L‘Africa e l’“economia circolare”: il futuro secondo Paolo ... · il futuro del mobile. Non...

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2 XYLON novembre-dicembre 2016 ... d’altra parte è “uomo di spessore”: non solo per l’ap- partenenza alla famiglia che da decenni possiede e ge- stisce uno dei gruppi industriali del settore più noti a li- vello mondiale, non solo per essere l’attuale presidente di Epf-European Panel Federation o per il suo ruolo in Fe- derlegnoArredo, ma per la sua curiosità e la sua predi- sposizione ad ascoltare, che lo porta a capire di più e me- glio. Merce rara… E allora, parlando di Triveneto, come non andare da lui per sentire cosa ne pensa? E poi diventa inevitabile al- largare il cerchio, perché il Triveneto non è una scatola chiusa, così come la vita… “Il Triveneto ha indubbiamente pagato du- ramente questa stagione, così come mol- ti altri territori e realtà italiane”, ci dice Pao- lo Fantoni. “La capacità produttiva, a livello nazionale, ha subito una contrazione at- torno al 25, 30 per cento. Un colpo duris- simo, ma negli ultimi tempi si è tornati a vedere investimenti, a respirare aria di cre- scita, tant’è che possiamo vedere già un Corriamo il rischio di essere accusati di piaggeria ogni volta che andiamo a intervistarlo, ma ascoltare Paolo Fantoni – imprenditore friulano che non ha bisogno di presentazioni – significa sempre portare a casa una borsa piena di sollecitazioni, di indicazioni, di interrogativi… 15, 20 per cento di recupero rispetto ai minimi storici del 2008 e 2009. Una crisi che, però, non ha colpito tut- to e tutti nello stesso modo: qualche nicchia, qualche set- tore ha reagito meglio o più velocemente di altri. Chi ha dimestichezza con le esportazioni, ad esempio, ha avuto vita più facile, tanto è vero che i dati delle ven- dite all’estero mi pare siano tornati ai livelli pre-crisi; chi ha come confine il mercato italiano ha sofferto molto, molto di più. Per fortuna FederlegnoArredo si è mobili- tata sul fonte del “bonus mobili”, che in qualche modo ha dato una mano alla nostra filiera, così come è accaduto grazie ai provvedimenti del governo a sostegno della de- fiscalizzazione per le ristrutturazioni”. “Ma ciò che a mio avviso è da valutare in tutta la sua portata – sottolinea Fantoni – è la crisi di valori che ha, di fatto, portato in alto due fattori di fondo: da un lato l’acquisto del prodotto di marca, dove non esiste il pro- blema del prezzo, dall’altro il prodotto “di prezzo”, della grande distribuzione. Queste due fasce hanno guadagnato importanti quo- L‘ Africa e l’“ economia circolare ”: il futuro secondo Paolo Fantoni Triveneto FOCUS Paolo Fantoni.

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... d’altra parte è “uomo di spessore”: non solo per l’ap-partenenza alla famiglia che da decenni possiede e ge-stisce uno dei gruppi industriali del settore più noti a li-vello mondiale, non solo per essere l’attuale presidentedi Epf-European Panel Federation o per il suo ruolo in Fe-derlegnoArredo, ma per la sua curiosità e la sua predi-sposizione ad ascoltare, che lo porta a capire di più e me-glio. Merce rara…E allora, parlando di Triveneto, come non andare da luiper sentire cosa ne pensa? E poi diventa inevitabile al-largare il cerchio, perché il Triveneto non è una scatolachiusa, così come la vita…

“Il Triveneto ha indubbiamente pagato du-ramente questa stagione, così come mol-ti altri territori e realtà italiane”, ci dice Pao-lo Fantoni. “La capacità produttiva, a livellonazionale, ha subito una contrazione at-torno al 25, 30 per cento. Un colpo duris-simo, ma negli ultimi tempi si è tornati avedere investimenti, a respirare aria di cre-scita, tant’è che possiamo vedere già un

Corriamo il rischio di essere accusati di piaggeria ogni volta che andiamo a intervistarlo,ma ascoltare Paolo Fantoni – imprenditore friulano che non ha bisogno di presentazioni – significa sempre portare a casa una borsa piena di sollecitazioni, di indicazioni, di interrogativi…

15, 20 per cento di recupero rispetto ai minimi storicidel 2008 e 2009. Una crisi che, però, non ha colpito tut-to e tutti nello stesso modo: qualche nicchia, qualche set-tore ha reagito meglio o più velocemente di altri. Chi ha dimestichezza con le esportazioni, ad esempio,ha avuto vita più facile, tanto è vero che i dati delle ven-dite all’estero mi pare siano tornati ai livelli pre-crisi; chiha come confine il mercato italiano ha sofferto molto,molto di più. Per fortuna FederlegnoArredo si è mobili-tata sul fonte del “bonus mobili”, che in qualche modoha dato una mano alla nostra filiera, così come è accadutograzie ai provvedimenti del governo a sostegno della de-fiscalizzazione per le ristrutturazioni”.

“Ma ciò che a mio avviso è da valutare intutta la sua portata – sottolinea Fantoni –è la crisi di valori che ha, di fatto, portato inalto due fattori di fondo: da un lato l’acquistodel prodotto di marca, dove non esiste il pro-blema del prezzo, dall’altro il prodotto “diprezzo”, della grande distribuzione. Questedue fasce hanno guadagnato importanti quo-

L‘Africa e l’“economia circolare”:il futuro secondo Paolo Fantoni

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Paolo Fantoni.

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te, a scapito dei prodotti “intermedi”. In altre parole la pi-ramide dei consumi è diventata un imbuto, con la parteinferiore sempre più grande: se guardiamo chi ha fatto in-vestimenti, anche in Triveneto, o quali grandi aziende sonocresciute ci accorgiamo che sono tutte realtà che lavoranoper la grande distribuzione, aziende e gruppi che hannoinvestito fortemente e con continuità!Cosa significa? Che la sfida si sposta, che non basta piùessere imprenditori più o meno bravi, ma che è neces-sario fare i conti con un mercato che è determinato dauna regola nuova: o il prodotto di elite o la grande di-stribuzione.Ecco quale è stato e quale è il terreno della sfida. Se guar-diamo al Triveneto una quindicina di imprenditori ha sa-puto adattarsi a questa nuova situazione, spostandosiverso la grande distribuzione; troppi sono rimasti im-prigionati da consuetudini o dai propri, consolidati sistemidistributivi”.

Ma non c’è il rischio che, alla fine, avremo prodotti ugua-li per tutti o per la maggior parte dei consumatori? E il de-sign, lo stile, la creatività: saranno solo per alcuni? Scom-pariranno?“Valori come il design, l’artigianato o la personalizzazionenon scompariranno mai, ma saranno i principi di un nu-mero sempre più ristretto di aziende. Aggiunga il calo delnumero dei negozi piuttosto che la polarizzazione degliacquisti di cui abbiamo già parlato, oltre al fatto che mol-to spesso l’artigiano non ha più la convenienza o la pos-sibilità economica di partire da una tavola di legno o daun pannello per fare un mobile su misura. Questo, un po’alla volta, sta sconvolgendo anche il circuito della di-stribuzione di questi materiali, con un artigiano che di-venta sempre più colui che assembla e non chi proget-ta e produce…

Il mercato del legno e del mobile è cambiato e il Trive-neto, che ne è da sempre protagonista, forse non si è resoconto di quanto. Pensiamo alle vendite di legno massic-cio, di tavole, in continua contrazione. Oggi l’artigiano com-pra il pannello prefinito, lo taglia, lo borda e costruisceil mobile. Lo stesso accade per le porte o per i serramenti.Lo scenario, oggi, è obiettivamente e oggettivamente di-verso.Noi, in Triveneto, ci riteniamo fortunati della fama cheabbiamo e del nostro passato, perché è qui che opera-no alcune grandissime realtà che, secondo me, sarannoil futuro del mobile. Non voglio fare nomi, ma i suoi let-tori sanno molto bene a chi mi riferisco. Realtà che sonodiventate veri e propri giganti che vanno avanti, lo ripe-to, investendo senza sosta, acquisendo altre imprese egruppi, lavorando per i colossi mondiali: fabbriche dovevige una specializzazione altissima, volumi incredibili, ef-ficienza assoluta e un prezzo finale grazie al quale si puòessere competitivi. Sono queste splendide realtà che, gra-zie a una organizzazione e un servizio perfetti, in 48 oredistribuiscono in tutta Europa.Attenzione: non è che queste imprese non producano qua-lità: dietro la loro ricerca c’è una competenza tecnica fan-tastica e un design fatto di grandissima responsabilità. Cer-to, non stiamo parlando di designer liberi di esprimere va-lori assoluti, ma condizionati dall’ottimizzazione dei costi”.

Sembra tutto un poco più triste, non le pare?“C’è qualche rischio: la grande distribuzione sta conti-nuando a crescere a ritmi dell’8, 10 per cento. La quo-ta di mercato dei colossi è arrivata al 32 per cento. Inquesto scenario difficile capire come non perdere le pro-fessionalità di chi fino ad oggi si è ancorato su deter-minate strategie aziendali. Devo peraltro riconoscere chele grandi aziende brianzole sono quelle che, in qualchemodo, stanno funzionando da connettore fra tante pic-cole realtà che sarebbero altrimenti scomparse. Se nonci fossero state queste aziende illuminate che, anche oggie nonostante tutto, riescono a creare economie di sca-la e strutture commerciali che consentono loro di esserepresenti nei grandi quadranti, tanti piccoli nuclei di pro-fessionalità sarebbero già irrimediabilmente perduti!”.

Una rivoluzione che ha colto molti impreparati, perfino igna-ri…“… ma ciò non cambia la sostanza delle cose. Fantonida tempo sta ragionando su questi aspetti, stiamo facendoscelte nuove. Stiamo passando da una offerta multica-nale a dei processi molto più tecnici, legati sempre piùal consolidamento di rapporti con i grandi utenti industriali.Stiamo lavorando, per capirci, per evitare di perderci inmille proposte che non siano motivate e sostenute da nu-meri adeguati, privilegiando quelli che definisco “servizi

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di fornitura specializzati” per l’utenza industriale, prontia mettere in atto tutti gli sviluppi tecnici sui nostri prodottiper assecondare i loro processi tecnologici”.

Non mi dica che state, di fatto, producendo pannelli “su mi-sura”, e non solo dimensionalmente, per la grande utenza?“Guardi, il futuro a breve-medio termine andrà semprepiù in questa direzione: se in Ita-lia chiudono ogni anno mille ne-gozi significa che molti mobilie-ri non hanno più neanche la pos-sibilità di esporre i propri prodottial pubblico. Avranno la forza pro-duttiva e finanziaria di affrontarealtri tipi di distribuzione?Il cane si morde la coda: menonegozi, meno produttori di mo-bili di fascia media, una do-manda che è costretta a rivol-gersi alla fascia alta o a quellapiù bassa. Ciò non deve essere per forza negativo, maè certo che sia un cambiamento enorme. Con un gran-de punto interrogativo: e la distribuzione on line? Comepotrebbe evolversi in futuro?In Italia, fortunatamente, abbiamo il potente motore delSalone del mobile che accende i riflettori sul “made inItaly” e sul mobilierato del Triveneto. Ma basterà?”.

E allora? Che fare?“Non fermarsi: come Epf, ad esempio, abbiamo recen-temente invitato in Italia una missione di una trentinadi operatori africani. I temi sul tavolo erano altri, ma l’obiet-tivo è quello di mantenere alta sull’Italia e sull’Europal’attenzione dei tanti mercati del mondo. D’altra parteverso Est la strada è chiusa, andare a Nord o in direzioneOvest è indubbiamente più difficile: il mercato africanoè una opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire,da molti punti di vista, sia come sbocco per i nostri pro-dotti che come spazio per nuove collaborazioni. E poi l’Afri-ca è così vicina all’Italia che potremmo realmente can-didarci ad essere una sorta di ponte: una opportunitàeccezionale...E c’è un altro tema di cui parlo molto volentieri, ovverol’“economia circolare”, una definizione dietro la qualeconvivono molti aspetti ma che sostanzialmente signi-fica che l’intera economia mondiale non può prescinderedal fatto che un prodotto abbia un inizio e una fine, chenasca da materiali e materie che possono, devono es-sere riutilizzate o comunque smaltite secondo preciseprocedure economicamente, socialmente ed ecologi-camente corrette. Le filiere devono ragionare in modonuovo anche in questo contesto, strutturandosi perchéchiudano il cerchio della vita di un prodotto al proprio

interno. Questi concettisono già realtà per alcu-ni settori, penso alla car-ta o agli olii esausti,meno per altri. Pare chepresto avremo delle di-rettive precise per quan-to riguarda i materassi epresto la responsabilitàsul fine del ciclo vitae

del prodotto sarà anche del mondo del mobile, per cuile nostre aziende saranno chiamate ad accordarsi e pren-dere decisioni sul riciclaggio dei nostri prodotti. Cultu-ralmente può sembrare molto dirompente, ma nella re-altà non possiamo riempirci la bocca di parole come “so-stenibilità” e poi non fare nulla di concreto. Ogni filieradovrà curarsi di chiudere il proprio cerchio, per cui an-che in Italia – e nelle grandi fabbriche del Triveneto inprimis – dovremo responsabilizzarci su ciò che immet-tiamo nei mercati, accettando una logica di costi nuova,oltre che una condivisione sui meccanismi, come già fan-no i nostri colleghi dei pallets e degli imballaggi”.

Un tema importante…“… sul quale siamo all’avanguardia in Europa, questolo devo e voglio proprio dire. Ed è un grande punto di for-za della filiera del legno su cui scommettere in futuro”,conclude Paolo Fantoni. “Noi in Fantoni da tempo stiamo facendo la nostra par-te: abbiamo investito oltre 80 milioni in un nuovo impiantoper la produzione di pannelli Mdf, il “Plaxil 8”, che do-vrebbe iniziare la produzione all’inizio del prossimo anno.Accantoneremo le vecchie presse statiche e ci affideremoalla più lunga pressa in continuo oggi operativa in Eu-ropa. E l’intero processo è stato riformulato tenendo neldovuto conto temi quali la sostenibilità ecologica e, ap-punto, l’”economia circolare”, adottando le evoluzioni tec-nologiche necessarie. Il tutto per proporre al mercato unpannello Mdf Fantoni di nuova generazione. Ma di que-sto parleremo un’altra volta…”.

a cura di Luca Rossetti n

www.fantoni.it

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