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    di.

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    li. t

    i. ci.

    Ivano Giannini

    LAfghanistan dopoUS Army e Isaf

    LAfghanistan dopo il ritiro del contingentemilitare americano e Isaf

    SG n 1- 10aprile2014

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    i n d i c e

    Introduzione iiiAbbreviazioni v1 Geografia e geopolitca dellequilibrio 12 Obama chiama Karzai 63 Fibrillazioni afghane, vibrazioni regionali 11

    3.1 Relazioni tra Iran e Pakistan 124 LAfghanistan tra exit strategy americana e enter strategy pakistana 18Bibliografia 25

    Bibliografia citata nel testo 25Bibliografia di approfondimento 25

    Indice analitico 27

    e l e n c o d e l l e f i g u r e

    1 Influenze regionali centro-asiatiche. 22 Interessi strategici e di sicurezza. 3

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    iii

    i n t r o d u z i o n e

    Il doloroso racconto afghano vive nel presente pi prossimo della storia degliuomini perch prigioniero, nemico tra nemici, di quellinfame atto terroristico che,a differenza di altri, noto non per il nome dei luoghi coinvolti, n per le personeche lo hanno concepito e con assurda freddezza portato a termine. La tragediadi quellatto interamente concentrata nella data in cui stato compiuto, l11settembre2001.

    Laltra tragedia afghana, meno recente dellaltra ma che la memoria degli uomini in grado di ricordare, distinguere e riconoscere, quella dellinvasione sovieticadel 1979. Evento che, a differenza di quella e a causa delle parti coinvolte, si

    distingue per la scarsa, pressoch insufficiente, se non addirittura nulla, coperturamediatica.Internet non esisteva,ArpaNetera ideata e gestita dai militari e le BBS,il mezzo

    telematico lento e farraginoso con cui si condividevano file e scambiavano notizie,non godeva della rapidit e simultaneit tipica dei mezzi di comunicazione di oggi.

    E se la telematica faceva quel che poteva e che i militari comandavano, i medianon erano da meno. Linvasore sovietico, che seguiva pedissequamente la dottrinadellinformazione funzionale allideologia di stato, era parco di notizie e traducevain positivo anche quello che in realt assumeva i toni di una sconfitta o di unaribellione.

    E se i media sovietici erano eterodiretti, quelli occidentali davano di quella guerra

    una visione n esatta n completa. Gli americani in particolare, che a quel tempocombattevano le proprie guerre calde contro il nemico socialista riorganizzandolesecondo il protocollo della guerra fredda, appoggiarono esternamente quello cheallora era ancora lamico talebano e si trincerarono dietro i no comment tipicidellepoca di Robert McNamara.

    Raccontare la guerra in Afghanistan secondo la narrazione a volte aneddoticadell11 settembre, diventa difficile quanto spiegare la prima guerra mondialesecondo la prospettiva dellattentato che caus luccisione dellarciduca FrancescoFerdinando dAustria per mano di Gavrilo Princip.

    LAfghanistan di oggi soffre di un complesso che contemporaneamente di colpae di estrema innocenza. La colpa di chi da decenni lo costringe allangolo dellin-vasione, dei signori della guerra, degli omicidi fratricidi, di quelli confessionali edella corruzione, e linnocenza degli aquiloni costretti a farsi spazio tra droni edelicotteri.

    Il sogno di liberazione afghano si quindi trasformato in un incubo strategico,come lo definisce Germano Dottori1,dove il conflitto, anzich attenuarsi, sembraaver assunto una natura pi regionale.

    1 Cultore di Studi Strategici presso lUniversit Guido Carli di Roma.

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    iv Introduzione

    Gli stati occidentali sono immersi in un pantano dal quale difficile uscire senzapagare pegno. E il pegno la presenza di uomini delle forze americane e Isafsuiquali per la politica afghana sembra dimostrare pi di una perplessit.

    Il racconto afghano non termina n con luscita delle forse statunitensi e dellIsaf,n con il passaggio di consegne tra le forze militari occidentali e le istituzionipolitiche afghane. Il racconto afghano contempla altri attori regionali che guardanocon interesse levoluzione di un conflitto che stenta a diventare pace.

    Le elezioni politiche che dovranno decretare il successore di Karzai, la politicaPakistana compressa tra il nemico indiano e la trincea afghana, la Cina onnivoradi risorse energetiche, lIran pi aperto verso le posizioni occidentali e la Russiaincatenata al palo ucraino sono i pesi di un nuovo equilibrio ancora indeterminato.

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    v

    a b b r e v i a z i o n i

    ArpaNet Advanced Research Projects Agency NETwork. Rete (dellAgenzia)per i Progetti di Ricerca Avanzati. Rete di computer realizzata nel1969dal Darpa, Defense Advanced Research Projects Agency.

    BBS Bulletin Board System. Sistema che comprendeva un computer che,grazie a un particolare software, permetteva laccesso a utenti esterniche si collegavano attraverso la linea telefonica. Si trattasostanzialmente di una delle primitive forme la cui evoluzioneporter a internet.

    Bro Border Roads Organisation. Organizzazione che ha lo scopo dimantenere e manutenere le vie di collegamento che si trovano lungoil confine indiano.

    Bsa Bilateral Security Agreement. Accordo bilaterale sulla sicurezza traKabul e Washington che impegnerebbe tra gli 8.000e i15.000americani in attivit di addestramento.

    Icos International Council on Security and Development. Think tankinternazionale che concentra la sua attenzione in particolari aree dicrisi come lAfghanistan, lIraq o la Somalia.

    Isaf International Security Assistance Force. Missione di supporto al

    governo dellAfghanistan che opera sulla base di una risoluzionedellONU.

    ISI Inter-Service Intelligence. Servizi di Intelligence pakistani. Nati nel1948, dipendono dalle forze armate del Pakistan con il compitoprincipale di coordinare le attivit dei servizi segreti che operano alloro interno.

    Khad Khadamat-e Aetlaat-e Dawlati. Agenzia di sicurezza e intelligenceAfghana.

    Manpads Man-Portable Air Defense Systems. Sistema missilistico antiaereo a

    corto raggio e trasportabile a spalla. Appartengono a tale sistema imissili sovieticiStrelaeIgla, gliStingeramericani e il francese Mistralche pur essendo trasportabile non spalleggiabile.

    Nac North Atlantic Council. la suprema istanza civile che reggelOrganizzazione del Trattato dellAtlantico del Nord (NATO)

    Nsd Direzione nazionale della sicurezza. Servizio di intelligence operantein Afghanistan. Ha il compito di aiutare il governo contro i talebani ela rete terroristica Al-Qaida

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    vi Abbreviazioni

    Oef Operation Enduring Freedom. il nome con cui il governo degliStati Uniti ha deciso di indicare alcune delle operazioni militari

    condotte dopo gli attentati dell11settembre2001.

    PLC Programmable Logic Controller. Particolare computer specializzatonel controllo di processi industriali. Il PLC esegue un programmatramite il quale, in base ai segnali provenienti da sensori, vengonoazionati precisi dispositivi.

    Prt Provincial Reconstruction Team. Organizzazione a caratterecivile-militare introdotta dal governo degli Stati Uniti e composta damilitari, diplomatici ed esperti in materia di ricostruzione, che ha lo

    scopo di assistere le istituzioni di stati ritenuti instabili nelconsolidare ed accrescere la propria autorit in modo da facilitare losviluppo della societ civile di quegli stessi stati.

    Saceur Supreme Allied Commander Europe. uno dei due comandistrategici della Nato e sovraintende le Operazioni di comando alleato(Aco,Allied Command Operations).

    SCADA Supervisory Control And Data Acquisition. Sistema informaticodistribuito utilizzato in ambito industriale in grado di supervisionaree controllare interi processi industriali.

    Shape Supreme Headquarters Allied Powers Europe. Quartier generaledellAllied Command Operations, lente responsabile delle attivit dicomando sulle forze NATO impiegate in operazioni in Europa e nelresto del mondo.

    SRBM Short-Range Ballistic Missile. Missile balistico a corto raggio congittata inferiore a1.000 Km. Alcuni di questi missili possono essereequipaggiati con armi nucleari tattiche o stategiche.

    Unama United Nations Assistance Mission in Afghanistan. Missione dinatura politica delle Nazioni Unite che ha come scopo quello ditraghettare lAfghanistan verso una stabilit governativa eistituzionale in grado di gettare le basi per una pace duratura e unosviluppo sostenibile.

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    1

    Il passato un paese straniero

    David Lowenthal

    1 g e o g ra f i a e g e o p ol i t c a

    d e l l e q u i l i b r i o

    I

    n un noto aforisma impropria-mente attribuito a Mark Twain2,qualcuno confida che linvernopi freddo che ricordi stato unesta-

    te a San Francisco. E come quellestateche tale solo nel nome, anche lAf-ghanistan, con le elezioni che devonoancora stabilire il nome del presidenteche succeder a Karzai, rischia di raf-freddare pi di una buona intenzione epi di una speranza.

    Per capire lintricata tela del ragnoafghano dalla quale sempre stato dif-ficile e doloroso uscire, basta osservarela geografia regionale di quella parte di

    mondo che, tra stati cuscinetto e staticonfinanti, ha messo in crisi pi di unastrategia e pi di un disegno politico.Anche quelli tipicamenteproxies.

    Le carte1ae1ba pagina2mettono inluce la particolarit del territorio afgha-no. Incastonato pi o meno esattamentenella zona centro-asiatica, lAfghanistan quel magma incandescente in gradodi destabilizzare lintera regione. pri-vo di sbocchi al mare, caratteristica che

    lo priva di uneconomia mercantile che

    costretto a delegare a Teheran o Isla-mabad; a nord condivide le linee di con-fine con le ex repubbliche sovietiche delTurkmenistan, lUzbekistan e il Tajik-stan, con la prima ancora fortemente,strategicamente ed economicamente im-portante per quella Russia che sta risco-prendo o sta tentando di riconquista-re lo status di potenza globale persoalla fine degli anni 80e dissipato neltorpore dei 90.

    A est, una sottile lingua afghana, ilcorridoio del Vacan, apre un varco traTajikstan e Pakistan e va toccare il fiancodella tigre cinese. Il corridoio del Vacan,sottile come un Pesh-kabz3,va infatti asolleticare lo Xinjiang (figura2ba pagi-na 3), la regione cinese che, con i suoiventi milioni di musulmani, rappresen-ta un potenziale fattore destabilizzanteper la oramai matura economia cineseche dopo aver aver conquistato i mer-

    cati esteri4

    , punta con forza anche almercato interno.La linea di confine sud sud-est in-

    teramente occupata dal Pakistan che,con luscita di scena delle forzeIsafe diquelle statunitensi dal teatro afghano,dovr capire come gestire quel vuotosenza compromettere la propria sicurez-za. Una sicurezza costantemente messain gioco anche dallimpopolarit che ilpresidente afghano Karzai gode tra le

    etnie talebane e tra quelle non pashtun2 Si veda And Never the Twain Shall Tweet, http://www.snopes.com/quotes/twain.asp.3 Il Pesh-kabz il nome di un coltello del diciottesimo secolo tipico della zona centro-asiatica. Viene

    ancora usato nelle societ tribali dellHindu Kush pakistano e afghano.4 Non solo con le esportazioni, con la mano dopera a basso costo o con acquisizioni importanti come

    Weetabix in Inghilterra, Kion e Putzmeister in Germania, Bang & Olufsen in Danimarca, Ferretti eFastweb in Italia, ma anche con il know-how di cui la Cina non mai sazia. Un esempio sono laChangane laAnhui, due importanti imprese cinesi attive nel settore del design automobilistico, chehanno aperto un centro di ricerca e sviluppo proprio a Torino.

    5 Linstabilit interna afghana si riflette immancabilmente sulla sicurezza pakistana.

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    http://www.snopes.com/quotes/twain.asphttp://www.snopes.com/quotes/twain.asp
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    2 Geografia e geopolitca dellequilibrio

    (a)Mappa politica dellAfghanistan e attori regionali pi prossimi.

    (b)Gli attori regionali del centro-Asia.

    Figura 1: Influenze regionali centro-asiatiche.

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    Geografia e geopolitca dellequilibrio 3

    (a)Pipilene Tapie Ipi.

    (b)Il volto musulmano della Cina (fonte: Limes).

    Figura 2: Interessi strategici e di sicurezza.

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    4 Geografia e geopolitca dellequilibrio

    pakistane

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    .Ma i problemi del Pakistan non siesauriscono con il solo Afghanistan.Con gli Stati Uniti deve ancora stabilirecome e secondo quali parametri e crite-ri ridisegnare i confini di una sovranitmessa in crisi da operazioni unilateraliamericane che, con il pretesto dellinaf-fidabilit dellISI,fanno uso di droni eimpiegano corpi speciali per condurreazioni sul territorio pakistano6.

    Con lIndia, contro la quale continuaa combattere unaguerra fredda regionaledal1971, il Pakistan deve contrastare gliinteressi indiani in Afghanistan e pas-sare dallo status di potenza nucleareprimitiva a quello di potenza nuclearemoderna7.

    Il confine ovest dellAfghanistan pog-gia interamente sullIran, paese con ilquale ha condiviso il Grande Khorasan8

    fino quasi alla fine del1700.

    I rapporti tra Iran e Afghanistan, no-nostante la complessit di una storiaspesso comune, erano gi in crisi nel1973per la disputa dei diritti sullacquadel fiume Helmand, si sono incrinaticon loccupazione sovietica in Afgha-nistan del 1979, anno in cui Teheranviveva la propria Rivoluzione guidatadallAyatollah Khomeini, e hanno cono-sciuto uno dei tanti picchi negativi conla discriminazione, la persecuzione, la

    tortura e luccisione di molti rifugiatiafghani che proprio in Iran cercavano

    scampo.Lattuale presenza di truppe e presidiamericani schierati vicino al confine ira-niano, non ha poi aiutato le gi difficilirelazioni tra i due paesi.

    Ma le visioni e le strategie di queglistati centro-asiatici si riflettono anche inquel particolare Dna geografico ed ener-getico che, intrecciandole, rende tuttiquei paesi contemporaneamente part-ner e antagonisti di un complesso gioco

    in cui lequilibrio non riesce a mediarecarenza e abbondanza.La IranPakistanIndia gas pipeline

    (IPI) e la TransAfghanistan pipeline(conosciuta anche come TurkmenistanAfghanistanPakistanIndia Pipeline,TAP o TAPI, vedi figura2aa pagina 3)sono i progetti di due gasdotti che, attra-versando i paesi geopoliticamente piinstabili e irrequieti della regione, aspi-rano a trasformarla, al netto delle inevi-

    tabili e augurabili ricadute economiche,in unarea pi sicura e meno ostile.LIPI, che secondo gli accordi firma-

    ti da Iran e India nel febbraio del 1999avrebbe dovuto alimentare anche la reteindiana di gas, si fermer, almeno perora, in Pakistan, nei pressi di Multan,senza per pregiudicare le prospettivedi un collegamento verso lIndia e laCina. La portata (teorica) prevista sa-r di 40 miliardi di metri cubi allan-

    no e, secondo calcoli ufficiosi, dovrebbecontribuire per il 5% al malridotto Pil

    6 Lazione certamente pi famosa condotta dalla forze speciali statunitensi in Pakistan laOperationNeptune Spearnella quale Osama bin Laden stato ucciso ad Abbottabad.

    7 Il principalesuppliermilitare del Pakistan la Cina con la quale conduce anche una solida cooperazio-ne e assistenza in campo nucleare. E sa da un lato la Cina investe in Pakistan, dallaltro si dimostrapreoccupata per gli estremisti che attraversano il confine pakistano e si iniettano direttamente nellaprovincia dello Xinjiang.

    8 Il Grande Khorasan comprendeva i territori dellattuale Iran, dellAfghanistan, del Tagikistan, delTurkmenistan e dellUzbekistan.

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    pakistano.Le tensioni e gli attriti diplomatici cheancora nel 2010 opponevano la visio-ne liberista statunitense del mondo aquella confessionale iraniana, si sonoinevitabilmente riflesse sulla costruzio-ne della sezione di gasdotto pakistanaritardandone la timeline programmata.Pur di impedirne il completamento, ilgoverno americano ha offerto a quellopakistano la costruzione di un terminale

    per gas naturale liquefatto e limporta-zione di energia elettrica attraverso ilcorridoio afghano del Vacan.

    Considerato il nuovo corso politicoiraniano che porta il nome di HassanRouhani9 e le aperture del presidenteObama, lIPI potr forse diventare unavera e propria peace pipilene.

    La TransAfghanistan pipeline o TA-PI, pur attraversando un paese anco-ra non stabilizzato come lAfghanistan,

    ha sempre goduto di maggiori consen-si. Con una portata (anche questa natu-ralmente teorica) di 27miliardi di me-tri cubi allanno, il gasdotto parte dalTurkmenistan, attraversa lAfghanistane serve il Pakistan e lIndia.

    Promosso nel 1995 dalla societ ar-gentina Bridas Corporation, il progetto poi passato nelle mani del consorzioCentral Asia Gas Pipeline(CentGas) gui-dato dalla societ statunitense Unocal e

    in cui era presente anche Gazprom.Considerata limportanza regionale

    dellAfghanistan, nel gennaio del1998si cerc un accordo con i talebani che

    risposero positivamente. Dopo gli atten-tati dellagosto del 1998alle ambasciatestatunitensi in Kenya (Nairobi) e Tanza-nia (Dar es Salaam10)ideati da Osama

    bin Laden e a seguito della dichiarazio-ne del Mullah Mohammad in cui affer-mava che bin Laden godeva del soste-gno dei talebani afghani, l8dicembredi quello stesso anno la Unocal si ritirdal consorzio11.

    Tra vicende alterne, patti e accordi

    stipulati tra i vari paesi interessati, ilgasdotto TAPI ha subito, vista anchelinstabilit della regione, rallentamentie defezioni da parte delle societ che ini-zialmente sostenevano il progetto. Lin-vestimento mancante sfiora gli8 miliar-di di dollari, e nonostante societ comela Chevron, la ExxonMobil, la Petronaso la British Gas abbiano manifestato uncauto interesse, la loro attenzione sem-

    bra polarizzarsi pi verso il gas turkme-

    no tout court, che collaborare o spen-dersi nella costruzione di una pipile-ne che attraversa una faglia di fratturageopolitca come quella centro-asiatica.

    La questione afghana non descrive ointerpreta il problema al quale occorretrovare una soluzione, ma uno dei ter-mini con i quali non si ancora riuscitia determinare la corretta domanda. Lecarte a pagina 2 rappresentano la meta-fora di equilibri ancora incerti e compro-messi non da un unico attore regionale lAfghanistan ma da un complessodi elementi legati da una relazione chenon uno a uno, ovvero quella che pos-

    9 Dal 14 giugno 2013, con il 52,7% delle preferenze, Hassan Rouhani il nuovo presidente dellaRepubblica Islamica dellIran. Subentra al conservatore Mahmud Ahmadinejad noto soprattutto perle sue posizioni anti-sioniste, anti-americane e anti-occidentali.

    10 Per ironia della sorte Dar es Salaam significa Casa della pace.11 Gazprom si era gi ritirata in giugno.

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    sibile stabilire tra due differenti paesi,mamolti a molti, ovvero quella che sta-bilisce la corrispondenza tra un paesecon tutti gli altri e viceversa.

    Linstabilit dellAfghanistan trovaun riscontro non solo nella guerra chelo deprime da tredici anni12, ma anchenel rappresentare quel particolare am-mortizzatore geografico e strategico diforze che oppongono il Pakistan allIn-dia. E mentre lIndia contrasta le pres-

    sioni provenienti da Cina e Pakistan,lIran si appella ad esercitare il propriodiritto alla sovranit energetica grazieai buoni auspici dellislamismo pakista-no, del taoismo cinese e della statolatrianordcoreana13.

    Gli stati della scacchiera centro-asiatica sono perci continuamente sot-toposti a vere e proprie sollecitazioni edeformazioni in grado di alterare nonsolo gli equilibri e le asimmetrie esi-

    stenti tra singole coppie di stati, ma an-che quelli e quelle che mutuamente sistabiliscono tra uno stato e tutti gli altri.

    2 o b a ma c h i a ma k a r z ai

    il 25 febbraio 2014 e un co-municato ufficiale della Ca-sa Bianca [obamakarzai] in-forma che il presidente Oba-

    ma ha avuto un colloquio telefonico con

    il suo omologo afghano Karzai.

    Le imminenti elezioni afghane e lac-cordo di sicurezza bilaterale(Bsasecon-do lacronimo inglese) sono gli argo-menti discussi in una conversazione cheil comunicato liquida in modo quasi ato-no e distaccato, ma che i pi informatidanno come piuttosto animata.

    La cartina al tornasole utilizzata perindicare lipotetica vivacit di quel collo-quio, rivela che le elezioni afghane chegli Stati Uniti promettono di sostene-

    re senza per prendere posizione, sonosolo il pretesto con cui risintonizzare ilcanale di comunicazione dellaccordo disicurezza bilaterale che Karzai restioa firmare.

    Un accordo che dovrebbe permetterealle forze Isaf, e in particolare a quel-le statunitensi, di uscire dal campo di

    battaglia afghano in maniera pi con-trollata e modulata. Pi che una exitstrategyuna soft strategyquindi.

    Un numero sufficiente di operatorioconsiglieri14 americani, accezione che ri-corda quella utilizzata ai prodromi dellaguerra del vietnam, rimarrebbe infattiin Afghanistan con lunico intento diaddestrare e assistere in operazioni dicontrasto al terrorismo, le forze afghanein effetti ancora poco reattive.

    La Loya Jirga, il Gran Consiglio Na-zionale afghano che approvava a finenovembre2013laccordo di sicurezza, in-

    vitava Hamid Karzai a firmarlo entro la12 Per uno strano caso tipico delle definizioni circolari, la proposizione continuerebbe a possedere un

    senso logico anche se venisse scritta in modo opposto: la guerra in Afghanistan trova un riscontronon solo nellinstabilit che lo deprime. . . .

    13 Pyngyang e Theran intrattengono, sin dalla rivoluzione khomeinista, relazioni economiche basateessenzialmente su accordi militari. La Corea nel Nord ha venduto allIran missiliScud-B, e gli inge-gneri iraniani hanno progettato e costruito il missile balistico SRBM Shahabprendendo a prestitola tecnologia del missile nordcoreanoRo-dong(No-dongsecondo la pronuncia sudcoreana). Si vedaanche in bibliografia [irancoreanord].

    14 Gli analisti stimano una forza che dovrebbe oscillare tra le 8.000e le 15.000unit.

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    Obama chiama Karzai 7

    fine dellanno. La riluttanza alla firmache il presidente afghano ha dimostratoin pi occasioni, potrebbe trovare unachiave di lettura nelle elezioni presiden-ziali del5aprile2014e in unassunzio-ne di responsabilit che Karzai vuoleprobabilmente scaricare sul suo succes-sore. Responsabilit che il parlamentoafghano dovr comunque ratificare.

    E le date degli incontri tra le autoritstatunitensi e quelle afghane lasciano

    pochi dubbi sulle intenzioni, che forsesarebbe pi corretto definire mancatevolont, di Karzai. Nel settembre del2013 il vicesegretario alla Difesa AshCarter in Afghanistan per un incon-tro con i rappresentanti della coalizio-neIsafe con i funzionari afghani. Do-po le parole di elogio rivolte al gover-no Karzai per gli enormi progressi fattidalle forze di sicurezza afghane, Carternon perde loccasione per sottolineare

    limportanza dellaccordo di sicurezza .In un successivo incontro avuto conlambasciatore americano in Afghani-stan James Cunningham e con il Co-mandante dellIsafMarine Corps, gene-rale Joseph F. Dunfurd Jr, il vicesegreta-rio alla Difesa parla anche dei progres-si che dovrebbero finalmente condurreverso la firma dellaccordo. Tutto comeprevisto quindi? Niente affatto.

    Il5dicembre del2013James Dobbins,

    Special Representativeper Afghanistan ePakistan, conferma che la sua missionea Kabul non ha prodotto i risultati spe-rati. Il7 dicembre il segretario alla Dife-sa Chuck Hagel si reca in visita pressole truppe statunitensi senza per averufficializzato o stabilito un incontro conil presidente afghano. In agenda solo unrendez vous con il suo pari della Dife-

    sa Bismillah Mohammadi Khan e con ilviceministro degli interni MohammadAyub Salangi.

    Sempre in quelloccasione ma in viaufficiosa, un portavoce della presidenzaafghana fa sapere a Hagel che i termi-ni delBsapotevano essere discussi conKarzai a cena. Incontro e convivio maisvolti a causa dellimprovvisa parten-za di Karzai alla volta di Theran. Unosgarbo al limite della provocazione.

    Una provocazione che viene ridon-data dal ministro degli Esteri iranianoMarzieh Afkham che afferma LIrannon ritiene che la firma e la ratifica di que-sto patto sulla sicurezza possa beneficiare

    gli interessi di lungo termine del popolo edel governo dellAfghanistan. Del restonon certo un mistero che il Bilateral Se-curity Agreement rappresenti per lIranuna scomoda spina nel fianco: truppeamericane a pochi chilometri dal confi-

    ne iraniano. Un assedio intollerabile perla Repubblica islamica.LAfghanistan che verr possiede pro-

    prio nel Bsa statunitense non un suopunto di equilibrio, ma la componentedi una risultante che dovr inevitabil-mente confrontarsi con quelle fissate oprogrammate dai paesi del centro Asiae che ma non potrebbe essere altri-menti visti gli interessi in gioco hannospesso direzioni diverse e versi opposti.

    E non neppure un caso che i fun-zionari americani ripetano con insisten-za che non sia n pratico n possibileritardare la firma dellaccordo. La Ca-sa Bianca teme che il vuoto determina-to dalluscita di scena delle forzeIsafe americane, possa entrare in risonan-za con la nuova presidenza afghananon perfettamente allineata con le in-

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    8 Obama chiama Karzai

    dicazioni che giungono dalla comunitinternazionale.Un horror vacui che, viste le forze

    centripete che ognuno degli stati pio meno prossimi allAfghanistan ingrado di esercitare, destinato a nonrimanere tale a lungo.

    Il termometro dellinquietudine statu-nitense misura, o pretende di misurare,non solo lo stato di salute dellinteraregione centro-asiatica, ma anche lan-

    sia per un Afghanistan pericolosamenteinclinato verso le posizioni pakistane.I colloqui ancora in corso nel febbraio2014tra Pakistan e talebani preoccupa-no gli americani quanto e come quelliche, in gran segreto, il presidente afgha-no Karzai sta conducendo sempre con italebani.

    Episodi che sinnestano tra le tramedellattentato del febbraio del 2014incui sono stati uccisi 23soldati pakistani,

    che incrocia la visita del 28 agosto2013di Karzai a Islamabad per discutere deicolloqui di pace con i talebani e che lam-

    bisce il ricordo degli incontri trilateralidel febbraio 2012 tra Iran, Pakistan eAfghanistan. il mito di Jalta che rivivenelle regioni del centro Asia?

    Si tratta di un disegno ancora in-completo dove tutto muta continua-mente e dove lunica costante lacarta sul quale viene tracciato: quella

    strategico-economica.Le limitate risorse (economiche, istitu-zionali, politiche, strategiche ecc. . . ) e laprofessionalit ancora incompleta delleforze di sicurezza afghane concedonoagli analisti pi di un dubbio. Prive diuna vera e propria forza aerea e sen-za il supporto logistico e strategico ingrado di affrontare i campi di battaglia,

    le forze afghane rischiano di combatte-re su un terreno che non conoscono ncontrollano quanto i talebani.

    Gli afghani non possiedono n glistrumenti n il personale qualificato perstrutturare e guidare una vera intelli-gence in grado di prevedere e contra-stare le azioni degli insurgents talebani.Le divisioni etniche e confessionali, uni-te a un analfabetismo ancora endemicoe a una corruzione pervasiva, rendono

    meno facile la convivenza tra le diver-se anime che plasmano e compongonoleterogeneo corpo di difesa afghano.

    Se vero che i Provincial reconstruc-tion team(Prt) hanno dato vita e impul-so a una serie di iniziative di stampomoderno nel campo delle istituzioni,dellorganizzazione, dellistruzione, del-la viabilit, delleconomia e della sani-t, anche vero che le loro fondamen-ta soffrono dellevidente fragilit deter-

    minata dal ritiro pi o meno ordinatodelle forzeIsafe statunitensi. infattidifficile dire o determinare se il gover-no, le autorit, le istituzioni e gli stessiafghani sapranno gestire in modo au-tonomo e consapevole le strutture chegli verranno affidate e per le quali sa-ranno e verranno ritenuti direttamenteresponsabili.

    Come daltronde difficile stabilire selinput dato dalle forze della coalizione

    si tradurr efficacemente in qualcosa disimile a un volano che, pur rallentatoda una notevole massa inerziale, ingrado di consolidare non solo le archi-tetture istituzionali, ma anche di dotarledi nuovi processi e principi strutturaliin grado di affrancare lAfghanistan.

    Ma i fatti non lasciano spazio a moltoottimismo. Le forze afgane che si scon-

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    Obama chiama Karzai 9

    trano con gli insorgenti talebani colle-zionano perdite su perdite che da unlato rendono meno credibili le capaci-t di reazione del governo e dallaltrotendono, per reazione uguale e contra-ria, ad avvicinare i settori pi poveried emarginati della societ, verso le po-sizioni islamiche pi radicali. E non neppure un caso che nei territori in cui avvenuto il passaggio di consegne traforze NATO e afghane si sia registrato

    un incremento dellattivit di coltivazio-ne delloppio. Segno che la sovranitdiquei territori passata nuovamente sot-to il controllo dei talebani che propriocon il commercio delloppio animano efinanziano linsorgenza15.

    Il timore inconfessato che ancorauna volta lAfghanistan diventi predadi una guerra intestina fuori controlloe con equilibri regionali tuttaltro chefacili da contenere e prevedere. Timo-

    re che viene esercitato anche attraversola diplomazia del Segretario Generaledella NATO Anders Fogh Rasmudssenche avvisa Karzai che senza laccordodi sicurezza non solo verr compromes-sa la sicurezza del paese, ma verrannoanche meno gli aiuti finanziari in gradodi sostenere le forze armate16.

    E se quello di Rasmudssen un pro-vocatorio ma diplomatico ultimatum,quello che Karzai raccoglie, salvando

    onore e credibilit, il pi accettabiledegli do ut des.Provocazione, ultimatum o do ut des,

    che si gi tradotto in realt e che hamesso in difficolt le forze di sicurezza

    afghane. Gli aiuti logistici e rifornimen-ti di carburante che hanno subito unaflessione nelle quantit e un allunga-mento dei tempi, hanno trasformato lapoca reattivit delle forze di sicurezza ininerzia. E mentre Kabul denuncia, Wa-shington smentisce. Il cardine su cui laCasa Bianca intende far leva sono quin-di i militari afghani, gli unici, forse, ingrado di esercitare le dovute pressionisul presidente Karzai.

    Ma la spiegazione di tanta riluttanzapotrebbe anche annidarsi altrove. Ovve-ro in un risultato ritenuto dallo stessoKarzai economicamente troppo basso estrategicamente inadeguato. Il presiden-te afghano potrebbe infatti agire su tredifferenti piani: quello militare, pensatoper ottenere le armi pesanti sinora nega-te alle forze armate afghane; quello eco-nomico, che mira ad ottenere maggioririsorse finanziarie; quello politico, do-

    ve Karzai potrebbe ritagliarsi un nuovoruolo.E il piano politico quello che, in par-

    ticolare, capace di creare o indurreansie e incertezze tra le forzeIsafe Usa.Karzai amministra infatti lAfghanistandal 2001e non pu ricandidarsi per unterzo mandato. La tentazione potrebbequindi essere quella di sponsorizzareun proprio e fidato uomo qualcunoproveniente dallattuale staff governati-

    vo per esempio e ottenere, a elezionecertificata, un nuovo e importante inca-rico politico (per esempio la guida delministero degli esteri o delleconomia).

    Lansia, che potrebbe ben presto tra-

    15 Tra il 2012e il 2013la coltivazione di oppio ha subito un incremento del 50%. Nel solo 2013la suaproduzione ha raggiunto le 5 .500 tonnellate, mentre le aree dove viene coltivato sono passate da154.000ettari a 209.000(incremento del36%) [unodoc].

    16 Si stima un contributo annuo di circa 5 miliardi di dollari.

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    sformarsi in confusione e poi ancorain inquietudine, quella che ruota at-torno alla rosa dei candidati alla presi-denza afghana. Quayum Karzai, fratellodel presidente uscente, si ritirato dallacompetizione elettorale perch coinvol-to in episodi di corruzione. Loftalmo-logo Abdullah Abdullah ha combattutonella resistenza antisovietica e ha diret-to sino al 2005 il dicastero degli este-ri durante il primo mandato di Karzai.

    Gode del vantaggio di appartenere con-temporaneamente alletnia pashtun perparte di padre e a quella tagika per par-te di madre. Alle presidenziali del2009ha costretto Karzai al ballottaggio17.

    Ashraf Ghani Ahmadzai stato mini-stro delle Finanze e ha avuto anche unruolo di funzionario alla Banca Mondia-le. Lo scarso tre per cento dei voti pre-so alle elezioni del2009lo ha convintoha stringere unalleanza con il signore

    della guerra e leader della comunit uz-beka afghana Abdul Rashid Dostum. Ilsodalizio dovrebbe garantirgli un consi-stente pacchetto di voti che per non loha reso immune dalle critiche dei rifor-misti che indicano proprio in Dostumlautore di numerosi crimini di guerra.

    Altra presenza ingombrante quel-la di Abdul Rasul Sayyaf, noto soprat-tutto per aver dato asiload Osama binLaden dopo la sua espulsione dal Su-

    dan nel1996, e per aver battezzato con ilproprio nome il gruppo paramilitare se-paratista islamico filippinoAbu Sayyaf.Viene considerato un islamista radicalecontrario alla parit dei diritti tra uomi-ni e donne. Su di lui pendono accuse

    per crimini di guerra formulati da Hu-man Rights Watch (in particolare vio-lenze contro hazari e sciiti) e ha strettoalleanza con lennesimo signore dellaguerra e governatore della provincia diHerat, Mohammad Ismail Khan. Il leo-ne di Herat, questo lepiteto con il qualeKhan noto, ha ricoperto la carica diministro dellacqua e dellenergia nel-lultimo governo Karzai e ha promossola distribuzione di armi a chi lo soste-

    neva. Armi con le quali Khan intenderiacquistare latitolaritdi signore dellaguerra e il potere perso durante gli annidi presenza delle forzeIsaf.

    Zalmai Rassul, ministro degli esterisino ad ottobre2013, il candidato cheKarzai sostiene e che proprio con luiha collaborato anche durante gli annidel suo esilio18. Ha studiato in Fran-cia alla Paris Medical School dove si poi laureato nel 1973e parla corret-

    tamente il dari, il francese, linglese elitaliano. Possiede quindi angolazionie prospettive moderne di stampo occi-dentale che, inserite nella multivariatageografia sociale afghana, potrebberonon convincere gli elettori pi radicali.

    Altro pretendente alla presidenza Gul Agha Sherzai, signore della guer-ra di Kandahar nel2001e combattentenei territori della provincia di Nanga-rhar nel 2005. Ha combattuto insieme

    al padre contro gli occupanti sovieticie, nonostante le accuse di corruzionee quelle di aver intascato grosse som-me di denaro derivanti dalla spartizio-ne dei dazi doganali applicati al trafficosu gomma tra Herat e Kabul, intrattiene

    17 Abdullah si poi ritirato in segno di protesta per i brogli commessi, questa la sua tesi, da Karzai.18 Le divergenze con i talebani che dalla seconda met degli anni novanta governavano il paese,

    costrinsero Karzai allesilio a Quetta, in Pakistan.

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    ancora buoni rapporti con gli Stati Unitiche gi in passato lo hanno aiutato adottenere il governatorato della provinciadi Kandahar.

    Considerata la vastit della stranasimmetria che in qualche maniera sem-

    bra collegare e livellare le affinit po-litiche dei singoli candidati, difficilesbilanciarsi verso un nome piuttosto cheun altro. I pretendenti alla presidenzasanno che la fluidit delle alleanze con-

    sente loro di spostare enormi quantitdi voti. Ma sanno anche che proprioquella stessa fluidit gli permette di rio-rientare lelettorato anche a poche oredel voto se non addirittura durante leoperazioni di voto.

    Per le forze Isafe Usa non si trat-ta solo e unicamente di un gioco dellealleanze al quale si dice di non volerprendere parte o posizione, ma anchedi stabilire se, come e quanto il futuro

    presidente afghano sar condizionatoda scelte e interessi eterodiretti.Il limitato terreno di gioco sul quale il

    presidente Karzai cerca un nuovo ruolopotrebbe quindi essere questo. Un siste-ma fatto di equilibri instabili e incertidove il continuo confronto tra pressio-ni endogene ed esogene si scontra conil caos di una societ strutturata pocoa livello democratico e molto a livellotribale.

    Lultima mossa di Karzai sar quelladi attendere lesito del voto, che pro-babilmente spera possa replicarsi nelprobabile ballottaggio, per poi muoveree riallineare pedine e voti. Una cosa co-munque appare certa, le consultazionidi aprile 2014saranno ancora un voto

    sotto il segno di Karzai.3 f i b r il l a zi o n i a f g h an e,v i b r a z i o n i r e g i o n a l i

    Il premioNobel per la medicinaAlexis Carrel19 si diceva convintoche poca osservazione e molto ra-

    gionamento portano allerrore. Moltaosservazione e poco ragionamento portanoalla verit.

    Laffermazione di Carrel naturalmen-te non vera in termini assoluti n vainterpretata in modo esclusivo o dogma-tico. semplicemente un modo per capi-re che il momento dellosservazione (lamisura del fenomeno) e quello del ragio-namento (la valutazione del fenomenoosservato) sono le componenti essenzia-li e imprescindibili attraverso le quali unparticolare fenomeno viene ipotizzato,descritto, teorizzato e provato.

    Una delle grandi difficolt delle scien-ze sociali e politiche quella di nonpossedere strumenti di misura affidabi-li. Strumenti che non sono quelli tipica-mente statistici che misurano tendenzee intenzioni, ma quelli con cui si tenta divalutare una particolare serie di orienta-menti privi di unevidente componenteanalitica.

    Se per esempio di un determinatogruppo sociale possibile valutarne la

    disponibilit a concedere il voto a uncandidato piuttosto che a un altro, di-venta difficile, se non impossibile, sta-bilire se, come, quanto e in quali tempiquella disponibilit diventa improvvisa-mente liquida. Si tratta di un black holeinformativo in cui si nascondono dati

    19 Il Nobel gli fu assegnato nel 1912 [. . . ] in riconoscimento del suo lavoro sulla sutura vascolare e sultrapianto di vasi sanguigni e organi.

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    che lanalista non conosce o non ha con-siderato e che rende la valutazione diun episodio o di un fenomeno partico-larmente complessa. Complessit cheaumenta sia con il moltiplicarsi dei sog-getti coinvolti, sia con lincremento del-le informazioni e delle relazioni che lelegano le une alle altre.

    Ma le difficolt con cui un fenomenoviene percepito, spiegato e magari con-frontato con altri, risente anche di quel-

    lo che potrebbe essere descritto comeun rumore di fondo. Disturbo che pos-siede due aspetti non sempre uguali macomunque opposti e la cui disgraziataunione porta inevitabilmente allerrore.

    Il primo quello relativo allinfluen-za che lanalista esercita sul fenomenoe che conduce a una sorta di scarto traquello che viene dedotto e quello cheviene realmente osservato20.

    Il secondo si riferisce invece a un effet-

    to tipicamenteretroattivo(feedback) attra-verso il quale losservatore corregge oimplementa le analisi gi svolte in basealle nuove informazioni che giungonodal fenomeno che si sta esaminando.

    Lanalisi corretta quindi quella checerca di minimizzare, o possibilmen-te annullare, il primo di quegli aspet-ti e utilizzare in maniera corretta, seesistono, i dati delleffetto retroattivo.

    Il fenomeno pu essere studiato sfrut-

    tando non solo le caratteristiche del si-stema osservato, ma anche quelle deglialtri sistemi con i quali possiede unarelazione di qualsiasi tipo in grado distabilire uninfluenzamisurabile.

    Si potrebbe quindi valutare o ammet-tere lesistenza di una particolare riso-

    nanza politicain grado di spiegare comedeterminati fenomeni agiscono in unsistema composto da due (o pi) pae-si e secondo quali modi, forme, mezzie tempi anche diversi le forze che simuovono lungo le direttrici che li uni-scono, sono in grado di condizionare irispettivi governi, istituzioni e strutturesociali.

    Lidea quindi quella di spostare lat-tenzione non sul paese che si intende

    analizzare, ma su quello o quelli chepossiedono con esso una relazione dipeso specifico politico sufficientementeevidente o elevato.

    3.1 Relazioni tra Iran e Pakistan

    Per semplicit verranno consideratidue dei paesi pi geopoliticamenteattivi delle regioni centro-asiatica emediorientale: il Pakistan e lIran.

    La sintonia Iran Pakistan inizia esat-tamente con la nascita della nuova na-zione pakistana creata grazie a un com-plesso (e difettoso) processo dingegne-ria geopolitica applicato a un paese giesistente e riconosciuto: lIndia. il1947e lIran il primo a riconoscere il nuo-vo stato dimpronta islamica. Sciita il fondatore del Pakistan MuhammadAli Jinnah, sciita una parte non tra-scurabile dei pakistani (il 20% circa)

    e sciita lIran che culturalmente egeograficamente simile al Beluchistan.Non era comunque lintersezione de-

    gli interessi confessionali ad avvicinareil Pakistan allIran. Si era appena inau-gurata la guerra fredda e Arabia Saudi-ta e Iran erano i due bastioni mediorien-

    20 La spiegazione semplice. Lanalista introduce nel sistema che osserva nuove informazioni che poivengono a loro volta osservate e inconsapevolmente utilizzate per spiegare il fenomeno.

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    tali anticomunisti degli Stati Uniti. Insostanza la prima forma diproxies coldwarregistrata nel secondo dopoguerra.E in un certo senso proprio agli inizidella guerra fredda il 1950 che Irane Pakistan stringono un trattato di ami-cizia con il quale si tenta di ostacolareil terzomondismo di Nasser in Egitto equello di Nehru in India.

    Questo almeno sino al 1979. Anno incui le relazioni tra i due paesi diventa-

    no sempre pi fragili. Sono due i fattiche tracciano in qualche modo la lineache da allora conduce sino al presen-te e che ha portato alla luce due dellefaglie geopolitiche centroasiatiche e me-diorientali pi importanti. Sfruttandoil diffuso malcontento in cui versava ilpopolo iraniano, lAyatollah Khomeinirientra in Iran dal suo esilio francese,costringe alla fuga lultimo Shah di Per-sia Mohammad Reza Pahlavi e instaura

    la Repubblica Islamica iraniana.Ma quello anche lanno in cui LU-nione Sovietica invade lAfghanistan.Applicandoprotocollidi stampo sovie-tico, il Cremlino sostituisce Hafizul-lah Amin, ritenuto da alcuni Il no-stro agente allHavana21, con il tagikoe comunista Babrak Karmal.

    Naturalmente gli Stati Uniti altroelemento di risonanza politica nonpossono permettere che lUnione Sovie-

    tica invada impunemente lAfghanistan.A corollario dellanticomunismo ameri-cano, il ricordo della disfatta di Saigon,abbandonata in tutta fretta nel 1975, ancora presente. Un ricordo che rivi-

    ve con la fuga del fedele alleato irania-no Reza Pahlavi e, in modo pi soffer-to, con i cinquantadue membri dellam-

    basciata americana a Teheran presi inostaggio dal4 novembre1979al 20 gen-naio 1981. E il Pakistan appare improv-visamente il paese che pi e meglio dialtri pu sostituire lex amico Iran e che anche in grado di offrire un sicuro edesteso varco verso lAfghanistan.

    Lintervento di Washington non pu

    per manifestarsi apertamente e diret-tamente. I Mujaheddin che combattonocontro il regime dei comunisti senza Dio,devono essere sostenuti facendo affluiredal Pakistan le armi con cui possonofinalmente abbattere i micidiali elicotte-ri russi Mil Mi-24e contrastare i carriarmati T-62.

    Il Pakistan per non un paese tran-quillo, anzi. Il colpo di stato del 16 set-tembre del 1978organizzato dal gene-

    rale Muhammad Zia ul-Haq costringealle dimissioni il Presidente Fazal IlahiChaudhry. In seguito, con la falsa ac-cusa di aver autorizzato lomicidio diun oppositore politico, processa e fa im-piccare nellaprile del 1979Zulfiqar AliBhutto.

    Nel decennio in cui il generale Zia ul-Haq esercita il suo personalissimo pote-re, tutto il settore militare,ISIcompre-sa, si rafforza prendendo come scusa la

    presenza dello scomodo vicino ad ovest(lAfghanistan) e quella del nemico disempre ad est (lIndia). Un flusso pres-soch continuo di denaro e armi prove-niente da Washington entra in Pakistan,

    21 Paradossalmente, mentre molti ritenevano Amin un uomo della Cia, altri lo consideravano unocapace di epurazioni in puro stile stalinista.

    22 Il nome Pakistan formato dal prefisso pak-, che significa puri, e dal suffisso stan che significaterra di.

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    viene trattenuto in parte come una tas-sa nella terra dei puri22,per poi arriva-re nelle mani dei legittimi destinatariafghani.

    Lambiguit della dittatura pakistanadiventa ancora pi evidente quando ilgenerale Zia decide di appoggiare lI-ran nella guerra contro lIraq (settembre1980, agosto 1988). Aiuto che natural-mente si concretizza anche con linviodi armi. Armi americane, come i missili

    Stinger destinati ai Mujaheddin.Senza soluzione di continuit tempo-

    rale, la guerra tra Iran e Iraq termina elascia il posto al ritiro delle truppe sovie-tiche dallAfghanistan (febbraio 1989).Nel giugno del 1989muore la guida su-prema ayatollah Ruhollah Mustafa Mo-savi Khomeyni, mentre nel novembre diquello stesso anno il crollo del muro diBerlino sancisce linizio dellapace freddatra Stati Uniti e Unione Sovietica. la

    fine del bipolarismo e, per alcuni, anchela fine della storia23.

    Quattro avvenimenti che in meno diun anno riscrivono per intero la geopoli-tica edificata sul dualismo USAURSS equella pi incerta dei conflitti regionalimediorientali e centroasiatici.

    Ma quella fine della storia sembra te-nere conto solo dellasse di tempo classi-camente newtoniano. Il complesso mec-

    canismo della storia agisce a volte inmodo cos ambiguo ed enigmatico, chequalsiasi tentativo di analisi basato sul-lintersezione tra fatti storici e discipli-ne anche diverse, si trasforma prestonelloggetto di studio dei think tankpi prestigiosi. Centri di ricerca che inqualche maniera indirizzano, orienta-

    no e suggestionano non solo governie analisti, ma anche unopinione pub-blica spesso poca attenta e abituata al-la semplificazione e alla banalizzazionedei fenomeni.

    Si tratta di una complessit che nascedalla scomposizione delle componentistoriche, e attraverso le quali si cercadi ricomporre e attualizzare un presen-te spesso privo di termini certi. Ed forse questo uno dei motivi per cui la

    geopolitica nata, morta e risorta. Lageopolitica scritta con le parole dellibro della storia. la grammatica che diversa. Sic et simpliciter.

    Eppure molto del mondo di oggi non altro che leffetto entropico dei fattiaccaduti nel decennio che inizia propriocon la fine degli anni ottanta. Con ilritiro sovietico dallAfghanistan, il flus-so di denaro, armi e materiali che da-gli Stati Uniti transitava per il Pakistan

    sinterrompe velocemente. Proprio inPakistan inizia a nascere e a diffondersiun profondo senso di risentimento anti-americano, che rafforza e rende semprepi popolari i movimenti islamici piradicali che aspirano a un ruolo menomarginale.

    Il vuoto creato dallAfghanistanlibe-ratoma non istituzionalizzato, non purimanere tale per molto e richiama ve-

    locemente altra materia. Una materiacomposta da giovani guerrieri pashtunche provengono dalle madrase finanzia-te dallArabia Saudita wahhabita, pun-teggiano il confine indo-pakistano e chepoi si riversano in Afghanistan. Sonoi taliban, studenti sunniti che godonoanche del sostegno della micidiale e

    23 La fine della storia e lultimo uomodi Francis Fukuyama [Fukuyama200301].

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    ambiguaISIpakistana.Gli equilibri attraversano una nuo-va fase di stallo determinata dalla pre-senza di questi combattenti confessionaliche sostengono fanaticamente lasse in-tegralista islamico sunnita. E per lIran lennesima spina nel fianco.

    Teheran cerca una sponda, anche seinformale, nella Russia declassata a po-tenza nucleare di secondo ordine e nel-lIndia sempre interessata a ostacolare il

    Pakistan. Lobiettivo trovare un modoper sostenere le etnie afghane uzbekee tagike che hanno condiviso il poteretra il 1992il 1996a spese dei pashtune aiutare quella hazara, di confessionesciita e perci osteggiata dai taliban.

    Al riposizionamento delle pedine nel-la scacchiera centro-asiatica rispondonogli Stati Uniti che confermano il soste-gno ai talebani. La cecit strategica epolitica americana li aveva resi anche

    sordi allurlo di un islamismo che sistava radicalizzando.Ma lundici settembre 2001fa scopri-

    re allAmerica che gli oceani e le distan-ze che lhanno sempre tenuta lontanada tutte le guerre non bastano pi. Ilneo presidente George W. Bush non puche prendere atto che le promesse di unnuovo isolazionismo americano e quelledi un maggiore distacco dalla democra-zia annunciata e seminata in altri luoghi,

    sono i termini di un teorema non piaccettabile e praticabile.Con lOperazione Enduring Freedomgli

    Stati Uniti sono quindi pronti a tornarein Afghanistan non da registi di attoriproxies, ma anche da protagonisti. Nelfrattempo le relazioni tra Iran e Paki-stan tornano a farsi pi tormentate. Ilgenerale Pervez Musharraf, luomo for-

    te di Islamabad che governa il paese dal1999, considerato da Teheran un uomodelloccidente e, in particolare, al soldodegli Stati Uniti.

    Uno strano legame tiene per ancorauniti Iran e Pakistan. Da un lato la lottache il caudillo pakistano conduce controi Taliban, nemici anche dellIran, dallal-tro la consapevolezza che quella lotta condotta anche grazie agli aiuti forni-ti da Washington. Eppure gli iraniani

    non possono che prendere atto di esse-re praticamente accerchiati o da antichinemici o da alleati degli Stati Uniti.

    Sentono e soffrono quasi la pressionedi una manovra a tenaglia, e considera-to quello che sta accadendo a poca di-stanza dai propri confini, avvertono conmaggior timore la pericolosa e desta-

    bilizzante presenza statunitense prontaa muovere contro Theran per un nuo-vo regime change. E a poca distanza

    c anche lodiato nemico israeliano dasempre in attesa di un casus belli alquale appellarsi. E le parole pronuncia-te da Bush Jr. il 29 gennaio del 2002nel suo discorso sullo Stato dellUnione,non rendono certo ottimista la guida su-prema Ayatollah Seyyed Al HoseynKhamene: lIran entrato a far partedel club asse del male in compagnia diIraq e Corea del Nord.

    Allindomani della caduta del regime

    dei taliban, lIran cerca di aprirsi unavarco diplomatico e un riconoscimentointernazionale convincendo Burhanud-din Rabbani, fondatore e capo del parti-to politico afghano Jamiat Islami e oraal comando del Fronte Nazionale Unitoafghano, a fare un passo indietro in mo-do da favorire lazione di governo delpresidente Hamid Karzai.

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    Il savoir faire diplomatico iranianoprosegue poi nel dicembre del 2002quando Seyyed Mohammad Khatami,quinto presidente dellIran dal 1997al2005, vola, dopo dieci anni di gelo di-plomatico, verso Islamabad per sondarele possibilit di un avvicinamento traIndia e Pakistan. Avvicinamento che de-ve essere letto anche in funzione delgasdotto IPI che parte proprio dallIran.

    Sulle relazioni irano-pakistane pesa

    per la forza di gravit statunitense ingrado di curvare e rendere vane le inten-zioni di Teheran. Una forza che vienepercepita in modo ostile dai pakistaniche ritengono lingerenza statunitensenegli affari pakistani spesso poco lim-pidi per la verit un insulto e unaprovocazione. Una sensazione che vieneanche misurata attraverso i droni ame-ricani con cui vengono compiute azioniunilaterali contro fazioni talebane.

    Blitz radiocomandati in cui perdonola vita anche civili inermi e che rendo-no ancora pi aspro il dibattito politicoanti-statunitense.

    In una intervista rilasciata a Euro-news24, Imran Khan si dice convintoche luso dei droni non faccia altro chefavorire il terrorismo. Gli effetti colla-terali dei voli radiopilotati con i qualisi pretende di combattere ed eliminarela minaccia terroristica, ingigantisconoin realt lostilit e il risentimento neiconfronti degli Stati Uniti. Per Khan sitratta evidentemente di una cura chenon fa altro che peggiorare il male.

    Ed in funzione di questo rancoremai sopito che il Pakistan, pur senza ta-gliare di netto laorta americana che in

    qualche maniera ancora lo nutre, decidedi abbracciare il progetto iraniano dellapipilene in grado di trasportare il gasdal giacimento di South Pars nel GolfoPersico, sino a Karachi, per proseguireeventualmente verso lIndia.

    I nuovi equilibri centro-asiatici, fruttodi quel patto energetico a tre, non con-vincono Washington che fa pressionesu India e Pakistan affinch riconside-rino la partecipazione al progetto della

    IranPakistanIndia gas pipeline.La bont delle proposte statunitensi

    sembra persuadere lIndia che esce dalprogetto. Islamabad, da sempre strettatra pressioni interne ed esterne e che in-sieme convergono verso quel punto cru-ciale in cui sicurezza e potere sembra-no scambiarsi continuamente di ruolo,persiste invece nel partenariato a guidairaniana.

    Quello che si delinea in modo non

    ancora del tutto chiaro un rebalancingregionale nel quale potrebbero inserirsia cuneo altri attori internazionali. E unodi questi potrebbe essere la confinanteed energivora Cina mai sazia di ener-gia a buon prezzo e sempre pronta astringere accordi un po con tutti.

    Ma naturalmente ancora linconsa-pevole Afghanistan ad essere il puntodi convergenza di asimmetrie che aspi-rano a diventare equilibrio. E se lIran storicamente interessato alla zona di He-rat (di pertinenza persiana sino al 1857),il Pakistan guarda con maggiore inte-resse al sud-ovest afghano abitato dapashtun. Una zona la cui importanza strategica non solo in funzione del-lappartenenza etnica delle popolazioni

    24 http://goo.gl/9KCLxp

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    Fibrillazioni afghane, vibrazioni regionali 17

    che vi abitano, ma anche e soprattuttoper quel concetto militare che continuaad ossessionare i pakistani: quello di

    profondit strategica.Una teoria pi che un concetto,

    che dai tempi dellultima guerra indo-pakistana del197125 infastidisce il Paki-stan che la perse e che prevede la pos-sibilit di un rifugio in territorio ami-co o comunque non ostile, in cui poterriorganizzare la difesa e predisporre un

    contrattacco in caso di sfondamento del-la linea di confine pakistana da partedellIndia.

    Una profondit che potrebbe perde-re valore se lattuale presenza indianain Afghanistan venisse non solo confer-mata nel tempo, ma addirittura conso-lidata. Lincubo di Islamabad quindiquello di rimanere prigionieri di unamanovra a tenaglia dalla quale sarebbedifficile uscire. Ed per questo che il Pa-

    kistan cerca in tutti i modi di contrasta-re la partecipazione indiana al rafforza-mento afghano e, contemporaneamente,esplorare la possibilit di buoni e frut-tuosi rapporti con il governo afghanoche verr.

    LAfghanistan rischia di diventarenon un paese in cerca di un suo equili-

    brio, qualunque esso possa essere, ma ilterreno di unennesima proxy-war nonesplicitamente dichiarata o, nella pi

    tradizionale delle guerre mai combat-tute ma solo minacciate, il luogo do-

    ve potrebbe essere disputata unaproxy-cold wartarata e corretta per i versantimediorientale e centro-asiatico.

    Lipotesi di una riedizione della guer-ra fredda deve essere letta e interpretataanche alla luce degli avvenimenti chehanno portato alla separazione della pe-nisola di Crimea dallUcraina e alla suacontemporanea annessione alla Russia.Ipotesi che deve essere letta in funzionedegli accordi sulla questione siriana in

    cui la Russia ha dimostrato di non averperso il proprio acume diplomatico, co-me anche in relazione alla ritrovata affi-nit sino-russa e in base ai rinnovati in-teressi e accordi commerciali tra Russiae Iran26.Non poi da sottovalutare lapossibile frizione riguardante la dispo-nibilit delle infrastrutture e delle viedi comunicazione che la FederazioneRussa, lUzbekistan e il Kazakhstan ave-vano messo a disposizione delle forze

    Isafper il rientro dei mezzi e dei mate-riali dallAfghanistan e che ora, proprioper le vicissitudini ucraine, potrebberonon essere pi utilizzate.

    I due fattori che in qualche modo aiu-tano a capire i nuovi assetti delle relazio-ni tra Pakistan e Iran, sono gli esiti delleelezioni che si sono svolte in entrambi ipaesi nel 2013.

    Per il Pakistan si tratta di un bancodi prova sul quale il nuovo governo do-

    vr misurare e dimostrare la propriaautonomia, linviolabile sovranit del

    25 Si tratt di una sconfitta che nutre ancora in modo profondo il nazionalismo pakistano e le relazioniaffatto idilliache con lIndia. La fine di quella guerra sanc la nascita del Bangladesh strappato aquello che prima era il Pakistan orientale. Per capire meglio il rancore dei pakistani basti pensare chelIndia si schier a fianco della formazione partigiana bengalese di Mukti Bahini il 3dicembre1971eche il Pakistan, dopo appena tredici giorni, dichiar la resa.

    26 Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif si recato il 16gennaio del2014a Moscaed stato ricevuto dal residente Vladimir Putin. http://italian.ruvr.ru/2014_01_17/Le-relazioni-tra-Russia-ed-Iran-si-espanderanno/

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    18 Fibrillazioni afghane, vibrazioni regionali

    proprio territorio e la capacit di scon-figgere il terrorismo e il radicalismo chelo alimenta. Verifiche che comprendononaturalmente la reale fattibilit di una

    profondit strategica resa possibile soloattraverso nuovi rapporti con le autoritafghane.

    La situazione dellIran per certiaspetti opposta a quella del Pakistan.Il nuovo corso politico che lIran ha ab-

    bracciato con lelezione di Hassan Rou-

    hani sembra dirigersi verso una ristrut-turazione della propria politica esterache tra sanzioni economiche e isolazio-nismo geopolitico, aveva costretto il pae-se nella morsa di una profonda stagna-zione economica. Politiche che trovanoinevitabilmente risonanza non solo nel-lannosa e delicata questione dellarric-chimento delluranio o in quella dei rap-porti con Washington e Israele, ma an-che nella rivendicazione di una sovra-

    nit che non territoriale ma, per cosdire, industriale. E il riferimento al casostuxnetche tra giugno2009e aprile2010mortific la sicurezza dellindustria nu-cleare e informatica iraniana27,sembrail remake di una spy story di altri tempiin cui Pakistan e Federazione Russa nonsono certo attori di secondo piano.

    4 l a f g h a n i s t an t r a e x i ts t r a t e g y a m e r i c a na e e n t e r

    s t r a t e g y p a k i s t a n a

    Non si possono capire di-rezione e verso dellAf-

    ghanistan senza tentare dispiegare la complessit delPakistan.

    La rivalit tra Pakistan e India, che relativamente recente e risale al 1947,pu essere analizzata, al netto delle ine-sorabili divergenze confessionali, secon-do una prospettiva sociale, economica,demografica e, naturalmente, militare.

    Se da un lato il miliardo e 200milionidi persone che popolano lIndia indivi-

    dua anche importanti sacche di poverte frammentazione sociale, dallaltro rap-presenta un capitale umano spendibileal grido del nazionalismo e del populi-smo che i politici indiani conoscono esanno convogliare.

    Una capacit che si scontra, se con-frontata con quella indiana, con la de-

    bolezza demografica pakistana che pucontare su180milioni di persone.

    Capacit che diventa poi incolmabilese si confrontano le economie dei duepaesi: il Pil indiano, che vale circa 1800miliardi di dollari, e quello pakistano,che ne vale invece 220. E mentre leco-nomia indiana si aperta ai mercati in-ternazionali, offre servizi al mondo occi-dentale e possiede un collaudato tessutoindustriale ed educativo (automobili, si-derurgia, informatica, universit . . . )28,quella pakistana ancora profondamen-te arretrata, non possiede unindustriadegna di tale nome, ha infrastrutture di-sorganizzate e arcaiche ed poco apertaai mercati internazionali.

    27 uno dei casi dicyberwarfarein cui un worm, la cui genesi rimane ancora incerta (voci non confermatema comunque credibili parlano di una partnershiptra Usa e Israele), stato programmato con ilpreciso compito di colpire il sistemaSCADAutilizzato daiPLC della Siemens che controllano lecentrifughe per il processo di arricchimento delluranio.

    28 Come avviene in molti paesi in via di sviluppo, anche in India laccesso allistruzione secondaria euniversitaria rimane un privilegio delle classi pi abbienti.

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    Leconomia pakistana quella tipicadi un artigianato tecnologicamente arre-trato, basato essenzialmente sulla primalavorazione del cotone grezzo, dei filati,dei tessuti e del confezionamento. Une-conomia che da sola contribuisce per al-meno la met dalle esportazioni. Laltramet costituita da riso, pelli, tappeti,articoli sportivi e crostacei. I paesi versocui si esporta maggiormente sono gliStati Uniti, il Giappone, la Germania e

    la Gran Bretagna.Ma al Pakistan manca praticamentetutto quello che non presente nellavoce delle esportazioni. Non possiederisorge energetiche primarie come pe-trolio e gas, non ha le necessarie com-petenze per progettare o costruire mac-chine per lautomazione, non possiedeindustrie chimiche e la rete stradale antiquata quanto i mezzi che la percor-rono. Non quindi un caso se la bi-

    lancia dei pagamenti costantementein deficit e se il governo assiste quasiimpotente alla continua erosione delleriserve internazionali.

    Il potere dacquisto della rupia dimi-nuisce del2,5% al mese, linflazione co-stringe alla povert ampi strati della so-ciet e lindustria soffre di blackout pra-ticamente quotidiani che costringono ipochi imprenditori e le piccole impresebasate essenzialmente sullartigianato,

    a fermi che si protraggono anche permolte ore.Non quindi un caso se, nel settem-

    bre del 2013, il Pakistan ha ottenuto unnuovo programma di aiuti finanziari dicirca sei miliardi di dollari in tre anni.

    Nonostante le difficolt economichee sociali del paese, che con la carenzadi infrastrutture in grado di garantir-

    ne trasparenza ed efficienza ne fannoun paese a rischio, proprio in Pakistansi stanno concentrando interessi finan-ziari la cui natura non del tutto bendefinita.

    Nel2013lindice della borsa di Kara-chi ha guadagnato il 50%. Tra luglio enovembre del2013gli investimenti este-ri hanno toccato quota 240 milioni dieuro, mentre nelle prime due settimanedel2014lindice ha guadagnato un altro

    5%.Gli investitori, evidentemente, nonsolo scommettono nella capacit delnuovo governo di mettere in campoquelle riforme democratiche ed econo-miche attese da sempre, ma, conside-rata la decelerazione dei mercati deipaesi emergenti come Argentina, Bra-sile o Turchia, stanno anche riposizio-nando e riallocando le proprie attivitfinanziarie.

    Una scommessa, quella degli investi-tori, che si pu spiegare in parte con laliberalizzazione degli anni novanta cheha portato alla privatizzazione di pidell85% del sistema bancario pakistano,oramai quasi del tutto a capitale stranie-ro, e in parte con la legge che consentedi investire in Borsa senza dichiarare laprovenienza del denaro. Le banche na-zionali rimaste e quelle pubbliche, sonopoi fortemente esposte verso il rischio

    sovrano per i bond emessi dal gover-no con i quali si voluto rifinanziare ildeficit.

    Nonostante gli indicatori internazio-nali collochino il Pakistan nelle ultimeposizioni dellIndex of Economic Freedom(121 posto su 181 paesi) e del Cor-ruption Perception Index (131posto su174); malgrado le analisi dicountry risk

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    (si veda [pakistanrisk1

    ;pakistanrisk2

    ;pakistanrisk3]) evidenzino alti rischi ditipo politico, economico e finanziario; adispetto del PIL passato dopo limpen-nata del2011/2012dal4,4% al3,3% e diuninflazione all8,2% a cui si aggiungeun debito estero totale di 68 miliardi didollari; sebbene i rischi nei settori ban-cari, delle grandi imprese e delle Pmisiano elevati quanto quelli sul trasfe-rimento dei capitali e delle violazioni

    contrattuali, multinazionali come la Ne-stl, Lafarge o GlaxoSmithKline hannodeciso di tentare lavventura pakistana.

    Come altri paesi dellarea centro-asiatica, il Pakistan vanta una popola-zione molto giovane (il 35% ha menodi 15anni). Nelle elezioni che si sonotenute nel maggio del2013, il 30% deglielettori aveva meno di 19anni.

    La societ pakistana praticamen-te strutturata e divisa in due classi:

    una composta dalle principali lite delpaese; unaltra che comprende quelleparti della collettivit poco o affattoistruite, ancora profondamente ruralie organizzate in modo tribale.

    Delle classi pi privilegiate fanno par-te poche centinaia di famiglie che si rico-noscono nellattivit politica, industria-le e terriera. Sono appena il 2% dellapopolazione.

    Altri organi dello stato quello del-

    lesercito per esempio grazie al potereacquisito in tre guerre contro lIndia,ai colpi di stato militari e a quello deipotenti servizi dinformazione, hannoavuto un punto di accesso privilegia-to allattivit politica e quindi alle litedel paese. Rappresentano circa il10-15%della popolazione.

    C poi una classe media composta

    da ampi settori (quello del commerciosu tutti) che da sola rappresenta il 35%dei pakistani.

    La somma di queste componenti foto-grafa una paese diviso quasi esattamen-te a met. La parte pi agiata e spessoanche quella pi corrotta che strettatra pulsioni conservatrici e progressiste,e quella pi povera che assiste passiva-mente o che non in grado di reagi-re contro gli atti terroristici e alle pro-

    vocazioni dei movimenti islamici piradicali.Non deve quindi meravigliare se i ri-

    sultati di unanalisi condotta dal BritishCouncil, rivelano che la maggioranzadei ragazzi tra i diciannove e i venti an-ni, non crede in un Pakistan democrati-co e preferirebbe invece lapplicazionedella shar a coadiuvata da un controllomilitare.

    Prima delle elezioni pakistane del

    2013, una serie di attentati scuote vio-lentemente il paese. Il 10gennaio, treattentati a Quetta uccidono118personee ne feriscono almeno150. Gli attentatihanno come obiettivo la comunit scii-ta degli hazara e vengono rivendicatidal gruppo sunnita Lashkar-e-Jhangvi.Sempre il 10gennaio altre 22personemuoiono nellesplosione di una bombaposta allinterno di una moschea sunni-ta a Swat. In quella stessa esplosione si

    contano anche70 feriti.La sicurezza interna del Pakistan sem-bra quasi compressa dalla particolaregeografia dei gruppi estremisti islami-ci che tagliano diagonalmente il paese:nel sud-est operano le fazioni del Belu-chistan, nel nord-ovest, lungo il confineafghano, agiscono invece i talebani.

    Spesso lestremismo violento ha co-

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    me obiettivo la popolazione sciita e, inparticolare, la comunit degli hazara e isunniti moderati. Il gruppo Lashkar-e-

    Jhangvi definisce gli sciiti kafir, infedeli.Appare evidente che lintento di quelloe di altri gruppi islamici radicali lalotta contro un Pakistan che aspira adessere diverso.

    Si tratta inoltre di un estremismo ingrado di contagiare ampi settori dellasociet pakistana che, come accaduto il

    9marzo 2013, incita la folla ad incen-diare150 abitazioni e due chiese in unquartiere cristiano di Lahore, per pre-sunti insulti a Maometto. Nel paese nonsolo sono ancora in vigore leggi sulla

    blasfemia introdotte negli anni settantadalla dittatura del generale Zia Ul-Haq,ma negli anni ottanta lesercito pakista-no ha ricevuto consistenti finanziamen-ti dallArabia Saudita (con buona pacedegli americani), con il preciso inten-

    to di contrastare leventuale influenzadellIran khomeinista nei gruppi sciitipakistani.

    Con le elezioni dell11maggio 2013,la carica di premier stata affidata a Na-waz Sharif, gi primo ministro dal 1990al 1993 e poi ancora dal 1997 al 1999,anno in cui fu rovesciato da un golpemilitare guidato da Parvez Musharraf.

    Nonostante le vere, presunte o soloattribuite buone intenzioni del nuovogoverno, la terza nomina di Nawaz Sha-rif sembra tormentata da una serie diattentati e omicidi ben tarati.

    Molte delle morti sono state rivendi-cate dalla fazione Terikh-e-Taliban Pa-kistan che da nord a sud sembra quasigodere di una certa libert di azione. Il

    18maggio

    2013, alla vigilia della ripe-tizione del voto in quarantatr seggi di

    Karachi dove erano state riscontrate al-cune irregolarit, stata uccisa ZahraShahid Hussain, 29 vice del candidatoalla presidenza Imran Khan e fondatoredel partito Tehreek-e-Insaf (Movimentoper la Giustizia).

    La reattivit del nuovo governo rettoda Nawaz Sharif sembra quindi soffriredel medesimo male dei governi prece-

    denti: quello di una pericolosa istere-si e inerzia politica. Mentre leconomiapeggiora e il governo annuncia tentatividi dialogo con i taliban (notizia del 9settembre 2013), i movimenti islamicipi radicali sembrano quasi rafforzar-si. Approfittando dellevidente fase diindecisione e debolezza del governo, italiban non hanno perso tempo e han-no presentato pi di trenta richieste chevanno dallimposizione della shar a al

    ritiro dellesercito dalle regioni tribali. lidea talebana di stato nello stato.

    E il controllo territoriale al quale ta-li gruppi ambiscono appare evidentedalla cronologia e dalla geografia degliattentati. Il 15 settembre2013muoiononel nord-est del paese il generale Sa-nanllah Khan Nizi e un colonnello chelaccompagnava. Lo stesso giorno muo-iono in quattro diversi attentati settesoldati pakistani.

    Il 22settembre a Peshawar un attac-co suicida uccide ottanta persone e neferisce circa 130. Il 27dello stesso me-se ancora una bomba a uccidere 20persone che viaggiavano su un autobus,mentre il29un altro ordigno cancella lavita di40 persone e ne ferisce 110.

    29 Pervez Musharraf stato accusato di essere il mandante di quellomicidio.

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    La questione afghana deve quindiessere letta e interpretata, se possibi-le, anche in base alle informazioni chegiungono dal Pakistan e che, almeno inparte, sono sovrapponibili a quelle cheancora agitano lo stesso Afghanistan.

    Londa pakistana che si riflette, che siriverbera e che entra in risonanza conquella afghana e indiana, trova una suaevidenza soprattutto nei fatti pi recen-ti. Il 26 febbraio2010due distinti attac-

    chi terroristici contro altrettanti alberghidi Kabul, il Park e lHamid, che ospi-tano delegazioni indiane che fornisco-no assistenza militare in Afghanistan,uccidono18persone.

    Gli attentati vengono addebitati a unaformazione composta sia da elementiaffiliati alla rete degli Haqqani guidatada Jalaluddin Haqqani, sia da elementilegati al gruppo islamista anti-indianoLashka-e-Taiba, con sede proprio in Pa-

    kistan e che, secondo alcuni analisti, legato alla potenteISIpakistana.Linsurgention afghana deve essere

    anche interpretata come una forma diribellione dei pashtun contro il presi-dente Hamid Karzai che ha concessomolto del potere militare, politico e isti-tuzionale ai gruppi etnici dei tagiki, de-gli uzbechi e degli hazara che gli stessipashtun considerano antichi nemici.

    Karzai, anche lui di origine pashtun,

    viene considerato troppo legato agli Sta-ti Uniti e troppo vicino allIndia. I primivengono interpretati come la nazioneche abbatt il regime talebano compo-sto principalmente da pashtun, la se-conda come il paese verso cui i talibanprovano ancora oggi profonda ostilit.

    Quando dopo lundici settembre ilregime talebano fu costretto alla mac-

    chia, lAfghanistan gett un ponte ver-so lIndia che costrinse il Pakistan a vi-vere tra due fuochi: quello del nemi-co indiano e quello di un Afghanistanfondamentalmente a guida statunitense.

    Quel ponte diplomatico che arriva si-no in India, in parte spiegabile con lo-dio che Karzai nutre per lonnipresenteISIe che considera responsabile dellamorte del padre avvenuta nel1999. Unponte che non si esaurisce neppure con

    gli studi universitari che Karzai inizie termin nella citt indiana di Simla,ma che indica comunque una tendenza,una direzione certo non favorevole alleposizioni pakistane.

    Anche se lIndia ha gi concluso conlAfghanistan accordi sulla sicurezzache prevedono anche la fornitura di ar-mamenti, veicoli e auto blindati, contai-ner e protezioni antiproiettile, i generalipakistani e lISIsono ben coscienti che

    la presenza indiana rappresenta un osta-colo che non pu essere risolto scatenan-do una quarta guerra contro lIndia, maaggirato, almeno in parte, utilizzandole lunghe leve della guerra asimmetricacombattuta per procura dagli jihadisti.

    Leggere e interpretare lAfghanistan,rimane ancora oggi un esercizio diffi-cile. Una difficolt amplificata sia daimovimenti endogeni che in qualche mo-do contraddistinguono in modo spesso

    negativo il paese, sia da quelli esogeniche, tra sponde e rimbalzi, interessanonon solo gli attori presenti in quella re-gione centro-asiatica, ma anche quelligeograficamente pi distanti.

    La complessit della questione afgha-na, rischia poi di diventare pi eviden-te sia a causa di una crisi nata altrovee che proprio in Afghanistan potrebbe

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    trovare un punto di deflessione, sia acausa dellIndia che tra aprile e maggio chiamata alle urne.

    La crisi quella nata tra lUkraina,che un referendum lha separata dallaCrimea che gli era statadonatada Niki-ta Sergeevic Chrucv nel febbraio del1954, e la Russia, che la Crimea se lcontestualmente riannessa.

    La Russia, che evidentemente giocain casa e che si fatta forte di una nazio-

    nalismo vissuto in salsa tipicamentepu-tiniana, cerca di riconquistare quel ruolodi potenza geopolitica nucleare che ave-va iniziato a perdere dal crollo del mu-ro di Berlino e che ha provvisoriamenteaccettatonel 1991.

    E sempre la Russia, che proprio nel2001decideva di collaborare con gli Sta-ti Uniti e le forzeIsafmettendo a dispo-sizione le infrastrutture militari e civilinecessarie per lOperazione Enduring

    Freedom, potrebbe ora, considerati gliattriti e i nuovi equilibri geopolitici cheinteressano lEuropa dellest e la Tur-chia30,come anche le sanzioni economi-che aspote le minacce della NATO, ri-considerare la propria strategia e la suapresenza nella regione centro-asiaticae tentare di giocare un ruolo non dagregario come stato sino ad ora, mada primo attore con cui scendere inqualche modo a patti.

    Non solo, la Russia potrebbe agireanche sulle molle sempre cariche dei ve-ti incrociati e compromettere i colloquicon la Siria e, pi indirettamente, quellicon lIran che, per effetto valanga, po-trebbero ripercuotersi sui progetti delle

    pipilene del gas e sulla particolare riso-nanza politica irano-pakistana di cui si detto.

    Laltro possibile punto di frizione, quello ancora incerto delle elezioni in-diane che coprono il periodo che va dal7aprile sino al 12 maggio2014.

    Si tratta delle elezioni politiche piimportanti e costose che lIndia abbiamai celebrato e alle quali parteciperan-no circa815 milioni di indiani. Consul-

    tazione elettorale con cui verranno scel-ti i membri della Lak Sabha(la CameraBassa) e il Primo Ministro.

    I sondaggi danno come favorito Na-rendra Modi, il sessantatreenne leaderdelBharatiya Janata Party(BJP) che sfide-r, in una partita praticamente a due, ilquarantatreenne Rahul Ghandi, nipotedi Indira Ghandi, figlio di Sonia GHan-di e attuale presidente del Partito delCongressoindiano.

    Modi il governatore dello stato delGujarat che lEconomist, visti i risulta-ti raggiunti in campo economico (tassodi crescita medio del Pil pari a circail 10%) e della produzione manifattu-riera (il16% della produzione indianaproviene da questo stato), definisce ilGuangdong indiano.

    Le critiche che invece gli vengono ri-volte sono quelle di essere un naziona-lista vicino agli estremisti ind, di esse-

    re un demagogo, di fomentare lodio edi essere il responsabile della dura rea-zione contro la comunit musulmanaritenuta, in modo assolutamente generi-co, autrice dellattentato contro un tre-no che trasportava59 pellegrini ind di

    30 Dietro le dichiarazioni di condanna e di rito del premier Erdogan, si nasconde una Turchia legataalla Russia da numerosi rapporti economici ed energetici. Il 60% del gas arriva dalla Russia, mentrela quota degli interscambi bilaterali raggiungeva, nel2013, i 36 miliardi di dollari.

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    ritorno da Ayodhya. Alla fine di quel-londata di odio e vendetta si contaronooltre mille vittime.

    Ma il rallentamento delleconomia in-diana, lalta inflazione e gli scandali le-gati alla corruzione, hanno da un latoeroso il consenso popolare dei partiti alpotere e dallaltro hanno garantito a Mo-di il sostegno di quellelettorato che ve-de in lui il risveglio di un nazionalismomai sopito.

    Il possibile punto di frizione regiona-le, quello innescato dalla sua probabilevittoria in grado di determinare nuoviequilibri regionali ancora tutti da stabi-lire. E una delle ipotesi quella di unaderiva anti-pakistana31.

    LAfghanistan che verr sar tracciato e non potrebbe essere diversamente anche dalle elezioni sulle quali in molti,forse troppi, costruiscono entusiasticheillusioni. Il nuovo presidente sar inevi-tabilmente legato al doppio filo di unpassato fatto di signori della guerra edi compromessi con i gruppi tribali piradicali.

    Quelle di aprile saranno quindi ele-zioni con cui verr sancita non una verae propria svolta, ma lelongazione di un

    presente ancora troppo dipendente siadalle forze militari che a fine 2014 la-sceranno il paese, sia dai finanziamentiesteri sui quali tarato molto del Pilafghano.

    Elezioni che, non inutile ripeterlo,risentono delleffetto risacca degli insur-gents che continuano a controllare ampiterritori dai quali, in realt, non si sonomai allontanati.

    Il successo delle elezioni, attribuito a

    unaffluenza sicuramente inusuale perun paese come lAfghanistan e che tuttiosannano e interpretano come un posi-tivo segnale di cambiamento, potrebbeper essere letto secondo il suo opposto.Ovvero la tendenza di quella parte dellapopolazione che non democraticamen-te formata, che ha unistruzione appenaelementare o nulla, che divisa tra dif-ferenze tribali e divisioni confessionalie che interpreta il suffragio elementare

    come unoffesa allislam, ad essere ma-nipolata, eterodiretta, influenzata e, nonraramente, anche corrotta.

    La sfida afghana non ancora inizia-ta. Sar il2015la cartina al tornasole diuno dei paesi pi tormentati al mondo.

    Ivano Giannini

    31 Considerati i nuoviassetti europeie quelli centro-asiatici ancora in parte indeterminati, la posizionedellItalia rischia di diventare pi difficile. Dalla Russia potrebbe vedersi negare laccesso alla pro-pria rete ferroviaria sulla quale dovrebbero transitari i mezzi e i materiali italiani dell Isaf,mentredallIndia potrebbero giungere nuovi vnti e intemperanze populiste e nazionaliste in grado dicompromettere il rilascio dei due fucilieri della Marina Italiana Massimiliano Latorre e SalvatoreGirone.

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    b i b l i o g r a f i a

    Bibliografia citata nel testo

    [Fer08] James Fergusson.A Million Bullets - The Real Story of the British Armyin Afghanistan. Bantam Books, 2008. isbn: 9780593059029. url: http://amazon.com/o/ASIN/0593059026/.

    [label n] Ahmed Rashid.La politica estera delle nuova amministrazione Usa: qualestrategia per Afghanistan, Pakistan e gli altri paesi della regione? SeminarioArgo e Cisci. 26novembre 2008. url: http://www.argoriente.it/arc/eventi/ots-transcript-rashid-IT.pdf.

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  • 7/23/2019 L'Afghanstan dopo US Army e Isaf

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    27

    i n d i c e a n a l i t ic o

    A Abbottabad,4Abdullah, Abdullah,9Abu Sayyaf, gruppo islamico filippino,

    10

    accordo di sicurezza bilaterale, Bsa,6,7,9

    Afkham, Marzieh,7Ahmadinejad, Mahmud,5

    Ahmadzai, Ashraf Ghani, 10Ahmed Rashid,25Amin, Hafizullah,13

    B Bharatiya Janata Party, partito politico,

    23

    Bhutto, Zulfiqar Ali,13Bridas Corporation,5British Council,20British Gas,5

    Brzezinski, Zbigniew,25Bush, George Walker,15

    C Carte, Ash,7CentGas, Central Asia Gas Pipeline, 5Chaudhry, Fazal Ilahi,13Chevron,5Chrucv, Nikita Sergeevic,22Corruption Perception Index, 19Cunningham, James,7

    cyberwarfare,18

    D Dobbins, James,7Dostum, Abdul Rashid,10Dunfurd, Joseph F. Jr.,7

    E Enduring Freedom, Operazione,15