L'Amico del Popolo

8
N. 37 del 24 Ottobre 2010 Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net Anno 55 C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento 8 Ribera: coniugare agricoltura e turismo di Enzo Minio PROVINCIA SCIACCA Chiesa concessa ai massoni I cittadini di Sciacca mai avrebbero pensato che si po- tesse giungere a tanto, a per- mettere cioè che in una chiesa cristiana - anche se non più adibita al culto - si tenesse niente meno che un convegno di logge massoniche. pagina 7 VITA ECCLESIALE Accolti con gioia 3 Combattere la povertà con prevenzione di Loredana Federico CULTURA 2 A proposito della “vocazione turistica” della nostra Città di C.P. CITTÁ Missione, impegno per tutti Inutile nasconderselo: stiamo attraversando un periodo della storia uma- na particolarmente impe- gnativo, caratterizzato da profonde contraddizioni sociali, politiche, econo- miche e religiose che a vol- te coinvolgono le nostre stesse comunità cristiane. Eppure, per quanto gran- de possa essere la congerie delle miserie umane, alla luce del Vangelo, proprio questa nostra stagione, primo segmento del Terzo Millennio, risulta essere congeniale parados- salmente, è vero! – per la missione evangelizzatrice nel mondo. Non foss’altro perché molta gente, un po’ a tutte le latitudini, sta imparando da un’amara «esperienza del vuoto», parafrasando Paolo VI, quanto siano vere le parole del Signore: «Non di pane soltanto vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (cfr. Messag- gio per la Giornata missio- naria mondiale del 1971). Dobbiamo allora sforzarci come credenti di dire agli uomini che «la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana si trovano in Cristo, nostro Signore e Maestro» (Gaudium et Spes, 10). Ecco perché in occasione dell’Ottobre missionario e dell’immi- nente Giornata missiona- ria mondiale (Domenica 24 ottobre) – il cui tema quest’anno ha una forte valenza eu- caristica: «Spezza- re pane per tutti i popoli – lo sguar- do del cuore si di- lata sugli immensi spazi del «villaggio globale». Lungi da ogni disfattismo, dovremmo però sforzarci di indivi- duare le direttrici verso cui orien- tare la missione del futuro, quel futuro che ci sta davanti all’inizio di una nuova epoca caratterizzata da una nuova cultura planetaria, dalla globalizzazione, da nuovi fondamentalismi religiosi e da forme di ingiustizia strutturali sempre più gravi. Evangelizzare è in fondo un dovere impre- scindibile per il creden- te, nella consapevolezza però che mai come oggi il mondo è stato così diverso dai tempi di Gesù Cristo: come cultura, come modo di vivere, come sentimen- to del sacro, come senso di Chiesa, come sistemi culturali, come modalità comunicative, come senso di libertà e indipendenza, come pluralismo religioso, come rapporto con l’aldilà, come visione globale della realtà… Giulio Albanese continua a pagina 8 OTTOBRE MISSIONARIO Domenica 24 ottobre la Giornata Missionaria Mondiale I 6 presbiteri, ordinati il 7 ottobre scorso, nella Cattedrale di Agrigen- to, sono stati accolti con grande gioia nei loro paesi di origine. pagina 7 Caro Onorevole... LETTERA APERTA A PIERFERDINANDO CASINI Nei giorni scorsi abbiamo appreso che, i vertici nazionale e regionali dell’UDC, hanno nominato il nuovo coordinamento dell’Udc per la provincia di Agrigento: Calogero Firetto, sindaco di Porto Empedocle, è il nuovo coordi- natore provinciale, mentre il primo cittadino di Agrigento, Marco Zambuto, è stato nominato presidente del coordinamento provinciale. A loro il compito di riorganizzare il partito nella nostra provincia, compito non facile se si tiene conto che tre (Mannino, Cuffaro e Ruvolo) dei cinque dei deputati e senatori “ribelli”, che han- no lasciato nei giorni scorsi l’UDC per fondare un nuovo sog- getto politico, i Popolari di Italia, sono agrigentini. È emblematico allora che il lea- der del partito, Pierferdinando Casini, abbia scelto la nostra provincia per iniziare una serie tra le varie realtà locali. Lunedì 25 ottobre, l’ex presidente della Camera sarà nella nostra città e in questa occasione abbiamo pensato di indi- rizzargli una lettera aperta che pubblichiamo . pagina 2 Ritardi Postali Questo giornale è stato consegnato al Centro Postale Operativo di Agrigento Giovedì 21 Ottobre 2010 Novità Editoriale “Saluto te Agrigento” La città accoglie Giovanni Paolo II Sciascia Editore € 15,00 Il libro contiene gli scatti di A. Pitrone e tut- ti i discorsi che Giovanni Paolo II pronunciò nella visita alla Città l’8 e 9 maggio del 1993. Il testo è in vendita nelle librerie della città di Agrigento “Auspico che la ricerca del bene co- mune costituisca sempre il riferimen- to sicuro per l’im- pegno dei cattolici nell’azione sociale e politica”: a conclusione della 46 a Settimana sociale il Papa autorevolmente sottolinea il cuore del discorso tenutosi a Reggio Calabria. L’“agenda di speranza” è innanzitutto fon- data su una nuova declinazione dell’impegno per il bene comune, bussola certa della dot- trina sociale. In questo senso, nella Settimana sociale, si è cominciato a scrivere un capitolo molto importante dell’impegno educativo assunto dalla Chiesa italiana come asse del prossimo decennio. Si è messa a fuoco la politica, nei suoi limi- ti e nelle sue potenzialità, e si è cominciato a delineare il cammino per dare corpo all’invito del Papa e dello stesso presidente della Cei per una nuova generazione di cattolici for- mati adeguatamente e protagonisti della vita sociale e politica. È un appello esigente che punta soprattutto sui giovani e richiede un preciso investimen- to. Si tratta di un traguardo di medio periodo, che ha come presupposto un vero respiro ec- clesiale. Al di là delle mutevoli e sempre incerte vicende della cronaca politica infatti sta cre- scendo una questione di fondo, per l’Italia e per l’Europa, riguardo al futuro a medio ter- mine. Si parla tanto di “transizione”, nell’in- certezza radicale sui suoi esiti. In questo quadro l’Italia deve rilan- ciare la propria soggettività, con la consapevolezza che, nel qua- dro della cosiddetta “multi level governance”, nulla è più scontato, a partire dallo stesso livello stata- le. Non è un caso che i lavori di Reggio Calabria non abbiano avuto una eco significativa sulla stampa e nel dibattito pubblico, che pure avrebbe tanto bisogno di contenuti. Non c’era ovviamente una “no- tizia” di immediata spendibilità politica, nel senso così limitato degli schieramenti. Perché non fa “notizia” un evento che invece è di grande importanza, diverse centinaia di persone autorevoli, provenienti da tutta Italia, che prendono la parola articolando concretamen- te la prospettiva del “bene comu- ne” e sono pronti a farla rifluire a 360 gradi. Questo tessuto assolutamente unico ha ormai chiara la consa- pevolezza di un passaggio, della necessità di misurarsi con una nuova fase, ben espressa dai ripetuti inviti del Papa e della stessa Cei. Si tratta di un impegno che non può che essere ecclesiale, cioè di tutti i soggetti e cora- le e, per questa strada, occorre offrire un con- tributo a tutto il Paese e sviluppare quei nuo- vi traguardi che vanno preparati con grande serietà e determinazione, puntando sui fon- damentali, con la consapevolezza, sottolinea- ta dal presidente della Cei, che la radice della speranza è proprio e sempre ripartire da Dio. La bussola del bene comune La ricchezza delle quattro giornate in terra di Calabria non può andare dispersa. I materiali della Settimana Sociale sono reperibili sul sito ufficiale dell’evento www.settimanesociali.it. Noi abbiamo preferito dare la voce ai delegati diocesani. Alle pagine 4 e 5 le loro riflessioni.

description

edizione del 24 ottobre 2010

Transcript of L'Amico del Popolo

Page 1: L'Amico del Popolo

N. 37 del 24 Ottobre 2010Esce il Venerdì - Euro 1,00 - www.lamicodelpopolo.net

Anno 55

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

C.da San Benedetto - tel. 0922 405901 Zona Industriale - Agrigento

8

Ribera: coniugare agricoltura e turismo

di Enzo Minio

Provincia

◆ Sciaccachiesa concessa ai massoni

I cittadini di Sciacca mai avrebbero pensato che si po-tesse giungere a tanto, a per-mettere cioè che in una chiesa cristiana - anche se non più adibita al culto - si tenesse niente meno che un convegno di logge massoniche.

pagina 7

◆ vita eccleSiale

accolti con gioia

3

Combattere la povertà

con prevenzione

di Loredana Federico

cultura

2

A proposito della “vocazione turistica”

della nostra Città

di C.P.

cittÁ

Missione, impegno per tuttiInutile nasconderselo:

stiamo attraversando un periodo della storia uma-na particolarmente impe-gnativo, caratterizzato da profonde contraddizioni sociali, politiche, econo-miche e religiose che a vol-te coinvolgono le nostre stesse comunità cristiane. Eppure, per quanto gran-de possa essere la congerie delle miserie umane, alla luce del Vangelo, proprio questa nostra stagione, primo segmento del Terzo Millennio, risulta essere congeniale – parados-salmente, è vero! – per la missione evangelizzatrice nel mondo. Non foss’altro perché molta gente, un po’ a tutte le latitudini, sta imparando da un’amara «esperienza del vuoto», parafrasando Paolo VI, quanto siano vere le parole del Signore: «Non di pane soltanto vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (cfr. Messag-gio per la Giornata missio-naria mondiale del 1971). Dobbiamo allora sforzarci

come credenti di dire agli uomini che «la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana si trovano in Cristo, nostro Signore e Maestro» (Gaudium et Spes, 10). Ecco perché in occasione dell’Ottobre missionario e dell’immi-nente Giornata missiona-ria mondiale (Domenica 24 ottobre) – il cui tema quest’anno ha una forte valenza eu-caristica: «Spezza-re pane per tutti i popoli – lo sguar-do del cuore si di-lata sugli immensi spazi del «villaggio globale». Lungi da ogni disfattismo, dovremmo però sforzarci di indivi-duare le direttrici verso cui orien-tare la missione del futuro, quel futuro che ci sta davanti all’inizio di una nuova epoca caratterizzata da una nuova cultura planetaria, dalla

globalizzazione, da nuovi fondamentalismi religiosi e da forme di ingiustizia strutturali sempre più gravi. Evangelizzare è in fondo un dovere impre-scindibile per il creden-te, nella consapevolezza però che mai come oggi il mondo è stato così diverso dai tempi di Gesù Cristo: come cultura, come modo

di vivere, come sentimen-to del sacro, come senso di Chiesa, come sistemi culturali, come modalità comunicative, come senso di libertà e indipendenza, come pluralismo religioso, come rapporto con l’aldilà, come visione globale della realtà…

Giulio Albanesecontinua a pagina 8

ottobre Missionario Domenica 24 ottobre la Giornata Missionaria Mondiale

I 6 presbiteri, ordinati il 7 ottobre scorso, nella Cattedrale di Agrigen-to, sono stati accolti con grande gioia nei loro paesi di origine.

pagina 7 caro onorevole...lettera aPerta a PierFerdinando casini

Nei giorni scorsi abbiamo appreso che, i vertici nazionale e regionali dell’UDC, hanno nominato il nuovo coordinamento dell’Udc per la provincia di Agrigento: Calogero Firetto, sindaco di Porto Empedocle, è il nuovo coordi-natore provinciale, mentre il primo cittadino di Agrigento, Marco Zambuto, è stato nominato presidente del coordinamento provinciale. A loro il compito di riorganizzare il partito nella nostra provincia, compito non facile se si tiene conto che tre (Mannino, Cuffaro e Ruvolo) dei cinque dei deputati e senatori “ribelli”, che han-no lasciato nei giorni scorsi l’UDC per fondare

un nuovo sog-getto politico, i Popolari di Italia, sono agrigentini. È emblematico allora che il lea-der del partito, Pierferdinando Casini, abbia scelto la nostra provincia per iniziare una serie tra le varie realtà locali. Lunedì 25 ottobre, l’ex presidente della Camera sarà nella nostra città e in questa occasione abbiamo pensato di indi-rizzargli una lettera aperta che pubblichiamo .

pagina 2

Ritardi PostaliQuesto giornale

è stato consegnato al

Centro Postale Operativo

di Agrigento

Giovedì 21 Ottobre 2010

novità editoriale“Saluto te Agrigento”

La città accoglie Giovanni Paolo II

Sciascia Editore € 15,00

Il libro contiene gli scatti di A. Pitrone e tut-ti i discorsi che Giovanni Paolo II pronunciò nella visita alla Città l’8 e 9 maggio del 1993.

Il testo è in vendita nelle librerie della città di Agrigento

“Auspico che la ricerca del bene co-mune costituisca sempre il riferimen-to sicuro per l’im-pegno dei cattolici nell’azione sociale

e politica”: a conclusione della 46a Settimana sociale il Papa autorevolmente sottolinea il cuore del discorso tenutosi a Reggio Calabria.

L’“agenda di speranza” è innanzitutto fon-data su una nuova declinazione dell’impegno per il bene comune, bussola certa della dot-trina sociale.

In questo senso, nella Settimana sociale, si è cominciato a scrivere un capitolo molto importante dell’impegno educativo assunto dalla Chiesa italiana come asse del prossimo decennio.

Si è messa a fuoco la politica, nei suoi limi-ti e nelle sue potenzialità, e si è cominciato a delineare il cammino per dare corpo all’invito del Papa e dello stesso presidente della Cei per una nuova generazione di cattolici for-mati adeguatamente e protagonisti della vita sociale e politica.

È un appello esigente che punta soprattutto sui giovani e richiede un preciso investimen-to. Si tratta di un traguardo di medio periodo, che ha come presupposto un vero respiro ec-clesiale.

Al di là delle mutevoli e sempre incerte vicende della cronaca politica infatti sta cre-scendo una questione di fondo, per l’Italia e per l’Europa, riguardo al futuro a medio ter-mine. Si parla tanto di “transizione”, nell’in-

certezza radicale sui suoi esiti. In questo quadro l’Italia deve rilan-ciare la propria soggettività, con la consapevolezza che, nel qua-dro della cosiddetta “multi level governance”, nulla è più scontato, a partire dallo stesso livello stata-le.

Non è un caso che i lavori di Reggio Calabria non abbiano avuto una eco significativa sulla stampa e nel dibattito pubblico, che pure avrebbe tanto bisogno di contenuti.

Non c’era ovviamente una “no-tizia” di immediata spendibilità politica, nel senso così limitato degli schieramenti.

Perché non fa “notizia” un evento che invece è di grande importanza, diverse centinaia di persone autorevoli, provenienti da tutta Italia, che prendono la parola articolando concretamen-te la prospettiva del “bene comu-ne” e sono pronti a farla rifluire a 360 gradi.

Questo tessuto assolutamente unico ha ormai chiara la consa-pevolezza di un passaggio, della necessità di misurarsi con una nuova fase, ben espressa dai ripetuti inviti del Papa e della stessa Cei.

Si tratta di un impegno che non può che essere ecclesiale, cioè di tutti i soggetti e cora-le e, per questa strada, occorre offrire un con-

tributo a tutto il Paese e sviluppare quei nuo-vi traguardi che vanno preparati con grande serietà e determinazione, puntando sui fon-damentali, con la consapevolezza, sottolinea-ta dal presidente della Cei, che la radice della speranza è proprio e sempre ripartire da Dio.

la bussola del bene comune

La ricchezza delle quattro giornate in terra di Calabria non può andare dispersa. I materiali della Settimana Sociale sono reperibili sul sito ufficiale dell’evento www.settimanesociali.it.

Noi abbiamo preferito dare la voce ai delegati diocesani. Alle pagine 4 e 5 le loro riflessioni.

Page 2: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo24 Ottobre 2010CittàIn Breve palazzo san domenico

Vocazione turistica? mah!

la settimana di Eugenio Cairone

Stupidi, razzistiCori razzisti nei confronti del giocatore Eto’o, domenica scorsa nel corso della partita Cagliari – Inter.Il giovane attaccante è stato vittima dei soliti imbecilli che si travestono da tifosi. Di fronte a queste persone cosa fa il giudi-ce sportivo? Si limita a punire la Società calcistica cagliaritana semplicemente con 25 mila euro di ammenda. Una farsa. Una presa in giro bella e buona, come i 10 mila euro di multa inflitta, qualche tempo fa, a Francesco Totti. Roba da far ridere i polli, insomma.Ma si vuole o no debellare la stupidità negli stadi? A Cagliari, per chi non lo sapesse, l’arbitro Tagliavento ha so-speso per circa tre minuti la partita dopo i cori razzisti.L’ammenda è stata comminata per avere i sostenitori del Ca-gliari “Rivolto dalla Curva nord a un calciatore avversario grida

e cori costituenti espressione di discriminazione razziale, deter-minando in tal modo la sospensione della gara, protrattasi per circa tre minuti, per disposizione del responsabile dell’Ordine pubblico ex art. 62”. Leggendo il referto dell’arbitro è chiara la violazione. A Cagliari la sospensione c’è stata giusto il tempo di invitare gli stupidi a farla finita. Ma si era quasi certi che la giustizia sportiva usasse un diverso metro punitivo e non una semplice multa.Si dirà che la Società rossoblu non ha colpe perché non è lei ad aver partorito i cretini. Ma è chiaro che non si può contrastare la stupidità con punizioni di questo tipo che potrebbero, anzi, incoraggiare piuttosto che reprimere certi comportamenti. Se non si è capaci di individuare i diretti responsabili dei cori razzisti negli stadi, malgrado le misure adottate in fase di acqui-sto dei biglietti, si faccia in modo di essere un tantino più seri dopo, nel sanzionare.

p.zza caVour Iniziativa pro-aeroporto

associazionismo Giornata di solidarietà dei giovani famacisti

Dopo i momenti di spettacolo e solidarietà dello scorso maggio, promossi dall’Associazione Giovani Farmacisti Agrigento insieme alla compagnia “Eva Duarte” della nostra città, la citata associazione ha programmato una serata evento per il prossimo 29 ottobre al Palacongressi di Agrigento. Per l’occasione si esibirà Paolo Migone, comico della trasmissione di canale 5 “Zelig” e parte del ricavato della serata ser-virà ad acquistare un camper da adibire a farmacia mobile.

piazzale rosselli lunedì apre la nuova stazione bus

Lunedì prossimo aprirà la nuova stazione dei pull-man di piazza Fratelli Rosselli. Ieri l’assessore al traf-fico Franco Iacono, quello ai Lavori pubblici Renato Buscaglia, il comandante della Polizia municipale Cosimo Antonica ed il responsabile dell’Utc Giusep-pe Principato hanno effettuato un ultimo sopralluo-go.E’ stato rilevato come sia quasi tutto pronto per l’apertura. Si è stabilito di tenere una riunione doma-ni insieme con i titolari delle autolinee che utilizze-ranno la stazione. L’incontro servirà alla ripartizione degli stalli.

maltempo città nuovamente in ginocchio

La pioggia incessante che si è abbattuta sulla città dei templi ha causato danni e disagi. Case, negozi e strade allagate, diversi cedimenti e smottamenti. In tilt già dal primo mattino i centralini dei vigili del fuoco del comando provinciale di Agrigento e del comando della Polizia municipale. Decine e decine i terreni, magazzini, abitazioni ubicate ai piani bassi, villette ed esercizi commerciali sommerse dall’acqua. Fortunatamente non si sono registrate persone ferite. Maggiormente colpiti, ancora una volta, il quartiere commerciale del Villaggio Mosè e la località balneare di San Leone, dove la viabilità è stata molto difficile a causa delle strade allagate.

pUBBlico impieGo l’impegno delle acli

Il Presidente provinciale delle Acli Nicola Perri-cone interviene nel merito del d.lgs. n. 150/2009 che riforma la materia del pubblico impiego, ri-tenendo importanti gli obiettivi individuati. Cer-tamente occorre approfondire diversi aspetti, ob-blighi e opportunità sia dalla parte datoriale che dei lavori, motivo per cui abbiamo promosso, in collaborazione sinergica con l’ordine degli Avvo-cati di Agrigento e l’AGI, il convegno che si ter-rà sabato 23 ottobre 2010 ad Agrigento presso il Teatro Pirandello. Secondo Perricone conseguire una migliore organizzazione del lavoro, assicura-re il progressivo miglioramento della qualità delle prestazioni erogate al pubblico, ottenere adeguati livelli di produttività del lavoro pubblico, favorire il riconoscimento di meriti e demeriti dei dirigenti pubblici e del personale sono priorità oramai indi-spensabili per rendere più efficiente e produttivo il servizio pubblico. Siamo sicuri, conclude Perri-cone, che gli approfondimenti programmati nel convegno saranno utili ad analizzare bene l’appli-cazione pratica della riforma.

Volantini e confronto

caro onorevole...Illustre onorevole,abbiamo pensato di indirizzarle questa

lettera aperta alla vigilia della sua visita ad Agrigento, nel momento in cui si appresta a rilanciare il suo partito in un territorio che ha fatto registrare abbandoni di personalità politiche molto note e con largo seguito.

Forse in questa nostra iniziativa ha pesato il fatto che, nei giorni scorsi, ci siamo ritro-vati insieme a Reggio Calabria ai lavori della 46a Settimana Sociale dei cattolici italiani, presenti oltre il suo anche altri schieramenti politici, dove lei ha avuto modo di ribadire che “è giusto chiedere ai cattolici sui valori non negoziabili l’unità poli-tica” e che “i nostri tatticismi, le nostre convenienze politiche, le nostre strategie a volte si scontrano con la necessità di difendere coerentemente i valori che il cardinale Bagnasco definisce non negoziabili’’.

Dichiarazioni impegnative che debbono trovare eco e mediazione concreta in una regione dove persistono fenomeni che appesantiscono oltremodo la vita sociale del territorio, aggravandone le condizioni di sottosviluppo ed arretratezza, in un contesto di grave illegalità.

Affermazioni di princìpi da cui partire per affrontare le complessità della situazione e segnalare alcuni punti di partenza per comprendere dove sono più a rischio la vita, la famiglia, la dignità della persona, la legalità, la giustizia, il lavoro, la scuola, la sanità, la conoscenza e la creatività.

La ricerca punta in alcune direzioni precise e ricorrenti: la questione del lavoro e dell’impresa, l’emergenza educativa, lo sviluppo nella lega-lità, la ricerca delle vie dell’integrazione; il dovere di dare ai giovani op-portunità di mobilità sociale; l’aggiornamento delle istituzioni politiche.

In questa direzione, l’invito al discernimento è stato raccolto in una misura che nessuno aveva immaginato. Chiese particolari, associazioni, movimenti, fondazioni, università, istituzioni non solo si sono messe in gioco ma spesso hanno addirittura rilanciato prendendo a lavorare non solo a un’agenda nazionale ma anche a un’agenda locale.

Di questo c’è bisogno nella nostra difficile realtà e su questo si misu-ra l’impegno dei politici che si dichiarano disponibili a dare una mano allo sviluppo del territorio.

Per questo, mentre Lei si trova impegnato a ricostituire il partito in Sicilia e nella nostra provincia, sia pure nella consapevolezza del ruo-lo d’opposizione che viene portato avanti dall’Udc rispetto al Governo centrale, vorremmo richiamare la Sua attenzione e sondare la sua di-sponibilità, anche alla luce della sfida che ha voluto accettare facendo assumere ai suoi uomini responsabilità dirette nella giunta regionale.

Non compete a noi esprimere valutazioni di ordine politico rispetto alle decisioni assunte.

Piuttosto intendiamo osservare con attenzione quale servizio questo esecutivo tecnico possa offrire alle popolazioni governate, a cominciare da quelle zone a forte ritardo di sviluppo dove più pesanti sono le con-seguenze di una crisi economica che interessa tutto il paese ed il con-tinente europeo. A tal proposito pensa che l’esperienza siciliana possa avere prospettive politiche di più ampio respiro in Sicilia e fuori?

Al suo progetto politico che si sviluppa sotto l’impegnativo titolo di Partito della Nazione, hanno aderito giovani amministratori della no-stra provincia che nell’azione amministrativa incontrano non poche dif-ficoltà e che devono fare i conti con la limitatezza delle risorse, con la rigidità del patto di stabilità, con la mancanza di infrastrutture che con-sentano di sfruttare adeguatamente le potenzialità turistiche del territo-rio, con una scarsa attenzione della politica nazionale e regionale verso i vecchi e nuovi bisogni degli agrigentini. Quali punti di natura politica, data anche l’esperienza amministrativa, nel passato come nel presente, di uomini del suo partito, vuole privilegiare per lo sviluppo complessivo della nostra provincia?

Sugli amministratori pubblici grava, oggi, un di più di responsabilità, un di più di coerenza, un di più di testimonianza nei comportamenti e nello stile complessivo con cui agiscono. La gente, dai suoi amministra-tori, si aspetta molto. Desidera poter guardare loro con rispetto. Ha bi-sogno di testimonianze forti di correttezza, onestà, schiettezza, di puli-zia morale. Se lo aspetta dagli eletti di qualsivoglia lista e di qualunque matrice culturale e politica.

Nello stesso tempo, la gente, si aspetta che dai leaders politici, nell’am-bito delle loro superiori responsabilità, venga un sostegno alle cause giu-ste e a realizzare condizioni di equità sociale e di maggiore attenzione verso chi si trova indietro. È questa, un’attesa che non va delusa!

Cordialmente.LdP

Interesse e partecipazione ha riscosso la manifestazione di sensi-bilizzazione a favore dell’aeroporto, svoltasi domenica 17 ottobre presso Piazza Cavour ad Agrigento.

L’iniziativa, organizzata dal Cen-tro di Bioetica Evangelium vitae, mirava ad avvicinare i cittadini e far comprendere loro l’importanza della realizzazione di uno scalo ae-roportuale nella provincia di Agri-gento, ciò si è realizzato attraverso la distribuzione di un volantino sia a coloro i quali gravitavano nella piazza che ai numerosi automobi-listi transitanti lungo il viale della Vittoria. Il volantinaggio è stato an-che l’occasione per far nascere tra i cittadini un confronto spontaneo, libero e civile sull’importanza di una struttura aeroportuale nel ter-ritorio agrigentino. Enzo Di Natali, presidente del Centro, ha sottolineato come oggi, l’aerostazio-ne sia la risposta a nuovi collegamenti come la fu, all’inizio del secolo, la ferrovia. Essere privi di uno scalo aeroportuale, in particolare nella no-stra provincia già forte-mente tagliata fuori dal

resto della Sicilia per la carenza di infrastrutture, equivale a non ave-re quei vantaggi che all’inizio del secolo ebbero i nostri comuni. Al-l’iniziativa, sono anche intervenuti il Presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi, il Presidente del Polo Uni-versitario di Agrigento, Joseph Mi-fsud, il deputato regionale Roberto Di Mauro oltre ad altri rappresen-tanti delle istituzioni locali.

Il volantino che è stato distribuito riportava i motivi per dire sì all’ae-roporto come l’uscita dalla solitu-dine culturale oltre ad un maggiore sviluppo anche commerciale, ma sottolineava anche che coloro che non desiderano la realizzazione di una struttura aeroportuale, voglio-no lasciare la Provincia in uno stato di abbandono e di emarginazione. NASCITA

Il 14 ottobre è nata

Eva DanileAi genitori Emanuele

e Angela ed allo zio Eu-genio Cairone nostro collaboratore, gli auguri della redazione

«Ci si riempie la bocca con la presunta vo-cazione turistica di questa città, ma alla

fine gli atteggiamenti dicono tutt’altra cosa. Non si fanno nemmeno le cose più semplici come quella di fare una richiesta. Così non arrivano le agevolazioni, magari non arrivano i finanzia-menti. Ma come deve avvenire in questo modo lo sviluppo turistico?»

A fare queste affermazioni è Gaetano Pendo-lino, presidente del Consorzioturistico Valle dei Templi, in seguito al depennamento di Agrigen-to dall’elenco delle città a “vocazione turistica” in seguito al mancato invio, da parte dell’Ufficio comunale competente, dell’apposita istanza alla Regione.

L’amministrazione comunale sta cercando di correre ai ripari predisponendo gli atti per chiedere un nuovo decreto con l’integrazione dell’elenco che comprenda anche la nostra città.

Ma non è finita. La vicenda, oltre a deno-tare la scarsa attenzione da parte dei sog-getti preposti a questo compito e pagati, anche per presentare istanze come quella in oggetto, nei confronti di un settore che dovrebbe essere fondamentale, anche per i vari proclami che i politici di questo o quello schieramento continuamente fan-no, per l’economia della nostra città, ha anche un risvolto veramente paradossale: la multa per alcuni esercizi commerciali.

Non essendo stata inserita la nostra cit-tà tra quelle a vocazione turistica, di con-seguenza gli orari e i giorni di apertura de-gli esercizi commerciali variano ed infatti nelle città definite turistiche possono es-sere aperti nelle giornate di domenica e di festa.

Così, nella mattinata di domenica, gli agenti della polizia municipale hanno multato tutti i

supermercati ed eser-cizi commerciali che, come avviene da anni, aprono anche nelle giornate segnate con il rosso sul calenda-rio. Circa venti multe da 860 euro ciascuna. Questa storia la dice lunga sulla sbandiera-ta “vocazione turistica della nostra città” tan-te belle parole e tante promesse che troviamo sulla bocca dei nostri amministratori del pas-sato e del presente.

Peccato che poi la situazione reale sia tut-t’altro che in linea con

le intenzioni e le parole, questo episodio è l’ul-timo che conferma l’attenzione al turismo solo a parole e non nei fatti concreti. Se a questa si-tuazione sommiamo tanti altri problemi piccoli e grandi che più volte e in diverse occasioni ab-biamo evidenziato ci accorgiamo come i nostri amministratori si riempiono la bocca di tante belle parole, riempiono le pagine dell’agenda di governo con belle intenzioni che poi, puntual-mente, si rivelano prese in giro.

Come possiamo definire quel che è accadu-to? Sinceramente crediamo che la macchina amministrativa del comune di Agrigento debba cominciare ad essere gestita come un’azienda privata, in fin dei conti la riforma degli enti locali ha cercato di originare questa nuova visione del-la macchina amministrativa e la figura del diret-tore generale dovrebbe servire proprio a questo sovrintendere al lavoro dei dirigenti, giudicarlo e prendere le dovute conseguenze relativamente agli atti da essi compiuti e che fanno perdere al comune oltre che soldi anche prestigio.

C.P.

Page 3: L'Amico del Popolo

Cultura �L’Amico del Popolo24 Ottobre 2010

Animatori della carità di mol-te parrocchie della diocesi

e i membri delle associazioni di volontariato, più di 200 persone presenti nella parrocchia Ss. Pietro e Paolo di Favara per il convegno, organizzato dalla Caritas Dioce-sana e dal Cesvop, su Povertà e volontariato, svoltosi sabato 16 ot-tobre.

Primo intervento quello del-l’arcivescovo che ha richiamato ai presenti l’importanza del servizio reso, non tanto per avere ricono-scimenti o per trovare gratificazio-

ni, ma perché nel servizio la nostra fede trova il suo normale ambito di applicazione.

Walter Nanni, sociologo di Ca-ritas Italiana, ha presentato invece i risultati del rapporto 2010 sulle povertà e l’esclusione sociale “In caduta libera”, edito da Caritas Italiana e dalla Fondazione Zan-can. Dall’analisi è scaturito che, causa principale della povertà, in cui molti cadono, è il vivere sopra le possibilità economiche, anche se esiste una povertà di sistema, dovuto alla crisi e alla perdita del lavoro per la chiusura delle im-prese.

In Sicilia è povera una fami-glia su quattro (24,2%), mentre in Italia il tasso di povertà delle famiglie è il 10,8%. La povertà fra l’altro è molto complessa ed è difficile analizzarla, in quanto in massima parte sommersa. I nuo-vi poveri oggi, ad esempio, non sono rinviabili ai servizi sociali comunali (perché hanno un ISEE superiore a quello previsto…) e quindi stanno in carico solo agli enti riconducibili alla Chiesa.

Sta nelle nostre possibilità co-minciare a fare prevenzione, cioè fare cultura per non spendere male.

Dopo una discussione animata sulle possibilità di impegno con-creto nel territorio l’intervento di Alberto Giampino, direttore del Cesvop, che ha presentato i risul-tati di un lavoro che l’associazione ha sviluppato nella provincia di

Agrigento.Una del-

le buone prassi per far fronte alla povertà è la domi-ciliazione che, senza ombra di dubbio, è da affidare al volon-t a r i a t o , anche se questo non può essere lasciato da solo. Sono gli enti presenti nel territorio infat-ti a poter operare proprio perché radicati e ramificati in esso.

Gli interventi dei rappresentanti dell’USP, di Confindustria e Con-fCooperative hanno evidenziato la necessità di operare con i giovani, perché essi possano essere edu-cati alla gratuità e alla possibilità di valorizzare le esperienze. Solo un’educazione all’uso sobrio delle risorse può essere considerata pre-venzione e mantenere i costi delle famiglie sotto controllo.

La famiglia Vetro, di Porto Em-pedocle, del movimento dei foco-lari, ha presentato l’economia di comunione, la quale punta su uno stile di vita delle aziende, legato ai princìpi della legalità e della solida-rietà, ormai di tutto il mondo.

A chiusura, il direttore della Caritas, Valerio Landri, ha invita-to tutti «a “lasciarsi trasformare”

dall’esperienza di crisi che stiamo vivendo. La crisi ci insegna che nel nostro sistema economico, a cominciare dalle nostre economie domestiche, c’è qualcosa che non va. Mentre ogni giorno ci confron-tiamo con le povertà (nostre e de-gli altri), lasciamoci interrogare su come conduciamo la nostra vita, sul nostro rapporto con le cose e le persone. Mentre ci preoccupiamo di assicurare, anche con la denun-cia, condizioni di vita dignitose per tutti, proviamo anche noi a riquali-ficare la dignità della vita, aprendo-ci alla sobrietà delle scelte, aprendo le nostre famiglie, le nostre parroc-chie, le nostre associazioni … ai bi-sogni degli altri. Il nostro obiettivo non può essere quello di far sì che tutti abbiano il nostro stile di vita, ma di educare tutti (a comincia-re da noi) ad uno stile di vita più evangelico e sobrio, fondato sulla essenzialità e la condivisione».

L.F.

Combattere la povertà con la prevenzione

siCilianitÁ

Famiglia e paternità cercansi

“Dici l’Anticu: “L’amuri di la matri è cummu-venti, / ma l’amuri di lu patri è cosa granni: / è forza luminusa e pazienti, / c’on servi sulu a ri-parari i danni. / Di lu travagliu soffriri l’affanni, / e nun livari inutili lamenti; / teneri tutti in cori, nichi e ranni, / senza particulari trattamenti; / sirbari fidi a chiddru ca si dici; / di l’amicizia fari un sacramentu; / apriri cori e manu all’infilici: / chistu d’u patri è veru ‘nsignamentu”.

“Chi vizia suo figlio, dovrà fasciarne le ferite ed ogni suo grido gli strazierà le viscere. Un cavallo non domato diventa intrattabile, e un figlio abbandona-to a se stesso diventa testardo. Coccola tuo figlio e ti farà tremare, scherza con lui, e ti farà piangere…Non lasciarlo libero nella sua gioventù e non dissi-mulare le sue mancanze… Educa tuo figlio e forma-lo al lavoro, per non essere disonorato dalla sua vita oziosa” (Siracide, 30,7-13).

E ne custodivano, nella mente e nel cuore, gem-me sapienziali, i nostri vecchi analfabeti! Analfa-beti sì, ma non illetterati, perché – durante i tempi forti dell’Anno Liturgico, specialmente in Quaresi-ma – assimilavano, dai bravi predicatori, tanta di quella ricchezza biblica, e non solo, da saperne per sé e per gli altri, e riuscire ad osservare la “Santa Legge di Dio”.

Il padre di famiglia sapeva che primo suo dove-re era quello di agire in modo da presentarsi ai figli come modello di comportamento, imprimendo nel-la loro mente una chiara gerarchia di valori. Dopo Dio, il vero bene e la vera ricchezza da custodire era la famiglia, da cui tutto derivava e a cui tutto doveva convergere. Di “mio” e “tuo”, esisteva solo il dovere da compiere, non il possesso delle cose, che venivano distribuite in ragione dei veri bisogni. Di strettamente personale, neppure la scelta del lavoro o del matrimonio poteva venire considerata, doven-do, sempre, preoccuparsi che non ne derivasse un nocumento all’onorabilità della famiglia e ai veri in-teressi di qualcuno dei componenti.

Si deve, certo, ammettere che una concezione così monolitica della famiglia fosse anche causa di soffe-renze e inconvenienti (più che nelle famiglie del po-polo, i guai nascevano nella nobiltà e nella borghe-sia), ma neppure si può negare che ne derivasse un forte senso di responsabilità verso il bene comune e un nobile impulso alla condivisione.

Era convinzione profonda che in una famiglia ove mancasse la presenza e la guida del padre, ve-nivano meno la vera dignità e la stabilità. Si dice-va: “casa senz’omu, famiglia senza nnomu”. Ecco perché, oggi, non c’è bisogno neppure di appellarsi all’onestà intellettuale per riconoscere che l’attuale crollo dei valori religiosi e morali è iniziato con la graduale scomparsa della tradizionale figura del padre (vera roccaforte, custode degli affetti e sicuro riferimento al senso dell’impegno, della responsabi-lità e del quotidiano sacrificio, capace di eroismi), e con la “fuga”, divenuta ormai frenetica, della donna, che rifiuta il ruolo di madre o, quantomeno, lo de-classa all’ultimo posto nei suoi interessi.

Da questa situazione, che, da decenni, caratteriz-za il contesto socioculturale della nostra bella Ita-lia, ne è derivata la “deliziosa” abitudine di riempire tutti i mezzi di comunicazione con “confortanti” episodi di figli che accoltellano i genitori, di madri che strangolano i propri bambini e mariti separa-ti che fanno piazza pulita dell’ex moglie e dei figli. Tali notizie si prolungano per giorni e giorni, e tan-to di quel tempo, da non trovarne poi altro per un coscienzioso studio e un conseguente intervento onde conoscere le vere cause di tante nefandezze, e poterle evitare.

Sì, è vero, la Chiesa cerca di denunziare i motivi: si preoccupa del poco dialogo che corre tra genitori e figli, accusa la molteplicità e la facilità delle sepa-razioni coniugali, dice che il benessere di cui sono circondati i ragazzi è eccessivo e fuorviante, sot-tolinea l’incapacità dei genitori di sapere dire “no” alle loro smodate pretese… Tutto vero, ma (siamo onesti) la sua voce, ormai, appare troppo fioca, l’eco non arriva più, in maniera efficace, né in famiglia e tantomeno a scuola. Nessuno, infatti, si sofferma a riflettere e a dichiarare che la perversione del con-testo socioculturale è tale da impedire, da parecchi decenni, la formazione di uomini e donne che sap-piano presentarsi come modello di comportamento ai propri figli.

I figli. Ma chi sono? Dove sono? Quanti sono? Di regola: uno appena, che, nel migliore dei casi, viene affidato ai nonni o all’asilo nido prima, alla scuola materna dopo, e così di seguito, a strutture ludiche e culturali (compresa la scuola) ove l’unica, vera preoccupazione è quella di avviarli ad una disedu-cazione progressiva per poter soddisfare sensualità ed istinti (specie la sessualità), eludendo ogni vera responsabilità e ogni vero impegno ad edificare un futuro migliore, per sé e per il bene comune.

Piresse

Girgenti: le chiese, i conventi, i monasteridistruzioni e trasformazioni a cura di Nino Sciangula

Favara Convegno-dibattito Caritas Cesvop

Boffo nominato direttore

La chiesa S. Filippo

Scriveva M. Caruso Lanza in Osserva-zioni e Note sulla Topografia Agrigentina, 29, Agrigento 1930: “L’attuale Piazza d’ Armi (oggi V. Emanuele, n.d.a.) si chiama Piano di S. Filippo perchè là sotto, a no-tevole profondità ( prima che venisse col-mato nell’ Ottocento il vallone, detto Nave o Taglio di Empedocle, n.d.a.) esisteva una chiesa dedicata a quel Santo e che rimase coverta”.

E’ probabile che l’abbandono e la distru-zione della chiesetta di campagna sia da mettere in relazione alla costruzione in città dell’Oratorio di S. Filippo Neri “eretto nel 1656 per opera di Antonio Antinoro, pio sacerdote, nell’antichissima, ma piccola chiesa di S. Giuseppe, ridotta in forma più ampia oggi”, come testimonia Vito Amico nell’opera Dizionario topografico della Si-cilia, 517, Catania 1757. Lo stesso autore, d’altronde, non include la chiesa di S. Filip-po (Neri) nell’ elenco delle chiese esistenti nel Settecento.

La chiesa S. Maria delle Grazie

La chiesa fu costruita nel Quattrocento e fu demolita negli anni Cinquanta, insieme alla Villa Garibaldi (vedi foto), a seguito della na-scita del quartiere di S. Vito (E. Di Bella, Una Via, una Storia, Agrigento 1996, e S. Fucà, Cent’ anni di cronaca..., Agrigento 2001 ).

Da un’ antica fotografia del 1908 (in Cari-si-Montalbano, Girgenti-Agri-gento, 45, Agri-gento 1998) si vede abbastanza bene la chiesa S. Maria delle Grazie. Essa si trovava all’ in-terno della Villa Garibaldi, sulla linea del confine meridionale, ac-canto al grande cancello d’in-gresso.

Di modeste proporzioni (del resto era una chiesa rurale), il prospetto principale si affac-ciava su una stradina adiacente al Piano San-filippo (oggi Vittorio Emanuele, n.d.a.) che portava al convento di S. Vito. L’ ingresso della chiesa era sporgente, abbastanza semplice e lineare, ed aveva una bella torre campanaria in stile barocco.

appunti Si terrà sabato 30 ottobre,

alle ore 17.00, nell’audito-rium della Chiesa S.Antonio di Raffadali la presentazione del libro “Rosario Livatino. La coscienza di un giudice” di Gilda Sciortino. Interver-ranno il prof. G. Lombardo, insegnate, il dott. F. Proven-zano, giudice della Corte d’Appello di Caltanisetta, don Baldo Reina, Vicario per la Pastorale diocesana, Gilda Sciortino, autrice del libro. Modera il dott. Luca D’Anna, coordinatore della Consulta di Pastorale Sociale di Raffa-dali.

Fino al 13 novembre, presso l’Archivio di Stato di Agrigento, dal lunedì al ve-nerdì dalle ore 9 alle 13 e dal-le 15 alle 18 e il sabato dalle 9 alle 13, è possibile visitare la mostra “Il paesaggio agra-rio nelle carte topografiche del XIX secolo”. La mostra è stata allestita in occasio-ne della Giornata Mondiale dell’alimentazione promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali su proposta della FAO ed ha l’intento di documentare e far conoscere le colture più comuni diffuse nel territorio della provincia di Agrigento attraverso le carte topografiche e i docu-menti d’archivio.

tv2000 canale promosso dalla CEI

Torna il «direttore galantuomo», torna Dino Boffo. Il 18 ottobre il Consiglio di amministrazione di Rete Blu Spa, lo ha infatti nominato direttore di rete e di palinsesto di Tv 2000, il canale promosso dalla Con-ferenza episcopale italiana. Nomina nella quale si formulano «auguri sinceri di un fecondo lavoro, nel-la certezza della competenza e della rettitudine della persona».

«Una scelta coraggiosa e lungimirante» commen-tano la redazione e il Cdr di Tv 2000 sottolineando anche l’importanza della scelta nel delicato passag-gio dell’emittente al digitale terrestre. Una sfida sulla quale Boffo aveva molto puntato. Per lui, infatti, si tratta di un “ritorno” negli studi di via Aurelia dove ha guidato per undici anni la testata giornalistica – oggi diretta da Stefano De Martis –, assieme a quella di

RadioinBlu. Era il 1998 e già da

quattro anni dirigeva Avvenire (del quale era diventato vicedirettore nel 1991). Esperienze drammaticamente in-terrotte il 3 settembre 2009, con la decisione di dimettersi da tutte le testate dopo la terribile, e fal-sa, campagna mediatica lanciata dal Giornale di Vit-torio Feltri.

Dimissioni che, come ha scritto lo scorso 29 agosto il direttore di Avvenire e suo successore, Marco Tar-quinio, «sono state la protesta di chi ha subito la diffa-mazione, non certo il successo di chi l’ha sviluppata».

Page 4: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo24 Ottobre 2010Speciale Settimana Sociale

Tre parole - chiave per un impegno arduo

Come trasferire e valorizzare nel nostro territorio le riflessio-ni che hanno animato il dibatti-to a Reggio Calabria è la princi-pale responsabilità che avverte chi ha partecipato da delegato alla 46a Settimana Sociale dei cattolici italiani.

Un impegno non semplice ma irrinunciabile per chi ritiene che le parole-chiave speranza e responsabilità vanno testimo-niate, e per chi vuole vedere i cattolici ancora protagonisti dello sviluppo del paese, rispet-to ad un impegno politico che non può trascurare la questione antropologica.

Un contesto nel quale qua-lificare un federalismo solidale che chiede il rispetto della sog-gettività delle autonomie locali e della sussidiarietà verticale e orizzontale. Una fase attenta al superamento della transizione,

rendendosi conto che è del cattolico stare dentro a una situazione, e da dentro cercare di cambiare.

La terza parola-chiave è agenda e dobbiamo scriverla in una realtà a forte ritardo di sviluppo, appesantita da feno-meni negativi come la presen-za della criminalità organiz-zata, la perniciosa influenza della mafia, la cospicua quota di economia sommersa, pia-ghe odiose come l’usura e lo sfruttamento dei lavoratori.

Ma la nostra è anche una realtà dove la Chiesa sa offrire segnali importanti per con-trastare concretamente un

contesto caratterizzato da prati-che diffuse di illegalità e in una dimensione socio-culturale, no-tevolmente mutata, nella quale si pone, in maniera nuova, la questione lavoro e in particola-re la drammatica condizione di quanti non riescono a trovare un’occupazione o di quanti la perdono.

Segnali di speranza che invi-tano a guardare ai giovani che gestiscono alcuni beni immo-biliari della diocesi, alle inizia-tive per accogliere ed integrare gli immigrati, allo strumento del microcredito per aiutare le famiglie in gravi difficoltà eco-nomiche.

Segnali, anche, per un pro-getto educativo che, come il Piano pastorale diocesano, piac-cia a Dio, aiuti la Chiesa e serva all’uomo.

Salvatore Pezzino

Il mondo cattolico italiano ha celebrato a Reggio Calabria la sua 46a settimana sociale. Potrebbe sembrare la conti-nuazione di un rito, il ripetersi di un’occasione di incontro, originatasi all’inizio del secolo scorso per dare senso alla pre-senza sociale prima, politica poi, dei cattolici in Italia. E tale avrebbe potuto renderlo il suo carattere ripetitivo, quasi uno stanco omaggio a una tradizio-ne importante, in altri tempi incisiva e feconda; la diaspora che ormai rende frammentaria la presenza politica dei catto-lici; la sensazione di un laicato ingessato, senza slanci e mor-dente, scarsamente vocato alla profezia, nonostante esempi individuali splendidi, ma isola-ti; l’assuefazione ad una chiesa troppo istituzionale e tentata continuamente di clericalismo.

Questo volto stanco del mondo cattolico appare spe-culare ad un’Italia senza più grandi ideali, tesa soltanto a conservarsi ed a conservare, sonnacchiosa anche quando

gli eventi la spin-gono al grido ed alla ribellione; sonnacchiosa for-se perché in parte complice, in parte indifferente, in parte distratta da altro e per altro.

Avrebbe potu-to essere un rito sonnacchioso ed inerte, e il rischio

c’è stato e c’è ancora.C’è stato perché la chiesa isti-

tuzione tende spesso a prepon-derare sulla chiesa comunione, ad avocare a sé ciò che invece è specifico di altri; perché c’è nel laicato una tendenza, si po-trebbe dire una tentazione, a cercare rifugi spirituali abban-donando la storia; perché gli interessi corporativi, collettivi o di gruppo, tendono a preva-lere sulla ricerca del dialogo, del confronto all’interno ed ol-tre il mondo cattolico; perché conservazione ed integralismo si insinuano continuamente, contaminano parti nobili o solo popolari dell’Italia cattolica.

C’è ancora se non si innesta una marcia nuova, del pensare che si unisce alla vita: sì la vita delle comunità ecclesiali, dei singoli e dei gruppi di laici deve essere contaminata da pensiero fecondo, da slancio profetico, da superamento delle frontiere e delle barriere, dal desiderio della partecipazione e del dia-logo, dal gusto del pensare ed agire insieme tra cattolici e an-

che non cattolici.A Reggio, terra di frontiera,

il mondo cattolico, vescovi, sa-cerdoti e religiosi, e soprattutto laici, si è ritrovato, ha scoperto di esistere non come forma astratta e virtuale, ma come forza attuale e vitale.

Ed è un mondo fatto di adul-ti che si interrogano, di giovani che cercano corresponsabilità, di testimoni che danno concre-tezza al Vangelo (vedi progetto Policoro ed altro), soprattutto di associazioni e movimenti pronti a farsi carico del dram-ma della storia, a riprendere il grande monito, che ha prepa-rato, animato, tradotto il con-cilio, “della storia come luogo teologico, luogo in cui si fa la salvezza”.

L’assemblea di Reggio è ap-parsa consapevole che il senso del mondo cattolico oggi è uno con quello dell’Italia, che la sua ricerca di speranza deve conta-minare, animare, farsi una con quella dell’Italia; e che questa ricerca sia difficile è coscienza comune di chi era a Reggio e dei più che a Reggio non era-no e che ancora mantengono un’ansia di positività, cattolici o non cattolici che siano.

La difficoltà sta ancora una volta nel dopo. Reggio passerà, come per tante altre occasioni, come un’oasi felice?

Il mondo cattolico tornerà a chiudersi nella sua nicchia ritardando ancora la sua transi-zione infinita nella modernità? L’inerzia, indotta o voluta, tor-

nerà a contagiare il laicato? La conservazione tornerà ad irre-tire la profezia?

In queste occasioni si usa dire: “dipende da noi”. Questo noi tuttavia va declinato per soggetti e responsabilità. E so-prattutto va declinato in un clima.

Il clima dell’autunno può de-clinare stancamente verso l’in-verno o sentire ancora nostal-gia per l’estate, tentennare tra il cadere in letargo o preparare il risveglio.

L’autunno è però anche tem-po di semina e la semina va fat-ta dissodando il terreno e spar-gendo chicchi buoni, perché possa portare, quando verrà il tempo ed il tempo viene, buoni raccolti.

Cosa auspico? Una buona, profonda aratura, perché la no-stra chiesa ha bisogno di ritro-vare, qualora li avesse perduti, aggettivi e termini, insieme a contenuti e stili, che sono sta-ti della sua stagione più bella, quella del Concilio e dei suoi ispiratori e protagonisti, non ultimo Luigi Sturzo, tante volte richiamato a Reggio.

E poi una buona semina, at-tingendo ai magazzini migliori, senza prenotarli prima, ma va-lutando la loro effettiva qualità, magari facendo un torto a co-loro che desiderano un cultura selettiva ed autoctona, e invece mettendo insieme ogni seme sano e prevedibilmente fecon-do.

Ignazio Guggino

Dopo Reggio per la nostra Chiesa ritrovare contenuti e stili nuovi

È stato soprattutto un grande evento di Chiesa: le giornate di Reggio Ca-

labria, infatti, hanno convocato moltis-simi delegati provenienti dalle diocesi italiane, rappresentanti delle aggrega-zioni laicali ed esponenti del mondo associativo, sociale, politico e culturale che si richiama alla Dottrina Sociale della Chiesa

Una convocazione su un tema di scottante attualità, definito dal vice-presidente del Comitato organizzatore prof. Luca Diotallevi – la vera posta in gioco delle Settimane, cioè l’Italia stessa. Non c’è retorica né enfasi in tale affer-mazione, ma piuttosto la consapevo-lezza che i cattolici hanno a cuore con-

cretamente il Bene Comune, che non è un’idea o una teoria, ma l’obiettivo di una ricerca faticosa ed entusiasmante che i credenti sperimentano nello stile autentico del discernimento cristiano e in fedeltà al Vangelo di sempre e all’uo-mo di oggi.

Lo ha anche ricordato il cardinale presidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco che l’impegno sociale e poli-tico del cattolico non si limita alla difesa di interessi, pur legittimi e specifici, ma è relativo al vasto ambito storico della vita integrale dell’uomo. Ed è la vita, dal suo concepimento al suo compimen-to, il tensore esigente che promuove e anima il pensiero e l’azione sociale dei

credenti.Le giornate sono state dense di sti-

moli e di provocazioni: da quelle delle relazioni iniziali, ai gruppi di studio te-matici sulle cinque aree tematiche del documento preparatorio (Intraprende-re, Educare, Includere nuove presenze, Slegare la mobilità sociale, Completare la transizione istituzionale) sino al po-meriggio-dibattito sul Mezzogiorno in-trodotto mirabilmente dalla riflessione di Giuseppe Savagnone (vale la pena di ritornare alla lettura e meditazione di tali testi, consultandoli sul sito web delle settimane sociali www.settimanesociali.it )

La giornata di domenica ha visto le sintesi dei lavori di gruppo e alcune considerazioni con-clusive affidate al Comitato Organiz-zativo: mons. Ar-rigo Miglio, presi-dente del Comitato, nel ringraziare tutti per il contributo e, in particolare, la città di Reggio Calabria e l’intera Regione per la stupenda e calo-rosa accoglienza, ha tenuto a sottolineare come la 46a Settima-na Sociale abbia in-contrato un Mezzo-giorno con un volto luminoso e aperto alla speranza. Il Sud si rivela terra di ri-sorse e di valori, non solo di problemi e di

questioni che pure ci sono e assumono oggi una tonalità drammatica, esigen-do risposte urgenti e non procrastina-bili. La questione meridionale – come ha asserito anche lo stesso Savagnone – rimane ed è uno dei volti più veri del-la questione unitaria e democratica del Paese: essa non è soltanto ascrivibile alla persistenza di divari sociali e disequilibri economici, essa è piuttosto rivelatrice di una caduta complessiva delle istituzioni democratiche e della capacità connetti-va e di coesione della società italiana.

Solidarietà tra territori, tra forze so-ciali, tra generazioni: è questa la sfida, pertanto, che i cattolici si pongono con la loro agenda, consapevoli del supple-mento di responsabilità e di sussidiarie-tà che ciò comporta.

Ma volendo provare l’esercizio di ri-leggere l’Agenda dal punto di vista dei siciliani, possiamo ordinare le questioni secondo una tassonomia di priorità che incontra il desiderio di cambiamento e di riscatto che viene da più parti del-l’Isola.

In primo luogo va richiamata l’esi-genza di generare un modello di svi-luppo che superi l’attuale dipendenza assistenzialista e improduttiva della struttura economica regionale e la ri-focalizzi sul lavoro e sull’imprendito-ria privata, entrambi da promuovere e far crescere liberando risorse e valoriz-zando i “talenti” espressi dal territorio e dalla cultura siciliana.

In secondo luogo s’impone la razio-nalizzazione e riqualificazione del sistema istituzionale regionale in

chiave federalista (e quindi realmen-te fedele a quell’Autonomia pensata dai Padri costituenti e di fatto tradita o fraintesa negli anni successivi): un’azio-ne di riforme più amministrative che normative (anzi occorrerebbe una sana de-legificazione!) che aiuti le istituzioni a recuperare il loro significato di servi-zio al cittadino e di inclusione democra-tica e partecipate delle istanza dei corpi intermedi e delle forze sociali. Infine va richiamata la necessità di un nuovo patto etico della società siciliana che, a partire dall’importante battaglia per la legalità e di lotta alla mafia e ad ogni forma di criminalità organizzata, si al-larghi a tutto il corpo sociale sollecitan-do le responsabilità individuali e sociali, riorganizzando il vivere associato e civi-le, mobilitando e aiutando l’emergere di una nuova classe dirigente in ogni cam-po della vita pubblica.

Sono temi che possono diventare ar-gomento di confronto per l’intera socie-tà dell’isola ma che devono impegnare i cattolici siciliani in un’esigente percorso di purificazione della memoria, di esi-gente e rigorosa formazione e di corag-giosa presa di coscienza.

A Reggio Calabria è emersa la voglia di inaugurare uno stile di condivisione e di confronto ecclesiale sui temi sociali, non tanto con la pretesa di dare soluzio-ni tecniche, ma piuttosto con la respon-sabilità di partecipare all’elaborazione di soluzioni nuove dentro un metodo democratico, inclusivo ed aperto alla partecipazione di tutte le forze sociali.

Giuseppe Notarstefano

Un’Agenda di speranza per i cattolici siciliani Tutti gli interventi e le relazioni della Settimana

Sociale possono essere consultate sul sito www.settimane sociali.it

SeTTimAnA SoCiAle e mezzogioRno

lA pARolA Ai DelegATi Salvatore Pezzino lA pARolA Ai DelegATi Ignazio Guggino

Page 5: L'Amico del Popolo

�L’Amico del Popolo24 Ottobre 2010 Speciale Settimana Sociale

Esperienza di Chiesa viva, con-sapevole del suo essere e del suo esistere, con chiara e forte co-scienza delle sue responsabilità verso il Paese: questa la 46a Setti-mana Sociale di Reggio Calabria.

Una comunità di credenti che offre le sue grandi risorse e i suoi segni di speranza per lo sviluppo integrale dell’uomo, per la crescita della comunità che vive in Italia.

Si ha la chiara sensazione che tutti i convenuti hanno presente il duro ammonimento del teo-logo Joseph Ratzinger del 1972: «Lo scandalo più grave della fede cristiana sta nella mancanza di in-cidenza storica».

I cattolici dell’Italia di oggi vo-glio incidere nella storia del popo-lo italiano. Hanno ancora fame e sete di giustizia e vogliono fare la loro parte individuando e propo-nendo soluzioni concrete ai pro-blemi attuali del Paese.

Da tutti si è colta la novità di metodo e di contenuto di questa 46a settimana sociale rispetto alle precedenti.

Ci si è comunitariamente eser-citati nella lettura dei “segni dei

tempi”, si è ancora tentata l’elaborazione culturale penetrante, ispirata alla Dottrina Sociale della Chiesa, ma, soprattutto, si è cercata la costruzione dell’“agenda di speranza per il futuro del Paese”.

Certo non è mancata l’attenzione alla società ci-vile, all’identità nazionale, al processo di unificazione europea nella globalizza-

zione, allo stato della democrazia, al Bene Comune, ma soprattutto, con vero discernimento comuni-tario , sono stati evidenziati i pro-blemi dell’oggi e le loro possibili soluzioni.

Così assieme, dopo una lar-ga consultazione di chiese locali, associazioni, movimenti, realtà ecclesiali, è stata elaborata con realismo e concretezza la possibile Agenda dei problemi della comu-nità nazionale.

Ciò non per il gusto di un’ela-borazione accademica, ma per individuare, attraverso un pubbli-co dibattito, sereno e trasparente, le soluzioni possibili e, tra queste, quelle più coerenti con il pensiero sociale della Chiesa.

Da qui la linea orientativa di fondo della settimana: declinare il Bene Comune nella situazione concreta dell’Italia di oggi.

Il confronto è stato ampio e serrato sui cinque punti prioritari dell’agenda: intraprendere, edu-care, includere le nuove presenze, slegare la mobilità sociale, com-pletare la transizione istituziona-le. Impegnativo e coinvolgente il

dibattito sui dodici interrogativi sottesi ai punti dell’agenda.

Dalle relazioni di sintesi delle cinque assemblee tematiche sono emerse proposte e soluzioni di grande qualità, sicuramente inci-sive se applicate correttamente e coerentemente nella vita del Pae-se.

Nuova, poi, e fortemente stimo-lante la prospettiva, coralmente proposta ed auspicata, di conti-nuare la Settimana Sociale nelle Chiese particolari.

In questa visione, feconda ed innovativa, la grande assemblea di Reggio Calabria si pone solo come punto di arrivo e di partenza. Da Reggio ora la consegna è alle Chie-se Locali.

Ad esse tocca, dentro e aldilà delle conclusioni della Settimana, l’elaborazione delle agende parti-colari più consone al territorio.

È loro compito individuare ed avviare i percorsi più coerenti e necessari per calare nelle storie particolari le soluzioni operative, le risposte più vere per le doman-de delle persone e della comunità.

Così il paese potrà ritornare a crescere insieme.

Così l’azione potrà scendere dai “piani alti” e coinvolgere “i piani bassi”, potrà passare dalla conser-vazione alla profezia, secondo l’ap-passionato ed applauditissimo in-tervento del professor Savagnone.

Così, forse, si costruiranno co-munità alternative, laboratori di nuova cultura, nuova democrazia, nuova politica al servizio dell’Italia e al servizio del Regno

Salvatore La Barbiera

Comunità di credenti per lo sviluppo del territorio

A rappresentare l’Arcidiocesi di Agrigento alla 46a Settimana Sociale dei Cat-tolici Italiani di Reggio Calabria sono stati (nella foto da sinistra verso destra) l’avv. Salvatore La Barbiera, don Carmelo Petrone, don Mario Sorce, il dott. Salvatore Pezzino e il prof. Ignazio Guggino.

LA DELEGAZIONE AGRIGENTINA

Responsabilità, crescere nella vera unità e speranza: sono le tre «chiama-te» con cui si è conclusa, domenica 17 ottobre al Teatro Cilea di Reggio Cala-bria, la 46a Settimana Sociale dei catto-lici italiani.

Questo trinomio è stato il baricentro del discorso conclusivo del presidente del Comitato scientifico e organizzato-re, il vescovo di Ivrea Arrigo Miglio. «La prima chiamata è quella alla respon-sabilità – ha detto il presule, poco pri-ma della preghiera finale e del collega-mento in diretta con piazza San Pietro per l’Angelus durante il quale Benedetto XVI ha rivolto il suo saluto ai delegati - ce lo chiede il Vangelo (“sale della terra e luce del mondo”), ce lo chiede il Santo Padre nel suo messaggio», inviato nella giornata inaugurale.

«In particolare – ha sottolineato Miglio – i cattolici laici sono chiamati all’impegno politico, a tutti i livelli, co-minciando dal proprio territorio, enti locali e amministrazioni di vario tipo, poi i comuni, gli altri enti territoriali

fino al livello nazionale». Quest’edizione delle Settimane

Sociali è stata caratterizzata anche dalla presenza di politici e ammini-stratori: Miglio ha invitato a coltivare con loro «un reciproco rapporto, per il confronto, il sostegno, la formazione ecclesiale».

La seconda chiamata, ha detto il vescovo presidente della Settimana, è quella che porta i cattolici «a crescere nella vera unità per essere efficaci ed incisivi nel servizio al bene comune». Quindi, unità nel promuovere «una cul-tura dell’uomo, della vita, della famiglia che sia fonte di uno sviluppo autentico, perché fondato sul rispetto assoluto e totale della vita e della persona, ogni vita e ogni persona».

«La Settimana Sociale ci ha fatto spe-rimentare che il cammino del Progetto culturale, dopo Palermo ‘95, è cresciuto – ha aggiunto monsignor Miglio – e sta diventando il vero patrimonio originale e nuovo che come cattolici possiamo offrire al nostro Paese perché torni a

crescere, a guardare in avanti senza paura, con speranza».

Si tratta, ha spiegato ancora il vesco-vo, di «superare totalmente vecchie e nuove ideologie e nostalgie, imparan-do a cogliere sempre meglio anche la relazione esistente – e ben illustrata in questa Settimana – tra cultura e svilup-po economico, a cominciare dalla situa-zione demografica su cui ragioniamo troppo poco».

Responsabilità e unità conducono alla «speranza affidabile» – terza «chiamata» della Set-timana Sociale – «che nasce dal Risorto. Siamo chiama-ti a essere noi i primi, in Italia, a guardare al futu-ro senza paura, con spe-ranza; quelli che guardano verso un orizzonte di vita e non di declino. È proprio il caso di riprendere le parole

di don Sturzo: la speranza ci rende “li-beri e forti”». Un’attenzione particolare viene riservata ai giovani, «perché pos-sano sognare e progettare, perché non restino sulla piazza ad aspettare, come gli operai della parabola evangelica che avevano trascorso tutta la giornata in attesa di una proposta».

Molti giovani, ha commentato anco-ra Miglio, «hanno già bruciato troppe ore della loro “giornata” senza ricevere una proposta vera e coraggiosa. Ma i

giovani, con la loro presenza e con le loro attese, ci dicono di fare presto a rendere visibile, operante, efficace, una proposta di pensiero e di vita diversa da quelle che respirano giorno e notte. È proprio questa urgenza che ci chiede di essere uniti e responsabili, per non disperdere la ricchezze di persone e di idee che abbiamo incontrato in questa Settimana e lungo tutto il percorso di preparazione».

Paolo Viana

C’è il futuro da progettare

le ConClUSioni

Rimboccarsi le maniche per aiutare il paese

A conclusio-ne della 46a set-timana Sociale è emerso tanto dal saluto di Papa Benedet-to XVI, quanto dal Discorso introduttivo del Cardinale Bagnasco, Pre-

sidente della Cei, come anche gli interventi dei vari relatori. Preso atto della situazione drammatica, in cui l’Italia si trova oggi a vi-vere, non si può demandare ad altri la pos-sibilità di rialzarsi per guidare questa nostra Società illuminandola con i principi della Dottrina Sociale della Chiesa, ma è necessa-rio che ognuno torni ad essere protagonista, riappropriandosi delle prerogative proprie e di ciascuno: sia il clero che i laici.

Quest’ultimi in particolare non dimenti-chino ciò che già la Gaudium et Spes dice-va a proposito della missionarietà propria e specifica di “illuminare”, orientare e “Ali-

mentare la prassi della Vita ecclesiale e so-ciale della propria Città”.

È stato un momento di riflessione sui tanti aspetti dell’attuale crisi del nostro Pae-se, mi è piaciuta in particolare la “tesi” del Presidente dello IOR Gotti Tedeschi sulle cause vere della crisi economica mondiale e soprattutto dei paesi occidentali dell’Italia in particolare: la crisi di natalità e tutto ciò che da esso deriva, meno Famiglia, meno reddi-to, meno PIL, più crisi!

Interessante, anche se un po’ dispersivo, il lavoro di gruppo dove ci si è confrontati un po’ tutti.

Molto positivo il fatto che tutti eravamo consapevoli della situazione di margine in cui siamo stati relegati come cattolici nella vita sociale e politica della nostra nazione (nessun Giornale nazionale ha parlato del fatto che 1.200 delegati da tutta l’Italia sono stati insieme a Reggio per discutere dei problemi della nostra Italia), tutti dobbia-mo rimboccarci le maniche e dare il nostro contributo.

Mario Sorce

lA pARolA Ai DelegATi Mario Sorce

lA pARolA Ai DelegATi Salvatore La Barbiera

Page 6: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo24 Ottobre 2010Provincia

Due grosse multina-zionali, che operano

nel settore del turismo im-mobiliare, hanno scelto il territorio di Ribera, che per circa 13 chilometri si affac-cia sul mare Mediterraneo, tra le foci dei fiumi Verdu-ra, Magazzolo e Platani, con l’obiettivo di far nasce-re due importanti resort al-berghieri a 5 stelle che por-teranno migliaia di turisti da ogni angolo d’Europa e che creeranno occupazio-ne locale. Questo è quanto venuto fuori dal conve-gno che, tenutosi presso la sala consiliare del palazzo comunale, ha avuto per tema “Prospettive future tra agricoltura e turismo” e che ha evidenziato come il turismo possa essere da traino per l’agricoltura di qualità.

L’amministrazione co-munale, presieduta dal sindaco Carmelo Pace, ha invitato il presidente della Fingest Stefano Arvati il quale ha annunciato che la

società ha scelto il territorio di Ribera, alla sinistra del-la foce del fiume Verdura (vedi foto), perché il litorale è ancora incontaminato, la terra è baciata dal sole e dal mare e tutto il comprenso-rio insiste su un’area agru-micola dalle pregiate pro-duzioni. Circa 70 ettari di terreno per l’insediamento capeggiato da Arvati, circa 500 posti letto, 70 milioni di euro di investimento, 150 dipendenti con oc-cupazione stabile e 800 operatori, secondo stime e studi di mercato, derivanti da occupazione indiretta e indotta. Non era presente al convegno il gruppo che fa capo Stofanel, ma da un primo incontro avuto con gli amministratori comu-nali riberesi, pare che il gruppo italo-tedesco abbia intenzione di investire in maniera più consistente sul territorio. Circa 100 et-tari di terreno, più di 100 milioni di euro di investi-mento, 250 dipendenti,

con l’aggiunta dell’in-dotto. Gli investitori dovrebbero arrivare a Ribera la prossima settimana. “Turismo, agricoltura ed enoga-stronomia – ha detto Stefano Arvati nel suo intervento – posso-no procedere di pari passo, migliorando di gran lunga l’attuale economia. Il mare, il sole, le arance, la ri-storazione e la nuova ricet-tività possono facilmente convivere. Bisogna creare le occasioni. Molti miliar-dari arrivano in Toscana in vacanza perché hanno la possibilità di andare a ven-demmiare. Basta pensare a quanto è avvenuto sulla Costa Smeralda. Bisogna portare i turisti a raccoglie-re e ad assaggiare le arance tra gli agrumeti. Il clima del sito è l’elemento fonda-mentale che piace a inglesi e russi che potremmo far arrivare a Ribera”.

Enzo Minio

RIBERA� Arrivano i Resort

Coniugare agricoltura e turismo

Riqualificazione del centro storico

Brevi provinciafavara La famiglia Bellavia ha una nuova casa

Dopo nove mesi dalla tragedia di Favara, in cui persero la vita le due sorelline Marian-na e Chiara Pia, la famiglia Bellavia avrà una nuova casa. Sabato, dopo una conferenza stampa, il piccolo Giovanni, insieme a mam-ma e papà si trasferiraà nella nuova abitazio-ne che si trova in via Sottotenente Callea, una traversa di via Margherita, acquistata con i fondi del comitato “Pro famiglia Bella-via” istituito dall’ex prefetto Umberto Posti-glione. L’abitazione è composta da tre piani, grazie ai fondi raccolti è stata rimessa a nuo-vo e arredata.

CaSTELTErMINI - CaMMaraTa Presentato il laboratorio per giovani

É stato presentato a Casteltermini “Alto Valle Platani: i giovani di oggi come cittadini di domani”. Il progetto è stato promosso dal Ministero della Gioventù, dalla Regione Si-cilia e dal consorzio Agri.Ca.

Alla presenza dei sindaci del distretto D 4 – Sapia, per Casteltermini, Mangiapane per Cammarata, Viola per San Giovanni Gemini – si è discusso sui punti salienti dell’iniziati-va, che mira all’orientamento dei giovani nel mondo del lavoro e non solo.

“Il tutto nasce da un’attenta analisi di ciò che il territorio offre ai giovani – dicono i rappresentanti del consorzio Agri.Ca – rela-tivamente a opportunità formative, lavorati-ve e di aggregazione. Il progetto è rivolto ai giovani, di età compresa tra i 14 e i 30 anni, residenti nei comuni del distretto D4.

In particolare si organizzeranno: centri di aggregazione autogestiti, laboratori di cuci-na, laboratorio multimediale, laboratorio di lingua inglese, laboratorio di orientamento al lavoro, laboratori musicale/pittura/teatra-le.

sCIA�CCA� Lavori pubblici

Tutti vogliamo l’aeroporto«Ci sarebbero i privati, banche o investitori, che hanno fatto un’analisi economica seria, per cui intendano valorizzare le risor-se culturali, ambientali, turistiche della provincia di Agrigento e per fare questo utilizzando anche risorse pubbliche, come è nor-male, mettano i quattrini, fanno loro un progetto o acquisiscano un progetto già fatto e poi curano la gestione (perché poi diven-ta un problema pure di gestione diretta). Da aprile 2005 la Regione Sicilia ha la competenza per farlo a questo punto il ruolo dell’ENAC è chiarissimo, cioè l’ENAC deve semplicemente valutare se esistono o no le condizioni di sicurezza mentre non interviene per tutto il resto».

Vito Riggio, presidente dell’ENAC nel suo intervento al convegno “Il caso Agrigento” del 07/10/2005

A�rrivano i tetti fotovoltaiciLe famiglie riberesi potranno avere

energia elettrica gratuitamente per le loro abitazioni con la messa in opera degli impianti foutenzione, assicurazio-ne e disinstallazione saranno gratuiti. L’utente potrà anche vendere l’energia prodotta non consumata integralmen-te per l’abitazione.

Enzo Minio

Si è attivato un ulteriore ciclo di lavori di riqualificazione del centro storico. Questi, si ricorda, sono ini-ziati anni fa interessando i piani di scorrimento e calpestio di vie, vicoli e piazze, con le pertinenze, arredi e quant’altro necessario per restituire a Sciacca la dignità storico-urbanisti-ca, non disgiunta dall’irrinunciabile coerenza estetico-funzionale. Resi-denti e turisti hanno così apprezzato, nei corpi d’intervento, il reimpiego di acciottolati, basolati, strisce o riqua-drature in pietra, ecc. I risultati sono apparsi adeguati in relazione a note-voli edifici storici prospicienti, tra cui la seicentesca Chiesa Madre con la parte absidale che risale al sec. XII, il seicentesco complesso monumenta-le Chiesa Collegio e Collegio dei PP. Gesuiti, oggi Palazzo di città.

Adesso è il turno della via G. Lica-ta che, insieme al corso V. Emanuele,

nell’intera lunghezza collegava in orizzontale, come tuttora, l’antica perimetratura. La riqualificazio-ne interessa il segmento-slargo, detto ‘Chiazza’, già centro degli affari e in cui si affacciano con continuità svariati esercizi com-merciali. Sia chiaro, la ‘Chiazza’ andava riqualificata in armonia con quanto realizzato nelle adia-cenze, soprattutto con l’ortogo-nale via Roma. Ed è quanto si sta facendo, Ente appaltante il Comune, che in atto si rappresenta al vertice con l’Amministrazione guidata da Vito Bono. I progettisti hanno tenu-to in conto, nelle peculiarità del sito, di valorizzarlo con materiali adegua-ti, particolarmente basole di pietra lavica presenti alla memoria cittadi-na e con altri materiali tradizionali; compresi gli spazi attrezzati con gli accorgimenti previsti dalla vigente

legislazione anche in tema di supe-ramento di barriere architettoniche dovute al pendio a sud nell’ambito d’intervento. La razionalità dei la-vori ha suggerito, come in realtà si sta facendo, di attendere con asso-luta priorità ai ‘sottoservizi’ (v. foto). Terminato questo segmento, i lavori proseguiranno, su impegno similare, nella piazza S. Vito più ad ovest.

Francesco Cassar

sA�ntA� ElIsA�BEttA� Iniziative per IV Centenario

Giornata dell’IncontroSabato scorso, nel comune di Santa Eli-

sabetta sono proseguite le celebrazioni di commemorazione del IV centenario della “licentia populandi”, ovvero l’atto ufficiale con cui nel 1610 è stata concessa l’auto-rizzazione a popolare il fondo Cometa, sul quale oggi sorge il centro abitato sabettese. Nel pomeriggio, il programma dei festeg-giamenti è iniziato alle ore 17 con l’inaugu-razione della mostra artistica dedicata alle opere di Raimondo Rizzo, artista sabettese poliedrico che in vita si è dedicato con no-tevoli risultati alla pittura ed alla scultura e che ha inoltre lasciato un nutrito numero di interessanti disegni e studi preparatori. La mostra, visitabile tutti i pomeriggi (dal-le 16 alle 20) fino a domenica 24, è la prima retrospettiva dedicata ad uno dei maggiori artisti che probabilmente il paese di Santa Elisabetta abbia avuto.

L’attenzione successivamente si è spo-stata al Centro diurno del Comune, presso il quale si è svolta la Giornata dell’incontro, voluta dal Comitato organizzatore dei fe-steggiamenti del IV centenario al fine di “riavvicinare alla propria terra di origine i sabettesi sparsi in Italia e nel mondo, rap-presentando un’occasione di riscoperta delle comuni radici territoriali”. L’evento, presentato dal conduttore televisivo Mario Gaziano, è stato caratterizzato dalla pre-senza sul palco di persone originarie di S.

Elisabetta che vivono fuori dal piccolo pae-se (alcuni provenienti anche da paesi este-ri), i quali per l’occasione sono ritornati nel paese delle loro origini ed hanno racconta-to aneddoti e ricordi personali relativi alla loro “sabittisità”, il tutto intervallato da bre-vi stacchi musicali e dalla lettura di nume-rosi messaggi inviati dai sabettesi emigrati, che hanno approfittato della serata per far sentire la loro vicinanza e la loro parteci-pazione emotiva all’evento. A conclusione dell’evento, è stato proiettato un toccante video (consultabile su youtube) realizza-to da un sabettese emigrato in Australia ed ottenuto mediante l’utilizzazione delle centinaia di foto che da mesi vengono cari-cate sul gruppo facebook “Santa Elisabetta nel mondo”: un vero e proprio amarcord fotografico tra passato e presente molto apprezzato ed applaudito.

Antonio Fragapane

Provincia Regionale di Agrigento

inserzione pubblicitaria

UrP: inaugurata la nuova sedeÈ stata inaugurata venerdì 15 ottobre, alla presenza

delle più alte autorità civili e militari cittadine, la nuova sede dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) della Provincia Regionale di Agrigento.

«Questa bellissima struttura, ha dichiarato il Presiden-te D’Orsi, che abbiamo inaugurato oggi fino a qualche giorno fa era un magazzino dove venivano depositati i computers dismessi. Oggi abbiamo un ufficio moder-nissimo e all’avanguardia tecnologica capace di dare ri-sposte immediate al cittadino».

Page 7: L'Amico del Popolo

Vita Ecclesiale �L’Amico del Popolo24 Ottobre 2010

a cura di Gino FaragoneXXX Domenica del Tempo Ordinario

Ti ringrazio Dio, perchè non mi hai ascoltato

«Il povero

grida

e il Signore

lo ascolta»

la Parola

Ancora una pagina di Luca (18,9-14) che mette in seria discussione l’imma-gine che abbiamo di Dio. Il tema, come quello di domenica scorsa, è la preghie-ra ovvero l’atteggiamento da assumere quando ci poniamo davanti a Lui. Si passa da una preghiera senza interru-zione a una preghiera umile. Il motivo per cui Gesù racconta questa parabola è detto all’inizio del brano: “Gesù disse questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri”. Quel che si vuo-le correggere è una errata valutazione della propria persona dinnanzi a Dio. Come spesso capita in Luca, che ama mettere in forte contrasto personaggi doppi ( il ricco epulone e Lazzaro, i due figli del padre misericordioso, Marta e Maria, i due ladroni sulla croce), anche qui abbiamo due figure nettamente contrapposte: un fariseo e un pubbli-cano. Un contrasto stridente e imba-

razzante anche per noi. Gesù da vero maestro richiama la nostra attenzione sulla qualità della loro preghiera e alla fine conclude che solo il pubblicano tor-na a casa giustificato, perché ha saputo umilmente riconoscersi peccatore. Un insegnamento che non finisce di sor-prendere: un usuraio, corrotto, avaro viene perdonato e quell’altro bravo, onesto, religioso a suo modo, invece no. Si rimane indubbiamente scandalizzati e inquieti da questo comportamento di Dio. È forse un male cercare di compor-tarsi bene, di essere una brava persona? Ma cosa ancora esige Dio da me?

Se la Parola di Dio suscita queste reazioni, ci dobbiamo ritenere davvero fortunati: la parabola ha raggiunto il suo obiettivo. Proviamo a vedere ciò che viene riprovato da Gesù. “Due uomini salirono al tempio a pregare”. Si tratta chiaramente di due tipologie: la prima delinea l’atteggiamento dell’uomo pio,

zelante, un bravo cattolico diremmo oggi, uno che recita le preghiere, osser-va il digiuno, va a messa la domenica, fa qualche generosa offerta; la secon-da quella del pubblico peccatore, uno che per denaro rinuncia facilmente alla fede. Ambedue si rivolgono a Dio, perché Lui, come ci ricorda il Siracide (35,15) non fa preferenze di persone. Il fariseo prega così: “O Dio, ti ringrazio, perché non sono come gli altri…digiu-no…pago”. Dal punto di vista formale, la preghiera è ben strutturata: è rivolta a Dio e lo si ringrazia per i tanti gesti vir-tuosi: l’osservanza scrupolosa della Leg-ge, i frequenti digiuni, le decime versate per il Tempio. Ma se osserviamo me-glio, ci si accorge che al centro di questa preghiera non c’è Dio, ma soltanto l’io dell’orante, di uno che si sente appagato delle proprie azioni, soddisfatto dei pro-pri meriti spirituali. Una preghiera non per lodare Dio, ma per lodare se stesso e

tenersi a debita distanza dagli altri. Una preghiera atea. Non c’è posto per Dio, ma non c’è posto neppure per gli altri uomini, che sono guardati e giudicati con disprezzo. Una preghiera, che noi cattolici oggi potremmo tradurre così. “Ti ringrazio, Dio, perché sono nato in un paese evoluto e ricco, dove è ricono-sciuto il diritto alla vita, ad essere curati, all’istruzione, al lavoro, alla casa. Ti rin-grazio per il dono della fede, dei sacra-menti. Ti ringrazio per i valori che la re-ligione cattolica mi trasmette, in modo particolare la tolleranza. Ti ringrazio per…”. E la lista continua chiamando in causa un Dio invocato per mantenere una situazione comoda per noi.

Ma Dio, quello vero, sta più indietro, vicino a chi ha il cuore ferito, accanto al pubblicano, a colui che a capo chino e battendosi il petto manifesta la sua fragilità umana e attende solo di essere perdonato.

Una giovane madre riberese, Enza Genova Duraki (nella foto), ha avuto assegnato il premio della bontà 2010 intitolato a Rosalba Maltese, durante la manifestazione che si è svolta alla fine della celebrazione eucaristica presso la chiesa San Francesco d’As-sisi a Ribera. A consegnare il premio, un piatto in ottone con tanto di dedi-ca, sono stati il parroco don Antonio Nuara, i presidenti della festa Giusep-pina Giacomazzo e Stefano Sacco e il marito della Maltese Lillo Tortorici.

Questa la motivazione: “Sorretta da una fede profonda e da un intenso amore materno, Enza Genova offre alla comunità un modello di donna da imitare per la coraggiosa accettazione del dolore e la capacità di trasformar-lo in energia costruttiva al servizio de-gli altri”. La Genova, fin dalla nascita della sua figliola, 17 anni fa, la assiste amorevolmente dopo che durante il

parto ha avuto un un’anossia cerebrale che le ha provocato danni irreversibili che le hanno tolto il movimento e la parola. La donna oltre ad assistere la figlia è riuscita ad impegnarsi e te-stimoniare la propria fede facendo la catechista e la presidente dell’As-sociazione per disabili “Vincenzo e Terresa Rale” di Ribera. Il premio, intitolato a Rosalba Marisa Malte-se, scomparsa nel 2004 per un male incurabile lasciando il marito Lillo e le due bambine Chiara e Gloria, è stato già assegnato in passato a Manuela Vacante (2005), Giuseppe Santalucia (2006), Maria Concet-ta D’Asaro (2007), Vincenza Lena (2008), Giuseppe Nicosia (2009).

Enzo Minio

Caritas diocesanaSi svolgerà il 30 ottobre dalle ore 16.00 alle ore 19.00 presso il Seminario di Agrigento l’incontro di formazione dio-cesana per gli animatori della carità, per riflettere insieme sulla necessità della progettazione e del lavoro di rete.Il 5 novembre alle ore 18.30, inve-ce, presso la Parrocchia Madonna della Catena di Villaseta l’equipe diocesana incontrerà la forania di Agrigento per riflettere sul tema della Caritas parroc-chiale.

Ufficio MissionarioSi terrà il 23 ottobre nelle varie città della diocesi la Veglia missionaria in preparazione alla Giornata Missionaria Mondiale del 24 Ottobre sul tema “Spezzare pane per tutti i popoli:Agrigento - Parrocchia Cuore Immacolato di Maria ore 21.00Favara - Parrocchia S. Antonio da Padova ore 20.30.

Ufficio LiturgicoCalendario degli incontri di formazione per i Ministri Straordinari della Santa Comunione. Forania di Porto Empedocle - 25-26 ottobre presso la Parrocchia SS. Trinità (Ciuccafa) a Porto Empedocle dalle ore 15.30.Forania di Licata - 28-29 ottobre presso la parrocchia B.M.V. di Monserrato (Sacro Cuore)

In D

ioce

si

Accolti con gioia!nuovi presbiteri Le comunità d’origine accolgono i nuovi ordinati

Grande gioia nei paesi di origine dei sei neo-presbi-

teri ordinati lo scorso 7 ottobre in Cattedrale. L’impressione più bella: notare la gioia nel volto della gente nel vedere celebrare nella Chiesa Madre del proprio paese quel giovane che con per-severanza ha saputo rispondere quotidianamente alla chiamata di Dio realizzando quel progetto che da sempre era stato pensato per lui.

Le comunità ecclesiali, come delle grandi famiglie, in festa per dei figli partiti nel 2003 per seguire il Maestro e tornati oggi, dopo una lunga formazione in Seminario, per testimoniarlo con la vita.

Sabato 9 ottobre, Palma di Montechiaro ha accolto don Salvatore Attardo; domenica 10 ottobre , don Giorgio Casula ha fatto il suo ingresso da sacer-dote nella sua parrocchia a Fon-tanelle; lunedì 11 ottobre, Favara ha fatto festa per don Carmelo

Rizzo; martedì 12 ottobre, don Giuseppe Colli e don Giusep-pe Lentini hanno ricevuto l’ab-braccio della loro città, Ribera; e infine, mercoledì 13 ottobre, Licata, con gioia, ha accolto don Salvatore Cardella.

Ogni giorno l’emozione e la gioia hanno caratterizzato la festa per i sei giovani sacerdoti. La banda musicale annunciava l’arrivo del novello sacerdote. La consegna della stola da parte del parroco e il saluto alla comunità precedeva il corteo festoso che accompagnava il novello sacer-dote verso la Chiesa Madre. Qui, dopo i discorsi augurali da parte della comunità ecclesiale e civile, aveva inizio la celebrazione del-la Santa Messa. L’emozione era tanta sia da parte di chi presiede-va per la prima volta nella comu-nità che lo ha visto crescere, sia da parte della gente che, quasi con devozione, seguiva, come a volerlo sostenere e incoraggiare, quel giovane chiamato a riceve-

re un dono così grande come il sacerdozio.

Chi ha avuto la gioia di se-guire gli ingressi dei neo-sacer-doti ha colto sicuramente un particolare da

ogni comunità visitata: a Palma di Montechiaro lo stupore nel vedere ripetersi, nel giro di pochi anni (2005, 2008, 2010), l’espe-rienza di giovani che hanno ri-sposto e continuano a risponde-re con generosità alla chiamata di Dio; a Fontanelle la gioia di vedere sbocciare una vocazione nata con la parrocchia stessa; a Favara il sorriso e la semplicità di chi ha saputo fidarsi di Dio; a Ri-bera la realizzazione di un sogno condiviso nell’amicizia e a Licata la disponibilità a mettersi a ser-vizio di Dio e dei fratelli.

Per concludere il giro delle concelebrazioni, prima di ini-ziare il servizio pastorale nelle comunità a loro assegnate, i neo-sacerdoti hanno ringraziato il Signore in Seminario, là dove è stata curata la loro formazione. Oltre ai superiori e ai seminaristi, hanno beneficiato del momento anche gli “Amici del Seminario” che sempre sostengono con la preghiera e la generosità il cam-mino di chi si prepara al sacer-dozio.

Attraverso il dono di questi sei sacerdoti il Signore continua a dimostrare le sue attenzioni nei confronti della nostra Chiesa agrigentina. Da parte nostra, un costante impegno nella preghie-ra per le vocazioni.

Giuseppe Cumbo

Vasto assortimento

di Icone bizantine ed

idee regalo a partire da

Via Scalo Caldare, 44 92021 ARAGONA (vicino FS)

tel. e fax 0922/36694 - 347/6945188 e-mail: [email protected]

riberA Premio bontà “R. Maltese”

Assegnato ad enza Genova

I cittadini di Sciacca mai avrebbero pensato che si po-tesse giungere a tanto, a per-mettere cioè che - in una chie-sa cristiana, com’è quella si S. Margherita, sempre apprezzata e rispettata per la sua antichità e la bellezza artistica delle opere che contiene e delle sacra ce-lebrazioni che vi sono state fatte nel corso di molti secoli, anche se attualmente non più adibita al culto – si tenesse nientemeno che un convegno regionale di logge massoniche.

Purtroppo questo è accaduto sabato 16 ottobre per la scarsa sensibilità di quei funzionari comunali che lo hanno consentito, anche se oggi si scusano, affermando di non sapere di che convegno si trat-tasse, allorché hanno dato l’autorizzazione.

Così, in una chiesa ricca di memorie della fede cristiana, essendo testimoni impotenti quei dipinti, quelle sculture, quegli stucchi che parlano di Cristo e della salvezza che egli ha portato a questa umani-tà, hanno potuto svolgere nel segreto più assoluto – perché a nessuno, nemmeno ai dipendenti co-munali che ne avevano il diritto e il dovere è stato consentito di presenziare – i loro discorsi e non sap-piamo se anche i loro riti, quei massoni sui quali la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede ha ribadito l’immutato giudizio negativo della Chiesa Cattolica “poiché i loro princìpi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chie-sa e perciò l’iscrizione ad esse rimane proibita” (Di-chiarazione sulla massoneria del 26 novembre 1983, a firma del Prefetto di quella S. Congregazione, l’al-lora Cardinale Joseph Ratzinger).

Dichiarazione attraverso la quale è stato riaffer-mato che gli iscritti alle logge massoniche sono in stato di peccato grave e non possono perciò acco-starsi ai Sacramenti. Verrebbe da dire che, alla noti-zia di quanto è accaduto per la grave disattenzione (!?) dell’amministrazione comunale, è come se si ri-voltassero nelle loro tombe quanti hanno costruito e arricchito, con le opere di culto e di carità cristiana, questa chiesa, da Eleonora d’Aragona che l’ha fonda-ta nel 1342, ad Antonio Pardo che ne è riconosciu-to come un secondo fondatore, ai diversi cardinali, arcivescovi, vescovi e prelati, oltre dignitari vari che l’hanno visitata per conto dell’Abate della Magione di Palermo, da cui questa chiesa dipendeva, ai tan-ti fedeli che in essa hanno adorato la Santa Trinità e onorato S. Margherita, la Vergine Maria e gli altri Santi.

LdP

sciAccA Chiesa concessa ai massoni

scelta inopportuna

Page 8: L'Amico del Popolo

� L’Amico del Popolo24 Ottobre 2010Attualità

diario multimedi@le«La Cultura non si mangia:

ma ci nutre di Libertà»Caro diario,dalle nostre parti accade ancor oggi che il solito

spiritoso di turno, durante una conversazione magari seria ed “alta”, se ne esca, dinanzi a qualche termine non proprio d’uso comune, con quella battuta (“e chi è, cosa ca si mancia?”) che a volte, malgrado tutto, fa ridere, ma certe altre decisamente no, dando pure fastidio, e tanto. È il caso, ad esempio, dell’incom-mensurabile castroneria (per non scrivere di peggio, e ne avrei tanta voglia) uscita dalla bocca del ministro leghista Tremonti (che ora, constatata la figuraccia, come al solito tarocca: “ho scherzato”).

Sintesi dalla stampa: “Stringe la cinghia dell’Italia e non concede un euro ai ministri che lo richiedono. Tranne a quelli leghisti. Nel corso dell’ultimo Consi-glio dei ministri, giovedì, Tremonti ha negato i finan-ziamenti per Giustizia, Scuola, Ambiente e Cultura. Tanto che Berlusconi sarebbe sbottato: “Quando gli si chiedono dei soldi lui risponde sempre che non ce ne sono”. Addirittura Tremonti, al ministro Sandro Bondi che gli chiedeva soldi per i beni culturali, ha ri-sposto con una frase che ha un retrogusto ‘rurale’: ‘La gente non si mangia mica la cultura’…”. Già, la cultura, né più né meno come uno dei termini sui quali il so-lito buontempone di cui sopra analizza, deduce, con-clude e pontifica, per il gaudente tripudio di chi, pen-dendo dalle sue labbra, vi si scompiscia sopra: “e chi è, cosa ca si mancia?” L’incredibile (ma vero, purtrop-po: al peggio non c’é mai fine, ed ormai non si fa più caso alla sua fatale, nefasta e nefanda “escalation”) è che ad un’improvvida esternazione “ultrastracafonal” di tale portata (ed in esponenziale deflagrazione di gravità se connessa nientemeno che ad un Ministro della Repubblica) non si sia innescata l’eco mediatica che, invece, sarebbe stato logico aspettarsi: ed infatti, poche colonne su pagine interne, sparuti commen-ti, reazioni di sdegno (ovvie, logiche, normali) rare come mosche bianche.

Ma forse, a fronte a scimunitaggini del genere, le parole non erano e non sarebbero adeguate a confu-tare. Che gli vorresti dire, infatti, a questo tizio, caro diario, più che invitarlo, seppur tardivamente, a ver-gognarsi, e non per scherzo? Ed è per questo motivo che mi limito a replicargli in maniera trasversale, e proprio con le armi d’una Cultura che, è vero, “non si mangia”, ma che ora andrà a causargli proprio una solenne e provvidenziale indigestione. Poiché, anzi-tutto, “non di solo pane vive l’uomo” (Vangelo secon-do Matteo): e, quindi, proprio lui che, con molti suoi provvedimenti, il pane non solo non lo ha garantito ma lo ha persino negato o tolto di bocca, dovrebbe avere almeno il buon gusto di starsene zitto e di non mischiare capra e cavoli con tali scemenze.

E faccia tesoro, poi (ed è un tesoro, la cultura, che “non si mangia” ma nutre, a volte, più dello stesso pane) della sapienza dei Grandi: Epitteto (“Solo l’uo-mo colto è libero”), Aristotele (“Gli uomini colti sono superiori agli incolti nella stessa misura in cui i vivi sono superiori ai morti”), Hegel (“L’istruzione è l’ar-te di rendere l’uomo etico”), Gustave Flaubert (“Cul-tura…Disprezzarla é indice di mentalità ristretta”), don Lorenzo Milani (“L’operaio conosce 300 parole, il padrone 1.000: per questo lui è il padrone”), Her-bert G. Wells (“La storia del genere umano diventa sempre più una gara fra l’istruzione e la catastrofe”), Gao Xingijang (“La cultura non è un lusso, è una ne-cessità”), Roland Barthes (“Di fatto, ogni riserva sulla cultura è una posizione terroristica”); ma mi sembra oltremodo più appropriato, visti tempi & rigurgiti di neoregimi vari, concludere con un criminale nazista, Hermann Goering (“Quando sento qualcuno parlare di Cultura, la mano mi corre al revolver”; e mi viene da pensare anche alle continue minacce dei compari di partito del Tremonti, adusi ad ogni sorta di minac-ce a base di squadrismi, adunate, pistole, fucili e tiras-segni su “razze inferiori”, extracomunitari e “terroni” anzitutto: lo neghino…). Delirio, sì: ma pure, ahinoi, rozza e lugubre profezia, caro diario.

Nuccio Mula

Non numeri ma voltirapporto istat La popolazione straniera residente in Italia

Comprendo l’utilità delle con-te, so che i dati degli statisti-

ci hanno la loro importanza tut-tavia, ridurre quelle cifre a meri numeri, equivarrebbe a promuo-vere campagne di spersonaliz-zazione alle quali non abbiamo minimamente intenzione di ade-rire. La recente pubblicazione del Rapporto ISTAT “La popola-zione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2010”, rende noto che con poco meno di 900.000 persone, 887.763 per essere fe-deli alle cifre del Rapporto, la comunità romena si conferma la più rappresentata, quantitativa-mente, negli oltre 8.000 comuni italiani. I dati rilevati dall’Istituto nazionale di statistica sono stati pubblicati il 12 ottobre scorso e, a ben guardarli, rilevano una popolazione che va diventando sempre più multi etnica, multi-culturale, multi religiosa e mul-tilingue. Per non tediare, riporto solo qualche dato: «I cittadini stranieri residenti in Italia -reci-ta il Rapporto- sono 4.235.049 pari al 7% del totale dei residen-ti […] Oltre il 60% […] risiede nelle regioni del Nord, il 25,3% in quelle del Centro e il restante 13,1% in quelle del Mezzogiorno […] Senza l’apporto dei cittadini stranieri, l’Italia sarebbe un paese con popolazione in diminuzio-ne: nel 2009, infatti, la popola-zione di cittadinanza italiana è diminuita di circa 75 mila unità.L’incremento della popolazione complessivamente residente nel nostro paese (italiani e stranieri), che da 60.045.068 unità al 1° gen-naio 2009 passa a 60.340.328 al 1° gennaio 2010, è dovuto pertanto, interamente alla dinamica na-turale e migratoria dei residenti stranieri […] il saldo naturale della popolazione straniera (+ 72.341 unità) compensa in buo-na parte il saldo naturale negati-vo dei residenti di cittadinanza italiana (- 95.147 unità)». Come rilevato negli anni precedenti «i matrimoni misti si celebrano prevalentemente fra donne stra-niere e uomini italiani» ragione per la quale, tra le 59.369 perso-ne che hanno acquisito la cittadi-

nanza italiana, a prevalere sono le donne. Un elemento rilevante è quello della giovinezza della popolazione straniera, 932.675 sono infatti i minori stranieri residenti nel Bel Paese che, non poco contribuiscono ad abbassa-re l’innalzamento dell’età media degli italiani.

I dati meritano sapiente di-scernimento, equilibrata con-siderazione, ponderati giudizi, lascio ai lettori questo esercizio. Mi si consenta una piccola nota di domanda (alla luce dei nume-ri): se degli stranieri, residenti in Italia , abbiamo necessità sono così opportune le campagne d’odio xenofobe, che non poco avvelenano il nostro Paese da qualche anno a questa parte? Non è arrivata l’ora di far cade-re squallidi pregiudizi ed errate pre-comprensioni? Ad uccidere Sara Scazzi, l’angelo naziona-le del momento (speriamo ci si ricordi di lei anche alla fine del martellamento mediatico!), non è stato l’ennesimo discendente di Caino che, emulo del progeni-tore, si aggira ramingo per ogni dove e colpisce quando nessuno se lo aspetta?!

Chissà perché, rimanendo nel-l’ambito della cronaca di questi giorni, qualcosa mi suggerisce che la propaganda a base d’odio e pregiudizio potrebbe essere il retroterra a partire dal quale una regia impazzita dispiega un co-pione di violenza che genera solo odi e morti. Maricica Hahariu, l’infermiera di Roma, ne è stata l’ennesima vittima. Il Sindaco Gianni Alemanno ha dichiara-to a tal proposito: «Siamo tutti colpiti dal fatto che una donna possa morire per motivi così futili, per un’aggressività sen-za senso […] Saremo vicini alla famiglia pagando le spese per i funerali e il trasporto della sal-ma. Ho conosciuto per qualche momento il marito Adrian e mi è sembrata un’ottima persona, il che dimostra che ci sono tantis-simi immigrati che lavorano se-riamente e con grande impegno a favore della comunità italiana. Dobbiamo quindi superare ogni

pregiudizio perché la violenza e le buone azioni possono arrivare da qualsiasi parte».

Signor Sindaco, mi creda, avremmo preferito, e questa volta con grande determinazio-ne, non pagare le spese funebri, perché nelle “contabilità” della famiglia di Maricica ci sarà sem-pre un ammanco listato di rosso che non è quello del tratto di una biro, ma quello del suo sangue versato «per motivi così futili, per un’aggressività senza senso».

Superare i pregiudizi si deve, a partire dal non confondere la freddezza delle cifre con i volti delle persone.

Alfonso Cacciatore

Chiuso il 20 ottobre ore 12.00

Nella sesta di andata del campionato di calcio di Eccellenza, girone A, prima vittoria interna per l’Akragas che, seppur con fatica, supera di misura l’Alcamo del tecnico Riccar-do Chico, ex giocatore dell’Akragas di qual-che anno addietro. Non è stato facile vincere contro gli alcamesi, ben messi in campo, che hanno cercato di bloccare sul nascere tutte le iniziative dei padroni di casa, scesi in campo vogliosi di vincere, ma costretti a giocare in formazione rimaneggiata per le assenze for-zate di Fattoruso, appiedato dalla lega e ad Emiliano Bellavia per infortunio. Ne è venuto fuori un incontro non certo esaltante, che ha soddisfatto i sostenitori bianco azzurri per la vittoria, nata da una incertezza difensiva de-gli ospiti che hanno consentito a Fallea di se-gnare al 31’ una rete preziosa, difesa poi con i denti sino al triplice fischio del direttore di gara. Con questi tre punti conquistati e con la conferma, da parte della Lega Nazionale Dilettante, della vittoria a tavolino della par-tita giocata in casa del Kamarat, nella prima di andata, la squadra della città capoluogo si porta a quota nove, ancora lontana dalla zona alta della classifica, ma accessibile, visto che si sono giocate solo sei giornate nel cor-so del girone d’andata.

Per l’ambizioso Licata soltanto un pareg-gio sul campo della Folgore, che si esalta da-vanti all’ottima squadra di Napoli, che gioca una buona gara, ma è costretta ad inseguire

i padroni andati per primi in vantaggio. Il gol licatese è stato messo a segno da Stefano Piazza, sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Questo mezzo passo costringe i licatesi a cedere la vetta al Due Torri che con un pun-teggio tennistico liquida il malcapitato Villa-bate. Il Ribera rinvia l’appuntamen-to ancora una volta con la vittoria. La robusta squadra di Montalbano, che domenica prossima giocherà con l’Akragas, viene bloccato sullo o-o dal Casteldaccia. Buona prova dei ragazzi della Gattopardo, che riescono a pareggiare, in casa con la Parmonval squadra rivelazione di questa fase iniziale del torneo..

Sfortunato, infine , il Kamarat che a Custonaci, contro il Valderi-ce gioca una gran bella partita, ma è costretto alla resa a pochi minuti della fine. Nonostante la sconfitta gli uomini di Renato Maggio re-stano nella zona della classifica che conta, suscettibile di miglioramen-to.

Nel campionato di Promozione, girone A, il Canicattì grazie ad un gol segnato al 16’ conquista, a spe-se dell’Agrigentina, la sua prima vittoria stagionale, mentre i ragaz-zi di Mauro Miccichè subiscono la seconda sconfitta consecutiva. Di

misura vince l’Aragona sul Prizzi ed è prima-to assicurato. Giusto pareggio tra Gemini e Raffadali, Perde il Cianciana con il Buseto e ancora una sconfitta per il Pro Favara trafitto in casa dal Terrasini

Salvatore Sciascia

Panorama Calcistico

CLassiFiCa CaLCio DiLEttaNtistiCo

ECCELLENZa a proMoZioNE Gir.a

Due Torri 16 Riviera Marmi 14Licata 14 Aragona 14Valderice 13 A. Campofranco 12Orlandina 11 Strasatti 12Parmonval 10 Terrasini 11Kamarat 10 Cianciana 10Akragas 9 Campobello 10Sant’Agata 8 Agrigentina 10Gattopardo 7 Gemini 10Castellammare 7 Dattilo 6Alcamo 6 Buseto 6Ribera 5 Canicattì 5Fol.Selinunte 5 Raffadali 5Casteldaccia 5 M.A.S.T. (-1) 3Sancataldese 2 Prizzi 2Villabate 0 Pro Favara 2

akragas sfata il “tabù” dell’Esseneto

E questi disagi – è bene dirlo con franchezza – sono percepiti dai giovani all’ennesima potenza, innescando a volte una sorta di frustrazione non solo psicologica, ma esistenziale. Troppo spesso, infatti, vi è stato un deficit di testi-monianza; basti pensare al peno-so scandalo dei preti pedofili che, come ha stigmatizzato con fer-mezza Benedetto XVI, ci fa com-prendere come oggi vi sia sempre più in agguato, una persecuzione «ad intra», essendo perpetrata a volte da coloro che per primi dovrebbero dare il buon esem-pio. La missione comunque deve continuare. Bisogna allora tro-vare nuovi modi di attualizzarla, cercando di cogliere i «segni dei tempi», nella fedeltà alla Parola di Dio, alla tradizione e al magistero. Oggi la missione deve impegnarsi nella promozione dei valori del Regno («Redemptoris Missio», 34), nella ricerca dei «germi del Verbo» («Ad Gentes», 11) e nel-la scoperta e promozione di quei «beni spirituali e morali e i valori socio-culturali» («Nostra Aetate», 2), che si trovano sparsi, per opera dello Spirito Santo, nelle culture e nelle popolazioni anche al di fuo-ri della Chiesa. Di fronte, è bene rammentarlo, il missionario si trova persone create a immagine

e somiglianza di Dio, inserite nel-la loro storia e nella loro propria religione, ed è solo nell’ascolto e nel dialogo con esse che viene offerto il messaggio della salvez-za. Naturalmente, queste pro-spettive, soprattutto per i lettori di questo giornale, non possono prescindere dal bisogno impel-lente di vocazioni missionarie. E il momento presente non ci offre molte illusioni. Vediamo infatti che le vocazioni missionarie stan-no diminuendo anche nelle Chie-se europee che finora ne hanno avute molte (quelle italiane nel 1990 erano 24mila, oggi 10mila), mentre quelle che nascono nelle nuove Chiese non riescono anco-ra a rimpiazzarle in modo da dare continuità al passato. Sarà questo un dato di fatto scoraggiante, in-nescando una sorta di rassegna-zione quasi si fosse giunti in un vicolo cieco, di fronte ad un feno-meno insormontabile, inevitabile e irreparabile? O non sarà invece un’indicazione provvidenziale che Dio indirizza alle nostre comuni-tà per rinnovare evangelicamente la figura stessa del missionario, aprendola alle istanze del Terzo Millennio? Non resta che pregare, discernere e attualizzare la Parola per fare la Sua volontà.

Giulio Albanese

Continua dalla prima