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L’ISOLA DEL TESORO Il giornalino dei bambini e dei ragazzi che gestiscono la Palude di Torre Flavia NUMERO 2– Marzo 2018 PIRATI contro CORSARI CHI VINCERA? 1

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L’ISOLA DEL TESORO Il giornalino dei bambini e dei ragazzi che gestiscono

la Palude di Torre Flavia

NUMERO 2– Marzo 2018

PIRATI contro CORSARI

CHI VINCERA?

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Tra le 7 aree protette gestite dalla Città metropolitana di Roma Capitale, il Monumento naturale Palude di Torre Flavia con i suoi 48 ha estesi tra i territori di Cerveteri e Ladispoli rappresenta un patrimonio di biodiversità a pochi passi da Roma, che merita di essere apprezzato perché rappresenta una risorsa per le persone che in queste zone vivono e per quanti vogliono conoscere le aree protette. La Palude di Torre Flavia è un relitto delle paludi che in passato caratterizzavano questo tratto di litorale tirrenico. E’ di grande importanza per la tutela dell’avifauna migratoria e per la conservazione di una delle rare tracce di quello che un tempo fu l’ambiente costiero laziale, con dune sabbiose e un ampio sistema di laghi, stagni costieri e acquitrini. Da qualche anno la palude è stata scelta anche come sito di nidificazione da parte di due specie di uccelli, il Fratino (Charadrius alexandrinus) e il Corriere piccolo (Charadrius dubius), estremamente localizzate e in declino numerico nel nostro Paese (una di esse, il Fratino è inserita in All. 1, Dir. 79/409/CEE e s.m.i. 147/2009/CE). Per mitigare gli impatti sui nidi di queste specie di alto interesse ecologico e conservazionistico la Città metropolitana di Roma Capitale ha, da alcuni anni avviato dei campi di sorveglianza dei nidi. Più di 3500 studenti delle scuole primarie e secondarie quest’anno hanno partecipato al progetto “Isola del tesoro/parco attivo”, facendo diventare la palude di Torre Flavia la prima area protetta gestita dai bambini una palestra didattica, scientifica, formativa, a disposizione dei nostri figli che meritano spazi aperti di alta qualità ambientale ove imparare, divertendosi, ad apprezzare la natura sotto casa. Ma non solo, la palude di Torre Flavia è diventata punto di incontro per associazioni ambientaliste locali, fotografi naturalisti, appassionati ornitologi e studenti universitari. E’ obiettivo della Città metropolitana di Roma Capitale, continuare questo percorso di gestione sostenibile, un “laboratorio all’aperto” dove poter sperimentare ricerche e strategie specifiche mirate alla conservazione della biodiversità, garantendo la partecipazione, la conoscenza, la salvaguardia, la conservazione, l’educazione e la formazione ambientale, con una attenzione particolare alle nuove generazioni.

Dott.ssa Maria Zagari Direttore del Dipartimento IV della Città Metropolitana di Roma Capitale

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A pochi km da Roma si estende in prossimità del mare il Monumento naturale Palude di Torre Flavia, un delicatissimo ecosistema che ha compiuto da poco 20 anni dalla sua istituzione. Nel corso di questi 20 anni questo fragile ecosistema ha modificato il suo aspetto grazie all’impegno, sempre maggiore, profuso dalla Città metropolitana di Roma Capitale, in costante sinergia con i comuni idi Cerveteri e di Ladispoli, per una migliore conservazione, valorizzazione e fruizione di questo sito che è un vero e proprio “patrimonio collettivo”, Grazie all’impegno delle scuole primarie e secondarie che hanno aderito al progetto Isola del Tesoro /parco attivo, il monumento naturale palude di Torre Flavia è la prima area protetta gestita dai bambini. Diverse sono le iniziative portate avanti dalla Città Metropolitana di Roma Capitale a sostegno della palude dal plastic blitz, dove cittadini, associazioni e bambini si riuniscono per ripulire la spiaggia a ridosso della palude da ingenti quantità di plastica, la mostra delle conchiglie e apertura del piccolo Museo della Natura realizzato dai ragazzi delle scuole secondarie dei due Comuni nel centro visite e infine le attività di ripristino dei sentieri, di de-cespugliamento e pulizia dei canneti, di raccolta dati scientifici sull’avifauna, che proseguono comunque i giorni feriali grazie alla presenza degli Operatori della Città metropolitana di Roma Capitale ed infine sono in fase di avvio interventi di ripristino ambientale e di restauro delle strutture fruitive. In questi 20 anni grazie all’impegno di tutti abbiamo “ridato vita” ad un ecosistema fortemente minacciato, lentamente questo luogo si sta ri- naturalizzando ed è facilmente percepibile dal numero di specie di uccelli migratori che ogni anno aumenta di numero.

Arch. Angelo Maria Mari Dirigente Servizio IV Aree protette

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Ma chi sono i pirati?

• Specie aliene • Incendi • Calpestio • Animali domestici • Bracconaggio • Abbandono dei rifiuti • Erosione

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Specie aliene Per specie aliena si intende una specie trasportata dall’uomo, in

maniera volontaria o accidentale, al di fuori della sua area di

origine.

Sinonimi del termine alieno sono: esotico, alloctono, introdotto,

non-nativo, non-indigeno. Al contrario, una specie presente nella

sua area di origine è definita autoctona o nativa o indigena.

Per specie aliena invasiva si intende una specie aliena la cui

introduzione e diffusione causa impatti negativi alla biodiversità e

all’ecosistema.

Anche se la definizione di specie aliena invasiva si riferisce solo

ai danni ambientali, molte specie invasive causano impatti anche

sulla salute umana e sull’economia.

Non tutte le specie aliene sono invasive, cioè dannose, e anzi di

norma solo una piccola percentuale delle specie aliene che

arrivano su un dato territorio creano problemi (per esempio

delle 12.000 specie aliene registrate in Europa, il 10-15% è

ritenuto invasivo.

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Le specie aliene invasive possono causare l’estinzione di specie

autoctone, possono alterare la composizione delle specie

presenti in una certa area, portare alla degradazione totale degli

habitat che occupano, o modificare le dinamiche di erosione

del suolo, per citare alcuni esempi di effetti sull’ambiente.

Possono inoltre avere notevoli impatti sanitari a causa della

trasmissione di allergie o malattie attraverso i continenti sia

all’uomo che alle altre specie animali e vegetali.

Un caso relativamente recente e molto famoso in Italia è quello

del punteruolo rosso delle Palme (Rhynchophorus ferrugineus),

un coleottero di origine asiatica, arrivato recentemente in Italia

che ha già causato la morte di numerosissime palme.

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Approfondimento di Francesca Marini

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“La Nutria” (Myocastor coypus)

un alieno da conoscere e gestire nel Monumento naturale Palude di Torre Flavia

Perché alieno? Alieno, (sinonimo esotico, alloctono), significa che si tratta di una specie che non

appartiene alla fauna originaria del nostro Paese ma vie è giunta per l’intervento diretto

(intenzionale o accidentale) dell’uomo.

Qual è il suo Paese di origine? Sud America

Perché è giunta fino a noi? Per la produzione di pellicce il famoso “ castorino” ne 1928 (intervento

intenzionale a fini commerciali per opera dell’uomo)

Di che specie si tratta? La Nutria è un roditore, specie semiacquatica con zampe posteriori palmate,

la coda lunga e squamosa con radi peli, i denti incisivi color arancio sono a crescita continua. E’

prevalentemente erbivora ingerisce giornalmente una quantità di cibo pari al 20-25% del suo peso

corporeo. L’alimento preferito è rappresentato dalla cannuccia di palude, la tifa i giunchi ed il carice.

Si nutre anche di diverse piante coltivate come barbabietola, mais, grano tenero, radicchio,

pomodoro, etc.

Perché è così diffusa? Le ragioni del suo successo sono: 1) elevato potenziale riproduttivo (specie

poligama in cui il maschio si accoppia con più femmine. Le femmine si riproducono tutto l’anno con

un massimo a maggio e uno a novembre. Le femmine possono produrre fino a quattro piccoli per

nidiata; 2) estesa presenza di ambienti vocati (paludi, stagni, corsi d’acqua); 3) assenza di predatori.

La Nutria non ha predatori importanti che possono limitarne la diffusione come nel suo Paese di

origine (caimani ad esempio). Gli unici predatori sono rappresentati da volpi, cani vaganti, grandi

uccelli rapaci che possono predare solo i piccoli).

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Perché è considerata dannosa? Sulla vegetazione naturale può arrecare danni al canneto,

cariceto, tifeto e altre piante acquatiche tutelate da Direttive Comunitarie, alterando la

struttura delle aree umide, determinando la riduzione del numero di specie dovuto non

solo al consumo ma anche al continuo calpestio; impatto sugli uccelli acquatici, per

calpestio dei nidi e distruzione delle uova; danni all’agricoltura per asporto di coltivazioni

prospicienti i corpi idrici; danni alle infrastrutture irrigue: scavando gallerie lungo gli argini

determina il collassamento delle arginature con possibili esondazioni.

La normativa cosa prevede? La Nutria non è più tutelata dalla Legge 157/1992 Norme per

la protezione della fauna selvatica e omeoterma e per il prelievo venatorio. Dal 14 febbraio

2018 è entrato in vigore il decreto che recepisce il regolamento Europeo per prevenire e

gestire l’introduzione delle specie esotiche considerate particolarmente invasive

dall’Unione Europea. La Nutria rientra tra queste insieme al Gambero rosso della Louisiana

(Procambarus clarkii), alla Pseudorasbora (Pseudorasbora parva), specie presenti nel

Monumento naturale dela Palude di Torre Flavia. Per il mondo vegetale ricordiamo il Fico

degli Ottentotti (Carpobrotus edulis) particolarmente dannoso per gli ecosistemi dunali,

anche questo presente a Torre Flavia. Il decreto prevede, oltre ai divieti di introduzione,

allevamento, coltivazione, trasporto e vendita, commercio, che le Regioni e gli Enti Parco

predispongano opportuni piani di controllo numerico per ridurre gli impatti provocati dalla

specie esotica.

La soluzione? Prevenzione, limitare l’accesso di nuove specie esotiche soprattutto di quelle

particolarmente dannose, evitare di acquistare specie animali esotiche a scopo ricreativo

difficilmente gestibili in particolare quando diventano adulte.

Cosa può fare il cittadino? Segnalare la presenza di specie esotiche agli Enti competenti

come gli Enti Parco; evitare di acquistare piante ed animali come souvenir durante i viaggi

all’estero; scegliere piante locali per il proprio giardino.

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Incendi

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Gli incendi possono costituire una minaccia rilevante per gli ambienti dell'area protetta. Il pericolo aumenta se tali eventi avvengono nel periodo primaverile quando molti uccelli acquatici sono in pieno periodo di nidificazione. Tuttavia, se adeguatamente controllati (come quando era attiva l'attività di piscicoltura), incendi di bassa intensità posso consentire il controllo del canneto e il rilascio di sostanze minerali nutritive nel suolo. Si dice che, nei confronti degli incendi, il canneto è 'resiliente', ovvero che riesce a recuperare rapidamente dopo il passaggio del fuoco. In ogni caso è sempre bene stare attenti: non gettare mozziconi di sigaretta e non accendere fuochi nei pressi del canneto. Grazie!

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Approfondimento L’incendio del 16/07/2017

La notte del 16 luglio 2017 un incendio ha interessato parte del Monumento naturale Palude di Torre Flavia, nel settore prospiciente via Roma e via Fontana Morella, interessando anche alcune zone interne di canneto e giuncheto (che costituisce un habitat di interesse comunitario tutelato dalla Dir. 92/43/CEE). Nell’incendio sono state interessate anche le piante di arbusti mediterranei che costituivano una barriera verde a tutela dell’area (lato strada), nonché parte delle staccionate e dei cartelli informativi. Tale danneggiamento ha reso visibile da lato strada il cuore dell’area protetta, ove in questo momento stanno ancora nidificando alcune specie di uccelli acquatici, anche di interesse comunitario (inserite in All. 1 Dir. 79/409/CEE). Dopo circa 6 mesi è interessante notare quanto sia comunque forte la natura, basta una passeggiata in palude per rendersi conto che il canneto sta riprendendo vita affinché possa formare nuovamente una barriera e limitare il disturbo all’avifauna. Ma non solo … è stato sufficiente fermare l’attività delle strutture balneari a ridosso dell’area protetta per accorgersi che stanno tornando a «fiorire» le dune, infatti, ha attecchito la flora spontanea, soprattutto graminacee, che opponendosi all’azione del vento, ha permesso la costituzione di nuovi accumuli sabbiosi. Questa «rinaturalizzazione» , ovvero il recupero di un ambiente naturale antropizzato è senza dubbio il prima passo , da ora in avanti c’è bisogno della collaborazione di tutti!

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Calpestio

Un tempo – e non bisogna andare molto indietro negli anni – anche il nostro litorale, verso nord, tra Ladispoli e Campo di Mare, poteva vantare quelle meravigliose formazioni naturali, i caratteristici “montarozzi” alti in alcuni casi anche sei o sette metri che orlavano la spiaggia e riparavano dal maestrale gli stagni salmastri dell’ interno. Le nostre dune erano ricche di vegetazione e di fauna e quasi potevano far invidia a quelle più splendide e celebrate dalla letteratura e dall’ arte dei Macchiaioli, della costa toscana. Poi la pressione antropica, che è quanto dire il calpestio di migliaia di bagnanti, nella loro veloce e frenetica corsa al mare, gli insediamenti, a volte abusivi (campeggi, rimessaggi, ricoveri per barche ed attendamenti balneari) hanno cominciato un’inesorabile opera di demolizione……..

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Animali domestici

E' tassativamente vietato introdurre cani nella Palude di Torre Flavia. Regolamento del Comune di Ladispoli sul possesso e sulla tutela degli animali approvato dal Consiglio Comunale con delibera n. 14 del 01/04/2014, art. 29 comma 5.

Perché non posso portare il mio cane in riserva?

Gli animali domestici (generalmente parliamo sempre di cani) potrebbero incontrare la fauna selvatica che, anche se non direttamente attaccata dall’animale, può subire un forte stress: la sola presenza del nostro amico metterebbe in allarme gli animali selvatici. Gli escrementi solidi e liquidi lasciati dal cane indicano pericoli olfattivi per gli animali selvatici, i quali riconoscono tali tracce olfattive come quelle di un predatore: ciò crea stress e disturbo nelle popolazioni presenti. Nel caso, poi, che il cane sfugga al controllo del proprietario (cosa che succede spesso) questo può arrecare un disturbo diretto all’ecosistema con il contatto diretto con gli animali selvatici e può dar luogo a inseguimento e ferimento.

Ma la ragione principale del divieto è che i nostri cani sono vettori di alcune patologie, parassitarie e infettive, pericolose per la fauna selvatica. Parchi e Riserve naturali sono luoghi deputati alla conservazione della natura, dove il disturbo alle specie animali è vietato per legge dello Stato, ma l’accettazione consapevole del rispetto della Natura è un principio che dobbiamo acquisire sempre, sia che siamo in un Parco, una Riserva o in un’area non protetta . Bisogna ricordare che quando si transita in un ambiente naturale, lontano dalle nostre città, entriamo in un contesto dove vivono animali timidi che soltanto dopo l’allontanamento dell’estraneo, e in particolare del predatore, tornano a vivere normalmente.

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Bracconaggio

Il termine «Bracconaggio» indica l’esercizio dell’attività venatoria in violazione della legge. In Italia, la legge che regolamenta la caccia è principalmente la legge nazionale 157/92, che recepisce la Direttiva comunitaria “Uccelli” e prevede una serie di divieti e obblighi a cui i cacciatori sono tenuti attenersi. Violare le norme e le regole stabilite da questi riferimenti normativi significa fare bracconaggio, essere un bracconiere. Bracconiere è chi spara a specie protette, chi caccia in tempi o in aree di divieto, chi caccia con modalità e mezzi vietati, chi cattura illegalmente gli uccelli e gli altri animali protetti.

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Abbandono dei rifiuti

E’ drammatica la situazione relativa all’abbandono dei rifiuti plastici nei nostri mari a tal punto da diventare spunto per pubblicazioni sia di carattere scientifico che divulgativo , ne sono un esempio «L’oceano di plastica» di Moore e «com’è profondo il mare» di Carmineo. In queste pubblicazioni si evidenzia in modo drammatico l’impatto pesantissimo sulla biodiversità (es., collasso demografico di molte specie che ingeriscono plastica) e sull’Uomo stesso (accumulo di polimeri lungo le catene alimentari per processo di magnificazione biologica).

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Nel frattempo dune e spiagge (ecosistemi fragili, dinamici e ricchi di biodiversità peculiare, nonché ambienti che svolgono importanti servizi ecosistemici) diventano il sito finale di accumulo dei rifiuti provenienti da terra, fiumi, mare. Tale accumulo rende molte spiagge vere e proprie discariche con conseguente: 1) riduzione nella loro capacità a svolgere gli stessi servizi ecosistemici (di bene comune: estetico, fruitivo, attività economiche legate alla balneazione e alla pesca, ecc.); 2) incremento di problemi igienico-sanitari (materiali tossici e pericolosi anche per l’Uomo); 3) impatto sulla biodiversità marina e terrestre (effetto trappola di bottiglie, fili di nailon e reti abbandonate, ingestione accidentale di plastica e materiali tossici, erosione dunale).

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Le modalità di rimozione di questa ingente quantità di rifiuti è di tipo ‘hard’ (rimozione attraverso utilizzo di mezzi meccanici, che risulta di grande impatto per flora e vegetazione dunale e su siti di nidificazione di specie animali (uccelli che nidificano a terra, tartarughe marine) o di tipo ‘soft’ (associazioni ambientaliste e singoli gruppi di volontari che, meritoriamente, avviano iniziative di pulizia). In entrambi i casi tale rimozione è lasciata a singole iniziative estremamente localizzate nello spazio e limitate nel tempo che, il più delle volte, pur se animate da intenti condivisibili (pulizia di un bene comune), non considerano i possibili ulteriori impatti che la pulizia stessa può arrecare su flora, vegetazione, fauna e geologia dei siti (calpestìo, erosione, disturbo da fruizione, ulteriore accumulo di rifiuti, rimozione volontaria o meno di detrito naturale utile alla biodiversità e all’accumulo delle sabbie). In realtà tutti coloro che si occupano di ‘pulizia’ di questi ambienti devono essere consapevoli che si sta agendo su un ecosistema estremamente fragile che richiede una professionalità di tipo ecologico e progettuale che tenga conto: 1) dei valori di biodiversità (composizione, ricchezza, diversità, sensibilità, fragilità) degli ambienti costieri; 2) delle minacce di origine antropiche agenti su di esso; 3) delle modalità di azione mirate alla rimozione (o gestione) del detrito in questi ambienti (attrezzatura, mezzi, professionalità, logistica, selezione dei diversi tipi di rifiuto, differenziamento) e all’ incremento di consapevolezza dei fruitori di questi ambienti vulnerabili.

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Erosione costiera La fascia costiera, essendo per definizione l’interfaccia terra-mare, costituisce una delle zone più critiche, soggette al degrado ambientale, sia per gli interessi conflittuali che vi si accentrano, sia per la fragilità tipica di ogni ambiente di transizione. Tale fragilità è accentuata dai fenomeni erosivi che oggi colpiscono il 15% delle coste europee, ovvero circa 15.000 km su un totale di 101.000 km di coste. E’ noto infatti che la realizzazione di interventi di difesa della costa, necessari per preservare e proteggere dall’erosione arenili, edifici e infrastrutture, determina cambiamenti sull’ambiente, che possono generare impatti significativi soprattutto in presenza di habitat e/o specie sensibili. In fase di pianificazione e progettazione di un’opera di difesa costiera, quindi, sarebbe necessario tenere conto, non solo dell’efficacia di un’opera nel contrastare l’erosione, ma anche degli effetti che la sua presenza può generare sull’ambiente emerso e sommerso. I problemi della stabilità dei litorali sono certamente aggravati da una molteplicità di “cattive” pratiche antropiche (escavazione degli alvei, impermeabilizzazione di grandi superfici, ecc.) che certamente esistono e che senz’altro devono essere inibite, ma dev’essere ben chiaro che anche la loro eventuale totale eliminazione non risolve il problema dell’equilibrio tra controllo dell’erosione nell’entroterra e apporto di materiale sulle spiagge che è, e rimane, un problema strutturale della gestione del territorio nell’attuale modello di sviluppo.

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Le cause principali che determinano l’accentuazione dei fenomeni erosivi sono: - decremento generalizzato del trasporto solido da parte dei fiumi per effetto delle dighe delle escavazioni di inerti dagli alvei e della protezione del suolo nell’entroterra; - incremento dell’urbanizzazione della costa con distruzione delle dune; - realizzazione di opere rigide non utili nei pressi della battigia; - incremento delle affluenze turistiche con nuova richiesta di aree per le attività balneari

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Approfondimento dell’esperto Francesca Laurini

L’erosione in questo territorio è causata dalla realizzazione di opere rigide presso la linea di costa, dal decremento generalizzato del trasporto solido da parte dei fiumi con conseguente squilibrio nel bilancio naturale, inoltre a questi fattori si deve aggiungere l’incremento dell’urbanizzazione costiera che porta ad un’alterazione della dinamica delle sabbie litorali, l’affluenza turistica lungo la costa e il conseguente sviluppo delle attività balneari e la distruzione di cordoni dunali. Lo studio dell’erosione è stato fatto sul tratto costiero che va da Torre Flavia al quadrifoglio (lato nord) per un totale di 2,4 km di costa. Dalla sovrapposizioni di immagini aeree del 1960 e del 2000 si nota come in 40 anni la quantità di spiaggia erosa sia grande come un campo da calcio!

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Ma esiste qualche possibile soluzione?

• Ricostruzione di dune: perché proteggono quella che è la palude. Fondamentale anche il ruolo della vegetazione pioniera.

• Le reef balls: favoriscono il ripopolamento ittico salvano la spiaggia dall’erosione, rallentando la forza ondosa.

• Pennelli, ripascimenti e scogliere.

Ma vanno sempre valutati pro e contro!

Approfondimento di Francesca Laurini

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L’impatto dei rifiuti di plastica sui

mammiferi marini.

Approfondimento degli esperti Gianluca Poeta e Corrado Battisti

Uno studio portato avanti dall'Università degli Studi Roma Tre nell'ambito di un progetto di ricerca sull'impatto attuato dalle plastiche marine sulla biodiversità ha evidenziato come quasi l'80 % delle 128 specie di mammiferi marini ha mostrato un qualche impatto derivante dalla presenza in mare di micro-, meso- o macro-plastiche soprattutto determinando episodi di intrappolamento e soffocamento. Lo studio ha inoltre evidenziato come questa stima (101 specie!) deve essere considerata per difetto. Infatti, su 203 pubblicazioni internazionali analizzate, la maggior parte è concentrata negli ultimi anni e ci sono evidenze di un rapido incremento del numero di nuove specie impattate con l'incremento delle ricerche effettuate. Quattro specie di cetacei (Megaptera novaeangliae, Physeter macrocephalus, Tursiops truncatus, Eubalaena glacialis) mostrano il maggior numero di evidenze bibliografiche su questo tipo di impatto. Maggiori dettagli possono essere reperiti direttamente sulla pubblicazione disponibile liberamente su questo link: https://www.researchgate.net/publication/322576944_Ecological_effects_of_anthropogenic_litter_on_marine_mammals_A_global_review_with_a_black-list_of_impacted_taxa

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Approfondimento: sai perché gli uccelli migrano?

Prima di partire passano giorni a nutrirsi, arrivano a raddoppiare il loro peso, sanno che poi non ci si potrà fermare, nessuna sosta durante il viaggio. Se molte specie di uccelli non migrassero, aumenterebbe notevolmente la competizione per le risorse vitali all’interno di uno stesso ambiente. Per questo motivo, gli uccelli hanno sviluppato diversi schemi di migrazione in diversi periodi dell’anno, seguendo rotte diverse per garantire a se stessi e ai propri giovani maggiori possibilità di sopravvivenza. Non tutti gli uccelli però migrano. Alcune specie si sono adattate bene al proprio ambiente, imparando a trarre vantaggio a livello alimentare nelle diverse stagioni dell’anno. Questo gli ha permesso di diventare stanziali e non dover viaggiare tutto l'anno. Altri uccelli ancora si sono abituati ai climi freddi cominciando a immagazzinare riserve di grasso e cambiando il proprio piumaggio per sopravvivere alle stagioni più rigide. In ogni caso ben oltre la metà delle specie di uccelli nel mondo ha bisogno di migrare.

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Il più grande segreto della migrazione degli uccelli è la loro straordinaria capacità di orientarsi, seguendo rotte sicure attraverso continenti e oceani. Ma come fanno gli uccelli a orientarsi? Gli scienziati hanno provato a spiegarlo scoprendo che la risposta non è una sola. Gli uccelli migratori utilizzano diverse tecniche: L'orientamento magnetico: molti uccelli possiedono sensori chimici nel loro cervello, negli occhi e nel becco che permettono loro di allinearsi ai campi magnetici terrestri. Si tratta di una specie di Gps integrato, ma è tutto naturale. L'orientamento geografico: in alcune specie lo stesso esemplare può percorrere la stessa rotta migratoria decine di volte imparando a orientarsi seguendo la forma delle coste, il corso dei fiumi o il profilo delle montagne. L’uomo spesso modifica il paesaggio naturale confondendo la “navigazione” degli uccelli migratori. L'orientamento astronomico: gli uccelli migratori possono orientarsi seguendo le costellazioni e l'orientamento delle stelle anche e soprattutto la più vicina a noi: il sole. La memoria collettiva: gli esemplari giovani di alcune bellissime specie di uccelli migratori, come l'oca delle nevi, imparano la rotta di viaggio dai propri genitori o comunque dai viaggiatori più esperti dello stormo.

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Ma… per fortuna ci

sono i corsari!!! Chi sono i corsari? I corsari siamo tutti noi che in qualche modo dedichiamo il nostro tempo per la tutela della palude.

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Narciso: Io ho realizzato

l’acquario per i bambini!

Vi aspetto!

Carlo: oggi ho costruito una

bella staccionata !

Egidio: A me piace dipingere

cartelli informativi!

Corrado: mi piace

trasmettervi la passione per

la natura.

Ecco alcuni corsari: Ve li presentiamo uno per uno….

E se pensate di essere anche voi corsari mandateci le vostre foto: [email protected]

Marina: io faccio

diventare i miei studenti delle piccole

guide

Giancarlo: costruisco

capanni per osservare gli

uccelli

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Piergiorgio e Annamaria: puliamo la spiaggia dai

rifiuti!

Sandro: e io controllo i cefali e le anguille nella Palude!

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La giornata tipo del

corsaro: Restauro muretto lato nord: Grazie a Carlo, Egidio, Narciso, Monica, Piergiorgio, Annamaria.

Pulizia spiaggia settore corriere piccolo Costruzione recinto del corriere piccolo

Corde e altro materiale sono stati anche forniti da Piergiorgio e dai pescatori di porto Pidocchio.

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L’esperto risponde alle curiosità arrivate

in redazione

Gabriele F. : “Quanto è grande il boschetto dentro l’oasi?” L’esperto: circa 1000 metri quadrati. E' molto piccolo ma interessante. Emanuele: “ Quante specie di animali ci sono in palude?” L’esperto: Ci sono 180 specie di uccelli, 10 di anfibi e rettili, 150 di molluschi (le conchiglie che troviamo sulla spiaggia), 200 di insetti, 10 di mammiferi e 67 di pesci! In tutto circa 500 specie di animali! Giulia ed Eros: “ Perché il gamberetto killer è diverso da tutti gli altri?” L’esperto: E' diverso sia nella forma (è grande fino a 10 cm e più, le altre specie di gamberetti sono più piccole), sia nelle abitudini (mangia di tutto), sia nella provenienza (viene dall'America: è stato liberato qui circa 10 anni fa e da allora si è riprodotto). Viene mangiato dagli aironi. Sara : “ Perché l’ ultima volta che siamo andati in palude(24 gennaio) non abbiamo visto il giglio di palude?” L’esperto: Perché il giglio fiorisce alla fine della primavera (anche fino in estate). Adesso si possono vedere solo le caratteristiche foglie.

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Gabriele R. : “Nella palude è più ricca la flora o la fauna?” L’esperto: E' più ricca la fauna (ci sono circa 200 specie di piante e ben 500 specie di animali) Morgana: “ Quali animali si vedono più spesso in palude?” L’esperto: Appena entrate vedete subito gli uccelli, in particolare i cormorani (tutti neri), le alzavole (piccole anatre nello stagno, un pò timidine), le garzette (degli aironi tutti bianchi). Se siete fortunati potete vedere bene il Falco di palude. Se tornate in aprile vedrete anche tantissime rondini appena arrivate dall'Africa! Vittoria: “ Perché gli uccelli che vengono in palude si chiamano migratori?” L’esperto: Perché migrano ogni anno verso l'Africa (ce ne sono alcuni che se ne vanno anche verso nord fino al...Circolo polare Artico!) Giulio: “ Perché alcune conchiglie hanno il buco?” L’esperto: I buchi che trovate sulle conchiglie sono stati fatti da altri molluschi predatori che la perforano e la divorano (vi ricordate il Murex brandaris? è un mollusco che mangia altri molluschi).

Ringraziamo la classe 3L della scuola G. Rodari di Ladispoli e la maestra Daniela Luciani. Se avete altre curiosità inviateci le vostre domande, nel prossimo numero troverete tutte le risposte!

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UN'OASI DI ARTE AL MONUMENTO NATURALE PALUDE DI TORRE FLAVIA

Un museo libero ed accessibile immerso nelle dune, compreso tra sentieri verdeggianti e graziosi stagni sospesi tra cielo mare e poesia di segni e colore. Questa descrizione ben si adatta a definire il progetto Un'Oasi di Arte, promosso alle associazioni INTERPOLIS e MAREVIVO sotto il patrocinio dei Comuni di Ladispoli e Cerveteri, al Monumento Naturale Palude di Torre Flavia che dalla scorsa estate ospita esposizioni d'arte con artisti locali e non, ovvero provenienti da altre aree geografiche, per modellare nel fare creativo un canto d'amore per Madre Terra. Il progetto nasce da una serie di connessioni ed esperienze, prima fra tutte l'esperimento condotto presso l'Oasi di Eraclea Minoa, gestita dall'associazione ambientalista MAREVIVO dove la bellezza dell'arte ha prevalso sulla distruzione prodotta dall'uomo, unitamente all'intuizione di riproporre nel nostro territorio il connubio arte e natura in chiave turistica e, nel contempo, contribuire al processo formativo di nuove strategie d'intervento orientate alla conservazione, preservazione e valorizzazione del patrimonio naturalistico e storico-archeologico dell'oasi protetta tramite il linguaggio multiforme dell'arte e concretizzantesi in percorsi aggregativi e collaborativi basati sulla creatività e condivisione delle esperienze, finalizzati all'adozione di “buone pratiche” per la sua difesa. Cosicché in pochi mesi numerosi artisti hanno raccolto il nostro invito ad esporre all'interno di questo paradiso naturale le proprie opere, talune portatrici di una forte componente di denuncia ambientale ed in grado di evocare riflessioni sui temi relativi all'inquinamento, del consumo critico e degli effetti della società dei consumi, altre raffiguranti l'esplosione della potenza

generatrice di vita della Natura.

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Il mondo dell'arte con le sue visioni affascinanti ed avvolgenti, realistiche ed oniriche, di intensa drammaticità e dense di poetica bellezza nascosta sotto i passaggi accarezzati dal vento, nelle onde increspate e nella vivacità delle tinte e degli sguardi, prende posizione sulla questione dell'inquinamento globale derivante dalla società dei consumi per sollecitare una svolta a partire dalla tutela e salvaguardia di questo patrimonio culturale e naturalistico, affinché la “Palude di Torre Flavia” diventi un simbolo di rinascita delle coscienze, favorendo lo scambio culturale e la crescita sociale della comunità. Paul Klee scriveva «l'artista è uomo, egli stesso natura e un pezzo di natura nello spazio della natura, creatura sulla terra e creatura del tutto». Gli artisti sino ad oggi partecipanti: NADIA CESARINI, NIK SPA NICOLA SPANÒ, GIUSEPPE PORTULANO, STEFANIA ZINI, PIERGIORGIO MAIORINI, ANNA TONELLI, ANDREA PUCA, GIGALLE ROMEO, BIAGIO CASTILETTI, CHICCA SAVINO, GIANLUCA TARANTO, STEFANIA VERDEROSA, ROBERTO CORTIGNANI, MONICA DI FOLCO, ALESSIA ZICCARDI, ANNA MARIA CONFORTI, DANIELE BARTOCCI, LAURA LAURINI, SONIA ORSINI, IVANO PETRUCCI, IL RICICLABILE LABORATORIO PEGASUS.

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Speciale nevicata 26/02/2018

Foto prese dalla pagina facebook «Amici di Torre Flavia»

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Per visionare il video completo di Francesco:tps://www.youtube.com/watch?v=iXyFwpBLyqU

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Al prossimo numero (giugno). Inviateci materiali, foto e

quello che volete entro il 20 maggio

a Francesca Laurini [email protected].

Ciao, ciao da Flavio e Flavia,

le due piccole pesti, mascotte della

Palude di Torre Flavia!

LA PALUDE DI TORRE FLAVIA CERCA TE!

SE AVETE TRA 19 E 29 ANNI esiste anche l'opportunità (con benefit) di far parte del gruppo giovani volontari LIPU al Campo Fratino (progetto LIFE) che partirà a Torre Flavia il 17 marzo. Se siete interessati contattate Monica Zanini [email protected]

Con il patrocinio del Comune di Ladispoli

Con il patrocinio del Comune di Cerveteri