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Hanno sfilato la scorsa primavera, traparenti, giornalisti, semplici curiosiun po’ divertiti e increduli. Perché
le modelle non erano ragazze magre con ve-stiti firmati, ma signore in pensione che, di-sinvolte e orgogliose, mostravano i capi dellaloro collezione alla Casa Vittoria di Roma,una struttura comunale per anziani in via
Portuense. Maglie, giacche e gonne confezio-nate e cucite in casa e ora messe in venditaper sostenere organizzazioni come Save the
children,Amref eAnlaids. Dall’India al Ken-ya all’Italia, nel 2007 sono stati devoluti inbeneficenza 15.000 euro.
L’Antica sartoria solidale, dove lavora-no circa duecento persone dai 60 ai 90 an-
ni, soprattutto donne, è nata nel dicembre2006 dall’idea di un gruppo di volontarieimpegnate in un progetto del Comune,chiamato Pony della solidarietà, per porta-re compagnia agli anziani in periferie co-me Magliana e Corviale.
Le volontarie avevano scoperto che moltivolevano avere un posto dove lavorare a ma-
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DELLA SOLIDARIETÀL’AGO
A Roma 200 persone dai 60 ai 90 anni lavorano per gli anziani di periferia
15.000euro è la sommadevoluta inbeneficenzadall’Antica Sartoriasolidale nel 2007
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[VOLONTARIATO]
FEBBRAIO 2009
TUTTE AL LAVORO
Con le stoffe regalate
si confezionano abiti il cui
ricavato va in beneficienza
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DI MICHELA GELATI - FOTO GIANCARLO GIULIANI
glia fuori casa. Il Comune mise a disposizio-ne i locali e organizzò una conferenza stam-pa per presentare il progetto. Pochi giornidopo, la sartoria si trovò sommersa di stoffee macchine da cucire. «I donatori sono priva-ti cittadini ma anche aziende come Gattino-ni, l’agenzia Alta Moda di Roma e la Rai, cheha portato un camion di stoffe», raccontaRaffaella Sbercia, 65 anni, energica coordina-trice della Sartoria. Come altre volontarie,Raffaella ha lavorato come impiegata in unente pubblico, e viene dalla periferia roma-na. Il lavoro alla sartoria le ha permesso di co-noscere persone e impegnarsi in un’attivitàper rendersi utile.
«Ho convinto anche mio marito», rideRaffaella. Come gli altri uomini della sarto-ria, lui si occupa della logistica, cioè del tra-
sporto dei vestiti e dell’allestimento dei mer-catini, che si tengono quasi ogni settimana indiverse zone della capitale. Con Raffaella c’èSandra, una bionda signora di 64 anni. Vienedalla Magliana, grande quartiere popolare:«Il lavoro in sartoria serve per sfuggire alla de-pressione», dice. «Serve a stare sedute al solee chiacchierare. E lavorare tra tè e pasticcinid’inverno, divisi in squadre per la maglia, perl’uncinetto e per i gioielli.
Gli anziani possono lavorare in bottegao cucire a casa e portare i capi finiti, chevengono venduti anche nel negozio. Nel-l’ultimo anno sono stati confezionati centoabiti da donna, 400 tra maglioni e giaccheper adulti e tutine per bambini, 2.000 acces-sori. Nell’antica sartoria convivono oggettimoderni e saperi antichi: tra ferri da stiro e
macchina per cucire si trovano tovaglie rica-mate, camicie a fiori, abiti vintage, gonne divelluto e collane di pietre colorate. Ci sono imodellini di un volontario che faceva il mari-naio e adesso il mare lo mette in bellissime na-vi in miniatura. Vassoi decorati con il decou-page, tegole dipinte, sciarpe e cappelli.
E ci sono anche i giovani. A settembre, in-fatti, è nato un nuovo gruppo dell’antica sar-toria, fondato da altre volontarie provenientidalla parte opposta di Roma, per far parteci-pare all’iniziativa anche chi vive lontano dalquartiere Portuense. «L’obiettivo è lo stes-so: un nuovo lavoro, dopo la pensione, èun modo per riempirsi la vita dopo che fi-gli e nipoti sono cresciuti», dice la coordi-natrice, Maria Teresa Ellul, 65 anni, duran-te un evento organizzato dalla sartoria inuna casa di riposo nel quartiere Nomentano.Vestito nero e cappello rosso fuoco, MariaTeresa, che lavorava come funzionaria del-l’Inps, sottolinea come la novità del progettosia la partecipazione dei giovani, per traman-dare i vecchi mestieri e favorire lo scambiotra generazioni. «La sartoria fa riscoprire la-vori che appartengono a un altro tempo. Die-tro queste maglie fatte a mano c’è la fantasia
di donne che una volta risparmiavano rici-clando vecchi materiali. È un patrimonio tut-to italiano, che sta alla base dell’economia fa-migliare ma spesso è sconosciuto».
Nella nuova sede lavorano 50 volontari,di cui venti giovani. Tra loro, Arianna, 28anni, che si occupa di volontariato per glianziani e si sta laureando in scienze del-l’educazione. «Organizziamo anche visiteculturali nelle zone meno conosciute. Ci so-no persone che lavorano da casa ma si sento-no comunque utili e inserite. Per me sono co-me nuovi nonni. Da loro si impara: prima sa-pevo a malapena cucire un bottone».
Ogni prodotto della sartoria è vendutocon una ricevuta che spiega quale progettofinanzierà. Per quest’anno le nonne sarte fi-nanzieranno un progetto diOsvic per una ca-sa famiglia e uno di Amref per una scuola,entrambe in Kenya. Intanto, Raffaella sfo-glia un album di foto. Si vede un villaggio in-diano, donne e mucche tra capanne di pa-glia. «Abbiamo sostenuto un progetto di mi-crocredito per comprare dieci mucche aqueste donne. Quest’anno non ci siamo riu-scite, ma l’anno prossimo faremo di tuttoper andarle a trovare». �
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Lo scorso anno sono stati realizzati 100 abiti da
donna e 400 giacche, maglioni e tute per bambini
576.000sono gli abitantidi Roma che hannopiù di 65 anni
290.000sono gli over 75(dati dall’ultimocensimento)
[VOLONTARIATO]
CLUB3 CLUB3FEBBRAIO 2009 FEBBRAIO 2009
UN ATELIER DI AMICHE
Una vera sartoria dove
chiunque può partecipare e
rendersi utile per il prossimo
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L’obiettivo è semplice:un nuovo lavoro, dopola pensione, è un modoper riempire la vitadopo che i figli e i
nipoti sono cresciuti