dio e per un ser-vizio concreto a favore del-l’uomo, radicato nel tessuto vitale dell’intero territorio dell’Isola”.

Benedetto XVI sarà a Pa-lermo per l’intera giornata di domenica 3 ottobre, nel cor-so della quale sono previsti: la celebrazione della Santa Messa, la recita dell’Ange-lus, l’incontro con il Clero e l’incontro con i giovani. “Questa visita si inserisce nel cammino delle Chiese di Sicilia. Vogliamo presen-

tare al Santo Padre e al mondo – ha sottoli-neato Monsignor Pao-lo Romeo, Arcivescovo di Palermo e presidente della Conferenza Episco-pale Siciliana, durante la presentazione alla stampa dell’evento – il vero volto della Sicilia, che non è fatto solo dall’emergenza rifiuti, dalla mafia e dai problemi sociali, ma da una storia che hanno segnato i nostri santi”. E ha ricordato quello che i Vescovi italiani hanno detto nel documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” in riferimento a tre “luminose testimonianze, come quella di don Pino Puglisi,

LdP - continua a pag. 8

◆ canicattì

Emergenza rifiuti nei comuni dell’atO ag. 3La discarica del-

la ditta Catanzaro chiude i cancelli a cinque dei sette comuni dell’ATO Ag. 3 perchè in-solventi e le strade dei cinque comu-ni straripanio di rifiuti. É nuovamente emergenza e sembra non vi sia soluzione alcuna se non quella dell’anticipazione delle somme dovute ai Catanzaro da parte della Regione.

a pagina 4

◆ Un librO pEr il papa

«Saluto te agrigento»

Ritardi PostaliIl presente giornale

è stato consegnato al

Centro Postale Operativo

di Agrigento

Giovedì 30 settembre 20103

Palermo: mostra “Novecento sacro in

Sicilia”

di U.S.

cultura

2

Ato Gesa 2: la terza rata

del 2005 va pagata

di C.P.

cittÁ

Per non dimenticare gli alluvionati31 morti, 6 dispersi, 95 feriti

questo il bilancio finale dell’alluvio-ne che colpì nella notte tra il 1 e il 2 ottobre Scaletta Marina, nel co-mune di Scaletta Zanclea e diver-se località del comune di Messina: Giampilieri Superiore, Giampilie-ri Marina, Altolia, Molino, Santo Stefano di Briga, Briga Superiore e Pezzolo.

Tante le motivazioni avanzate a giustificazione di quel disastro

dall’abusivismo edilizio in un ter-ritorio a forte rischio idrogeologico (alcuni fabbricati erano stati rea-lizzati proprio sul letto del fiume), ai continui incendi verificatisi sul versante franato che certamente hanno “indebolito” un territorio già orograficamente compromesso.

Tante le personalità che parte-ciparono ai funerali delle vittime, tante le tv ed i giornali che parla-rono di quel pezzo di terra a mol-

ti sconosciuto ma, al termine del fragore mediatico come si vive a Giampilieri ad un anno da quella tragica notte? Cosa è cambiato o cosa è rimasto identico?

Siamo andati in quei luoghi per vedere con i nostri occhi cosa si è fatto e cosa ancora si deve fare, in paesi fantasma in cui tutto ancora, parla di quella notte.

Alfonso Cacciatorea pagina 5

alluvione di messina Viaggio del nostro settimanale nelle zone colpite a distanza di un anno

sei nuovi sacerdotiordinazioni Presbiterali Il prossimo 7 Ottobre in Cattedrale

la sicilia accoglie il Papa

É questo il titolo del libro che, l’Arcidiocesi di Agrigento, ha confezionato in occasione della venuta del Papa a Pa-lermo, riproponendo il messaggio di Giovanni Paolo II in visita alla nostra città l’8 e 9 maggio del 1993.

Il testo (Sciascia Editore, € 15,00), a cura del nostro direttore, Carmelo Petrone, contiene scatti inediti del fotografo Angelo Pitrone e la presentazione a firma di mons. Mariano Crociata, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana.

Oltre agli scatti il libro contiene un contributo di mons. Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, e riporta integralmente i discorsi che Giovanni Paolo II pronunciò ad Agrigento. Il libro sarà presentato sabato 2 ottobre alle ore 10 presso il Palazzo Vescovile e sarà consegnato a Benedetto XVI da mons. Montenegro, il prossimo 3 ottobre. Presto in vendita nelle libreria della città.

Giovedì 7 ottobre, memoria della Madonna del Rosario, nella Cattedrale di Agrigento alle ore 17.30, il nostro arcive-scovo, mons. Francesco Mon-tenegro ordinerà presbiteri i diaconi Salvatore Attardo, Salvatore Cardella, Gerlan-do Casula, Giuseppe Colli, Giuseppe Lentini e Carmelo Rizzo. Ai sei abbiamo chiesto di parlarci un po’ di loro

a pag.6

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� L’Amico del Popolo03 Ottobre 2010Città

È stata riaperta al culto la parrocchia San Francesco di Paola nel Centro stori-co di Agrigento. La riapertura comple-ta al culto dell’edificio avviene dopo un periodo di restauri durato circa tre anni, avvenuto con i finanziamenti della Presi-denza della Regione Siciliana e con l’ap-porto tecnico della Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento e del-l’ing.Eduardo Spa-lanca, che ha diret-to i lavori.

Con il restauro, è stato rifatto il pro-spetto della Chie-sa nella cui parte centrale si vede un medaglione ellitti-co con la figura di San Francesco di Paola, rinforzate le strutture, rifat-to il pavimento e

restaurati gli stucchi e le pitture all’interno. La Chie-sa San Francesco di Paola venne edificata, insieme all’adiacente Convento, ora Casa del Clero diocesano, nel 1789 dai Padri Minimi di San France-

sco di Paola, presenti in città a partire dal 1530, e dedicata al loro fondatore. Il soffitto della Chiesa (ad unica navata, con tre altari per lato) è ben deco-rato con un pannello centrale dov’è raffigurato S. Francesco di Paola, con la Madonna e Gesù Cristo con la Croce in mano, ed in alto il Padre Eter-no. Il cappellone è decorato con graziosi stucchi con la fi-gura di San Francesco, sopra l’altare maggiore. Fra le opere di maggiore rilievo vi è la sta-tua del Bagnasco, scolpita in legno, del santo a cui la Chie-sa è dedicata. Mercoledì 29

ottobre, dopo la presentazione dei lavori di Restauro a cura del parroco, don Lillo Argento, e dell’ing. Spalanca, è seguita la concelebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo mons. Montenegro.

Numerosa la partecipazione dei fedeli, accorsi per l’occasione, che sono riappro-priati del loro luogo di culto, dopo ben tre anni di collocazione provvisoria nei locali della adiacente Casa del clero. Particolar-mente commosso il parroco don Lillo Ar-gento che vede la «riapertura della par-rocchia come uno stimolo ulteriore per i circa 900 fedeli della stessa a testimoniare l’amore di Dio nel territorio» e si auspica che «il restauro possa essere motivo di ri-qualificazione dell’intero quartiere, ridot-to in alcune sue parti, ad un vergognoso degrado».

C.P.

In Breve palazzo san domenico Vicenda terza rata 2005

alla fine si deve pagare

la settimanadi Eugenio Cairone

Superare tutti gli ostacoliGrazie a Dio è andata bene ma è incredibile sapere solo

ora che all’aeroporto di Palermo Punta Raisi il rischio è principalmente legato alla mancanza di un’antenna contro il wind shear.

La domanda che tutti si sono posti dopo lo scampato pe-ricolo è: perché Riggio, il presidente dell’Enac, ha svelato solo dopo la tragedia sfiorata ciò che andava, invece, de-nunciato subito e con vigore?

Se le cose stanno veramente come Vito Riggio ha detto, quel che forse a suo tempo bisognava fare era mandare i carabinieri da quel sindaco che di fatto ha messo e sta met-tendo a rischio la vita delle persone anche se non è credi-bile che responsabile sia soltanto il sindaco del Comune palermitano.

Però quando il primo cittadino di Isola delle Femmine si

oppose alla installazione dell’antenna radar wind shear, per valutare le variazioni del vento quali contromisure vennero prese?

A quanto pare nessuna ed è altrettanto grave aver lascia-to cadere nel dimenticatoio il problema.

Visto che l’antenna è utile, anzi indispensabile, alla sicu-rezza dei voli bisogna superare tutti gli ostacoli e andare fino in fondo senza rischiare di perdere il contributo come minacciato dallo stesso Riggio.

Intanto un segnale positivo è l’inchiesta avviata dalla ma-gistratura anche per quanto riguarda la mancata istallazio-ne della contestata antenna.

In questo momento gli unici che potranno fornire un aiuto concreto agli utenti di Punta Raisi sono proprio i ma-gistrati, anche quelli amministrativi qualora fossero inve-stiti del problema.

E il sindaco di Isola, non tiri troppo la corda.

centro storico quartiere Rabato

centro storico Aggrediti due uomini

Erano in due ed hanno agito a volto coperto i rapinatori che, in via Gamez, hanno ferito due persone, zio e nipote, entrambi di Porto Empe-docle. Secondo alcune indiscrezioni gli aggresso-ri potrebbero essere stranieri. La Squadra Mobi-le di Agrigento, diretta da Alfonso Iadevaia, sta adesso battendo palmo a palmo il territorio, so-prattutto il centro storico agrigentino per risalire ai possibili autori del gesto criminale. Restano ricoverati in prognosi riservata gli aggrediti. Le loro condizioni sarebbero però generalmente buone.

sAn leone Furto con scasso in sala giochi

Furto aggravato notte ai danni della sala giochi di piazzale Aster a San Leone. Ignoti, dopo aver forzato una saracinesca si sono introdotti all’inter-no e sono riusciti a portar via 500 euro. Indagano i poliziotti della Sezione Volanti.

centro sportivo itAliAno presentata la stagione 2010/2011

Nella nuova sede provinciale del Coni di Agri-gento, si è svolta la presentazione della stagione sportiva 2010/2011 del Csi di Agrigento. Alla presentazione ha presenziato anche il presidente provinciale del Coni Calogero Lo Presti che nel suo intervento ha ribadito che il Coni è vicino a tutte le realtà sportive della provincia e che gli enti di promozione sportiva svolgono un ruolo impor-tante per la promozione e la diffusione dello sport soprattutto tra i giovani. Ha avuto parole di elo-gio per il Csi agrigentino che, pur operando in un territorio pieno di problemi, riesce a promuovere uno sport sano con un’alta valenza educativa.

consumAtori istituito tavolo tecnico per il consumo

É stato istituito un tavolo permanente per il so-stegno al consumo nei settori agroalimentare e di largo consumo con lo scopo di ottenere la ripresa dei consumi, la tutela e la difesa del potere d’ac-quisto delle famiglie nella lotta al carovita e l’isti-tuzione di un Osservatorio per il monitoraggio dei prezzi e delle tariffe. All’ incontro, presieduto dal-l’assessore provinciale alle Politiche per la tutela dei consumatori, Domenico Contino, hanno par-tecipato l’assessore alle Politiche agricole, Salvato-re Tuzzolino, e al Bilancio Domenico Lombardo, ed i dirigenti Achille Contino e Giovanni Butticè.

Il tavolo di concertazione dovrà individuare po-litiche attive per favorire la ripresa economica del-le imprese operanti nei settori della piccola, media e grande distribuzione nonché delle produzioni locali attraverso campagne di incentivazione agli acquisti.

sale

scende l’instabilità politica

Il gruppo consiliare dell’UDC al comune di Agrigento non esiste più, dopo che il deputato Mannino e Ruvolo hanno deciso di lasciare il partito i riflessi di tale scel-ta si fanno sentire anche da noi. E così adesso, coloro i quali erano opposti al PdL si trovano compagni, se dobbiamo seguire quanto accade a livello nazionale. Secondo indiscrezioni, poi, il sindaco sta per fare il passo del “figliol prodigo” e ritornare in casa UDC. E pensare che quando lasciò il segretario regionale Romano diceva”Zambuto per lungo tempo ha ingan-nato i dirigenti locali e nazionali. Avrebbe dovuto dire con chiarezza che pur di essere candidato a sin-daco avrebbe fatto accordi pure con il diavolo”.Cosa dire: attendiamo chiarezza.

la manutenzione stradale

Sono ricominciate le piogge e noi riprendiamo a segnala-re quelle che si trasformano in laghetti artificiali atti alla itticultura. Viale Leonardo Sciascia impercorribile nel tratto dalla chiesa Santa Rosa all’hotel Akrabello; viale Cannatello, solo con mezzi anfibi dal Coni in poi; via Duomo, via Plebis Rea, via XXV Aprile meglio lasciar stare di percorrerla a piedi se non si dispone di scafandro o stivali da pesca; piazzale Ugo La Malfa attenzione a dove mettete i piedi potrebbe sembra-re una pozzanghera ma in realtà e un lago; viadotto per Fontanelle attenti non sono pozzanghere procedete con cautele potreste essere sommersi irrimediabilmen-te perdendo anche il senso dell’orientamento.

Nei prossimi giorni sarà re-capitata agli agrigentini la

terza rata del 2005 della tarif-fa d’igiene ambientale, emessa dall’Ato Gesa Agrigento 2, che si trova a gestire problemi di di-versa natura che, tuttavia, l’ob-bligano a seguire un’unica stra-da: quella di recuperare risorse finanziarie per non mandare in tilt il delicato servizio.

Tra le diffide dei gestori della di-scarica di Siculiana, lo stato di mo-bilitazione degli operatori ecologici, il recupero delle somme dovute dai comuni e la lotta agli evasori, sta per arrivare nelle case dei cittadini di Agrigento una delle bollette più contese e dibattute nel corso degli

anni: la famosa terza rata del 2005, anno in cui l’amministrazione co-munale decide di passare dalla Tar-su alla Tia, escludendo, di fatto, la possibilità di integrare con un pre-lievo dalle proprie casse una parte di quanto richiesto agli utenti.

«É dal 2005 – dice Piero Man-gione che in quel periodo era se-gretario generale della CGIL - che a 16 mila agrigentini, tra imprese e famiglie, è stata imposta la più alta tariffa nazionale per il servizio di raccolta dei rifiuti urbani, ed è da allora che la città contesta la tolle-ranza del comune prima e dell’Ato poi, sull’enorme area di evasione, i cui riflessi costi con la Tarsu faceva-no carico al bilancio municipale e con l’avvento della Tia furono scari-

cati sui cittadini paganti». Allora, in seguito anche ad

un’insolita protesta popolare per una città come Agrigen-to, diversi incontri e tavoli videro come protagonisti rappresentanti di forze socia-li, amministratori comunali, amministratori della Gesa, associazioni dei consumatori e anche esponenti della Chie-sa locale per trovare un’intesa che alleggerisse il peso della nuova tariffazione, più onero-sa della precedente ed al contempo inadeguata a garantire un migliora-mento del servizio.

Dopo un lungo periodo, in cui si confrontarono numerose scuole di pensiero, si arrivò infine ad un’in-tesa, sottoscritta da tutte le parti in causa, con la quale si stabiliva che, in attesa di abbassare le tariffe, dopo avere fatto emergere le grandi sacche di evasori, la terza rata del 2005 non si sarebbe dovuta pagare in quanto prima sospesa e poi an-nullata. Dopo tanti anni e dopo che i più influenti sottoscrittori di quel protocollo non si trovano più nel posto che allora occupavano, viene comunicato ufficialmente che quel-le bollette si devono pagare e che “per ridurre al minimo il disagio degli utenti – come ha annunciato l’amministratore di Gesa 2, Teresa Restivo – si sta bollettando al 50 per cento ”. Oggi, l’amministratore dell’Ato Gesa 2 ha annunciato di avere “scovato” altri 8 mila evasori totali che dovrebbero determinare un’entrata aggiuntiva di 2 milioni e mezzo di euro l’anno ma finora, nessun beneficio è venuto dalla lot-

ta alla evasione ai 16 mila agrigenti-ni che pagano la Tia dal 2005.

La città aspetta ancora di sapere quali effetti benefici sulla bolletta-zione produrrà la lotta alla evasio-ne, mentre si cerca di spingere i cit-tadini a collaborare per sconfiggere un altro tipo di evasione che è quel-la dai comportamenti urbani e civi-li, che è tale, dice Mangione, perché “manca una campagna repressiva da parte del Comune, esattamen-te simile a quella del passato per il pagamento del costo del servizio di raccolta dei rifiuti”.

In ultimo vanno ricordati ritardi sulla raccolta differenziata, che vede Agrigento ferma al 7,6% con un numero troppo basso di centri di raccolta rispetto alla configurazio-ne della città, con turni di raccolta ridotti e con sconti troppo modesti che non incoraggiano certo l’uten-za. Se da un canto gli agrigentini si lamentano delle tariffe esose e del servizio scadente, dall’altro la città chiede che non si arresti la lotta alla evasione e quella contro chi sporca impunemente facendo aumentare i costi del servizio.

Salvatore Pezzino

riapre la chiesa san Francesco di paola

aula sollano Seduta del Consiglio Comunale

sì al regolamentoacquisti verdi

La seduta del consiglio comu-nale di martedì 28 settembre è stata caratterizzata dall’appro-vazione del regolamento per gli acquisti verdi. Detto provvedi-mento, adottato ad unanimità dai presenti, stabilisce la possi-bilità di “subordinare il principio di economicità, a criteri ispirati a esigenze sociali, alla tutela del-l’ambiente e della salute e alla pro-mozione dello sviluppo sostenibi-le con l’obbligo, ogni qualvolta sia possibile, che gli uffici coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nel-la misura non inferiore al 30% del fabbisogno”.

Prima dell’approvazione del citato regolamento si sono regi-strate alcune comunicazioni alla Presidenza; il consigliere Burgio, si è soffermato sulla raccolta diffe-renziata a Giardina Gallotti e sulle situazioni di disagio procurate dalle non perfette condizioni del manto stradale della citata fra-zione della difficoltà di acceso per i diversamente abili in piazzale Rosselli e la presenza di ratti nella via Piersanti Mattarella; successi-vamente il consigliere Cirino ha relazionato sulle problematiche inerenti l’ATO rifiuti.

Subito dopo, il consigliere Cor-dova, ha posto l’attenzione sulla situazione di pericolo del manto stradale in via Mazzini aggravata

dalle abbondanti piogge di questi giorni.

Il dibattito è continuato con l’annuncio, da parte del consigliere Gramaglia, del passaggio dell’inte-ro gruppo consiliare dell’UDC al Partito Popolare Italia Domani; a tale nuova formazione politica ha aderito anche il neo consigliere Angelo Principato in precedenza con la “Lista Zambuto”; anche il consigliere Raccuia ha comunica-to il suo passaggio dal gruppo del MPA a quello “indipendente”.

Dopo tali comunicazioni, il dibattito è continuato il punto inerente la situazione del tratto di via Empedocle, prospiciente il palazzo Riggio ed interessato da eventi franosi, a firma del consi-gliere Arnone; lo stesso consiglie-re ha chiesto l’accantonamento del punto in considerazione di un prossimo intervento di risa-namento in quell’area da parte del Genio Civile di Agrigento.

Successivamente, lo stesso con-sigliere, ha trattato l’ordine del giorno inerente la conformità alla normativa vigente dei cosiddet-ti “pennelli a mare” a firma dello stesso; su tale punto si è aperto un dibattito che ha fatto registrare gli interventi dei consiglieri Hamel e Raccuia.

La prossima seduta del Con-siglio comunale è convocata per martedì 5 ottobre.

C.S.

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Cultura �L’Amico del Popolo03 Ottobre 2010

La Regione Sicilia rende omag-gio alla visita del Sommo Pon-

tefice, Benedetto XVI con una mostra presso l’Albergo dei Poveri a Palermo, in Corso Calatafimi, dal titolo “Novecento sacro in Sicilia”, con la quale dal 1 ottobre al 7 no-

vembre 2010 sarà possibile visio-nare centosettanta opere di tren-tanove illustri artisti siciliani del XX secolo sul tema della sacralità antropologica e teologica. A curare la mostra il critico e storico dell’ar-te Giovanni Bonanno. «La scelta

degli artisti siciliani del vente-simo secolo – spiega Bonanno – si è basata sulla qualità ideati-va e formale degli artisti e sulla intensità della penetrazione dell’enigma esistenziale di ma-trice antropologica e teologica. Non è una mostra di arte sacra, ma del sacro nell’arte. L’idea di mostra consimile risale al 1990. La concepì l’arcivescovo di Palermo, cardinale Salvatore Pappalardo che intendeva rea-lizzarla Roma in collaborazione con la chiesa dei siciliani Santa Maria Odigitria. A distanza di vent’anni l’idea è giunta a com-pimento».

«La mostra – scrive il pre-sidente della Regione, Raffaele Lombardo, nelle note intro-duttive del catalogo – propone un’esposizione d’arte inedita, volta alla riscoperta della di-mensione spirituale secondo la visione di pittori e scultori che nei vari decenni di un nove-

cento turbolento, hanno espresso con passione il bisogno di verità dell’uomo».

Le opere esposte documentano infatti la visione del sacro di perso-naggi notissimi al grande pubblico come Luigi Migneco, Gianbecchi-na, Emilio Greco, Bruno Caruso, Piero Guccione, Salvatore Fiume, Fausto Pirandello, Renato Guttuso, affiancate ad opere di artisti meno popolari, ma conosciuti e molto apprezzati nei circuiti artistici e culturali.

«Sia che operino entro il peri-metro dell’isola o in altre regioni – ha affermato l’assessore Gaeta-

no Armao che con questa mostra chiude la sua esperienza alla guida dei beni culturali – gli artisti sicilia-ni vivono della terra natia, che ne conforma l’animo e che si manife-sta in realizzazioni pulsanti di pen-sieri, sentimenti, angosce. La Sicilia é verità incarnata nella visione di un’arte contemporanea che scan-daglia la dinamica della storia, la condizione sociale, l’inquietudine del vivere, l’ansia della fede, il silen-zio della ricerca della verità».

Orai delle visite dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Il lunedì la mostra resta chiusa.

U.S.

«Novecento Sacro in Sicilia»SiciliaNitÁ palermo Albergo dei Poveri

metodo efficace

“Dici l’Anticu: ‘Maru ddru figliu chi nuddru arriprinni: / crisci tistardu, sbuccatu e malignu, / ma ora o doppu ci lassa li pinni, / pi tutta la vita purtannu lu signu.”

Anni Sessanta: sulla corriera Porto Empedocle-Agrigento. Tre giovani, oltre i venti anni, conversa-no animatamente. Non sono operai, forse impiegati di ritorno dall’ufficio. Tendo l’orecchio, qualcosa tra loro non va. Sono amici, ma l’equilibrio umo-rale traballa, peggio di quanto non faccia la corrie-ra. Uno dei tre appare particolarmente agitato. Si scende a Porta di Ponte, e si imbocca Via Atenea. Io mi trovo in compagnia di un collega, ritorniamo dalla scuola. I tre giovani sono ad un passo davanti a noi e continuano a discutere, quasi ad alta voce. D’improvviso, uno di loro (quello agitato) si ferma di scatto ed esplode in una orrenda bestemmia. Mi fermo anch’io, ma il mio piede non resiste al-l’impulso di indirizzarsi, decisamente, sul fondo-schiena dello sciagurato, che si gira inferocito. Un attimo di… eternità. Temo il peggio e chiudo gli occhi. Strano, non arriva il temuto pugno in faccia, percepisco, invece, parole di scusa. L’improvvisa vi-sta della veste nera di un Prete, era riuscita a farlo rinsavire.

Non dico nulla. Il giovane si rigira, si stacca dai compagni e prosegue svelto. Lo perdo di vista, e mi avvio verso il municipio, cogitabondo e perplesso circa la validità del mio gesto.

Trascorre una mezz’ora, sono di ritorno per la stessa via, ma non riesco ad allontanare dalla mente la scena di quell’incontro-scontro. Non mi accor-go neppure di essere di fronte alla Chiesa di San Giuseppe, quando mi si accosta quel giovane, che, sottovoce, mi dice: “Padre, desidererei confessar-mi. Potremmo entrare in chiesa?”. Mi scuoto e lo guardo… Temo di sbagliarmi e resto senza parole. È proprio lui, quello della bestemmia. Ora, sono io che vorrei scusarmi, ma egli mi interrompe: “Non si preoccupi, Lei ha fatto benissimo. In quel momen-to, mi è venuto in mente mio padre, morto da poco, che non mi avrebbe mai lasciato bestemmiare im-punemente.”

Strano, ma vero: funziona ancora. In una di que-ste sere, tornando a casa, sull’ampio marciapiede, mi è dato “godere” di una scena, sempre vecchia e sempre nuova: un bambino, sui cinque anni, si di-mena come un ossesso tra mamma e papà, che, a stento, lo trattengono per mano. Riesce a svinco-larsi e si butta pancia a terra, tempestando di pugni e calci il suolo e gridando, quasi venisse squartato. Sono ad un passo dal piccolo e sorrido. I genitori mi conoscono e mi si rivolgono disperati: “Non sappia-mo come prenderlo. Vuole che torniamo al negozio per comprargli un robot che costa un sacco di soldi, mentre a casa ha già tanti giocattoli più adatti a lui”. Li guardo: “Permettete?”, chiedo, e, senza aspettare risposta, faccio arrivare la carezza del mio piede sull’agitato culetto. Chissà? Avrò il piede magico. Il piccolo si gira, mi guarda e si alza immediatamente, rifugiandosi tra le gambe della mamma, che lo am-monisce: “Vedi? Il signore dice che non è permesso gridare per la strada”. Mi ringraziano e proseguono, mentre il bambino si gira più volte a guardarmi. Lo saluto sorridendo, infine, anche lui si decide ad al-zare la manina.

Ci si chiede: perché, oggi, l’azione educativa, spesso, rimane paralizzata? Certo, nessuno auspi-ca che, per correggere cattive inclinazioni e male-fatte dei fanciulli, si possa tornare alla verga e allo scudiscio, ma neppure è giusto incriminare i geni-tori che si permettono, una volta tanto, di sculac-ciare il piccolo “delinquente”, colpevole di ripetute e gravi scorrettezze e insensibile ai rimproveri e ri-chiami verbali.

Troppa gente, priva di vera esperienza pedago-gico-didattica, si arroga il diritto di interferire sul-l’azione educativa della famiglia e della scuola, con conseguenze a volte fin troppo negative. Conduttori e conduttrici televisivi, pluridivorziati, con alle spal-le avventure tempestose e scabrose, che parlano di figli adolescenti solo per sentito dire, si impancano a “maestri”, giustificando, spesso, comportamenti, atteggiamenti e sentimenti riprovevoli da parte di figli e alunni delle scuole.

È invalsa la deleteria convinzione che non ci sia bisogno di disciplina, di spirito di sacrificio, di eser-cizio alla rinunzia, per avere successo nella vita e farsi strada nella società: si ritiene che basti il dena-ro e qualche abilità più o meno truffaldina. Nessu-no che osi richiamare alla mente e al cuore dei no-stri ragazzi, le parole programmatiche del Vangelo: “Chi ama la propria vita, la perde” (Gv., 12,25). Ep-pure, fino ad oggi, la Storia non ricorda che ci siano stati uomini onesti e benefattori dell’Umanità, che non abbiano considerato: “un grande privilegio aver vissuto una vita difficile” (Indhira Gandhi).

Piresse

Girgenti: le chiese, i conventi, i monasteridistruzioni e trasformazioni a cura di Nino Sciangula

aGriGeNto Fabbriche Chiaramontane

in mostra “Konvult”

Convento degli Agostiniani 1

Gli Agostiniani ebbero un grande convento vicino alla chiesa di S. Sebastiano (con il pro-spetto principale dalla parte dell’ attuale piaz-zetta Sinatra) edificato intorno al 1550 (R. Pir-ro, Sicilia Sacra, 733, Venezia 1733). Nel 1776 l’edificio, in ossequio alla Bolla Instaurandae emanata dal Papa Innocenzo X nel 1644 (soppressione dei conventi con pochi frati e scarsi mezzi di sostentamento), venne chiu-so e nel Novecento fu trasformato in Museo Civico per volontà, soprattutto di due grandi agrigentini: Giuseppe Sinatra e Giovanni Zir-retta, che ne divenne il direttore. Il conven-to/museo era composto da un piano-terra, dove furono sistemati i reperti archeologici, da un piano inferiore, dove vennero collocati i pezzi archeologici e medievali più pesanti ed ingombranti, ed un primo piano che custo-diva la Pinacoteca (con la Collezione Sinatra costituita da un centinaio di quadri, tra i quali spiccavano i 48 del paesaggista palermitano Francesco Lo Jacono e quelli di Francesco Ca-

marda) e la Collezione Giudice com-posta soprattutto da crateri attici di gran pregio. Con l’inaugurazione del Museo Archeologico Nazionale di S. Nicola (oggi Museo Regionale) il 24 giugno 1967 il materiale di epoca gre-ca vi venne trasferito.

Da molti anni ormai l’ex convento degli Agostiniani è inutilizzato ed il materiale distribuito tra il monastero di S. Spirito ed il Collegio dei Filippini.

Convento degli Agostiniani 2(o Casa del Trentatré)Dal 1779 gli Agostiniani utilizzavano un

locale (G. Picone, Memorie Storiche Agrigen-tine, III, 794, Agrigento 1937), il quale, ap-prossimativamente, era compreso tra l’attuale Palazzo Comunale e l’ex Collegio dei Filippini e divideva “a falce” il piano di S. Domenico, oggi piazza Pirandello. Per conseguenza la via Atenea veniva interrotta e, per continuare, bi-sognava dirottare per l’attuale via Amendola (S. Biondi, Agrigento Minore..., 51, Agrigento

1985). Dopo la cacciata dei Borboni e l’ema-nazione delle Leggi Siccardi, il conventino fu espropriato e trasformato in carcere fem-minile , divenendo il Reclusorio (o Casa) del Trentatrè o di S. Giovanni di Dio (G. Picone, ibidem). L’edificio fu demolito nel 1864 per l’ ampliamento del piazzale di S. Domenico, oggi Piazza Pirandello (F.P. Diana, Girgen-ti prima del 1860, in Akragas, II, 2 febbraio 1913).

appunti Quarta edizione della

rassegna di arte contem-poranea “Trovarsi - Sei personaggi nei luoghi di Pirandello” del centro studi Erato. Sei luoghi nei quali sono allestitte le mostre: Letizia Li Puma nella sala Lizzi del museo archeolo-gico regionale; Lia Spallino nel conventino mediovale dello stesso museo; Tiziana Trezzi al centro Pasolini in via Atenea, Ada Sorrentino a Le Stoai; la Paolini Parla-greco nell’atrio del Palazzo di città; Daria Musso al l’ex Collegio dei Filippini in via Atenea ad Agrigento.

Artisti, giornalisti, sportivi hanno dato voce al pensiero e agli scritti del giudice Rosario Livatino.

Fusione di arti diverse, letteratura, recitazione e mu-sica, dove ognuna con il proprio posto e la propria specifi-cità, si lega inscindibilmente alle altre con l’intento di costituire un unico discorso senza soluzione di continuità. Quinto volume del Progetto Culturale ed Educativo “PhonoStorie” dedicato a grandi Personaggi del XX secolo curato da Caritas Italiana e dal Centro Europeo Risorse Umane di Firen-ze.

“Qualcosa si è spezzato” mette in risalto la significativa figura di Rosario Livatino, il giovane giu-dice ferocemente ucciso dalla mafia venti anni fa; la straordi-naria attualità del suo pensiero

nell’essere magistrato nella società di oggi, la limpida testimonianza di vita cristiana vissuta con eroismo, rigore, fe-deltà e discrezione. Un “martire della giustizia e indirettamente della fede”, lo definì Giovan-ni Paolo II in visita ad Agrigento. Di alto pro-

filo la presenza di attori e di cam-pioni dello sport. “Figlio di mare” è il titolo della canzone inedita in-terpretata da Antonella Ruggiero. Prefazioni del sen. Nicola Manci-no e di Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari.

L’audiolibro sarà presentato uf-ficialmente il 5 ottobre a Roma, nella Sala Marconi di Radio Vati-cana. Alla conferenza stampa sarà presente l’Arcivescovo di Agrigen-to mons.Montenegro, il Presiden-te e il Direttore di Caritas Italiana, rispettivamente Mons. Giuseppe Merisi e Mons. Vittorio Nozza.

Nella foto: Annunciazione, Pippo Rizzo, 1935

È stata inaugurata lo scor-so 25 settembre presso le FAM di Agrigento, “Kon-volut. Biblioteca infinita” di Michele Canzoneri, l’autore delle vetrate dell’Esamerone e dell’Apocalisse del Duomo normanno di Cefalù e di quelle, commissionate dal-l’architetto Renzo Piano, per la Basilica di San Pio a San Giovanni Rotondo.

“Konvolut. Biblioteca infinita” è il quinto dei sei progetti intorno all’arte moderna e contemporanea programmati per il 2010 alle FAM dall’Associazione Amici della Pittu-ra Siciliana dell’Ottocento di Agri-gento guidata da Antonino Pusateri per celebrare i dieci anni di attività. Evento di punta “Astrazione Sicilia-na. 1945-1968”, l’inedito excursus nella produzione, dal dopoguerra al Sessantotto, di decine di artisti emigrati, e non, dall’isola svoltosi da marzo a luglio scorsi. Spiega il pre-sidente Pusateri:“Canzoneri identi-

fica in modo completo la maturità artistica della Sicilia, collegando due millenni di formidabile produ-zione pittorico/plastica. É autore libero, indipendente intellettual-mente e archetipo di modernità at-traverso una continua innovazione stilistica e di contenuti. Canzoneri è membro e pares del focus group delle FAM. Un traguardo che si ar-monizza con gli obiettivi della no-stra Associazione: condividere con gli artisti il prodotto del loro intel-letto e non fermarsi a mere manife-stazioni espositive”.

C.S.

phoNoStorie ed. San Paolo € 22,90

Qualcosa si è spezzato

Page 4: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo03 Ottobre 2010Provincia

É nuovamente emergenzarifiuti Cinque comuni nel caos

Al lavoro il russello quater

Brevi provinciasciacca Fermati extracomunitari clandestini

Venti extracomunitari sono stati fermati al-l’alba del 29 settembre dai carabinieri, in cor-so Vittorio Emanuele a Sciacca. Gli immigrati farebbero parte di un gruppo più nutrito di extracomunitari, forse un’ottantina, sbarcati poche ore prima prima. Nonostante le ricerche di polizia, carabinieri e guardia costiera, che hanno setacciato la costa, nessuna imbarcazio-ne, utilizzata per la traversata è stata trovata. Gli immigrati potrebbero dunque essere stati abbandonati sulla riva da un’imbarcazione che si è poi allontanata, prima di disperdersi verso il centro abitato.

casteltermini terza vendemmia antimafia

Vendemmia antimafia, a Casteltermini, per ricor-dare il ventesimo anniversario dalla morte del giu-dice Rosario Livatino. L’iniziativa si svolgerà venerdì 1 ottobre, alle 9.30, presso il vigneto confiscato alla mafia che si trova in contrada Fontanafredda, a un paio di chilometri dal centro castelterminese. Part-ner della vendemmia è l’associazione “Libera terra” di don Ciotti, che gestisce il terreno castelterminese, già proprietà del boss Vincenzo Licata di Grotte.

sciacca 2 aggregito giovani da suoi coetanei

Se l’è cavata con la frattura del setto nasale lo studente di Burgio vittima di un’aggressione da parte di alcuni suoi coetanei. Il fatto è avvenuto a Sciacca, nella villa comunale vicino alla fermata degli autobus. Il quindicenne pare che si sia rifiu-tato di pagare una consumazione al bar ad un al-tro ragazzo, e per questo sarebbe stato picchiato. Condotto in ospedale, i medici hanno diagnosti-cato la frattura al naso. La polizia, che ha raccolto la denuncia del giovane, sta identificando i re-sponsabili dell’aggressione.

licata trasferimento uffici comunaliIniziate le operazioni di trasloco degli uffici co-munali di via San Francesco, a Licata, i cui locali stanno per essere liberati per cederli, come con-cordato con la dirigenza scolastica, all’istituto comprensivo “Giorgio”. A seguito di tale opera-zione, l’ufficio legale e l’ufficio tasse del Comune verranno trasferiti presso i locali, di proprietà co-munale, di viale XXIV Maggio.

porto empedocle poliziotti denunciano stolkerUn uomo è stato denunciato dai poliziotti della Sezione Volanti della Questura di Agrigento per interruzione di pubblico servizio e oltraggio. Nel-la notte di sabato l’uomo ha letteralmente tempe-stato di telefonate i centralini del 113 e del 112 perchè, rimasto in panne con l’auto nella zona di Cannelle, a Porto Empedocle, pretendendo l’intervento delle forze dell’ordine perchè lo riac-compagnassero a casa, a Montallegro. Dopo l’en-nesima chiamata i poliziotti lo hanno raggiunto e hanno provveduto a denunciarlo.

lutto morto il pittore cacciatoÈ morto Giampiero Cacciato. Il noto pittore racal-mutese si è spento questa mattina presso la casa di riposo “Oasi sacro cuore” di Aragona, dove aveva scelto di trascorrere nell’anonimato e nel silenzio gli ultimi anni della sua vita. Avrebbe compiuto set-tant’anni il prossimo dicembre, mese in cui aveva progettato di realizzare una mostra antologica delle sue opere.

fAvArA Varata la nuova giunta

lAmpedusA Museo Castello

ritorna l’Atena acefalaDopo 112 anni dal suo ritrovamento è

ritornata nell’isola di Lampedusa la sta-tua acefala di Atena, per essere definiti-vamente collocata nel museo delle isole Pelagie.

La statua marmorea acefala di Atena fu rinvenuta proprio a Lampedusa nel 1898

durante i lavori di scavo delle fondamenta di un’abitazione isolana. L’Atena acefala è una statua di marmo, presumibilmente di origine greca risalente al V secolo a.C. oppure una copia romana che dimostra la possibilità di insediamenti importanti nell’isola nel periodo romano.

L’opera d’arte, di fattura greca, era poi stata venduta nel 1963 ad un privato per essere infine acquisita dalla Regione sici-liana nel 1988, da allora era rimasta con-servata nei depositi della soprintendenza di Agrigento.

Dopo un necessario lavoro di ripulitu-ra, a cura del Laboratorio di Restauro del Polo didattico di Agrigento dell’Univer-sità di Palermo, per volere dell’assessore Armao, la statua, da domenica 26 settem-bre, ritorna a Lampedusa. Ma il giorno prima la statua acefala lampedusana, per la prima volta dal suo acquisto, è stata esposta presso il Museo Salinas di Paler-mo. Si tratta di un ulteriore passo avanti delle politiche attive portate avanti dal-l’assessorato ai Beni culturali del Comune di Lampedusa e Linosa in collaborazione con l’assessorato ai Beni culturali ed al-l’Identita siciliana della Regione, guidato da Gaetano Armao.

La statua, è stata esposta al Salinas, in occasione della setara “Notte preziosa - Capolavori recuperati”, insieme al rostro di Favignana, il tesoretto di 173 denari di argento provenienti dall’acropoli di Pan-telleria, il cratere di Gela, recuperato di recente in Svizzera.

Grande soddisfazione ha espresso l’as-sessore ai beni culturali di Lampedusa e Linosa, Pietro Busetta che ha detto: “E’ un’operazione attesa da decenni che di-mostra il nuovo corso dell’amministra-zione nel settore dei beni culturali”.

LdP

Siamo alle solite: è nuovamente emergenza. Ma questa volta non sono i comuni rien-

tranti nell’ATO Ge.Sa. Ag 2, anche se gli ope-ratori addetti alla raccolta dei rifiuti hanno an-nunciato uno sciopero per il 7 ottobre, ma bensì quelli dell’Ato Ag3, prosegue infatti, il blocco degli autocompattatori per la raccolta dei rifiuti in 5 dei sette comuni in cui il servizio viene ga-rantito dalla Dedalo Ambiente. Si tratta di Lica-ta, Canicattì, Campobello di Licata, Ravanusa e Camastra, a Palma di Montechiaro non è mai stata sospesa essendo il comune in regola con i versamenti alla ditta Catanzaro proprietaria della discarica alla quale conferisca anche Naro,

quindi niente emergenza per il paese barocco, perché si è messo in regola con il pagamento delle spettanze dovute, dunque restano chiusi i cancelli della discarica di Siculiana per gli enti debitori.

Anche la Regione mostra il pugno forte con-tro i comuni insolventi, infatti il commissariato per l’emergenza rifiuti in Sicilia ha diffidato i comuni a saldare i conti; chi dimostrerà di non avere in cassa liquidità disponibili, potrà fare ricorso alle anticipazioni della Regione, in caso contrario si rischia il commissariamento e lo scioglimento delle pubbliche amministrazio-ni. Intanto, in questo clima non certo sereno,

l’assemblea dei soci ha approvato il bi-lancio della Dedalo Ambiente, atto che non mancherà di sollevare polemiche. Si sono astenuti i Comuni di Palma di Montechiaro e Camastra, contrari solo Campobello di Licata, Naro e Ra-vanusa. Quello che sta accadendo nei

comuni della Dedalo Ambiente non fa

altro che riportare alla ribalta i debiti che i co-muni hanno con le società d’ambito provocati, nella maggior parte dei casi, dalla forte e cre-scente evasione. Se si riuscissero a recuperare le somme che annualmente si “perdono” a causa dei tanti che usufruiscono di un servizio senza il dovuto corrispettivo la situazione non miglio-rerà. (MDM)

Nascita

Giorno 27 settembre, è nata la piccola

Elena Caltagirone

al papà Giuseppe ed alla mamma Giusi gli au-guri della nostra redazione.

Arriva il dOp europeoriberA Arance Riberella

Occhi puntati sugli agrumi di Ribera: han-no ottenuto il Dop europeo ma non solo Ca-mera di Commercio di Agrigento e Consor-zio di Tutela Arancia Dop prenderanno parte ad ottobre a Cesena alla Mac Frut, vetrina frutticola nazionale e internazionale.

Le pregiate arance di Ribera potranno fregiarsi a partire dalla prossima campagna agrumaria, ormai alle porte, della denomina-zione di origine protetta (DOP) dell’Unione Europea per cui i produttori agrumicoli ed i centri di lavorazione del vasto comprensorio di Ribera che si sono iscritti alla Dop per po-tere commercializzare il prodotto potranno apporre l’apposito bollino di riconoscimento.

Sono ben 14 i comuni agrigentini e paler-mitani dove agrumicoltori e confezionatori devono possono iscrivere il proprio agrume-to o il proprio centro di lavorazione all’albo ufficiale della Dop per potere ottenere il mar-chio che viene concesso solo alle aziende che rispettino particolari requisiti nella coltiva-zione, concimazione, irrigazione, raccolta e commercializzazione degli agrumi.

Gli agrumeti interessati al Dop ricadono nei territori dei comuni di Bivona, Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Cianciana, Lucca Sicula, Menfi, Montallegro, Ribera, Sciacca, Siculiana, Villafranca Sicula

e Chiusa Sclafani.

« A v r e -mo pro-prio quel m a r c h i o – ci dice il presidente del consor-zio ribere-se di tutela Giuseppe Pa s c iut a , d i r i g e nte della se-zione ope-rativa del-l’assessorato regionale all’Agricoltura di Sciacca– che non dovrebbe più consentire ad altre arance del territorio nazionale, co-munitario e perfino extracomunitario di essere vendute, spacciate per agrumi del comprensorio di Ribera come è successo pe-riodicamente in questi ultimi anni con gravi danni per l’immagine del nostro prodotto. Il riconoscimento ufficiale effettivo del Dop eu-ropeo per le arance arriverà il 27 novembre prossimo».

Enzo Minio

Dopo un vuoto durato oltre 2 mesi Fava-ra ha una nuova amministrazione comu-nale.

La quarta giunta municipale del sinda-co Domenico Russello è un monocolore di uomini e donne che gravitano nell’area politica di Futuro e Libertà. Si tratta di Jo-seph Zambito, 32 anni, operatore della for-mazione professionale, per lui la nomina a vice sindaco e assessore alla Cultura, Beni Culturali, Pubblica Istruzione e Forma-zione, Turismo, Pianificazione Strategica, Politiche Comunitarie, Relazioni con il Pubblico.

Carmelo Vitello, 25 anni, responsabile regionale della Gioventù francescana a lui le deleghe alle Politiche Giovanili, Sport, Spettacolo, Emigrazione ed Immigrazione, Scambi Socio-culturali nazionali ed inter-nazionali.

Terzo assessore è Nicolò Sorce, 44 anni, assistente amministrativo, già consigliere

comunale, a lui le deleghe Politiche Sociali e per la Famiglia, Servizi Cimiteriali. Tre le donne, nel rispetto delle pari opportunità,

Silvia Caramazza, 40 anni medico nu-trizionista, con delega ai Lavori Pubblici, Edilizia pubblica e privata, Urbanistica, Manutenzioni Stradali e Demaniali, To-ponomastica, Centro Storico, Protezione Civile, Sicurezza, Territorio e Ambiente, Sportello Unico Attività Produttive, Rap-porti con il Consiglio Comunale.

Maria Alba Nicotra, 41 anni avvocato, Assessore al Personale, Polizia Municipale, Viabilità e Traffico, Trasporti, Servizi Idrici, Arredo Urbano, Ville e Giardini, Igiene e Sanità. ed infine Giuseppa Nobile, 35 anni anch’essa avvocato Assessore al Bilancio e Finanze, Tributi, Patrimonio, Economato, Politiche Finanziarie, Politiche Occupazio-nali, Autoparco, Attività Produttive ed Eco-nomiche, Pari Opportunità.

MDM

AssOciAziOnismO Gruppo scout

missione tunisiBilancio positivo al ritorno della missione a Tunisi

per gli scout della nostra diocesi. La delegazione guida-ta dal direttore della Caritas diocesana Valerio Landri e composta dai capi scout Salvo Ciulla e Marco Greco della zona Concordia e Giuseppe La Rocca della zona delle Torri è stata a Tunisi ospite nella parrocchia Jean-ne d’Arc nel centro della capitale.

Obiettivo del viaggio, pienamente raggiunto, era quello di stabilire un primo contatto con la delegazio-ne degli Scouts et Guide de France presenti a Tunisi per elaborare futuri progetti di gemellaggio e collaborazio-ne all’interno del grande progetto di comunione tra la Chiesa agrigentina e quella di Tunisi in via di definizio-ne.

Sono stati giorni intensi e ricchi di incontri per la delegazione scout agrigentina che hanno prima avvia-to i contatti con la referente scout di Tunisi venendo a conoscenza della situazione nella quale si svolge il percorso educativo scout nella città di Sant’Agostino e successivamente hanno incontrato la JCAT Gioventù Cattolica Africana che raccoglie tutti i giovani che dal sudafrica vanno a studiare, con grossi sacrifici, a Tunisi e che si impegnano anche nel percorso scout.

Gli incontri sono proseguiti con Padre Jaward Ala-mat con il quale si è approfondita la storia della chiesa cattolica a Tunisi ed il percorso e la situazione del dia-logo tra cattolici e musulmani nel contesto arabo della Tunisia e con le visite alle comunità delle suore impe-gnate nell’educazione e nel sostegno alle ragazze madri e agli orfani. La visita si è conclusa con l’incontro con l’Arcivescovo di Tunisi S.E. Mons. Maroun Lahham.

Una realtà complessa ed articolata è quella che è usci-ta fuori alla fine dall’analisi fatta dalla delegazione agri-gentina, una realtà che fa emergere il volto sfaccettato della chiesa (comunità di cattolici italiani, arabi, franco-foni, etc) ma guidati dal Vangelo di Cristo, pronti a dare speranza la dove non ce né, a donare carità là dove c’è né bisogno.

Il passo successivo adesso sarà quello di elaborare, di comune accordo con la diocesi di Tunisi, un percorso di conoscenza sul fenomeno della migrazione di uomini e cattolici “sempre in cammino” e pronti a far apparire il proprio “volto della carità”.

C.P.

Page 5: L'Amico del Popolo

5 L’Amico del Popolo03 Ottobre 2010Società

Ritorno a Giampilieri messina� Un anno fa l’alluvione di Messina

In questo contesto vivono le Chiese di Sicilia (18 diocesi in tutto), con le loro comuni problematiche pastorali, pur nella diversità di situazioni culturali: tra un cristianesi-mo tradizionale che si esprime nelle molteplicità delle manifestazione di Pietà popolare e nell’alta richiesta di sacramenti (rispetto allo scenario nazionale) e una lenta frattura tra fede e vita all’interno di un contesto culturale non più cristiano ma che della cultura cristiana è forte-mente impregnato.

In questo contesto la Chiesa siciliana, ha preso coscien-za, con lentezze e scatti in avanti, che non è più tempo della semplice conservazione dell’esistente, ma della mis-sione. Basti pensare ad esempio al lavoro interecclesiale con i Convegni regionali - il primo celebrato nel 1985, che ebbe come motto “Una presenza per servire” e come tema “Le Chiese di Sicilia a 20 anni dal Concilio Vaticano II” - celebrati con l’obiettivo di rinnovare la vita ecclesiale e dell’azione pastorale in Sicilia. Da allora le diocesi sici-liane hanno avviato un comune percorso ecclesiale, di-latando, nei successivi Convegni, la propria prospettiva missionaria. Quegl’anni, sotto la presidenza alla CESi del Card. Pappalardo, sono stati un “laboratorio” di idee e di iniziative in vista di un reale rinnovamento nella va-lorizzazione e promozione del laicato, nel rinnovamento catechistico-liturgico, nella scommessa della ricerca ed elaborazione teologica con l’istituzione dei centri accade-mici teologici. Anni in cui risuonano parole come “corre-sponsabilità” tra laici e clero, “Chiesa ministeriale” nella diversità di doni, anni in cui si riflette, si studia e ci si con-fronta insieme, anni in cui si istituiscono gli organismi di

partecipazione. Questo rinnovamento ha permesso alla Chiesa di rapportarsi in maniera diversa con la società, significativa è la denuncia, anche in documenti ufficiali oltre che nei pronunciamenti di vescovi e chiese locali dei mali che attanagliano la nostra terra: mancanza e preca-rietà del lavoro, la cultura clientelare e assistenzialistica allignata nella politica come nella società, la denuncia della cultura e della mentalità mafiosa come anti-evan-gelica (vedi ad esempio il documento “Emergenza Mafia” elaborato dalla Chiesa agrigentina che precede il “grido del cuore” di condanna della Mafia del Papa nella Valle dei Templi il 9 maggio del 1993). Insomma un fermento e rinnovamento ecclesiale intrapreso, che oggi, pur segnan-do un punto di non ritorno per le Chiese di Sicilia, è privo dell’entusiasmo iniziale. Fa notare Carmelo Torcivia « è un problema che attraversa tutte le componenti ecclesiali. Si tende a gestire l’esistente, che già comporta l’impegno di una notevole fatica, ma si stenta a immaginare il futuro e tanto meno a progettarlo … accanto, evidentemente, alle mille positività sia della permanenza di alcuni valori tra-dizionali sia della tenacia di donne e uomini che con fati-ca e generosità affrontano il loro quotidiano seminando tanto bene».

Domenica 3 ottobre, la gente di questa nostra terra in-contrerà il Papa, che certamente saprà intercettare i loro volti e - ne sono sicuro – anche i disagi e le preoccupazioni e saprà, con la sua parola, indicare cammini da percor-rere per restare fedeli a Cristo e all’uomo a cui la Chiesa siciliana è mandata.

Carmelo Petrone

Continua dalla prima

“Noi non vi abbiamo dimenticato”. A Messina per la festa di mezzagosto

appariva vistosamente nella vara dell’Assun-ta, un cartellone con questa scritta.

Manifestazione corale di un dolore in-delebile e, in pari tempo, protesta contro il facile oblio a cui ci hanno abituato i ver-tici istituzionali. Ai funerali del 10 ottobre di un anno fa, presieduti dall’arcivescovo della Città dello Stretto Calogero La Piana, c’erano in molti: primo tra tutti il Premier Berlusconi, il presidente del Senato Renato Schifani in rappresentanza del capo dello Stato e Raffaele Lombardo, governatore della Regione Siciliana. Non mancavano, tra gli altri, il guardasigilli Angelino Alfano ed il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiaco-mo, Guido Bertolaso, capo della protezione civile e, Anna Finocchiaro, presidente dei senatori PD.

Noi dell’Amico del Popolo ad un anno da

quella tragedia vogliamo ricordare e, come in un mesto pellegrinaggio, ci siamo porta-ti a Scaletta, Giampilieri, Altolia, Molino, Santo Stefano di Briga, Briga Superiore e Pezzolo. Località i cui nomi, loro malgra-do, si sono impressi attraverso il tam tam dei mezzi di comunicazione di massa, nella memoria di molti.

Queste terre antropizzate allocate nei pressi di Messina animano la costa ionica, caratterizzata da terreni di difficile orogra-fia. In verità bisogna superare una certa apatia per raggiungerli e appena vi si arri-va, si prova come la sensazione di chi va a rendere visita ad un amico che reduce da una brutta malattia, ancora convalescente, ti trasmette senza proferire parola, la con-dizione di chi ha lottato con la morte. In effetti è passato già un anno da quel rovi-noso 1° ottobre 2009 e il territorio a cui ci si riferisce, appare come irrimediabilmente sconvolto, mortalmente ferito, tristemente stuprato dalla cieca violenza dell’alluvione che, con l’incontenibile furia di uno tzuna-mi, vi si è abbattuto addosso affondando le sue unghia nella carne e ferendovi per sem-pre l’anima.

Passeggiando tra quei luoghi non si può non notare la presenza dei cartelli della Pro-tezione Civile che indicano vie di fuga, cen-tri di raccolta per eventuali sfollati e lavori in corso. A proposito di quest’ultimi ci sa-remmo aspettati che fossero già finiti in vi-sta delle prossime acque autunnali, ma sarà stata la pausa estiva o la cronica carenza di fondi o ancora le annose diatribe per le one-rose spettanze a carico di amministrazioni diverse o i cavilli della cieca burocrazia con i quali mai si fanno i conti abbastanza, tan-t’è che i cantieri sono aperti. Comunque, sui campanili fanno bella mostra di sé le centraline d’allarme, i residenti le guardano ironicamente e con comprensibile diffiden-za, spiccano per il colore rosso che le carat-terizza.

A Scaletta Marina si vedono ancora gli striscioni della rabbia e della protesta con-tro il ‘governo del fare’ che da l’impressio-ne di una tempestiva operosità il cui ritmo però si affievolisce non appena i cronisti tacciono, le fotoelettriche si spengono e con queste, anche i led delle telecamere.

Incontrando i residenti con i quali ci siamo intrattenuti è stato impossibile non

notare come miras-sero con lo sguardo sgomento al loro ter-ritorio e il loro volto si smarrisce tra no-stalgici ricordi ed il ti-more per il tempo che verrà…

Fenomeno com-plesso quello dell’al-luvione del 1 ottobre, richiede una serie di conoscenze e com-petenze che non tutti abbiamo e perciò ne parliamo con il prof. Francesco Luca Cacciatore, esperto di suoli ed alberi, di coltivazioni biologiche e di svi-luppo sostenibile, insegnante negli Istituti tecnici agrari e per geometri.

Prof. era prevedibile l’alluvione del 1° ottobre?

L’alluvione è stata un evento ca-lamitoso naturale, inatteso, deva-stante, statisticamente difficilmente prevedibile.

Perché tanta devastazione? È spiegabile l’entità dei danni?

Iniziamo ad analizzare questo territorio. Prevalentemente è co-stituito da montagne fortemente scoscese, con gradi di pendenza abbastanza elevati. Queste alture sono in genere terrazzate, ovvero provviste di opere di sistemazio-ne idraulica costituite da muretti a secco che fanno da contenimento per i piccoli pianori di terreno agri-colo, un tempo alberato o coltivato, oggi perlopiù abbandonato, lascia-to all’incuria e, nel migliore dei casi, a libero pascolo. I muri a secco, per quanto possano costituire una buona soluzione, si sono rivelati in-sufficienti perché sono costituiti da pietre posate, senza platea e senza malta che le

incolli tra di loro, né opportuna inclina-zione; inoltre, questo tipo di costruzione non prevede l’ossatu-ra ferrosa, tipica del muro in cemento ar-mato.

Un altro elemento, non secondario, è co-stituito dalla vegeta-zione che nel tempo è stata danneggiata dagli incendi estivi ed è degradata passando dalle quercete, la zona sarebbe quella della roverella dalle radici profonde e robuste, ad una macchia medi-terranea costituita soprattutto da arbusti di ampelodesma, rovi, felci, dalle radici esili e superficiali. Vi si aggiunga l’abban-dono delle campagne non più redditizie e degli abitati disseminati su queste alte colline difficilmente raggiungibili, si ini-ziano così a sommare una serie di fattori non riconducibili ad unità coi quali, se si aggiungano le follie edilizie autorizzate o meno (saccheggio del territorio, specula-zioni e abusivismo edilizio, inquinamen-to) si va a costituire una bomba pronta per la detonazione.

A proposito di bomba, pare che la pioggia del 1° ottobre 2009 sia stata percepita così dagli abitanti di queste zone disastrate.

Sì. In effetti si è trattato di una bom-ba d’acqua. Basti pensare che i 220/230 mm di pioggia caduti in quel giorno, nel quale per poco meno di 5 ore sono state di un’intensità indescrivibile, sono pari quasi all’intero quantitativo d’acqua caduto sull’intera Regione nel 2003. Ad aggravare il quadro già tragico, la conco-mitanza di una tromba d’aria, ecco che la bomba naturale si è composta. L’esito devastante della sua deflagrazione è sta-to quello di una colata di fango costituita da un’enorme massa di terreno e ciottoli disaggregati, spinti dalla pioggia verso valle con la formazione di depositi fan-gosi di enorme consistenza.

Tornando ai residenti cogliamo un

nostalgico struggimento per il territorio nativo, ospitale per definizione e parimen-ti, smarrimento per la sua non improvvisa ostilità, infatti già nell’ottobre del 2007 si erano registrate delle importanti avvisaglie.

Alcuni, pur rimanendo nelle vicinanze, hanno cercato e trovato soluzioni abitati-ve in zone meno minacciate e minacciose della costa. Altri, tra i più coraggiosi o forse tra i più radicati alle proprie origini e tradi-zioni, hanno iniziato la paziente e faticosa ricostruzione, adottando nuove tecniche e materiali di costruzione. Tuttavia fa impres-sione come il fango abbia potuto mummifi-care al pari della sabbia, strutture murarie e suppellettili. L’arresa degli anziani sa di ras-segnazione, in un siciliano che non siamo capaci di scrivere ci hanno detto: “dove dob-biamo andare? Cos’altro può succederci?”.

Sì, stupisce la tenace caparbietà di alcuni giovani, ma non è biasimevole l’arresa dei più anziani, che sono invecchiati a furia di sentire vaniloqui politico-amministrativi, di raccogliere promesse puntualmente disat-tese e di doversi misurare con forze naturali di incontenibile potenza. Negli uni e negli altri il ricordo ravviva i segni del dolore che a noi non è estraneo ecco perché vogliamo con loro ricordare.

Alfonso Cacciatore Il “pezzo” di montagna staccatosi il 1 ottobre 2009

Il fango raggiunse i primi piani delle case (visibile nella foto)

a�ssocia�zionismo Normale e straordinaria, beata

Le ali di chiara Luce É stata proclamata beata

lo scorso 25 settembre, nel santuario della Madonna del Divino Amore a Roma, Chiara Badano, la giovane “focolarina” morta a dician-nove anni ancora incompiu-ti il 7 ottobre 1990.

C’è una retorica della san-tità alla quale, per quanto quasi sempre involontaria, sembra impossibile sfuggi-re. Che, i Santi, finisce per renderli eroi distanti dalle nostre vite normali, equili-brate, magari un po’ vigliac-che. Così che li ammiriamo, e li amiamo per davvero, mentre ci con-solano delle nostre imperfezioni.

Poi arriva qualcuna come Chiara, e neppure quella retorica ci consola. Perché la sua “Luce”, come Chiara Lubich volle quale suo secondo nome dopo averla incontrata, è un qualcosa che ha brillato dentro una vita normale, dentro una tragedia – purtroppo – nor-male, che l’ha strappata alla vita appena ventenne, in un tempo così vicino da essere il “nostro” tempo, tra gli anni del riflusso e quelli della Milano da bere. A metterci a disagio, a porci interrogativi e, so-prattutto, risposte.

Chiara “Luce” Badano, prima focolarina a essere beatificata, arri-va a mostrarci come si può vivere la “via stretta” in un’epoca che la maggior parte di noi ricorda bene. Nessuna eccezionalità in lei, se non un “piccolo” particolare che già in quegli anni Ottanta era ab-bondantemente fuori moda: amare Gesù senza riserve. Affidarsi totalmente a lui. Farsi strumento del suo amore. Perché, per il resto, Chiara era una ragazza come tutti gli altri: una studentessa nep-pure tanto brillante, con anche una bocciatura nel suo curriculum – «Un’ingiustizia», aveva protestato – una gran passione per la bi-cicletta, e molti sogni, probabilmente. Poi, a sedici anni, il tumore alle ossa. A quell’età certe cose non dovrebbero accadere, sono quasi contro natura; e quando arrivano chi potrebbe mai condannare la disperazione?

La differenza, ancora una volta, in quell’amore. Lo stesso che da bambina l’aveva accompagnata a un’attenzione particolare verso i più poveri, e i più deboli, nell’adolescente Chiara condannata dal male diventa una forza irresistibile. È lei, così, ad accompagnare ver-so il proprio ultimo giorno chi le sta vicino, e non viceversa. È lei a incoraggiare, sostenere, preparare al momento in cui il suo ideale d’amore si compirà nella morte. A chiedere per quel momento il ve-stito da sposa. A salutare la madre, il 7 ottobre 1990, dicendo: «Sii felice, io lo sono!».

Non ha lasciato opere, non ha fondato Istituti, non ha scritto pagi-ne di alta spiritualità. Chiara Luce ha sintetizzato tutto in ogni gesto quotidiano della sua breve vita, immersa senza riserve in quell’amo-re che aveva abbracciato con l’entusiasmo dei giovani, facendosi tra-scinare completamente da esso. Un abbandonarsi all’amore di Dio che è, alla fine, il tratto riconoscibile che accomuna le vite di tutti i Santi e le Sante di una Chiesa che in loro, in ogni tempo, dimostra la sua perenne capacità di rinnovarsi e di essere dentro la storia con-creta degli uomini. In ogni luogo, in ogni tempo.

Perché, alla fine, solo questo importa. Si sono scritte migliaia di pagine sui perché e i percome la Chiesa proclami i suoi Santi, sco-modando ogni sorta di “ragione” – sociale, politica, antropologica – per spiegarlo. Chiara Luce Badano di Sassello, diocesi di Acqui, classe 1971, ancora una volta viene oggi a ricordarci che l’unica vera sapienza, l’unica ricchezza che un uomo può avere, sta in quell’amo-re che non pone riserve. E che in quell’amore sta tutta la libertà, e l’unica vera gioia possibile. Quella che fa dire a tua madre, prima di chiudere gli occhi, «io sono davvero felice».

Salvatore Mazza

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6 L’Amico del Popolo03 Ottobre 2010Vita Ecclesiale

Sei nuovi sacerdotiOrdinaziOni preSbiterali Il prossimo 7 ottobre in Cattedrale

A poco più di una settimana dal giorno in cui verranno ordinati, per mano

del nostro arcivescovo, mons. Francesco Montenegro, presbiteri abbiamo chiesto loro di raccontarsi ma soprattutto di par-larci della loro vocazione e di quello che si aspettano sia la loro vita sacerdotale.

Salvatore Attardo della comunità ec-clesiale di Palma di Montechiaro.

Il mio percorso di formazione in semi-nario ha avuto inizio il 14 set-tembre dell’anno giubilare, e ades-so, dopo 10 anni, arrivo non ad un traguardo, ma ad un punto di partenza nuovo, che aprirà dinan-zi a me orizzonti

nuovi. In questi anni di formazione, tanti avvenimenti hanno segnato, con determi-nazione, la mia crescita umana e spirituale. Oso definire questi anni, anche se il termi-ne è molto riduttivo, “un’avventura” che continua ad essere entusiasmante, dove non sono mancati momenti difficili ma, grazie al Signore, ho compreso che l’amo-re verso di Lui e la Sua Chiesa passa anche attraverso i sentieri della sofferenza, non una sofferenza sterile, ma aperta all’amore semplice e fiducioso. Ho ripercorso insie-me con Cristo tutta la mia vita. Attraver-so le esperienze del seminario, ho avuto la possibilità di osservare profondamente, come in una risonanza magnetica, la mia condizione di salute spirituale e di ripor-tare alla luce ciò che il tempo magari ave-va incrostato; di rivalutare nel mio cuore la motivazione fondamentale della scelta vocazionale, motivazione dettata dal Suo amore che mi chiama a consacrare la vita a Lui per il servizio alla Sua Chiesa, Ma-dre che mi ha generato alla fede, e al Suo popolo che dovrò guidare secondo il Suo Cuore.

Salvatore Cardella della comunità ec-clesiale di Licata.

Alla luce di un cammino di fede e d’intimità con Dio e dopo un per-corso formativo di diversi anni in seminario, mi tro-vo a vivere questi giorni, che mi se-parano dall’ordina-zione, nella gioia e nella trepidazione.

É un evento tanto importante l’ordina-zione sacerdotale non solo nella vita della Chiesa ma soprattutto nella mia: è un’espe-rienza straordinaria. Che dirvi della mia vocazione! É un dono grande di Dio, di cui non si può dire tutto - umanamente par-lando – appunto perché proveniente da Dio. Posso parlare di segni che mi hanno aiutato a capire questo progetto ma non dicono tutto, ma soprattutto non spiega-no il come o il perché Dio mi chiami al sa-cerdozio: questo rimane un mistero! Sono tante le motivazioni che sempre mi hanno spinto a voler diventare sacerdote, primo fra tutti l’ideale del vangelo di Cristo, non c’è altra motivazione per un presbitero che

essere pennello nelle mani di un’artista -Dio - che prende la mia carne e la trasfor-ma per sua grazia, in un altro Cristo.

Fin dalla più giovane età Cristo mi ha chiamato e, in tutte le vicende della mia vita, ha vegliato continuamente su di me, per questo posso definire la vocazione come “il sogno ad occhi aperti di un Dio che ha per ognuno di noi un progetto spe-cifico”. Sono stati e saranno sempre tanti gli elementi fondamentali che hanno con-tribuito a maturare la mia vocazione, la preghiera, la vita esemplare dei santi e di tanti sacerdoti e il mio “sì” quotidiano alla sua volontà.

Gerlando (Giorgio) Casula della co-munità ecclesiale di Agrigento.

Sono passati sette anni da quando sono entrato in semi-nario e l’emozio-ne era forte e allo stesso tempo era accompagnata da un po’ di timore del futuro che mi aspettava, ma il Signore è stato sempre con me in tutti i miei passi e di questo ne sono certo. Avevo poco meno di nove anni quando sentivo nel cuore il desiderio di seguire Cristo da vicino e più guardavo i sacerdoti della mia parrocchia, San Nicola Fontanelle, più mi convincevo che il Signore mi chiamava al sacerdozio. La strada era lunga, dovevo finire gli studi, nel frattempo approfondivo questo deside-rio, facendo un cammino vocazionale con il seminario, che mi ha dato la possibilità di conoscere il seminario e i seminaristi e cosa li ha spinti a intraprendere questa scelta. Nella mia parrocchia svolgevo due attività: quella di responsabile dei mini-stranti e quella dello scoutismo e proprio grazie ad esso che ho maturato la mia scelta. Il giorno della partenza, in cui ogni scout termina il suo percorso educativo, ponendo le tre scelte, alla scelta di fede c’era la decisione di intraprendere l’avven-tura che il Signore ha tracciato per me. Il seminario mi ha aiutato tantissimo nella crescita umana, spirituale e pastorale; nel cuore della diocesi ho approfondito i temi della nostra fede, e ne ho riscoperto l’ec-cezionalità: Dio che si fa uomo per portare l’uomo a Dio. Adesso sono passati poco più di sei mesi dalla mia ordinazione diaconale e mi trovo nella parrocchia Santa Barbara di Licata dove ho mosso i miei “primi passi pastorali”, preparandomi per il 7 ottobre, giorno nel quale sarò ordinato presbitero per questa Chiesa, assieme ad altri miei compagni. Pregate il Signore perché ci fac-cia pastori secondo il suo cuore.

Giuseppe Colli della comunità ecclesiale di Ri-bera.

Sono stato in-viato dal Vesco-vo a Ravanusa insieme a Padre Emanuele Caso-la. La formazione nella vita di un

sacerdote è importantissima e deve essere

costante, io cerco per quanto posso di non trascurare mai questo aspetto di studio e preghiera. Cristo è il mio modello sacer-dotale, noi siamo, come dice san Paolo, “collaboratori della vostra gioia”, “ministri della grazia di Dio e del suo vangelo”. Così anche ci insegna la monizione che il vesco-vo ci pronunzia consegnandoci il pane e il vino per la celebrazione: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, con-forma la tua vita al mistero della Croce di Cristo Signore”.

Giuseppe Lentini della comunità ec-clesiale di Ribera.

Dall’ordinazione diaconale ho avuto l’incarico dal Ve-scovo di essere diacono non solo nell’unità pasto-rale San Giacomo e San Giuseppe ad Agrigento, ma anche diacono del centro stori-co. Ad Agrigento il centro storico è trascurato, è abitato per lo più da anzia-ni, ammalati e soprattutto immigrati; il mio compito precipuo è quello di andare a trovare queste persone che sono le più sole, portare a loro la presenza del Signore Gesù; poi anche conoscere il territorio, le situazioni difficili e i problemi per metter-ne a conoscenza il vescovo, i parroci e gli operatori pastorali delle varie parrocchie e insieme alla Caritas cercare di risolverli. Imposterò il ministero sacerdotale sul mo-dello di Gesù Cristo, egli mite e umile di cuore si è posto come modello dicendoci: “Imparate da me...” (Mt 11,28-30), in Lui ogni difficoltà è superata, in Lui ogni gioia ci è donata. Circa la formazione continuo sempre ad aggiornarmi, a leggere, a studia-re, a pregare, a meditare, perchè senza una formazione intellettuale e spirituale non si riesce ad amare e servire il Signore ed il prossimo.

Carmelo Rizzo della comunità eccle-siale di Favara.

Ho svolto il mi-nistero diaconale a San Giovanni Gemini, lì ho tro-vato una comu-nità accogliente e una guida pater-na, saggia e molto prudente in padre Giovanni Man-giapane. La figura

paterna è stata affiancata anche da quella fraterna di don Gero Manganello e insie-me a loro ho iniziato a scoprire e ad entu-siasmarmi nella realtà parrocchiale vista dall’ottica del sacerdote.

Questi sei mesi sono trascorsi veloce-mente con un’attenzione particolare alle persone ammalate a casa, con i ragazzi e giovani con il punto d’incontro all’oratorio e tra queste attività non è mancata la visita a molte famiglie della città. Spesso sono ri-cordato come cuoco, quello che mi auguro in questo ministero sacerdotale e di poter meglio servire alle tavole della mensa ter-restre, alle tavole di quella celeste.

LdP

ribera Lungomare Gagarin

la libreria paoline in “trasferta”Per i riberesi è stata una

novità così come pure per le Suore Paoline di Agrigento che hanno promosso ed or-ganizzato una mostra/mer-cato di libri nella località turistica di Seccagrande di Ribera.

Nessuno si aspettava tale successo non tanto dalla vendita dei libri di forma-zione e di spiritualità quan-to dall’interesse mostrato da tanti giovani che hanno comprato testi delle sacre scritture.

Le Suore Paoline sono sta-

te collaborate da alcuni laici, soprattutto dagli Alberio-niani di Ribera guidati dalla professoressa Nellina Sarul-lo, dal parroco don Mario Di Nolfo e da alcuni fedeli della locale parrocchia.

Diverse centinaia di libri esposti nelle bancarelle del lungomare Gagarin dove i giovani hanno potuto ap-prezzare la buona stampa e acquistato alcune pubblica-zioni.

É stata una esperienza nuova per le Suore Paoline che sono state in mezzo alla

gente, per la pri-ma volta, fin oltre la mezzanotte per diffondere la cul-tura dei libri.

Suor Antonina Farina ha tratto un bilancio posi-tivo della mostra riberese perché, in occasione del millennio della Fa-miglia Paolina, ha avuto l’op-portunità di potere incontra-re tanti giovani e anche tante famiglie che per cultura han-no acquistato diversi libri.

Durante la prossima sta-gione invernale, le Suore hanno promesso di tornare ancora una volta a Ribera.

Enzo Minio

miSSiOni Ritorna Ottobre Missionario

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Con il mese di ottobre ritorna l’invito particolare della Chiesa a volgere mente e cuore alla sua missione universale nel mondo.

Non si tratta tanto di raccogliere fondi (quantunque con il ri-cavato siano state realizzate tante opere) ma di aiutare le nostre comunità ad aprire le finestre sulla realtà del mondo e sentirsi responsabili della sua salvezza. Il mandato di Gesù agli apostoli di andare in tutto il mondo riguarda ogni singolo battezzato e ogni singola comu-nità che voglia dirsi cattolica. Il cristiano è chiamato ad ado-rare Dio in spirito e verità e Dio non abita né luoghi né comuni-tà privilegiate. Gesù ha dovuto lottare con l’ambiente religioso del suo tempo e an-che con i suoi per al-largare la loro visione religiosa e far cono-scere la volontà di del Padre che fa sorgere il sole e fa piovere su tutti (cfr. Mt 5,45), buoni e cattivi, uomini e donne, comunitari e extra comunitari, cattolici e non, cristiani e non e “vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4).

L’ottobre missionario non è un’iniziativa isolata ma un tempo privilegiato per animare la comunità ad assumersi la responsa-bilità nei riguardi del mondo intero ed a far maturare la propria fede. Da quando ho assunto la direzione dell’Ufficio missiona-rio diocesano ho avuto modo di constatare uno scarso interesse per questa dimensione essenziale della pastorale. Quando dico questo non intendo mettere in discussione la generosità delle comunità in favore delle missioni né la nostra ultratrentennale presenza in terra d’Africa, ma rilevare una mancanza di matu-razione nella visione della Chiesa e nella sua conseguente azione pastorale.

Siamo ormai abituati a considerare come pilastri della pasto-rale la catechesi, la liturgia e la carità. A mio avviso i pilastri sono quattro, aggiungendo ai primi la missione. Per fare esperienza completa della fede non basta conoscere Cristo, celebrarlo, vi-verlo ma occorre anche annunciarlo. E l’annuncio procede da “Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1,8), come dire dalla città alla Regione e al mondo intero. I confini parrocchiali o diocesani non sono un limite ma un trampolino di lancio per abbracciare via via tutte le genti.

Probabilmente questa carenza è dovuta alla mancanza di ri-caduta dell’attività missionaria nella comunità. Sono considerati più urgenti i bambini da catechizzare, le celebrazioni da orga-nizzare e i bisogni della nostra gente. Ma con la stessa urgenza dovrebbe attivarsi la nostra attenzione per far giungere il mes-saggio ai lontani che abitano ai confini delle nostre comunità e ai confini della terra.

La Missio ad gentes non ci distrae dalle nostre priorità ma ci aiuta a viverle secondo la volontà del suo Fondatore, ricevendo stimoli e modelli per l’evangelizzazione nel nostro territorio e la conversione della nostra vita.

Con il servizio catechistico, liturgico e caritativo occorre far nascere il servizio missionario che sappia aprire i confini spes-so angusti che i singoli e le comunità non riescono a superare per andare verso ”l’oltre” del Vangelo, cioè verso la gratuità, la sobrietà, l’amore ai poveri, la fraternità universale e le tante “pe-core che non sono di questo ovile” (Gv 10,16).

Mi permetto di suggerire in questo mese di ottobre, di arti-colare un breve percorso di formazione missionaria all’interno della catechesi e delle celebrazioni liturgiche (tra queste la Veglia missionaria), valorizzando i sussidi che anche quest’anno le Pon-tificie Opere Missionarie ci mettono a disposizione. Da questa formazione potranno sorgere iniziative e attività culminanti con la Giornata Missionaria Mondiale del 24 ottobre e con la Gior-nata dei ragazzi Missionari del 6 gennaio 2011.

Nonostante l’indifferenza o lo scarso interesse provato negli incontri di zona o di forania proposti dall’ufficio (sembra quasi che si risponda ad un piacere personale), continueremo a cam-minare per la diocesi cercando di incontrare sacerdoti e fedeli e aiutarli ad aprire porte e finestre per far entrare aria nuova e far uscire persone nuove, coraggiose e gioiose di annunciare Cristo, luce delle genti.

Luigi Mazzocchio

Page 7: L'Amico del Popolo

Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo03 Ottobre 2010

a cura di Gino FaragoneXXVII Domenica del Tempo Ordinario

Il gelso è rimasto al suo posto

«Ascoltate

oggi

la voce

del Signore»

la Parola

Signore Gesù, prima di iniziare l’ulti-ma tappa del tuo cammino verso Geru-salemme, istruisci gli apostoli su argo-menti relativi alla fede e al servizio. Parli della inevitabilità dello scandalo, che Dio permette volendo rispettare la nostra li-bertà, e della necessità della correzione fraterna.

Tu non hai voluto fondare una Chiesa di perfetti, ma una comunità composta da peccatori, che esercitano il ministero del perdono. Gli apostoli avvertono la difficoltà di questo impegno, si sentono inadeguati e per questo chiedono: «Ac-cresci in noi la fede!» (Lc 17,5). Quanto da te richiesto è percepito da essi come un compito assai impegnativo e perciò necessitano di un supplemento di fede

La domanda nasconde le mille diffi-coltà della comunità cristiana e gli scarsi risultati del lavoro apostolico. Tu, Signo-re, rispondi cambiando prospettiva, dal-la quantità alla qualità.

La fede autentica, anche se picco-la quanto un granellino di senapa, ci permette davvero di compiere grandi prodigi. Tu senza di noi non vuoi fare niente, noi senza di te non possiamo fare niente. Il problema vero è che non abbiamo fede, vera fede.

Credere significa fidarsi di Te, diven-tare come bambini. Non è pensabile iniziare un cammino di conversione e proseguirlo senza l’impegno di diventa-re come bambini.

Il regno di Dio appartiene ai piccoli, a quanti si lasciano condurre.

Tu, Signore, continui il tuo insegna-mento, invitandoci a non cercare nes-sun riconoscimento e a ritenerci sempli-cemente schiavi, e come schiavi lavorare per dovere e gratuitamente, senza pre-tese e senza rivendicazioni. Guardando Te, tutto è chiaro. Tu ti sei abbassato fino alla “piccolezza” della mangiatoia, hai nascosto la tua divinità e ti sei lasciato

morire tra i delinquenti. Continui a ren-derti presente nella semplicità del pane.

Di fronte alla tua richiesta, Signore, avverto la mia pochezza e la debolez-za della mia fede. In questi giorni, sono stato particolarmente solo, immerso in lunghi silenzi. Silenzio della comunità, silenzio anche da Te. E dal silenzio sto imparando molto. Anzitutto a scoprire la mia vera povertà di fede. Sono cre-sciuto in un ambiente, dove bisognava essere primi in tutto. Certo in onore di Cristo re. Ma primi! E soltanto i primi ricevevano riconoscimenti, premi, qual-che privilegio. Avevo incominciato a tenere un registro contabile, dove pun-tualmente registravo le mie opere. Pen-savo di essere “qualcuno”, una colonna portante della Chiesa. Parrocchia, scuo-la, televisione, giornale, predicazione: un campo davvero vasto di lavoro. Ed era così tanto, che per espletarlo, bisognava correre da un impegno all’altro e sacrifi-

care anche le ore notturne. Quanta fatica, quanti chilometri,

quanto impegno, quanti sacrifici! Non poche volte mi sono lasciato scappare dalla bocca qualche recriminazione, per non essere stato considerato in maniera adeguata. Tutto inutile! Mi sono reso conto di essere una colonna, ma solo decorativa, posticcia. Se la si toglie, l’edi-ficio rimane ugualmente in piedi e senza gravi problemi. Imparerò a mettermi da parte, a cercare l’ultimo posto, ma solo per amore tuo.

Frequenterò la tua scuola, per dare un significato nuovo al “nulla”, a dare un contenuto a questa parola, che ho scoperto significa proprio il contrario, ovvero “tutto”, perché Tu, Signore, ti sei fatto nulla.

Imparerò dal silenzio la pienezza della tua Parola. Signore, fa’ che da oggi pos-sa ripetere: “Sono uno schiavo, ho fatto quanto dovevo” (17,10).

I ragazzi dell’Oratorio

Verso l’Assemblea DiocesanaSi terrà il 3 Novembre, presso la Cattedrale di Agrigento alle ore 16,00 l’Assemblea Diocesana durante la quale sarà consegnato il Piano Pastorale Diocesano a tutte le comunità. Sono invitati tutti i sacerdoti, i diaconi, i reli-giosi, le religiose, gli operatori pastorali, i Coordinatori dei Consigli Pastorali Parrocchiali e Affari economici, gli insegnanti di religione.

Caritas DiocesanaSi svolgerà il 16 ottobre alle ore 16.30 presso la Parrocchia Ss. Pietro e Paolo di Favara il convegno sul tema: “Povertà e volontariato” in collaborazione con il Cesvop e l’ufficiodiocesano di pastorale familiare. Interverranno rap-presentanti di Caritas Italiana e del Centro Servizi per il Volontariato nazionale, nonché alcuni rappresentanti del mondo del lavoro e della famiglia.

Ufficio Catechistico DiocesanoSecondo il calendario riportato di seguito l’ufficio incon-trerà i catechisti delle zone pastorali per presentare il progetto educativo sulle linee della sfida educativapro-mossa della CEI.- 5 ottobre, per la zona pastorale P. La Lomia, Canicattì parr. S. Chiara ore 18:00- 6 ottobre, per la zona pastorale S. Calogero, Sciacca Chiesa Carmine ore 18:00- 11 ottobre, per la zona pastorale S.Angelo, Licata Chiesa S.Andrea ore 18:00- 12 ottobre, per la zona pastorale S.G. Anzalone Bivona matrice ore 16:30.

Servizio per la ministerialitàIl Servizio per la ministerialità della Curia, diretto da don Angelo Chillura, comunica che il corso di esercizi spiri-tuali per i sacerdoti e i diaconi si terrà dal pomeriggio di lunedì 15 novembre al pranzo di sabato 20 novembre, a Siculiana Marina. Li guiderà mons. Salvatore Consoli, già preside dell’Istituto teologico San Paolo di Catania. Si prega di dare comunicazione della partecipazioneal numero di tel 0922/490011.

Dalle parrocchieLunedì 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, presso la parrocchia SS.Trinità di Porto Empedocle, verrà messo in scena, con inizio alle ore 20.00, dalla GiFra (Gioventù Francescana) di Casteltermini il musical “Forza venite Gente”.

In D

ioce

si

«Tra Piazza e Campanile»azione CaTToliCa Ricordata la figura di Paolo Ciotta. Convegno diocesano delle presidenze

Si è svolto sabato scorso presso la biblio-teca comunale di Agrigento “Franco La

Rocca” un convegno pubblico per ricordare Paolo Ciotta, fulgido esempio di testimo-nianza cristiana, uomo innamorato della Chiesa e dell’associazione, cristiano appas-sionato del mondo ed impegnato in politica.

Paolo Ciotta, nel corso della sua vita (1920-2003) ha incarnato gli ideali e la spi-ritualità del laico di Azione Cattolica, sia nel mondo del lavoro, sia nell’impegno civile che in quello ecclesiale: preside per diversi anni della Scuola Media Statale di Sant’Elisabetta, Sindaco di Agrigento, ha ricoperto ripetu-tamente alcune tra le più alte cariche di re-sponsabilità all’interno dell’Associazione di Azione Cattolica: Presidente Diocesano, De-legato Regionale, Consigliere Nazionale, solo per citarne alcune. Come risposta a questa vocazione laicale ha servito in diversi ruoli anche la Chiesa Agrigentina, tra i moltepli-ci impegni si ricordano la partecipazione al Consiglio Pastorale Diocesano ed il servizio di responsabile amministrativo del settima-nale diocesano L’Amico del Popolo.

Il convegno, è stato un’occasione preziosa non solo per ricordare Paolo, recentemente scomparso, ma soprattutto per ridirsi, attra-verso la memoria, il significato ed il valore dell’appartenenza all’AC come segno di spe-ranza e testimonianza cristiana. Infatti, l’ini-ziativa è stata fortemente voluta dalla pre-sidenza diocesana nell’ambito dell’annuale appuntamento del Convegno Diocesano del-le Presidenze Parrocchiali di Azione Cattoli-ca, dal titolo “UN IMPEGNO TRA PIAZZA E CAMPANILE”, sottolineando in tal modo il carattere della responsabilità dell’impegno di un laico capace di assumere fino in fondo il proprio ruolo di cattolico nell’impegno nei confronti del lavoro, della comunità civile ed

ecclesiale.Nel corso della

manifestazione sono state pre-sentate delle testi-monianze (alcune delle quali filmate) di personalità che hanno conosciu-to Paolo Ciotta e che con lui hanno condiviso alcune esperienze. Mons. Luigi Bomma-rito, già vescovo di Agrigento, ne ha sottolineato la estrema serietà, serenità e professionalità, che lasciava trasparire una fede cristallina e profondamente radicata in Cristo; Ernesto Preziosi, già vicepresiden-te nazionale del Settore Adulti di AC e con Ciotta consigliere nazionale, che ha ricordato la grande capacità di Ciotta di dialogare con i giovani e di avviare la trasformazione dell’AC del dopo concilio, rendendola più consona alla nuova sensibilità ecclesiale e alla nuova temperie culturale degli anni ’80. L’on. Calo-gero Pumilia, oggi sindaco di Caltabellotta, con paolo Ciotta per lunghi anni responsabi-le diocesano dell’AC, ha delineato i tratti ca-ratteristici dell’atmosfera politica e culturale degli anni ’50 e ’60, collocando Paolo Cotta nel novero di quelle personalità che hanno saputo fare sintesi in modo mirabile tra fede personale vissuta in maniera radicale e im-pegno politico competente e responsabile. L’avv. Salvatore La Barbiera, già presidente diocesano di AC dopo il mandato di Ciotta, ha sinteticamente definito Ciotta come un grande “traghettatore”, capace di accompa-gnare tutta l’associazione e tutte le persone

che incontrava verso nuovi orizzonti, verso una Chiesa veramente conciliare, capace di coniugare efficacemente fede e vita. Il dott. Salvatore Valastro, segretario regionale di Azione Cattolica con Ciotta, ne ha ricordato la grande capacità organizzativa e la grande accoglienza, il tutto nello stile della sobrietà che lo contraddistingueva,

Infine il prof. Giuseppe Notarstefano, già responsabile nazionale di AC, ha messo in risalto la grande capacità di Ciotta di “con-segnare la responsabilità”, coinvolgendo con grande abilità le persone che “leggeva” come le più capaci e desiderose di impegnarsi, sen-za far mai sentire il peso della responsabilità, accompagnandoli con la sua presenza silen-ziosa ma efficace.

La serata si è conclusa con un corteo dal-la biblioteca al Centro Diocesano di Azione Cattolica in via Pirandello 17, dove ha avuto luogo la cerimonia di dedicazione a Paolo Ciotta della sala Consiliare: un ricordo che diventa presenza e segno per le nuove gene-razioni.

Enzo La Carrubba

Trascorsi 17 anni di apostolato a Palma di Montechiaro, don Carmelo Lo Bue è ora il nuovo Parroco della Chiesa Madre S. Maria Maddalena di Sciacca. Domenica 26 settembre don Carmelo Lo Bue, accompagnato dall’Arcivescovo, da uno stuolo di sacerdoti, da una delegazione di fedeli di Palma di Montechiaro, ha iniziato il suo cammino a Sciacca, in una Chiesa Madre gremita da un po-polo che, oggi come ieri, ai piedi del cinquecente-sco simulacro marmoreo di Maria SS. del Soccor-so mantiene il voto stipulato nel 1626. Quando, scongiurata la peste per intercessione della Vergi-ne, ha giurato solennemente di ripeterlo di anno in anno il primo di febbraio “per sempre irrevo-cabilmente”. Da allora il vertice amministrativo di Sciacca lo ripete nella Chiesa Madre, ricorrendo giorno e mese; insieme al popolo e partecipi le Au-torità tutte. Ecco la Comunità in cui Don Carmelo ha iniziato ad operare domenica pomeriggio. La celebrazione dell’Eucarestia, la prima del manda-

to di 9 anni, in effetti è stata una concelebrazione. L’accoglienza è stata festosa e composta, con il sin-daco di Sciacca Vito Bono in veste ufficiale. Pre-senti le autorità, civili e militari, e i fedeli, è stato solennizzato l’ingresso dell’ Arciprete, accolto dal-l’indirizzo di saluto del coordinatore del Consiglio Pastorale Parrocchiale dott. Angelo Giaramita, in uno al vice parroco don Daniele Nicosia. Quanto alla Bolla vescovile di nomina di Don Carmelo Lo Bue è stata letta, scandendo le parole, dall’Arcive-scovo mons. Francesco Montenegro. La celebra-zione. Questa domenica di settembre la liturgia, al Vangelo, ha ricordato la parabola del ricco epu-lone e del povero Lazzaro, malato e disprezzato. Francamente la lettura e spiegazione fattane dal nuovo Arciprete ha portato l’Arcivescovo a far-ne spontanea e ulteriore meditazione ragionata, coinvolgente filo conduttore della serata. Tutti, ha sottolineato il Presule, siamo chiamati ad ascoltare nei cuori le parole di Cristo. Nel caso, nessuno di

noi può rimanere indifferente di fronte al mare di povertà che ci circonda, prossimo o lontano che sia. I beni di questa terra, il potere, non debbono né possono intendersi fine a sé stessi, cioè al be-neficio personale. Di qui scaturisce il sentimento della pietà, ma ad esso deve far seguito l’impegno della carità quale do-nazione del proprio ‘io’ ai meno fortunati. Al termine il nuovo Arciprete ha sorpreso l’uditorio con immede-simati riferimenti au-tobiografici, impron-tati all’obbedienza e al servizio. Di seguito, schiettamente inteso a continuare l’opera del predecessore don Al-fonso Tortorici, ha rin-

graziato. Chi? Dio, ma anche gli uomini di buona volontà. In chiusura Alessandra Segreto ha letto il suo “benvenuto”, altre hanno donato all’Arciprete un’artistica riproduzione maiolicata della storica statua della Beata Vergine del Soccorso.

Francesco Cassar

Sciacca accoglie il nuovo arcipreteDioCeSi continuano gli avvicendamenti nelle parrocchie

Avvicendamenti nelle parrocchieContinuano i saluti e gli ingressi dei nuovi parroci nelle comunità parroc-chiali dopo il recente riordino degli incarichi pastorali. Lunedì 4 ottobre farà l’ingresso nella Chiesa Madre di Lucca Sicula don Saverio Pititteri, sabato 9 Ottobre, invece, sarà Montallegro ad accogliere il nuovo parroco don Giuseppe Gagliano. Domenica 10 ottobre saranno ben quattro le parroc-chie che accoglieranno i nuovi pastori: Realmonte accoglierà don Sergio Sanfilippo, la parrocchia del Sacro Cuore di Agrigento don Mario Sorce, la par-rocchia Santa Croce (Villaseta) don Angelo Gambino ed in fine la parrocchia Sacra Famiglia di San Biagio Platani don Francesco Guarino.

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� L’Amico del Popolo03 Ottobre 2010Attualità

diario multimedi@le«Chi è più fesso, Carnevale

o chi gli va appresso?»Caro diario,scusami se inizio con una vecchia barzelletta, ma

mi serve per introdurti ad una nuova infamia. Scalo di Washington, nubifragio da paura. Il Presidente della Repubblica Italiana arriva in visita ufficiale negli Usa per ringraziarli dell’elargizione di un megaprestito. Pertini, appena sceso dall’aereo, si fa i risvolti ai calzo-ni per non bagnarseli. Prima d’arrivare dinanzi al pic-chetto d’onore, però, uno del suo “staff” gli ricorda di “ricomporsi”, sussurrandogli all’orecchio: “Presidente, ora si abbassi i pantaloni”. Fiera ma smemorata rispo-sta del Grande Partigiano: “Come… pure? Ma quanto cavolo ci hanno prestato questi qui?” Già, una vecchia storiella, ovviamente roba di fantasia, tanto per ridere, mentre la nuova infame realtà cui ti accennavo è stata vera, purtroppo, e non ha fatto ridere proprio nessu-no, visto che, fatti alla mano, i calzoni, pur se virtual-mente, se li sono abbassati tutti, ma proprio tutti que-sti qui del neoregime che, rispetto a quell’Uomo di Pertini, sono a “meno zero” per intelligenza, coraggio, dignità e comprovate prerogative virili.

Ma li hai guardati quando, al cospetto d’un Ghed-dafi che fa paura solo agli sprovveduti e ai vigliacchi di qualche nazione con la “n” minuscola come la no-stra e pochissime altre, sembrava fossero al cospetto del Re dei Re invece che dinanzi a un tizio da cara-vanserraglio aggregato al più peracottaro dei circhi, ad un caso “border line”, ad un soggetto da trattamen-to sanitario obbligatorio, “disturbatore” e “disturbato” all’unisono?

Li hai visti questi qui che, per smania di soldi e di affari, gli regalerebbero anche le mogli (oltre alle già addestrate scorte di “escort” da Palazzo) e, per “des-sert”, i calzoni, davanti a lui, se li calerebbero sul se-rio?

Che schifo, caro diario. Questo qui arriva con ten-de, cavalli, amazzoni di scorta, capelloni da dischet-taro anni ’70, divise da direttore di banda (e non solo musicale), decorazioni e pompon, e tutti sull’attenti a pendere dalle sue labbra, a mangiarselo con occhi adoranti e pupille con bagliori di soldi tipo Paperone, nonché a taroccargli riunioni con centinaia di “ho-stess” a settanta euro a testa per “meeting” (qualcuna un po’ di più, visto che ha dovuto pure far finta di ab-bracciare la fede musulmana proprio dinanzi a que-sto “profeta” da manicomio) e pure in riciclo, poiché addestrate “ad hoc” dalle solite agenzie di pubbliche relazioni “all’italiana” (uniche “istituzioni”, benché solo da sottobosco truffaldino e privato, che, lungi dal prenderlo sul serio come quelle pubbliche, lo hanno preso per il sedere) a dichiararsi ogni volta “nuove”, riuscendo così ad illuderlo di sempre rinnovate ed oceaniche truppe femminili in estasi al cospetto d’un trombone stonato. Tutti fermi, tutti zitti, tutti a calare il capo, a baciare la mano e ad inginocchiarsi, ma per viltà e cupidigia; e tutti pronti anche a zittire i pochi “traditori” ai quali non è proprio andata giù che que-sto qui, in casa d’altri, in casa nostra, si sia permesso d’invocare per tutta l’Europa la conversione all’Islam come “ultimatum” per non attentare a progresso e pace, o di pataccare menzogne infami, o di sparare blasfeme idiozie, offendendo la terra ufficialmente cristiana e cattolica che lo ha ospitato (“Converten-dovi non dovete rinunciare al Vangelo, ma potete portarlo con voi perché i suoi insegnamenti sono già compresi nel Corano. Vi dirò di più: se Gesù fos-se vissuto fino all’avvento di Maometto, sicuramente avrebbe abbracciato la sua religione. E anche la Ma-donna”), o di minacciare un’Europa “nera” d’invasioni extracomunitarie se non disposta a pagare un “pizzo” di qualche miliardo, o di non fare affari d’oro col neo-regime italiota se “sordo” a tali “consigli”. E tutti gli altri a dirgli di sì ed a fregarsene, sempre per paura, viltà e cupidigia, anche dei “rimpatriati”, respinti da Maroni & compari e infilati, al ritorno in patria, nei forni di tanti “lager” nel deserto. Non lo sapevi, caro diario?Per forza, c’era la consegna del silenzio: ma t’aggiornerò io, stanne certo.

Nuccio Mula

La partita per il futuroLa proLusione deL presidente Il bene comune nelle parole del card. Bagnasco

L’Italia sembra sempre quel-la. Tutto sembra sempre

tornare al punto di partenza: “Istruisce i problemi, comincia a metter mano alle soluzioni, ma non riesce a restare concentrata sull’opera fino a concluderla”. Il cardinale Bagnasco, nella pro-lusione al Consiglio episcopale permanente, analizza in modo fine e rigoroso le nevrosi na-zionali, che lo portano ad affer-mare che “siamo angustiati per l’Italia”. Non è un alibi per ab-bandonarsi al pessimismo, che anche un certo sistema della co-municazione sembra alimentare compiaciuto. È il punto di par-tenza realistico per invitare con-cretamente a costruire qualcosa di utile e di durevole. Il punto è che l’Italia stessa “non riesce ad amarsi compiutamente”. Ed allora bisogna lavorare pro-prio su questo registro, che ha il nome antico e attualissimo di “bene comune”.

La causa fondamentale di questa sensazione di eterno ritorno inconcludente, spie-ga il presidente della Cei, è la sostanziale incapacità degli italiani di occuparsi positiva-mente di ciò “che è pubblico ed è comune”, di guardare agli obiettivi comuni. Si ricade così nelle nevrosi delle conflit-tualità, della guerriglia, della frammentazione. Tutti si ap-passionano ai conflitti incon-cludenti e nessuno si occupa della prospettiva.

Sullo sfondo il presidente della Cei ha il suo “sogno”: è il formarsi di una “generazione nuova di italiani e di cattolici che sentono la cosa pubblica come fatto importante e deci-sivo, che credono fermamente nella politica come forma di carità autentica perché volta a segnare il destino di tutti”. Ne riparlerà, promette. Nella pro-lusione, su questa linea, indica allora con precisione alcune questioni aperte, “che hanno un chiaro rilievo antropologi-co”. È la linea del bene comu-ne, di cui presupposto sono appunto politiche pubbliche rispettose e anzi promozionali della persona. Il cardinale Ba-

gnasco entra decisamente nel merito, a proposito dell’impatto sociale della crisi, dei giovani, della scuola, delle carceri, del sistema sanitario, delle politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità, fino ad arrivare alle po-litiche fiscali e istituzionali.

Il federalismo, irreversibile, rappresenta un passaggio cru-ciale, perché non può attuarsi che nel segno della responsa-bilità. Richiede veramente un cambiamento radicale, che giustamente non è nelle forme istituzionali. Si deve infatti in-cardinare in un forte senso di unità e indivisibilità della nazio-ne. Richiede piuttosto a tutti e a ciascuno - singoli, comunità, imprese, categorie - una nuo-

va e forte assunzione di responsabilità. È questa la parola chia-ve, una parola tradi-zionalmente ostica nel nostro discorso pubblico e privato. Eppure, ribadisce il presidente della Cei, bisogna passare pro-prio di lì. Serve per questo una nuova e forte consapevolez-za culturale, serve “un’unità interiore e spirituale che merita di essere perseguita come contributo vita-le offerto a tutto il Paese”. E riaf-ferma che i cattolici e la Chiesa in Italia sono pronti e disponi-

bili a giocare questa complessa partita, la partita per il futuro.

Francesco Bonini

Chiuso il 29 settembre ore 12.00

Ancora penalizzati gli sportivi agrigentini, costretti a seguire le vicende della squadra del cuore attraverso le radioline, visto il divie-to della lega Nazionale Dilettanti di Calcio di aprire le porte dello stadio “Dino Lotta” , per motivi di sicurezza, in occasione della partita Licata Akragas, la più attesa della terza gior-nata del campionato di calcio di Eccellenza girone A. La partita si è giocata davanti al pubblico di casa, che non è riuscito a condi-zionare la compagine della città capoluogo, che consapevole dei propri mezzi affronta l’avversario senza timori riverenziali gio-cando a viso aperto senza ricorrere a gioco ostruzionistico per uscire indenne da Licata.

Iniziano bene i padroni di casa che aggre-discono l’Akragas, che mostra subito una buona organizzazione di gioco e un portie-re saracinesca, l’ex Daniele Indelicato, che si oppone con bravura a tutte le iniziative dei padroni di casa, che alla distanza rischiano di perdere anche la partita. Gara bella che lasciato l’amaro in bocca ai sostenitor giallo blu, ma punto meritato per l’Akragas, che così come è avvenuto a Cammarata, sfata il tabù delle sconfitte subite, sette consecutive, che è bene augurale per gli agrigentini, anco-ra non al meglio della loro condizione fisica e nei collegamenti tra i reparti. Speriamo che per le prossime gare cada il diniego per i tifo-

si bianco azzurri di seguire la squadra in tra-sferta, sarebbe un vero peccato per una città che vuole crescere anche nello sport.

Vittoria a suon di gol del Kamarat che, in casa, batte i cugini della Gattopar-do per 3 a 2. Una partita intensa dove i palmesi hanno dimostrato di tenere bene il campo e di potere lottare alla pari con tutti, con un pizzico di fortuna avrebbe potuto conquistare anche il pareggio. La squadra di Renato Maggio segna a ripetizione, 9 gol in tre partite, ma ne subisce tante, otto in que-sto inizio di campionato. Pareggio esterno per il Ribera che impone lo zero a zero alla Sancataldese di Mimmo Bellomo.

Nel Campionato di Promozione, girone A, impresa dell’Agrigentina che, nell’anticipo di Sabato, batte il lanciatissimo Campofranco e si at-testa nella zona alta della classifica. Euforia per il tecnico Mauro Mic-ciché e per i suoi ragazzi che, senza montarsi la testa, si godono questo bel momento insieme ai dirigenti e ai sostenitori. Risultato tennistico per il Cianciana, che opposto al malcapitato Msst vince, senza at-

tenuanti per l’avversario, con il punteggio di 6 a 2. Pareggi a reti inviolate per il Raffadali,, Canicattì, Aragona e Pro Favara.

Salvatore Sciascia

Panorama Calcistico

CLassiFiCa CaLCio diLettantistiCo

eCCeLLenZa a proMoZione Gir.a

Due Torri 9 Strasatti 9Valderice 7 Aragona 7Orlandina 7 Agrigentina 7Licata 7 Cianciana 6Parmonval 5 A. Campofranco 6Kamarat 5 Gemini 6S.Agata 4 Riviera Marmi 5Fol. Selinunte 4 Raffadali 4Alcamo 4 Dattilo 3Akragas 3 Terrasini 2Gattopardo 3 Buseto 2Castellammare 3 M.A.S.T. (-1) 2Ribera 2 Pro Favara 2Sancataldese 1 Campobello 1Casteldaccia 0 Prizzi 1Villabate 0 Canicattì 1

L’akragas blocca il Licata

di don Giuseppe Diana e del giudice Rosario Livatino, i quali − ribellandosi alla prepotenza della malavita organizzata − hanno vissuto la loro lotta in termini specificamente cristiani: armando, cioè, il loro animo di eroico coraggio per non arrendersi al male, ma pure consegnandosi con tutto il cuore a Dio”. Momento centrale della visita del Santo Padre sarà la solenne celebrazione Eucaristica prevista alle ore 10 nella spia-nata del Foro Italico Umberto I. Accanto al Papa per la santa Messa tutti i Vescovi di Sicilia. Sarà folta, poi, la delegazione di giovani e famiglie provenienti da tutta l’Isola. Questi, peraltro, già nelle due giornate prece-denti alla visita, saranno impegnati in manifestazioni culturali, occasioni di riflessione, confronto e intensi momenti di preghiera.

In particolare, l’Ufficio regionale di Pastorale Gio-vanile e quello per la Pastorale Familiare della Con-ferenza Episcopale Siciliana organizzeranno un con-vegno rivolto alle équipes diocesane, ai responsabili

di movimenti, associazioni, gruppi ecclesiali presenti nelle Chiese di Sicilia. Il tema della riflessione sarà “Si FIDAdiTE... Lo sguardo del coraggio.. per una educa-zione alla speranza”. Per l’appuntamento a loro rivolto, sabato 2 ottobre, i giovani incontreranno i Vescovi di Sicilia per l’iniziativa “Fontane di Luce, che avrà luo-go in 20 chiese del centro di Palermo. In programma laboratori e riflessioni degli esperti che daranno ele-menti concreti per la programmazione dell’azione pa-storale nell’Isola. I relatori e gli esperti invitati al con-vegno sono persone di alto spessore culturale, sociale e religioso, che vivono e operano nella nostra regione. Nel pomeriggio di giorno 3 ottobre, alle 17, Benedetto XVI incontrerà il clero, i membri di vita consacrata e i seminaristi in Cattedrale. Alle 18, in piazza Politeama, si svolgerà l’happening con i giovani provenienti da tutta l’Isola, con canti, momenti di riflessione e l’ascol-to delle parole del Papa.

LdP

continua dalla prima

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