L'Amico del Popolo

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N. 39 - 07 Dicembre 2008 Esce il Venerdì - Euro 1,00 Anno 53 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento 6 Dopo 48 anni riapre la chiesa Madre di Villafranca Sicula Comune: vacche sempre più magre 2 di Franco Pullara Sciacca: Golf Resort tutto pronto o quasi 4 3 I telamoni 2008 di Giuseppina Mira di Filippo Cardinale di Simona Sanzo VITA ECCLESIALE PROVINCIA CULTURA CITTA’ Responsabilità La Solennità dell’Immacola- ta (8 dicembre, data di fonda- zione del nostro settimanale) è una buona occasione per ri- flettere sull’esempio di Maria, prima tra i credenti. All’inter- no del nostro cammino di fede ci sono dei personaggi chiave, tra questi Maria è il modello di ogni cristiano. Nella festa dell’Immacolata leggeremo, tra i testi che la li- turgia ci proporrà, il racconto della Genesi e la scena in cui Adamo si nasconde tra gli al- beri del giardino per non in- contrare Dio. Sembra qui di vedere i nostri bambini, che quando l’hanno combinata grossa si nascondo- no ben bene, nella speranza di non essere scoperti dalla mam- ma. Proprio così fa Adamo nel giardino delle origini: prima si nasconde; poi, quando viene scoperto, cerca di difendersi, accusando la donna che gli era stata posta accanto. In que- sto modo egli vorrebbe fuggire dalla sua responsabilità, evi- tando le conseguenze delle sue azioni: appunto come fanno i bambini, quando si accorgono di aver sbagliato, e non sanno come riparare. Questo brano della Bibbia mi ha sempre sorpreso perché tutti, alla fine, ci riconosciamo in Adamo. Noi tutti, infatti, abbiamo l’infantile abitudi- ne di nasconderci, fuggendo dalla nostra responsabilità. Il pensiero della responsabilità, molte volte ci sembra alto ed esigente. Così noi, figli di Adamo. Ma non così Maria, anch’essa figlia di Adamo, eppure tanto lontana da un simile atteggia- mento. Maria non si nascose davanti alla sua responsabi- lità, ma accettò con fermezza la missione che le veniva affi- data. Certo, anche lei aveva le sue paure, ma ebbe il coraggio di dare voce a quelle paure, senza fuggire davanti ad esse. Soprattutto, Maria ebbe il co- raggio di fidarsi più della pro- messa di Dio che delle sue buo- ne intenzioni. Appunto questo coraggio vogliamo domandare per noi, mentre contempliamo la bellezza di Maria. Abbiamo già sperimentato troppe volte quanto sia inutile ed avvilente nasconderci davanti alla no- stra responsabilità. L’Immacolata ci aiuti allora ad uscire dai nostri nascondi- gli, a vincere le nostre paure, imparando la paziente fiducia di chi sa attendere il compier- si della promessa di Dio: di quella promessa che sembra lontana e nascosta, ma che, in realtà, è più vicina e mani- festa di quanto sappiamo im- maginare. Carmelo Petrone A seguito delle assem- blee parrocchiali che si sono tenute recentemente nella città di Agrigento, su inizia- tiva dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale, si è deciso di dare vita all’osservatorio permanente del cittadino. L’organismo, che può con- tare sulla presenza di un gruppo di professioni- sti disponibili a mettere la loro esperienza a servizio della città, sarà integrato dai rappresentanti delle par- rocchie dei diversi quartieri e nei prossimi giorni ver- presentato alla stampa. La sede operativa dell’osserva- torio è stata individuata nella parrocchia della Santa Croce di Villaseta, guidata dallo stes- so direttore dell’Ufficio Dioce- sano di Pastorale Sociale don Mario Sorce, luogo simbolo da dove parte un messaggio che punta ad evitare che vengano ghettizzate le aree periferiche. L’idea nasce dalla consape- volezza che la città è com- posta da diversi quartieri, ciascuno dotato di proprie specificità e identità, oppor- tunità, risorse umane, eco- nomiche e culturali diverse fra loro, ma complementari. Lo spirito dell’iniziativa è quello di evitare che vengano scaricate sugli altri o esclusivamente sugli amministratori le colpe di quello che non va. Salvatore Pezzino continua a pag. 4 L a scorsa settimana avevamo posto, alla fine dell’ar- ticolo di apertura, dedicato al rigassificatore, alcune domande, le abbiamo proposte al sindaco Firetto il quale si è prestato al nostro fuoco di fila, mettendo chiarezza su alcuni punti ma soprattutto spiegando, una volta per tutte, qual è la vocazione del territorio empedoclino. Signor sindaco, dopo la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) del Ministero dell’Ambiente di concerto con quello dei Beni Culturali e la prima seduta positiva della conferenza dei servizi tenutasi a Palermo dinanzi al- l’assessore all’industria Gianni, possiamo considerare la costruzione dell’impianto di rigassificazione una cosa certa? La certezza si avrà solo con la firma della Convenzione con l’amministrazione empe- doclina che definirà le ricadute infrastruttu- rali e compensative per il no- stro territorio territorio. Ciò dispiegherà effetti benefici sul tessuto economico e sociale. Diverse le idee in valutazio- ne, certamente gli interventi di protezione del porto che a Enel serviranno per fare at- traccare le gasiere che avranno un impatto positivo su quella che è l’operatività portuale; è previsto il banchinamento, come altra misura compensa- tiva portuale, per la crocieristi- ca sul molo di ponente ( attua- le banchina amm. Sciangula), questo determinerà di fatto un incremento della capacità di atracco notevolissima per il porto empedoclino; consen- tirà anche attraverso lo spor- gente di ponente di realizzare il porticciolo turistico. Marilisa Della Monica continua a pag. 5 RIGASSIFICATORE Intervista con il sindaco di Porto Empedocle IN EVIDENZA Parte l’Osservatorio permanente del cittadino Non siamo av- vezzi a scrivere su queste pagine di noi, lo faccia- mo solo in oc- casioni speciali o davvero parti- colare e questa è proprio una di quelle. Sono tra- scorsi ben 54 anni dalla stampa della prima copia del nostro settimanale. Anni nei quali L’Amico del Popolo non ha mai smesso di essere la vostra voce, di fare informazione, di porci le do- mande che gli altri mezzi di in- formazione, per svariati motivi, non si pongono o porre i quesiti sui quali altri non si interrogano, e questo, molto spesso ci ha reso protagonisti di critiche ma siamo andati avanti pur sapendo di non essere immuni dalle even- tuali conseguenze che ne sareb- bero scaturite. Ringraziamo tutti quanti voi abbonati, lettori e simpatizzanti ci siete vicini con il vostro so- stegno, ci auguriamo di poter essere con voi per altri 54 anni... se non di più! 54° ANNO DI FONDAZIONE Il nostro settimanale compie gli anni L’Enel il sindaco e noi

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edizione del 7 dicembre 2008

Transcript of L'Amico del Popolo

N. 39 - 07 Dicembre 2008Esce il Venerdì - Euro 1,00

Anno 53

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

6

Dopo 48 anni riapre la chiesa Madre di Villafranca Sicula

Comune: vacche sempre più magre

2di Franco Pullara

Sciacca: Golf Resort tutto pronto o quasi

43

I telamoni 2008

di Giuseppina Mira di Filippo Cardinale di Simona Sanzo

Vita ecclesialeproVinciaculturacitta’ResponsabilitàLa Solennità dell’Immacola-

ta (8 dicembre, data di fonda-zione del nostro settimanale) è una buona occasione per ri-flettere sull’esempio di Maria, prima tra i credenti. All’inter-no del nostro cammino di fede ci sono dei personaggi chiave, tra questi Maria è il modello di ogni cristiano.

Nella festa dell’Immacolata leggeremo, tra i testi che la li-turgia ci proporrà, il racconto della Genesi e la scena in cui Adamo si nasconde tra gli al-beri del giardino per non in-contrare Dio.

Sembra qui di vedere i nostri bambini, che quando l’hanno combinata grossa si nascondo-no ben bene, nella speranza di non essere scoperti dalla mam-ma. Proprio così fa Adamo nel giardino delle origini: prima si nasconde; poi, quando viene scoperto, cerca di difendersi, accusando la donna che gli era stata posta accanto. In que-sto modo egli vorrebbe fuggire dalla sua responsabilità, evi-tando le conseguenze delle sue azioni: appunto come fanno i bambini, quando si accorgono di aver sbagliato, e non sanno come riparare.

Questo brano della Bibbia mi ha sempre sorpreso perché tutti, alla fine, ci riconosciamo in Adamo. Noi tutti, infatti, abbiamo l’infantile abitudi-ne di nasconderci, fuggendo dalla nostra responsabilità. Il pensiero della responsabilità, molte volte ci sembra alto ed esigente.

Così noi, figli di Adamo. Ma non così Maria, anch’essa figlia di Adamo, eppure tanto lontana da un simile atteggia-mento. Maria non si nascose davanti alla sua responsabi-lità, ma accettò con fermezza la missione che le veniva affi-data. Certo, anche lei aveva le sue paure, ma ebbe il coraggio di dare voce a quelle paure, senza fuggire davanti ad esse. Soprattutto, Maria ebbe il co-raggio di fidarsi più della pro-messa di Dio che delle sue buo-ne intenzioni. Appunto questo coraggio vogliamo domandare per noi, mentre contempliamo la bellezza di Maria. Abbiamo già sperimentato troppe volte quanto sia inutile ed avvilente nasconderci davanti alla no-stra responsabilità.

L’Immacolata ci aiuti allora ad uscire dai nostri nascondi-gli, a vincere le nostre paure, imparando la paziente fiducia di chi sa attendere il compier-si della promessa di Dio: di quella promessa che sembra lontana e nascosta, ma che, in realtà, è più vicina e mani-festa di quanto sappiamo im-maginare.

Carmelo Petrone

A seguito delle assem-blee parrocchiali che si sono tenute recentemente nella città di Agrigento, su inizia-tiva dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale, si è deciso di dare vita all’osservatorio permanente del cittadino. L’organismo, che può con-tare sulla presenza di un gruppo di professioni-sti disponibili a mettere la loro esperienza a servizio della città, sarà integrato dai rappresentanti delle par-rocchie dei diversi quartieri e nei prossimi giorni ver-rà presentato alla stampa. La sede operativa dell’osserva-torio è stata individuata nella parrocchia della Santa Croce di Villaseta, guidata dallo stes-so direttore dell’Ufficio Dioce-sano di Pastorale Sociale don Mario Sorce, luogo simbolo da dove parte un messaggio che punta ad evitare che vengano ghettizzate le aree periferiche.

L’idea nasce dalla consape-volezza che la città è com-posta da diversi quartieri, ciascuno dotato di proprie specificità e identità, oppor-tunità, risorse umane, eco-nomiche e culturali diverse fra loro, ma complementari. Lo spirito dell’iniziativa è quello di evitare che vengano scaricate sugli altri o esclusivamente sugli amministratori le colpe di quello che non va.

Salvatore Pezzinocontinua a pag. 4

La scorsa settimana avevamo posto, alla fine dell’ar-ticolo di apertura, dedicato al rigassificatore, alcune

domande, le abbiamo proposte al sindaco Firetto il quale si è prestato al nostro fuoco di fila, mettendo chiarezza su alcuni punti ma soprattutto spiegando, una volta per tutte, qual è la vocazione del territorio empedoclino.

Signor sindaco, dopo la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) del Ministero dell’Ambiente di

concerto con quello dei Beni Culturali e la prima seduta positiva della conferenza dei servizi tenutasi a Palermo dinanzi al-l’assessore all’industria Gianni, possiamo considerare la costruzione dell’impianto di rigassificazione una cosa certa?

La certezza si avrà solo con la firma della Convenzione con l’amministrazione empe-doclina che definirà le ricadute infrastruttu-

rali e compensative per il no-stro territorio territorio. Ciò dispiegherà effetti benefici sul tessuto economico e sociale. Diverse le idee in valutazio-ne, certamente gli interventi di protezione del porto che a Enel serviranno per fare at-traccare le gasiere che avranno un impatto positivo su quella che è l’operatività portuale; è previsto il banchinamento, come altra misura compensa-tiva portuale, per la crocieristi-ca sul molo di ponente ( attua-le banchina amm. Sciangula), questo determinerà di fatto un incremento della capacità di atracco notevolissima per il porto empedoclino; consen-tirà anche attraverso lo spor-gente di ponente di realizzare il porticciolo turistico.

Marilisa Della Monicacontinua a pag. 5

rigassificatore Intervista con il sindaco di Porto Empedocle

◆ in evidenzaParte l’Osservatorio permanente del cittadino

Non siamo av-vezzi a scrivere su queste pagine di noi, lo faccia-mo solo in oc-casioni speciali o davvero parti-colare e questa è proprio una di quelle. Sono tra-scorsi ben 54 anni dalla stampa della prima copia del nostro settimanale.

Anni nei quali L’Amico del Popolo non ha mai smesso di essere la vostra voce, di fare informazione, di porci le do-mande che gli altri mezzi di in-formazione, per svariati motivi,

non si pongono o porre i quesiti sui quali altri non si interrogano, e questo, molto spesso ci ha reso protagonisti di critiche ma siamo

andati avanti pur sapendo di non essere immuni dalle even-tuali conseguenze che ne sareb-bero scaturite.

Ringraziamo tutti quanti voi abbonati, lettori e simpatizzanti ci siete vicini con il vostro so-stegno, ci auguriamo di poter essere con voi per altri 54 anni... se non di più!

◆ 54° annO di fOndaziOneil nostro settimanale compie gli anni

l’enel il sindaco e noi

� L’Amico del Popolo7 Dicembre 2008Città

palazzo di cittÁ indetta gara fornitura arredi

É stata indetta la gara, mediante procedura aperta, per la fornitura di arredi scolastici per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado ed arredi per la Biblioteca co-munale “Franco La Rocca” ed il Museo civico di Santo Spirito. L’importo della fornitura è di euro 56.569.00 oltre IVA e costo della sicurez-za fissato in 200 euro. Le ditte interessate po-tranno inviare le loro offerte entro le ore 9.00 del 15 gennaio 2009, il relativo bando di gara è pubblicato all’Albo pretorio del Comune e, unitamente agli allegati, sul sito del comune di Agrigento www.comune.agrigento.it. alla voce “bandi e gare.”Inoltre è possibile ritirare tali documenti presso l’Ufficio comunale della Pubblica istruzione sito in via Atenea, 250. Per ulteriori informazioni è disponibile anche il numero telefonico 0922/590446.

associazionismo Un contributo per un sorriso

L’Associazione Siciliana Leucemia onlus or-ganizza la XVI edizione di “Un contributo per un sorriso”, per la raccolta di fondi destinati agli ammalati siciliani affetti da leucemia e tumori e al miglioramento delle condizioni dei repar-ti di onco-ematologia degli ospedali regionali con l’acquisto di materiale sanitario. Anche quest’anno ad Agrigento sarà presente uno stand a Porta di ponte domenica 7 dicembre e per chi darà un contributo di 10 euro sarà con-segnato un BABBO NATALE di cioccolato di gr.500 con sorpresa. Per maggiori informazioni è possibile contattare il dott. Luigi Di Rosa, re-ferente dell’Associazione siciliana leucemia di Agrigento, all’indirizzo email: [email protected]; oppure l’A.S.D. Pallacanestro ‘80, che da anni organizza la manifestazione ad Agrigento, visitando il sito web: www.pallacanestro80.it.

edilizia scolastica il Ginnasio si trasferisce

Nei giorni scorsi una circolare interna ha av-visato le 14 classi del Ginnasio Empedocle che, durante le vacanze natalizie, verrà effettuato il trasferimento della scuola presso i locali della media Garibaldi in via Diodoro Siculo. Dopo tanta attesa, caratterizzata da rinvii, i giovani del ginnasio tornano nel centro città, dopo al-cuni anni trascorsi “ospiti” presso un’altra strut-tura scolastica in contrada Calcarelle.

cUltUra convegno internazionale

Dal 5 all’8 dicembre al Palacongressi di Agri-gento si svolgeranno i lavori del 45° Convegno internazionale di studi pirandelliani “Attualità di Pirandello”. All’iniziativa parteciperanno gruppi di lavoro di 32 province italiane e per-sonalità accademiche e studiosi provenienti dall’Italia e dal mondo. La cerimonia di inau-gurazione è stata fissata per le 9,00 di giorno 5 mentre la premiazione conclusiva si terrà alle 18,00 di giorno 8 dicembre.

visite la duchessa di russia in città

Maria Vladimirovna Romanov duchessa di Russia sarà in visita in Sicilia dall’8 al 13 di-cembre, in occasione della commemorazione del primo centenario del tragico terremoto che distrusse Messina. La Contessa visiterà la Val-le dei Templi, il museo archeologico e la Cat-tedrale. Non mancheranno inoltre gli incontri istituzionali con il sindaco ed il presidemte del-la provincia.

In Breve

la Settimana di Eugenio Cairone

Vacche sempre più magre?palazzo di cittÁ� il consiglio accantona il punto che prevede la riduzione del gettone di presenza

Bravo, presidente“Bravo, bravo…”. Parafrasando il sarcastico complimento che

si scambiano le protagoniste di un noto sketch tv, mi viene da complimentarmi alla stessa maniera con un tizio che, fino a ieri per me, e forse per moltissimi altri, era un semplice sconosciu-to. Il suo nome non dice nulla ma il suo ruolo è importantissimo perchè si tratta del presidente del Tribunale di Ragusa, Michele Duchi. Ebbene, per il magistrato il crocefisso appeso alle pareti delle aule di giustizia, non ci sta proprio.

“Perché la giustizia – secondo lui - deve essere amministrata in modo laico, e non sarebbe rispettoso della Costituzione am-ministrarla con appeso alle pareti un simbolo religioso che po-trebbe essere discriminatorio nei confronti di chi osserva un altro credo”. Ci risiamo, insomma. Era da tempo che non si ritornava sull’argomento facendo contenti coloro che la pensano come il dott. Duchi mortificando, e sarebbe l’ora di finirla, tutti gli altri che sicuramente rappresentano la stragrande maggioranza. Ma questo, sembra non interessare. Duchi, non è certo il primo a di-mostrarlo e di sicuro non sarà l’ultimo.

“Qui a Ragusa – ha detto il presidente del Tribunale – non ci sono mai stati problemi per la mancanza del crocefisso nelle aule di giustizia”. Davvero bravo, presidente.

Continuare nel disagioIl sito “Agrigentonotizie.it” pubblica una lettera di Nino Spoto,

consigliere provinciale di Rifondazione comunista, su gli abusi e soprusi nella provincia pirandelliana. L’autore accusa il presidente della provincia D’Orsi che a tutti i costi l’aeroporto ad Agrigento lo vuole. Per il consigliere, invece, la Provincia deve smetterla di andare dietro agli appetiti di chi intende fare affari in barba agli interessi della collettività. Ma non è la collettività, nel nostro caso quella agrigentina, ad avere bisogno anche di un aeroporto? O si fa finta di niente essendo molto più comodo cosi? Piace, forse, al consigliere Spoto continuare a recarsi negli aeroporti di Palermo o Catania sobbarcandosi il disagio? Certo, ognuno è libero di pensare quello che vuole ma deve fermarsi la dove inizia il diritto degli altri ad avere assicurati i servizi negati da sempre. Questo si che è stato un abuso e un sopruso nella provincia pirandelliana.

insieme per migliorareagrigento città delle emergenze

La casta non vuole rinunciare ai propri privilegi. E lo fa senza lasciarsi emotiva-

mente coinvolgere dall’aumento vertiginoso della povertà. I cittadini, dal canto loro, rico-noscono solennemente il fallimento della de-mocrazia nel nostro territorio. I più lo fanno in silenzio, in pochi rumorosamente. Sono problemi vecchi che con l’approssimarsi del-le festività natalizie si ingrandiscono nell’ani-mo della gente.

Non ci sono soldi. Spremuti dall’eccessi-vo costo dei servizi e dalla continua perdita del potere di acquisto del denaro il prossimo sarà un Natale triste per molte famiglie. Lo sarà per le famiglie abituate al tradizionale incontro con i figli che lavorano lontano e che non torneranno per la grave crisi econo-mica e lo sarà per la stragrande maggioranza alle prese con la terza e seconda settimana del mese.

Cosa fa, intanto, la casta? Accantona il

punto che preve-de la riduzione del gettone di presen-za, imposto dalla Finanziaria. Pren-de posizione per trovarsi tra i pri-mi nella corsa ad un’ipotetica nuova composizione della squadra assessoria-le di Zambuto.

Il Consorzio Tre Sorgenti chiede l’annullamento del provvedimento del-l’Agenzia regionale delle acque con cui l’ingegnere Ignazio Puccio è stato nominato Commissario ad acta per lo scioglimento del consorzio. Sono

pochi i Comu-ni che possono vantarsi di non sfondare il tet-to previsto del f inanz i amento per le adunanze consiliari e per le commissio-ni. In pratica, si sta continuando a mungere una mucca che non sta in piedi per sua debolezza. Inquietante non è tanto il silenzio della gente che spesso è dignito-so, ma quello dei partiti politici che piuttosto di spin-gere verso i tagli della spesa pub-blica non hanno

né lacrime né sorrisi. Sollecitati dalla Chiesa i cittadini hanno preso parola nelle assem-blee. Hanno gridato tutto il loro disappunto e malessere. Certamente, le soluzioni non sono a portata di mano, ma ci si aspettava un atteggiamento diverso da parte dei politi-ci più propenso a condividere l’austerità del momento.

Non è stato così, malgrado molte sono le cose che devono farsi perdonare. Dopo tren-ta anni il Consiglio comunale ha deliberato il nuovo Piano regolatore generale che do-vrebbe rilanciare la povera economia locale. Sono trascorsi due anni e lo strumento ur-banistico è ancora a Palermo per la sua defi-nitiva approvazione. In questi due anni e in tutte le occasioni il sindaco ha annunciato che il Prg era dietro la porta.

I lavoratori e le imprese del settore edile aspettano e l’attesa è drammatica, come può esserla per chi ha delle scadenze da rispetta-re e una famiglia da sfamare.

Mentre, alla politica è sufficiente annun-ciare che sarà tre volte Natale e festa tutti i giorni. E tra una promessa e l’altra si tira a campare con la gente schiava del proprio bi-sogno.

Franco Pullara

Era il 30 ottobre 1960. Il quartiere marina di Licata era in festa: la musica cittadina, la folla di fedeli e il sole splendente davano, in quella do-menica, una tonalità di festa singolare. In Chiesa Madre stavo per essere consacrato sacerdote.

Ero tutto preso della scelta sincera e generosa, che stavo per fare, quella di far amare Iddio, mio amore, ai fratelli e quella di servirli. Tutto mi aiu-tava a concentrarmi: le luci, il suono, i canti, i miei confratelli di Congregazione, che mi facevano co-rona, e i sacerdoti del mio paese, che mi avevano seguito e visto crescere. Tutto andò bene. Quan-do il vescovo consacrante, mons. Giovan Battista Peruzzo, salì sulla cattedra per tenere l’omelia, ebbi un sussulto. Non era più aitante, giovanile, ma vecchio, magro, provato dalla malattia, ma ancora con una voce tonante. Era la vigilia di una competizione elettorale comunale. Ricordo che,

rivolgendosi alle donne, disse: «Mettetevi voi in lista, voi che bene amministrate le vostre fami-glie, visto che i nostri uomini non l’hanno saputo fare». Era amareggiato e stanco.

Con i miei venticinque anni ero a disagio, ve-nivo da una formazione blindata, vissuta con il programma: “Solo Dio e lo studio”. Ora posso dire che quel discorso mi lasciò pensoso e con il passare degli anni divenne quasi un programma.

Con questo decimo articolo chiudo la serie di ”Agrigento città di emergenze”.

Certo, le emergenze sottolineate non sono le uniche, ve ne sono ben altre come quella della giustizia. Per uscire da questo contesto di degra-do sociale e morale è necessario riappropriarci della nostra dignità, quella di uomini liberi.

Bisogna ritornare a fare comunione, carat-teristica della nostra antica gente. La Chiesa, la

Famiglia, la Civitas con le iniziali maiuscole erano il nostro vanto.

Le chiese straripanti di

fedeli ci facevano sentire una cosa sola, o meglio un solo corpo.

La sacralità della famiglia con la sua chiusura all’esterno creava moralità, rispetto, impegno sociale, lavoro, e con la sua apertura all’esterno faceva solidarietà, benché vivesse da sempre tra gioie e dolori.

La civitas ci educava al rispetto delle cose, che appartengono a tutti. Tenevamo che la nostra cit-tà fosse bella, accogliente, mentre i servizi erano dati con un vero senso cristiano.

Questa voglia di ricordare il passato non è un sentirsi staccato dal presente, ma ha tutta la voglia di riempire i vuoti, che l’individualismo esaspera-to ha creato, con quelle virtù che erano l’anima e la vita di ogni comunità, che vuole assumere que-sto nome.Il chiudersi, anche se abbiamo tanto sapere, è povertà. Invece incontrarsi, comunica-re, lavorare insieme per confrontarci è ricchezza, è crescita. Quanto desidero che la nostra amata Città risorga!

Giuseppe Russola voglia di cultura

Che i tempi siano cambiati? Sembrerebbe di si almeno per le tante proposte cul-turali che in questo ultimo periodo vedono la nostra città protagonista. Dalla mostra sulla Cattedrale ai molteplici appuntamen-ti del Museo regionale S. Nicola, dalla stagione teatra-le del Pirandello o del tea-tro della Posta Vecchia alle presentazioni delle ultime novità editoriali della libre-ria Capalunga. Speriamo che questo rilancio culturale non sia solo di facciata o di una piccola parte elitaria della città ma coinvolga ed interessi tutti indistintamen-te soprattutto i giovani.

sale

scendei vigili Urbani

Segnalazione di una nostra lettrice. “Alcuni giorni fa, in seguito alle cattive con-dizioni metereologiche, lo specchio per la visuale della strada collocato all’imbocco della strada privata nella quale è ubicata la mia abi-tazione si è rotto. Mi sono rivolta per ben tre volte all’ufficio competente della Polizia Municipale, e nell’ul-tima telefonata mi è stato detto che mi dovevo rivol-gere per ottenere il nuovo specchio all’assessore al ramo. Adesso mi chiedo e vi chiedo ma anche per un semplice specchio si deve avere l’amico che provve-de?”

Chi ha fatto sparire le panchine?La foto che vedete qui in alto è stata scattata in Piazza Bibbirria. Sul marciapiede dove sono parcheggiate delle auto, un pò di tempo fà,

erano state posizionate delle panchine in cemento armato sulle quali gli anziani del quartiere, ma anche le mamme con i bambini sedevano in at-tesa dell’autobus. Ci chiediamo da chi sono state rimosse ma soprattutto per quale motivo?

foto Tornatore

Cultura �L’Amico del Popolo7 Dicembre 2008

Paolo si mette in discussioneRiprendiamo il discorso su S. Paolo esattamente dove

lo avevamo interrotto per dare spazio al numero speciale dedicato alla riapertura della nostra Cattedrale. Riflet-tendo sull’incontro dell’apostolo all’aeropogo di Atene abbiamo evidenziato il coraggio intelligente nell’affron-tare la prima esperienza di inculturazione della fede co-niugando in un binomio inscindibile la ricchezza cultu-rale di un popolo con il tesoro della fede. Se il confronto di Paolo con gli stoici e gli epicurei del tempo ci lascia questo insegnamento (sempre attuale nella storia della Chiesa, da S. Tommaso al progetto culturale orientato in senso cristiano) ci offre, anche, l’opportunità per ribadire cosa accade dopo quell’episodio. Il testo degli Atti si limi-ta a dire che Paolo da Atene si sposta a Berea e, in segui-to, a Corinto dove si ferma circa un anno e mezzo. Non abbiamo notizie di una comunità cristiana ateniese né di una lettera dell’apostolo indirizzata a quella città (cosa che invece accadrà per quasi tutti i territori visitati da Paolo). È stato dunque un fallimento? È forse sbagliato tirare in ballo la cultura quando si annuncia il Vangelo? Prestando attenzione a ciò che ci dicono i testi (gli Atti e le lettere) dobbiamo ricavare una conclusione attenta; più che di un fallimento sarebbe opportuno parlare di una prima verifica che l’apostolo delle genti sente il biso-gno di fare. In altri contesti userà un’espressione che ben si presta per spiegare quanto accade: ‘mi fermai per evi-tare di correre o di aver corso invano’. Ecco, Paolo sente il bisogno di fermarsi per evitare di incappare in esperien-ze infruttuose; si mette in discussione, interroga se stesso e la metodologia usata per capire cosa non ha funzio-nato, perché – se l’intuizione era buona – i risultati non sono arrivati. In questo modo ricorda ai cristiani di ogni tempo che, vero segno di grandezza e di maturità non è andare avanti ad ogni costo ma saper sostare per vedere se le intuizioni si legano alla storia e alla ricca trama di Dio oppure sono espressioni di sterile orgoglio perso-nale. Ebbene, da quella verifica Paolo capisce che il suo coraggioso tentativo di incrociare la cultura del tempo mancava del vero scalpello in grado di incidere e creare capolavori: Cristo morto e risorto! Rileggendo attenta-mente il testo di Atti ci accorgiamo che si dicono tante cose belle, valide e colte ma ci si dimentica di Colui che fa la differenza. Per usare le stesse parole di Paolo, non è la sapienza di parola che incide e cambia i cuori ma è l’incontro con la Parola della Croce che tutto rinnova e ricrea. Infatti, quando Paolo arriverà a Corinto dirà subi-to che l’unica cosa che egli sa è ‘Cristo e questi Crocifis-so’, forse per alcuni pazzie e debolezza ma per chi crede sapienza e potenza di Dio. Questo non annulla affatto la necessità di una debita formazione culturale ma impone – semmai – che questa si coniughi con l’Evento del Gol-gota poiché l’annuncio del Vangelo non è vuota dottrina ma relazione con chi rende autentico ogni sapere. Gio-vanni Paolo II ha sintetizzato l’intreccio fra fede e cultura (tema tanto vasto quanto affascinante) con l’immagine riportata all’inizio della lettera enciclica Fides et ratio: la fede e la ragione sono come le due ali di cui abbiamo bi-sogno per librare il volo verso il Cielo. É esattamente ciò che Paolo farà da qui in avanti mostrando un annuncio attento alle categorie culturali del tempo e impregnato della Divina Sapienza. Per la nostra Chiesa chiamata a vivere l’anno dell’ascolto la sosta di Paolo dopo Atene è quanto mai interessante. Il nostro fermarci per ascoltare vuole essere espressione di saggezza per rivedere il cam-mino fatto, per focalizzare l’attenzione sulle tante orme di bene e per capire intelligentemente cosa modificare perché a tutti giunga la Parola forte della Croce con il suo carico di speranza e di salvezza.

Un anno con Paoloa cura di Baldo ReinaI Telamoni 2008

PremIo� Conclusa la XXXII edizione

Si è conclusa la XXXII edi-zione del Premio Interna-

zionale Telamone. Ideatore e organizzatore Paolo Cilona che, tramite tale premio, si prefig-ge di tracciare il solcato di un assetto razionale della società, per farla pervenire al traguardo della humanitas e dello jus e, dunque, al rispetto dell’uomo e delle leggi. Egli invita ad essere esemplari nelle iniziative di rin-novamento che sono serbatoio di risorse scientifiche, umane, economiche, artistiche, cultura-

li della società. La Rassegna ha avuto inizio

lo scorso 14 novembre, con la presentazione del libro di Car-melo Sciascia Cannizzaro sul giudice Antonio Saetta, il primo giudice giudicante ucciso dalla mafia insieme al figlio Stefano, presso il Circolo Empedocleo di Agrigento.

Il 21 novembre si è avuta l’inaugurazione della XV mo-stra internazionale di pittura “I Colori della Pace” ospitata, anche quest’anno, presso il ca-stello “Chiaramonte” di Favara dove ha avuto luogo anche la presentazione del libro di Nino Giordano “Giuseppe Cordaro missionario”.

La manifestazione pittorica, curata dal direttore artistico Carlo Rigano, è stata arricchita dalla partecipazione numero-

sa di artisti ed ha incrementato il nostro territorio di valide iniziative artistiche e cultu-rali.

Il 29 novembre, presso il Museo Regionale Ar-cheologico di Agrigento, ha avuto luogo la suggestiva ceri-monia di consegna dei premi ai “Grandi della Sicilia”, aperta-si con la lettura delle poesie di Giuseppina Mira e di Gerlando Cilona, dedicate ai “Telamoni”., la cui direzione artistica è stata curata da Enzo Alessi.

Nell corso della serata si sono susseguite le esecuzioni al pia-noforte del maestro Edoardo Savatteri, e quelle canore del coro dell’Associazione Filar-monica S. Cecilia di Agrigento,

di Simona Collura, di Barbara Cappucci ed un balletto di dan-za classica diretto da Simona Attanasio.

Insigniti del premio sono stati: Benedetto Allotta, l’Asso-ciazione Filarmonica S. Ceci-lia, Natale Caronia, Vincenzo Correnti, Giuseppe Costa, Vin-cenzo Di Bartolo Zuccarello, Rossana Giacalone Caleca, Al-fonso Maurizio Iacono, An-tonello Montante, Giovanni Pitruzzella, Carmelo Sciascia Cannizzaro, Greg Wyatt.

Due targhe speciali sono sta-te consegnate a Nicolò Gallo ed a Simona Collura. Il Premio In-ternazionale “Telamone per la Pace” è stato conferito al Rotary Foundation. Il presidente Paolo Cilona ha detto che “I premiati sono Telamoni che sanno con-frontarsi in prima persona con i problemi e le tematiche del nuovo Millennio. Sono Telamo-ni che sanno costruire “la città umana” in cui ogni persona è tale in virtù di quella dignità che protegge dagli assalti delle tempeste sociali. Alle ore 20,00 nel sagrato della chiesa San Ni-cola si è acceso il tripode della pace, invitando alla solidarietà per costruire un futuro di luce.

Giuseppina Mira

CrIsTIna sICCardI Edizioni Paoline €24,00 pagg 432

Paolo VI, il Papa della luceDi Paolo VI

(Giovanni Battista Montini, Conce-sio-Brescia 1897 - Roma 1978), l’in-faticabile innamo-rato di Cristo e della sua Chiesa, per la

prima volta, se ne tratteggia qui la figura nella sua interezza: formazione, personalità, psico-logia, sentimenti; e se ne analizza l’impronta nella Chiesa, prima come sacerdote (1920), poi come arcivescovo di Milano (1954) e cardinale (1958); infine, come papa (dal 21 giugno 1963). Vengono ripercorsi i suoi ruoli nella Chiesa di Pio XII, nella diocesi ambrosiana, e nella Chiesa del concilio Vaticano II e del postconcilio e anche la sua posizione nella politica italiana, sfa-tando, attraverso documenti, alcune distorsioni su di lui (come l’immagine del vescovo e del papa di «sinistra», il papa indecisionista e quant’al-

tro: effetti di una precisa strumentalizzazione). La politica gli era familiare: il giovane Gio-vanni Battista per anni aveva visto in casa la presenza, fra gli altri, di Alcide De Ga-speri, perché il padre era stato membro at-tivo del Partito popolare italiano a Brescia. Personalità complessa e dall’alto profilo intel-lettuale e spirituale, nobile d’animo e di por-tamento, intellettuale raffinato costantemente proiettato nel divino ma fermamente poggiato in terra a favore dell’umanità, Paolo VI divie-ne una figura scomoda (troppo colto e trop-po profondo) e persino impopolare per le sue scelte (Humanae vitae): come Mosè, rimane il papa-profeta che ha indicato alla Chiesa e al mondo le vie da percorrere per la salvezza. Si annotano di lui diversi primati: ad esempio, i primi viaggi nei 5 continenti; in Terrasanta; la Via Crucis all’Anfiteatro Flavio; la promozione della Giornata Mondiale della pace; il dialogo ecumenico.

appunti L’Aics di Agrigento con il

patrocinio dell’assessorato regionale ai Beni culturali e del comune di S. Marghe-rita Belice ha allestito pres-so palazzo Filangeri Cutò un’esposizione intitolata “La Sicilia tra Garibaldi ed il Gattopardo”. In mostra alcuni reperti e cimeli del periodo garibaldino.

Per la rassegna Agrigen-to in arte - Vetrina di artisti agrigentini, presso il Mona-stero di S. Spirito è possibile visitare la mostra di pittura astratta di Gaetano gallo Carrabba “Athanor - Tra-smutazioni d’arte fra colore ed materia - Pitture, scultu-re, grafiche e alchimie.

Pao�lo� CIlo�na 450 profili di agrigentini

La storia e le storieGiovedì 11

dicembre p.v. alle ore 17.00 nella “Sala Tangheroni” della Bibliote-

ca Museo “Luigi Pirandello” di Agrigento via Imera, 50 sarà presentato il libro di Pao-lo Cilona “Agrigento - La Storia e le Storie”. L’opera, con la prefazione del Sindaco Marco Zambuto, del Presidente del Consorzio Uni-versitario della provincia di Agrigento prof. Bartolomeo Romano e del dirigente scolasti-co prof. Francesco Curaba, riguarda la vita e le opere di ben 450 personaggi che sono nati nella terra di Akragas, Agrigentum, Kerkent, Gergent, Girgenti, Agrigento. Il libro elenca molti personaggi che pur non avendo avuto i natali, hanno soggiornato e vissuto nella no-stra Città per molto tempo e di altri ancora che hanno lasciato tracce della loro presenza

operativa e creativa nella terra di Agrigento. Il libro comincia con il grande Acrone e fini-sce con il poeta e scrittore Alfonso Zaccaria. Il volume contiene centinaia di foto che si ri-feriscono ai vari personaggi. Sono profili bio-grafici di: scienziati, alti prelati, vescovi, sa-cerdoti, docenti universitari, funzionari dello Stato, condottieri, insigni avvocati, ingegneri, poeti, scrittori, pittori, magistrati, politici, ministri, alti ufficiali dell’esercito, della ma-rina e dell’aeronautica, sindaci, consiglieri comunali, giornalisti, garibaldini, musicisti, banchieri. Il libro, infine, riporta profili uma-ni e culturali di donne agrigentine come: Da-mareta, Marchisia Prefoglio, Rosina Vadalà, Epifania Zirafa, Suor Crocifissa Tomasi di Lampedusa, Maddalena Zaccaria, Marghe-rita Cottalorda, Giuseppina Guaia, Rosetta Romano, Rosaria D’Alcantara, Antonietta Gaglio, Letizia Gaglio, Giuliana Finazzi Agrò e di tante altre magnifiche figure femminili.

empedocles di Wyattmuseo� arCheo�lo�gICo� presentato il Catalogo della mostra

È stato presentato martedì 2 dicembre, presso la sala conferenze del Museo Archeologico di Agrigento, il catalogo “Greg Wyatt Em-pedocles- le sculture” che raccoglie i pezzi della mostra antologica, sistemata tra il giardino e le sale espositive del Museo Archeologi-co, che può essere ancora visitata fino al 10 dicembre.

In tutto 43 sculture di bronzo, di cui dieci dedicate al filosofo Empedocle. Greg Wyatt, 59 anni, americano di New York, pro-fessore universitario, da anni innamorato della città dei Templi, ha voluto omaggiare la città anche con una grande donazione di opere, da lui stesso realizzate nel suo atelier americano e che rap-presentano il suo studio del pensiero empedocleo e non solo, fra le quali la ‘Bathsheba’ .

Il catalogo oltre alle presentazioni di “rito” dell’Assessorato Beni Culturali Regionali, contiene i contributi di Maurizio Iacono, pre-side della Facoltà di Filosofia di Pisa, e del Direttore del Museo, Giuseppe Castellana. Le foto sono di Angelo Pitrone. Greg Wyatt, ha avuto parole di apprezzamento per l’intero evento e si intratte-

nuto, come un professore fa con i suoi alunni, con i presenti rispondendo alle domande che veniva-no poste. Il vice sindaco di Agrigento, Massimo Muglia, per ricambiare i doni delle sculture fatti da Wyatt al Museo, ha “of-ferto” allo scultore americano una piazza della Città perché possa essere abbellita dallo stesso con qualche sua opera.

Al termine della presentazione, i numerosi presenti, hanno se-guito il concerto sinfonico dell’Orchestra Filarmonica di Palermo diretta dal Maestro Onofrio Caludio Gallina. «Agrigento è diventa un po’ casa mia - ha detto Wyatt al termine delle serata - ritorne-rò spesso per ritrovare le mie “creature”».

LdP

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� L’Amico del Popolo7 Dicembre 2008Provincia

Ribera: due iniziative di solidarità

Sciacca Mortosullavoro

Un morto sul lavoro, a Sciacca, nel cantiere aperto per la realizzazione della nuova rete fognaria. L’operaio si chiamava Accursio La Bella, 35 anni, saccense, sposato e padre di due bambini (uno di 6 anni e l’altro di 3 mesi). L’uomo si trovava in una buca, in contrada Stazzone, in-tento a collegare dei tubi, quando un lastrone di asfalto si è staccato dalla strada franandogli addosso.

Provinciaregionale accordoconl’Unacpervigilanzaambientale

La Provincia Regionale e l’associazione di volontariato e protezione civile Unione Nazionale Arma Carabinieri hanno avviato un rapporto di collaborazione per la vigi-lanza ambientale e la protezione civile. L’accordo prevede che i volontari affianchino il corpo di Polizia Provinciale nel servizio di vigilanza e in occasione di emergenze che richiedano l’intervento di specialisti nel campo della pro-tezione civile..

PalaZZoDigiUSTiZia l’allarmedelprocuratore

La carenza di magistrati potrebbe mettere a rischio un esito positivo delle prossime operazioni. «Il condizionale non è d’obbligo ma è una realtà - ha spiegato il Procu-ratore della Repubblica di Agrigento, Renato Di Natali - perchè già la Procura di Agrigento soffriva della man-canza di due magistrati dell’organico complessivo viene a perdere un’altra unità. Da qui a poco prevedo che altri magistrati andranno via e non veranno rimpiazzati dagli uditori perchè la legge Mastella impedisce che gli uditori vadano in Procura e da qui a poco l’organico sarà ancora più carente e sarà difficile far fronte alla criminalità co-mune e non che esiste nel territorio agrigentino».

caMaSTrainchiestasuirregolaritàelettorali

Indagine della Prefettura con la collaborazione dei Cara-binieri sulle irregolarità nelle operazioni di voto verificatesi a Camastra nell’ultima consultazione elettorale del 15 e 16 giugno 2008. È quanto ha disposto il TAR di Palermo a seguito di 2 ricorsi presentati dall’ex sindaco Cascià nei confronti dell’attuale sindaco Prato che aveva superato di soli 14 voti l’avversario. Sembra che in una delle tre sezioni elettorali si siano addirittura chiuse le porte a chiave e che sia stato impedito l’accesso persino ai rappresentanti della lista che sosteneva Cascià e che per questo si erano creati dei trambusti che hanno richiesto il pronto intervento di rinforzi da parte dei Carabinieri di Licata.

SicUliana Pattotraenti

Siglato un Patto di Legalità che si propone la creazio-ne di una rete tra enti pubblici, rappresentanze sociali ed economiche, istituzioni religiose ed associazioni. L’ ini-ziativa è stata intrapresa dal comune di Siculiana insieme al dipartimento di scienze sociali dell’Università di Paler-mo. Tra le iniziative previste nel Patto, si inseriscono , tra le altre cose, l’apertura nella Sede comunale siculianese di uno sportello di assistenza alle vittime del racket e del-l’usura, la stipula di un successivo protocollo di intesa con gli imprenditori locali per la lotta alle infiltrazioni della criminalità nella gestione degli appalti pubblici.

viabiliTa’roccaS.DanieleeSS640

Si avvicina sempre più la data di riapertura del viadot-to Rocca Daniele, sito lungo la SS 640, Agrigento - Calta-nissetta, chiuso da 13 mesi per lavori di ristrutturazione. Entro la fine di questa settimana la viabilità dovrebbe es-sere ripristinata, con tanto sollievo per gli automobilisti costretti a percorrere la lunga e pericolosa deviazione che costeggia il territorio di Favara. Ed intanto slitta la posa delle prima pietra dei lavori per il raddoppio della strada statale Agrigento - Caltanissetta, l’evento atteso da decen-ni, in un primi momento previsto per la fine dell’anno, av-verrà tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.

Brevi provinciaTutto pronto... o quasi!La sfida di sir Rocco Forte

adesso riguarda la data di apertura del Golf resort. Riu-scirà nell’intento di aprire il prossimo 29 maggio?

Per quanto riguarda la strut-tura golfistica-turistica non ci sono problemi o ostacoli.

Tutto è pronto, dai campi da golf alle strutture ricettive, dai centri congressi al centro di benessere. L’unica incognita riguarda, e non è da poco, i la-vori sulla costa a carico di Invi-talia, ex Sviluppo Italia. Lavori che già sarebbero dovuti essere completati, e che, invece, de-vono ancora essere appaltati. Si tratta di lavori di consolida-mento della falesia, della mes-sa in sicurezza della Torre del Verdura, del rinascimento della spiaggia, di barriere sommerse per evitare il fenomeno della erosione della costa per un im-porto di spesa di 2,9 milioni di euro, calcolati nel 2003 e che oggi, a distanza di 5 anni, risul-tano insufficienti.

Lavori che dovevano essere

iniziati da qualche anno, certamente prima del com-pletamento dei campi da golf, infatti, adesso posso-no essere effettuati solo via mare, tramite chiatte e im-barcazioni speciali.

Il ritardo, come al solito, è imputabile alla burocra-zia, che in Sicilia viaggia con una velocità molto infe-riore rispetto a quella della lumaca.

Invitalia deve ancora ban-dire la gara d’appalto, cosa che potrebbe essere esple-tata verso febbraio. L’Agen-zia statale afferma che entro aprile i lavori saranno pronti, ma conti ragionevoli, fatti an-che dalla società di ingegneria che cura il progetto, dicono il contrario.

A gennaio, invece, ammesso che si possa aprire la struttu-ra per i tempi desiderati da sir Rocco Forte, dovrebbero ini-ziare le selezioni del persona-le. Qui la corsa è come quella all’oro. Un elemento è certo: il

gruppo inglese sarà rigorosis-simo nella scelta, nella quale conta, più che l’amicizia con il parlamentare, l’effettiva prepa-razione ed il sapere parlare cor-rentemente la lingua inglese.

Il gruppo alberghiero ha un’immagine di eccellenza, anche nei prezzi che pratica. Lo standard dei servizi offerti è conosciuto in tutto il mon-do ed è costante in tutte le sue

strutture sparse per l’Europa, la Tunisia, gli Emirati Arabi, l’Egitto.

A regime la struttura impie-gherà 330 unità lavorative.

Una bella occasione per un territorio che si conferma sem-pre più nel concretizzare inve-stimenti in linea con la voca-zione stessa del territorio.

Filippo Cardinale

Sciacca Golf Resort Rocco Forte

Rubrica a cura dell’Avv. Adele Falcetta

L’ANGOLO DEL CONSUMATORE

Mi sono rivolta ad un centro estetico per sottopor-mi a dei trattamenti, ma ho esercitato subito recesso dal contratto. Ora il centro pretende che paghi l’intero importo previsto (più di duemila euro). Per la verità, il contratto prevedeva questa clausola, ma mi chiedo se sia legittimo richiedere addirittura il prezzo per inte-ro. (A.L., Agrigento)

É priva di efficacia la clausola contrattuale con la qua-le un istituto di bellezza prevede il pagamento dell’intero importo del trattamento, anche quando il cliente presenta una disdetta immediata del contratto. Così si è espresso, in una sua sentenza, il Tribunale di Bolzano. Alcune si-gnore avevano sottoscritto un contratto con un istituto

di bellezza, dopo la firma del contratto, le consumatrici avevano dato una disdetta immediata, ma in base a una clausola contenuta nello stesso contratto avevano ricevu-to un’intimazione di pagamento per l’intero importo del trattamento non usufruito, pari a tremila euro. Il Tribuna-le di Bolzano ha però ritenuto che questa clausola fosse in contrasto con l’articolo 1469/bis del Codice civile. In par-ticolare, la clausola è stata dichiarata vessatoria, sia per-ché determina un evidente squilibrio di obblighi a sfavore del consumatore, sia perché l’entità del danno sopportato dall’istituto di bellezza a causa del recesso del cliente deve essere provato, e non è giustificabile che avvenga auto-maticamente la richiesta dell’intero prezzo previsto per il trattamento.

Per ulteriori chiarimenti o per informazioni rivolgersi a:Avv. Adele Falcetta, via S. Francesco n. 15 - 92100 Agrigentoe-mail: [email protected] - tel./fax 0922 556222 - Cell. 338 3971821

L’osservatorio vuole dun-que essere un’occasione per valorizzare il patrimonio sociale locale e la sua eredi-tà immateriale; un’occasione per favorire la ricostruzione del senso di appartenenza al territorio in cui si vive e si opera; un’occasione per stimolare la discussione e per ripristinare la ricostru-zione della comunicazione tra i gruppi sociali; un’op-portunità per pensare alla mediazione dei conflitti esistenti ed al superamen-to della visione esclusiva degli interessi di parte per arrivare alla determinazio-ne di un interesse comune. Un’iniziativa che vuole rappresentare un modello di cittadinanza attiva che, senza by-passare gli orga-ni democraticamente eletti e deputati a rappresentare gli interessi della comuni-tà, intende migliorare i cir-cuiti della comunicazione tra i soggetti protagonisti

del territorio e a trovare condivise strategie di svi-luppo. Il coinvolgimento delle parrocchie consente non solo di guardare alla soluzione dei problemi con un’attenzione maggiore rispetto alla questione an-tropologica, ma anche di adottare una forma nuova di democrazia partecipativa che può essere funziona-le a sviluppare la coesione sociale, la cultura della le-galità, il valore della soli-darietà, la definizione di un’identità che renda rico-noscibile la città attraver-so l’intero tessuto urbano. In questa direzione dal-la Chiesa locale arriva un contributo di stile, fatto di dialogo, di mitezza, di fidu-cia nella ragione, di sobrie-tà, che non sono elementi accessori, ma che fanno la qualità della vita di una co-munità.

Salvatore Pezzino

Due belle iniziative di solidarietà si sono tenute, nei giorni scorsi, a Ribera. Il 30 novembre scorso, presso la chiesa di san Nicola, guidata da don Luciano Augello, subito dopo la cele-brazione della santa messa serale, si è tenuta l’esibizio-ne del coro polifonico, guidato dal maestro Carmelo Caltagirone, che ha eseguito anche alcuni brani al pia-no. L’iniziativa è stata finalizzata alla raccolta di fondi per aiutare il piccolo Stefano Lattuca di Aragona, che ha bisogno di costose cure per guarire da una grave malattia. Il coro polifonico di San Nicola è stato allestito alcuni anni fa ed è composto da una trentina di elementi, in gran parte componenti del gruppo parrocchiale di san Nicola. Per la parte strumentale il coro si avvale della collaborazione di diversi musicisti locali, tra i quali il violinista Raffaele Caltagirone, il sassofonista Fabio Cannella e il violoncellista Ramashanty Cappello. “La biscugliata per beneficenza: centu mani Diu li bi-nidici”, questo, invece, il nome della singolare iniziativa benefica promossa dal WWF Ribera, con la preziosa collaborazione del signor Salvatore Spallino. L’iniziati-va è stata finalizzata alla raccolta di olive (quelle restan-ti dopo la prima grande raccolta) in un fondo agricolo di proprietà del dott. Girolamo Ganduscio, in contrada Scirinda. Le olive sono state poi molite, gratuitamen-te, presso un oleificio della zona e l’olio ricavato è stato donato alle suore dell’orfanotrofio “San Giuseppe” di Ribera e ai seminaristi di Agrigento.

Matteo Orlando

Che la vicenda aeroporto sia ad una svolta? Così sembrerebbe da quanto emerso in un’intervista rilasciata dal presidente della provincia Eugenio D’Orsi in occasione della seduta itine-rante della giunta provinciale tenutasi a Licata. «Per quanto riguarda l’aero-porto – ha dichiarato D’Orsi – visto il fallimento della proposta elaborata dall’Aavt bocciata dall’Enac, noi ab-biamo pronto un progetto che bene si presta ad essere realizzato. Sto la-vorando con tutte le forze – ha pro-seguito il presidente – per cercare di mantenere il finanziamento pubblico di 35 milioni di euro. La nostra strate-gia è quella di coinvolgere l’Enac nella scelta del sito, facendo un percorso inverso rispetto a quello seguito dalla società creata per la realizzazione del-l’aeroporto».

Possibili siti nei quali realizzare lo scalo agrigentino sarebbero Piano Romano tra Licata e Palma di Mon-techiaro, tra i primi ad essere stato indicato come possibile luogo per realizzare un aeroporto ed oggi avan-

za anche l’ipotesi di spostare tutto su una zona diversa: la valle del Platani. Dunque mille ancora punto in sospeso che verranno risolti anche dall’in-contro con Massinelli, presi-dente Aavt. Intanto il consi-glio provinciale, all’unanimità

si è espresso favorevolmente all’uscita della Provincia dalla partecipazione all’Azienda aeroporto Valle dei tem-pli. La decisione è maturata dopo un dibattito in aula su una mozione presentata dai consiglieri del PD. Nel corso della seduta numerosi consi-glieri hanno esortato il presidente ad attivarsi per iniziare un nuovo iter che possa finalmente dotare il territorio provinciale di questa importante in-frastruttura. E da quanto accaduto in questi giorni sembra proprio inten-zione del presidente D’Orsi accogliere la richiesta dei consiglieri.

aeRopoRTo

che la vicenda sia ad un svolta?

continua dalla prima

Società �L’Amico del Popolo7 Dicembre 2008

diario multimedi@le“La paura fa star male.

Ma c’insegna a star meglio”Caro diario,forse non ne abbiamo cosciente e piena consapevolezza,

ma oggi condividiamo, di fatto, le nostre esistenze con la paura. Tutti abbiamo paura. Di tutto. Esagero? Non credo: ed una delle prove “esterne” è, ad esempio, lo straordinario – ed inquietante – successo di “Paura liquida”, il più recen-te libro di Zygmunt Bauman.

“La paura più temibile”, scrive questo studioso, uno dei più celebri e demistificanti della contemporaneità, “è la paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, flut-tuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che do-vremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. ‘Paura’ è il nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c’è da fare”. Credevamo di riuscire, nella moder-nità, aggiunge Bauman, modernità, a lasciarci alle spalle le paure che avevano pervaso la vita in passato; e credevamo, quindi, che saremmo stati in grado di prendere il controllo della nostra esistenza. Eppure, proprio noi che godiamo di sicurezza e “comfort” senza precedenti, viviamo in uno stato di costante allarme. Sulla base di tale realistica ed ag-ghiacciante premessa, questo nuovo libro di Bauman è un vero e proprio inventario delle nostre paure, nel tentativo di scoprirne le origini comuni, di esaminare i modi per disinnescarle e aprirci gli occhi sul compito con cui dob-biamo confrontarci, se vogliamo che domani i nostri simili riemergano più forti e sicuri di quanto noi siamo mai stati.

Il laicistissimo Bauman non poteva coniare metafo-ra migliore della liquidità (già affrontata e sceverata, ed in maniera altrettanto geniale, in alcuni dei suoi più famosi saggi precedenti, da “Modus vivendi. In-ferno e utopia del mondo liquido” a “Vita liquida” ed “Amore liquido”) per rendere palpabile il parados-so di questa nostra società di oggi, in cui la rigidità dell’ordine è il prodotto e il sedimento della libertà degli agenti umani. Ed è della stessa idea anche il cat-tolicissimo Claudio Risé, insigne studioso, giornali-sta, scrittore docente universitario, psicoterapeuta, che ha sempre dimostrato l’assoluta coniugabilità fra scienza e fede. Scrive in proposito: “Suscita timori il ritorno della paura. Quella per i risparmi, i piccoli o grandi beni, le entrate. Si teme che quello che è stato chiamato benessere economico possa finire, o inde-bolirsi ancora di più. Come sempre accade, la paura per il benessere si accompagna ad altri timori, di varia natura: gli stranieri e il terrorismo; o l’autoritarismo, i disordini di piazza”. Eppure, prosegue, queste paure, in maniera apparentemente paradossale, hanno una loro ragione, e perfino una funzione positiva. La paura, in-fatti, ci possiede quando prima se ne è avuta troppo poca. Tuttavia è utile, istruttiva, liberatrice. Il perico-lo, infatti, è fastidioso, come tutto ciò che ci costringe a fare i conti con l’esistenza del male. Per questo tutti preferiamo non vederlo, voltare la faccia, credere che non esista. La paura corrisponde, cioè, al momento della rottura dell’incantesimo euforizzante, quando scopriamo che le cose vanno affrontate con quella re-sponsabilità considerata noiosa nei tempi dell’euforia (ricordi l’ancora attualissima favoletta della cicala e della formica?); e si accompagna, così, anche ad una fondamentale esperienza della crescita umana: il sen-so del limite. Non siamo onnipotenti! Una constata-zione che, nella “modernità”, è sempre irresponsabil-mente dimenticata e rimossa, anche sotto la spinta di grandiose scoperte scientifiche e tecniche economiche a contrabbandarci l’esatto contrario. La paura, pertan-to, ci ammonisce sul rispetto di quell’invalicabilità dei limiti che sa e può evitarci guai peggiori, divenendo così anch’essa, “liquida” e non, “magistra vitae”. Non scordiamocelo mai, caro diario.

Nuccio Mula

(continua dalla prima) Come fa Enel a dare per certa l’operatività dell’impian-to nel 2010?

Infatti que-sto non è possibile perché, se tutto dovesse andare bene e loro riuscissero a partire nel secondo semestre del 2009, in un anno e mezzo non riuscirebbero a costruire un im-pianto di rigassificazione anche attraverso il sistema che loro seguiranno, turni continua-tivi avvicendati, cioè giorno e notte.

La notizia della dismissione della cen-trale Enel, se dovesse risultare fondata, comporterà una riconversione del lavora-tori nel nuovo impianto che Enel – Nuove Energie realizzerà a Porto Empedocle?

Forse inizialmente quando si è profilata la possibilità di un rigassificatore qualcuno ha pensato ad una chiusura della centrale ed al passaggio del personale nel nuovo impianto. Ma la città non può sicuramente permetter-si un’operazione di questo tipo ed abbiamo anche avuto uno scontro molto duro nella fase di proposta dell’iniziativa da parte di Enel. La realizzazione di un “repowering” della centrale è facilissimo; questa è una cen-trale che va ad olio combustibile, nel tempo Enel l’ha adeguata, prima è stata trasformata in “basso tenore di zolfo” perché si trovava nel centro cittadino; adesso l’hanno ulterior-mente adeguata utilizzando l’STZ (senza te-nore di zolfo) che così come si esprime l’AD di Enel, Fulvio Conti:«è come fare andare le macchine a Coco Chanel» e questo è anche vero perché questo combustibile ha un co-sto elevatissimo, l’impianto in questo modo non riesce neanche ad essere competitivo, infatti viene utilizzato nei momenti critici per quanto riguarda i consumi.

Una riconversione con l’impianto di ri-gassificazione sarebbe possibile?

Certo che si e lo sarebbe proprio nell’uti-lizzo del gas; basterebbe una condotta che dal punto di rigassificazione porti il gas nella centrale. Questo comporterebbe due cose a livello di impatto ambientale: le immissioni sarebbero di livello trascurabile ma soprat-tutto verrebbero eliminate le due ciminiere che vediamo dal tempio della Concordia ed i due megarecipienti di raccolta del combu-stibile.

Quanti saranno i posti di lavoro effetti-vi che verranno prodotti?

Secondo i numeri proposti da Enel nel piano d’impresa, i lavoratori diretti dovreb-bero aggirasi intorno alle 90 unità, a questi si devono aggiungere i soggetti dell’indotto che sarà formato, ad esempio, dal personale dei 5 rimorchiatori che devono essere in stabile attività in porto, credo siano 4 unità per ogni rimorchiatore; poi c’è il personale per la si-curezza civile e per la sicurezza infiammabi-le, il personale per la mensa e per le pulizie… I numeri che Enel di fatto indica dovrebbero essere intorno alle 200 unità complessive.

Quante saranno le navi gasiere che transiteranno nel porto?

Dovrebbero arrivare 2 navi a settimana, una all’inizio e l’altra a fine settimana. L’in-gresso delle navi in porto non determinerà modifiche nelle ordinanze portuali oggi vi-genti.

Quali sono le ripercussioni economi-che positive dalla realizzazione di questo impianto? Il comune di porto Empedocle ed il territorio cosa ci guadagna in termi-ni economici?

È prevista la concessione di royalties (sorta di canoni che possono essere calcolate come percentuali sul giro d’affari o fissate in quote, n.d.r.) che dovranno essere valutate e misu-rate , noi non avendo cognizione di “gran-dezza” per poterle quantificare ci stiamo do-tando di un advertising con competenze nel settore economico soprattutto energetico in modo che le valutazioni in questo senso ab-biano radice scientifica corretta.

Quindi per quanto concerne il gas non sarà come accade oggi per l’energia eolica prodotta sul territorio della nostra pro-vincia.

Come già detto per noi la percentuale economica sui ricavi Enel è una delle prin-cipali condizioni alla realizzazione dell’im-pianto e questo sarà sottoscritto proprio

nella convenzione con l’amministrazione comunale. Ritengo sia un atto sciagurato non richiedere delle royalties, infatti anche per gli impianti fotovoltaici in realizzazione in contrada Fauma, in conferenze dei servizi regionale, abbiamo chiesto delle royalties del 2,5% che ci sono state accordate.

La presenza accanto al rigassificatore dei mini dissalatori (tra l’altro stando alle promesse del ministro Alfano in fase di ampliamento) comporterà dei rischi per la qualità delle acque e quindi per la salu-te dei cittadini?

Posso rispondere con l’esperienza di Pa-nigaglia (Porto Venere – La Spezia), dove si trova l’impianto di rigassificazione più vecchio in Italia, risale ad oltre trent’anni fa, ebbene accanto al rigassificatore, nello specchio acqueo accanto vi sono due im-pianti di itticoltura, uno per le orate ed uno per le spigole. Sempre a Panigaglia il nucleo ambientale della Capitaneria di Porto di La

Spezia negli ultimi 21 anni non ha registrato fatti che abbiano determinato la sospensione della produzione ittica.

Perché non sono state prese in conside-razione proposte atte alla riconversione del territorio (ex area Montedison) com-patibile con l’ambiente ed in particolare con la tanto decantata vocazione turistica del territorio?

Quell’area è stata pensata cinquant’anni or sono come area industriale. Tutti gli inter-venti in questo cinquantennio sono andati in questa direzione. Riempimento Asi, opera di supporto alle attività industriali, minidissala-tori, megadissalatore, depuratore per reflui. Miliardi e miliardi di vecchie lire. Milioni e milioni di euro. Ora che facciamo? Buttia-mo tutto a mare? Demoliamo tutto? Di più. Siamo in un’area portuale o ad immediato ridosso.

In questa sua risposta si legge una sor-ta di rassegnazione come se in questi 50 anni il danno sia stato fatto e quindi si deve obbligatoriamente continuare su questa falsariga?

Porto Empedocle ha un fronte mare di quasi 3 km; 2 km sono spiagge e i restanti di tipo portuale-industriale. Io non dico che Porto Empedocle non debba vivere di bal-neabilità ma il turismo è una cosa diversa. Turismo significa poter captare flussi tali che consentano di poterci vivere di turismo. Il flusso turistico che mi immagino io è quello delle Cinque terre dove in un anno han-no all’incirca 5 milioni di p r e s e n z e , la Valle dei Templi ne registra 600 mila, un p a r a g o n e veramente abissale. Il turismo per me è quello. La vocazione turistica deve essere legata a quello che è il piano urbani-stico dell’area, tutta l’area del fronte mare è

un’area urbanizzata, non ci sono purtroppo spazi che si possono destinare alla ricettività.

Quindi Porto Empedocle non ha voca-zione turistica?

Quella di gente che può venire per fare il bagno al mare. L’idea che continuo a sentire che nell’area ex Montedison noi potevamo andare a fare turismo è una grande stupi-daggine. Noi stiamo riconvertendo quel-l’area che per anni ha ospitato un impianto della chimica di Sali potassici e di fertilizzan-ti in una area per la meccanica leggera; ma per fare questo l’area è stata binificata e per i prossimi trent’anni dovrà essere monitorata trimestralmente dal punto di vista degli in-quinanti ambientali. Chi in un’area che è sta-ta violentata da sostanze anche cancerogene andrebbe a costruire una struttura ricettiva?

Unica vocazione empedoclina resta il settore industriale.

È ormai l’unica vocazione che il nostro

territorio ci consente di avere. Non si ri-nuncia alla balneabilità, si riducono gli impatti degli interventi industriali che in questo momento ci sono, quello dell’Enel e quello dell’Italcementi con l’utilizzo degli elettrofiltri in funzione da due anni. Ripeto, per una vocazione turistica del territorio, empedoclino dovremmo metter l’orologio indietro di 50 anni e pensare diversamente, mettendo in atto quello che era lo sviluppo originario del territorio e non quella serie di scempi che adesso ci porta a prendere deter-minate scelte. Io come sindaco molto spesso mi pongo la domanda:«cosa creo per limi-tare il disagio sociale che c’è in città?» Penso che il recupero dell’ex area Montedison con Moncada Energy vada in questa direzione, come il rigassificatore, come l’eventuale idea di una verticalizzazione dei Sali potassici, o il potenziamento del porto creando così una serie di traffici le cui entrate vanno ben oltre le semplici tasse portuali.

Al temine di questa lunga intervista con il sindaco Firetto, per raggiungere l’uscita, pas-so per una sala nella quale sono conservati i ritratti dei vari sindaci che si sono succeduti sulla poltrona di primo cittadino.

Il primo pensiero è un pò cattivo: quali di questi sindaci si deve ringraziare per lo scempio empedoclino? Meglio non saperlo, ormai non si può più fare nulla.

Marilisa Della Monica

RigassificatoRe� intervista con il Sindaco Firetto

L’e�nel, il sindaco e noi

fonte: Enel - simulazione dell’area che sarà interessata dal rigassificatore

� L’Amico del Popolo7 Dicembre 2008Vita Ecclesiale

Buon sangue non mente

Scopo di questa rubrica, non è certo solo voler fare memoria del tempo andato per una certa nostalgia o compiacenza, ma la volontà di confrontare valori di ieri con disvalori di oggi, e trarne prospettive utili per il problemati-co futuro dei nostri ragazzi.

L’On. Vincenzo Foti – 86 anni, vigili e attenti, residente a Palermo – mi contatta per tele-fono: “La lettura del libro ‘Preti così’ e le puntate della rubrica ‘Anni verdi in Seminario’, mi hanno richiamato alla mente i miei due anni (1934 – 36) trascorsi in Seminario. Da quella permanenza, ho tratto tanta spinta a vivere la fede e ad impegnarmi sempre a lavorare per il Regno di Cristo e la costruzione di una società guidata dalla luce del Vangelo”.

È doveroso, qui, ricordare che l’On. V.Foti, è stato una delle figure di maggior spicco nella dirigenza diocesana dell’Azione Cattolica. Fu Presidente Diocesano, nonché Sindaco di Agrigento e deputato al Parlamento. La Dio-cesi di Agrigento gli deve un sentito grazie!, perché non solo tutto il Clero anziano ma anche la gran parte degli impegnati laici di una certa età, debbono al suo esempio l’entusiasmo che ha vitalizzato il loro comportamento re-ligioso e civico.

Gli chiedo come mai, potendo continuare, dopo le elementari, la scuola pubblica, sia entrato invece in Semi-nario.

“Io stesso mi sono tante volte posto questa domanda. Sono passati, ormai, parecchi decenni, e la memoria fa-tica nel dare risposte vicine alla realtà. Escludo che sia stato colpito da una folgore. Certo è che nel 1934, all’età di 12 anni, mi trovavo nel Seminario Vescovile di Agrigento. Dormivo nella camerata dedicata a S. Ermogene, e avevo come vice prefetto Don Paolino Ancona, di San Giovanni Gemini, divenuto poi Sacerdote e dotto insegnante di Let-tere, nonché sicura guida dei giovani.

... “La decisione di entrare in Seminario, andò maturan-do, progressivamente, nell’àmbito della mia famiglia, che ho sempre considerato santa ed efficiente chiesa domesti-ca, dove la Fede nasce, cresce e si irrobustisce. Ricordo le quotidiane preghiere, la recita serale del Rosario, le tan-te rinunzie e i tanti sacrifici offerti al Signore, in perfetta sintonia con tutti i miei familiari; ricordo le ore trascorse nella Chiesa Madre di Porto Empedocle, guidata dall’il-luminato zelo dell’Arciprete Castiglione, dove servivo la Santa Messa, frequentavo le lezioni di Catechismo e par-tecipavo a tutte le iniziative che ci venivano proposte. Tut-ti impegni che andavano formando i petali di un fiore che di giorno in giorno mostrava i suoi colori sempre più vivi.

“Il 1934 fu un anno, per la nostra Diocesi, di straordi-nario risveglio religioso: l’evento del Congresso Eucaristi-co Regionale, promosso dal nuovo Vescovo, G.B. Peruzzo, fu la più grande assise Eucaristica mai verificatasi prima ad Agrigento. Riaccese assopite speranze e costituì il via, carico di entusiasmo, per una trasformazione in meglio dell’ intera struttura diocesana. Tale evento riuscì cer-tamente ad inserire prezioso materiale di riflessione, nel portafoglio della mia esistenza.

“Entrato in Seminario, fu questo entusiasmo che mi permise di far tesoro anche della faticosa sveglia alle cin-que del mattino, trovando ristoro nella Celebrazione che seguiva, dopo la mezz’ora di Meditazione, e non poco mi confortava l’immagine dell’Altissimo che protendeva le braccia in largo gesto di abbraccio verso di noi. Anche l’ inesorabile richiamo della campana, che interrompeva anche il ritmo fervido del gioco, veniva accettato e riusci-va a temprare la volontà e accrescere l’impegno nello stu-dio e nel compimento dei vari doveri.

Tra il dire e il non dire del mio onorevole interlo-cutore, noto che qualche norma poteva apparire troppo rigorosa. Gli chiedo di accennare a qualche particolare castigo che veniva inflitto a chi, per esempio, si permet-teva di esprimersi in dialetto siciliano. “Ricordo, il curioso uso che si faceva di un pezzetto di legno con scritto sopra accipe. La mattina, il prefetto, non appena – specie du-rante la ricreazione – sentiva una espressione dialettale, chiamava il colpevole e gli consegnava il pezzettino di le-gno che avrebbe dovuto passare all’eventuale compagno che venisse sorpreso ad esprimersi nella madrelingua. Così, durante la giornata, si stava tutti attenti ad usare la lingua di Dante e di Manzoni; diversamente, a sera, chi consegnava l’accipe, veniva punito stando qualche minuto in ginocchio nel bel mezzo della camerata.

“Anche il silenzio, sempre e dovunque, tranne per qualche mezz’ora di ricreazione e durante il passeggio fuori città, non si può dire che non pesasse alquanto.

“È già trascorso, da allora, oltre mezzo secolo, e, nel solco tracciato della mia esistenza, trovo ancora i frutti di quei semi posti in Seminario e che portano ancora i frutti della coerenza e della affidabilità”.

Anni verdi in Seminarioa cura di Stefano Pirrera“Voi siete state chiamate a vi-

vere con luminosità la dimensio-ne dell’attesa di Dio”. Con queste parole Mons. Domenico Sor-rentino, Vescovo della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, ha aperto la celebrazione eucaristica durante la quale, saba-to 29 novembre, nella Chiesa di San Rufino–Cattedrale di Assisi, l’infermiera agrigentina Sr. Ros-sella Taverna ha professato, per un anno, i suoi voti di povertà, ca-stità e obbedienza nella Famiglia delle Suore Francescane Alcanta-rine. “Adesso voi non appartenete più a voi stesse – ha continuato il presule – ma, consegnando la vostra vita sull’altare, vi impegna-te ad amare con tutto il cuore, il corpo e la mente Dio, che è l’uni-co necessario. Il vostro Eccomi si unisce oggi all’Eccomi del Figlio di Dio, esprimendo il vostro de-siderio di seguire, sull’esempio di

san Francesco, Gesù Cristo pove-ro e crocifisso”. Come previsto dal rituale, dopo la professione dei voti nella mani di Sr. Amalia Co-luccia, Custode Maggiore della fraternità, Sr. Rossella e le sue sei consorelle hanno ricevuto oltre al velo, segno della consacrazione a Cristo nel servizio della Chiesa, anche la Regola e le Costituzioni della Famiglia Alcantarina, segno dell’impegno specifico da esse as-sunto nella Chiesa. Al gruppo di familiari e amici agrigentini pre-senti alla celebrazione, si è unito idealmente il Dott. Piero Luparel-lo, amico e collega di Sr. Rossella per diversi anni. A lui abbiamo chiesto di condividere con noi le sue emozioni.

“Ho conosciuto Rossella come infermiera professionale circa venti anni fa. Veniva da Belluno ed è piombata in una realtà as-sistenziale totalmente diversa.

Rossella è una donna che ha dato tutta se stessa agli altri. Ha dedi-cato il suo es-

sere “donna forte”, alla famiglia e poi in Ospedale. Non ha mai guardato l’orario, soprattutto per i casi gravi: è sempre rimasta al capezzale dell’am-malato fino a che la situazione non si stabilizzava”.

Come hanno preso i colleghi la decisione di Ros-sella?

“La reazione è stata molto composta. Lo stupore è già nato con la sua scelta di andare in Mo-zambico. Diceva che era un’espe-rienza che voleva assolutamente vivere. Poi, al suo ritorno, ci sia-mo subito accorti che qualcosa in lei era cambiato: probabilmente lì ha conosciuto la vera soffe-renza, e questo deve averla fatta riflettere. In corsia ne abbiamo parlato, condividendo le nostre emozioni. La conclusione alla quale siamo arrivati è stata che se Rossella era felice così, perché aveva trovato la sua strada, noi

eravamo contenti per lei. Siamo tutti convinti che la sua sia stata una scelta molto coraggiosa: per rinunciare ad una sicurezza lavo-rativa ed economica, ad un lavo-ro che la gratificava, alla propria indipendenza, per abbracciare la vita religiosa”. Cosa vorrebbe dire a Rossella adesso?

Solo che le voglio tanto bene. Le auguro che questo sia un per-corso che la gratifichi sotto ogni punto di vista e che, anche se fi-sicamente non ero ad Assisi, ero comunque lì con il cuore e con la mente.

Valerio Landri

Dalla corsia al ConventoProfessione religiosa� di Sr. Rossella Taverna

Trent’anni fa tornava d’improvviso alla Casa del Padre, a soli 51 anni, l’

Ins. MIMMO MULAIspettore di Produzione

e Consulente Assicurativo Cianciana 22.03.1927 – Licata 10.12.1978

uomo sincero ed affabile, sposo e padre esemplare, impeccabile galantuomo, apprezzato professionista.

L’unico figlio Nuccio così lo ricorda e chiede una preghiera a tutti quelli che lo conobbero e gli vollero bene: “Nella tua vita breve ma intensa mi hai gratificato d’un immenso ed indimenticabile amore; mi hai trasmesso i valori della Fede, della famiglia, dell’amicizia, dell’humanitas; mi hai di-mostrato che la libertà e la dignità sono superiori a tutte le vuote superbie e ad ogni effimera ricchezza; mi hai insegnato il disprezzo del denaro e dei suoi servi; mi hai ammonito a inginocchiarmi soltanto dinanzi all’Onnipotente; mi hai aiutato ad essere padre e ad amare mia figlia più di me stesso; mi hai donato quell’infinita fiducia in Dio grazie alla quale continui a tenermi per mano nel mondo dei cuori di pietra dove riesco a chiamare Padre solo Nostro Signore”.

AnniversArio

Casteltermini pun-to di partenza di un grande progetto di solidarietà interna-zionale che vede im-pegnati due cittadini del comune Agrigen-tino, Agostino Pal-meri e Suor Sofia Lo Presti. Agostino Pal-meri è l’autore degli scatti che hanno dato vita al calendario fotografico “di-scovery diario fotografico di viaggio” racconto foto-grafico attraverso i cinque continenti, realizzato con l’Associazione Culturale Centro Studi Copernicus. Suor Sofia Lo Presti, ap-partenente all’ordine delle Suore Collegine della San-ta Famiglia, è missionaria da diversi anni in Tan-zania e sarà la referente

in loco per il progetto di solidarietà internaziona-le. Attraverso le offerte raccolte si darà il via alla costruzione di un centro di accoglienza per bambi-ni malati in Tanzania che potranno così beneficiare di un punto di riferimen-to e dell’assistenza che le Suore Collegine già da diversi anni offrono. Fare qualcosa per quei piccoli che quotidianamente vi-vono nella miseria e nella sofferenza è l’invito che gli

autori dell’iniziativa rivolgono a tutti co-loro che si mostra-no sensibili verso il prossimo. Si tratta di esseri umani, in par-ticolare di bambini, che ogni giorno de-vono fare i conti con una triste realtà che

da sempre li circonda. Noi siamo certi che in qualche modo possiamo interve-nire per far si che la loro condizione esistenziale migliori. Chiunqe volesse sostenere può ritirare il calendario fotografico, a fronte di un’offerta, presso il Kore Hotel di Agrigento ( sede del centro studi) sito in viale Leonardo Sciascia, o richiederlo scrivendo a [email protected]

Ca�steltermini

la solidarietà si fa scatto

Immacolata

Iniziati i solenni festeggiamenti in onore di Maria Immacolata, i quali vedranno il culmine giorno 7 dicem-bre alle ore 17.30 presso la Basilica dell’Immacolata con l’Ascesa e l’af-fidamento alla Madonna e termine-ranno l’8 dicembre con il solenne pontificale presieduto da S. E. mons. Montenegro alle ore 11.00, precedu-to dal tradizionale omaggio floreale alla Vergine da parte dei Vigili del Fuoco. Alle ore 16.00 la solenne pro-cessione per le vie del centro città fino alla Cattedrale.

Oratorio Luce NuovaDomenica 7 dicembre alle ore 17.00 si terrà la cerimonia di inaugura-zione della VII Mostra del presepe artiginale realizzato dall’Oratorio e Circolo Giovanile “Luce Nuova” della parrocchia Maria SS. della Catena di Villaseta. Il programma della mani-festazione prevede la Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. mons. Carmelo Ferraro, arcivescovo emerito di Agrigento.

IRCDomenica 14 dicembre alle ore 10.30 presso la Parrocchia SS. Apostoli Pietro e Paolo di Favara gli insegnan-ti di religione della diocesi incontre-ranno e riceveranno il mandato da S.E. mons. Francesco Montenegro.

in D

ioce

si

fa�va�ra� Comunità “Cristiani nel mondo”

venticinque anni di presenzaL’8 dicembre le Discepole del Re-

dentore nella Comunità “Cristiani nel mondo” compiono 25 dalla fon-dazione. Il loro carisma di “unità nella carità” e di “unità nella diver-sità” le ha portate a vivere la “comu-nione” con tutti nei vari settori della vita sociale ed ecclesiale, soprattut-to a servizio delle Chiese locali in cui sono state inserite. Le Diocesi di Agrigento, Catania, Monreale, Roma, Iringa hanno avuto modo di sperimentare e apprezzare la loro pre-senza di servizio gioioso e attento ai bisogni dei fratelli e alle esigenze del territorio. Le Parrocchie, le Scuole, le loro “Case di Accoglienza” di Favara e di Roma hanno visto le Suore impegna-te nella formazione spirituale e umana di bambini e di giovani, nell’anima-zione di centri di ascolto, di incontri biblici, di giornate di spiritualità e nel sostegno spirituale e morale alle per-sone sole, malate o svantaggiate (ciechi e sordomuti). Nella nostra Arcidiocesi le Discepole del Redentore sono state presenti in vari settori ed organismi della Vita Diocesana: Ufficio per la Vita Consacrata, Ufficio Migrantes e soprat-tutto nella Pastorale familiare avviando e animando per tanti anni i Corsi di preparazione al matrimonio. Da oltre

10 anni,poi, sono presenti in Tanzania, a Ipogolo, nella Diocesi di Iringa dove si sono dedicate con amore e spirito di apertura alla promozione umana e cristiana di bambini e giovani orfani e poveri e da alcuni anni anche all’assi-stenza sanitaria presso il Dispensario “Redemptoris Mater”, divenuto punto di riferimento per i malati di un vastis-simo territorio, in collaborazione con L’ associazione “A cuore aperto” del Prof. Giovanni Ruvolo.

«Oggi, nel ricordare il 25° del rico-noscimento della Congregazione come Istituto di Diritto Diocesano, - ci dice Suor Nella - lodiamo e ringraziamo il Signore per quanto si è potuto realiz-zare con il Suo aiuto e ci impegniamo a proseguire il cammino alla sequela di Gesù Redentore, nello spirito di Co-munione, al servizio del Regno».

Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo7 Dicembre 2008

a cura di Gino FaragoneII Domenica di AvventoAut Christus aut nihil

«Sorgi,

Signore,

non dimenti-

care i miseri»

la Parola

Riprendo questo motto da una preghiera di Italo Alighie-ro Chiusano, uno scrittore purtroppo assai presto dimen-ticato, “un cristiano a visiera alzata”, un uomo inquieto e cercatore di Cristo, desideroso unicamente di incontrarsi non con un Dio qualunque, né con un Gesù riconosciuto e stima-to solo per il suo messaggio, ma con un Cristo Figlio di Dio, l’unico che può dare sen-so alla vita, assicurare gioia e libertà vera. “O Cristo o nien-te”: il mondo senza di lui è un ammasso di macerie.

La liturgia di questa secon-da domenica di Avvento è contrassegnata da due incipit, l’inizio del vangelo di Marco (1,1-8) e l’inizio del testo del profeta anonimo dell’esilio (Is. 40,1-11), che annuncia la fine della deportazione e il ritorno

in patria. Il profeta è chiamato ad alzare la voce, a gridare la lieta notizia agli ebrei schiavi in terra di Babilonia, a parlare al cuore di questa gente per infondere ad essi coraggio e speranza: “Consolate, con-solate il mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazio-ne è compiuta, la sua colpa è scontata”. Motivo di consola-zione è il ritorno del Signore, il buon Pastore, assieme al suo gregge, specie i più deboli. Un’ immagine stupenda e delicata quella che il profeta descrive di un Dio in testa alla lunga carovana dei reduci, interes-sato a raccogliere i dispersi, a nutrirli e sostenerli. Questa profezia troverà pieno compi-mento con la venuta di Gesù: i cieli si apriranno e Dio visiterà il suo popolo. Se non lo incon-

triamo è perché non percor-riamo la sua stessa strada: Egli ama scendere sempre più in basso, mentre noi cerchiamo di salire sempre più in alto, magari facendo a gomitate e scavalcando gli altri. La strada segnata dal Cristo certamente non è facile, ma è l’unica che apre il cuore alla speranza e alla gioia.

«Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaia: “Ecco, dinanzi a te, io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che gri-da nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”, vi fu Giovanni che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati». Un avvio solenne quello del vangelo di Marco: il

lettore da subito sa che la bella notizia, travolgente, straordi-naria è che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Il resto del vangelo è la spiegazione e lo sviluppo di questo annuncio iniziale.

La prima parola “inizio” (greco arché) rimanda alla pri-ma pagina della Bibbia, al mo-mento della creazione e ha un valore normativo. Gesù Cristo segna l’inizio della nuova sto-ria della salvezza, come una nuova creazione del mondo, egli costituisce il fondamento dell’annuncio gioioso dei cri-stiani. Potremmo intravedere qui una significativa testimo-nianza di Marco: egli non si sta limitando a trasmettere una semplice cronaca di even-ti che si sono verificati a Geru-salemme, ma sta riportando quegli avvenimenti che hanno

cambiato radicalmente la sua vita riempiendola di gioia. La buona notizia dunque non è un concetto, ma una persona, Gesù, il Cristo. Se ci è lecito fermarci sulla nostra predica-zione, chiediamoci: “Procla-miamo e testimoniamo buone e belle notizie?”.

Il messaggero incaricato ad annunciare la venuta di Gesù e la necessità di accoglierlo è Giovanni il Battista, l’ultimo e “stravagante” profeta, “ve-stito di peli di cammello” che vive nel deserto e si nutre di cavallette e miele selvatico. Il suo appello è rivolto a tutti e le folle accorrono ad ascoltare la sua predicazione e a confes-sare i loro peccati. E il deserto, stranamente, si riempie di per-sone che cercano di dare una risposta seria agli interrogativi più profondi della vita.

Agenda dell’Arcivescovo sabato 6 Dicembre

18.00 Villafranca Sicula - Matrice PresiedelaCelebrazioneEucaristicain occasionedellariaperturadellaChiesa Madre

Domenica 7 Dicembre

11.00 Naro - Parrocchia S. Francesco Incontralacomunitàepresiedela Messadomenicale

13.00 Seminario,pranzacongliex Seminaristiperilradunoannuale

19.00 Montevago - Chiesa Madre PresiedelaMessainoccasionedellachiusuradeifestaggiamentiperilcentenariodipresenzadelleSuoreFigliediMariaMissionarie

LuneDì 8 Dicembre

11.00 Agrigento - Basilica Immacolata PresiedeilPontificaleperlaSolennitàdell’Immacolata

mercoLeDì 10 Dicembre

18.30 Naro - Chiesa Sant’Antonio Incontralacomunitàecclesiale

VenerDì 12 Dicembre

18.00 Agrigento - Palacongressi PartecipaalConvegnodell’ADAS

Villafranca Sicula dopo 48 anni

riapre la chiesa MadreSabato 6 dicembre la chiesa Madre di

Villafranca Sicula riaprirà le sue porte per accogliere i numerosi fedeli, che da tanti anni, stanno attendendo, carichi di speranza, di tornare a godere della loro chiesa, rimasta chiusa per oltre 48 anni.

Alla presenza dell’Arcivescovo mons. Francesco Montenegro, degli Arcivesco-vi emeriti mons. Carmelo Ferraro e mons. Luigi Bommarito, del parroco sac. Giuseppe Catalanotto, avrà luogo la dedicazione della chiesa, e quindi la riapertura ufficiale.

«Finalmente gli abitanti di Villafranca - dice l’arciprete - si riappropriano di una chie-sa che sentono loro e che per alterne vicissi-tudini è rimasta chiusa. Sentimenti di gioia invadono il mio cuore per questa riapertura. È la chiesa dove sono stato battezzato e dove, da novello sacerdote, non ho potuto celebra-re la prima messa perchè chiusa. Sabato sarà

festa grande per tutti».Come tutte le madrici, ha rappresentato

in passato il cuore della comunità; un cuore che per tanti anni ha smesso di battere e che adesso, grazie all’impegno costante di molti, torna a pulsare. Molteplici sono infatti le fi-gure, laiche e religiose, che negli anni, hanno contribuito, ognuno con le proprie compe-tenze, a rendere nuovamente fruibile questo monumento. In ordine cronologico si sono succeduti i vescovi Bommarito, Ferraro, ed oggi, mons. Montenegro, i parroci P. Barone, S. Zammito, G. Catalanotto, le amministra-zioni comunali guidate dai sindaci Girgenti, Sortino e Trafficanti, i direttori dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Curia di Agrigento, A. Chillura, G. Pace e G. Man-giapane. Un ruolo certamente importante, nel corso dei diversi interventi di restauro, hanno rivestito le Soprintendenti, dott.ssa

G.Fiorentini e la dott.ssa G. Costantino, i di-rigenti del Servizio beni architettonici, arch. C. Carbone, arch. L. Pace e il R.U.P. arch. S. Trupia.

Tutti gli interventi di consolidamento e re-stauro, effettuati nei 19 anni di lavoro, sono stati progettati e diretti dall’arch. Gerlando Sanzo, ed eseguiti da diverse imprese.

In particolare, le ultime due, che hanno eseguito i lavori di completamento delle opere, sono state: l’Associazione tempora-nea d’impresa Tecnoedil Restauri di Favara, coordinata dalla sig.ra G. Provenzano di Vil-lafranca e l’Alberio Costruzioni di Adrano.

Inoltre i delicati interventi di recupero e restauro delle molteplici decorazioni presen-ti all’interno della chiesa sono stati eseguiti dal Laboratorio Restauri di Giovanni Galva-gna di Aci San Antonio - Catania.

Simona Sanzo

La Chiesa Madre di Villafranca Sicula, denominata anche chiesa del Mirto, sorge al centro del paese lungo il corso principale. Non si conosce la data esatta della sua edificazione, ma la lettura di alcuni documenti lascia presupporre che la sua costruzione risalga al periodo compreso tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700. Infatti, da notizie storiche rinvenute presso l’Ar-chivio Diocesano di Agrigento, si ap-prende che, nel 1759 era stata rilascia-ta «licenza di edificare una cappella nella parte destra dell’altare maggiore della Madrice».

La Basilica, così amava chiamar-la Mons. Peruzzo, a tre navate, con cappelle lungo i muri perimetrali, è coperta da un tetto a falde, ed è carat-terizzata dalla presenza di tre absidi. Quella centrale, dove si trova l’altare maggiore, contiene una tela raffigu-rante la Madonna del Mirto, quella si-nistra è denominata del SS. Crocifisso,

per il quale vi era una profonda de-vozione, tanto che nell’archivio par-rocchiale esiste un documento che attesterebbe la Fondazione del Be-neficio del SS. Crocefisso risalente al 1606, ed infine, l’abside di destra, contenente l’altare del Sacramento realizzato in legno, è contraddistin-ta dalla presenza di stucchi rappre-sentanti la SS. Trinità. Frontalmente all’abside destra, ad un livello su-periore rispetto all’aula liturgica si trova disposto il fonte battesimale, finemente lavorato e realizzato in pietra na-turale locale, nel quale il

18 ottobre 1918 fu battez-zato il Cardinale Salvatore Pappalardo.

Un altro gioiello di que-sta chiesa è certamente la Cappella del Purgatorio, sormontata da una cupola finemente decorata, agli angoli della quale sono raffigurati i quattro evan-gelisti.

La chiesa, per molti se-coli al centro della vita del paese, è stata continua-mente curata e abbellita dalla famiglia del Principe Alliata e dall’impegno co-stante della popolazione.

La chiesa, come si legge in un’epigrafe marmorea posta all’interno della Cap-pella del SS. Crocifisso, ha subito un primo interven-to di ristrutturazione già

nel 1700 e due secoli dopo, nel 1900, cominciò a manifestare i primi disse-sti strutturali. Sorsero le prime crepe e, nonostante fosse stata riparata più volte, venne chiusa al culto il 14 no-vembre 1939, a seguito di un sopral-luogo eseguito da un funzionario del Genio Civile.

Nel 1945 iniziarono i lavori per la riparazione e due anni dopo fu ria-perta al pubblico; nel 1951 fu nuova-mente chiusa per il rifacimento del prospetto principale e la posa in opera

del pavimento in marmo, e riaper-ta il 2 marzo 1952. Ma i lavori citati non furono finalizzati al risanamento statico della fabbrica che, mostrando segni evidenti di cedimenti strutturali, fu definitivamente chiusa al culto il 30 giugno 1960. Infine, il terremoto che nel 1968 colpì la valle del Belice in-ferse un duro colpo anche alla chiesa Madre, che subì l’irrimediabile crol-lo della volta dell’abside centrale e di parte di quella della navata centrale.

S.S.

BreVi cenni Storici

i trecento anni della “Basilica”

Dovettero passa-re trent’anni perché la chiesa vedesse i primi interventi di consolida-mento e restauro, curati, progettati e diretti dal-l’arch. Gerlando Sanzo da Agrigento. All’inizio dei lavori le condizioni generali del monumen-to erano pessime: erano crollate la sacrestia e la copertura della navata laterale destra, e gli altari laterali si presentavano notevolmente danneg-giati, così come gli arredi sacri. I lavori, suddivisi in diversi interventi e distribuiti in oltre tre lustri, hanno riguardato tutti gli elementi strutturali ed architettonici della chiesa, dalle fondazioni ai tetti, dal-

le strutture murarie alle volte, dagli intonaci ai pa-vimenti e dagli elementi decorativi delle volte e delle finestre, con le ri-prese di tutte le cornici e dei pannelli decorativi, al completamento della sa-crestia, della scalinata di accesso e degli impianti. Infine, prima della defi-nitiva riapertura e della solenne dedicazione, è stato realizzato il nuovo arredo liturgico (alta-re e ambone in marmo

grezzo, ideati dallo stesso progettista), poste in opera le finiture necessarie ed indispensabili per il completamento, e sistemati l’arredo e le suppellettili genero-samente offerte dai fedeli.

I Lavori di restauro

� L’Amico del Popolo7 Dicembre 2008

Ogni giorno 38 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, con-

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