L’acqua in Calabria: risorsa o problema? - Aracne editrice - · rischio idrogeologico nella...

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Roma ACCADEMIA NAZIONALE DELLE SCIENZE detta dei XL L’acqua in Calabria: risorsa o problema? Atti della Giornata di Studio Arcavacata di Rende, 31 maggio 2013 in collaborazione con l’Università della Calabria a cura di Francesco Dramis, Annibale Mottana SCRITTI E DOCUMENTI XLVII

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Roma 2013

ACCADEMIA NAZIONALE DELLE SCIENZEdetta dei XL

L’acqua in Calabria: risorsa o problema?

Atti della Giornata di Studio Arcavacata di Rende, 31 maggio 2013

in collaborazione con l’Università della Calabria

a cura diFrancesco Dramis, Annibale Mottana

SCRITTI E DOCUMENTI XLVII

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via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

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I edizione: ottobre

Si ringrazia il Ministero per i Beni Culturali, Direzione Generale per le Biblioteche, gliIstituti Culturali e il Diritto d’Autore per il contributo dato all’organizzazione del

Convegno e alla stampa degli Atti.

Un ringraziamento particolare al Dottor Tonino Caracciolo per aver contribuito adorganizzare l’incontro di studio, invitando personalmente alcuni dei relatori e per aver

messo a disposizione il personale del suo studio di geologia professionale.

Si desidera ringraziare anche il Gruppo di Lavoro PON “Sistemi Intregratiper il Monitoraggio, l’Early Warning e la Mitigazione del Rischio Idrogeologicolungo le Grandi Vie di Comunicazione”, coordinato dal Prof. Pasquale Versace

e l’Università della Calabria per l’ospitalità ed il CAMILAB, Laboratoriodi Cartografia Ambientale e Modellistica Idrogeologica della medesima Università,

che ha collaborato attivamente all’evento.

Indice

L’iniziativaEmilia Chiancone, Francesco Dramis, Annibale Mottana

La risorsa acqua

La risorsa idricaMaurizio Polemio, Vittoria Dragone, Andrea Romanazzi

Piani di Gestione delle Acque dei Distretti IdrograficiVera Corbelli

Il rischio desertificazioneRoberto Coscarelli

Il dissesto idrogeologico dall’emergenza alla previsione

Flussi detritici, conoidi alluvionali e fiumareMarino Sorriso–Valvo

Instabilità dei versanti e frane: dall’emergenza alla prevenzio-neGiovanni Gullà

Weathering, slope instability and erosionFabio Scarciglia

Pianificazione intersettoriale e usi plurimi dell’acquaGiancarlo Principato

Aspetti storico-economici, pianificazione e gestione

Indice

Rendiconti Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XLL’acqua in Calabria: risorsa o problema?ISBN 978-88-548-6138-1DOI 10.4399/97888548613810pag. 7–8

L’iniziativa

E C, F D, A M

La comunità scientifica ha il dovere di fornire alla Società, ed anchea quanti amministrano la Cosa Pubblica, informazioni obiettive edimparziali su tutti i problemi che riguardano un uso sostenibile dellerisorse del Paese e sull’urgenza di prendere provvedimenti in merito,per offrire spunti e suggerimenti che possano essere utilizzati al finedi coniugare sviluppo tecnologico e tutela ambientale.

La gestione dell’acqua, bene comune indispensabile per la soprav-vivenza dell’umanità e al tempo stesso risorsa in rapida diminuzione,è paradigmatica in questo contesto. Se da un lato è ormai noto chel’acqua non è un bene illimitato a causa sia dei cambiamenti climaticiin corso sia dell’uso sproporzionato delle risorse idriche, al fine digarantirne un uso sostenibile per le generazioni future, è importanteche i metodi che permettono di gestire le attuali disponibilità di acquadiventino patrimonio di conoscenza comune. Un ulteriore aspetto divitale interesse riguarda le condizioni di rischio legate all’acqua e inparticolare agli eventi meteorici estremi, alle esondazioni fluviali ealle frane, per la cui mitigazione è essenziale una conoscenza appro-fondita dei meccanismi e delle soglie di innesco, degli effetti prodottisull’ambiente e dei possibili interventi di prevenzione e bonifica.

Per affrontare queste complesse tematiche in una sola giornata distudio, è stata scelta la Calabria, una delle regioni più colpite dall’a-vanzante desertificazione ed anche da eventi idrogeologici catastrofici.Obiettivi dell’incontro: precisare lo stato delle conoscenze sull’acquadisponibile, individuare i comportamenti più opportuni per una suacorretta gestione e conservazione e, infine, delineare il quadro delrischio idrogeologico nella regione definendone i necessari interventidi mitigazione.

La Giornata di Studio “L’Acqua in Calabria: Risorsa o Problema?”,promossa dall’Accademia Nazionale delle Scienze, detta dei XL, in

L’iniziativa

collaborazione con l’Università della Calabria si è svolta ad Arcavata diRende (CZ) il maggio . La riunione è stata anche un’occasioneutile per illustrare a una platea specializzata di oltre persone irisultati finora conseguiti nell’ambito del Progetto PON: “Sistemiintegrati per il monitoraggio, l’early warning e la mitigazione delrischio idrogeologico lungo le grandi vie di comunicazione”.

L’iniziativa, la prima a livello Regionale nel nostro Paese, ha riunitoricercatori, tecnici attivi nell’ambito di strutture pubbliche territoriali,professionisti e studiosi interessati al tema dell’acqua. I relatori, espertinei diversi settori disciplinari e al tempo stesso profondi conoscitoridella realtà calabrese, hanno messo in evidenza gli aspetti più criti-ci legati all’incidenza degli eventi idrogeologici della regione ed allecondizioni di rischio ad essi associate, indicandone in più casi i possi-bili metodi di mitigazione anche nel contesto dei Piani di Gestionedelle Acque definiti sulla base delle direttive Europee vigenti. La Cala-bria è senz’altro la Regione d’Italia più sensibile agli effetti di questieventi; pertanto, gli interventi che si dimostrino qui efficaci posso-no risultare risolutivi in altre regioni. Ancora più importanti ai finidella mitigazione del rischio sono tuttavia l’educazione ambientalee la distribuzione capillare dell’informazione. Nessun intervento dibonifica ambientale infatti può essere realmente duraturo e definitivoed è quindi indispensabile creare nella popolazione locale un sensoben radicato di attenzione ai problemi del proprio ambiente, che per-metta di affrontare correttamente ed in modo tempestivo qualsiasievento di dissesto idrogeologico, prima che i suoi effetti raggiunganodimensioni catastrofiche.

La finalità di formazione, insita nell’attività di alta divulgazionescientifica propria dell’Accademia dei XL, dà una valenza ulteriore al-l’iniziativa della Giornata di Studio sulla gestione dell’acqua in Calabria,con l’augurio che essa si diffonda ad altre Regioni del Mezzogiorno af-fette da progressiva desertificazione, a tutto vantaggio della comunitànazionale a livello sociale ed economico.

Emilia Chiancone, Francesco Dramis, Annibale [email protected], [email protected]

[email protected]@uniroma.it

LA RISORSA ACQUA

Rendiconti Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XLL’acqua in Calabria: risorsa o problema?ISBN 978-88-548-6138-1DOI 10.4399/97888548613811pag. 11–29

La risorsa idrica

Sfruttamento, depauperamento dei serbatoi sotterraneie utilizzo razionale nel caso della Calabria

M P, V D, A R

. Riassunto

L’utilizzo delle risorse idriche sotterranee è iniziato in Calabria con laprogressiva captazione delle numerose sorgenti ed è via via aumentato,a partire dai primi decenni del secolo scorso, mediante la perforazionedi numerosi pozzi, oramai diverse decine di migliaia. Oggi la quasitotalità delle acque potabili utilizzate in Calabria, più di quanto accadenel resto della nazione, proviene dalle acque sotterranee.

La Calabria è una regione le cui peculiarità geologiche, idrogeolo-giche e climatiche la hanno resa ricca di risorse idriche. Tali caratte-ristiche naturali non sono state però sufficienti a impedire ricorrentieventi siccitosi, anche nei più recenti decenni. Tali risorse, evidente-mente di interesse strategico per la regione, sono soggette a prelievicrescenti, per effetto di una domanda in costante aumento, e a unostressante e tendenziale calo della ricarica, dovuto alle variazioni cli-matiche. L’effetto complessivo è che i principali acquiferi risultano,con delle differenze di caso in caso, soggetti agli effetti preoccupantidell’inquinamento e del sovrasfruttamento.

Ciò premesso, il contributo si pone l’obiettivo, a partire dalla disa-mina delle condizioni naturali, con particolare riferimento agli aspettiidrogeologici, di descrivere la rilevanza delle risorse idriche sotter-ranee regionali, di individuare i punti di forza del loro utilizzo e,allo stesso tempo, di focalizzare su i rischi di degrado qualitativo equantitativo.

Descritti i complessi idrogeologici e gli acquiferi principali presen-ti nella regione, si individuano i fattori del rischio di degrado delle

Maurizio Polemio, Vittoria Dragone, Andrea Romanazzi

risorse idriche sotterranee. Gli acquiferi presenti in Calabria sono sog-getti a rischi di degrado qualitativo, per l’intrinseca vulnerabilità degliacquiferi e per la rilevanza del carico inquinante antropico, potenzial-mente fonte di pericolo, e a rischi di degrado quantitativo, in relazionealla crescente e spesso insoddisfatta domanda idrica, che determinacondizioni di sovrasfruttamento delle risorse idriche sotterranee. Nelcaso della Calabria, visto che la gran parte degli acquiferi principalisono costieri, il rischio derivante dagli effetti dell’intrusione marinalega in modo duale i rischi di degrado quantitativo a quelli di naturaquantitativa. Lo studio delle acque sotterranee della Calabria devequindi essere contestualizzato in quello più ampio, a scala globale, cheaffronta la gestione degli acquiferi costieri, il caso più complesso digestione di risorse idriche sotterranee.

. Introduzione

Il volume dell’idrosfera, pari al volume totale dell’acqua presente sul-la Terra, è da considerarsi stazionario (stimabile in , miliardi dichilometri cubi di acqua). L’aliquota di acque dolci è pari soltanto al,% dell’idrosfera (.. km); di questa aliquota, il ,% è so-stanzialmente indisponibile in quanto allo stato solido; della restanteporzione, il ,% (.. km) è costituito da acque sotterranee, dicui il % si stima sia disponibile nei primi metri [Leeden et al.,]. E’ realistico ritenere, in prima approssimazione, che soltantoquesta aliquota, quella meno profonda, sia interessata da un apprezza-bile tasso di rinnovamento ovvero sia coinvolta nel ciclo idrologico.Le acque dolci superficiali, presenti nel reticolo idrografico e nei la-ghi, costituiscono un’aliquota pari al ,% delle acque dolci allo statoliquido, quindi il volume delle acque sotterranee dolci è un multiplo,pari a , di quello delle acque dolci superficiali. Il ciclo idrologicogarantisce annualmente un apporto di precipitazioni meteoriche paria . km, di questo volume soltanto il ,% (. km, pari allo,% del volume totale di acque sotterranee) rappresenta la ricaricadegli acquiferi, mentre un volume pari a poco più del doppio animaannualmente il ruscellamento superficiale. Tali dati evidenziano larilevanza delle acque sotterranee quali fonti per il soddisfacimentodella domanda idrica. A fronte di tale contesto naturale, la domanda di

La risorsa idrica

acqua di buona qualità è in crescita a scala globale, per l’aumento dellapopolazione e della domanda individuale. La crescita della domandaidrica cresce soprattutto nelle aree costiere, dove la popolazione mon-diale va via via concentrandosi unitamente alle più rilevanti attivitàeconomico–produttive.

La preservazione duratura di sufficiente acqua di buona qualità èquindi un problema a scala globale. L’Unione Europea ha definito nel la Direttiva Quadro in materia di acque (//CE), con loscopo di proteggere dal degrado quantitativo e qualitativo le risorseidriche, obbligando gli stati membri ad una gestione della risorsache porti, entro il , a un idoneo e prefissato obbiettivo quali–quantitativo, obiettivo questo da ritenersi particolarmente ambizioso.

Focalizzando l’attenzione sulle risorse idriche sotterranee, le piùingenti ma le meno rinnovabili a scala globale, i principali rischi didegrado possono essere schematizzati in due principali tipologie (Fig.).

Figura . Concettualizzazione dei rischi di degrado delle risorse idriche sotterranee

Il degrado qualitativo è da una parte dovuto alle intrinseche ca-ratteristiche del territorio e degli acquiferi, da cui dipende il diversolivello di vulnerabilità di questi ultimi, dall’altro alla presenza di fontidi inquinamento, dovute all’antropizzazione, nonché a fonti, ancorchénaturali, di salinizzazione, come nel caso del fenomeno dell’intrusionemarina [Cotecchia & Polemio, ], di certo la più nota tra le cause

Maurizio Polemio, Vittoria Dragone, Andrea Romanazzi

di salinizzazione delle acque sotterranee. Trattasi di un argomentodi particolare attualità visto che la domanda idrica crescente semprepiù si concentra nell’utilizzo di acque sotterranee degli acquiferi co-stieri. Trattasi di risorse ingenti, naturalmente destinate a effluire amare, il cui utilizzo intenso può creare rapidamente duraturi effettisulla risorsa stessa ma anche sugli equilibri ecologici costieri. Si stimache annualmente in Italia , km di acque sotterranee effluiscano amare, valore questo in assoluto non tra i più ingenti del Mediterraneo[Zektser & Dzhamalov, ] (Fig. ).

Figura . Efflussi a mare di acque sotterranee (l/s*km) (dati desunti da Zektser &Dzhamalov, ). ) ,–,; ) ,–,; ) ,–,; ) ,–,. Per l’Italia si calcolaun efflusso a mare totale pari a , km.

Il degrado quantitativo si innesca in virtù delle difficoltà incontratenel soddisfare una domanda crescente di risorse idriche di qualità in uncontesto sfavorevole, dovuto alle modificazioni climatiche in atto, incui l’annuale contributo offerto dal ciclo idrologico è tendenzialmentein calo, in vaste porzioni del pianeta come in Italia meridionale [IPCC,; Alpert et al., ; Polemio & Casarano, ; García–Ruiz &Lana–Renault, ; Romanazzi & Polemio, ]. Si consideri che inCalabria, a fronte di una piovosità media annua di mm, dal al il trend pluviometrico annuale ha comportato la perdita di mm, pari al % della piovosità media annua, incidenza massima trale regioni meridionali non insulari, tutte comunque interessate dalcalo della piovosità [Polemio & Casarano, ]. Le modificazionitendenziali della piovosità sono risultate ancora più accentuate intermini stagionali: il calo pluviometrico è quasi del tutto concentratonella stagione invernale, ovvero il periodo in cui si ripristinano le

La risorsa idrica

riserve idriche superficiali e sotterranee, e invece ha tendenza oppostanel periodo estivo, a causa di brevi eventi piovosi a cui si deve unincremento complessivo della piovosità estiva, incremento del tuttoinefficace dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico (Fig. )[Cotecchia et al., ].

Figura . Italia meridionale: tendenza della piovosità su base stagionale

A tale tendenza si sovrappone negativamente il trend crescente dellatemperatura che, unitamente a quello pluviometrico decrescente, si èreso palese in particolare dagli anni ottanta. Tali tendenze sono altresìconfermate ampliando l’intervallo temporale, sia a ritroso, fino al ,sia in avanti, fino al , come nel caso dei rilievi termopluviometricidi Cosenza, Catanzaro, Cittanova e Reggio Calabria (Fig. ).

L’effetto combinato delle diverse modificazioni tendenziali termo-pluviometriche è che il calo tendenziale della piovosità efficace o netta,pari alla piovosità effettiva al netto dell’evapotraspirazione, è ancorpiù marcato di quello della piovosità effettiva [Cotecchia et al., ].

La sovrapposizione di variazioni della piovosità efficace e dei pre-lievi si traduce in un diffuso sovrasfruttamento delle risorse idrichesotterranee, che si manifesta nel decremento piezometrico e nel calodegli efflussi sorgivi. Evidenze sono state riscontrate in vasti acquiferidell’Italia meridionale, Calabria inclusa [Polemio et al., ; Polemio& Casarano, ; Cuiuli, ]. Il degrado quantitativo favorisce ilfenomeno dell’intrusione marina negli acquiferi costieri: il diminuitocarico piezometrico e il calo della portata complessiva delle acquesotterranee dolci, fluenti verso il mare, favoriscono la penetrazione

Maurizio Polemio, Vittoria Dragone, Andrea Romanazzi

Figura . Trend annuali della temperatura (a) e della piovosità (b) dall’Ottocento aoggi (). Stazioni di Cosenza, Catanzaro, Cittanova e Reggio Calabria.

verso l’entroterra delle acque saline di origine marina (intrusionemarina laterale, che si può esemplificare in una traslazione orizzontaleverso l’interno della zona di transizione acque dolci–saline) e/o ilsollevamento della zona di transizione tra acque sotterranee dolci esaline (intrusione verso l’alto o upconing, in cui la zona di transizionesi deforma ed è richiamata verso l’alto dall’azione di emungimentiparticolarmente intensi) [Polemio et al., ]. In queste condizioni, ildegrado quantitativo causa una diminuzione della qualità, per incre-mento salino, ovvero causa degrado qualitativo. Può quindi accadereche, per il perdurare in porzioni vaste di situazioni di sovrasfrutta-mento, si abbassi così tanto la qualità delle acque sotterranee costiere

La risorsa idrica

che queste diventino inutilizzabili, generando così ulteriore degradoquantitativo (Fig. ).

Ciò premesso, il contributo si pone l’obiettivo, a partire dalla disa-mina delle condizioni naturali, di descrivere la rilevanza delle risorseidriche sotterranee regionali, di individuare i punti di forza del loro uti-lizzo e, allo stesso tempo, di focalizzare i rischi di degrado qualitativoe quantitativo delle risorse stesse.

. La rilevanza delle risorse idriche sotterranee e le criticità del-l’approvvigionamento potabile

In Italia i prelievi di acque sotterranee soddisfano la domanda idricapotabile in misura del % del totale (Fig. a). Tale dato caratterizzaalquanto uniformemente il paese, dal nord al sud, dove maggiore èl’incidenza dei prelievi sorgivi a discapito di quelli da pozzo. La Ca-labria è una sorta di eccezione in quanto il prelievo garantito dagliacquiferi è percentualmente ancora più alto e pari al massimo nazio-nale, essendo pari al % del volume totale (Fig. b), volume, trasorgenti e pozzi, complessivamente stimato in .. m [ISTAT,]. Per esemplificare la rilevanza delle risorse idriche sotterraneeper la Calabria, senza rischi di risultare enfatici, si potrebbe affermareche la popolazione calabrese beve acque sotterranee.

Rispetto alla situazione rilevata al , le rilevazioni del edel evidenziano che il trend dei prelievi potabili, diversamenteda quanto accade nel complesso del paese, è in crescita al sud e inmodo particolarmente accentuato in Calabria, in cui si è registrato unincremento pari circa al % in solo nove anni (Fig. ) [ISTAT, ].Tale risultato in Calabria è fondamentalmente dovuto all’incrementodel volume annualmente consumato pro capite, sia che si consideri,sempre con riferimento alle rilevazioni del , quello immesso negliacquedotti, passato da a m, sia che si consideri quello effet-tivamente erogato da questi, passato da a m. In altre parole,l’incremento dei consumi non è compensato, come sarebbe stato quan-to mai opportuno, da un calo delle perdite, scese soltanto di recentedal % al %. Il perdurare di copiose perdite non sembra possa giu-stificarsi con prioritarie esigenze di “servizio”, visto che in Calabria siregistra il massimo nazionale di irregolarità del servizio, lamentate dal

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Figura . Fonte dei prelievi potabili in Italia (a) e Calabria (b) al (dati da ISTAT,), volume espresso in metri cubi.

,% delle utenze familiari, a fronte di una media nazionale del ,%[ISTAT, ]. La percezione della qualità idrica è altresì notevolmentebassa, nonostante si tratti quasi del tutto di acque sotterranee, tantoche il ,% delle famiglie calabresi include uno più componenti chenon beve le acque distribuite dagli acquedotti per sfiducia.

A fronte della rilevanza strategica e del valore ingente assuntodalle risorse idriche sotterranee per la regione, valore non solo limi-tato all’uso potabile, in questa nota prioritariamente considerato peresigenze di brevità, pur nella consapevolezza che il potabile non siaquantitativamente il principale tipo di consumo, non risulta siano staticompiuti sforzi adeguati per razionalizzarne l’utilizzo e preservarne

La risorsa idrica

il valore, in termini di disponibilità e qualità, come evidenziato dallanotevole incidenza delle perdite e dalla crescente domanda. Un ul-teriore approfondimento delle criticità e delle potenzialità richiedeun’analisi più approfondita delle principali peculiarità geologiche eidrogeologiche del territorio.

. Inquadramento geologico e idrogeologico regionale

La geologia della Calabria è estremamente complessa e contribuiscenon poco a conferire alla regione una rilevante variabilità paesaggisticae ambientale. Da un punto di vista fisiografico, la regione può esseresuddivisa in sei unità (procedendo da nord a sud, ad eccezione dellepianure): il massiccio calcareo del monte Pollino, posto al confinetra Calabria e Basilicata, la Catena Costiera, l’Altopiano Silano o Sila,le Serre, l’Aspromonte e le pianure, sostanzialmente costiere, cherappresentano soltanto l’% della superficie regionale (Fig. a).

La regione si caratterizza per il basamento costituito da rocce cri-stalline ignee e metamorfiche, di età paleozoica, che affiorano diffu-samente, in particolare in quattro delle sei unità, ovvero la CatenaCostiera, la Sila, le Serre e l’Aspromonte, procedendo da nord a sud.Ad eccezione dell’area del Pollino, laddove non affiora, il basamentosoggiace ad affioramenti di sedimenti molto più recenti, principalmen-te neogenici o post–neogenici, come nel caso delle pianure. Le roccedel basamento sono riconducibili al cosiddetto Complesso Calabri-de [Ogniben, ] e all’Unità dell’Arco Calabro–Peloritano [AmodioMorelli et al., ]. A nord dell’istmo di Catanzaro, tali rocce, unita-mente a rocce ofiolitiche, sono sovrascorse sulle unità sedimentariedella Catena Appenninica, mentre a sud si rinvengono sovrappostealle unità sedimentarie della Catena delle Maghrebidi. Circondatedagli ammassi calcareo–dolomitici mesozoici del Pollino, da flyschmiocenico–torbiditici–arenaceo–marnosi e/o dalle propaggini deimassicci cristallini paleozoici della Sila e della Catena Costiera, si svi-luppano importanti piane alluvionali, costituite da alternanze di argillelimose, limi–sabbiosi, sabbie e ghiaie, con frequenti eteropie laterali[Guerricchio & Melidoro, ; Guerricchio et al., ; Polemio &Luise, ; Cuiuli, ]. Le rocce ignee e metamorfiche sono stateinteressate da un’intensa e prolungata attività tettonica, artefice del

Maurizio Polemio, Vittoria Dragone, Andrea Romanazzi

continuo ringiovanimento del territorio, durante la quale si è prodottal’Orogenesi Alpina e la messa in posto, databile al Miocene inferiore[Tortorici, ]. A seguito della messa in posto, tali rocce sono statesoggette da una parte a processi molto intensi di smantellamento ederosione, che non poco hanno determinato il costituirsi di formazionisedimentarie in prevalenza terrigene, e dall’altra sono state soggettea ulteriori stress tettonici, che hanno generato, fino al Pleistocene,nuovi e importanti sistemi di discontinuità che a luoghi hanno alteratole preesistenti relazioni geometriche tra unità tettoniche [Ogniben,; Ghisetti, ]. La complessità e l’intensità delle vicende tettoni-che hanno avuto diversi effetti. Hanno reso la regione di straordina-rio interesse per gli studi geologici a scala del Mediterraneo, hannocontribuito non poco alla straordinaria peculiarità del paesaggio edell’ambiente ma, soprattutto alla luce delle finalità di questa nota,hanno avuto effetti in termini di geologia applicata, specificatamentein relazione alla circolazione delle acque sotterranee, in particolare suidiffusissimi affioramenti ignei e metamorfici. L’intensa fratturazioneha permesso la rapida e profonda alterazione delle rocce affioranti,trasformando, per profondità variabili, a luoghi anche decine di metri,le rocce madri, cristalline o metamorfiche, poco o affatto permeabili,in rocce se non in terreni residuali dalle caratteristiche idrogeologichetali da animare acquiferi superficiali. Tali acquiferi, numerosi, pocoestesi e poco potenti, sono caratterizzati da una circolazione idricasotterranea che è condizionata dalla morfologia superficiale e che dàvita a migliaia di piccole sorgenti.

Da un punto di vista idrogeologico, in modo schematico, operandoa scala regionale, si possono distinguere nove complessi idrogeologici,in ordine decrescente di permeabilità: calcari, dolomie, sabbie e con-glomerati, alluvioni, graniti, scisti, evaporiti, arenarie e peliti (Fig. a). I complessi idrogeologici animano sostanzialmente tre tipologiedi strutture idrogeologiche. La prima per importanza idrogeologicainclude gli acquiferi rocciosi permeabili per fratturazione e carsismo,come nel caso dell’acquifero calcareo–dolomitico del Pollino, a cuisi devono le più importanti sorgenti regionali (Fig. b). La secondatipologia include gli acquiferi permeabili per porosità delle pianure,soprattutto piane costiere alluvionali, e secondariamente delle piùampie valli fluviali. Sono acquiferi costituiti da livelli a prevalentefrazione grossolana, dalla permeabilità da media a medio–alta e co-

La risorsa idrica

munque estremamente variabile per le frequenti eteropie laterali. Ingenere si presentano frazionati in più acquiferi sovrapposti, a diversogrado di interconnessione. Sono alimentati in genere dalla ricaricapropriamente detta (infiltrazione di acque meteoriche) in modo mo-desto, dalle perdite dal reticolo idrografico, dal ruscellamento nonincanalato proveniente dalle pendici che le delimitano e dalle perdi-te sotterranee provenienti dai massicci montuosi [Polemio & Luise,], oltre agli eccessi irrigui e ad altri tributi di origine antropica.Gli acquiferi delle pianure, nel loro insieme, costituiscono la più im-portante riserva idrica calabrese, sia per l’entità delle risorse che perla posizione delle stesse, di fatto coincidenti con le principali aree disviluppo socio–economico regionale. Sotto la porzione superficiale,in cui la circolazione idrica sotterranea avviene in condizioni freatiche,questi acquiferi sono confinati se non artesiani (attributo questo chesta venendo meno a luoghi). Questa tipologia di acquifero non dàvita in genere a sorgenti subaeree ed è sfruttato mediante un semprecrescente numero di pozzi. La terza tipologia di acquiferi si deve allafratturazione e alterazione delle rocce cristalline e metamorfiche. Trat-tasi di numerosi acquiferi, in genere secondari in quanto poco potenti,poco estesi e caratterizzati da permeabilità relativa da media a bassa,quindi al più di rilievo ai fini di talune utilizzazioni locali. Tali acquiferisono caratterizzati da una circolazione idrica sotterranea freatica lacui superficie piezometrica assume andamenti che sembrano plagiarela morfologia superficiale e che si raccorda a migliaia di sorgenti, ingenere molto piccole (portata in genere minore del litro al secondo),salvo rare eccezioni (Fig. b) [Apollaro et al., ; a, b].

Nel complesso è stato stimato che l’efflusso sorgivo medio annuoin Calabria sia pari a .. m [Regione Calabria, ]; sutale base, il % degli efflussi sorgivi sarebbe già utilizzato per scopipotabili e si dovrebbe concludere che il complesso degli efflussi sorgivisia minore dei prelievi a solo uso potabile.

Tornando alla discretizzazione in complessi idrogeologici e alleunità fisiografiche, i primi due complessi idrogeologici, di naturacarbonatica, dominano nel Pollino; i successivi due, sabbia e conglo-merato e alluvioni, prevalgono nelle pianure (incluso le più ampievalli fluviali) mentre i complessi idrogeologici dei graniti e degli scisti,che includono gli affioramenti di rocce ignee e metamorfiche, costitui-scono in prevalenza le restanti quattro unità fisiografiche. Aggregando

Maurizio Polemio, Vittoria Dragone, Andrea Romanazzi

i complessi idrogeologici in classi di permeabilità, si ottengono cinqueclassi, le prime tre delle quali (permeabilità da media a molto alta)includono i sei principali acquiferi regionali, da nord a sud: Valle delLao, Pollino, Piana di Sibari, Piana di S. Eufemia, Piana di Gioia Tau-ro, Reggio Calabria–Villa San Giovanni), tutti porosi ad eccezione diquello del Pollino, permeabile per fratturazione e carsismo (Fig. b).

Figura . a) Carta dei principali complessi idrogeologici della Calabria. b) Cartadelle permeabilità relativa e delle principali sorgenti della Calabria. ) Acquiferodella valle del Lao, ) acquifero del Pollino, ) acquifero della piana di Sibari, )acquifero della piana di S. Eufemia, ) acquifero della piana di Gioia Tauro, )acquifero di Reggio Calabria.

. Gli effetti del degrado quantitativo e qualitativo della risorseidriche sotterranee

A partire dai primi anni del secolo scorso, l’utilizzazione delle acquesotterranee calabresi ha a via via interessato la quasi totalità dellesorgenti, non solo per soddisfare la domanda idrica ma anche pergarantire la forza motrice a numerosissimi mulini e centrali idroelet-triche, molte delle quali ancora in esercizio al momento della nazio-nalizzazione dell’energia elettrica, nel (il caso più eclatante è la