L’affascinante mondo dell’Ufologia e dei Fenomeni Connessi

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Cristian Vitali E A L T R I M I S T E R I L’affascinante mondo dell’Ufologia e dei Fenomeni Connessi

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E ALTRI MISTERI

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L’affascinante mondo dell’Ufologia e dei Fenomeni Connessi

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Copyright © Cristian Vitali 2012 Rev.01 Maggio 2012 (Aggiornato capitolo 2.7)

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Disclaimer. Alcune immagini presenti in questo libro sono state reperite da internet. In caso si riscontrino delle violazioni di copyright chiedo che mi si faccia apposita comunicazione, e sarà mia cura apportare le modifiche del caso.

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Introduzione

Sono passati diciott’anni da quando scovai in una libreria in Romagna (ero un diciannovenne in vacanza al mare con gli amici) il libro Communion di Whitley Strieber. L’inquietante copertina, che presentava un disegno del volto di un ipotetico alieno, mi colpì molto ed iniziai a sfogliare il volume per capire di cosa si trattasse. L’introduzione del libro di Strieber recitava così: “Quando leggerete questa storia incredibile non siate troppo scettici: in qualche punto del vostro passato potrebbero esserci delle ore perdute o degli strani ricordi: forse anche voi avete avuto quest’esperienza. Questo libro vuol essere un tentativo di stabilire un rapporto nuovo con l’ignoto. Invece di evitare il buio, possiamo affrontarlo decisi, con mente aperta. Allora, l’ignoto si trasforma. Quel che ci atterriva diventa comprensibile e ci propone una nuova verità: l’enigmatica presenza della mente umana ci risponde, ammiccante, dal buio.” Rimasi molto affascinato da quelle parole e decisi di acquistare il libro per approfondire la vicenda. Da li iniziò la mia avventura nel mondo dell’Ufologia e dei Fenomeni Connessi. Cominciai a divorare libri, riviste, programmi televisivi, conferenze e tutto ciò che era inerente l’argomento degli Oggetti Volanti Non Identificati. Nel corso degli anni ho fatto parte di diverse associazioni di ricerca ed ho gestito un sito internet che si occupava di fenomeni di frontiera. Gioie, emozioni ed anche purtroppo delusioni ed aspre polemiche si sono succedute in tutti questi anni di militanza nel variegato mondo dell’Ufologia italiana. Dopo tante avventure è emersa la necessità di fare un po’ il punto della situazione e di mettere in ordine quanto fatto fino ad ora. Questo volume è la raccolta rivisitata, corretta ed ampliata degli articoli, delle esperienze e delle ricerche prodotte in tutti questi anni di studi del fenomeno. Parte del materiale presentato, oggi in versione riveduta, è stato pubblicato sulle seguenti riviste:

• UFO Notiziario • Il Giornale dei Misteri • Area 51 • Area di Confine

Buona lettura

Cristian Vitali Febbraio 2012

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Capitolo 1. UFO: REALTA’ DI UN FENOMENO

1.1 Definizione di UFO e di Ufologia

UFO è l’acronimo inglese per Unidentified Flying Object, ovvero Oggetto Volante Non Identificato (OVNI in italiano). Con questa espressione viene indicato ogni fenomeno aereo le cui cause non possono essere individuate dall’osservatore. La dicitura è stata coniata nel 1951 dal capitano Edward J. Ruppelt, facente parte dell’aeronautica americana USAF e capo delle commissioni d’inchiesta adibite allo studio del fenomeno, per definire quegli oggetti che rimangono non identificati in seguito a verifiche di esperti. Per Ufologia si intende la disciplina che si occupa degli studi, delle ricerche, delle indagini, delle classificazioni di rapporti di avvistamento e di tutto ciò che è inerente agli UFO, al fine di cercarne di chiarire l’origine e la provenienza. Nel mondo scientifico l’Ufologia è qualificata come una pseudoscienza. Si usa convenzionalmente far partire l’Ufologia dal 24 giugno 1947, data dell’avvistamento di nove oggetti volanti non identificati da parte del pilota civile Kenneth Arnold, avvenuto nei pressi del monte Rainier nello stato di Washington USA. Il fenomeno ha una portata mondiale, abbiamo infatti avvistamenti in ogni angolo del globo, e nel corso degli anni sono state formulate molte teorie per cercare di spiegarne la natura. Queste sono le principali:

• Ipotesi naturale: gli oggetti avvistati sarebbero fenomeni naturali poco conosciuti come pareli, fulmini globulari, luci telluriche ecc., ed altri ancora non conosciuti.

• Ipotesi psico-sociologica: gli UFO sarebbero una sorta di “mito moderno”, ovvero delle proiezioni della mente sotto forma di veri e propri sogni da svegli.

• Ipotesi dei campi magnetici: vi sarebbero nell’atmosfera dei campi magnetici vaganti che abbassandosi a livello del suolo causerebbero delle “interferenze” con il cervello umano, producendo una sorta di allucinazioni.

• Ipotesi parafisica: gli oggetti non identificati che si vedono nei cieli sarebbero provenienti da una dimensione parallela alla nostra.

• Ipotesi intraterrestre o della Terra cava: gli UFO proverrebbero da un continente abitato situato all’interno della Terra.

• Ipotesi temporale: gli oggetti avvistati sarebbero delle navicelle pilotate da esseri del futuro in viaggio a ritroso nel tempo.

• Ipotesi militare: gli UFO sarebbero dei velivoli sperimentali segreti in fase di collaudo.

• Ipotesi extraterrestre o ETH: gli oggetti avvistati sarebbero delle navicelle pilotate da esseri extraterrestri.

Nessuna di queste ipotesi sembrerebbe offrire una spiegazione onnicomprensiva del mistero Ufo. Alcune di queste paiono più convincenti di altre ma la parole fine non è ancora stata scritta. Per questo la ricerca continua.

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1.2 Le dichiarazioni ufficiali dei governi e dei militari I detrattori dell’Ufologia spesso utilizzano come “cavallo di battaglia” il fatto che ad assistere a manifestazioni misteriose di oggetti volanti nei cieli siano frequentemente persone semplici, a volte poco acculturate ed in ogni caso prive delle necessarie conoscenze scientifiche che le rendano in grado di individuare la reale natura di ciò che hanno visto. Insomma per farla breve questi individui prenderebbero le cosiddette “lucciole per lanterne” scambiando pianeti, stelle, velivoli militari, palloni sonda e chi più ne ha più ne metta per i tanto discussi UFO. E’ sicuramente successo che siano stati scambiati gli elementi sopraccitati per oggetti volanti non identificati, ma è altrettanto capitato che ad avvistare qualcosa di anomalo nei nostri cieli siano state persone assolutamente autorevoli, acculturate e competenti. Abbiamo infatti astronomi che hanno avvistato UFO (es. il prof. Clyde W. Tombaugh lo scopritore di Plutone), astronauti (es. Buzz Aldrin della NASA), presidenti di nazioni (Jimmy Earl Carter ex presidente U.S.A.), direttori di osservatori meteorologici (es. prof. Bino Bini dell’osservatorio di Imperia) ecc. ecc. Esistono poi le affermazioni ufficiali dei militari in merito alla materia ufologica. Molto spesso le aviazioni dei paesi della Terra hanno negato il fenomeno UFO ma vi sono stati episodi in cui, di fronte all’evidenza o messi alle strette, non hanno potuto che constatarne la chiara manifestazione. Vediamo quindi di raccogliere le dichiarazioni più importanti e significative che i governi e le autorità militari di tutto il globo hanno speso a favore del fenomeno UFO. Per dichiarazioni si intende quei casi in cui sono stati emessi dei comunicati ufficiali da parte delle aviazioni o dei governi e casi in cui sono stati rilasciati ufficialmente dei documenti inerenti gli UFO. Per quanto riguarda le dichiarazioni, queste rappresenteranno un’ammissione esplicita della realtà del fenomeno, mentre per quanto riguarda il rilascio di documenti, ciò è da interpretarsi come un’ammissione indiretta. Infatti non avrebbe senso documentare un qualcosa che non esiste! Vediamo nazione per nazione quanto è successo di particolarmente rilevante: STATI UNITI Questa analisi inizia dal lontano 1947, anno in cui “qualcosa” precipitò nelle vicinanze di Roswell nel New Mexico (U.S.A.). La storia è ormai arcinota, tra il 2 ed 4 luglio di quell’anno uno o più velivoli (ci sono testimonianze discordanti) precipitarono nel Foster Ranch a Corona (località a 150km a nord di Roswell) e nei piani di San Augustin, a sud di Magdalena nella provincia di Socorro. Da qui è nato l’emblema se fossero stati due oggetti o lo stesso che prima ha impattato a Corona e poi è precipitato a San Augustin. Ma per la nostra ricerca poco importa perché abbiamo deciso di focalizzarci sulle dichiarazioni dei militari. A tal proposito nei pressi di Roswell si trovava il 509° Stormo Bombardieri della RAAF, l’unico gruppo negli Stati Uniti ad avere l’atomica.

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E’ logico che furono loro i primi ad occuparsi della faccenda emettendo anche, tramite il tenente Walter Haut (scomparso nel 2005) un clamoroso comunicato in cui si affermava che un disco volante era precipitato a Roswell: “Le numerose voci riguardanti i dischi volanti sono diventate una realtà ieri, quando l’Ufficio Informazioni del Bomb Group 509 (8° Air Force) della Base Aerea di Roswell ha avuto la fortuna di impadronirsi di un disco, grazie alla collaborazione di un allevatore locale e dell’ufficio dello sceriffo di Chaves County. L’oggetto volante è atterrato in una fattoria presso Roswell un giorno della settimana scorsa. L’allevatore, non disponendo del telefono, ha sistemato il disco in un magazzino, tenendovelo finché non è stato in grado di prendere contatto con l’ufficio dello sceriffo il quale, a sua volta, ha informato il magg. J. A. Marcel dell’Ufficio Informazioni del Bomb Group 509. L’Air Force è entrata subito in azione, e il disco è stato rimosso dalla casa dell’allevatore, quindi esaminato nell’aeroporto militare di Roswell, e infine inviato dal magg. Marcel al Q.G.”. Il quotidiano locale, Roswell Daily Record, uscì il giorno 8 luglio con un titolo ad effetto che ha fatto storia:

Il giorno stesso la base si affrettò a smentire ciò che lei stessa aveva diffuso poche ore prima affermando che, in realtà, si trattava dei resti di un pallone sonda che furono mostrati e fatti fotografare ai giornalisti dal generale Roger Ramey e dal colonnello Thomas DuBose. Il caso Roswell è tutt’ora dibattuto a più di sessanta anni di distanza perché sono tanti i lati oscuri e le cose

che non tornano, nonostante le smentite dell’aeronautica americana. Il dato che ci interessa rimane la clamorosa dichiarazione che il tenente Walter Haut fece l’8 luglio 1947. Una dichiarazione ufficiale effettuata dall’unico gruppo, all’epoca, di bombardieri atomici degli Stati Uniti non può che lasciare il segno. I fatti di Roswell e ciò che stava succedendo nel paese a quel tempo (avvistamenti multipli in diverse zone) fornirono l’input per la nascita di una commissione investigativa promossa dall’USAF, mutata poi nel corso degli anni, con lo scopo dichiarato di scoprire cosa si celava dietro al fenomeno degli oggetti volanti non identificati e valutarne l’eventuale minaccia alla sicurezza nazionale. Stiamo parlando del progetto Sign che vide luce il 22 gennaio 1948. Questo gruppo di studio venne poi modificato negli anni assumendo nomi differenti come Grudge, Twinkle ecc. I risultati di questi studi furono tutti negativi in merito all’esistenza degli UFO. Il progetto più famoso e che fece maggiormente clamore fu sicuramente il Project Blue Book, che fu un evoluzione dei precedenti, in cui si analizzarono ben 13134 casi di avvistamento di oggetti volanti non identificati dal 1952 al 1969.

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In parallelo al Project Blue Book l’USAF commissionò all’Università del Colorado uno studio scientifico sugli UFO denominato Rapporto Condon, dal nome del suo direttore, il quale concluse, nel gennaio del 1969, che gli UFO non costituivano una minaccia, non erano visitatori extraterrestri ed un contatto con civiltà aliene era improbabile per i prossimi 10000 anni. Una dichiarazione ufficiale che, in realtà, “stride” con i dati rilasciati. Infatti su 90 casi esaminati ben 30 erano rimasti insoluti. Questo lo si apprese solamente andando a leggere le 1485 pagine del rapporto e non tramite le dichiarazioni volutamente tendenziose. Quindi il Rapporto Condon, voluto dall’USAF, confermò, suo malgrado e fra le righe l’esistenza degli UFO. Pochi mesi dopo nel dicembre del 1969 ci furono le conclusioni del Project Blue Book. I risultati furono che la maggioranza dei casi era largamente spiegata come: -interpretazione erronea di oggetti convenzionali; -una forma blanda di isterismo di massa; -inganni deliberati. Da ciò si doveva dedurre che gli UFO non costituivano un pericolo per la popolazione. Queste furono le dichiarazioni ufficiali dell’Air Force che inconsapevolmente ammettevano l’esistenza degli UFO. Si avete letto bene, ammettevano l’esistenza! Infatti andando a leggere le conclusioni si poteva apprendere che su 13134 casi ne rimanevano comunque 587, e non sono pochi, catalogati sotto la dicitura “OGGETTO O FENOMENO NON IDENTIFICATO”. Ovvero degli UFO! Proprio come nel Rapporto Condon! Abbiamo ben chiara, ora, come è nata e come si è evoluta la situazione negli States. Dopo una clamorosa dichiarazione iniziale favorevole al fenomeno si è innescato un meccanismo di COVER UP e si è cercato di negare sempre e comunque tutto. Le dichiarazioni ufficiali atte a negare o sminuire ciò che stava succedendo, però, contenevano al loro interno elementi che ne ribaltavano i risultati. Bastava solo esaminarli con cura e non accontentarsi della semplice conclusione. Vediamo ora come è la situazione negli altri paesi del mondo. ITALIA Nel 1978 è l’Italia a balzare agli onori delle cronache per un rapporto militare inerente diversi avvistamenti UFO. Alcuni giornali dell’epoca pubblicarono stralci di documenti ufficiali che l’Aeronautica Italiana aveva da poco concesso. E’ doveroso ricordare che il dossier ufficiale fu rilasciato, inizialmente e su esplicita richiesta, al CUN (Centro Ufologico Nazionale) nel 1978 da chi, all’interno dell’Aeronautica Militare Italiana, si occupava di raccogliere e coordinare i dati inerenti alle segnalazioni UFO ovvero il SIOS (Servizio Informazioni Operativo e Situazione). Tale materiale fu fornito a scopo di studio ed il CUN ritenne opportuno non divulgarlo per fini puramente commerciali. Altri gruppi, invece, che avevano anch’essi ricevuto, in un secondo tempo, il materiale lo divulgarono nell’ambiente giornalistico. Fra i quotidiani ed i settimanali ci fu una sorta di caccia allo scoop, tutti volevano entrare in possesso di questi documenti e tutti li volevano pubblicare.

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Allo scopo di evitare ogni ulteriore mercificazione del materiale dello Stato Maggiore della Difesa il CUN fu autorizzato a pubblicare parte di questo dossier. Così nel suo organo ufficiale, la rivista “NOTIZIARIO UFO” anno III n°1 (92) del gennaio 1980, venne pubblicata una parte della documentazione del Ministero della Difesa italiano sugli oggetti volanti non identificati avvistati nel nostro paese. La rivista del CUN contenente il rapporto fu inoltrata, per conoscenza, anche ai parlamentari italiani. Chiaramente questo rilascio di documenti ufficiali rappresentò un’ammissione della realtà del problema UFO in Italia. Ma c’è di più. Infatti nel corso dell’ottava edizione del Simposio Mondiale Sugli Oggetti Volanti Non Identificati, tenutosi a San Marino il 3 e 4 giugno 2000, era presente il colonnello Aldo Olivero del Reparto Generale di Sicurezza dell’Aeronautica Militare Italiana, il quale dichiarò ad un pubblico quasi incredulo che il fenomeno UFO esisteva e che la Difesa, in collaborazione con i Carabinieri, stava raccogliendo dal 1979 testimonianze in merito. Il colonnello rivelò altresì che fino al 2000 erano 215 i casi italiani risultati inspiegati.

Da sinistra: Roberto Pinotti (attuale Segretario CUN) e Aldo Olivero (Colonnello A.M.I.)

Attualmente è possibile consultare all’interno del sito internet dell’Aeronautica Militare Italiana la raccolta degli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, catalogata periodicamente anno per anno. Questo è l’indirizzo web: http://www.aeronautica.difesa.it/Organizzazione/SMA/EntiDipendenti/Pagine/RGS_OVNI.aspx BELGIO Proseguiamo con la nostra ricerca ed arriviamo al 1989, anno in cui si registrò un’ondata incredibile di avvistamenti di oggetti volanti non identificati in Belgio. Furono catalogati centinaia di casi e furono anche fotografati e filmati strani velivoli triangolari che solcavano i cieli e lasciavano impietriti i testimoni.

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L’ondata proseguì anche l’anno successivo e, considerate le insistenti pressioni della popolazione che voleva sapere cosa stava succedendo, l’Aeronautica Belga fece una conferenza stampa, l’11 luglio 1990, cercando di spiegare ciò che era avvenuto. I militari rivelarono che il 30 maggio del 1990 uno strano velivolo triangolare fu captato dal radar della base di Glons e fu visto da centinaia di persone tra cui tre pattuglie della polizia. Alle 00:05 dal quartier generale dell’Aeronautica Belga partì l’ordine di far decollare due F16 per dare la caccia al velivolo sconosciuto. I due aerei si misero in contatto radar con l’oggetto, il quale passò improvvisamente da 300 a 1700 piedi d’altezza ed accelerò da 280 a 1700km/h in un solo secondo, un’accelerazione considerata impossibile per qualsiasi essere umano. Infatti la soglia limite per gli uomini è 5 volte più bassa. Al termine dell’inchiesta al generale Wilfred De Brouwer dell’Aviazione Belga fu fatta la seguente domanda: “Quando degli scienziati seri dicono che bisogna avere il coraggio di affrontare l’ipotesi di fenomeni di origine extraterrestre lei come reagisce?” Questa fu la risposta del generale: “Siamo sempre prudenti perché noi abbiamo bisogno di prove concrete ma questa ipotesi, è chiaro, rimane aperta”.

Il generale De Brouwer durante la conferenza stampa

E dal 1990 anche il Belgio entra a far parte di quei paesi che hanno pubblicamente ammesso l’esistenza del fenomeno UFO. SPAGNA Ci spostiamo ora in Spagna, dove nel 1992 i vertici militari decisero di rendere noti, nella loro totalità, i vari rapporti segreti sugli UFO. In realtà ci furono poi delle polemiche perché ciò che venne rilasciato portava a delle conclusioni, secondo diversi ufologi, assolutamente scevre dall’essere considerate imparziali. Inoltre molti frammenti di questi dossier risultarono censurati. Ma ciò che interessa alla nostra ricerca sono le dichiarazioni dei militari ed in questo caso abbiamo quella del generale Alfredo Chamorro Chapinal, comandante del Comando Operativo Aereo (MOA) e Responsabile del Servizio Informazioni dell’Aeronautica, che disse: “Abbiamo ricevuto l’ordine dal Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica di procedere all’analisi, allo studio e nel caso alla declassificazione dell’archivio degli avvistamenti non identificati.

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Quest’ultimo conteneva numerosi eventi accumulati in molti anni e stiamo procedendo all’analisi partendo dai più vecchi. In qualche caso ricaviamo nuove informazioni da persone che hanno vissuto tali episodi oppure da esperti. Li stiamo così completando e vagliando onde stabilire se ci fosse qualche elemento in grado di incidere sulla sicurezza e sulla difesa aerea della Spagna, che è la nostra principale preoccupazione. Se dall’analisi di un episodio completata dalle informazioni che abbiamo potuto raccogliere, riteniamo che esso sia il più completo possibile e che sembri non aver avuto alcuna incidenza di sorta sulla sicurezza della Spagna, allora procediamo alla proposta, al Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica (JEMA), di declassificazione e di inoltro del rapporto all’Ufficio Relazioni Pubbliche perché lo metta a disposizione di studiosi, investigatori, tecnici e scrittori che desiderano approfondire i fatti. Non escludiamo la possibilità di qualunque mezzo conoscitivo aperto alla immaginazione, all’esperienza e alla tecnica degli appassionati e degli esperti.” Diversi anni più tardi, precisamente nel luglio del 2008 vi è stata un’altra operazione di rilascio di materiale UFO. Il Ministero della Difesa spagnolo pubblicò alcuni dossier, ritenuti fino a quel tempo Top Secret, relativi a degli avvistamenti avvenuti nell’arcipelago delle Canarie nel 1976. Anche la Spagna, quindi, entra nel novero delle “sorelle” che hanno dichiarato ufficialmente a livello militare l’esistenza degli UFO. RUSSIA Due anni più tardi, nel 1994, abbiamo il rilascio, con tanto di lettera di accompagnamento del gen. Sciam del KGB, dei rapporti militari di avvistamento di UFO sull’ex Unione Sovietica. Questo materiale, inviato al presidente dell’Unione delle Associazioni Ufologiche russe Pavel Romanovich Popovich, consiste in numerosi dossier riguardanti avvistamenti effettuati tra il 1982 ed il 1990. MESSICO Il 5 marzo 2004 otto membri dell’equipaggio di un Merlin C26, dell’Aviazione Militare Messicana, stavano sorvolando Ciudad del Carmen, località nello stato di Campeche (Mexico), quando videro attraverso il radar di bordo undici palle di fuoco nel cielo che si muovevano accelerando da 100 a 600 km/h cambiando traiettoria e nascondendosi dietro alle nuvole. Ad occhio nudo i militari non videro nulla ma attraverso il radar a infrarossi poterono osservare questo incredibile “balletto” nei cieli messicani. Il filmato della durata di 15 minuti è stato consegnato ufficialmente dal comandante delle forze armate messicane, gen. Clemente Vega Garcia, al giornalista televisivo Jaime Maussan che ha mostrato il tutto in una trasmissione il 10 di aprile.

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Per il Messico si è trattato della prima volta in cui, a livello ufficiale, i militari hanno rilasciato un documento importante inerente un avvistamento di oggetti volanti non identificati. Il col. Francisco Aguilar, segretario alla Difesa messicano, ha dichiarato: “Ogni ipotesi è aperta e una cosa è sicura: Non esiste una spiegazione logica per quegli oggetti che rimangono non identificati”. INGHILTERRA Nel 2002 ci fu un inizio di apertura, in merito al rilascio di documenti sugli UFO, da parte del Ministero della Difesa britannico. Infatti vennero pubblicati, all’interno del proprio sito web, i dossier relativi all’avvistamento UFO avvenuto nella foresta di Rendlesham nel 1980 in cui furono implicati diversi addetti della base USAF di Bentwaters. Ma fu il 22 gennaio del 2005 che fece molto clamore, nell’opinione pubblica, un articolo, pubblicato dal quotidiano inglese “The Independent”, contenente numerosi casi di avvistamento di oggetti volanti non identificati recuperati attraverso una legge sulla trasparenza dell’informazione simile al FOIA americano. Il quotidiano andò a spulciare nei documenti relativi al SF4, il Dipartimento Speciale sugli UFO del Ministero della Difesa di Sua Maestà britannica, rilasciati grazie alla legge in questione. Nelle migliaia di pagine di dossier figuravano avvistamenti effettuati da piloti civili e militari, tecnici e poliziotti inglesi. Il quotidiano, ovviamente, pubblicò un estratto di tali dossier scegliendo quei casi, a suo giudizio, più significativi. Tra il 2008 ed il 2011 abbiamo poi assistito ad una pubblicazione via web di numerosi documenti catalogati presso il National Archives. E’ possibile scaricare i pdf di tali files al seguente indirizzo: http://www.nationalarchives.gov.uk/ufos/ BRASILE Il 2005 è stato anche l’anno in cui i militari brasiliani hanno riconosciuto ufficialmente la ricerca sugli UFO ed hanno deciso di rilasciare informazioni classificate. A darne comunicazione è stato l’editore del Brazilian UFO Magazine e capo del Comitato Brasiliano di Ricercatori UFO A.J. Gevaerd. Venerdì 20 maggio l’Aeronautica Brasiliana (FAB) ha ricevuto ufficialmente un comitato composto dai maggiori ricercatori UFO del Brasile per discutere di avvistamenti ed esaminare i documenti governativi classificati. Il brigadiere Telles Ribeiro, capo del Centro di Comunicazione dell’Aeronautica Brasiliana, ha affermato: “Vogliamo che tutte le informazioni a riguardo, che abbiamo negato per decenni, vengano completamente divulgate al pubblico, attraverso gli ufologi”. Roba da non credere! Il 20 maggio si svolsero due incontri, il primo all’interno del quartier generale del Centro Integrado de Defesa Aerea e Controre de Trafego Aereo, Cindacta, dove i ricercatori hanno potuto visitare le stanze di controllo aereo e capire come gli UFO possono essere localizzati dal personale della base. Il secondo incontro ebbe luogo all’interno della struttura riservata del Comando de Defesa Aerea Brasileiro, Comdabra, dove i ricercatori hanno ricevuto un orientamento sugli aspetti della difesa aerea del paese.

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Qui è stato spiegato loro come l’esercito brasiliano fosse interessato alla materia ufologica e come dal 1954 catalogasse gli avvistamenti sotto la dicitura “H Traffic”. Dopo le spiegazioni sulle loro attività i militari fecero visionare ai ricercatori diversi dossier classificati riguardanti casi del 1954, 1977 e 1986.

Da sinistra: Il ricercatore A.J. Gevaerd ed il comandante brigadeiro T. Ribeiro

In realtà in Brasile c’era già stato un caso nel passato in cui era stata avvallata la fotografia di un UFO da parte del Ministro della Marina. Stiamo parlando del famoso caso dell’unità navale “Almirante Saldana”, facente parte della Marina Militare Brasiliana, che, attraverso il suo fotografo, immortalò il 16 gennaio 1958 un oggetto volante non identificato, di forma campanulare, mentre attraversava l’isola di Trinidade. E’ evidente, però, che le recenti aperture dei militari sono senz’altro qualcosa di molto più significativo e corposo rispetto a quel caso isolato. CANADA Tra l’agosto del 2005 ed il dicembre del 2007 il governo canadese rilasciò oltre 9500 dossier inerenti avvistamenti UFO. CILE 8 Febbraio 2007 - Più di 1.000 appassionati ed esperti si sono riuniti in occasione della Conferenza Internazionale di Ufologia organizzata dal Gruppo Ufologico d’Indagine del Cile (AION). Il punto saliente del convegno è stata l’esposizione di fotografie scattate da membri delle Forze Armate Cilene. La presenza di diversi membri delle forze armate ha conferito legittimità all’avvenimento. Rodrigo Fuenzalida, direttore dell’AION, ha detto che la presenza dei militari è stata importante per via della ben nota obiettività dei loro resoconti e dell’avanzata tecnologia che può venire utilizzata per controllare i loro avvistamenti. I video e le fotografie dei militari che sono stati mostrati comprendevano un’istantanea di un oggetto sferico metallico ripreso mentre volava sull’Antartide, ed il filmato di una nave della Marina inseguita da un oggetto luminoso nel 2000.

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Alla conferenza è stato presentato anche il resoconto di Rodrigo Bravo, Capitano della Quinta Divisione dell’Esercito, che ha illustrato, davanti ad un pubblico affascinato, la sua tesi, intitolata, “Osservazioni Sui Fenomeni Aerei non Identificati, Identificati dall’Aeronautica Civile.” FRANCIA Nel paese transalpino esiste una commissione governativa di studio sugli UFO denominata GEIPAN. Questo ente nacque nel maggio del 1977 con il nome di GEPAN (Gruppo per lo Studio dei Fenomeni Aerospaziali Non Identificati) e si trasformò negli anni in SEPRA (Servizio di Analisi dei Fenomeni di Rientro Atmosferico). Recentemente ha chiuso i battenti per poi rinascere con il nome di GEIPAN (Gruppo di Studio e Informazione sui Fenomeni Aerospaziali Non Identificati). L’ente non agisce sotto contratto militare ma nell’ambito di una organizzazione pubblica e civile anche se ha ricevuto in passato dei casi da analizzare direttamente dalla Gendarmerie Nationale. Nel marzo del 2007 annunciò l’apertura al pubblico dell’archivio ufficiale dell’ente contenente centinaia di casi di avvistamenti UFO dagli anni 50 ai giorni nostri. Su 1600 casi di osservazioni di oggetti non identificati il 28% rimase inspiegabile. GIAPPONE Nella terra del Sol levante non abbiamo dichiarazioni militari ufficiali ma due interessanti prese i posizione, anche se a livello personale, di alti membri governativi, che mi sembra giusto sottolineare. La prima riguarda l’allora Capo di Gabinetto del Governo Nobutaka Machimura che, durante una conferenza stampa effettuata nel dicembre 2007, rispondendo ad un’esplicita domanda inerente gli UFO disse: “Il governo può solo offrire risposte stereotipate a questa domanda. Personalmente io credo definitivamente che gli UFO esistono”. La seconda dichiarazione fu opera del Ministro della Difesa Shigeru Ishiba che disse: “Non c’è nessun motivo per negare ulteriormente che oggetti non identificati esistono e che questi vengono controllati da un’altra forma di vita. Verificherò se l’esercito del Giappone sia in grado di affrontare un attacco alieno….” ECUADOR Nel mese di marzo del 2008 la Forza Aerea Militare dell’Ecuador rilasciò la seguente dichiarazione: “Gli UFO esistono e non sono terrestri”. Il 13 dello stesso mese furono declassificati 44 casi ufficiali inerenti segnalazioni effettuate da testimoni istituzionali. Il materiale rilasciato dal CEIFO, la commissione di studio sugli UFO istituita dal governo nel 2005, fu riversato su Youtube. In uno dei video pubblicati è possibile vedere l’intervista al comandante Wilson Salgado che dichiarò: “Gli UFO sono veicoli di origine extraterrestre nella nostra atmosfera; dobbiamo condividere il nostro spazio con esseri di altri mondi”.

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DANIMARCA Nel gennaio del 2009 l’Aeronautica Militare danese rese pubbliche 325 pagine di rapporti ufficiali con ben 200 casi accaduti tra il 1978 ed il 2002. Il canale di divulgazione di tali dossier, come giù successo per l’Ecuador, fu il portale Youtube. URUGUAY Nel giugno del 2009 la Forza Aerea dell’Uruguay annunciò l’intenzione di pubblicare un “libro azzurro”, sulla falsa riga del Blue Book statunitense, contenente 30 anni di indagini svolte sugli UFO. UCRAINA Nello stesso anno in Ucraina Jaroslav Socko, responsabile dell’associazione Ufologica UFODOS, anticipò l’imminente declassificazione di centinaia di casi di avvistamento avvenuto tra il XVII° secolo fino ad oggi, in precedenza gestiti dal Centro Idrometeorologico delle Forze Armate dell’Ucraina. NUOVA ZELANDA Nel gennaio del 2010 il Governo della Nuova Zelanda diramò la notizia che entro la fine dell’anno avrebbe reso fruibile, all’opinione pubblica, centinaia di pagine di dossier segreti inerenti gli UFO. Si trattava di rapporti di avvistamenti avvenuti a partire dal 1979. CINA Nel novembre del 2010 rimbalzò la notizia che la Forza Aerea della Cina aveva ammesso di aver inseguito due UFO nell’ottobre del 1998, non riuscendo però a raggiungerli. I piloti dei caccia FT-6 descrissero di aver avvistare delle sfere di fuoco incandescenti. Come abbiamo potuto appurare dall’Europa all’America, dall’Asia all’Oceania parrebbe che il regime di cover up (copertura, insabbiamento di notizie, occultamento) che ha sempre caratterizzato le informazioni governativo-militari inerenti agli UFO si stia sgretolando. E’ bene comunque sottolineare che le notizie divulgate non stravolgono in toto lo scenario ufologico mondiale perché si tratta, crediamo, della sola punta dell’iceberg ma sono un enorme passo in avanti verso una presa di coscienza della realtà di un fenomeno che resiste al tempo. Speriamo che questa apertura sia un buon viatico per i prossimi anni e che sia solo l’inizio di un lento, ma costante, rilascio di informazioni al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla presenza di alcuni misteri non ancora spiegati. Finalmente gli UFO non sono più un argomento di nicchia riservato solo a sognatori e visionari ma stanno diventando qualcosa di tangibile che enti governativi e militari, quindi apparentemente più affidabili di semplici “ufologi”, affermano di aver catalogato. La materia degli oggetti non identificati sta uscendo dal guscio imposto per diversi decenni e sta iniziando a farsi strada fra la gente comune, nonostante l’ostracismo degli scettici ad oltranza.

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1.3 Le Vittime degli UFO L’incontro con gli Oggetti Volanti Non Identificati non è sempre qualcosa di piacevole, che affascina e stupisce. Infatti nella variegata ed imponente casistica mondiale esiste una piccola percentuale di casi drammatici culminata con:

• la sparizione di persone; • il decesso del testimone; • alcuni malesseri fisici sfociati, poi, nel decesso dovuto a malattie gravi.

Vi sono poi dei ritrovamenti di cadaveri umani mutilati che potrebbero avere un collegamento con il discorso ufologico. Non è mia intenzione allarmare il lettore, ma è opportuno segnalare l’esistenza anche di questa esigua parte di casistica, fortunatamente ripetiamo in percentuale molto bassa, al fine di sensibilizzare il pubblico sull’importanza di uno studio serio del fenomeno. Vediamo alcuni esempi per ogni categoria. SPARIZIONE DI PERSONE -Uno dei casi più famosi di sparizione fu sicuramente quello avvenuto in Australia nel 1978 ed avente come vittima il povero pilota Frederick Valentich.

Il 2 ottobre di quell’anno il giovane ventenne era in volo sopra lo stretto di Bass a bordo del suo monomotore privato Cessna 182, quando comunicò via radio ai controllori di volo di Melbourne che aveva avvistato sopra di lui quattro fonti luminose. La risposta dei controllori fu che nessun aereo civile o militare stava sorvolando la zona. Valentich cominciò allora ad agitarsi in quanto le luci continuavano a volargli di fronte ad altissima velocità ed in un successivo colloquio con i controllori di volo dichiarò che il presunto velivolo avvistato non era un aereo ma un oggetto dalla

forma allungata: “………….mi ha sorpassato ad alta velocità. Ha una forma allungata. Non posso distinguere di più... ora si dirige verso di me. Sembra stazionario. Sto virando e anche questa cosa mi vola sopra. Ha una luce verde e una specie di illuminazione metallica all’esterno………….." Dopo poco tempo l’oggetto scomparve dalla vista di Valentich, il quale avvisò il centro di controllo di avere qualche problema di avaria al motore del Cessna. Dal centro si udì un forte rumore metallico e si perse il contatto radio con il pilota. Da quel momento di Frederick Valentich non si seppe più nulla, né l’aereo né il corpo furono mai ritrovati! Furono effettuate diverse ricerche durante i giorni seguenti la vicenda ma non portarono a nulla. La tesi ufficiale delle autorità sulla scomparsa di Valentich fu che il pilota,

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volando capovolto, avesse in realtà visto tra le nuvole i riflessi delle luci della città dell’isola di King da lui scambiati per quelle di un’aeronave sconosciuta, e fosse poi precipitato. I piloti dell’aeronautica hanno sempre osteggiato questa tesi per due motivi, in primis difficilmente un Cessna può volare per lungo tempo rovesciato, il secondo motivo è che Valentich si sarebbe dovuto accorgere di volare capovolto, cosa che invece non risultò. L’unico dato inequivocabile rimane la scomparsa del pilota insieme al suo aereo. -Il 23 novembre 1953 un jet della base aerea di Kinross ricevette l’ordine di inseguire un bersaglio radar non identificato. Quando si trovò all’altezza del lago Superiore, dal radar, si vide il jet fondersi con il bersaglio e scomparire. Furono effettuate diverse ricerche ma del jet e del suo pilota non fu ritrovato nulla. -Nel 1959 in Giappone un jet fu mandato alla ricerca di un oggetto immobile captato dal radar.

Quando il velivolo fu in cielo il pilota confermò la presenza dello strano oggetto e dalla base gli fu dato ordine di fare fuoco su esso. I colpi inferti non ebbero nessun risultato, anzi, l’oggetto sconosciuto si mise ad inseguire il jet ed una volta raggiunto si fuse con esso, rimase immobile per qualche istante e poi scomparve. Tutto questo fu rilevato tramite il radar posto alla base a terra. Anche in questo caso vennero svolte delle ricerche ma non fu mai trovato nulla.

DECESSO DEL TESTIMONE -Il caso sicuramente più famoso di decesso in seguito ad incontro con un U.F.O. è quello del capitano Mantell, avvenuto il 7 gennaio del 1948. In seguito a numerose segnalazioni effettuate da diversi testimoni, che raccontarono di aver visto nei cieli del Kentucky un oggetto sferico di 75 metri di diametro di colore bianco, la torre di controllo di Godman contattò via radio il capitano Mantell che stava volando insieme ad altri 3 caccia F-51 dalla Georgia in direzione Standiford, vicino a Godman. Al capitano venne segnalata la presenza dell’oggetto volante non identificato e venne richiesto di tentarne l’individuazione in volo. Mantell si accorse dell’oggetto volante e cominciò ad inseguirlo con il suo F-51, segnalando alla base il fatto che non fosse possibile individuare la natura del corpo in volo. A questo punto le notizie su cosa riferì Mantell alla base si fanno più fumose, nel senso che per alcuni segnalò la presenza di un oggetto metallico di dimensioni spaventose, per altri invece disse solo che non si sarebbe spinto troppo in alto per non compromettere la propria riserva di ossigeno.

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L’unico dato certo è che il velivolo precipitò nei pressi di una fattoria di Franklin, nel Kentucky, ed il corpo del capitano venne ritrovato senza vita. Un testimone dell’epoca, il capitano James Duessler, riferì che uno degli ufficiali preposti al recupero della salma gli disse che il capitano Mantell fu ritrovato nei pressi del velivolo, completamente privo di sangue e di ossa ridotto ad una poltiglia informe. Il velivolo inoltre non presentava, stranamente, nessuna traccia di incendio. I giorni seguenti il crash furono spesi per cercare una possibile spiegazione a quanto avvenuto. Un comunicato dell’aeronautica riferì che l’oggetto avvistato dal capitano Mantell era, in realtà, una combinazione tra il pianeta Venere ed uno o più palloni aerostatici che volavano in quel periodo. Il capitano, quindi, raggiunse la quota di 20000 piedi e fu vittima di anossemia (mancanza di ossigeno) e precipitò con il suo F-51. Questa risposta ufficiale lasciò perplesse diverse persone in quanto risultava abbastanza curioso che un pilota con oltre 3000 ore di volo sulle spalle potesse scambiare il pianeta Venere o un pallone aerostatico per un oggetto volante ed inseguirlo fino al punto di precipitare.. -Il 24 marzo del 1968 un aereo Viscount dell’Aer Lingus, in rotta da Cork a Londra, precipitò nel mare d’Irlanda. Tutte le 61 persone a bordo del velivolo morirono. Venne subito attivata un indagine per scoprire la causa del disastro e si arrivò alla conclusione che il velivolo dovesse aver impattato contro un altro aereo. Le ricerche in mare non portarono a nessun ritrovamento e nessun altro aereo risultava disperso in quella circostanza. Alcune persone di Carnasore Point, località vicina al luogo in cui il Viscount cadde, affermarono di aver visto nelle prime ore del mattino uno strano oggetto nero a forma di sigaro. -A Martinscuro, vicino a Pescara, furono trovati morti in mare il 12 ottobre 1978 due fratelli, Gianfranco e Vittorio de Fulgentiis. Le cause del decesso non furono mai chiarite, ma all’atto del ritrovamento i due presentavano delle strane punture in volto, e la loro barca era inspiegabilmente intatta sul fondo del mare. Un paio di pescatori raccontarono di aver visto delle sfere di luce rossa inseguire la barca dei malcapitati ed il tenente colonnello Piero Gallerano rivelò che diversi avvistamenti di strane luci erano stati segnalati da marinai e da imbarcazioni della marina militare. ALCUNI MALESSERI FISICI SFOCIATI NEL DECESSO -Il 23 aprile 1976 a Quixadà, in Brasile, l’uomo d’affari Luis Fernades Barroso fu colpito da un fascio luminoso proveniente da un oggetto volante. Il malcapitato cominciò ad avere nausea, diarrea, emicrania e vomito finché fu ricoverato in ospedale. I medici che lo esaminarono conclusero che Barroso aveva una lesione al cervello che gli provocò con il passare del tempo fatica nel parlare ed una serie di altri problemi mentali che lo portarono a regredire ad un livello di comportamento infantile.

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Diversi specialisti si occuparono delle sue condizioni di salute, ma la situazione non cambiava. Barroso passava le giornate in stato catatonico seduto sulla poltrona di casa senza dare alcun segno di ripresa. L’unica reazione agli stimoli esterni avveniva quando qualcuno gli scattava una foto con il flash, che gli provocava agitazione fino al punto di urlare. Barroso morì nel 1993 senza mai essersi ripreso dalle sue precarie condizioni fisiche. -Alle 21:00 del 29 dicembre 1980 a Huffman, vicino a Houston (Texas), Betty Cash di 51 anni, Vickie Landrum di 57 ed il nipote Colby Landrum di 7 anni stavano viaggiando in auto quando videro in lontananza sopra dei pini un luce intensa che poi scomparve. Subito dopo videro a 40 metri davanti alla loro auto un oggetto illuminato della forma di due coni rovesciati che volava sopra la strada. Dall’oggetto uscivano lingue di fuoco dirette verso la strada che spinsero Betty Cash, che era alla guida, a fermare l’auto per scendere a vedere. Anche l’amica ed il nipote scesero dalla vettura ma vi rientrarono poco dopo impauriti dallo strano oggetto luminoso che emanava fiamme. Betty cercò di avvicinarsi all’oggetto quando le urla dell’amica la convinsero a

ritornare nei pressi dell’auto e a rientrare. L’oggetto rimase ancora per poco nella zona, producendo un sibilo regolare, poi ripartì inseguito da alcuni elicotteri neri. I 3 testimoni esterrefatti fecero rientro verso casa ed incominciarono ad avere strani sintomi che sfociarono poi in diversi malori. Dei tre la persona che accusava più malesseri fisici era Betty Cash (la

donna che rimase più tempo fuori dall’auto nel momento dell’avvistamento) che presentava nausea, pustole nel collo e nel viso, emicrania, vomito, diarrea, occhi gonfi. Venne perciò ricoverata nell’ospedale di Houston dove le diagnosticarono che le ferite ed i sintomi erano dovuti ad ustioni. Betty fu dimessa dopo alcuni giorni ma il continuare delle avverse condizioni fisiche la portarono ad un ulteriore ricovero di 2 settimane. Anche l’amica ed il nipote presentavano alcuni malesseri ma di minor entità, come disturbi di vista, caduta di capelli e bruciature lievi nel viso. In seguito al ricovero Betty raccontò la vicenda dell’avvistamento alla polizia ed alcuni ricercatori cominciarono ad indagare sull’accaduto. Secondo alcuni esponenti di associazioni ufologiche i malesseri della donna erano dovuti ad un esposizione a forti radiazioni che provocarono un numero elevato di disturbi nella donna perché era stata più tempo esposta rispetto all’amica ed al nipote che si erano rifugiati subito nell’auto. Le indagini dei ricercatori portarono al ritrovamento di altri testimoni che confermarono la presenza della luce nel cielo insieme agli elicotteri, che furono individuati nei Boeing CH-47 Vertol Chinook utilizzati per il trasporto di truppe dell’esercito. In seguito a questa scoperta ci furono delle persone che avanzarono l’ipotesi che l’oggetto avvistato altro non era che un velivolo sperimentale dell’esercito in fase di collaudo. Il governo U.S.A. ha sempre negato che l’avvistamento delle due donne e del bambino potesse essere messo in relazione con attività di sperimentazione, questo

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nonostante diverse cause intentate da cittadini che volevano sapere la verità sul caso. I ricercatori si sono divisi in due fazioni, da un lato chi propende per l’ipotesi di un velivolo sperimentale governativo (causa la presenza degli elicotteri militari), dall’altro chi per un oggetto volante non identificato (causa la somiglianza con altri casi in cui è stato avvistato un oggetto simile). Senza avere, quindi, una spiegazione esauriente su cosa avesse avvistato quella tremenda notte del 1980, Betty Cash si spense dopo 18 anni di calvario nel dicembre del 1998. In quel lasso di tempo la donna fu ricoverata parecchie volte all’ospedale per subire delle terapie intensive, le trovarono un tumore che riuscirono a curare ed ebbe anche un infarto. CADAVERI UMANI MUTILATI Il fenomeno delle mutilazioni animali misteriose (trattato da chi scrive in un successivo capitolo del libro) ha fra le varie possibili spiegazioni anche quella ufologica, in quanto alcuni oggetti volanti non identificati sono stati avvistati in concomitanza con questi fatti, ed alcuni agricoltori hanno dichiarato di aver visto umanoidi alle prese con i capi di bestiame. Il fenomeno non è solamente circoscritto agli animali, infatti esistono alcuni sporadici casi in cui sono state rinvenute delle persone mutilate con le medesime caratteristiche degli animali e per forza di cose accostabili al fenomeno. Vediamo un esempio: L’ufologa brasiliana Encarnacion Zapata Garcia venne a sapere da un suo amico, il dott. Rubens Goes, che quest’ultimo era in possesso di alcune fotografie, date a lui da suo cugino, il tecnico della polizia Rubens Silvestre Marques, inerenti un cadavere umano ritrovato mutilato nei pressi della riserva Guarapiranga in Brasile. Il corpo era stato trovato il 29 settembre 1988 in una spiaggia, mutilato in diverse zone del corpo. Una volta visionate le sette istantanee Garcia non ebbe dubbi nell’affermare che le caratteristiche del cadavere ricordavano molto da vicino l’inquietante fenomeno delle mutilazioni animali. Infatti il corpo si presentava privo di sangue e con dei tagli netti, precisi e cauterizzati, inoltre mancavano alcuni organi interni che probabilmente erano stati estratti da piccole aperture presenti sul cadavere. La carne e le labbra erano state asportate intorno alla mandibola, gli occhi e le orecchie erano stati rimossi. Il corpo non presentava né segni di colluttazione né segni dovuti a qualche predatore. In poche parole quindi il cadavere ritrovato in Brasile aveva tutte le caratteristiche delle classiche mutilazioni misteriose effettuate sul bestiame, e quindi le spiegazioni proposte per la soluzione del fenomeno che riguarda gli animali (fra cui quella ufologica) possono essere adattate a questo caso.

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1.4 Riflessioni Ufologiche a 360°

Sfogliando un vecchio libro di Ufologia del compianto J.Allen Hynek, “Rapporto sugli UFO” - Mondadori Editore -, ho riletto con piacere una serie di avvistamenti d’annata

ed ho trovato alcune caratteristiche che si riscontrano ancora nelle vicende odierne che mi hanno indotto a fare alcune riflessioni a 360°. Ciò che mi ha sempre colpito in ogni avvistamento ufologico è, oltre all’oggetto misterioso in volo, il comportamento dei testimoni. Questi infatti sembrano reagire in maniera differente fra di loro ed hanno un modo di porsi di fronte a ciò che vedono anche diametralmente opposto. Vi sono persone che alla vista di un oggetto non identificato iniziano un vero e proprio percorso alla ricerca della natura di ciò che hanno potuto vedere. Cominciano allora ad interessarsi alla materia, si documentano, cercano persone che abbiano “visto le stesse cose” e sentono il bisogno di divulgare la loro

esperienza. Altri, invece, sembrano essere totalmente disinteressati e raccontano la vicenda quasi svogliatamente non avvertendo minimamente la necessità di approfondire il discorso. Da cosa può dipendere tutto ciò? Come è possibile che persone che avvistano strane cose nei cieli abbiano reazioni così differenti? Come è spiegabile il disinteresse di tanti testimoni nei confronti di qualcosa che rappresenta per loro l’ignoto? Mi viene in mente il racconto, corredato da foto, che alcuni ragazzi di Borgotaro (PR) hanno fatto nel 2002 ad un conoscente di Stefano Panizza (*). I giovani avevano avvistato e fotografato un oggetto non identificato che evoluiva su Londra, nei giorni seguenti quindi raccontarono la vicenda ma dissero che non erano minimamente interessati ad approfondirla, anzi degli UFO non ne volevano proprio sapere. L’evento quindi non aveva destato nessun stupore nei ragazzi, se si esclude il fermento iniziale. A volte mi viene quasi da pensare che “chi o cosa sta dietro agli UFO” si mostri solamente, o comunque in maniera più frequente, alle persone che non hanno alcuna sensibilità nei confronti di questi argomenti. Mi chiedo infatti come mai gente totalmente disinteressata avvista per caso degli UFO, magari più volte, ed invece altri, per esempio chi scrive, che studiano la materia ed effettuano anche degli Sky-Watch (Osservazione del cielo, n.d.a.) non vedono e non hanno mai visto nulla di strano. Un altro aspetto interessante è che vi sono diversi avvistamenti ufologici in cui non tutti i testimoni riescono a vedere l’oggetto in volo. Un esempio lampante è il caso di Monselice del 2001 in cui due donne videro uno strano velivolo a forma di parallelepipedo sorvolare le loro teste mentre altre persone poste ad una certa distanza da loro non videro nulla. Solo alcune persone possono vedere gli UFO?

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Esistono dei “canali preferenziali” che permettono la visione di questi oggetti e solo se si è al loro interno si può vivere l’esperienza? Oppure occorre avere delle particolari doti psicofisiche o una sensibilità differente per vedere ciò che altri non vedono? Da quando mi interesso di Ufologia e di misteri mi porto dietro queste domande, a cui non ho ancora trovato una risposta. Questo aspetto sfuggente della materia, che non permette di fissare né regole precise né protocolli, credo che sia uno dei risvolti più affascinanti di questo argomento. Altrettanto intrigante è il comportamento delle persone sia che abbiano effettuato avvistamenti strani sia che abbiano solo ascoltato dei racconti di avvistamenti. Anche qui, infatti, mi sono sempre chiesto il motivo per cui alcune persone rimangono affascinate dall’ignoto mentre altre non mostrano la minima curiosità. Mi capita spesso di raccontare a degli amici le strane cose che studio ed in molte circostanze mi trovo allibito nei confronti della loro reazione, o meglio non-reazione. Se avessi detto loro che fuori pioveva avrebbe avuto lo stesso effetto. A mio modo di vedere quindi anche i comportamenti umani a volte hanno un non so che di “non identificato” che sfugge ad ogni tipo di regola. Il compito di ogni ricercatore quindi è anche quello di fare una corretta divulgazione al fine di sensibilizzare le persone sull’esistenza e sulla solidità di una tematica che dovrebbe avere un maggior interesse perché riguarda l’Umanità intera. Una società basata su strani e discutibili valori (l’immagine, il denaro, il successo) sicuramente ostacola questa divulgazione, anche perché invece di studiare la realtà che ci circonda, molto spesso ci si limita a subire passivamente ciò che i mezzi di informazione ci propongono. Ultimamente sta prendendo piede la moda del reality show, ed allora vediamo migliaia di spettatori che ogni settimana restano “incollati” davanti al teleschermo in attesa della “nomination di turno” e si disperano se dalla “casa” esce Tizio o Caio. Si viene quasi ad instaurare un solco fra loro, che sono la maggioranza, e noi che magari ci troviamo, in uno sparuto gruppo, a parlare di archeologia proibita, di buchi spazio temporali ed altre “stramberie” del genere. Alla luce di questo sono sempre più convinto dell’importanza della divulgazione per cambiare il modo di pensare della gente, o meglio per cercare di aiutarla a capire che la realtà può essere differente da come qualcuno vuole farci credere. Insomma, avrete capito che ci muoviamo all’interno di un percorso costellato di insidie, ostacoli e molta indifferenza. Ma a piccoli passi, conquista dopo conquista stiamo cercando di sgretolare il muro di gomma che ci circonda..

Note: *= Stefano Panizza, co-fondatore, insieme all’autore del presente e-book, del Centro Studi Fortiani (www.centrostudifortiani.it) attivo dal 2002 al 2010.

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1.5 Un caso clamoroso degli anni ’60: “Rapito dai dischi volanti” E’ questo il suggestivo titolo della didascalia di copertina della “Domenica del Corriere” del 30 settembre 1962 che uscì, nelle edicole italiane, con un dossier di ben 5 pagine sulle testimonianze in merito agli avvistamenti di dischi volanti. Nella stupenda copertina del settimanale, disegnata da Walter Molino, è raffigurato un uomo che viene letteralmente “arpionato”, sotto gli occhi impauriti ed increduli del figlio, da quattro braccia meccaniche che escono da un’enorme disco volante. La rappresentazione figurata è in realtà piuttosto differente rispetto a quanto accadde. Cerchiamo, quindi, di ricostruire questa vicenda ai confini della realtà. Siamo in Brasile a Duas Pontes, un villaggio nei pressi della città di Diamantina, nello stato di Minas Gerais ed è la notte del 20 agosto 1962. La famiglia di Rivalino Mafra Da Silva, cercatore di diamanti, sta dormendo quando alcuni rumori provenienti dall’interno dell’abitazione spaventano i figli Raimundo, Fatimo e Dirceu. I tre, impauriti dai sinistri strepiti, non riescono a chiudere occhio e si mettono a pregare. Verso la mattina il più grande dei fratelli, Raimundo di 12 anni, esce all’aperto per prendere il cavallo; non appena giunto fuori dall’abitazione vede, poco lontano dalla porta, due sfere che librano nell’aria. Una di colore nero avente una protuberanza somigliante ad un’antenna ed una specie di coda, l’altra di colore bianco-nera avente le stesse caratteristiche. Entrambe le strane sfere emettono un sibilo ed emanano una fiamma intermittente. Raimundo spaventato chiama a gran voce il padre che, una volta uscito di casa, rimane quasi ipnotizzato dagli oggetti, i quali si fondono incredibilmente fra di loro sollevando una nube di polvere e scaricando del fumo giallo che ben presto satura tutta la zona circostante l’abitazione. Una volta avvicinatisi a Rivalino gli oggetti spariscono insieme al malcapitato. Nei giorni seguenti la vicenda furono intraprese numerose ricerche nella speranza, risultata poi vana, di trovare il padre dei tre fratelli brasiliani. La polizia locale non credette al racconto del figlio Raimundo circa l’andamento dei fatti e, sospettandolo di essere implicato in prima persona nella scomparsa del padre, cercò con ogni tentativo di farlo cadere in contraddizione per capire cosa fosse realmente successo.

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La versione del dodicenne circa la vicenda, però, era sempre la stessa: il padre era scomparso insieme ai globi. Venne pure effettuata una perizia psichiatrica sul ragazzino, ad opera del dottor Joao Antunes de Oliveira, la quale stabilì la sanità mentale dell’adolescente. Rivalino Mafra Da Silva non fu più ritrovato. Nei mesi a seguire emersero ulteriori particolari che non facevano altro che confermare il racconto del figlio, infatti si seppe che un certo Antonio Rocha, verso le 16:00 del giorno 19 agosto vide, mentre pescava in un fiume nei pressi della zona del misfatto, due oggetti a forma di globo che stazionavano sulla casa di Rivalino. Un altro aspetto curioso della vicenda fu fornito dal racconto di due colleghi di Rivalino, i quali dichiararono che tre giorni prima della scomparsa il povero Da Silva confidò loro di aver visto due strani piccoli esseri, intenti a scavare vicino a casa sua. Quando cercò di avvicinarli questi fuggirono fra i cespugli dopo di che si levò in aria un curioso oggetto rosso a forma di cappello. Non c’è che dire: un caso assolutamente incredibile rimasto a tutt’oggi irrisolto. Note: La vicenda di Rivalino Mafra Da Silva è stata raccontata e divulgata da diversi ricercatori durante gli ultimi 50 anni di Ufologia. Curiosamente esistono diverse versioni dei fatti che differiscono fra loro, alcune per dettagli quasi insignificanti, altre per aspetti più importanti e concreti come ad esempio la natura degli oggetti visti dai testimoni. C’è infatti chi parla di dischi volanti e non di sfere, tanto per fare un esempio. La fonte che ho utilizzato per redigere questo pezzo è quella che ho ritenuto più precisa e completa di particolari ed è la seguente: http://village.flashnet.it/users/rm5992ax/TPrimi.html

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1.6 Le Mutilazioni Animali Misteriose: una connessione ufologica? NASCITA DEL FENOMENO Il fenomeno delle mutilazioni animali misteriose (MAM) incominciò negli Stati Uniti alla fine degli anni sessanta. Il primo caso ufficiale è datato 9 settembre 1967 e riguarda un puledro Appalosa di 3 anni di nome Lady, trovato morto vicino ad Alamosa nella S.Luis Valley a sud del Colorado. L’animale aveva la testa completamente priva di carne, muscoli, cervello e non presentava organi interni e midollo. Nella zona circostante al puledro non furono trovate tracce né di sangue né di impronte umane o di pneumatici, ma furono riscontrate 15 tracce circolari ed un cerchio di 91cm c.ca formato da 8 buchi rispettivamente di 10cm c.ca di diametro e 8-10cm di profondità.

Tutto il territorio circostante l’animale fu accuratamente esaminato da una guardia forestale che, attraverso un contatore geiger, trovò una certa quantità di radiazioni in corrispondenza dei cerchi e quasi nulla nei pressi del puledro. Il caso venne quindi affidato al dr. John Altshuler, ematologo e patologo presso l’Università Health Sciences Center di Denver, il quale esaminò il puledro dieci giorni dopo la mutilazione. I risultati dell’accurato esame stupirono enormemente il dottore. Infatti il puledro aveva un’incisione chiara e verticale che partiva dal collo fino alla base del petto; la pelle inoltre sembrava che fosse stata cauterizzata. Oggi la precisione e la fattura del taglio farebbero pensare ad un incisione effettuata con il laser. Dobbiamo però tenere presente che ci troviamo nel 1967, ovvero pochi anni dopo l’invenzione di questa tecnologia che, di conseguenza, non poteva essere così diffusa su larga scala. Il dottor Altshuler decise quindi di focalizzare la sua attenzione su dei campioni di tessuto, quelli più duri e scuri. Li esaminò al microscopio e scoprì che a livello cellulare c'era una consistente decolorazione e distruzione con delle mutazioni causate dalla bruciatura. Una cosa che lo colpì in maniera significativa fu la mancanza del plasma in corrispondenza con la mancanza del cuore.

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Come si sarebbe potuto estrarre il cuore senza creare un consistente spargimento di sangue? Dopo questo caso del puledro Lady, incominciarono a manifestarsi diverse mutilazioni in America e nel resto del mondo, quasi tutte con le medesime caratteristiche e riguardanti capi di bestiame, cavalli, pecore ed altri animali. L’aspetto comune di tutte queste mutilazioni sta nel fatto che gli animali furono sempre trovati privi delle parti molli come occhi, lingua, mammelle e soprattutto non presentavano la minima traccia di sangue. Addirittura in alcuni casi furono trovate delle mucche incinte con la placenta estratta ed il feto asportato. CASI ECLATANTI Già nei secoli scorsi ci giungono notizie di mutilazioni avvenute su animali, infatti in Francia esiste una documentazione antica, composta da un disegno custodito alla Biblioteca Nazionale di Parigi e dal numero della “Gazette de France” del 23 novembre 1764, circa una mostruosa bestia mannara che divorava persone, in particolare bambini. Ed in effetti si hanno notizie di un mostro di dimensioni spaventose che si aggirava per la regione francese Gevaudan nel 1700.

Con il passare del tempo la vicenda scemò e si trasformò in una leggenda che si tramanda ancora oggi. Tornando più vicino ai giorni nostri e precisamente al secolo che è appena passato: Colorado (U.S.A.) 1978 Il primo settembre 1978 lo sceriffo della contea di La Plata, Colorado, interpellava il dottor William J. Fitzgerald, veterinario, per l'autopsia di un vitello di sei mesi, trovato morto nei pressi della fattoria Bartel. Il risultato dell'autopsia di Fitzgerald fu piuttosto categorico: L'animale, che era stato dissanguato, non poteva esser stato mutilato dai predatori!

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Questa conclusione “ufficiale”, proveniente da un personaggio autorevole, infastidì alcune persone fra cui Kenneth Rommel, un ex agente dell' FBI incaricato, a seguito del clamore suscitato sui giornali, di seguire il caso, in seno ad una "Commissione Martinez", nel Nuovo Messico. La sua inchiesta durò nove mesi e per tutto questo arco di tempo Rommel, inspiegabilmente, cercò tutte le soluzioni possibili per demolire questo autorevole caso. Non riuscendo nel suo intento decise di attaccare il veterinario. L’ex agente scoprì che il dottor Fitzgerald si era laureato da poco e tanto bastò all'FBI per liquidare il caso per "incompetenza" del patologo. Iowa (Washington, U.S.A.) 11 Maggio 1980 Un vitello di Charolles fu trovato morto, steso sul fianco sinistro, senza occhi, privo di sangue nelle orbite e con una chiazza sanguinolenta sulla spalla. Scroto e testicoli erano stati asportati con un'incisione netta e precisa. Dopo una prima inchiesta effettuata dal capitano Jack Dillon, il vitello era stato trasportato allo Iowa State University Diagostic Laboratory. Qui il dottor John Andrews stimò che l'animale era stato trattato con uno strumento affilatissimo, per cui si escludeva categoricamente l'opera di un predatore. Curiosamente Jack Dillon aveva notato che il campo ove era stato trovato morto l'animale era circondato da una vegetazione molto fitta ed intatta. In poche parole l’unica maniera per poter penetrare in quella zona era dall’alto.. Var (Francia) 1993 In Francia ben duemila pecore sono state mutilate e spellate presso le grotte di Verdon, nel Var. Come abbiamo già visto esiste nella zona una leggenda rinascimentale circa una gigantesca bestia, ritenuta un lupo mannaro, che già nel '500 macellava gli animali. Parecchie carogne sono state sottoposte ad autopsia ed uno di questi animali presentava delle piccole incisioni da 4 a 5mm di lunghezza che scoprivano, all’interno del corpo, degli ematomi di 20-25cm di diametro. Una pecora è stata scoperta totalmente priva di sangue. Alla luce dei ritrovamenti fatti sembrerebbe che nessun predatore sia all’origine di questi fenomeni. Marsaglia (CN) (Italia) Ottobre 2005 Antefatto Martedì 1 novembre 2005 l’autore di questa ricerca viene avvisato telefonicamente dal consulente scientifico del CUN, dott. Giorgio Pattera, in merito ad un caso di presunta mutilazione animale nei pressi di Cuneo. Per maggiori informazioni vengo invitato a rivolgermi a colei che ha ricevuto la segnalazione ovvero Emilia Balbi, coordinatrice per la Liguria del CUN. Ho provveduto, quindi, abbastanza celermente a telefonarle per avere maggiori delucidazioni sull’accaduto. Il caso La Balbi è stata contattata da un suo conoscente, appassionato di ufologia, residente in provincia di Cuneo. Il signore in questione le ha raccontato che un allevatore residente in un paesino nei pressi di Marsaglia (CN) ha segnalato, ad inizio di ottobre, la scomparsa di sei pecore, di cui una gravida, dal suo gregge. Dopo una decina di

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giorni il pastore ha ritrovato, in un campo distante cinque minuti di strada dalla sua casa, una di queste pecore, per l’esattezza quella incinta, ed alcune ossa che avevano tutta l’aria di essere i resti di un altro membro del gregge. La scena che si è manifestata di fronte al pastore era abbastanza macabra, infatti sparpagliati per un campo, ai piedi di un pendio, giacevano brandelli di pelle e di lana, le ossa ed il teschio dell’animale. Quest’ultimo per le sue caratteristiche anatomiche inconfondibili ha suggerito all’allevatore che dovesse essere appartenuto ad una delle sei pecore smarrite. La particolarità del ritrovamento consiste nel fatto che le ossa sono risultate bianchissime ed assolutamente prive di tracce di sangue. Inoltre la presenza di brandelli di lana sulla cima del pendio ha indotto il sospetto che l’animale potesse essere precipitato dall’alto. Delle restanti quattro pecore scomparse non si è più avuta traccia, mentre l’unica ritrovata viva ha partorito ed è rimasta in buona salute. STUDI EFFETTUATI 1) Un'inchiesta privata sulla morte di Lady sarebbe stata condotta, nell'inverno del 1967, da Raymond Ingraham, studente di ingegneria a Boulder e da Mike Kellenbarger, membro dell'associazione ufologica APRO. I due si recarono nella S.Luis Valley, dove erano state segnalate altre mutilazioni animali e passaggi di UFO, e riuscirono a contattare il fattore che aveva trovato la carogna di Lady. Inizialmente il fattore fu un po’ restio nel parlare, poi pian piano si aprì e indicò ai due ricercatori il posto dove il puledro fu trovato e dove poi, molti mesi dopo il fatto, non era ricresciuto niente. Mentre i due stavano indagando, notarono una station-wagon grigia a 4 miglia di distanza da loro. Lo studente, in possesso di una macchina fotografica, puntò lo zoom sull’auto che partì improvvisamente. Dopo questo episodio il fattore rivelò che situazioni simili, anche con protagonisti elicotteri anonimi, stavano succedendo da tempo nella zona e raccontò, inoltre, che ci furono in quel periodo diversi avvistamenti di strane luci che evoluivano nel cielo. Parecchio tempo dopo la conclusione dell’indagine Ingraham, lo studente, partì per la naja e fu accettato in una sezione di Intelligence specializzata in riconoscimento fotografico. Durante i test attitudinali iniziali fra le varie domande di rito gli fu chiesto, incredibilmente, cosa fosse andato a fare ad Alamosa nel 1967 e perché. I militari, inoltre, gli chiesero se faceva parte dell'APRO ed alla risposta negativa da parte del ragazzo sembrarono soddisfatti. Come potevano sapere i militari quello che il ragazzo aveva fatto nel 1967 e, soprattutto, perché gli chiesero tali cose? 2) L’astrofisico dottor J. Allen Hynek, uno dei padri della moderna ufologia, fu chiamato nel 1968, nell’ambito del Project Blue Book, l’indagine governativa americana sugli UFO, ad intervistare un fattore il cui bestiame era stato mutilato e prelevato da ignoti. Il fattore, che viveva a 30 miglia a nord di Kansas City, nel Missouri, era stato svegliato alle 3.20 del mattino dalle urla del suo bestiame.

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All'esterno vide le mucche che guardavano fisse in alto un oggetto illuminato che sembrava avere un diametro di 30m circa, volteggiante ad un altezza di 6-7m dal suolo e che emanava un fastidioso rumore pulsante, simile ad un fischio. Il dott. Hynek realizzò un'intervista telefonica e rimase impressionato dal testimone, ma non condusse nessuna indagine sul posto perché dal “Blue Book” gli fu suggerito che non valeva la pena spendere tempo e denaro per approfondire quel caso. Alla luce di questo la vicenda fu semplicemente archiviata come “inspiegata”. 3) Un altro caso coinvolse la dottoressa Iona Hoeppner, professoressa di scienze a Brigsdale, diplomata in fisica, biologia e chimica a Fresno e a Memphis. Il 18 settembre 1980 a Brigsdale, in una pastura della fattoria Roland Ball, due giovani tori furono trovati mutilati. Uno dei due era morto ormai da cinque giorni. La Hoeppner raccolse parecchi campioni di pelle e di sangue, e spedì il tutto al laboratorio della scuola. La sera stessa la donna esaminò al microscopio, nel laboratorio scolastico, la pelle del ventre di uno dei vitelli. Poi conservò questo e altri campioni nel congelatore dell'istituto. Il giorno dopo la Hoeppner ricevette una telefonata da un impiegato della scuola, che, allarmato, l'avvertiva di aver trovato le porte del laboratorio spalancate e molte sostanze sparpagliate su tutto il pavimento della stanza. Tutti i campioni erano scomparsi tranne uno che conteneva frammenti di pelle del ventre. Il giorno seguente la donna chiamò l'ufficio dello sceriffo per avere delucidazioni sull’accaduto. Le fu risposto in maniera risentita che tutto il materiale era stato spedito a Fort Collins, all'Università del Colorado. La donna, convinta ad andare in fondo alla vicenda, chiamò immediatamente l'Istituto ma le fu risposto che i campioni non erano mai giunti in quel posto. A quel punto la Hoeppner rintracciò un amico che lavorava in Università, al dipartimento di patologia, e venne a sapere che i campioni in effetti erano arrivati all’Istituto, ma vennero immediatamente scartati. La donna non si diede per vinta e tornò sul luogo delle mutilazioni per prelevare dagli animali, ormai in avanzato stato di decomposizione, nuovi campioni di pelle. I contenitori furono ricollocati nel laboratorio della scuola e si ebbe la cura di chiudere porte e finestre. Il giorno seguente la donna scoprì, amaramente, che i campioni erano stati nuovamente rubati. 4) Tra gli anni 80 e 90 diversi studi sulle mutilazioni sono stati fatti da un ufologo francese di nome Jean Sider, il quale fu spinto ad indagare sul fenomeno in seguito ad una serie di eventi strani successi nel dicembre del 1983. In particolare rimase insospettito quando alcuni allevatori del Kansas mandarono numerosi animali mutilati nel laboratorio di diagnostica veterinaria di Manhattan. Si chiese cosa potesse aver spinto un allevatore a mandare un animale mutilato, presumibilmente da predatori, a dei veterinari di stato per delle ricerche. Una parziale risposta venne dallo sceriffo di una delle contee toccate dalle mutilazioni, che disse: “Non siamo stati in grado di determinare come i genitali e le mammelle di ogni bestia, come pure un feto, fossero stati asportati con un coltello. Non c'era alcuna

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traccia di sangue al suolo, ed una quantità minima negli animali...Erano stati mutilati come da un rasoio affilato...”. 5) Il 20 Maggio 2000 il proprietario di un ranch nei pressi della cittadina di Cuba, New Mexico (U.S.A.), contattò un ricercatore del NIDS (National Institute for Discovery Science) per avere qualche spiegazione plausibile in merito ad uno strano caso di mutilazione, avvenuto ai danni di una mucca Charolais di due anni. L’animale presentava delle lacerazioni sul labbro superiore ed aveva alcune ablazioni ad entrambe le orecchie ma era ancora vivo, seppur in condizioni assolutamente non buone. Nei giorni seguenti l’animale fu esaminato dai veterinari che constatarono l’occlusione dei canali uditivi ad opera di insetti, larve e sangue coagulato. La capacità motoria della mucca era notevolmente ridotta ed inoltre l’animale aveva una particolare ipersalivazione. Gli vennero quindi prelevati alcuni campioni di sangue al fine di poter effettuare delle analisi per evidenziare eventuali malattie, le quali non vennero assolutamente riscontrate eccezion fatta per la Febbre Catarrale Maligna (FCM). Considerando però che i sintomi presenti nella mucca non corrispondevano assolutamente a quel tipo di malattia fu escluso che la FCM potesse essere all’origine del malessere dell’animale. Si passò quindi ad esaminare l’area di terreno in cui fu trovato l’animale per verificare se fosse stato distribuito del diserbante particolare che avesse, in un secondo tempo, influito sulle condizioni cliniche della mucca. Il proprietario del terreno rivelò che aveva fatto utilizzo del defogliante Tebuthiuron, con lo scopo di contrastare la crescita di erbacce. L’analisi di questo diserbante dimostrò la sua bassa tossicità verso gli animali. I ricercatori quindi incominciarono a formulare qualche ipotesi su come l’autore/i di tale mutilazione potesse aver operato. Le tre tipologie di intervento pensate furono queste: -immobilizzazione mediante l’utilizzo della sola forza muscolare; -immobilizzazione mediante l’utilizzo di un farmaco tranquillante somministrato a distanza con l’ausilio di un adeguato fucile; -immobilizzazione mediante l’utilizzo di un dispositivo di stordimento non letale. Accerchiare un animale di grossa taglia ed immobilizzarlo utilizzando la sola forza muscolare avrebbe costituito un’impresa piuttosto ardua, considerando che ci sarebbero volute più persone e che queste avrebbero sicuramente destato l’attenzione di qualcuno nella zona. Perciò quest’ipotesi venne scartata. Per quanto riguarda la seconda ipotesi, pur esistendo in commercio farmaci per addormentare animali (utilizzati negli zoo per esempio), non fu trovato nella mucca nessuna traccia di somministrazione parenterale perciò si decise di escluderla dal lotto. L’ultima ipotesi riguardava l’immobilizzazione dell’animale mediante l’utilizzo di un dispositivo di stordimento, ovviamente non letale. Considerando l’avanzamento tecnologico effettuato negli ultimi anni, soprattutto a livello militare, era possibile pensare all’esistenza di tale strumento. Gli unici sistemi conosciuti, però, non portavano ad un’immobilizzazione duratura dell’animale ma, anzi, molto limitata nel tempo, quindi difficilmente applicabile ad una mucca di quella taglia. Dopo cinque giorni di meticolose cure veterinarie, la mucca venne restituita al proprietario in discrete condizioni di salute, tuttavia, alcuni giorni più tardi, l’animale peggiorò sensibilmente ed il proprietario del ranch decise di sopprimerlo. Nessun

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esame necroscopico venne purtroppo effettuato e quindi non si poté approfondire il caso. Come abbiamo visto quindi sono stati effettuati alcuni studi da parte di certi ricercatori, ma non sono state tratte conclusioni definitive degne di nota, un po’ per l’impedimento delle ricerche, come nel caso della dott. Hoeppner, un po’ per l’alone di mistero che avvolge questo tipo di vicende. POSSIBILI SPIEGAZIONI Alla luce di tutti questi casi è giunto il momento di provare a formulare alcune ipotesi sulla natura di queste mutilazioni misteriose: -Riti satanici, predatori, fenomeni naturali Una spiegazione alle mutilazioni potrebbe arrivare dai culti satanici, ma se la analizziamo ci accorgiamo subito che regge veramente poco. Infatti in genere il sacrificio nel culto diabolico coinvolge una donna od un bambino. Il motivo di tutto ciò consiste nel fatto che il satanista, strappando il cuore o il cervello e mangiandoli, acquista le facoltà del sacrificato. A tal riguardo esiste un'inchiesta condotta in America alcuni anni fa dal giornalista Giorgio Medail, il quale intervistando alcuni cultisti pentiti ha dimostrato come i sacrifici siano essenzialmente umani. Gli unici culti che prevedono il sacrificio di animali sono il vudù e la teurgia pagana. Il primo si limita a sacrificare, strozzandoli o sminuzzandoli con coltellacci, animali da cortile, mentre la teurgia prevede il sacrificio di un vitello (il “capro espiatorio”) con annesso un enorme spargimento di sangue, altrimenti il rito non è valido. Infatti la fuoriuscita del plasma, ritenuto magico, è indispensabile per qualsiasi sortilegio. In ogni caso oggi sono veramente poche le persone che si affidano al culto neopagano e fra queste solo una minima parte pratica sacrifici. L’assenza poi di tracce nel terreno e la precisione quasi chirurgica delle incisioni negli organi, credo che escluda categoricamente questa spiegazione. Ricordiamo poi che in America esisteva una ricompensa di 45000 dollari per chi avesse denunciato i responsabili di mutilazioni. Fino ad ora non è stata provata la colpevolezza di nessuno. Per quanto riguarda invece l’ipotesi dei Predatori, questa è una spiegazione che va sicuramente presa in considerazione ma anch’essa regge poco ad un'analisi più approfondita. Se si guardano le foto degli animali mutilati si capisce che non può trattarsi dell'azione di qualche predatore: i tagli sono eseguiti con precisione chirurgica e la carcassa è dissanguata. I predatori si comportano in maniera differente azzannando la preda e devastandola. Inoltre in alcuni casi gli esami al microscopio hanno rivelato che i tagli sui tessuti sono stati fatti con qualcosa di molto caldo in quanto i bordi risultavano letteralmente cotti. Si è quindi ipotizzato che il fenomeno delle MAM potesse essere ricondotto a fenomeni di origine naturale. Si è parlato perciò di fulmini, fulmini globulari, tornado, o eventi naturali ancora a noi ignoti.

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Nessuna di tali ipotesi ha evidenziato una reale fattibilità. Alla luce di questo è ragionevole ritenere l’ipotesi naturale quella con la minore probabilità di essere la responsabile delle mutilazioni animali misteriose. Come nel caso dei predatori, poi, rimane inspiegabile l’accuratezza delle incisioni, l’asportazione di un organo piuttosto che di un altro e l’assenza di sangue. -Esperimenti governativi/militari Un’altra ipotesi riguarda oscuri esperimenti da parte dei governi. E’ sicuramente più plausibile rispetto alle altre sopra citate, resta però difficile da spiegare il motivo. Perché da più di quarant'anni i governi porterebbero avanti una così dispendiosa e assurda operazione di sistematica uccisione di capi di bestiame? Quale sarebbe lo scopo di tale prolungata e macabra operazione? I mezzi, comunque, per effettuare tali mutilazioni sarebbero in possesso dei vari apparati militari (mi riferisco a laser da campo, farmaci capaci di immobilizzare la preda ecc.). Quindi tecnicamente questa ipotesi potrebbe anche reggere, rimangono da cercare le reali motivazioni alla base di questi atti e comunque rappresenterebbe uno scenario piuttosto inquietante. Infatti cosa starebbero architettando i governi alle nostre spalle? -Ipotesi extraterrestre E' una tesi che ha abbracciato anche il compianto ufologo americano, specializzato in abductions, Budd Hopkins e la ricercatrice Linda Multon Howe, la quale in merito ha affermato: “….le mutilazioni avvengono anno dopo anno anche nello stesso pascolo. Credo che ci sia di mezzo qualcosa di genetico, legato al sangue degli animali e degli umani. Forse è il tentativo di creare qualche razza superiore. Penso che lo scopo delle mutilazioni non sia tanto quello di prelevare l'organo in sé quanto quello di avere a disposizione il DNA contenuto in esso. E' il DNA che cercano, lo estraggono e lo manipolano, forse per creare altre forme di vita dal materiale genetico di questo pianeta. La domanda che dobbiamo porci è, allora, chi fa tutto questo e quando le mutilazioni animali avranno fine?” Il ragionamento, se vogliamo piuttosto coraggioso, che ha portato la Howe ed altri ricercatori a spingersi verso l’ipotesi extraterrestre si basa principalmente su 3 punti: -i laser estremamente precisi e le modalità di taglio del tutto nuove sono per la fine degli anni ’60 un fatto inusuale. Il laser era già stato inventato ma non era largamente diffuso; -continui avvistamenti di UFO nei pressi dei pascoli, con luci strane che evoluiscono nel cielo; -alcune testimonianze sconcertanti di agricoltori che giurano di aver visto umanoidi nei pressi dei pascoli alle prese con capi di bestiame immobili . Su questi tre aspetti si basa sostanzialmente questa ipotesi che prevede che una razza aliena abbia operato e stia tuttora operando mutilazioni per scopi, forse, di ricerca. Come se ciò che vi ho raccontato fin qui non bastasse esiste, inoltre, un ulteriore fenomeno che si manifesta in maniera parallela a quello delle mutilazioni animali. Se per queste abbiamo il ritrovamento di capi di bestiame privi di determinate parti del corpo, per questo ulteriore fenomeno abbiamo animali ritrovati morti completamente dissanguati, con dei fori in corrispondenza del collo e dell’addome e con la totale assenza di rigidità cadaverica.

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E’ stata inoltre rilevata la mancanza dei miasmi da decomposizione. Gli animali, insomma, più che mutilati sembrerebbero, passatemi il termine, “vampirizzati”. Questo tipo di aggressione sarebbe opera del famigerato “Chupacabras”, succhia-capra, un presunto animale molto somigliante al “classico alieno grigio” segnalato principalmente nel sud America (Brasile, Cile, Argentina ecc.) a partire dal 1995. Le sue caratteristiche principali sono quelle di avere la testa a pera con enormi occhi rossi, gli arti superiori ed inferiori con tre dita e terminanti con unghie ad artiglio, una bocca con canini prominenti e il pelo color rame. E’ stato e sarebbe responsabile dell’uccisione di centinaia di polli, capre e suini. In verità, secondo il ricercatore Jaime Ferrer esisterebbero 35 specie differenti di “Chupacabras” che variano da un altezza di 10-15cm fino ad arrivare a due metri e mezzo. Sono state, anche in questo caso, formulate diverse ipotesi su cosa possa essere questa creatura e da dove possa provenire. Andiamo ad analizzarle brevemente partendo dalla più convenzionale per arrivare alle più “esotiche”: -predatore: Come nel caso delle mutilazioni c’è chi pensa che il famigerato “Chupacabras” altro non sia che un semplice animale selvatico che vaga di notte azzannando le sue prede. -esperimento genetico: Questa ipotesi prevede l’esistenza di una cavia da laboratorio, un vero e proprio esperimento genetico, fuggita da qualche istituto. L’essere sarebbe, quindi, libero di vagare alla ricerca del cibo e privo di qualsiasi controllo. -essere intraterrestre: Il Chupacabras potrebbe essere un “abitante del sottosuolo”. E’ stata formulata questa ipotesi perché l’animale in questione sarebbe stato visto entrare in caverne e cavità nella roccia nei pressi di zone montuose. -essere interdimensionale: Nelle tradizioni del sud America esistono leggende di esseri demoniaci evocati in rituali magici. I fautori dell’ipotesi interdimensionale sostengono che durante uno, o più, di questi rituali potrebbe essersi materializzata questa creatura proveniente da altre dimensioni ed essere rimasta definitivamente nella nostra. -essere extraterrestre: Esiste una correlazione tra il “Chupacabras” ed alcuni avvistamenti di UFO. Questo ha spinto alcuni ricercatori ad ipotizzare una sua provenienza extraterrestre. Qualcuno ha addirittura azzardato che si tratterebbe di un robot biologico creato con l’obbiettivo di raccogliere sangue dagli animali terrestri.

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Ciclicamente arrivano notizie di persone che avrebbero fotografato ed addirittura catturato il famelico essere. Spesso si tratta di bufale veicolate in internet mentre altre volte, effettivamente, c’è qualcosa di misterioso. Nel 2002, per esempio, alcuni ragazzini catturarono in Cile un essere di 7 cm completamente mummificato, che ricordava in miniatura le fattezze del “Chupacabras”. Allo strano animaletto fu dato il nome di “Toy”. Nel 2003 due esponenti del CIO (organizzazione ufologica cilena) dissero che in seguito ad alcune ricerche si arrivò a stabilire che, con molta probabilità, “Toy” doveva essere un feto abortito di un cane. In effetti la comparazione fra la foto di “Toy” e quella di un feto di un cane dimostra che si somigliano molto. Chiaramente qualche dubbio rimane. Sempre nel 2003 nei pressi di Firenze sarebbe stato catturato, dalle autorità militari, uno strano animale bipede dal pelo irto sulla schiena. In quel periodo nella zona vi furono diverse denunce effettuate da alcuni pastori che si erano visti uccidere i loro capi di bestiame da un essere misterioso. Due testimoni videro la strana creatura attraversare una strada di campagna mentre si stavano dirigendo nei pressi di una località in provincia di Firenze. CONCLUSIONI Riassumendo quindi i concetti fondamentali di ciò che abbiamo visto fino ad ora la situazione per quanto riguarda le MAM è piuttosto complessa e ricca di aspetti paralleli altrettanto angoscianti. Dal 1967 ad oggi questo fenomeno continua ininterrottamente, sempre con le stesse modalità e sempre senza un’apparente spiegazione logica dei motivi e dell’identità degli esecutori di tali mutilazioni. E’ un fenomeno globale, infatti ha toccato diversi paesi nel mondo come U.S.A, Inghilterra, Francia ed anche l’Italia. Abbiamo visto che tutte le ipotesi di lavoro possono essere convogliate in 3 settori principali: - Riti satanici, predatori, fenomeni naturali - Esperimenti governativi/militari - Ipotesi extraterrestre. La prima categoria è forse quella meno plausibile mentre le altre due hanno delle basi più solide che, una volta, sviluppate potrebbero portare sulla strada giusta. L’enigma comunque rimane, siano alieni che usano il nostro bestiame come cavie da laboratorio o siano governi che stanno tramando un progetto occulto alle nostre spalle, per ora non ci è dato sapere il motivo di queste mutilazioni animali. Il mistero persiste e continua tuttora ininterrottamente. La ricerca però avanza, anche se con fatica, con la speranza che si riesca finalmente a fare un po’ di luce su questo inquietante fenomeno. Note: E’ possibile visionare alcune fotografie di animali mutilati al seguente indirizzo internet: www.centroufologiconazionale.net/cattle/mam.htm

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Capitolo 2. UNO SGUARDO SUI CASI LOCALI 2.1 Nell’anno di Kenneth Arnold un avvistamento anche nel parmense

15-17 Agosto 1947, Campore di Salsomaggiore Terme (PR). Due amiche non più giovanissime, Rosa Maria e Camilla, stavano rilassandosi al fresco della sera (erano le 21.50) presso la villa di quest’ultima. Ad un certo punto videro sbucare dalla volta celeste due oggetti volanti enormi dotati di luce propria e silenziosi. A detta di Camilla procedevano affiancati sprigionando una specie di bagliore ovattato e non producevano alcuna ombra sul terreno. Secondo Rosa Maria erano come “palline di gelato sul cono”, con il bordo di colore verde rame e l’interno rosso fuoco, mentre nella parte centrale sembravano argento fuso. La durata dell’insolito avvistamento fu di un minuto circa.

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2.2 L’incredibile caso di San Martino di Valmozzola Il 6 giugno 1983 avvenne qualcosa di veramente strano a S.Martino di Valmozzola (PR). Andiamo a vedere cosa accadde: Alle ore 22.55 il signor G.S. in compagnia della moglie e del cognato, si trovava nel cortile della casa dei suoceri quando decisero di avviarsi verso la loro auto per fare ritorno alla propria abitazione. Ad un certo punto la signora vide uno strano oggetto evoluire nel cielo, si trattava di una specie di sigaro metallico (alluminio lucido) che emanava una luce argentea brillante ed aveva un faro rosso sul davanti. La provenienza dell’oggetto era da sud-ovest e transitò ad altissima velocità in linea retta, lasciando una scia sottile di colore argento con una fascia centrale rossa. Nessun rumore si udì. La durata dell’avvistamento è stata stimata in circa 10 secondi e l’altitudine dell’oggetto (comparso a circa 60° di altezza sopra il bosco e scomparso a nord-est dietro i monti) in circa 400 m. Le sue dimensioni erano di circa 30-40m di lunghezza per 5 di altezza e la sua forma a sigaro terminava con una specie di imbuto nella coda. Il signor G.S., parlandone con i colleghi al lavoro, sentì diverse testimonianze di persone che avevano avvistato l’oggetto nei pressi di Noceto ed ancora qualche mese prima nella zona della Lunigiana. Nel gennaio del 2008, quasi 25 anni dopo l’avvistamento, ci fu un’altra testimonianza che avvalorò il caso. Leggiamo dal quotidiano locale “La Gazzetta di Parma” del 17 gennaio 2008: «Io, spettatore 24 anni fa dell'avvistamento di un Ufo» Umberto Sani, cinquantasettenne parmigiano, leggendo la seconda edizione del libro dell’ufologo parmigiano Giorgio Pattera (Pps editore), presentata nei giorni scorsi, ha avuto come un sussulto. Gli si è nuovamente materializzato dinnanzi agli occhi un ormai lontano amarcord di una calda notte estiva di 24 anni fa. Sani, nel leggere le fasi dell’avvistamento di quell’Ufo che 24 anni or sono sorvolò la sua testa e che fu notato anche da altre persone tra le quali i componenti di un’intera famiglia di San Martino di Valmozzola (le cui deposizioni furono riportate anche dalla Gazzetta attraverso un ampio servizio), ha preso carta e penna e ha inviato a Pattera un’interessante testimonianza che andrà ad impinguare la già ricca casistica di avvistamenti di oggetti volanti non identificati riguardanti Parma e il suo territorio custodita negli archivi del Centro ufologico nazionale di cui Giorgio Pattera è consulente scientifico. Dopo 24 anni, dunque, un testimone assolutamente attendi-bile, che non teme di esporsi, racconta l’incredibile episodio di cui fu involontario quanto attonito protagonista. «Facendo riferimento all'avvistamento del 6 giugno 1983 a S. Martino di Valmozzola, riportato nel libro “Ufo: vent’anni di indagini e ricerche” di Giorgio Pattera, ricordo ancora molto bene quell’episodio tanto strano quanto misterioso di cui fui inerme spettatore». «Erano circa le 22.30 e stavo guardando un film in tv (“Un dollaro d'onore”, me lo ricordo ancora). Il televisore era vicino alla finestrabalcone che dava sui prati di via Fratelli Bandiera e di via Silvio Pellico: a quel tempo non c'erano ancora i palazzi co-

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struiti vicino alla sede del vecchio Pci e il grande magazzino Silos, oggi Panorama. Mi accorsi che fuori, nel buio, aumentava sempre più la luce. Mi alzai per verificare, mi diressi verso il balcone ed istintivamente ed anche ingenuamente afferrai gli infissi della finestra aperta, temendo che il “bang” di quell'aereo che volava a bassa quota li facesse tremare: sì, perché sul momento, ero convinto che quel “coso” che volava sopra la mia testa fosse un aereo...». «Ma, non era un aereo e subito un sudore freddo, causato dall'emozione, mi coprì tutto il corpo. Era un enorme cilindro argenteo, circondato da luci azzurre e gialle, che velocissimo e silenzioso attraversava il cielo sopra di me, in direzione di Vicofertile. Nella parte posteriore era chiaramente visibile il bagliore della forza di propulsione; molto grande, silenzioso, dal volo radente e velocissimo, ho potuto osservare il tutto abbastanza bene, perché nessun edificio o albero me lo stava impedendo». «Chiamai mia moglie, ci sporgemmo dal balcone, ma nessuno stava passando nei paraggi; mi stava capitando la stessa cosa per la quale ironizzavo, quando sentivo parlare di avvistamenti: nessun testimone!». «Solo alcune sere dopo, confidando ad amici quanto capitato, seppi che alcuni di loro avevano notato quella stessa notte un aumento di luminosità; ma altro non avevano quanto le loro abitazioni, essendo troppo vicine fra loro, impedivano una visuale più ampia. Ricordo che anche la “Gazzetta di Parma” (in data 25 luglio 1992) relazionò sull’avvistamento, testimoniato all’epoca da un’intera famiglia di S. Martino (marito, moglie, cognato e suoceri)». «Cercherò di interrogare ancora i miei amici e, se vi saranno novità in merito, sarà mia premura metterne al corrente il centro “Galileo” del Cun di Parma». Raggiante per questa inaspettata testimonianza Giorgio Pattera, «regalo più bello afferma per il 10° anniversario del Centro di ricerche esobiologiche Galileo che celebreremo domenica non poteva esserci come a dire che la verità come la natura, non hanno fretta». Lorenzo Sartorio

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2.3 Pietra di Bismantova: zona finestra?

Nei pressi di Castelnovo né Monti, sull’Appennino reggiano, è localizzata un’altura davvero singolare e suggestiva che prende il nome di “Pietra di Bismantova”. Provenendo da Reggio Emilia e percorrendo con l’auto la statale 63, dopo diverse gallerie tipiche delle zone montane, ci si trova di fronte questo vero e proprio spettacolo della natura che lascia letteralmente senza fiato. Nel mezzo della vallata si erge la maestosa “Pietra” che si formò la bellezza di 20 milioni di anni fa, nel periodo denominato miocene medio, in seguito ad orogenesi, cioè la fuoriuscita di materiale dovuta allo scontro fra zolle tettoniche. La sua forma attuale, a dire il vero piuttosto inquietante, si può paragonare ad un tronco di cilindro tagliato in modo leggermente inclinato ed è il risultato dell’azione degli agenti atmosferici come vento, acqua ecc., che si sono susseguiti dal suo nascere fino ai giorni nostri. Il blocco di arenaria, costituito per la maggioranza di carbonato di calcio, ha un’estensione sul pianoro di 12000 mq. circa ed un altezza approssimativa, nel punto più alto, di 1047 m. s.l.m.

L’aspetto singolare dell’altura reggiana è stato oggetto delle attenzioni nientemeno che di Dante Alighieri, il quale nella Divina Commedia, Canto IV versetti 25/27 del Purgatorio, così si espresse: “……Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, montasi su in Bismantova ‘n Cacume con esso i piè; ma qui convien ch’om voli…….”. Ovvero: “….Si sale e si discende in località molto ripide come la Rocca di San Leo, nell'Appennino, tra Rimini e Urbino, la città di Noli, nella riviera ligure e la Rupe di Bismantova a Cacume, nell'Emilia, con il solo aiuto dei piedi; ma, per poter ascendere la montagna del Purgatorio, l'uomo dovrebbe volare…..” Ai giorni nostri la ”Pietra” è la palestra di roccia più frequentata in Emilia Romagna dagli scalatori del CAI, il Club Alpino Italiano, che organizzano molto spesso delle arrampicate dalle differenti tipologie di difficoltà.

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Agli appassionati di film di fantascienza non sfuggirà sicuramente l’apparente similitudine della sua forma con quella della mitica “Torre del Diavolo” del Wyoming, U.S.A., ossia la montagna teatro delle spettacolari scene finali di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, il capolavoro di Steven Spielberg. Come nelle più classiche delle coincidenze anche nei pressi della Pietra di Bismantova sono accaduti fenomeni insoliti di avvistamenti ufologici. Si è sentito parlare di diverse vicende accadute nella zona ma sono due i casi più famosi di cui ho potuto trovare traccia scritta e che, in modo particolare il primo, all’epoca fecero piuttosto scalpore. Partiamo con ordine. Il primo episodio si svolse il 16 dicembre del 1978, anno molto caro agli studiosi di ufologia in quanto ci fu un’ondata di avvistamenti su tutto il territorio italiano veramente impressionante. I testimoni dell’accaduto, Erminio e Flavio Ruffini, stavano rincasando, a notte piuttosto inoltrata, a Groppo di Vetto, località nei pressi di Castelnovo né Monti, quando videro nel cielo, esattamente sopra la “Pietra”, un oggetto luminoso che all’improvviso scese velocemente fino ad un altezza di poche centinaia di metri dalla sommità dell’altura. Un amico dei due, il fotografo sig. Batilani, scattò un’istantanea dell’oggetto luminoso e la notizia dell’accaduto ebbe una discreta eco sul quotidiano locale Carlino di Reggio. Facciamo un salto di 21 anni e passiamo al 1999, anno in cui una persona raccontò di essere stata inseguita da un globo luminoso mentre si trovava in auto all’altezza di Castelnovo né Monti. Il testimone percorse la statale del Cerreto per 30-40 km giungendo sino a Sassalbo, località situata in Lunigiana (teatro, tra l’altro, nell’agosto del 2001 di un clamoroso avvistamento ufologico), sempre con la sfera luminosa che inspiegabilmente lo seguiva. Ad un certo punto il testimone fermò la sua auto e vide, con stupore, che il globo proseguì la sua corsa e si allontanò da lui. Questi curiosi episodi portano a pensare che l’altura reggiana possa essere una sorta di luogo predisposto più di altri ad avvistamenti ufologici e fatti strani. L’ufologo americano John Keel coniò un termine specifico per definire questi luoghi particolarmente suscettibili a ricevere manifestazioni ufologiche, li definì “zone finestra”. Singolarmente questi posti coincidono, a volte, con territori sacri, siti archeologici di una certa importanza o si trovano in corrispondenza delle cosiddette ley lines, quelle supposte linee energetiche che attraverserebbero, sotto forma di reticolato invisibile, tutto il globo. La “Pietra di Bismantova” non è un luogo sacro e nemmeno un sito archeologico rilevante, anche se in zona vi sono i resti di una necropoli dell’anno 1000, ma si trova nelle vicinanze di una di queste ipotetiche linee, quella che attraversa Pistoia, Alessandria e Torino. Questo potrebbe essere un piccolo indizio su cui approfondire gli studi ma, per ora, è ancora troppo flebile. Alla luce di questo è ragionevole affermare che le motivazioni concrete per cui siano avvenuti strani avvistamenti proprio in quel luogo, allo stato attuale delle cose, restano ignote.

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I fatti accaduti, però, ci spingono a tenere monitorata la zona in attesa di ulteriori riscontri futuri. A questo punto non vi resta che visitare la “Pietra” e tenere gli occhi ben aperti. Qualcosa di strano potrebbe accadere..

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2.4 Strana luminescenza verdastra sopra Parma Aprile 2004: M.U. di anni 35, che ha preferito per motivi di privacy mantenere l’anonimato, si trovava in compagnia di alcuni amici a Parma città, precisamente in via Zarotto, località distante alcune centinaia di metri dal centro storico. Li il traffico rimane intenso ma non mancano lunghi viali alberati, ed accoglienti, seppur modeste, zone verdi dove è piacevole muovere due passi. Ed è quello che, appunto, si apprestavano a fare, dopo una serata trascorsa a casa di alcuni conoscenti. Erano circa le h. 23.00 ed il cielo, quasi completamente coperto, minacciava, con pochi indugi, di annaffiare abbondantemente tutto quanto poteva abbracciare da orizzonte a orizzonte. Forse fu proprio il timore di quanto stava per accadere che indusse la giovane ad alzare lo sguardo e scrutare quelle nuvole nere che non promettevano nulla di buono. Improvvisamente la sua attenzione fu, però, colpita da qualcosa d’altro, uno strano bagliore. In direzione ovest, sopra il centro cittadino, vide una luminescenza verdastra dalla forma tubolare e dai contorni leggermente sfumati, posizionata in modo orizzontale

al di sotto delle strato nuvoloso. Era immobile come, d’altro canto, lo sfondo del cielo. Le sue dimensioni apparenti erano paragonabili alla distanza tra il pollice e l’indice di una mano aperta, allontanata dal corpo da un braccio disteso.

L’apparizione, confermata da tutta la compagnia, durò almeno una decina di minuti. L’incertezza è

dovuta al fatto che, considerando che la situazione era in una fase di stallo, il gruppo, per nulla spaventato ma solo incuriosito, finì, poi, col disinteressarsi al fenomeno. Altre persone, che transitavano il loco, non mostrarono, almeno apparentemente, alcun interesse verso quanto stava accadendo. Note: Testimonianza raccolta da Stefano Panizza – all’epoca dei fatti membro Centro Studi Fortiani Ricostruzione grafica di Cristian Vitali – all’epoca dei fatti membro Centro Studi Fortiani

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2.5 Danza di luci su Langhirano Il 10 agosto 2007 uno strano fenomeno luminoso è stato avvistato nei cieli sovrastanti le colline di Arola in zona Langhirano (PR). Un videoamatore a caccia di stelle cadenti ha affermato: “eravamo li da pochi minuti quando un’intensa luce rossa è apparsa in cielo: ferma immobile e molto alta. Subito dopo altre tre luci identiche alla prima sono apparse quasi contemporaneamente lasciandoci letteralmente di stucco.” Le luci, rimaste visibili per diversi minuti, sarebbero state viste da numerosi altri testimoni nella zona.

Ciò che il videoamatore ha immortalato durante l'avvistamento

In rete è disponibile un filmato delle luci avvistate sopra Langhirano al seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=2k70S_bfe7s Qui sotto un frame del filmato:

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2.6 Un globo luminoso sopra piazza Garibaldi Il 28 giugno 2008 una luce fissa in cielo viene fotografata sopra piazza Garibaldi a Parma. L’oggetto, ben più grande di una stella, è rimasto immobile per qualche istante e poi è sparito senza lasciare alcuna traccia.

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2.7 Statistiche avvistamenti UFO nel parmense dal 1947 al 2011

L’analisi della casistica locale ha evidenziato 339 casi di carattere ufologico e paraufologico dal 1947 al 2011. Il dato è da considerarsi indicativo in quanto potrebbero esserci ancora dei casi “sommersi” mai divulgati dai testimoni. L’anno che ha visto il maggior numero di segnalazioni è stato il 2007 con 28 casi, seguito dal 2004 con 25 casi e dal 2009 con 22. La suddivisione per comuni ha evidenziato che a Parma, e nelle sue frazioni, sono stati segnalati 150 casi di avvistamento sui 339 totali, sostanzialmente il 44%. In provincia il primato del comune con maggiori avvistamenti spetta a Salsomaggiore Terme con 20 casi, seguito da Fidenza con 19 e Solignano con 13. Per quanto riguarda la tipologia è nettamente in testa quella delle Luci Notturne con 220 casi, seguita dai Dischi Diurni con 35 e dagli Incontri Ravvicinati di Tipo 0 con 19.

I dati possono essere analizzati mediante i grafici nelle pagine seguenti. Vista la dimensione dei grafici è stato necessario inserirli verticalmente rispetto alla pagina. Si consiglia pertanto di ruotare a destra di 90° il pdf per una corretta lettura.

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Capitolo 3. OLTRE L’UFOLOGIA: I CERCHI NEL GRANO 3.1 Definizione di Crop circles I cerchi nel grano, crop circles in inglese, sono delle aree di coltivazione, come grano, colza, mais e diversi tipi di cereali, in cui le piante si mostrano appiattite al suolo creando delle figure geometriche visibili dall’alto. Solitamente le formazioni vengono create nelle ore notturne ed in un tempo abbastanza breve. Il fenomeno è iniziato ad apparire in maniera imponente verso la fine degli anni ’70 in Inghilterra, anche se vi sono notizie di presunte tracce circolari anche nell’antichità, e poi si è sviluppato un po’ in tutto il mondo. Le possibili spiegazioni che negli anni diversi ricercatori hanno dato al fenomeno sono così riassumibili:

• Ipotesi naturale/meteorologica: all’origine dei crop circles ci sarebbero dei vortici atmosferici che si formerebbero nella bassa atmosfera, ove rimarrebbero stazionari per poi scendere saltuariamente al suolo creando l’appiattimento delle piantine.

• Ipotesi naturale o di Gaia: la Terra, Gaia in Greco, sarebbe una sorta di essere cosciente e starebbe manifestando la sua sofferenza per le continue devastazioni operate dall’uomo, creando i pittogrammi come forma di messaggio.

• Ipotesi umana o dei circlemakers: dietro al fenomeno degli agroglifi ci sarebbero dei gruppi di persone, detti circlemakers, che muniti di assi e corde creerebbero le complesse formazioni progettate anticipatamente a tavolino.

• Ipotesi militare: a creare i pittogrammi sarebbe una nuova tecnologia militare in fase di sperimentazione. L’avvistamento di diversi velivoli dell’esercito in prossimità delle formazioni avvalorerebbe la teoria.

• Ipotesi ufologica: i pittogrammi sarebbero una manifestazione dell’intervento di una civiltà aliena che li creerebbe attraverso un’avanzata tecnologia. Le sfere di luce che a volte sono state viste in concomitanza delle formazioni sarebbero da supporto a tale teoria.

A scanso di equivoci è bene precisare il fatto che sia praticamente assodata l’esistenza dei cosiddetti circlemakers, individui che infrangendo la legge creano ogni anno in diverse parti del mondo formazioni anche molto spettacolari. Il problema, secondo il mio punto di vista, è stabilire se tutte le formazioni comparse siano opera loro oppure se ve ne siano alcune di origine misteriosa.

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3.2 Chilbolton 2001 – Crabwood 2002: Quale è la verità? Tra il 2001 ed il 2002 comparvero in Inghilterra due pittogrammi ritenuti fra i più stupefacenti per fattura e per significato per quel periodo. Mi sto riferendo in particolare all’agroglifo comparso nei pressi di Chilbolton nell’ Hampshire (UK) il 19 agosto 2001:

ed a quello di Crabwood nello Wiltshire (UK) del 15 agosto 2002:

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Il primo pittogramma in esame, è comparso nei pressi dell’osservatorio radioastronomico di Chilbolton e sembra una copia del famoso messaggio inviato dal radiotelescopio di Arecibo (Portorico) nel 1974 in direzione dell’ammasso stellare M13. In quel messaggio erano indicate in linguaggio binario diverse informazioni inerenti la nostra civiltà, ed in particolare il luogo dove ci troviamo (la Terra), come siamo fatti, la nostra struttura biologica ed un disegno stilizzato del telescopio usato per inviare il messaggio. Il pittogramma di Chilbolton è strutturato nello stesso modo ma presenta alcune significative differenze che vado ad elencare:

• Non compare il disegno del telescopio ma quello di una specie di “sonda spaziale”;

• il sistema solare è differente nella posizione dei pianeti dal nostro; • l’essere rappresentato non è un uomo ma apparentemente un “umanoide”

dalla testa sproporzionatamente grande; • negli elementi chimici di base non è presente il carbonio ma il silicio; • la struttura del DNA presenta una tripla elica.

Sembrerebbe quindi in apparenza la risposta al messaggio inviato dalla Terra quasi 30 anni fa. Noi abbiamo inviato nel cosmo dei dati riguardanti la civiltà terrestre, e degli ipotetici alieni avrebbero mandato a noi sotto forma di crop circle il messaggio modificato per far risaltare ciò che li differenzia da noi. Sarebbe molto interessante e stimolante se fosse realmente così, ma diversi indizi ci inducono a sospettare sulla “natura esogena” di questo pittogramma. Innanzitutto non sono state riscontrate quelle presunte anomalie, se così le possiamo considerare, che di solito si ritrovano nelle formazioni definite “misteriose”, cioè le spighe piegate ma non spezzate, l’allungamento abnorme dei nodi ecc. Poi vi è il discorso della risposta che lascia piuttosto perplessi, infatti l’ipotetica civiltà aliena che avrebbe “disegnato” il pittogramma ci sembra molto simile a noi, forse troppo. Le differenze infatti rispetto alla civiltà umana sono poche soprattutto nelle informazioni biochimiche che ci avrebbero lasciato, e sono troppi gli aspetti identici come lo stesso numero di zuccheri e di basi che costituiscono il DNA. Questo non vuole assolutamente dire che una civiltà aliena non possa essere così simile alla nostra, ma perlomeno la cosa ci fa un attimo dubitare. Inoltre risulta poco probabile che la formazione in questione sia la risposta ai dati da noi inviati perché l’ammasso M13, a cui era destinato il messaggio, dista da noi 25000 anni luce. In poche parole il nostro messaggio deve ancora arrivare a destinazione e la probabilità che una qualche stella nella nostra galassia abbia “intercettato” le informazioni è 1 su 50000, quindi molto bassa. In base, quindi, a questi elementi possiamo affermare di non avere una risposta definitiva sulla matrice di questo crop circle, ma rimangono comunque molte incognite su chi potrebbe averlo fatto, anche perché il disegno è molto grande e complesso. Inoltre gli autori di tale pittogramma dovevano conoscere perfettamente il messaggio di Arecibo per poter costruire la risposta, ed anche questa cosa è piuttosto strana.

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Nella stagione successiva dei cerchi, poi, verso fine estate è comparso l’altro pittogramma ritenuto uno fra i capolavori mai rinvenuti, e cioè quello di Crabwood. Il messaggio qui era ancora più esplicito alla vista, infatti ritraeva il volto di un presunto alieno che teneva in mano un disco con strane incisioni. Dalle analisi effettuate sul “disegno” del disco si è scoperto che conteneva un messaggio sotto forma binaria, quindi con degli 1 e degli 0 (cioè grano piegato e non) che una volta decodificato suonava nel seguente modo: “Diffida dei portatori di FALSI regali & le loro PROMESSE NON MANTENUTE. Molto DOLORE Ma ancora tempo. EELRIJUE. C’è del BUONO là fuori. Opponiamo il tradimento. Canale IN CHIUSURA \[suono di campana\]”. Il messaggio è sicuramente suggestivo ma anche qui desta più di una perplessità. Infatti risulta curioso il fatto che una civiltà aliena abbia deciso di mandare un messaggio a noi sotto forma di linguaggio “ASCII”, codice inventato dall’uomo negli anni 60 del secolo scorso per i computer! Desta altrettanta perplessità il volto del presunto alieno che è molto simile allo stereotipo che vediamo nei films di fantascienza, nei telefilms (X-files ecc.), e nella letteratura in questione. Inoltre, anche qui come per quello di Chilbolton, non sono state riscontrate anomalie nel frumento e diverse spighe sono risultate spezzate. La notte poi in cui è comparso, diversi agricoltori hanno sentito rumori di elicotteri nella zona. Insomma sembrerebbe che entrambi i pittogrammi ed entrambi i messaggi siano troppo “umani” per essere alieni. Le fattezze fisiche di questi “visitatori” sono proprio come in tutti i racconti dei presunti rapiti. La presenza del silicio combacia perfettamente con una teoria molto diffusa in ambito ufologico che dice che la vita aliena si baserebbe su questo elemento. Tanti, troppi indizi ci fanno quindi pensare che è la risposta che ognuno di noi vorrebbe avere, ciò che ognuno si aspetterebbe. Sembra tutto troppo perfetto e privo di sorprese e novità per essere vero. Ora il problema che sorge è quindi questo, se i due pittogrammi sono di matrice umana (e sottolineo il se in quanto non abbiamo dati definitivi), chi li ha fatti e perché? E soprattutto come? Il disegno di Crabwood è imponente (108 metri per 75) e veramente molto complesso nella sua fattura, addirittura caratterizzato da chiaro-scuri nel disegno. Se pensiamo che gli autori siano “alieni” i problemi non ci sono più nel senso che loro avranno sicuramente una tecnologia avanzatissima che gli permette di fare questo, ma se invece, come qualche indizio ci porta a sospettare, gli artefici sono umani diventa complicatissimo capire la metodologia usata. Personalmente faccio molta fatica a pensare ad assi e corde utilizzate per la fattura di questi pittogrammi, in particolar modo per quello di Crabwood. Mi sembra troppo complesso per poter essere effettuato con tali sistemi e soprattutto di notte, anche se sono pronto a ricredermi di fronte ad una dimostrazione pratica. Forse c’è qualcuno che sta testando una nuova tecnologia e la sta affinando di anno in anno e si diverte a lasciare dei messaggi strani sui campi? Ma anche qui rimane da capire il perché lascia questo tipo di messaggi ed a che scopo.

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Un ulteriore problema che penso che possa venire fuori (ammesso che siano di origine umana) è dato dal fatto che se delle persone riescono a fare tali pittogrammi diventa complicatissimo riuscire a capire quali siano i genuini (cioè quelli di matrice misteriosa) ammesso che ve ne siano e quali no. L’unico elemento che forse ci potrebbe aiutare in questo senso è dato dalle anomalie fisiche delle spighe, che apparentemente non sembrano essere state riscontrate nelle formazioni artefatte. Ma anche in questo caso il discorso non appare così limpido, perché non sembra esserci molta chiarezza su ciò che si può definire anomalia e su ciò che non lo è. Il quadro che ne esce quindi è veramente molto complesso ed invece che chiarire la situazione, credo che la complichi ulteriormente.

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3.3 2003: l’estate dei crop circles italiani

Il mese di giugno del 2003 verrà ricordato, oltre che per il caldo torrido che ha investito la penisola, anche per la comparsa in maniera massiccia dei famosi “cerchi nel grano” nel nostro paese. Già negli anni passati in Italia erano stati rinvenuti dei pittogrammi (in Sardegna ed in Toscana per esempio) ma si era trattato di situazioni sporadiche. Quest’anno, invece, dopo la comparsa di un crop circle in Sardegna in aprile, abbiamo avuto il ritrovamento di una decina di agroglifi nel mese di giugno, rinvenuti in diverse zone del paese, da Nord a Sud isole comprese. Vediamo quali sono state le zone colpite da questo fenomeno: -Barbarolo (Bologna): alcuni cerchi rinvenuti in un prato. -Macerata: sono stati ritrovati 3 cerchi, uno grande e due più piccoli disposti l’uno di fronte all’altro. -Sabaudia (Latina): una strana figura formata da cerchi concentrici e segmenti è stata ritrovata in un campo di grano. -Nervesa (Treviso): rinvenuto un cerchio di 20m di diametro dal quale partono 6 tentacoli costituiti ognuno da 4 cerchi più piccoli, che diminuiscono di misura più vanno verso l’esterno. Questo pittogramma, molto simile ai crop circles inglesi, è stato rinvenuto in un campo d’orzo. -Ostiglia (Rovigo): 3 cerchi di circa 4m di diametro disposti intorno ad uno molto più grande (circa 20m di diametro) sono comparsi in un campo di grano. -Ranzano (Pordenone): 2 cerchi concentrici con le spighe piegate e rivolte verso destra, attraversati da una riga centrale lunga 40m sono stati ritrovati in un campo d’orzo. -Montegranaro (provincia di Macerata): diverse formazioni sono state ritrovate nei campi di grano. Si va da un triangolo ben definito con i lati di 20 metri circa, ad un pittogramma stile “manubrio”, a tre cerchi posti uno di fronte all’altro, fino ad una formazione composta da un cerchio al cui interno vi è un disegno che ricorda “l’angelo” comparso a Gog e Magog Hill, Cambridgeshire (UK) nel 2001. -Perosa Canavese (Torino): una strana figura è stata rinvenuta in un campo di frumento. -Località Tre fontane (Roma): nel campo all’interno di un’abbazia sono stati ritrovati tre pittogrammi formati da cerchi e linee rette. -Valdichiana (Arezzo): una forma stilizzata è comparsa in un campo di grano. Si tratta di un cerchio di 50 metri di diametro con due specie di braccia di 30 metri ed un cerchio di 17 metri. -Fornacette (Pisa): 4 cerchi enormi collegati da un canale sottile sono stati ritrovati in un campo di frumento. Altri strani pittogrammi sono stati poi segnalati nella zona di Napoli e Trieste. Dai primi sopralluoghi effettuati da diversi ricercatori si è visto che le spighe, in quasi tutti gli agroglifi, sono piegate e non spezzate. Vi sono però anche casi in cui il grano è piegato abbastanza grossolanamente. Non sono apparentemente state riscontrate anomalie, tranne che per un’alterazione magnetica nel pittogramma comparso nella località “Tre fontane” vicino a Roma, e per il ritrovamento di un insetto carbonizzato del crop circle di Nervesa (Tv).

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Purtroppo in parecchi casi il grano è stato trebbiato pochissimo tempo dopo la comparsa dei disegni, e questo ha sicuramente ostacolato le indagini dei ricercatori. Aspettando le analisi dettagliate si possono fare alcune ipotesi di lavoro: 1)I cerchi sono autentici (cioè di origine ignota) ed allora bisogna capire come mai il fenomeno sta coinvolgendo il nostro paese. Infatti ultimamente stiamo assistendo sempre di più alla manifestazione dei disegni al di fuori dell’Inghilterra, come per esempio in Germania. 2)I cerchi sono degli artefatti presumibilmente eseguiti da degli emuli dei già famosi circlemakers inglesi. Se quest’ipotesi risultasse corretta rimarrebbe da spiegare come mai questi “artisti” hanno incominciato a fare i disegni nei campi italiani in maniera così massiccia e distribuita su tutta la penisola. Dimostrerebbero senz’altro una certa abilità ed un’organizzazione capillare radicata in tutto il paese. 3)Vi sono cerchi autentici (cioè di origine ignota) e cerchi artefatti. In questo caso, come pare succedere in Inghilterra, risulterebbe molto difficile capire l’entità del fenomeno e la sua distribuzione. In alcuni cerchi poi sarebbero state ritrovate delle corde, delle assi e dei compassi nei pressi del pittogramma. Non pensate che sia strano che un circlemaker lasci volutamente sul campo gli strumenti del mestiere? Qualcuno sta cercando di inquinare le prove di qualche fenomeno ignoto? Oppure il film “Signs” ha introdotto la moda dei cerchi anche in Italia ed allora qualcuno si diverte a ripetere i complicati disegni che ha visto? In attesa di qualche risposta, ammesso che si riesca ad averla, prendiamo atto che anche il nostro paese è ora teatro non solo di avvistamenti ufologici ma anche dell’intricato fenomeno dei crop circles.

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3.4 Le analisi dei pittogrammi made in Italy I siti internet e le riviste del settore hanno pubblicato i risultati delle prime analisi effettuate su alcuni dei pittogrammi comparsi nell’estate del 2003 in Italia. Andiamo ad analizzare il quadro che ne esce iniziando dalla formazione di Montegranaro. Gli agroglifi in questione sono stati inchiestati, fra gli altri, da Adriano Forgione, direttore editoriale (nel 2003, n.d.a.) della rivista “Hera” e dal suo team. I primi risultati in merito al pittogramma formato da 3 cerchi, uno di maggiori dimensioni e due più piccoli, rivelano che i nodi delle spighe erano piegati al suolo in senso orario e spiraliforme, sembravano bruciati ed in alcuni casi anche carbonizzati. All’esterno della formazione non erano presenti queste caratteristiche anomale. Anche per quanto riguarda il cerchio di 30 metri apparso il 15 giugno, il team di Forgione ha riscontrato dei noduli cotti e deformi. Altre notizie interessanti giungono dal consulente scientifico della rivista Hera, Roberto Volterri, che ha studiato il pittogramma comparso nei pressi di Sabaudia. Innanzitutto in questo agroglifo formato da spighe piegate al suolo, spiccava una pianta di camomilla integra e assolutamente non piegata. Le spighe che la circondavano erano piegate a livello del terreno e non spezzate ed i chicchi apparivano quasi tostati e disidratati come se fossero stati sottoposti ad un rapido riscaldamento. Il “cerchio” di Cortona (Arezzo) è stato analizzato, invece, da Claudio Brunetti, Enrico Baccarini, Patrizio Caini e Roberto Pinotti del CUN (Centro Ufologico Nazionale). A dispetto del disegno accattivante (una specie di “omino” stilizzato) il grano all’interno di tale agroglifo appariva spezzato e non piegato ed il cerchio principale non era perfettamente circolare. Questi indizi hanno suggerito agli esponenti del CUN che la matrice di tale crop circle fosse fraudolenta. Altri esponenti del CUN, fra cui Alfredo Benni, hanno prelevato dei campioni dai pittogrammi di Ranzano (PN) e Barbarolo di Loiano (BO). Procediamo con ordine: sulle spighe estratte dal cerchio di Ranzano (PN), il biologo dott. Pattera ha effettuato diverse analisi che hanno evidenziato una certa differenza fra quelle appartenenti all’interno del pittogramma e quelle all’esterno. Le spighe interne erano decisamente più piccole e sembravano mostrare una crescita stentata oltre che una strana colorazione tipo ruggine. I nodi appartenenti alle spighe interne sono risultati piegati, con diverse angolature (da 30° a 45°), ispessiti ma privi di allungamento. I chicchi prelevati al centro del pittogramma erano più piccoli di quelli presenti all’esterno e mostravano un certo raggrinzimento, come se fossero stati compressi. Anch’essi presentavano la colorazione tipo ruggine. Le analisi difrattometriche, invece, sui campioni del terreno prelevati a Barbarolo di Loiano (BO), effettuate sempre da Giorgio Pattera, non hanno mostrato nessuna anomalia, anche se i nodi di giuntura piegati ed allungati, la treccia rinvenuta al centro, le spighe intatte ed il loro senso spiraliforme hanno decisamente insospettito gli inquirenti Enrico Baccarini ed Alessandro Sacripanti (entrambi del CUN). Arriviamo quindi al disegno impresso sul terreno di Melara (Rovigo). Questo cerchio di 22m di diametro contornato da 3 cerchi più piccoli di 4m di diametro è stato analizzato da Sebastiano di Gennaro e Giuseppe Garofalo dell’USAC (Centro Accademico Studi Ufologici).

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I due ricercatori sono giunti sul posto quando le macchine agricole erano già passate a mietere il campo, tuttavia sono riusciti a prelevare alcuni campioni di spighe molto curiosi. La loro particolarità è che avevano “incorporate” delle piume che, a detta dello scopritore del cerchio, erano presenti al suo interno prima che il campo venisse mietuto. Queste piume con molta probabilità appartenevano ad una colomba. Questi campioni, assieme ad alcuni frammenti del terreno, sono stati sottoposti dai membri dell’USAC ad analisi di tipo chimico che hanno rivelato la presenza di piccole particelle di carbonio microcristallino, sintomo di una bruciatura. Da segnalare, poi, la notevole aridità delle spighe prese in esame. Il pittogramma di Potenza Picena è stato indagato, invece, dal ricercatore Warp di ufologia.net. Per cause di forza maggiore Warp ha potuto “visitare” il pittogramma solo 50 giorni dopo la sua comparsa, tuttavia erano presenti ancora le spighe ed è stato possibile effettuare un’analisi. Non sono stati riscontrati né allungamenti dei nodi né tracce di tostatura delle spighe ed i contorni irregolari fanno pensare ad un’opera umana. Anche per i cerchi di Fornacette (PI) sembra abbastanza palese l’opera di qualche maldestro emulo dei circlemakers inglesi. Riepilogando la situazione, quindi, appare evidente che siamo di fronte ad alcuni cerchi effettuati da senza ombra di dubbio da “buontemponi” e ad altri che hanno al loro interno delle caratteristiche tali che li fanno risultare interessanti, perché paiono differenti da quelle riscontrate all’esterno.

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3.5 Cerchi nel grano a Parma: il sopralluogo e le analisi

Nota: articolo redatto insieme a Stefano Panizza

La stagione italiana del 2004 dei cerchi nel grano ha fatto la sua comparsa anche nella nostra città, precisamente nella località di Panocchia, situata nell’imminente periferia del centro urbano. La notizia, che ci è pervenuta dall’edizione serale del telegiornale dell’emittente locale TV Parma, ci ha fatto immediatamente precipitare sul luogo. Giunti in loco è stato semplice trovare il campo in cui era impresso l’agroglifo in quanto era segnalato dalla presenza di un discreto numero di curiosi che discutevano in modo interessato dell’accaduto.

Fotografia aerea di Umberto Mora

La figura si presentava composta da tre cerchi del diametro di 20 metri ciascuno, che condividevano vicendevolmente una parte della loro superficie. I contorni apparivano piuttosto delineati e le spighe erano appiattite al suolo in senso antiorario in tutti e 3 i cerchi. Nell’immagine orientata verso sud spiccava, però, una porzione di steli schiacciati non in senso antiorario ma con una direzione verticale rispetto al suo centro.

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Inoltre quella parte del perimetro di ogni cerchio che veniva condivisa con gli altri presentava un andamento nella piegatura delle spighe conforme a quella del cerchio stesso. Il frumento risultava, nella maggioranza dei casi, piegato alla sua base, mentre nei rimanenti appariva spezzato ad un paio di cm dal suolo. La superficie appariva appiattita in modo irregolare, fatto probabilmente dovuto al continuo calpestio dei curiosi. L’ ipotesi ci è stata confermata anche da un contadino del posto che ha affermato di aver visto, la domenica mattina il cerchio in condizioni decisamente più integre. Ad un esame prettamente visivo delle spighe all’interno della formazione, e da un confronto con quelle presente all’esterno, è emersa la totale mancanza di anomalie quali l’esplosione e l’allungamento dei nodi, caratteristiche rilevate in altre formazioni. Il grano aveva un’apparenza normale. Due estremità della figura venivano intersecate dalla traccia lasciata dal trattore durante la fase di semina. Considerando che l’intero agroglifo non presentava in origine, a detta dei residenti, altre via di accesso si ipotizza che essa possa essere stata utilizzata come camminamento. Dalle testimonianze da noi raccolte sul campo è emerso che, probabilmente, la figura è apparsa nella notte tra venerdì 25 e sabato 26 giugno 2004 ma è stata notata da alcuni ragazzi solo nel pomeriggio successivo. Si ipotizza un’origine notturna perché il campo è situato nei pressi di una strada di collegamento con la città dal traffico rilevante; di conseguenza l’eventuale presenza di persone all’interno del campo con un comportamento anomalo, durante il giorno, sarebbe stata sicuramente notata. Al contrario, ipotetici intrusi avrebbero potuto beneficiare del chiarore dato dal primo quarto di luna. Durante la nostra permanenza all’interno della figura uno dei nostri telefoni cellulari si è improvvisamente bloccato. Il display mostrava un’immagine fissa mai presentatasi prima. Solamente lo spegnimento del medesimo ha permesso il ripristino del suo normale funzionamento.

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Abbiamo scattato numerose fotografie con un’ apparecchio digitale (CANON POWERSHOT A300) ed in alcune di esse, effettuate al calar del sole, sono comparse delle sfere luminose non visibili ad occhio nudo. Ad una successiva analisi abbiamo ritenuto trattarsi dei riflessi del flash della fotocamera sui numerosi moscerini presenti all’interno del campo.

L’ago della bussola indicava correttamente i punti cardinali. Abbiamo poi prelevato alcuni campioni, sia di spighe che di terreno, per successive analisi di laboratorio. Dopo ripetuti sopralluoghi ed una prima fase di studio abbiamo provveduto ad inviare, per un maggior approfondimento, diversi campioni di spighe a Sabrina Biganzoli (Gruppo Camelot, Fondazione Sentinel). Grazie al suo prezioso impegno è stato possibile effettuare circostanziate analisi chimiche presso un laboratorio lombardo che ha preferito mantenere l’anonimato. Esse hanno interessato materiale prelevato sia all’interno che all’esterno del cerchio di grano ma la comparazione dei dati relativi non ha evidenziato differenze sostanziali.

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Di conseguenza si può ragionevolmente dedurre che a livello molecolare non sia accaduto nulla di particolarmente anomalo e, dunque, meritevole di approfondimento. Inoltre la radioattività rilevata nelle spighe non ha superato quei valori considerati normali in un ambiente naturale e, quindi, i campioni sono stati catalogati come ”non radioattivi”. Alla luce di tutto questo la formazione è stata ritenuta di fattura umana. Pubblichiamo di seguito le analisi complete del laboratorio:

REPERTO A (spighe all'interno del cerchio di Panocchia)

DETERMINAZIONI U.D.M. RISCONTRI ANALITICI

Azoto totale (TKN) come N

g/100g di parte edibile

11, 3

Fosforo estraibile come P

mg/100g di parte edibile

405

Potassio estraibile come K

mg/100g di parte edibile

601

Vitamina E micromg/100g di parte edibile

1260

Livelli di radioattività: Non rilevati sull'intero campione in esame (8g) livelli di radioattività superiore al fondo naturale (0,1 uSv/h). La misura della radioattività è stata eseguita con contatore a tubo geiger LND Inc. Mod.712, dotato di finestra in mica diametro effettivo di 9,14 mm, riempimento gas neon + alogeno. Sensibilità e risposta energetica: livelli di picco a 60 KeV nel funzionamento in piano, entro + - 10% - 20% (finestra) e + 5% (lato superiore) su campo utile da 200 KeV a 1 MeV. Linearità accettabile della risposta del tasso di dosaggio, rapporta a fotoni Y (60Co) su un campo da 1 uSv/h a 10 mSv/h. La misura è indicativa dei valori complessi di radioattività. La determinazione della presenza di singoli radioisotopi in tracce richiede determinazioni mediante spettrometria gamma e /o beta.

REPERTO B (spighe all'esterno del cerchio di Panocchia)

DETERMINAZIONI U.D.M. RISCONTRI ANALITICI

Azoto totale (TKN) come N

g/100g di parte edibile

10, 8

Fosforo estraibile come P

mg/100g di parte edibile

260

Potassio estraibile come K

mg/100g di parte edibile

599

Vitamina E micromg/100g di parte edibile

1310

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Livelli di radioattività: Non rilevati sull'intero campione in esame (2,5g) livelli di radioattività superiore al fondo naturale (0,1 uSv/h). La misura della radioattività è stata eseguita con contatore a tubo geiger LND Inc. Mod.712, dotato di finestra in mica diametro effettivo di 9,14 mm, riempimento gas neon + alogeno. Sensibilità e risposta energetica: livelli di picco a 60 KeV nel funzionamento in piano, entro + - 10% - 20% (finestra) e + 5% (lato superiore) su campo utile da 200 KeV a 1 MeV. Linearità accettabile della risposta del tasso di dosaggio, rapporta a fotoni Y (60Co) su un campo da 1 uSv/h a 10 mSv/h. La misura è indicativa dei valori complessi di radioattività. La determinazione della presenza di singoli radioisotopi in tracce richiede determinazioni mediante spettrometria gamma e /o beta.

---------------------------------------------------------------------------------- Inoltre Sabrina Biganzoli ha provveduto a seminare alcuni chicchi, prelevati da spighe raccolte nel campo in cui si era formato il pittogramma, al fine di studiarne le varie fasi di crescita. L’esperimento prevedeva una netta separazione tra quelli recuperati all’interno del cerchio, posti in un vaso A, e quelli rilevati al suo esterno, posti in un vaso B. Lo sviluppo delle piante è risultato, però, identico.

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3.6 Crop circle a Malandriano (PR) Nota: articolo redatto insiema a Stefano Panizza

Il quotidiano locale la Gazzetta di Parma, nella sua edizione del 22 settembre 2004, ha dato notizia della comparsa di un cosiddetto crop circle in un campo di erba medica a Coloreto, piccolo sobborgo ad alcuni km da Parma. Si tratta del secondo caso avuto nella nostra provincia nell’estate del 2004, dopo quello eclatante, e che ha avuto una vasta risonanza mediatica, di Panocchia del giugno dello stesso anno. Il giorno successivo, compatibilmente con gli impegni di lavoro, ci siamo, dunque, recati nella zona per approfondire quanto era avvenuto. Ed ecco la prima sorpresa: nessuno, o quasi, dei pochi cittadini del modesto abitato di Coloreto è stato in grado di darci alcuna positiva indicazione, anzi, sembravano ignorare completamente l’episodio. La cosa ha cominciato a farci sospettare che forse, in fondo, non doveva essere accaduto nulla di eccezionale se in un piccolo paese, dove tutti conoscono tutto e di tutti, l’accaduto era rimasto sconosciuto. Una piccola giustificazione, però, la possiamo trovare nel fatto che, in realtà, il cerchio non è apparso propriamente in località Coloreto ma nell’attiguo borgo di Malandriano. Poi, finalmente, dopo tanto girovagare in auto e a piedi, siamo riusciti ad avere l’esatta indicazione del campo dove si trova il pittogramma; sicuramente anche la mancanza di una pur modesta presenza degli immancabili curiosi non ha certamente agevolato la nostra ricerca. Ci si accede, comunque, tramite una strada secondaria e a basso traffico non senza aver prima percorso un piccolo camminamento di un centinaio di metri. Ad una prima occhiata non si può far a meno di notare che la somiglianza con l’agroglifo di Panocchia è impressionante.

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Ci troviamo, infatti, nuovamente di fronte a tre cerchi concatenati e con una zona centrale non interessata allo schiacciamento delle piantine. Anche l’orientamento, rispetto ai punti cardinali, è il medesimo: le figure indicano, anche in questo caso, l’est, il sud ed il nord. Solo le dimensioni sono molto più ridotte. Il diametro, infatti, è di circa sette metri, con una leggera differenza tra un’immagine e l’altra, ma è ben inferiore, di oltre due terzi, rispetto alla precedente formazione. Ad una attenta osservazione si può, anche, notare che le piantine, salvo quelle poste a nord, sono piegate in senso antiorario. Tutte, però, si presentano schiacciate, anche se in modo non uniforme, già dalla base, come se fossero state compresse dall’alto, mostrandosi, in alcuni casi, palesemente lacerate e ingiallite. I contorni delle figure, inoltre, sono irregolari anche se, forse, questo può essere imputabile alle caratteristiche stesse dell’erba medica. Essa presenta, infatti, rispetto alle spighe di grano, un corpo meno malleabile ed una presenza sul terreno meno marcata. Al centro di ogni cerchio abbiamo anche rilevato un piccolo affossamento, associato, in due occasioni, ad una modesta cavità. Quest’ultima è stata, forse, usata come perno per una qualche forma di strumentazione idonea a creare la figura? Forse. A questo proposito, purtroppo, dobbiamo segnalare che la mietitura di una parte della coltivazione ha impedito di cogliere eventuali segni di camminamento tra la strada ed il pittogramma. In conclusione la modesta fattura dei cerchi, per dimensioni e precisione delle immagini, e l’inevitabile associazione, per la loro inequivocabile forma, con quelli di Panocchia, di probabile origine umana, ci fanno fortemente sospettare che essi abbiano una matrice unicamente ludica e goliardica.

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3.7 Crop circle a Sala Baganza (PR) Nota: articolo redatto insieme a Stefano Panizza

Cerchio nel grano a Sala Baganza, in provincia di Parma! Questa è la notizia che si è diffusa a macchia d’olio in tutto il territorio parmense dopo che l’edizione pomeridiana della tv locale ne aveva annunciato l’improvvisa comparsa. La figura si presenta come un cerchio dal diametro di una cinquantina di metri, intervallato, in modo speculare nelle sue rispettive metà, da fasce, a forma di mezzaluna, di piantine non piegate. Ad una prima disamina non siamo riusciti a dare un significato preciso al simbolo rappresentato. Secondo la testimonianza del contadino proprietario del terreno il pittogramma è comparso nella notte fra martedì 7 e mercoledì 8 giugno 2005 e non oltre le ore quattro del mattino.

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Numerosi particolari fanno propendere per una origine umana del fenomeno: • le spighe interessate sono completamente appiattite al suolo e spezzate; • i nodi relativi non presentano anomalie rispetto a quelli osservati al di fuori

della formazione; • le piantine non sono intrecciate; • i bordi del pittogramma sono, a volte, molto irregolari; • nel suo centro ideale non esiste la classica forma a “fontana”; • sono state ritrovate nei pressi delle piccole scatole di materiale probabilmente

utilizzabile per creare illuminazione; • alcuni testimoni parlano di automobili ferme, in modo sospetto, nella carraia

adiacente l’appezzamento di terreno la sera antecedente la creazione della figura.

Al contempo alcuni indizi non permettono di formulare un giudizio definitivo su quanto è accaduto:

• qualcuno parla di luci in rapido movimento osservate nel buio della notte interessata;

• un testimone, che abita a poche centinaia di metri dal terreno, ha visto, al tramonto e poche ore prima dell’accaduto, un violento turbine di vento far ondeggiare furiosamente ed irregolarmente il manto del grano, devastazione continuata fino allo scendere delle tenebre;

• il contadino ed altre persone assicurano la mancanza assoluta di tracce di camminamento fra il margine del campo e la zona interessata al pittogramma;

• la presenza di una polverina biancastra rilevata in discreta quantità nel mezzo del cerchio e nelle immediate vicinanze per poi scemare completamente ai suoi bordi ed al di fuori del perimetro. Il contadino, interpellato al proposito, non ha saputo dare una giustificazione. Il materiale è stato oggetto di analisi da parte del dottor Pattera del CUN al quale abbiamo consegnato i campioni.

Le analisi: Abbiamo ricevuto dal dottor Giorgio Pattera del CUN i risultati delle analisi del terreno e della polvere bianca prelevati all’interno del cerchio. Nel primo caso gli elementi chimici riscontrati risultano, per un terreno agricolo, essere nella norma e, dunque, non state rilevate tracce di itterbio, palladio, radionuclidi ed isotopi sconosciuti che, di solito, si registrano, al contrario, nelle formazioni non artefatte.

COMPONENTE SIMBOLO CHIMICO

PERCENTUALE

Biossido di Silicio SiO2 (Alpha quartz)

92,3%

Gesso CaSO4.2H2o

Silicio Si (Silicon)

Fluorite CaF2 5,7%

Goetite FeOOH

Ematite Fe2O3

Calcite CaCO3 1,9%

Litio Fluoruro LiF

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Difrattometria

E’ pur vero che i campioni sono stati analizzati alcuni giorni dopo la comparsa del pittogramma e questo potrebbe aver compromesso, per la loro estrema volatilità, la presenza di tali particolari sostanze. Per quanto concerne, invece, il materiale biancastro a suo tempo prelevato, le analisi non sono state in grado di accertarne una sua peculiarità, nel senso che, o per la modesta quantità presente o per l’identità di composizione con il terreno circostante, pur in una apparenza diversa, è risultato chimicamente indistinguibile dal contesto in cui è stato raccolto. Tale “polverina”, comunque, ha suscitato l’impressione, sia al contadino, in una riflessione successiva, che agli esaminatori, di essere, con buona probabilità, nient’altro che residui di fertilizzante sintetico, sparso a suo tempo nell’appezzamento e non completamente dissolto causa la penuria di precipitazioni negli ultimi tempi.

In conclusione riteniamo che, sia a seguito di tale approfondimento scientifico sia per la presunta identificazione avvenuta recentemente dei possibili artefici, il tutto si possa ricondurre ad un semplice, quanto deprecabile, gesto goliardico.

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3.8 Tracce circolari a Puianello (RE)

ANTEFATTO Venerdì 23 settembre 2005 Lara Zarotti, una iscritta al CUN di Reggio Emilia, si reca in edicola e nota che in prima pagina nel quotidiano locale “L’informazione di Reggio Emilia” vi è la notizia della comparsa di alcuni misteriosi cerchi in un campo di erba medica a Puianello, un paese nel comune di Quattro Castella (RE). Nell’articolo, a cura di Luca Soliani, si racconta che una donna la sera prima della comparsa dei cerchi avrebbe visto 5 sfere luminose ruotare nella porzione di cielo sopra il campo. Considerando che l’articolo è stato pubblicato venerdì si presume che i cerchi siano comparsi giovedì mattina e che le luci viste dalla donna risalgano a mercoledì sera. La Zarotti colpita dalla notizia ha prontamente avvisato il coordinatore per L’Emilia del Centro Ufologico Nazionale, dott. Giorgio Pattera, il quale ha tempestivamente informato il sottoscritto, residente a 20 minuti di strada da Puianello, invitandolo ad effettuare un sopralluogo per approfondire la situazione. Terminata la giornata lavorativa, quindi, mi sono recato nella zona indicata dal giornale e, dopo aver constatato che nei bar del paese nessuno sapeva nulla della storia, ho finalmente rintracciato il prato in cui facevano bella mostra i cerchi. Visto l’orario, 18:45, sono stato all’interno del campo per poco tempo in quanto il sole cominciava a calare. Giusto il tempo di constatare la presenza dei 5 cerchi, o meglio anelli, ed era già ora di rientrare.

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IL SOPRALLUOGO La mattina seguente, sabato 24, sono tornato sul luogo dei cerchi ed insieme a Lara Zarotti del CUN abbiamo effettuato il sopralluogo muniti di strumenti ed attrezzatura per prelevare dei campioni di terreno. Davanti ai nostri occhi si presentavano 5 anelli in cui l’erba medica era piegata in senso orario, rada, priva delle foglie ed aveva tutta l’aria di essere secca, a differenza del centro dei cerchi in cui era verde e rigogliosa. Il contatore geiger acceso all’interno delle formazioni mostrava un valore di radioattività del tutto normale oscillante fra gli 0,01 e gli 0,03 milli/roentgen. Mentre io ero intento ad esaminare gli steli secchi, Lara si è accorta della presenza di altri anelli che portavano lo scenario ad un totale di 7 formazioni, ben 3 in più di quelle segnalate sul quotidiano locale. Non è stato possibile vedere dall’alto la dislocazione degli anelli ma un analisi fatta dalla strada sottostante ha permesso di creare il seguente schema approssimativo:

Schema delle formazioni di Puianello

(nota: lo schema è puramente indicativo sulla dislocazione degli anelli e le forme possono differire dalla realtà)

Il primo anello sulla destra aveva un diametro esterno di 5.20m ed uno interno di 2.80m circa. L’erba medica era presente al centro mentre nell’anello era piegata in senso orario e mancavano le foglie. Sul bordo le foglie di erba medica erano giallognole, molto probabilmente seccate. Il secondo anello, distanziato di 20m circa dal primo, aveva un diametro esterno di 8.70m ed uno interno di 6.30 circa. Il terzo anello aveva un diametro esterno di 8.60m ed uno interno di 5m circa. Il quarto ed il quinto anello erano collegati e formavano una figura simile ad un 8. Le loro dimensioni erano nell’ordine, diametro esterno 8.60m ed interno 5.60m e 11.20m per 8.80m circa. In questi 4 anelli ravvicinati (2,3,4,5) l’erba medica era presente al centro mentre nella corona circolare vi erano solamente gli steli, in qualche circostanza molto radi, coricati al suolo e completamente seccati. Alcuni di essi avevano una colorazione “tipo vinaccia” abbastanza scura.

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Il muschio presente sul terreno aveva una colorazione giallognola. In particolare nel punto di contatto fra il quarto ed il quinto cerchio gli steli piegati erano anneriti e sembravano essere stati tranciati. Il sesto cerchio aveva un diametro esterno di 6.80m per uno interno di 4.20m mentre il settimo anello misurava 8.30m per 5.90m. In quest’ultimo anello gli steli piegati erano verdi e non seccati come nelle formazioni centrali. Tutte le 7 formazioni avevano una forma abbastanza irregolare ed in alcuni casi ovoidale. Dopo la misurazione degli anelli abbiamo prelevato alcuni campioni di terreno, muschio e steli all’interno delle formazioni ed una manciata di terriccio all’esterno per la comparazione. Tutto questo materiale è stato consegnato al dott. Pattera del CUN per le analisi di rito. Da segnalare che nelle vicinanze del quinto cerchio abbiamo rinvenuto una bottiglia di birra, forse una traccia lasciata dal presunto creatore dei cerchi? Durante il sopralluogo siamo stati avvicinati da un residente del posto il quale ci ha rivelato che, la notte in cui sarebbero comparse le formazioni, i suoi cani sono stati assolutamente tranquilli e non hanno abbaiato come fanno appena sentono il minimo rumore. In effetti per tutto il tempo del nostro sopralluogo gli animali hanno abbaiato insistentemente. Ci ha inoltre confermato che una donna residente ai piedi della collinetta avrebbe visto alcune luci in cielo la sera stessa. Abbiamo provato a contattare questa donna per raccogliere la sua testimonianza ma un suo famigliare, presumibilmente il marito, ci ha cortesemente invitato ad andarcene perché infastidito da tutto il clamore suscitato in questi giorni. RIFLESSIONI Le tracce di Puianello sono effettivamente abbastanza strane.

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Abbiamo 7 anelli in cui l’erba medica è rada, piegata al suolo ed in 5 cerchi su 7 completamente seccata. Ci sono alcuni indizi che potrebbero sostenere 4 differenti ipotesi. 1.Fungo: Gli steli color vinaccia potrebbero suggerire la presenza di un fungo che avrebbe agito sull’erba medica, come già rilevato in passato da altre indagini condotte dal dott. Pattera. Sarebbe, in ogni caso, un fatto strano che un fungo possa creare casualmente 7 anelli in un campo di erba medica. Ma si sa, la natura a volte è molto sorprendente. 2:Cuscuta: La cuscuta è una pianta parassitaria che si attorciglia agli steli e fa morire l’erba medica. Nel terreno rimangono tracce giallastre simili ad “elastici”. A Puianello effettivamente negli anelli centrali abbiamo trovato tracce giallastre nel muschio ma non nei cerchi 1 e 7 dove l’erba era verde. 3:Ipotesi fraudolenta: Questa ipotesi prevede la realizzazione degli anelli a scopo di burla da parte di qualche perditempo. Tecnicamente sarebbe stato possibile strappare le foglie all’erba medica, cospargere del diserbante e ripetere la stessa operazione per sette volte. Il fatto strano in questo caso sarebbe rappresentato dai cani, numerosi nella zona, che non avrebbero abbaiato in presenza di estranei. 4:Ipotesi non convenzionale: L’ultima ipotesi prevede che una forma di energia non convenzionale abbia agito sul campo di erba medica realizzando gli anelli. Gli indizi potrebbero essere dati dagli steli e dalle foglie secche (come sottoposti a microonde?) e dalle luci viste dalla donna la sera della creazione dei cerchi. RISULTATI DELLE ANALISI CHIMICHE Questi sono i risultati delle analisi difrattometriche sui campioni di terreno raccolti, effettati dal dott. Pattera del CUN:

Campioni contenitore n°2 (prelevati all’interno dell’anello indicato nello schema con il numero 2)

COMPONENTE SIMBOLO CHIMICO PERCENTUALE

Biossido di Silicio SiO2 (Alpha quartz) 56,33%

Gesso CaSO4.2H2o

Silicio Si (Silicon) 1,40%

Fluorite CaF2

Goetite FeOOH 2,81%

Ematite Fe2O3

Calcite CaCO3 39,43%

Litio Fluoruro LiF

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Campioni contenitore n°4 (prelevati all’interno dell’anello indicato nello schema con il numero 4)

COMPONENTE SIMBOLO CHIMICO PERCENTUALE

Biossido di Silicio SiO2 (Alpha quartz) 72,50%

Gesso CaSO4.2H2o 1,25%

Silicio Si (Silicon) 1,25%

Fluorite CaF2

Goetite FeOOH 1,25%

Ematite Fe2O3

Calcite CaCO3 23,75%

Litio Fluoruro LiF

Campioni contenitore “extra”

(prelevati nel campo di erba medica in una zona di terreno all’esterno delle formazioni)

COMPONENTE SIMBOLO CHIMICO PERCENTUALE

Biossido di Silicio SiO2 (Alpha quartz) 75,47%

Gesso CaSO4.2H2o

Silicio Si (Silicon) 1,25%

Fluorite CaF2 0,62%

Goetite FeOOH 1,25%

Ematite Fe2O3 0,62%

Calcite CaCO3 20,75%

Litio Fluoruro LiF

COMMENTI ALLE ANALISI A CURA GI GIORGIO PATTERA Come evidenziano i dati acclusi, ottenuti col sistema difrattometrico (Philips Analytical X – Ray), il suolo su cui insistevano gli strani “cerchi” in località Puianello non contengono alcun individuo chimico insolito per un terreno ad uso agricolo. L’unica osservazione da rilevare, dal punto di vista geochimico, è la spiccata tendenza calcarea del terreno, d’altronde compatibile con la fascia pedemontana in cui si trova, come pure con lo scarso o mancato uso di ammendanti da parte del conduttore. Pertanto le due possibili ipotesi da formulare come causa del fenomeno (non nuovo in natura) potrebbero essere l’espansione radiale di un micromicete (fungo) oppure lo spandimento intenzionale (burla ?) di liquidi diserbanti. ANALISI E CONCLUSIONI DEL CASO Una definitiva conferma che le misteriose tracce circolari di Puianello sono di origine convenzionale è giunta da dott. (omissis), direttore del reparto fitosanitario del

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consorzio agrario provinciale di Parma, che, contattato dal dott. Giorgio Pattera del CUN, ha così giudicato l’intera vicenda: “Pur non escludendo la possibilità di dispersione, in forma circolare, di sostanze diserbanti da parte di qualche sconsiderato buontempone (anche se, in teoria, tali prodotti dovrebbero essere venduti SOLO a chi è in possesso dell’idoneo patentino fitosanitario), si propende nel caso in oggetto (Puianello) per un’ipotesi di FITOPATIA, vale a dire di un’affezione dell’essenza (Medicago sativa, erba medica), derivata dall’attacco di spore fungine (micromiceti) oppure da cause tecniche, quali ristagno idrico (poco probabile, data la pendenza del terreno) o più facilmente dalla reiterata e prolungata permanenza nello stesso appezzamento della stessa coltura (mancata alternanza di coltivazioni). Ciò è ben noto in ambiente agricolo e va sotto il nome di mal vinato, per il colore appunto (che richiama quello delle vinacce) che assumono gli steli d’erba, in seguito alla scarsa o addirittura mancata manutenzione del terreno stesso”. A questo punto direi che il caso si può dichiarare chiuso! Le analisi difrattometriche ed i due autorevoli pareri sono tutti orientati verso una soluzione di tipo NATURALE. Questa conclusione potrà, forse, deludere chi sperava ancora in una non convenzionalità del fenomeno. Probabilmente un’eventuale spiegazione “esotica” sarebbe stata più intrigante, ma per chi, come noi, è alla ricerca della verità, qualunque essa sia, è di enorme soddisfazione essere arrivati ad una conclusione pressoché certa della vicenda. Ci conforta, inoltre, che almeno in questo caso non dovrebbero essere stati “i soliti nullafacenti” a farci perdere tempo nelle indagini ma molto più probabilmente la natura che, al contrario ed ancora una volta, potrebbe averci sorpreso manifestandosi nelle sue affascinanti sfaccettature.

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3.9 Meteo crop a Rubiera (RE) Con questa terminologia gli addetti ai lavori definiscono quei pittogrammi comparsi nei campi di grano ad opera di agenti atmosferici, quali il vento e la pioggia. Ciò che principalmente li caratterizza e differenzia dai più eclatanti crop circles è la loro forma assolutamente non definita ed il fatto che la loro origine non è imputabile ne all’uomo ne a forze sconosciute (ammesso che vi siano), ma più semplicemente all’opera della natura. Proprio questo tipo di fenomeno, dovuto al mix tra forte vento e pioggia scrosciante avrebbe prodotto un appiattimento del grano in un campo nei pressi di Rubiera, località in provincia di Reggio Emilia. Almeno questa è la mia ipotesi; ma andiamo con ordine. La formazione sarebbe comparsa la notte tra il 6 ed il 7 di maggio 2010, ma c’è chi giura di averla vista anche nei giorni precedenti. Chi scrive ha appreso la notizia dall’edizione serale del 7 maggio del telegiornale di è-TV, emittente regionale visibile sulle frequenze della locale Teletricolore, e si è recato sul posto l’indomani mattina, ovvero sabato 8 maggio. E’ stato piuttosto facile raggiungere il campo in questione, infatti esso si trova esattamente adiacente alla provinciale che collega Rubiera (RE) a Campogalliano (MO) ed è facilmente individuabile in quanto il grano disteso occupa un’area veramente notevole. Ciò che da subito mi ha colpito è stata la vastità dell’area interessata ed il modo irregolare, ed apparentemente illogico, con cui le piantine di grano erano adagiate sul terreno.

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Singolare anche la presenza di due tralicci dell’alta tensione, sotto ai quali il grano appariva appiattito. Da una prima analisi la formazione è apparsa confusa, priva di una forma o simbologia definita geometricamente ed assolutamente irregolare nei contorni, salvo alcune zone in cui i bordi sembravano più netti. Il fosso che separa la strada dal campo portava abbondanti segni di intrusioni, come erba schiacciata ed impronte, tracce inconfutabili che diversi curiosi avevano già visitato la formazione. Una passeggiata lungo il perimetro del campo ha confermato le prime impressioni circa la completa irregolarità della formazione ed un’analisi delle zone che presentavano contorni più definiti ci ha portato a supporre che, in ogni caso, questi non fossero così precisi come quelli che si possono ammirare nei pittogrammi artefatti. Per “artefatti” intendo quelle formazioni create dai circlemakers o la cui origine rimane sconosciuta.

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A fugare i miei dubbi sono venute in supporto le immagini effettuate da Geminiano Pinelli, curatore del sito www.reikirainbow.it, che ha scattato innumerevoli foto sorvolando la zona con un aeroplano. Come si può notare non c’è nulla che possa, almeno apparentemente, riportare ad una forma definita o ad una simbologia. Sembra tutto il frutto del caso.

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Le mie impressioni dopo il sopralluogo e la visione delle immagini dall’alto mi portano a concludere che si possa trattare di grano piegato da agenti atmosferici quali vento e pioggia, quest’ultima caduta in maniera copiosa e violenta nei giorni scorsi. Rimangono, in ogni caso, due aspetti un po’ insoliti in tutta questa vicenda:

• La testimonianza di una ragazza che ha affermato che suo padre avrebbe visto una luce molto forte e bassa che poi si è spenta, la notte della comparsa della formazione.

• Il meccanismo tramite il quale la natura ha riversato la sua forza solamente in quel campo. Come si può vedere dalle foto dall’alto, infatti, i terreni adiacenti sono rimasti intonsi. Sembrerebbe quasi che la natura avesse “scelto” quel campo.

NOTA: Si ringrazia Geminiano Pinelli del sito www.reikirainbow.it per avermi concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle foto dall’alto.

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Capitolo 4. OLTRE L’UFOLOGIA: ALTRI MISTERI 4.1 I blocchi di ghiaccio Nella casistica misteriosa esistono innumerevoli racconti e vicende di strani oggetti ed animali caduti, inspiegabilmente, dai cieli. Fra questi abbiamo le famose “piogge” di pesci, rane, uccelli, rocce e via dicendo. In questa sede affronteremo la questione della caduta dei blocchi di ghiaccio, tema ancora attuale considerando che alcuni anni fa questo fenomeno colpì in maniera significativa, ed a tratti preoccupante, anche la Spagna e l’Italia. Chiaramente non ci stiamo riferendo a dei semplici chicchi di grandine, magari più voluminosi del normale, ma a qualcosa di diverso. Una notizia ANSA datata 18 gennaio 2000 ci informa che diversi blocchi di ghiaccio, delle dimensioni di un pallone da calcio ciascuno, caddero sulle coste mediterranee della Spagna provocando ingenti danni ai tetti delle case ed alle automobili parcheggiate. Il livello di attenzione nel paese crebbe in maniera direttamente proporzionale all’aumento di preoccupazione, ed a volte di psicosi, che questi oggetti provocarono nella popolazione. Il Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica spagnola scese in campo per cercare di dare una spiegazione a questa misteriosa caduta di ghiaccio dai cieli, formulando diverse ipotesi sulla natura di questi blocchi. Andiamo ad analizzare quelle più “gettonate”. Frammenti di cometa: Alcuni studiosi avanzarono l’ipotesi che i blocchi di ghiaccio precipitati potessero essere dei frammenti di cometa che, una volta sbriciolati, precipitarono al suolo. Questa teoria si è dimostrata insoddisfacente per due motivi: in primis all’epoca non furono avvistate comete sopra la Spagna, in secondo luogo la velocità di caduta dei blocchi di ghiaccio fu stimata molto più bassa rispetto a quella di un oggetto proveniente dagli spazi siderali. Escrementi ghiacciati espulsi dagli aerei: E’ una delle ipotesi che, all’epoca, ebbe più credito e risultò abbastanza verosimile. In sostanza il ghiaccio che precipitava al suolo altro non era che un agglomerato di escrementi, rilasciato dagli aerei di linea in volo, che, una volta ghiacciatosi vista la rigidità delle temperature in alta quota, diventava un blocco di consistenti dimensioni. Razionalmente l’ipotesi ha, indubbiamente, una sua logica ma ci sono un paio di episodi che gettano qualche dubbio sull’effettiva risultanza. Vi furono, infatti, alcuni casi in cui i blocchi di ghiaccio caddero in zone al di fuori delle rotte aeree, inoltre un frammento caduto a Meliana, località nei pressi di Valencia, dopo accurate analisi risultò essere composto da cloruro sodico e solfato calcico, quindi non escrementi.

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Ghiaccio formatosi sulle ali degli aerei o sui carrelli: Anche in questo caso sono i velivoli di linea gli indiziati, i quali avrebbero accumulato del ghiaccio, in prossimità delle ali o del carrello, che in seguito a cambi di altitudine e conseguentemente di temperatura si sarebbe staccato precipitando al suolo. Pur affermando la plausibilità della teoria è doveroso segnalare che le osservazioni fatte in merito alla tesi degli escrementi rilasciati dagli aerei, possono essere avanzate, in ugual maniera, anche in questo caso. Grandine di dimensioni spropositate: Questa è forse la spiegazione che risulta essere meno convincente. Infatti le dimensioni dei blocchi erano troppo imponenti per poter ipotizzare un agglomerato di grandine, inoltre il cielo della Spagna in quel periodo era assolutamente terso e non ci furono temporali. Alla fine più di un dubbio rimase sulla reale spiegazione in merito alla provenienza di questi blocchi di ghiaccio. L’unico dato certo fu che, fortunatamente, cessarono di precipitare e l’allarme nella popolazione pian piano rientrò. Quello del ghiaccio caduto dal cielo è indubbiamente un problema di vecchia data e non un fenomeno emerso solamente negli ultimi anni. A fronte di ciò è inevitabile chiedersi come sia possibile conciliare le ipotesi che vedono coinvolti nella questione gli aerei con il fatto che questi, in epoche remote, non fossero ancora stati inventati. Il padre della letteratura dell’assurdo, il compianto Charles Fort, catalogò una miriade di episodi relativi alle cadute di ghiaccio che avvennero nel diciannovesimo secolo, ovvero in un periodo in cui il “sogno di Icaro” doveva ancora tramutarsi in realtà. A testimonianza di questo andiamo a vedere alcuni esempi estrapolati direttamente dal suo “libro dei dannati”: “…..Pezzi di ghiaccio, della circonferenza di un piede (30 centimetri) [caddero] nel Derbyshire, in Inghilterra, il 12 maggio 1811 (Annual Register, 1811-54); una massa cuboidale, dal diametro di sei pollici (15 centimetri) caduta a Birmingham 26 giorni dopo (Thomson, Introduction to Meteorology p.179); dimensioni come quelle delle zucche, a Bungalore, in India, il 22 maggio 1851 (Rept. Brit. Assoc., 1855-35).” Ed ancora: “……masse di ghiaccio grosse quanto una testa umana [caddero] durante il tornado Delphos (Ferrel, Popular Treatise, p. 428); masse grandi quanto una mano umana che uccisero migliaia di pecore, nel Texas, il 3 maggio 1877 (Monthly Weather Review, maggio 1877); pezzi di ghiaccio così grandi da non poter essere tenuti con una mano, [precipitarono] durante un tornado nel Colorado, il 24 giugno 1877 (Monthly Weather Review, giugno 1877)…..” Comparando questi racconti con ciò che è successo in Spagna nel 2000 si può chiaramente dedurre che non è cambiato assolutamente niente nonostante sia passato più di un secolo. Oggi come allora il cielo ci riserva sempre delle sorprese e degli enigmi che ci stupiscono e ci inducono a continuare ad indagare il mistero, consci che ciò che stiamo studiando fa parte di quegli eventi definiti “dannati”.

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4.2 L’impronta del Diavolo Durante un viaggio in Germania a Monaco di Baviera ho avuto modo di ammirare, fra i numerosi monumenti visitati, quello considerato il simbolo della città ovvero la Frauenkirche, “Chiesa di Nostra Signora”. Questa imponente costruzione, che spicca per le sue altissime e stupende torri gemelle, è stata eretta tra il 1468 ed il 1494 dall’architetto Jorg Ganghofer in stile tardo-gotico. Al suo interno è custodito il dipinto dell’Assunzione di Peter Candid (1620), diverse figure gotiche in legno di apostoli e profeti, il mausoleo dell’imperatore Ludovico il Bavaro, la statua a grandezza naturale di S. Giorgio (Hans Leinberger, 1525-1530) e numerose altre opere d’arte. Ma ciò che mi ha maggiormente colpito, una volta varcata la soglia d’ingresso della chiesa all’altezza del vestibolo, è stata una strana impronta nel pavimento, la quale ha subito innescato nel sottoscritto una sorta di curiosità e di mistero a cui ho dovuto, per forza di cose, dare spiegazione approfondendo la vicenda. Ebbene la leggenda vuole che questa singolare orma, detta “Teufelstritt”, sia stata impressa nientemeno che dal Diavolo in persona! Vediamo come nei secoli è stata tramandata questa storia. Si narra che Belzebù scommise con l’architetto Jorg Ganghofer che quest’ultimo non sarebbe stato in grado di costruire una chiesa senza che si potessero vedere le sue finestre. Una volta edificata la Frauenkirche Ganghofer chiamò il Diavolo, lo fece entrare nella chiesa, lo invitò ad andare all’altezza del vestibolo e gli disse di guardarsi intorno per vedere se era in grado di scorgere qualche finestra. Da quella precisa posizione il Diavolo non vide nessuna delle 66 imponenti finestre della chiesa! Infatti quelle che si trovano a destra ed a sinistra erano coperte da 22 pilastri ottagonali posizionati in modo tale da dare l’impressione di vedere solo pareti senza finestre, mentre quella frontale del coro era totalmente nascosta dall’altare. Il Diavolo adirato per aver perso la scommessa se ne andò, non prima di aver lasciato un impronta indelebile all’interno della chiesa. Un’altra versione di questa affascinante storia ci racconta che il Diavolo una volta entrato nella chiesa si fermo all’altezza del vestibolo e, con estremo piacere, ammirò che i costruttori si erano dimenticati di erigere le finestre. In preda alla soddisfazione batté i piedi talmente forte sul pavimento da lasciare l’impronta visibile anche ai giorni nostri. Chiaramente non esistono prove a suffragio di questa incredibile storia, se non l’orma rimasta sul pavimento che ovviamente potrebbe essere stata impressa da chiunque. Questa leggenda però ha un aspetto sicuramente veritiero ed inequivocabile: il fatto che dalla posizione in cui è collocata l’impronta non è possibile vedere alcuna finestra. Per renderci conto di ciò ripercorriamo, con l’ausilio di alcune foto, l’ipotetico tragitto che avrebbe fatto il Diavolo all’epoca.

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Una volta giunti all’imponente ingresso della chiesa entriamo e troviamo di fronte a noi il vestibolo. Facciamo qualche passo e proviamo ad osservare se intorno a noi si scorgono delle finestre.

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Come potete vedere né a destra né a sinistra sono visibili le immense vetrate in stile gotico che caratterizzano la chiesa. E’ possibile individuare solamente la finestra frontale (quella del coro) la cui visuale nel XV secolo era negata dalla presenza dell’altare. Da questa posizione se volgiamo lo sguardo ai nostri piedi possiamo vedere la famosa impronta:

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Bisogna effettivamente riconoscere all’autore di questa leggenda (forse l’architetto?) una buona dose di fantasia e di inventiva per aver formulato questa incredibile storia. E’ altresì vero che con questo escamotage è riuscito a catturare la curiosità di chiunque faccia visita alla chiesa. (Fatto salvo che da queste parti non sia veramente passato il Diavolo..)

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4.3 Scie chimiche: messaggio subliminale? La TV satellitare offre sempre spunti di riflessione e programmi interessanti su cui disquisire e ragionare. Questa volta, però, non parleremo di qualche documentario andato in onda su canali tematici, come Discovery Channel, History ecc., ma su, udite udite, Disney Channel. Infatti in una sera di un bizzarro giugno del 2007, condito da temporali furiosi, grandinate e trombe d’aria, la programmazione del canale tematico per “i più piccoli” ha offerto in prima visione il film della Disney dal titolo “Cars”. La pellicola narra le vicende di una curiosa automobile da corsa, denominata “Saetta”, alle prese con una fantomatica e prestigiosa gara, la “Piston Cup”. Ciò che di misterioso ha colpito la mia attenzione non è basato né sulla storia intrigante del film d’animazione e neppure nei personaggi e nelle vicende raccontate ma, in particolare, nei dettagli che, ai più, saranno sfuggiti. Infatti all’incirca a metà del film si possono scorgere delle scene che hanno al loro interno delle vere e proprie anomalie che non possono essere, inequivocabilmente, il frutto del caso. Vediamo di affrontare la questione. Durante le scene del film, che ricordiamo è di ANIMAZIONE e quindi costruito per INTERO al computer, si vedono delle curiose scie che solcano i cieli. Sembrerebbe trattarsi né più né meno delle famigerate CHEMTRAIL o scie chimiche. Apriamo una parentesi per spiegare il fenomeno. Le scie chimiche sarebbero delle strisce biancastre lasciate nel cielo da aerei che, a differenza delle normali scie di condensazione, rimangono visibili per diverse ore fino al punto di fondersi tra loro creando un cielo dall’aspetto lattiginoso. Diverse ricerche in materia avrebbero decretato che questo tipo di scie non può essere associato a quelle prodotte dagli scarichi degli aerei perché queste, al contrario delle chemtrails, rimangono nei cieli pochi minuti e poi si dissolvono. Le scie chimiche invece, restano nel cielo diverso tempo e si formano anche in condizioni apparentemente avverse come, per esempio, al di sotto dei 9000 metri e in assenza di temperature rigide. Le ipotesi portate a riguardo delle “scie chimiche” sono molteplici. C’è chi parla di: -un irrorazione volontaria di sostanze con lo scopo di aiutare le trasmissioni radio militari; -uno scarico di materiali, come il bario e l’alluminio, al fine di riflettere i raggi solari e cercare di contrastare il riscaldamento del pianeta; -degli esperimenti all’interno del progetto HAARP (studio sulle aurore boreali); -una modificazione del clima cercata allo scopo di diffondere l’utilizzo di sementi OGM, le quali sono in grado di germogliare anche in assenza di una pioggia copiosa. Ecc. ecc. Torniamo quindi al nostro film di animazione. Come direbbe il presentatore Antonio Lubrano “la domanda sorge spontanea”: come mai in un film per bambini sono state inserite delle scie anomale nei cieli? La cosa è perlomeno curiosa e non può essere il frutto del caso! Sembrerebbe, a voler essere, passatemi il termine, cospirazionisti, che gli autori del lungometraggio abbiano voluto inserire tali immagini per “abituare” i bambini alla presenza di queste scie.

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Un ragazzino vedendo tali manifestazioni nei cieli all’interno di un film non sarà, di conseguenza, indotto a farsi domande una volte viste le stesse nella realtà. Sarà già abituato a tale situazione. Ripeto, potrebbe essere un discorso “cospirazionista” o addirittura “paranoico” ma siete in grado di spiegarmi il motivo di inserire delle scie copiose, intricate e massicce all’interno di un film di animazione? Non esiste nessuna risposta plausibile e sensata se non un tentativo di vaccinazione subliminale! “Abituiamo i piccoli alla presenza di tali scie e loro non si chiederanno mai il perché della loro esistenza”. Questo potrebbe essere il ragionamento fatto da chi ha, VOLUTAMENTE, inserito tali immagini nella pellicola. Nessuno mi toglierà mai dalla testa l’anomalia di questa situazione.

Un paio di fotogrammi del film “Cars” in cui sono visibili gli intrecci di scie.

(Copyright: Disney/Pixar)

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Non ha nessun senso inserire degli incroci di scie lattiginose nei cieli di un cartone animato se non si ha uno scopo ben preciso nella mente. Questa cosa dovrebbe far riflettere chi crede ancora che tutte le scie che solcano i nostri cieli, a volte con traiettorie davvero improponibili, siano normali scie prodotte dalla condensazione degli scarichi degli aerei di linea. C’è qualcos’altro dietro tutto ciò. Sono state fatte analisi in laboratorio che hanno evidenziato la presenza di metalli come Bario e Alluminio e sono anche stati trovati residui, nella forma di “avanzi” lattiginosi, che devono accendere almeno un campanello d’allarme nella mente delle persone. Osservate i cieli e verificate con i vostri occhi tutto ciò. Qualcosa sta succedendo senza che noi sappiamo nulla e qualcuno ci sta “vaccinando” verso questa situazione. Meditate gente, meditate.

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4.4 Loch Ness: il lago del mistero Uno stupendo viaggio in Scozia è stato l’occasione per poter visitare ed approfondire la storia del famigerato lago Ness. Il loch Ness è il bacino naturale più profondo di tutta la Gran Bretagna e misura 65 km² di superficie, 1,5 km di larghezza e 230m circa di profondità. E’ situato nell’area delle Highlands in corrispondenza della Great Glen, una gigantesca fenditura che taglia dritta tutta la Scozia da una costa all’altra, ed è famoso in tutto il mondo per i racconti inerenti gli avvistamenti nelle sue acque del mostro Nessie, un gigantesco animale dalle fattezze simili ad un rettile marino.

L’autore nei pressi del lago in zona Drumnadrochit

La Leggenda Molti credono che la storia del mostro sia risalente al ventesimo secolo, invece troviamo traccia di ciò a partire dall’anno 565 d.C., periodo in cui il missionario cristiano San Colombano attraversò la Scozia in pellegrinaggio. Giunto sulle rive del lago Ness si imbatté nella sepoltura di un uomo appartenente alla popolazione dei Pitti, una confederazione di tribù scozzesi vissuta tra il III ed il X secolo, che era sfortunatamente caduto preda di un mostro noto come Niseag, che abitava le gelide acque del lago. San Colombano, sentendo i racconti atroci su questa terribile creatura, pensò all’azione di Satana e ordinò ad uno dei suoi missionari di andare a recuperare a nuoto la barca del malcapitato.

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Lugne Mocumin, il missionario “prescelto” per quell’ingrato compito, si tuffò nelle acque del lago Ness e fece un rumore tale da svegliare il mostro. Le acque iniziarono a ribollire, fra lo spavento delle persone a riva, e San Colombano alzando la mano al cielo fece il segno della croce invocando il nome di Dio, affinché la creatura si ritirasse. Niseag sprofondò nelle acque del lago. Questa incredibile vicenda è considerata da più parti come il cardine della conversione al cristianesimo da parte delle tribù dei Pitti. Le testimonianze Dopo le vicende del 565 vi furono ulteriori racconti nel 1600 e nella fine del 1800, ma è negli anni trenta del secolo scorso che la storia del mostro del lago riprese vigore e si impose all’attenzione dell’opinione pubblica. Il 14 di aprile del 1933, verso le ore 15, i coniugi Mackay, proprietari del Drumnadrochit Hotel, stavano rientrando a casa dopo una gita ad Inverness quando la moglie segnalò in maniera agitata la presenza di qualcosa di strano nel lago. Il marito, John Mackay, si voltò ad osservare e vide in mezzo al lago l’acqua incresparsi in maniera imponente.

I luoghi ed alcuni testimoni degli avvistamenti Immagine tratta da “Loch Ness” di Adrian Shine

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Subito pensò ad un paio di anatre in combattimento, poi la quantità di acqua movimentata lo fece propendere per altre ipotesi fino a che vide una grande sagoma scura che, dopo pochi istanti, si girò e fece rotta verso la banchina di Aldourie, dall’altra parte del lago. I coniugi riuscirono a scorgere due strane protuberanze nere che, in modo ondulante, emergevano e scomparivano nell’acqua. Il 2 di maggio Alex Campbell, corrispondente locale dell’ Inverness Courier, pubblicò l’intervista ai due coniugi e da quel momento si riaccese l’interesse per il famigerato Nessie. Negli anni seguenti vi furono parecchie decine di testimonianze di persone che giurarono di aver visto lo strano essere nelle acque del lago, da dottori a prelati, da detective a semplici turisti. Le foto ed i filmati Oltre alle testimonianze, la vicenda di Nessie è condita da fotografie e da filmati. L’immagine più celebre è senza ombra di dubbio quella conosciuta come la “foto del chirurgo”, scattata da Robert Kenneth Wilson il 19 aprile 1934. Il dottore, iscritto al Regio collegio dei chirurghi, stava viaggiando verso nord in compagnia dell’amico Maurice Chambers con l’intento di affittare un capanno nei pressi di Inverness, per osservare e fotografare uccelli. I due erano muniti di una preziosa macchina fotografica con un potente teleobiettivo. Verso le sette di sera, a pochi km a nord di Invermoriston, i due stavano osservando il lago quando notarono una grande agitazione nelle acque a tal punto che Chambers urlò: “Oh mio Dio ma è il mostro!”. Wilson si precipitò a prendere la macchina fotografica ed in pochi minuti scattò 4 immagini fino al momento in cui che la testa dell’essere, simile ad una proboscide, non si inabissò nel lago. Nei giorni seguenti Wilson fece sviluppare le foto ad Inverness e ne vendette il copyright al “Daily Mail” che le pubblicò il 21 di aprile.

La famigerata “foto del chirurgo”

Quella di Wilson è indubbiamente la foto più famosa del mostro ma è anche, ahinoi, la testimonianza di una grande bufala o presunta tale. Ripercorriamo la vicenda. Nel 1993 Christian Spurling, un signore di quasi 90 anni uscì con la dichiarazione che la foto ritraeva un modellino costruito da lui. Nel 1934 Marmaduke Arindel Wetherell, inviato del Daily Mail, organizzò una messinscena per avere lo scoop della foto di Nessie.

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Wetherell era amico di Maurice Chambers, il compagno di viaggio di Wilson, ed assieme al figlio Ian ed a Christian Spurling decisero di realizzare un modellino del mostro e di posizionarlo nel lago per poi fotografarlo. In quel modo Wetherell avrebbe avuto la foto ed il relativo scoop per il giornale. Spurling costruì un modellino del mostro avente un collo lungo simile ad un dinosauro e lo “trapiantò” sulla struttura di un sottomarino giocattolo. Mise in acqua il modellino e lo fece fotografare da Ian, il figlio di Wetherell. A questo punto serviva un personaggio credibile ed illustre che si prendesse la paternità della foto. Chi meglio del dottor Wilson! Wetherell era amico di Chambers il quale era amico di Wilson; il gioco era fatto. Il chirurgo, a detta degli amici un guascone, accettò di buon grado la cosa. Spurling fece questa clamorosa rivelazione in punto di morte e lasciò delusi i molti sostenitori della genuinità della foto. Chiaramente le rivelazioni effettuate dopo tanti anni non è detto che siano veritiere ed andrebbero, in ogni caso, circostanziate e dimostrate. Negli anni successivi, in ogni caso, altre foto sono state prodotte a testimonianza che qualcosa è stato visto, anche se non sono clamorose come quella del chirurgo. Le spedizioni più importanti Nel 1958 Frank Searle, responsabile di una grande azienda frutticola di Londra, prese a cuore la vicenda del mostro dopo aver letto il libro “More than a legend” di Constance Whyte, pubblicato nel 1957. Iniziò pertanto le sue personali ricerche e nel giugno del 1965 stazionò in pianta stabile in una tenda sulle sponde del lago, nei pressi di Invermoriston, nella speranza di vedere Nessie. Un giorno mentre era intento a colloquiare con degli autostoppisti scorse una macchia scura che si muoveva sull’acqua. Non aveva dubbi, era il mostro. Fu talmente colpito da tale avvistamento che nel 1969 abbandonò il lavoro per andare a vivere sulle rive del lago e 3 anni dopo, nel 1971, notò una coda lunga 2 metri circa inabissarsi nelle acque. Nei successivi 5 anni riuscì a scattare una decina di foto che ritraevano qualcosa di anomalo che si muoveva nel lago. Un altro “cacciatore di mostri” fu l’ingegnere aeronautico Tim Dinsdale che nel 1959 dopo aver letto un articolo su Nessie, pubblicato sulla rivista Everybody, decise di scendere in campo alla ricerca dell’essere. Osservando la “foto del chirurgo” (quella dichiarata poi falsa) notò dei cerchi concentrici appena percepibili attorno al corpo di Nessie. La cosa lo incuriosì parecchio e nell’aprile dello stesso anno decise di trascorrere 5 giorni nei pressi del lago. Il giorno prima di rientrare vide qualcosa di anomalo nel lago e con il binocolo gli sembrò di vedere una massa scura galleggiare. Con la sua cinepresa da 16mm filmò 15 metri di pellicola (4 minuti circa) in cui si vedeva l’essere in movimento. Nel 1966 il filmato di Dinsdale fu analizzato dal servizio segreto dell’aeronautica, il quale decretò che l’oggetto immortalato non poteva essere né un imbarcazione né un sottomarino.

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Con un potente sistema di ingrandimento, realizzato nientemeno che dalla NASA, furono notate altre due gibbosità oltre a quella principale. Nel 2005 gli stessi membri del JARIC, Joint Air Reconnaissance Intelligence Centre, ritrattarono dicendo che l’oggetto era assimilabile ad una barca. Nel 1959 vi fu la prima spedizione scientifica, o pseudo tale, sul lago Ness. Durò un mese e coinvolse il dr. Denys Tucher del Museo Britannico di Scienze Naturali e 30 studenti volontari muniti di ecosonar, macchine fotografiche e cineprese. A luglio di quell’anno fu avvistata a pelo d’acqua una gibbosità scura delle dimensioni di 3 metri di lunghezza e le operazioni con il sonar avevano evidenziato alcune grosse masse in fase di immersione e risalita ad una profondità di 18m. La spedizione rintracciò, inoltre, folti banchi di pesce salmerino a centinaia di metri in profondità. Dobbiamo risalire, però, al 1987 per avere quella che forse può essere definita la più grande spedizione di ricerca sul lago Ness, l’operazione Deepscan. Questa ricerca imponente fu effettuata da 120 membri dotati di 20 barche equipaggiate con echo sonar. I media accreditati all’evento furono addirittura 326! Le barche scandagliarono il lago ma non trovarono nulla di particolarmente rilevante anche se furono immortalati alcuni segnali anomali alle profondità di 78m, 171m e 174m.

I tre segnali anomali captati dall’operazione Deepscan

Foto tratta da “Loch Ness” di Adrian Shine

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Le barche mentre scandagliano il lago nei pressi di Urquart Castle

Foto tratta da “Loch Ness” di Adrian Shine

Cosa potrebbe essere La comunità scientifica è sostanzialmente convinta che non ci sia nulla di misterioso nelle acque del lago Ness ed a suffragio di ciò ha elencato un paio di ragioni, a suo dire inequivocabili, circa la totale infondatezza sulla presenza del mostro: -Non è mai stato effettuato nessun ritrovamento di tracce o resti animali riconducibili alla presenza di un’ipotetica creatura all’interno del lago. -La piramide alimentare di un lago delle dimensioni del Ness non potrebbe, in nessun caso, sostenere la vita di una famiglia di animali delle dimensioni di quelle del presunto mostro. I possibilisti, al contrario, ritengono che le centinaia di testimonianze di persone che hanno visto Nessie non possano essere scartate a priori, inoltre affermano che la mancanza di tracce o reperti potrebbe essere spiegata con l’esistenza di un canale segreto, che collegherebbe il lago con il mare del nord, utilizzato dalla creatura per i suoi spostamenti. Ciò impedirebbe di trovare reperti perché questi defluirebbero nel mare, inoltre colmerebbe la lacuna circa l’esiguità della piramide alimentare. Nessie andrebbe a rifocillarsi nel mare del nord. A tutt’oggi non è ancora stato dimostrato che possa esistere un canale di questo tipo, pertanto queste ci paiono solo elucubrazioni. E’ importante rilevare, tuttavia, che nella spedizione effettuata nel 1959 vennero rintracciati folti banchi di pesce salmerino. Questo ritrovamento stona con l’osservazione circa l’insufficienza della piramide alimentare.

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Sempre secondo i possibilisti il mostro, secondo le varie descrizioni fornite dai testimoni, potrebbe essere un plesiosauro sopravvissuto all’estinzione. Questo tipo di animali, lungo dai 3 ai 5 metri, faceva parte del gruppo dei rettili marini ed i suoi fossili furono ritrovati in strati del Giurassico inferiore (190 – 180 milioni di anni fa) in Inghilterra e Germania. Anche in questo caso è tutto sta dimostrare che il presunto mostro del lago Ness, ammesso che esista, possa essere un animale “vicino alla lucertola” (dal greco “plesios”= vicino a, “sauros”= lucertola).

Il Plesiosauro

Tratto da http://www.dinosauri-bora.it/plesio-shark.jpg Conclusione La vicenda di Nessie è indubbiamente ricca di fascino e di mistero ed i luoghi in cui la leggenda o la realtà si svolgono altrettanto. Il famigerato Drumnadrochit Hotel è oggi il “Loch Ness Centre”, quartier generale del Loch Ness Project, comitato di ricerca fondato dal naturalista Adrian Shine. Il barbuto ricercatore si adopera dal 1973 per la ricerca di tracce che facciano luce, una volta per tutte, sull’esistenza del rettile marino e, oltre ad avere organizzato spedizioni, ha creato ad Edimburgo il “3D Loch Ness Experience”, una sorta di cinema tridimensionale in cui, per una modica cifra, si può visionare un cortometraggio che illustra la storia degli avvistamenti di Nessie e le vicende inerenti le ricerche. Nello stesso edificio della sala cinematografica vi è anche un fornito shop in cui è possibile acquistare gadgets di ogni sorta inerenti il mostro. Questo aspetto della vicenda mi ha lasciato una strana sensazione, sembrava quasi di essere in un parco dei divertimenti, però sappiamo bene che le ricerche hanno bisogno di finanziamenti per andare avanti. Shine mi è parso una persona seria e piena di passione, pertanto confido che il businnes non abbia la meglio sulla ricerca della verità.

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4.5 2009: le segnalazioni pervenute al sito www.centrostudifortiani.it Il 2009 è stato, per quantità di avvistamenti ufologici, uno dei più prolifici degli ultimi decenni. Le statistiche dei principali centri di studio italiani, infatti, ci dicono che per avere un’annata paragonabile a quella dobbiamo andare indietro nel tempo sino al 1978, periodo in cui ci fu un’ondata di avvistamenti veramente imponente. Anche il sito www.centrostudifortiani.it, attivo dal 2002 al 2010, ha ricevuto diverse segnalazioni, anche a carattere non prettamente ufologico, essendo un portale di più ampio respiro, e per dovere di trasparenza e divulgazione intendiamo renderle pubbliche in questa sede. Abbiamo ben chiaro che trasparenza non significa violazione della privacy dei testimoni, pertanto nei casi che andremo ad esporre useremo, ove non espresso chiaramente, le sole iniziali dei nomi per poter tutelare l’anonimato di chi, molto gentilmente, ha voluto condividere con noi tali esperienze. La divulgazione delle vicende sotto elencate è stata fatta previo consenso dei testimoni mentre per quanto riguarda quei casi in cui gli stessi, per motivi personali, hanno preferito non veder pubblicata la loro esperienza, in nessun tipo di forma, abbiamo solamente indicato la tipologia della segnalazione ricevuta. Vediamo quindi di analizzare, mese per mese, ciò che la gente ci ha raccontato: Gennaio 2009: “Racconto di un presunto caso di Abduction avvenuto in Italia” Maggio 2009: “UFO su Specchia?” Il sig. Maurizio Stifani ci ha spedito il seguente resoconto: “Domenica 10 maggio u.s. ho fatto alcune fotografie allo stadio comunale di calcio di Specchia (LE), prima della partitissima del campionato regionale Allievi fra il Taurisano ed il Poggiardo. La sera di due giorni dopo stavo scaricando le immagini per poterle mostrare ai ragazzi che avevano giocato l’incontro, quando mi sono accorto di uno strano “puntino” sulle fotografie. Zoomando ho notato che esso assumeva una forma allungata, ma il suo significato mi è rimasto oscuro anche perché al momento dello scatto non mi ero accorto di nulla. In caso contrario, essendo un fotografo professionista e portando sempre con me un teleobbiettivo, non avrei esitato ad usarlo nell’occasione. Per chi volesse approfondire l’analisi tecnica dell’immagine ricordo che ho usato un fotocamera CANON D40, con un obbiettivo 17-85mm, un tempo di 1/250, una f13 ed un ISO 100. Nella fotografia si può anche notare il contestuale passaggio di un aereo di linea i cui passeggeri potrebbero, pure loro, aver visto qualcosa. Ci tengo a dire che non ho mai creduto agli ufo e che l’immagine non è stata assolutamente alterata.”

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L’oggetto immortalato a Specchia (LE)

Come interpretare il “puntino” immortalato dal fotografo pugliese? Difficile dare un giudizio con i pochi elementi a disposizione ma si possono formulare sostanzialmente tre ipotesi:

• Il semplice pulviscolo atmosferico • Un uccello • Un oggetto volante sconosciuto

Diciamo che l’apparente lontananza dell’oggetto ed il lungo tempo di esposizione potrebbero aver reso “discoidale” quanto discoidale non è affatto. Non si può nemmeno escludere che le stesse sfumature cromatiche dell’oggetto siano un semplice “difetto” dell’obbiettivo. Non risultano, inoltre, altre segnalazioni sull’episodio, nonostante la presenza di numerosi potenziali testimoni. Il caso, in mancanza di dati precisi, è rimasto comunque aperto. Maggio 2009: “Scie chimiche ad Arcore (MI)?” Luglio 2009: “Stranezza sotto il mare delle Canarie” Il 22 luglio G.S. ci scrive: “Salve, sono uno studioso "fortiano" e seguo il vostro sito. Brevemente, vi comunico una cosa strana, che non so se sia stata già notata. Si vede con Google Earth: ma che roba è, sotto il mare, quasi di fronte alle isole Canarie, coordinate: 31°29'23.88'' N; 24°24'11.89'' O, -5463 m sotto il mare? Sapete se sia discussa nei siti riguardanti le "anomalie"? E dove? Grazie per l'attenzione”. L’immagine in questione è la seguente:

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Stranezza sotto il mare delle Canarie

Dopo un’analisi effettuata in rete abbiamo trovato che sul sito http://it.googlesightseeing.com/2009/01/29/stranezze-sul-fondo-delloceano/ viene spiegato che si tratta di “falsi” canyon. L’autore di ciò sarebbe il professore di geofisica David T. Sandwell, dello Scripps Institution of Oceanography (SIO), che avrebbe aggiunto tali canyon, non per effettuare una truffa ma, al contrario, per poter individuare con precisione alcune zone del fondale studiate dall’istituto di ricerca mediante una nave dotata di sonar. Quindi niente frode o canyon misteriosi ma, semplicemente, uno studio scientifico. L’immagine comunque ha destato inizialmente clamore nell’opinione pubblica ed anche nel nostro lettore che, molto gentilmente, ce l’ha segnalata. Agosto 2009: “Ufo su Pavia” Il 17 agosto 2009 Silvio Bacchi, panettiere di Pavia, ci segnala questa sua esperienza: “…….Questa notte, lunedì 17 agosto, verso le 2 e 30 ero fuori dal negozio per il quale lavoro. Io sono un panettiere ed ho approfittato durante un buco di tempo per poter prendere una boccata d'aria. Ero in un cortile completamente al buio, all'improvviso ho sentito degli strani rumori che hanno attirato la mia attenzione, e poco dopo ho alzato lo sguardo ed ho visto uno strano oggetto che al momento mi ha fatto pensare ad un aquilone o un grande boomerang.

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Non era molto in alto, sarà stato a 20-30 metri d'altezza, ed era un insieme di luci arancioni in formazione. Si muoveva molto piano, sono rimasto immobile e spaventato a guardarlo, poi è sparito dietro le case. Il cortile non è molto grande ed è circondato da palazzi. Vi scrivo questo per provare a capire, perché lo spavento è stato grande e tutt'ora solo a pensarci mi viene paura. Spero che possiate darmi qualche risposta. Dimenticavo, il luogo in cui è successo tutto questo è Pavia. Grazie per il tempo dedicatomi.” La testimonianza del sig. Bacchi è estremamente interessante e suggestiva e la sua validità è ulteriormente rafforzata dal fatto del il giorno successivo, martedì 18 agosto, è uscito un articolo su un quotidiano locale di Pavia che parlava di alcune luci avvistate la notte tra domenica e lunedì. Agosto 2009: “Foto misteriose nel castello di Bardi (PR)” Agosto 2009: “Presunta entità immortalata in una fotografia interna in un palazzo a Versailles (Parigi)” Settembre 2009: “Filmato di una sfera di luce in cielo nei pressi di Matera” Ottobre 2009: “Racconto di un sogno con caratteristiche che ricordano un’esperienza di Abduction” Il 2 di ottobre 2009 ci ha contattato via mail Giulia (nome di fantasia), una ragazza di Roma, che ha voluto condividere con noi un particolare sogno fatto la notte precedente. Giulia ricorda che nella sua esperienza onirica venne prelevata da un’equipe medica, portata in una particolare sala e sottoposta a diversi esami clinici, alcuni di essi particolarmente invasivi e delicati. In seguito fu sottoposta a violente emozioni, tramite la visione di immagini per lei molto significative, come ricordi del passato, esperienze traumatiche e altro. I medici, di volta in volta, le chiedevano cosa stesse provando. Il sogno è terminato con l’immagine di una specie di catastrofe naturale sottoforma di terremoto e vento fortissimo. L’esperienza di Giulia, anche se effettuata attraverso un sogno, ha diversi connotati che possono richiamare i racconti, fatti sotto ipnosi, delle persone che affermano di essere state rapite da presunti alieni. Prelievo dalla propria abitazione, esami clinici e visione indotta di strane immagini sono, infatti, il comune denominatore di parecchie esperienze di “confine”. E’ chiaro che in mancanza di riscontri oggettivi, e di altri dati più approfonditi, sarebbe un azzardo definire tale esperienza una presunta interferenza esogena. Ci limitiamo, pertanto, a prendere semplicemente atto del particolare sogno della ragazza romana che ringraziamo per averci raccontato tutto ciò.

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Dicembre 2009: “Foto di presunto UFO nel cremonese” Stefano Panizza ha notato, sul quotidiano locale “La Gazzetta di Parma”, un articolo riguardante una curiosa fotografia scattata il 9 agosto del 2007 vicino a Motta Baluffi (CR), che ritraeva alcuni strani oggetti nel cielo. Stefano ha quindi, prontamente, provveduto a contattare l’autore della foto, il sig. U.G. di Zibello (PR), il quale molto gentilmente ce l’ha spedita via mail autorizzando un analisi su essa. Questa è l’analisi che abbiamo effettuato sull’immagine:

L’immagine degli strani oggetti su Motta Baluffi (CR)

La qualità dell’immagine è di basso livello (748x339, Jpeg, 69Kb) e ciò è evidenziato dalle imperfezioni presenti nella medesima. Molte zone risultano sgranate e sfuocate. Si notano tre oggetti nel cielo, uno in particolare è più evidente e denota una forma apparentemente “campanulare”. Nella pagina seguente è possibile vedere l’ingrandimento al 400% della zona contenente i 3 oggetti.

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Ingrandimento del particolare ritraente i 3 oggetti

Dall’ingrandimento si evince maggiormente la bassissima qualità dell’immagine che è palese nel contorno dell’oggetto più grande che, infatti, non è definito ma è “quadrettato”. Stesso discorso per quanto riguarda gli altri due oggetti. Effetto “simulazione rilievo” sull’ingrandimento:

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Dall’applicazione di questo effetto non si deduce nulla di significativo se non che la forma dei due oggetti più piccoli risulta indefinita causa la bassissima definizione. Evidenza dei contorni sulla foto:

Dall’applicazione di questo filtro risulta evidenziata la forma “campanulare” dell’oggetto più grande mentre gli altri due, invece, sembrano delle ellissi. Ma tutto ciò è probabilmente dovuto, ripetiamo, dal basso numero di pixel. Dalla visione della fotografia, in formato digitale, e dall’applicazione di ingrandimenti e filtri, tramite un comune software di manipolazione immagini, si è potuto constatare in primis la bassissima qualità dell’immagine. Questo preclude ogni tipo di ipotesi precisa sulla natura dei tre oggetti in cielo, in modo particolare di quello più grande ed apparentemente a forma “campanulare”. La quantità di pixel della foto, infatti, è troppo bassa. Escludendo l’ipotesi di una manipolazione eseguita dall’autore della foto (non abbiamo motivo di dubitare circa la credibilità dello stesso) possiamo dire che, l’aver visto altre foto simili a questa, ci porta ad ipotizzare che i tre oggetti in cielo possano essere degli uccelli in volo. L’oggetto, che la qualità dell’immagine mostra di forma campanulare, potrebbe infatti essere un uccello con le ali spiegate. Idem per gli altri due, che però essendo più piccoli non sono definiti. Dicembre 2009: “sfera misteriosa in una foto di un cactus?” Mercoledì 23 dicembre 2009 siamo stati contattati da M.L., vivaista di Fossalon di Grado, il quale ci ha fornito una foto davvero singolare che immortala una sfera dietro ad una spina di un cactus. Questo il suo racconto: “Buongiorno Signor Vitali, sono M.L. , vivaista a Fossalon di Grado. Dopo aver scattato alcune foto digitali di mie piante da esterno per il mio sito ed un depliant, mi sono accorto, a casa, di un piccolo fenomeno ottico su una foto che sottopongo alla Sua attenzione in 3 o più e-mail (per dimensioni file).

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Le invio scatto originale, uno o più ingrandimenti, di cui uno contrastato photoshop per evidenziare la struttura. Pur propendendo per una spiegazione di carattere ottico, francamente non saprei dire di che si tratta: - non un riflesso sull'obiettivo perché la sfera si trova dietro ad una spina; - non una spora od altro vegetale (troppo grande); - non un cristallo di ghiaccio o goccia d'acqua (ne ho fotografati a bizzeffe e non hanno nulla a che fare con questo); - non un riflesso della neve che sul fondo è lontano e sfocato, mentre la sfera è piuttosto a fuoco. Forse una scintilla dovuta a carica elettrostatica?………………..” Questa è l’immagine ed i relativi ingrandimenti che il gentile vivaista ci ha fornito:

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Ingrandimento del particolare

Ulteriore ingrandimento del particolare della sfera

Dopo aver visionato le fotografie e gli ingrandimenti non abbiamo potuto che condividere le perplessità del vivaista. Infatti è parso strano anche a noi il fatto che questa "sfera" sia comparsa dietro ad una spina.

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Di solito i cosiddetti "orbs" che si vedono nelle foto sono, molto spesso, niente di più che riflessi di polvere o di goccioline di acqua/umidità sull'obbiettivo della macchina fotografica, specialmente se digitale. Però, solitamente, compaiono "interi" e non dietro agli oggetti, come nel caso della foto in questione. Pertanto, per ora, rimane un’immagine ambigua.

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4.6 Reperti misteriosi nei musei londinesi Due fra i più importanti e prestigiosi musei londinesi, la National Gallery ed il British Museum, contengono al loro interno alcuni reperti che hanno attirato l’attenzione degli studiosi di frontiera, per la loro ambigua rappresentazione o per la loro apparentemente inspiegabile fattura. Un recente viaggio nella stupenda capitale britannica è stato l’occasione per ammirare da vicino questi oggetti e cercare di capire come stanno realmente le cose. Iniziamo il nostro tour dalla stupefacente National Gallery, museo fondato nel 1824 con sede a Trafalgar Square, che contiene ben 2300 dipinti che spaziano dalla metà del XII secolo al secolo scorso. All’interno dell’edificio ottocentesco, il cui ingresso al pari del British Museum è completamente gratuito, è custodito il quadro dell’italiano Carlo Crivelli (Venezia, 1430/1435 – Ascoli Piceno, 1494/1495) denominato “Annunciazione con Sant’Emidio”, datato 1486.

“Annunciazione con Sant’Emidio”

http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Crivelli

Il dipinto, uno dei suoi capolavori più noti, è una celebrazione della concessione della “Libertas Ecclesiastica”, ovvero una maggior autonomia comunale, concessa dal Papa alla città di Ascoli Piceno che all’epoca apparteneva allo Stato Pontificio.

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Il tutto rappresentato all’interno dell’Annunciazione, effettuata dall’Angelo Annunciatore, alla Madonna. La figura posta di fianco all’angelo è Sant’Emidio, patrono di Ascoli Piceno, che porta tra le sue mani il modello della città marchigiana. La decisione di fondere la celebrazione dell’evento laico nella raffigurazione dell’Annuncio a Maria, è dovuta al fatto che la notizia della concessione dell’autonomia statutaria sarebbe stata diffusa in città nell’occasione della festa dell’Annunciazione, pertanto il Crivelli ha deciso di immortalare entrambi gli eventi nello stesso dipinto. Ciò che colpisce del quadro è l’impressionante effetto della prospettiva, non per nulla viene considerato un vero e proprio saggio di applicazione delle regole prospettiche, ma ciò che balza subito all’occhio di un osservatore fortiano è l’oggetto circolare presente nel cielo dal quale fuoriesce un raggio luminoso. Si tratta di un ovale azzurro al cui interno è visibile una sorta di doppio anello dorato da cui partono diversi raggi di colore giallo, in particolare uno di questi, il più consistente, attraversa l’edificio sottostante, passa attraverso una colomba e raggiunge la vergine Maria.

Particolare dell’oggetto da cui fuoriesce il raggio luminoso

Nel quadro è ben visibile, posizionato sotto un arco, un individuo nell’atto di ripararsi gli occhi probabilmente accecato dalla vista di tale raggio luminoso. Il nodo della questione è capire cosa volesse raffigurare il Crivelli con quella strana forma in cielo. Per noi osservatori del 21esimo secolo l’oggetto e la dinamica ci portano a ricordare i noti avvistamenti di oggetti volanti non identificati che di tanto in tanto solcano i cieli del pianeta. Ma era così anche per Crivelli nel 1486? Anche il pittore italiano voleva effettivamente raffigurare ciò che di strano aveva visto in cielo o aveva sentito raccontare e lo fece attraverso il suo dipinto? Una risposta definitiva purtroppo non l’abbiamo e non l’avremo mai, non potendo interloquire con l’interessato e chiedergli cosa volesse realmente rappresentare.

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L’interpretazione accademica del dipinto, però, pare riportare il tutto ad una dimensione più religiosa e scevra da misteri esogeni. Infatti l’oggetto che emana il raggio sarebbe solamente una rappresentazione simbolica dell’Annunciazione a Maria, tratta dal Vangelo di Luca, sotto forma di una grande nuvola, a forma di cerchio, che circonda due cerchie concentriche di angeli celesti che emanano un raggio di luce. Tale rappresentazione della divinità sarebbe molto diffusa e riscontrabile in moltissime opere d'arte sacra. Vediamone due esempi:

“Annunciazione” di Beato Angelico

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Angelico,_prado.jpg

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“Annunciazione” di Pietro Alamanno

http://3.bp.blogspot.com/_cfuhgEiLsio/S12n28NsW5I/AAAAAAAAAZI/B_TbWaXCz-U/s1600-h/Alamanno_Annunciazione.jpg

Mistero risolto, quindi? Forse. Qualche piccola riserva dovuta alla particolarità dell’oggetto dipinto dal Crivelli, non proprio uguale agli altri esempi, rimane ancora. Immergiamoci ora nei meandri dell’imponente British Museum alla caccia di 3 specifici reperti di cui abbiamo sempre sentito parlare ma che non abbiamo mai avuto il piacere di “affrontare” di persona. La lente di Helwan: Questo strano reperto consisterebbe in una lente di cristallo, rinvenuta in una tomba ad Helwan in Egitto, molata con una tale perfezione giustificabile solamente dall’utilizzo di una levigatura meccanica. Tale tecnologia era sconosciuta al popolo egizio, pertanto la sua fattura rappresenterebbe un mistero. L’enigma, però, risiede anche sull’effettiva collocazione di tale oggetto. Siamo stati nell’area del museo dedicata agli oggetti riguardanti l’antico Egitto ma non abbiamo trovato questa lente.

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Considerando la vastità del British Museum abbiamo pensato che, quasi sicuramente, l’oggetto possa esserci sfuggito tra le innumerevoli bacheche dell’edificio londinese. Abbiamo quindi interrogato un computer nella zona adibita alle ricerche ed approfondimenti sugli oggetti custoditi all’interno del museo. Immettendo le parole chiave “lense” (lente) ed “Helwan” il terminale non ha dato nessun riscontro. A questo punto restano le seguenti ipotesi:

• La lente non è custodita nel museo. (Ed allora, sempre che esista, dove si trova?)

• La lente è custodita nel museo ma non è accessibile al pubblico. (Per quale motivo?)

• La lente è presente in qualche antro del museo ma non è catalogata. (Perché non catalogarla come tutto il resto degli oggetti?)

• La lente è solamente una leggenda metropolitana. (Auspichiamo che sia l’ipotesi meno probabile)

La “presunta” lente di Helwan

http://la-aventuradelavida.blogspot.com/2009_11_01_archive.html

Il Papiro Hunefer: Nella zona dedicata all’antico Egitto sono conservati diversi frammenti del “libro dei morti” di Hunefer, papiro di inestimabile valore riguardante le formule magico-religiose che dovevano servire al defunto nel suo viaggio nell'aldilà, per consentirgli di "vivere" ancora nel mondo ultraterreno . A tal proposito si terrà presso il museo una mostra apposita che inizierà nel novembre 2010 dal titolo “Viaggio nell’aldilà: il libro dei morti nell’antico Egitto”, in cui verrà esposto, tra gli altri, anche il frammento denominato “Riti davanti alla tomba”, datato 1300 a.C., che tanto ha fatto discutere in rete.

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Il frammento “Riti davanti alla tomba” del libro dei morti di Hunefer

http://www.britishmuseum.org/explore/highlights/highlight_image.aspx?image=ps290776.jpg&retpage=15492

Essendo questa una scena riguardante la preparazione del Faraone Hunefer per il viaggio nell’aldilà, ha destato stupore l’oggetto bianco simile ad un razzo situato nella parte destra. Non potrebbe essere la rappresentazione della navicella spaziale, a forma di razzo con tanto di varco di accesso, utilizzata dal Faraone per raggiungere in cielo? Anche in questo caso esiste una spiegazione molto più terrena e semplice. Leggiamo direttamente dalla didascalia del sito del museo: “Al centro della scena superiore è la mummia di Hunefer, mostrato sostenuto dal dio Anubis (O di un sacerdote, indossando una maschera di sciacallo). La moglie di Hunefer e la figlia piangono, e tre sacerdoti svolgono i rituali. I due sacerdoti, con fasce bianche stanno effettuando il rituale dell'apertura della bocca. L'edificio bianco a destra è una rappresentazione della tomba, completa di porta e piccola piramide. Entrambe queste caratteristiche sono riscontrabili nelle tombe reali di questa data da Tebe.” Secondo l’interpretazione ufficiale, quindi, si tratterebbe solamente della tomba di Hunefer e nulla è lasciato ad ambiguità interpretative. Lasciamo trarre al lettore le proprie conclusioni. Il Teschio di Cristallo Il reperto clou della nostra visita al British Museum è senz’altro stato il famigerato Teschio di Cristallo. Fra musei e collezioni private risultano diversi oggetti di questo tipo sparsi per il mondo e negli ultimi anni sono circolate diverse leggende riguardanti questi teschi, in apparenza precolombiani, che avrebbero strani poteri paranormali e taumaturgici.

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Sull’onda di questi racconti sono stati creati videogiochi, serie televisive ed addirittura l’ultimo famosissimo film di Indiana Jones. Vediamo di analizzare il Teschio custodito nel museo britannico.

L’autore di fianco al Teschio

Il Teschio di Cristallo fu venduto dall’antiquario francese Eugene Boban alla Tiffany & Co. di New York, la quale cedette il reperto al British Museum nel 1897. Boban è famoso per aver trafficato oggetti di natura precolombiana, alcuni dei quali si rivelarono, poi, dei falsi. Per diverso tempo l’oggetto fu catalogato come esempio di manifattura Azteca del 14esimo-16esimo secolo e fu esposto insieme ad altri oggetti provenienti dal Messico. Ciò che colpì immediatamente gli studiosi fu l’altissima precisione nella manifattura dell’oggetto che strideva con le tecniche di lavorazione della presunta epoca di creazione Azteco/Maya. Come si può notare dalle seguenti immagini il Teschio ha una precisione nei dettagli veramente notevole:

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Con quali mezzi era possibile creare un simile oggetto? Per cercare di rispondere a questa e ad altre domande nel 1996 il Teschio fu sottoposto ad accurate analisi che rivelarono segni di lavorazione con strumenti disponibili in Europa nella seconda metà dell’Ottocento. Il sospetto di avere in casa un falso, visti i precedenti di Boban, ed il risultato di questa analisi fecero propendere agli studiosi del museo per la datazione di fine 1800. Il pannello presente dietro alla teca contenente il reperto recita queste lapidarie frasi: “Anche se il teschio di cristallo è altamente lucidato, tracce di segni di strumenti rimangono nella sua scultura. Sono stati fatti degli stampi di questi rientri utilizzando della cera speciale al silicone per applicazioni dentali e questi sono stati esaminati tramite degli ingrandimenti in un microscopio elettronico a scansione. L'indagine approfondita ha rivelato chiaramente che diverse zone sono state scolpite utilizzando a rotazione dischi da taglio. Questo tipo di apparecchiatura non era disponibile fino a dopo la conquista spagnola del Messico nel 1521, quindi il cranio non può essere di lavorazione Azteca. Invece sembra probabile che si trattava in realtà di una lavorazione europea fatta in Germania o in Brasile durante la fine del XIX secolo.” Il nodo cruciale, a nostro avviso, sta nella datazione della lavorazione del cristallo che a tutt’oggi non è possibile effettuare. Non sappiamo pertanto la reale età del Teschio e possiamo solamente constatare che era possibile realizzarlo alla fine del 1800 e ci sono tracce precise di lavorazione meccanica. Ma se il Teschio fosse più antico? Chi avrebbe potuto avere quel tipo di strumenti meccanici? In fondo anche lo stesso British Museum se lo chiede, come si può vedere dal pannello di presentazione dell’oggetto:

La dicitura del pannello relativo al Teschio

Alla fine di questo viaggio posso ritenermi abbastanza soddisfatto. Oltre all’emozione di vedere questi reperti, sono riuscito ad approfondire le vicende ed avere un quadro un po’ più cristallino di come stanno le cose. Torno a casa con diverse risposte ma, ancora, con qualche interrogativo da approfondire.

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APPENDICE A: GLI SKY WATCH 23 maggio 2003, Monte Barigazzo (PR) Nota: report redatto insieme a Stefano Panizza

Venerdì 23 maggio 2003 abbiamo effettuato il primo sky-watch dell’anno, sul monte Barigazzo nell’Appennino parmense. La zona, situata tra i paesi di Varsi e Bardi, è stata teatro in passato di strani avvistamenti di luci evoluenti nel cielo. Queste informazioni, unitamente all’ottima posizione del sito per quanto riguarda l’ampiezza dell’orizzonte e l’assenza di inquinamento luminoso, ci hanno spinto a prescegliere tale luogo per una serata all’insegna dell’osservazione della volta celeste. Siamo giunti in automobile a circa 1,7 km dalla vetta per poi proseguire a piedi, attraverso un sentiero con una pendenza a volte superiore ai 20 gradi, per circa una mezz’ora, giungendo nel posto stabilito da una precedente ricognizione alle ore 21,20. La quota era di oltre 1.200 metri, poco al di sotto della vetta. Le condizioni meteorologiche erano ottime: cielo limpido, assenza di vento e temperatura intorno ai 19-20 gradi. Neanche il tempo di posare gli zaini che vediamo nel cielo, proveniente da sud-est, una luce color arancione solcare le nostre teste con andamento rettilineo e costante. La direzione dell’oggetto era da sud-est verso nord-est ed ha attraversato in circa 30 secondi una buona porzione angolare di cielo. Difficilmente poteva essere un aereo, in quanto non disponeva delle classiche luci intermittenti di posizione, e abbiamo perciò avanzato l’ipotesi del satellite, anche se il tipo di colorazione e la sua intensità luminosa non sembravano confarsi molto a tale ipotesi. Purtroppo ci ha colto un pochino impreparati e siamo stati impossibilitati a riprendere con gli strumenti il fenomeno. Dopo l’eccitazione per lo strano avvistamento, abbiamo posizionato le apparecchiature di rilevazione nella zona da noi individuata come “campo base”. Essa consistevano in: -registratore portatile -macchina fotografica automatica -macchina fotografica digitale -videocamera -binocoli -contatore geiger -bussola -altimetro/termometro/cronometro; -astrolabio -torce. Alzando lo sguardo abbiamo cominciato ad osservare le costellazioni che pian piano prendevano forma, mentre l’oscurità scendeva in tutta la zona. Sopra ai nostri occhi sono comparse l’Orsa Maggiore, la stella Polare, e la costellazione del Drago, per indicare solo i corpi celesti più conosciuti. A differenza di quanto pensavamo il cielo è diventato veramente buio solo oltre le ore 22,30, forse a causa dell’eccezionale limpidezza dell’atmosfera. Le stelle si erano ormai moltiplicate

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a dismisura ed è veramente incredibile come l’inquinamento luminoso dei nostri paesi possa privarci di un tale spettacolo. Sorprendente è il numero di aerei di linea e di satelliti che sono transitati. Specialmente questi ultimi, forse per la loro modesta luminosità, sono apparsi in maniera ben superiore a quanto potessimo immaginare. Uno di questi, in particolare, proveniente da ovest ed andando in direzione est, ha attirato la nostra attenzione verso le 23.15 per la sua luminosità inconsueta che ci ha fatto supporre viaggiasse ad una quota notevolmente più bassa rispetto agli altri. Non si possono però escludere altre possibili cause. Poco dopo lungo la linea dell’orizzonte ha preso ad avanzare verso di noi un piccolo oggetto luminoso. E fin qui niente di strano. La cosa che ha lasciato perplessi è il movimento a zig-zag compiuto poco prima di scomparire. Il fenomeno, nel suo complesso, è durato una decina di secondi. In considerazione, però, che la fase anomala è stata di brevissima durata ed è stata notata solo da uno degli osservatori non si può escludere una sua spiegazione “normale”, riconducibile ad una visione endogena dell’occhio umano. Stesso discorso per una osservazione successiva quando, tra i rami del vicino bosco, in momenti diversi ed indipendenti, sono state osservate, per un tempo stimabile ai 2 secondi, delle piccole luci in movimento. Escludendo la causa lucciole, per la bassa temperatura, la spiegazione più probabile rimane un’alterata visione dovuta a estreme condizioni di visibilità ed ad un affaticamento generale che stava lentamente impossessandosi di noi. A risvegliarci improvvisamente sono stati due colpi sordi uditi in sequenza ad una decina di metri da noi, nel retro di una piccola chiesa ancora chiusa per il periodo invernale. Probabilmente si è trattato di incauti animali che si sono accorti improvvisamente della nostra presenza. Inutile dire l’impennata di adrenalina che abbiamo avuto. Forse niente più del buio può condizionare il nostro stato d’animo. Il contatore geiger, rimasto in funzione per tutta la sera, è oscillato quasi sempre tra un valore di 0,02 e 0,04 per raggiungere in una sola circostanza i 0,07 milli/roentgen. Verso le 23.50, quando il freddo incominciava a farsi pungente, abbiamo raccolto le nostre cose e abbiamo intrapreso la via del ritorno. Solo chi ha camminato di notte per un bosco può comprendere le sensazioni che si provano. L’oscurità è pressoché totale e senza l’ausilio dei fari di una torcia è impossibile muoversi. Il silenzio viene occasionalmente rotto solo dal verso, a volte stridulo a volte lamentoso, degli uccelli notturni. Il crepitare delle foglie ti indica che qualche piccolo mammifero ha preferito non incontrarti, considerandoti una sorta di alieno per il suo mondo poco abituato alla presenza umana. Inquietanti sono le figure che formano gli alberi illuminati dal debole fascio delle lampade; sembrano immagini antropomorfe che ti vengono incontro minacciose con le braccia protese. Anche se di animali non se ne vedono si ha come l’impressione di essere spiati da una moltitudine di occhi in attesa. Difficilmente una persona, da sola, si avventurerebbe in questi sentieri. Alla fine, forse, niente di clamoroso è successo. Quella sera non ha cambiato ne la storia della scienza ne quella dell’ufologia. Ma in fondo quello che a noi interessava era potersi accostare con umiltà e curiosità alla natura e alle bellezze del cielo che molto spesso, restando nelle nostre città, dimentichiamo. A questa seguiranno sicuramente altre serate di osservazione e se, la fuori, qualcosa di strano c’è, noi ve lo racconteremo..

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6 maggio 2011: Gattatico (RE) Località: Gattatico (RE), 44°49’45” N, 10°27’20” E Ora inizio: 21.15 Condizioni meteorologiche: Cielo limpido, vento 2m/s, Temperatura 15°C Da segnalare:

• Ore 22.14 avvistato oggetto luminoso di magnitudine stimata +2 a 50° sull’orizzonte e in lento movimento da sud in direzione nord. Si presume possa essersi trattato del satellite Resurs-DK 1. Appare però anomala la direzione di moto, contraria a quanto previsto dalle mappe satellitari. L’unica ipotesi alternativa è la presenza di un altro satellite con moto retrogrado non rilevato dalle mappe.

(Simulazione del cielo nel momento dell’avvistamento del satellite)

• Ore 23.23 avvistamento luce a 20° sull’orizzonte in zona nord-ovest. L’oggetto luminoso ha aumentato la sua intensità dando la sensazione di spostarsi leggermente verso nord. Si è quindi rimpicciolito fino a spegnersi. La magnitudo massima dell’oggetto è stata stimata in –4,4, pari alla luminosità massima del pianeta Venere. La durata dell’avvistamento è stata di 4 secondi circa. Il software di simulazione del cielo (Stellarium) non ha indicato nessun satellite nella zona in quel periodo di tempo.

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(Simulazione del cielo nel momento dell’avvistamento dell’oggetto luminoso, qui rappresentato dal

mirino bianco)

La luce è rimasta non identificata.

• Ore 23.45 avvistata per un secondo “stella cadente” sullo zenit in corrispondenza della costellazione del Boote.

Ora fine sky watch: 24.00 Condizioni meteorologiche: Cielo limpido, vento 2m/s, Temperatura 12°C Note:

• Il contatore Geiger ha rilevato una radioattività oscillante tra gli 0,01 e gli 0,03 mR (fondo di radioattività naturale).

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• Il rilevatore di campi elettromagnetici ha mostrato valori nella norma (1 milligauss in una scala da 1 a 5).

La zona dello sky watch

NOTE: Fotografie effettuate da Stefano Panizza

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15 luglio 2011: Lesignano De Bagni (PR) Località: Lesignano De Bagni (PR), 45°37’56” N, 10°18’00” E Ora inizio: 21.30 Condizioni meteorologiche: Cielo limpido, vento 6m/s, Temperatura 26°C Da segnalare:

• Il rilevatore di campi elettromagnetici ha mostrato due strani sussulti tra le 22:30 e le 23:15 raggiungendo in entrambi i casi il fondo scala ed emettendo il classico suono di segnalazione. Nell’ambiente circostante non ci sembra sia successo nulla di strano, pertanto il comportamento dello strumento risulta essere anomalo.

• Ore 23.45 avvistamento luce a 30° sull’orizzonte in zona nord. L’oggetto luminoso ha aumentato la sua intensità dando la sensazione di spostarsi verso est. Si è quindi rimpicciolito fino a spegnersi. La durata dell’avvistamento è stata di 5 secondi circa. Il software di simulazione del cielo (Stellarium) non ha indicato nessun satellite nella zona in quel periodo di tempo.

• Ore 23.53 avvistamento luce avente le stesse caratteristiche e lo stesso comportamento di quella delle 23.45.

In questo caso il software di simulazione del cielo ha indicato la presenza del satellite COSMOS 2228. Ora fine sky watch: 24.40 Condizioni meteorologiche: Cielo limpido, vento 4m/s, Temperatura 23°C

La zona dello sky watch (foto di Stefano Panizza)

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APPENDICE B: REPORT DI CONFERENZE E LIBRI

Il caso Monselice Corcagnano(PR), 24/01/2003

Prima conferenza del 2003 per il centro culturale di ricerche esobiologiche GALILEO di Parma in collaborazione con la sede locale del CUN (Centro Ufologico Nazionale). La serata è stata introdotta dal vice presidente di Galileo, Claudio Dall’Aglio, che ha presentato l’ing. Alfredo Benni del Cun Veneto, relatore della conferenza. Il tema dell’incontro riguardava il caso di avvistamento UFO avvenuto a Monselice nel 2001 e l’invisibilità radarica. Il Benni ha quindi iniziato la sua relazione mostrando al pubblico presente in sala i modelli di riconoscimento dell’aeronautica per quanto riguarda i velivoli che solcano i cieli. Gli aeromobili sono facilmente identificabili in quanto hanno delle caratteristiche ben precise come la forma, la presenza di ali, il comportamento prevedibile in volo, il fumo emesso, il rumore e la propulsione che può essere a pistoni o a reazione. In quest’ultimo caso l’aria viene prelevata dalle bocche di aerazione, viene compressa, miscelata ed espulsa; così facendo si ottiene una reazione che muove in avanti l’aereo. Quindi tutti i velivoli convenzionali hanno appunto queste caratteristiche che fanno in modo che siano comunque identificabili e riconducibili ad aeromobili. Per quanto riguarda il discorso UFO invece è l’esatto contrario.

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Infatti gli oggetti volanti non identificati sono proprio quei velivoli che non corrispondono alle caratteristiche di base sopraccitate che caratterizzano ogni aeromobile conosciuto. Il Benni ha quindi mostrato le immagini di alcuni prototipi di aerei di nuova concezione, che seppur avveniristici rispondono comunque ai modelli di riconoscimento, come il Pegasus ecc. Dopo questa premessa è stato quindi introdotto l’argomento Monselice. Siamo nell’agosto del 2001 in questa località vicino a Padova, ed alle 22.50 di sera due donne stavano prendendo il fresco nei pressi del quartiere Marco Polo quando avvistano in cielo uno strano oggetto silenzioso che si muove verso la loro direzione. Era una specie di parallelepipedo, o piattaforma, di 40 metri di lato con una serie di luci nella parte inferiore e due ai lati. Appare subito evidente che non si tratta di un aereo. L’oggetto si è quindi posizionato sopra le due donne, ha spento le luci ed ha cominciato ad abbassarsi. Una delle due testimoni presa dal panico si è rifugiata sotto ad un tabernacolo a pochi metri dalla prima donna che, invece, è rimasta ferma a fissare l’oggetto. I ricordi qui si fanno più frammentari ma dal racconto delle due testimoni si evince che sopra alla donna che era rimasta ferma si posizionò un altro oggetto più piccolo, come fuoriuscito dalla piattaforma, con un foro nel centro ed una luce più piccola a lato. Si pose sopra il capo della donna, all’altezza di circa 3 metri, e buttando giù una specie di tubo sembrava che svolgesse dei rilievi. Dopo questa operazione l’oggetto sembrò dividersi in 3 parti ognuna delle quali volò in direzioni differenti. Alle 23.15, poi, in una strada vicina venne avvistato un altro oggetto quadrato da una signora di settant’anni, ma solo per poco in quanto scomparve quasi subito. I testimoni principali dell’avvistamento sono quindi 3 mentre i secondari sono risultati 5, anche se Benni ha confessato che parecchie altre persone avrebbero visto gli oggetti ma hanno preferito non dichiarare nulla forse per paura di essere derisi. Il CUN ha quindi effettuato delle ricerche (12 giorni dopo l’avvistamento) per constatare la presenza o meno di qualche anomalia radioattiva nel suolo. La risposta è stata che il livello di radioattività era molto basso e non era quindi da considerarsi significativo. Nei giorni successivi al fatto diverse ipotesi vennero fuori sui quotidiani in merito alla natura dell’oggetto avvistato. Benni le ha riassunte in 4 categorie: -Avvistamento di Giove e Venere; -pallone sonda; -aereo sperimentale; -velivolo terrestre di 2km quadrati rilevato dal Meteosat. L’inquirente veneto ha subito precisato che sono tutte errate e ci ha spiegato il perché. Innanzitutto nella porzione di cielo in questione quella sera Giove e Venere non erano visibili; i palloni sonda sono sferici ed hanno alla loro estremità una cassetta di 30 cm di lato circa che non è ovviamente paragonabile ai 40 metri dell’oggetto avvistato. Per quanto riguarda gli aerei sperimentali sono stati ipotizzati il Tacit Blue, il TR 3 A ed il TR 3 B.

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Il primo in questione è ormai un pezzo da museo e non è quindi più in uso da anni, il secondo non è mai stato costruito, mentre per quanto riguarda il terzo (a parte il fatto che sarebbe difficile spiegare il motivo per cui si vada a testare un velivolo da miliardi di dollari su Monselice) non è operativo. Infatti il TR 3B dovrebbe sostituire il B2 che opererà fino al 2025, ed avrà una propulsione nucleare, quindi risulterebbe ancora più arduo spiegare il motivo dell’utilizzo sulla località Padovana. Per ciò che concerne l’ultima ipotesi che faceva riferimento alla foto del Meteosat, è sufficiente dire che la risoluzione di questa foto (che era tra l’altro diurna) è tale che l’oggetto in questione sarebbe dovuto essere delle dimensioni di 5 km! Dopo aver quindi scartato tutte queste ipotesi di risposta, Benni è tornato sulla vicenda dell’avvistamento. Ci ha spiegato che la donna che era rimasta sotto l’oggetto si torceva e si lamentava, e che l’oggetto fu visto solamente dalle persone li vicino, infatti ci furono testimoni più distanti dalla piazzetta che non videro nulla. Riepilogando la vicenda quindi, ci fu una “piattaforma” che venne avanti con a lato due “oggetti” che viaggiavano in linea di volo con essa, e questo alle 22.50. Poi i tre “velivoli” si divisero, la piattaforma sparì ed i due oggetti volarono in diverse direzioni. Dai racconti si capì che il fenomeno duro all’incirca 25 minuti. Pochi giorni dopo l’accaduto il comune di Monselice emise un comunicato in cui si diceva che nella sera in questione erano saltati alcuni lampioni del quartiere in cui era stato fatto l’avvistamento. Le ipotesi del CUN furono che vi fu una forte scarica elettromagnetica che avrebbe anche quindi potuto lasciare conseguenze nei testimoni. Furono perciò effettuati degli esami medici (a spese del CUN) sulla donna che si era protetta sotto il tabernacolo, ma fortunatamente non fu riscontrato nulla. Sette mesi dopo l’avvistamento però l’altra donna sviluppò un ernia al disco, malattia che può essere provocata da un indebolimento muscolare che a sua volta può essere causato dagli effetti di una scarica elettromagnetica. La donna che si era riparata sotto al tabernacolo invece non ebbe nulla di anomalo dal punto di vista fisico, e questo potrebbe spiegarsi con il fatto che abbracciò la struttura di bronzo del tabernacolo e si mise quindi praticamente “a massa” scaricando le onde elettromagnetiche a terra. Ritornando a ciò che venne pubblicato dai giornali, Benni ci ha spiegato che fu contestato l’avvistamento da diversi studiosi in quanto nessun radar rilevò nulla di anomalo e quindi nulla poteva essere stato visto. Con questa affermazione l’inquirente veneto ha introdotto il secondo argomento della serata che si riferiva appunto all’invisibilità radarica degli UFO. Innanzitutto l’assioma “non è rilevato dal radar quindi non esiste” non può essere valido secondo Benni, e questo perché esistono aerei come lo Stealth che sono costruiti in modo tale da sfuggire al rilevamento radarico. In pratica un radar emette delle onde che si riflettono su qualsiasi oggetto colpito e ritornano indietro al radar stesso che le capta e riesce a stabilire a che distanza è l’oggetto. L’aereo Stealth però è costruito con una forma tale che deflette le onde e non le rimanda indietro alla fonte di emissione ed inoltre è ricoperto di una vernice radar-assorbente.

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Caso strano gli UFO hanno di solito la forma campanulare che ha gli stessi effetti sulle onde della forma dello Stealth. Altro caso strano, negli anni ’80 fu sviluppato un radar detto Phased Array che era composto da miriadi di dipoli emettitori e ricevitori ognuno con frequenza differente, quindi con una probabilità di rilevare oggetti molto più alta rispetto a prima, e si incominciarono ad avvistare degli UFO a forma triangolare e poi quadrata. Quindi una forma ancora più sfuggente per le onde. Benni si è posto quindi 3 quesiti: -Gli UFO adeguano la loro tecnologia alla nostra? -La nostra tecnologia studia gli UFO? -La tecnologia Stealth è uno studio di tecnologia UFO? Sarebbe interessante avere la risposta. L’invisibilità degli UFO non è però solamente radarica ma a volte è anche ottica. Il relatore ci ha quindi presentato alcuni casi di avvistamenti in cui furono osservati degli UFO in cielo che scomparvero alla vista in pochi istanti come se fossero svaniti nel nulla. Ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che ciò che vede l’uomo è una piccolissima parte dello spettro elettromagnetico e gli UFO potrebbero variare la loro posizione all’interno di esso dando l’impressione di scomparire. Ma questa invisibilità potrebbe essere dovuta a diversi motivi, che sono stati raggruppati nelle seguenti categorie: -Fenomeno fisico: occultamento dell’oggetto, mimetismo ed invisibilità reale; -Fenomeno psichico reale: falsa percezione indotta da realtà virtuale o indotta da una stimolazione neurale; -Fenomeno dimensionale: gli oggetti potrebbero venire ed andare da diverse dimensioni; -Fenomeno temporale: gli oggetti potrebbero andare e venire con sbalzi temporali. Le ipotesi quindi sono diverse e tutte molto complesse. Una cosa che ha poi voluto sottolineare il Benni è che la nostra tecnologia ha fatto diversi passi in avanti anche dal punto di vista dell’invisibilità ottica. Kelly Johnson infatti, progettista americano, inventò anni fa un tipo di vernice che reagiva ai raggi ultravioletti e faceva in modo che se applicata su certi velivoli, quando questi raggiungevano determinate quote mutavano di colore e si mimetizzavano con il cielo. Più recentemente sono stati fatti degli studi che riguardano le nanotecnologie e si è stimato che all’incirca nel 2005 si potrebbero già avere i primi soldati “invisibili”, resi tali dalle uniformi sviluppate con questa tecnologia. Tutto ciò per dimostrare che la nostra tecnologia è già in grado di effettuare l’invisibilità ed è sbagliato credere che sia utopico parlare di avvistamenti che sono radaricamente invisibili ed a volte anche visivamente. La loro esistenza è una cosa assolutamente plausibile. A conclusione della sua relazione Benni ha quindi aperto il dibattito con il pubblico presente in sala. Tra le varie domande che sono state fatte c’è stata anche quella di una persona che ha chiesto, agganciandosi alla parte finale del discorso del relatore, se questi velivoli che si rendono invisibili e che sfuggono anche alla vista non possano essere di matrice terrestre.

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La risposta è stata che teoricamente potrebbero anche esserlo, resta da spiegare come mai sono centinaia di anni che si vedono nei cieli, quando l’invenzione dell’aereo risale a 100 anni fa! Vi sono infatti innumerevoli racconti nei secoli passati che si riferiscono a oggetti strani che solcano i cieli, i famosi “Clypei ardentes” Romani, le “navi volanti” rinascimentali, e più vicino a noi le “aeronavi” di fine 1800 negli U.S.A., i “foo fighters” della seconda guerra mondiale ecc. ecc., ma tutto questo meriterebbe una conferenza a parte.

L’ing. Alfredo Benni durante la conferenza

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Sono fenomeni Extraterrestri? Lesignano de’ Bagni(PR), 13/10/2006

Si è svolta, presso la sala comunale di Lesignano de’ Bagni in provincia di Parma, una nuova conferenza organizzata dal Centro di Ricerche Esobiologiche Galileo e dalla sede locale del CUN. In controtendenza con le ultime uscite stagionali il centro ha deciso, considerato che era la “prima volta” a Lesignano, di presentare non un argomento prettamente settoriale ma, al contrario, una panoramica generale sul tema ufologico per introdurre il pubblico alla conoscenza di questa materia così complessa ed enigmatica. Dopo la presentazione effettuata dal padrone di casa, l’assessore Borchini, insieme al consulente scientifico del CUN, il dott. Giorgio Pattera, sono iniziati i lavori con la relazione di Gianluca Viappiani, membro del consiglio direttivo di Galileo. Il tema di apertura riguardava la possibilità di vita nell’Universo ed a tal proposito è stato mostrato, ad un attento pubblico, un servizio mandato in onda recentemente dal telegiornale Mediaset Studio Aperto, riguardante le dichiarazioni decisamente possibiliste effettuate da illustri scienziati. Appurato, quindi, che la vita al di fuori del pianeta Terra è possibile ci si è inoltrati nella tematica degli UFO analizzando il fenomeno fin dalla sua nascita, stabilita convenzionalmente nel 1947 con l’avvistamento di Kenneth Arnold. Viappiani ha elencato diversi esempi di personaggi autorevoli che hanno affermato, in epoche differenti, di aver visto degli oggetti volanti non identificati solcare i cieli.

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Sono quindi state esposte al pubblico le dichiarazioni di astronomi, controllori di volo, astronauti, piloti, politici eccetera. Tutte persone altamente affidabili che danno maggiore credibilità alla presenza del fenomeno ufologico anche se, come giustamente ha sottolineato il relatore, le testimonianze “dell’uomo comune” sono altrettanto importanti e vanno prese in seria considerazione. Il viaggio attraverso la storia dell’ufologia è quindi proseguito con l’esposizione della famosa “Classificazione Hynek”, ovvero la distinzione tra le varie tipologie di avvistamento postulata dal noto astronomo statunitense. Di pari passo è stata mostrata una panoramica sulle varie tipologie di UFO avvistati e sui tentativi dei governi di spiegare il fenomeno attraverso commissioni specifiche. Ha destato molto interesse nel pubblico una serie di filmati, mostrati dal relatore, inerenti le più clamorose dichiarazioni effettuate da esponenti militari in cui si affermava, senza ombra di dubbio, la realtà del fenomeno. Fra queste dichiarazioni è da segnalare quella di Philip Corso, un ex colonnello dell’esercito degli Stati Uniti che rivelò di essersi occupato dei materiali rinvenuti in seguito al crash di un oggetto non identificato presso Roswell, nel New Mexico, nel luglio del 1947. Lo studio di retroingegneria effettuato su tali reperti avrebbe portato, secondo Corso, allo sviluppo dei circuiti integrati, delle fibre ottiche, del laser e di altre tecnologie innovative. Dichiarazioni sicuramente esplosive considerando anche l’alto profilo di un colonnello che svolse mansioni importanti all’interno dell’establishment governativo statunitense. La parte finale della relazione di Viappiani ha toccato alcuni temi scottanti della materia ufologica, come i presunti rapimenti alieni e le tipologie di razze descritte dai testimoni. Dopo quest’excursus all’interno della storia dell’ufologia è stata la volta della relazione di Stefano Panizza del Centro Studi Fortiani e neo-consigliere di Galileo.

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Il suo intervento è stato incentrato sugli indizi, provenienti dal passato, che hanno fatto ipotizzare la presenza sul nostro pianeta di esseri esogeni ed evoluti fin dall’antichità. Grazie all’ausilio di numerose foto proiettate è stato intrapreso un affascinante viaggio iniziato dai graffiti preistorici rinvenuti in Francia e risalenti al 30000 a.C. che mostrano un oggetto che ricorda la forma di un disco volante. Panizza ha sottolineato che studi approfonditi, eseguiti da esperti, hanno stabilito che nel passato l’uomo disegnava fedelmente ciò che vedeva, di conseguenza non era possibile trovare un graffito o un dipinto raffigurante una scena di pura fantasia. E’ chiaro che ciò che noi vediamo ai giorni nostri potrebbe essere interpretato in chiave differente rispetto al reale messaggio che un uomo preistorico intendeva tramandare. Quindi esseri apparentemente scafandrati potrebbero essere stati, all’epoca, persone con dei copricapi curiosi. A tal proposito sono state mostrate al pubblico le foto dei graffiti della Val Camonica in Italia. L’aspetto curioso sta nel fatto che un po’ in tutto il mondo abbiamo esempi di graffiti raffiguranti esseri con curiosi copricapi, assimilabili a caschi, e indumenti che ricordano tute. Visitatori spaziali ante litteram o più semplicemente uomini vestiti con abiti cerimoniali? Mistero. Dalla preistoria il viaggio è proseguito nel ‘400 con i famosi dipinti raffiguranti oggetti anomali nei cieli. Il relatore ha mostrato la foto del quadro denominato “Madonna e San Giovannino” attribuito alla scuola del Lippi in cui, sullo sfondo di un immagine della Vergine con Gesù bambino, si scorge nel cielo un oggetto ovoidale inclinato che emette raggi. Panizza ha esposto le varie chiavi interpretative in merito alla natura dell’oggetto in volo, da quelle più conservatrici che ritengono trattarsi di una nube a quelle più “coraggiose” che dicono essere un disco volante. Continuando su questo fronte sono stati mostrati ed accuratamente commentati i quadri “Leggenda della vera Croce” e “Il miracolo della neve” rispettivamente di Piero della Francesca e Masolino da Panicale. Nel primo sono raffigurati degli strani oggetti in cielo che potrebbero essere interpretati come nuvole lenticolari oppure come oggetti volanti non identificati, nel secondo è dipinta una singolare nevicata avvenuta in agosto a Roma nella seconda metà del IV secolo d. C. L’aspetto curioso è che la presunta neve sembra scendere da oggetti ovoidali presenti nel cielo i quali sono posizionati sotto un enorme “nuvola” nera appiattita. Sfidiamo chiunque a non pensare, anche per un solo istante, ad un astronave madre con le navicelle in formazione. Altro particolare curioso è dato dalla neve. Vi sono, infatti, numerose testimonianze in merito ad avvistamenti di oggetti volanti non identificati che solcando i cieli hanno lasciato una sostanza, detta bambagia silicea, di colore bianco. Un esempio eclatante ci fu in Italia negli anni ‘50 durante la partita di calcio Fiorentina-Pistoiese quando più di 20000 persone poterono vedere sfrecciare strani oggetti in cielo a cui seguì un anomala “nevicata”. Altro dipinto che ha dell’incredibile è quello che si trova nel monastero Kosovaro di Visoki Dekani.

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In una raffigurazione della crocifissione, databile XIV secolo, abbiamo due oggetti volanti che sfrecciano nel cielo con al loro interno un “occupante”. Le spiegazioni convenzionali ci dicono trattarsi del Sole e della Luna ma la visione di tali oggetti e l’analisi accurata sembra non dare credito a questa ipotesi. E’ importante sottolineare come all’epoca del dipinti ci furono numerosi avvistamenti anomali nella zona, di conseguenza il relatore ha ipotizzato che quel quadro potrebbe essere stato un tentativo, camuffato per motivi di censura da parte della Chiesa, di mostrare ai posteri ciò che di strano avvenne nei cieli slavi. Dopo aver mostrato un cartiglio riguardante alcuni prodigi celesti avvenuti a Basilea nel 1577 e riportati da Lychostene, il relatore ha concluso il suo intervento mostrando una foto molto controversa ma allo stesso tempo affascinante. Si tratta di una pittura rupestre, risalente a migliaia di anni fa, trovata a Fergana in Russia raffigurante un essere che ricorda una specie di robot posizionato sotto ad un oggetto, dalla forma di un pallone da rugby, che staziona in cielo ed emette fumo. Sicuramente un reperto che ha dell’incredibile! Prima di lasciare spazio all’ultimo relatore Panizza ha sottolineato che le immagini mostrate ci spingono a credere che la chiave di lettura al fenomeno UFO potrebbe trovarsi nel passato. La serata è stata quindi conclusa con l’intervento di Claudio Dall’Aglio, vicepresidente di Galileo, che ha relazionato sull’affascinante mistero dei cerchi nel grano. Dopo aver brevemente descritto in cosa consiste il fenomeno, il relatore ha mostrato numerose foto di pittogrammi, comparsi negli anni scorsi nel sud dell’ Inghilterra, tra cui quello di Milk Hill formato da ben 405 cerchi. L’aspetto curioso di questa formazione, oltre all’imponenza, sta nel fatto che si sarebbe formato in pochissimi minuti e durante condizioni atmosferiche piuttosto avverse. Infatti nei giorni precedenti la sua comparsa ci fu una pioggia battente che rese il terreno impraticabile a quei ricercatori che tentarono l’accesso al pittogramma appena formato. E’ importante sottolineare che il fenomeno dei crop circles è esteso in tutto il mondo ma nel sud dell’Inghilterra, fatto curioso, abbiamo il 50% del totale delle formazioni. Nel nostro paese questi disegni nei campi sono iniziati a comparire dal 2003 anche se moltissimi agroglifi sono risultati, poi, degli artefatti. Solamente quest’anno su 18 pittogrammi sembra che solamente 1, quello comparso a Buriasco (TO), abbia le caratteristiche che ne attesterebbero l’autenticità. Per quanto riguarda i “falsi” è opinione del relatore che non siano opera solamente di burloni ma, anzi, tutto farebbe pensare a gente pagata da qualcuno per fare queste cose. Lo scopo, forse, potrebbe essere quello di depistare i ricercatori e di inquinare il fenomeno. Dall’Aglio ha quindi esposto la teoria delle sfere di luce in merito alla formazione dei cerchi, ovvero strane luminescenze che gli esperti chiamano BOL, Ball Of Ligths, che sarebbero state viste volteggiare sui campi ed in pochi secondi avrebbero formato i disegni complessi che abbiamo potuto visionare in foto. Il tema delle sfere di luce è il ponte di collegamento fra il fenomeno dei cerchi nel grano e l’ufologia, infatti in numerosi casi di avvistamento di UFO sono state riscontrate delle BOL uscire da questi velivoli non identificati.

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Un altro aspetto curioso, riguardante i cerchi nel grano, sta nel fatto che le formazioni che compaiono nel sud dell’Inghilterra si trovano spesso nei pressi di antiche strutture preistoriche, come Avebury o la Silbury Hill. Una coincidenza? Secondo Dall’Aglio assolutamente no. Prima di esporre la sua personale teoria in merito a ciò il relatore ha mostrato alcune foto di spighe prelevate da formazioni ritenute genuine ed ha sottolineato come, in questi precisi pittogrammi, siano presenti i nodi allungati in maniera abnorme ed esplosi. Questo sarebbe dovuto all’azione di una fonte sferica che, posta sopra il campo di grano, farebbe aumentare la temperatura dell’acqua presente all’interno degli steli grazie all’emanazione di una sorta di irraggiamento. Una volta raggiunta la temperatura di ebollizione i nodi si rigonfierebbero fino al punto di esplodere in seguito alla pressione dell’acqua. Dopo l’aspetto tecnico della questione il discorso si è spostato sul possibile messaggio che avrebbero in dote questi pittogrammi. Secondo il relatore anche in questo caso la risposta potrebbe venire dal passato. Dicevamo che il luogo al mondo con più formazioni di crop circles è l’Inghilterra ed in particolare la zona a sud, ricca di formazioni preistoriche. Inghilterra uguale England, nell’antica lingua questo nome faceva Engelland o Engel land (Terra degli angeli). Parlando di angeli viene subito in mente il discorso degli angeli caduti. Secondo gli studi di Z. Sitchin i Sumeri, vissuti in Mesopotamia nel 4000 a.C., avrebbero lasciato inciso nei sigilli rinvenuti dagli archeologi racconti di Dei che scendevano dal cielo con le loro navi infuocate e si chiamavano Anunnaki, gli Splendenti caduti dal cielo. Secondo i testimoni, invece, che hanno visto comparire un crop circle le BOL che disegnano i pittogrammi sui campi sono descritte come “droni” che fuoriescono da oggetti volanti. Potrebbe essere questo il filo conduttore della questione? Il tempo ci dirà se questa è la strada giusta. La serata si è quindi conclusa con le domande formulate da un pubblico attento e desideroso di approfondire questi affascinanti misteri che ci accompagnano da sempre.

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“IX° Convegno Internazionale di Ufologia” Firenze, 16 novembre 2008

Si è svolto nella splendida cornice della sala conferenze dell’Hotel Baglioni di Firenze il IX° Convegno Internazionale di Ufologia organizzato dall’attivissimo gruppo di ricerca GAUS. Ad aprire i lavori di fronte ad una sala stipata di persone è stato il presidente dell’associazione toscana Pietro Marchetti.

Il suo apprezzatissimo intervento è stato incentrato sul rilascio di documenti, inerenti la questione UFO, da parte dei governi del pianeta che si è susseguita in maniera massiccia proprio durante questa annata. Come indica il titolo del convegno: “Eyes Only”, questi documenti sono stati rilasciati solamente in visione al pubblico e rappresentano, in ogni caso, la punta di un iceberg. Il presidente del GAUS ha quindi elencato con dovizia di particolari i paesi che hanno iniziato questa opera di disclosure, ovvero la Francia attraverso il centro di ricerca

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statale GEIPAN, l’ Inghilterra tramite il dipartimento della difesa MOD e l’Ecuador che, udite udite, per voce nientemeno che del Presidente della Repubblica ha creato un centro per lo studio del fenomeno ed ha rilasciato numerosi documenti militari tra cui dei video molto interessanti scaricabili da internet. L’intervento di Marchetti si è poi focalizzato sulle illustri, quanto significative, dichiarazioni dell’astronauta Ed Michell (Apollo 14) e del dott. Clark McClelland (tecnico dell’Apollo 11) i quali hanno affermato più volte di aver saputo, in via diretta il secondo, tramite la Nasa il primo, dell’esistenza degli UFO e della realtà di situazioni scottanti come, per esempio, il crash di Roswell del ‘47. Il presidente del GAUS ha quindi concluso il suo intervento segnalando il recente rilascio di documenti da parte del Canada (settembre 2008) ed ha evidenziato come l’Italia stia ancora aspettando che il governo faccia un’operazione di questo tipo. L’auspicio è che i tempi siano ormai maturi. Il secondo intervento della giornata è stato quello di Mirko De Vita, membro del GAUS, che da anni si interessa di psicologia ed ha applicato questa sua passione allo studio delle adbuctions, i presunti rapimenti alieni. Dopo una breve carrellata sulla storia del fenomeno, attraverso i casi più eclatanti, dagli albori sino ai giorni nostri De Vita ha presentato quello che a suo dire è il vero “nocciolo della questione adbuctions”: la rielaborazione del vissuto. In poche parole durante l’analisi di un caso di rapimento si assiste al racconto del testimone che può avvenire in stato di veglia oppure tramite ipnosi regressiva. Secondo De Vita è emerso un grosso problema dalle dichiarazioni fatte sotto ipnosi, ovvero quello della rielaborazione delle immagini da parte del cervello che potrebbe portare alla creazione di un falso vissuto. Il relatore pertanto ha affermato che la tecnica dell’ipnosi, in base agli studi fatti da numerosi scienziati, non può essere del tutto attendibile. Da recenti ricerche si è potuto constatare che ci potrebbero essere delle aree cerebrali che si attiverebbero nel momento in cui la persona “immagina” ciò che sta dicendo.

Una parte del numeroso pubblico presente.

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Forse una ricerca approfondita in tal senso potrebbe smuovere la situazione dall’empasse che si è venuta a creare. Infatti abbiamo una vera e propria spaccatura fra ricercatori pro ipnosi, i quali sono convinti che le dichiarazioni emerse tramite tale tecnica siano affidabili, e quelli che la ritengono inadeguata per i motivi sopraccitati. L’evoluzione della ricerca nell’ambito del cervello potrebbe essere di aiuto. Ultimo relatore della mattinata l’attesissimo ricercatore inglese Philip Mantle, ex direttore indagini del British Ufo Research Association. Il suo primo intervento (sarà poi presente anche durante la seduta pomeridiana) è stato incentrato sul fenomeno dei rapimenti alieni avvenuti nel regno unito. In sostanza Mantle, tramite diverse slide, ha portato alla conoscenza del pubblico una serie di vicende occorse nella sua nazione ed anche nelle vicinanze della sua attuale residenza, situata in un paese del West Yorkshire. Poliziotti che avvistano strane luci, cittadini che fotografano curiose entità e via dicendo. Per chi come noi ha letto da tempo il suo libro “Senza consenso”, scritto nel 1988 insieme a Carl Nagaitis, non si è trattato di nulla di nuovo, però sentire queste vicende narrate da chi le ha investigate in prima persona è sempre emozionante.

Al centro Philip Mantle

Dopo la pausa per il pranzo i lavori sono ripresi sempre con il ricercatore britannico che ha portato all’attenzione del pubblico la vicenda della famosa “autopsia aliena” o “Santilli Footage”, da lui indagata negli ultimi tredici anni. Mantle ha definito la storia dell’autopsia come la “cosa più controversa del mondo dell’ufologia”, almeno per quanto riguarda gli ultimi decenni. L’ex direttore del BUFORA ha ripercorso tutte le tappe della vicenda, partendo ovviamente dal 1994, anno in cui il documentarista inglese Ray Santilli rivelò di aver acquistato un filmato negli Stati Uniti, da un vecchio cineoperatore, che mostrava un un’autopsia di in essere presumibilmente alieno.

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Sono quindi stati elencati al pubblico tutti gli studi che sono stati eseguiti su tale filmato, da quelli inerenti alla coerenza degli oggetti presenti nella pellicola con l’anno in cui sarebbe successo il fatto, il 1947, alla corretta o meno tecnica autoptica. Fin dall’inizio i ricercatori si divisero in due fazioni: chi era convinto dell’autenticità del filmato e chi, al contrario, propendeva per un falso ben architettato. Con il passare degli anni iniziarono ad emergere sempre più dubbi sulla vicenda ed al contempo cominciarono ad uscire allo scoperto personaggi che, come ha abilmente spiegato Mantle, contribuirono con le loro dichiarazioni a fa pendere l’ago della bilancia sulla falsità del filmato. Nel 2006 la trasmissione inglese “Eamonn Investigates” effettuò una puntata incentrata sul “Santilli Footage”, in cui lo stesso Ray dichiarò che il filmato era una ricostruzione. Infatti il presunto filmato “vero” era danneggiato pertanto Santilli insieme a dei suoi collaboratori si adoperò per creare un filmato, fedele all’originale, ma assolutamente falso. Il documentarista britannico avrebbe ingaggiato lo scultore inglese John Humphreys per realizzare il “fantoccio” dell’alieno. Santilli continuò in ogni caso ad affermare di essere in possesso dei frammenti del vero filmato. Negli ultimi due anni poi è uscito allo scoperto anche lo sceneggiatore Spyros Melaris, il quale ha affermato che la storia dell’autopsia è assolutamente un falso molto ben architettato. Lui stesso sarebbe stato lo sceneggiatore della vicenda. Alla fine di tutta questa storia secondo Mantle le varie possibilità in merito all’autenticità di tale filmato sono le seguenti: -il filmato è vero -il filmato è falso -il filmato ritrae un uomo deforme -il filmato è un cortometraggio di propaganda redatto negli Stati Uniti. Secondo il ricercatore britannico il “Santilli Footage” è inequivocabilmente un falso ben architettato! Dopo questa dichiarazione che avrà deluso chi, nel pubblico, non era a conoscenza dei vari colpi di scena occorsi negli ultimi anni in merito all’autopsia, e credeva ancora alla sua autenticità, è stato il turno di Antonio De Comite del CUT, Centro Ufologico Taranto. Il suo è stato un intervento piuttosto accalorato e documentato. Infatti il ricercatore pugliese ha segnalato come l’Italia non abbia ancora effettuato il disclosure che altri paesi, al contrario, hanno fatto recentemente. Inoltre nell’ambiente dell’ufologia, spesso, si tende a veicolare materiale “spazzatura”, in quanto palesemente artefatto, invece di mostrare i documenti declassificati tramite il FOIA dagli States in cui si evince chiaramente ed in modo inequivocabile che il problema UFO è reale e concreto. Secondo De Comite, purtroppo, tali documenti non sono spettacolari e “non vendono” pertanto non vengono divulgati al pubblico. Al contrario presunte foto di astronavi o di umanoidi, verificatesi poi palesemente false, fanno presa sull’opinione pubblica e vengono veicolate. E’ ora di smetterla con il “ciarpame” a fini commerciali ed è giunto il momento di dare spazio alle cose vere! Questa la sua lapidaria affermazione.

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Pertanto, facendo fede a tutto ciò, De Comite ha mostrato una carrellata piuttosto significativa di documenti ufficiali rilasciati dai governi che dimostra come il fenomeno UFO sia sempre stato tenuto in grande considerazione dagli enti governativo-militari. E’ stato anche mostrato un documento ufficiale dell’USAF, che dimostrerebbe che sono in corso studi avanzati circa la possibilità di viaggi a distorsione temporale, i warpdrive. Il CUT ha reso pubblico tale documento due anni fa tramite il proprio sito e De Comite ha rivendicato tale paternità nella divulgazione al contrario di chi, secondo il relatore, ha affermato non tanto tempo fa di averlo ricevuto anonimamente durante un pranzo. Tale documento è presente dal 2005 sul web. Gli ultimi due interventi del convegno sono stati quelli di Vincenzo Puletto del CUT, con una relazione dal titolo “Il Bagaglio storico dell’uomo è il trampolino di lancio del futuro”, e quello di Roberto Pinotti, presidente del Centro Ufologico Nazionale, con un intervento incentrato sull’ondata ufologica del 1978. Purtroppo l’orario del treno di ritorno per l’Emilia ci ha impedito di assistere a queste ultime due relazioni. In conclusione un convegno molto interessante ed organizzato in maniera impeccabile dal GAUS. Appuntamento, quindi, all’anno prossimo.

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“Contatto con i Plejaren” S. M. Maddalena (RO), 26 settembre 2009

Si è svolto presso l’Auditorium di S.M.Maddalena (RO) l’ennesimo appuntamento ufologico organizzato dal prof. Sebastiano Di Gennaro, presidente dell’USAC ed instancabile promotore di eventi e convegni sul mistero anche a carattere internazionale. Gli ospiti della serata sono stati i rappresentanti italiani dell’elvetica FIGU, Libera Associazione per lo studio delle scienze di frontiera , le scienze spirituali e gli studi ufologici. La loro “mission” è quella di far conoscere al grande pubblico la presunta esperienza di contatto, con esseri provenienti da altri mondi, avuta dallo svizzero “Billy” Eduard Albert Meier nell’ormai lontano 1975 e proseguita negli anni a venire. Il noto contattista si è ritirato, ormai da diverso tempo, a vita privata ed interloquisce, in merito alla sua vicenda ed ai nuovi messaggi che diffonde, solamente con i membri di tale associazione, da lui fondata nel 1978, i quali sono gli unici depositari “ufficiali” della “sua verità”. Dopo una breve introduzione del prof. Di Gennaro hanno preso la parola, alternandosi sul palco, Emilio Zandarin, presidente FIGU Italia, Irma Aussethofer, Davide Turla e Luca Delpivo, tutti membri dell’associazione. Chi si aspettava solamente un racconto sugli incontri avvenuti fra Meier ed i famigerati Plejariani sarà rimasto sorpreso nell’ascoltare relazioni incentrate sulla pace nel mondo e sul problema della sovrappopolazione.

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Infatti la serata si è articolata in diverse fasi, una prima in cui è stata raccontata l’esperienza di Meier e sono state mostrate numerose diapositive di UFO e filmati ripresi dal testimone, una seconda in cui sono stati approfonditi i temi sociali sopraccitati ed un ultima in cui è stato dato spazio alle domande di un attento, anche se non molto numeroso, pubblico. Sono stati diversi i concetti che ci hanno colpito durante la serata, vediamo quindi di sviscerarli. Per chi mastica un pò di ufologia la storia di Billy Meier è risaputa, anche perché si tratta di un caso di contattismo fra i più clamorosi e documentati. Gli esponenti della FIGU ci hanno però spiegato, e questa forse è una notizia che non tutti sanno, che in realtà gli esseri che sono entrati in contatto con Meier proverrebbero non dalle Pleiadi, come noto ai più, ma bensì da un pianeta, denominato Erra, situato a 80 anni luce da quella costellazione ed in una dimensione spazio temporale differente. Da qui il termine Plejari per indicare tale costellazione che assomiglia alle Pleiadi ma non la è. Un altro concetto fondamentale, a detta dei relatori, è l’assoluta esclusività dell’esperienza del contattato svizzero. Infatti Zandarin e soci hanno detto che i Plejaren avrebbero contattato solamente Meier, pertanto chiunque, nel mondo, affermi di essere in comunicazione con questa civiltà aliena testimonia, in maniera inequivocabile, il falso. Un’altra affermazione “forte” emersa durante la serata riguarda il fenomeno dei presunti rapimenti alieni.

Da sinistra: Emilio Zandarin (FIGU), Sebastiano Di Gennaro (USAC)

Gli esponenti della FIGU affermano che i Plejaren avrebbero condotto un’indagine su tale fenomeno la quale avrebbe dimostrato la sua totale infondatezza. Chi afferma di essere rapito dagli alieni, quindi, o è un mitomane oppure, pur essendo in buona fede, ha preso un clamoroso abbaglio.

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Di fronte ad una casistica piuttosto importante e complessa il prof. Di Gennaro ha sottolineato come questo tipo di affermazioni sia quantomeno discutibile. Per quanto concerne, invece, l’aspetto riguardante i problemi che affliggono il mondo, i relatori, tramite l’intervento di Luca Delpivo, hanno puntato l’accento sulla necessità di una pace globale che coinvolga l’animo di tutte le persone ed un bisogno di gente disposta a voler cambiare lo stato delle cose. Un aspetto fondamentale per i membri FIGU riguarda il problema, o presunto tale, della sovrappopolazione. Davide Turla ci ha spiegato che la Terra, per come è costituita, non può ospitare i più di 6 miliardi di abitanti che attualmente la popolano. Una riduzione della popolazione, attraverso uno scrupoloso controllo delle nascite che riporti il numero degli esseri umani a 529 milioni, è l’unica soluzione possibile al manifestarsi di catastrofi naturali, terremoti buco dell’ozono ecc. La Terra non è in grado di gestire una così grande quantità di popolazione e si sta ribellando. Questo l’agghiacciante monito del relatore. Addirittura Turla ha sostenuto che l’alta densità di popolazione in alcune città, e le relative costruzioni (grattacieli, case ecc.) sarebbero la causa dei terremoti. Bisogna dare atto ai membri della FIGU di avere una fermezza non indifferente per portare avanti argomenti e posizioni così inusuali. L’ultima parte della serata ha coinvolto il pubblico in sala che si è dimostrato da una parte piuttosto incuriosito, dall’altra non del tutto convinto circa certi aspetti esposti dai relatori, come la negazione del fenomeno dei rapimenti, che sono apparsi un po’ in antitesi con le più diffuse ricerche in ambito ufologico. In conclusione una serata interessante che ci ha aiutato ad approfondire il caso di Billy Meier, una vicenda che crediamo meritevole di interesse e ricca di aspetti misteriosi su cui è necessario riflettere. E qui ci fermiamo, perché per quanto riguarda l’aspetto “educativo” della vicenda, ovvero i “messaggi all’umanità”, crediamo che si possa correre il rischio di sconfinare in un terreno a noi poco consono, ovvero quello dei movimenti fideistici, a cui non ci sentiamo di appartenere.

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UFO: vent’anni di indagini e ricerche… (…e qualcosa abbiamo scoperto!) di Giorgio Pattera – PPS Editrice.

Prima fatica letteraria per il dott. Giorgio Pattera, responsabile scientifico per le ricerche sul campo e le indagini di laboratorio del CUN (Centro Ufologico Nazionale). Il volume raccoglie, come preannuncia il titolo, vent’anni di indagini e ricerche eseguite dall’autore attraverso una miscela di curiosità, metodo scientifico e coraggio nel proporre ipotesi, a volte, controcorrente. Dopo aver letto per intero il libro la prima sensazione che ho avuto dentro di me è stata quella di essermi trovato di fronte ad un vero libro di Ufologia scritto da un vero Ufologo, cosa che non capita soventemente. Molti di voi penseranno, a questo punto, che la calura estiva abbia avuto uno strano effetto sul sottoscritto e lo stia facendo “sragionare”. In un libro che si intitola “UFO” cosa si può trovare se non argomenti specificatamente ufologici scritti da un ufologo? E’ proprio qui che sta l’errore. In un ambiente ufologico come quello attuale in cui chiunque abbia letto qualche libro e fatto qualche conferenza si autodefinisce ufologo, arriva questo volume del dott. Pattera che, a mio modesto avviso, serve a delineare con estrema chiarezza come stanno effettivamente le cose. Chi è un “ufofilo” ma si crede ufologo alla lettura del libro vedrà vacillare quelle che, fino a poco tempo prima, erano le sue certezze. Chi è un semplice appassionato leggendo il volume si farà un’idea ben precisa di come opera un vero Ricercatore. Chiaramente vi sono altri libri di un certo spessore in circolazione scritti da validi ricercatori e questo di Pattera entra in quel novero. Il libro dell’autore parmigiano è costituito per la stragrande maggioranza da casi indagati sul campo, da analisi chimiche e da ipotesi di lavoro coraggiose che si

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fondano su solide basi scientifiche e su cui spicca, per rigore e serietà, il corretto metodo di lavoro utilizzato per il loro concepimento. Il volume è diviso in 4 categorie o capitoli. Il primo è dedicato alle prime indagini effettuate, il secondo alle ipotesi originali di lavoro in merito ai rapimenti alieni ed ai fenomeni connessi, il terzo alle analisi chimiche di alcune tracce ritrovate al suolo, l’ultimo ad alcuni casi indagati in cui è rimasto il dubbio. Nel volume coesistono casi assolutamente risolti dall’autore come quello delle tracce di un presunto atterraggio UFO a Berceto(PR) nel ’94 e casi a tutt’oggi inspiegati come quello di Sassalbo del 2001 ecc. Abbiamo inoltre rapporti su cerchi nel grano, testimonianze di avvistamenti insoliti, indagini sulla famigerata “bambagia silicea” ecc. L’ultima parte del libro è, infine, un omaggio al compianto Roberto Balbi, pioniere in fatto di ricerca UFO nella gamma dello spettro elettromagnetico invisibile. Per concludere, quindi, un volume che mi sento di consigliare, sia agli esperti che ai neofiti, per la sua onestà nel ricercare sempre la verità qualunque essa sia e per il pregio di poter diventare un “modello sul metodo”, su cui fare affidamento, per chiunque voglia accostarsi alla ricerca esobiologica.

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“NARRANO ANTICHE CRONACHE” ricordi dal………futuro

di Roberto Volterri – Edizioni Hera.

L’autore, noto archeologo presso l’università di Roma “Tor Vergata” e consulente scientifico della rivista Hera, riesamina, attraverso una diversa quanto affascinante chiave di lettura, una serie di dipinti e di antiche cronache cercando di individuare quegli anacronismi storico-culturali che possono dare un significato del tutto differente alle opere stesse ed alla storia dell’uomo. Lo scopo dichiarato di Volterri è quello di far nascere nel lettore il dubbio e di fornire l’input necessario affinché ogni individuo possa esaminare, da altre angolazioni, il nostro passato alla ricerca di possibili indizi in merito a probabili contatti tra la nostra civiltà e civiltà “aliene”. Per fare questo l’autore passa in rassegna molte opere figurate del 1500 e del 1600 che presentano al loro interno degli oggetti interpretabili come moderni “dischi volanti”. Attraverso il supporto di software informatici ci vengono proposte le analisi di quadri come la “Glorificazione dell’Eucarestia” di Bonaventura Salimbeni (1567-1613), in cui è raffigurata una sfera munita di antenne che ricorda, secondo l’autore, il satellite Sputnik. Altre opere “sospette” sono “L’Annunciazione” di Carlo Crivelli (1430-1495) in cui è dipinto un oggetto sferico che emana un raggio luminoso, “Il miracolo della neve” di Masolino da Panicale (1492) che raffigura una nevicata in agosto a Roma ecc. ecc. All’interno dei vari capitoli Volterri si sofferma anche sui racconti degli autori del passato, individuando quelle testimonianze accostabili a possibili avvistamenti ufologici. A tal proposito vengono citati passi dell’opera di Giulio Ossequente “Liber Prodigiorum” (IV secolo) e le “Cronache Forlivesi” di Leone Corbelli (XV secolo), in cui si narra che strani oggetti sconosciuti solcavano i cieli. I testi esaminati includono anche letture veterotestamentarie ed in particolare alcuni passi dell’Esodo in cui si descrive l’arca dell’Alleanza.

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Volterri ci propone una personalissima quanto originale interpretazione di tale “strumento”. Secondo l’autore infatti potrebbe addirittura trattarsi di un accumulatore di energia orgonica, ovvero una particolare forma di energia detta orgone atmosferico. Volterri sostiene anche che Wilhelm Reich, psichiatra americano che ha ipotizzato l’esistenza di questa presunta forma energetica, potrebbe aver attinto da quei testi per concepire le sue idee. La parte finale del volume è una vera e propria “chicca” per chi si vuole cimentare nell’analisi di fotografie o dipinti, infatti contiene i suggerimenti basilari per studiare le immagini attraverso l’uso di un computer e di software appropriati. In conclusione un testo avvincente e per certi versi illuminante per un lettore che si accosta per la prima volta a questi argomenti, ed un utile ed esauriente raccolta (finalmente in un unico libro) di una particolare casistica che gli addetti ai lavori apprezzeranno sicuramente.

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“IL MISTERO SVELATO” La presenza Extraterrestre sulla Terra, i Rivelatori…..

di Paola Leopizzi Harris.

Paola Leopizzi Harris, giornalista e fotografa italoamericana, ha raccolto in questo interessante libro una serie di interviste, da lei condotte, ai più noti personaggi coinvolti nell’affascinante mondo dell’ufologia, dei misteri e del paranormale. La quantità e la qualità degli intervistati è notevole e variegata. Abbiamo i ricercatori storici come Zecharia Sitchin, i “cospirazionisti” come David Icke, i “rivelatori” come Michael Wolf, i remote-viewer come Paul Smith ecc. Ogni intervistato ha fornito il suo punto di vista e la sua personalissima testimonianza in merito all’argomento UFO e grazie alle differenti categorie di appartenenza, il lettore ha la possibilità di avere un quadro completo sulla tematica in questione analizzato da differenti angolazioni. Il libro ha il notevole pregio di dare voce a quei personaggi i cui lavori non sono stati pubblicati, purtroppo, in Italia e di conseguenza risultano poco conosciuti se non agli addetti ai lavori. Inoltre alcuni degli intervistati sono malauguratamente scomparsi da pochi anni, come il Col. Philip Corso ed il prof. John Mack, e la loro testimonianza nel libro risulta ancor più importante e significativa perché diviene una sorta di testamento verbale del loro lavoro e del loro credo. Scorrendo tutte le interviste i concetti che mi sono rimasti impressi in maniera forte rispetto agli altri sono sostanzialmente due. Il primo riguarda la fatidica data del 21.12.2012, l’altro concerne i rapimenti alieni. Partiamo con ordine: il 2012 è l’anno in cui, secondo il calendario Maya, avverrà un cambiamento radicale nel mondo e si passerà dalla “quarta era” alla “quinta era”. Questo cambiamento coinvolgerà le persone e sarà una sorta di evoluzione spirituale. Questo sostenevano i Maya ma anche diversi degli intervistati dalla Harris. Secondo alcuni di loro ci stiamo avvicinando a quella fatidica data ed i presunti contatti con esseri “alieni” servirebbero per aiutare l’uomo ad avere una maggior

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consapevolezza, una sorta di coscienza cosmica che lo guiderebbe nel passaggio che si avrà nel 2012. L’altro concetto che mi ha colpito riguarda i presunti rapimenti “alieni” ed è un aspetto che si lega molto al discorso del cambiamento che dovrebbe esserci, secondo i Maya, in quel fatidico anno. Infatti alcuni degli intervistati sostengono che i rapimenti non siano da vedere in “chiave negativa”, come molti sono portati a credere ma, al contrario, servirebbero ad aiutare l’uomo in questa fase di passaggio che culminerà nel cambiamento spirituale. Mancano davvero pochi mesi al 21.12.2012 e di conseguenza ognuno potrà verificare effettivamente come saranno le cose. Concludendo mi sento di consigliare la lettura de “il mistero svelato”, in quanto ci riserva degli spunti interessanti su cui riflettere ed è l’occasione per conoscere il pensiero di molti personaggi che hanno fatto la storia dell’Ufologia.

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APPENDICE C: RASSEGNA STAMPA

Giornale di Seregno, 18 gennaio 2005

Il Giorno ed. Brianza, 20 gennaio 2005

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Cittadino, 29 gennaio 2005

Gazzetta di Parma, 20 ottobre 2005

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Il Giornale dei Misteri n°407, settembre 2005

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Il Resto del Carlino, 13 ottobre 2005

L’Informazione di Parma, 26 ottobre 2005

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APPENDICE D: GALLERIA FOTOGRAFICA Incontri con personaggi legati all’Ufologia

Carlos Diaz San Marino, 17 marzo 2001

Incontro con il "contattista" messicano Carlos Diaz durante il 9° Simposio Mondiale sugli

Oggetti Volanti Non Identificati e Fenomeni Connessi

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Michael Hesemann e Roger Leir San Marino, 29-30 Marzo 2003

Incontro con l'antropologo Michael Hesemann (al centro nella foto) noto inquirente tedesco, ed il podologo americano Roger Leir famoso per i suoi studi sui presunti

"impianti". Foto scattate durante l'11° Simposio Mondiale sugli Oggetti Volanti Non Identificati e Fenomeni Connessi

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Pier Fortunato Zanfretta Seregno (MI), 22 gennaio 2005

Incontro con Pier Fortunato Zanfretta, protagonista di uno dei più famosi casi di IR3/4

italiani, durante il I° Congresso Interregionale dei Gruppi di Ricerca

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Maria Morganti S.Maria Maddalena (RO), 22 maggio 2010

Incontro con la "contattista" Maria Morganti, durante il X° Meeting USAC

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BIBLIOGRAFIA E FONTI

Cap. 1.1 e 1.2 -“UFO VISITATORI DA ALTROVE” di Roberto Pinotti - Ed. Bompiani. -“I MISTERI DI HERA” n°8 agosto-settembre 2005 - Ed. Hera. -“RAPPORTO SUGLI UFO” di J. Allen Hynek - Ed. Mondadori. -“UFO NOTIZIARIO” n° 30-31 marzo-aprile 2002. -“NOTIZIARIO UFO” anno III n°1 (92) del gennaio 1980. -“UFO NOTIZIARIO” n°14 luglio-agosto 2000. -“UFO TOP SECRET” di Roberto Pinotti – Ed. Bompiani. -“UFO NOTIZIARIO” n°51 giugno-luglio 2004. -“UFO NOTIZIARIO” n°55 febbraio-marzo 2005. -“DIZIONARIO ENCICLOPEDICO DI UFOLOGIA” di F.Ossola – Ed. SIAD. -“LA PICCOLA GRANDE ENCICLOPEDIA DEGLI UFO” di J.Randles – Ed. Eco. -www.centroufologiconazionale.net -www.dnamagazine.it -http://www.tcgnews.com/santiagotimes/index.php?nav=story&story_id=12958&topic_id=15 -“UFO NOTIZIARIO” n°19 Dicembre 2011 – Gennaio 2012. Cap. 1.3 -“BASE TERRA” di Timothy Good - Edizioni Tea –Due. -“UFO” di Roger Boar e Nigel Blundell - Fabbri Editori. -“DELTA SIERRA JULIET RISPONDI…” Di Richard Haines - Edizioni Upiar. -“EXTRATERRESTRI AMICI E OSTILI” di George C. Andrews - Macro Edizioni. -“UFO NOTIZIARIO” n°8 Gennaio 2000 - Gestione Editoriale Kosmos. -“Enciclopedia X-Factor”. De Agostini editore. -CD ROM “Extraterrestri”. Anglia Multimedia Limited. -www.edicolaweb.net Cap. 1.5 -“DOMENICA DEL CORRIERE” del 30 settembre 1962 -http://village.flashnet.it/users/rm5992ax/TPrimi.html Cap. 1.6 -“U.F.O. VISITATORI DA ALTROVE” di Roberto Pinotti - Editore Bompiani. -www.members.tripod.com/ ufocun/~mutilaz.txt (La Rete del CUN). -www.ecn.org/cunfi/mam.htm (sito del CUN Firenze). -CD ROM “DOSSIER UFO” (Peruzzo Informatica in collaborazione con Alfredo Lissoni). -“UFO NOTIZIARIO” n°20-21 (Maggio/Giugno 2001). -“UFO NOTIZIARIO” n°46 (Agosto-Settembre 2003). -“STARGATE MAGAZINE” n°13 (Settembre 2003). -“DNA MAGAZINE” n°1 (Novembre 2004). -“UFO NOTIZIARIO” n°53 (Ottobre/Novembre 2004). -“AREA 51” n°1 (Ottobre 2005). -“UFO NOTIZIARIO” n°59 (Ottobre/Novembre 2005). Cap. 2.1 -articolo "UFO su Parma, 1947-1997: cinquant'anni di avvistamenti..." di Giorgio Pattera

pubblicato all'interno del bollettino "Galileo News", febbraio 1999 - novembre 1999

Cap. 2.2 -articolo "UFO su Parma, 1947-1997: cinquant'anni di avvistamenti..." di Giorgio Pattera

pubblicato all'interno del bollettino "Galileo News", febbraio 1999 - novembre 1999

-“Gazzetta di Parma” del 17 gennaio 2008 Cap. 2.3 -http://www.sincretech.it/bismantova/Html/Geomorfo.html

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-http://www.edicolaweb.net/nonsoloufo/pur04.htm -“GLI UFO IN ITALIA” di Sergio Ferrari e Paolo Maggi – L’Airone Editore. -“UFO NOTIZIARIO” n°43 Aprile 2003. -“DIZIONARIO ENCICLOPEDICO DI UFOLOGIA” di Franco Ossola – Siad Editore. Cap. 2.5 -“Gazzetta di Parma” del 15 agosto 2007. Cap. 2.6 -“POLIS QUOTIDIANO” n.181, venerdì 2 settembre 2011. Cap. 2.7 -http://ufosuparma.myblog.it NOTA: poco dopo la pubblicazione di questo e-book sono venuto in possesso, grazie alla collaborazione del Centro Italiano Studi Ufologici, di diverso materiale inerente la casistica ufologica parmense. Questo ha permesso una rivisitazione dell’intera casistica e, di conseguenza, delle relative statistiche che sono state aggiornate in questa Rev.01 dell’e-book pubblicata nel maggio 2012.

Cap. 3.2 -“I NUOVI CERCHI NEL GRANO” di M. Hesemann - Edizioni mediterranee. -www.cropcircleconnector.com. -“UFO NOTIZIARIO” n°37 - Ottobre 2002. -“SCIENZA E PARANORMALE” Settembre-Ottobre 2002. Anno X n°45. Cap. 3.4 -“HERA” n°43, luglio 2003. -www.heramagazine.net -“UFO NOTIZIARIO” n°46, agosto/settembre 2003. -www.ufologia.net -“STARGATE MAGAZINE” n°13, settembre 2003. Cap. 4.1 -“IL LIBRO DEI DANNATI” di Charles Fort – Armenia Editore. -www.informiamo.com -www.edicolaweb.net Cap. 4.4 -www.wikipedia.org -“IL LIBRO DEI MOSTRI” di Rory Storm – Gremese editore. -“IL GRANDE LIBRO DEI MISTERI IRRISOLTI” di Colin e Damon Wilson – Newton & Compton Editore. -www.lochnessproject.com -“LOCHNESS” di Adrian Shine. -www.3dlochness.com Cap. 4.6 -http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Crivelli -“NARRANO ANTICHE CRONACHE..” di Roberto Volterri – Edizioni Hera. -http://www.sprezzatura.it/Arte/Arte_UFO_1.htm -http://www.acam.it/ooparts.htm -http://www.britishmuseum.org/explore/highlights/highlight_objects/aes/p/page_from_the_book_of_the_de-1.aspx

-http://invasionealiena.forumfree.it/?t=45591544 -http://it.wikipedia.org/wiki/Teschio_di_cristallo -“IL LIBRO DEI FATTI INCREDIBLI MA VERI” di Charles Berlitz – Rcs Rizzoli. -“I MISTERI DELL’UMANITA’ ” di H. Genzmer e U. Hellenbrand – Parragon Books. -“IL GRANDE LIBRO DEI MISTERI IRRISOLTI” di Colin e Damon Wilson – Newton & Compton Editori.

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Indice

Introduzione.......................................................................................................5 1 – UFO: REALTA’ DI UN FENOMENO 1.1 Definizione di UFO e di Ufologia……………………………………………………………..7 1.2 Le dichiarazioni ufficiali dei governi e dei militari………………………………………8

1.3 Le Vittime degli UFO…………………………………………………………………………….18 1.4 Riflessioni Ufologiche a 360°…………………………………………………………………23 1.5 Un caso clamoroso degli anni ’60: “Rapito dai dischi volanti”……………………25 1.6 Le Mutilazioni Animali Misteriose: una connessione ufologica?...................27 2 – UNO SGUARDO SUI CASI LOCALI 2.1 Nell’anno di Kenneth Arnold un avvistamento anche nel parmense………….37 2.2 L’incredibile caso di San Martino di Valmozzola………………………………………38 2.3 Pietra di Bismantova: zona finestra?.......................................................40

2.4 Strana luminescenza verdastra sopra Parma………………………………………….43 2.5 Danza di luci su Langhirano…………………………………………………………………44 2.6 Un globo luminoso sopra piazza Garibaldi……………………………………………..45 2.7 Statistiche avvistamenti UFO nel parmense dal 1947 al 2011………………….46 3 – OLTRE L’UFOLOGIA: I CERCHI NEL GRANO 3.1 Definizione di crop circles…………………………………………………………………….49 3.2 Chilbolton 2001 – Crabwood 2002: Quale è la verità?...............................50 3.3 2003: L’estate dei crop circles italiani……………………………………………………54 3.4 Le analisi dei pittogrammi made in Italy………………………………………………..56 3.5 Cerchi nel grano a Parma: il sopralluogo e le analisi……………………………….58 3.6 Crop circle a Malandriano (PR)……………………………………………………………..63 3.7 Crop circle a Sala Baganza (PR)…………………………………………………………...65 3.8 Tracce circolari a Puianello (RE)……………………………………………………………68 3.9 Meteo-Crop a Rubiera (RE)………………………………………………………………….74 4 – OLTRE L’UFOLOGIA: ALTRI MISTERI 4.1 I blocchi di ghiaccio…………………………………………………………………………….79 4.2 L’impronta del diavolo………………………………………………………………………….81 4.3 Scie chimiche: messaggio subliminale?....................................................85 4.4 Loch Ness il lago del mistero………………………………………………………………..88 4.5 2009: le segnalazioni pervenute al sito www.centrostudifortiani.it..............95 4.6 Reperti misteriosi nei musei londinesi…………………………………………………..105 APPENDICE

A GLI SKY WATCH o 23 maggio 2003: Monte Barigazzo (PR)…………………………………….…….115 o 6 maggio 2011: Gattatico (RE)……………………………………………………….117 o 15 luglio 2011: Lesignano de Bagni (PR)……………………………………..….120

B REPORT DI CONFERENZE E LIBRI o Il caso Monselice…………………………………………………………………………..121 o Sono fenomeni extraterrestri?...........................................................126

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o IX Convegno Internazionale di Ufologia…………………………….……………131 o Contatto con il Plejaren…………………………………………………………….….136 o UFO vent’anni di indagini e ricerche…………………………………………….…139 o Narrano antiche cronache………………………………………………………….….141 o Il mistero svelato…………………………………………………………………….……143

C RASSEGNA STAMPA……………………………………………………………………...…….145 D GALLERIA FOTOGRAFICA

o Incontri con personaggi legati all’Ufologia………………………..………….….149 BIBLIOGRAFIA E FONTI………………………………………………………………………….…….153

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L’AUTORE

Cristian Vitali ([email protected]) nasce il 1° dicembre 1974 a Parma. Da sempre appassionato di misteri si è avvicinato all’ufologia nel 1994 dopo aver letto il libro di Whitley Strieber “Communion”: un’autentica folgorazione! E’ stato iscritto per diversi anni al Centro Ufologico Nazionale (CUN), al Gruppo Camelot ed al Centro Culturale di Ricerche Esobiologiche GALILEO di Parma. Tra il 2002 ed il 2010 ha gestito insieme a Stefano Panizza il sito www.centrostudifortiani.it, portale dedicato al mistero a 360°. Ha svolto alcune conferenze nel nord Italia e diversi suoi articoli sono stati pubblicati, oltre che su vari siti internet, su riviste come Camelot Chronicles, HERA, il Giornale dei Misteri, UFO Notiziario ed Area di confine. Attualmente gestisce il blog http://ufosuparma.myblog.it , l’archivio degli avvistamenti ufologici nel parmense dal 1947 ad oggi ed il blog http://cristianvitali.myblog.it Da Marzo 2012 è collaboratore CISU (Centro Italiano Studi Ufologici).

Le esperienze passate:

Il presente:

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