L’ACETILCOLINA MODULA LA PROLIFERAZIONE Epadis.uniroma1.it/bitstream/10805/950/1/Tesi dottorato...
Transcript of L’ACETILCOLINA MODULA LA PROLIFERAZIONE Epadis.uniroma1.it/bitstream/10805/950/1/Tesi dottorato...
1
Scuola di Dottorato in
Biologia Cellulare e dello Sviluppo
XXII Ciclo
Dipartimento di Biologia Cellulare e dello Sviluppo
L’ACETILCOLINA MODULA LA PROLIFERAZIONE E
IL DIFFERENZIAMENTO DI CELLULE GLIALI
MIELINIZZANTI: STUDIO COMPARATIVO IN
OLIGODENDROCITI E CELLULE DI SCHWANN
Coordinatore della Scuola di Dottorato
Prof. Rodolfo Negri
Docente Guida Candidato
Prof.ssa Ada Maria Tata Federica De Angelis
Tutor
Prof.ssa M.Egle De Stefano
Anno Accademico 2008-2009
2
INDICE
Capitolo 1 ....................................................................................................... 7
LA GLIA ......................................................................................................... 7
1.1LE CELLULE GLIALI ...................................................................................... 7
1.2Cross-talk neurone-glia .......................................................................... 14
Capitolo 2 ..................................................................................................... 19
GLI OLIGODENDROCITI ......................................................................... 19
2.1 L’origine e il differenziamento. ............................................................. 19
Capitolo 3 ..................................................................................................... 35
I NEUROTRASMETTITORI DURANTE LO SVILUPPO DEL SN ............. 35
3.1L’ACETILCOLINA ....................................................................................... 39
3.2 Acetilcolina e cellule di Schwann. ................................................................... 50
3.3 Acetilcolina e oligodendrociti………………………………..………..…….50
Capitolo 4 ..................................................................................................... 55
SCOPO DELLA RICERCA .......................................................................... 55
Capitolo 5 ..................................................................................................... 59
MATERIALI E METODI .............................................................................. 59
5.1 ALLESTIMENTO DELLA COLTURA DI OLIGODENDROCITI. ............................ 59
5.2 Incorporazione di timidina triziata ........................................................ 61
5.3 SAGGI DI VITALITÀ CELLULARE. ................................................................. 62
5.4 ESTRAZIONE DELL’RNA TOTALE. .............................................................. 63
5.5 RT-PCR. ................................................................................................. 64
5.6 REAL-TIME PCR. ..................................................................................... 65
5.7 SAGGIO DI RNASE PROTECTION (RPA). ................................................... 68
3
5.8 IMMUNOLOCALIZZAZIONE INDIRETTA. ........................................................ 69
5.9Western Blotting su gel di poliacrilammide……………………………….69
5.10 Analisi dei dati………………………………………………………………69
CAPITOLO 6………………………………………………………………..…….73
RISULTATI…………………………………………………………..……………73
6.1 Caratterizzazione delle colture primarie di oligodendrociti………...…73
6.2Espressione e caratterizzazione dei recettori muscarinici nei progenitori
e negli oligodendrociti maturi…………………………………………..………75
6.3 L'attivazione dei recettori muscarinici incrementa la proliferazione dei
progenitori oligodendrocitari……………………………………….…………..78
6.4L'attivazione del recettore M2 ha effetto sulla vitalita' cellulare degli
OPCs………………………………………………………………………………..81
6.5 I recettori muscarinici modulano l'espressione del
PDGFRalfa…………………………………………………………………….….85
6.6 I recettori muscarinici modulano negativamente l'espressione
delle proteine della mielina……………………………………...……………..87
6.7 La transizione da progenitore a oligodendrocita maturo: analisi
dell'espressione dei fattori OLIG e dei recettori
ERbB…………………………………………………………..…..…………….....90
6.8 Analisi dell'espressione di proteine della mielina
in cellule di Schwann…………………..………………………………………..94
6.9 La transizione da Schwann immatura a Schwann mielinizzante;
analisi di espressione del fattore di trascrizione Sox10……………………..99
Capitolo7……………………………………………………………………..…..101
DISCUSSIONE……………………………………………………….………….101
Bibliografia……………………………………………………...……………….115
4
“Ancor più affascinate della Foresta Vergine, era la giungla che
avevo di fronte: Il Sistema Nervoso Centrale”
Rita Levi-Montalcini (1988)
5
PREFAZIONE
Le conoscenze riguardo la funzione e l’organizzazione del cervello,si
basano sulla “dottrina neuronale”,che considerava i neuroni ed i contatti
sinaptici il vero ed unico centro del sistema nervoso.(Verkhratsky e
Butt,2007).Tale dottrina assegnava alla glia un ruolo passivo di supporto
secondario per i neuroni, e con nessuna implicazione all’interno degli
scambi informazionali nelle complesse reti neurali.
Durante la metà del 1800 il patologo Rudolph Virchow nell’ambito di
osservazioni sul sistema nervoso centrale, fu il primo che descrisse la
presenza di cellule diverse dai neuroni, parlando di un tessuto connettivale
funzionalmente inattivo al quale diede il nome di
“neuroglia”(Virchow,1846). Tuttavia nell’ultimo decennio la visione
riguardo l’organizzazione funzionale del cervello è stata completamente
rivoluzionata dai nuovi risultati ottenuti in campo scientifico, che ci hanno
portato a riconsiderare il postulato della “dottrina
neuronale”precedentemente citato.Ora sappiamo che le cellule gliali
costituiscono la popolazione cellulare più abbondantemente presente nel
sistema nervoso.Tali cellule partecipano attivamente alle fisiologiche
attività del cervello stimolando così un grande interesse scientifico per lo
studio di patologie del sistema nervoso legate alle disfunzioni di questa
importante popolazione cellulare.Le cellule gliali sono necessarie per un
corretto sviluppo del SN e per lo svolgimento delle funzioni cellulari nei
neuroni maturi,inoltre l’abilità della glia di rispondere alle variazioni
dell’ambiente cellulare ed extracellulare evidenzia come questi due tipi
cellulari siano tra loro strettamente dipendenti e necessari per il corretto
funzionamento del sistema nervoso.
In questo contesto è interessante sottolineare che anche i
neurotrasmettitori,sono stati per decenni considerati unicamente come
6
neuromediatori chimici nella trasmissione dell’impluso nervoso,e in quanto
tali localizzabili solo a livello delle sinapsi.Successivamente per essi si
sono consolidati ruoli aggiuntivi e non convenzionali di fattori di crescita,di
regolatori della migrazione e soprattutto di modulatori della gliogenesi e
neurogenesi. Pertanto né le cellule gliali, né i neurotrasmettitori, vanno
definiti alla luce del significato etimologico dei loro nomi, evidentemente
più che mai oggi restritivo, per non essere indotti a sottovalutare le loro
reali potenzialità sia durante lo sviluppo embrionale che nell’adulto.
7
Capitolo 1
LA GLIA
1.1 Le cellule gliali.
Nel sistema nervoso, sia centrale (SNC) che periferico (SNP) i neuroni
sono circondati da cellule gliali.Inizialmente si pensava che questi due tipi
cellulari derivassero da cellule staminali embrionali distinte, ora, invece si
ritiene che derivino da stessi precursori embrionali e che in presenza di
determinati programmi di sviluppo, vengano indirizzati verso la via
neuronale o gliale (Fig.1).
L’attivazione del recettore Notch , ad esempio, promuove un’identità gliale,
il mantenimento dello stato proliferativo e la formazione di astrociti
nell’ippocampo adulto (Tanigaky et al.,2001) e delle cellule di Schwann nel
SNP (Morrison et al.,2000).
Le cellule gliali, nel loro insieme, rappresentano la popolazione più
abbondante dell’encefalo e,quando furono scoperte, si credeva che
svolgessero soltanto funzioni di sostegno e di supporto metabolico per i
neuroni.Studi recenti, invece, hanno riconosciuto svariati ruoli funzionali
delle cellule gliali nei riguardi dei neuroni, sia durante la neurogenesi che
nel sistema nervoso adulto.
Fig.1:Visione schematica generale della progressione delle linee
precoci di discendenza nel SNC e
le loro possibili correlazioni partendo
da un precursore staminale
neurale comune (NSC).Abb:NB
neuroblast, APC astrocyte precursor cells,
GBGlioblast,OPC oligodendrocyte
Progenitor cells.(modificato da
Nguyen et al.,2001).
8
A differenza dei neuroni, le cellule gliali possono essere sostituite
nell’adulto grazie alla presenza di precursori gliali e della loro capacità
proliferativa.Analogamente ai neuroni, le cellule gliali hanno canali ionici
voltaggio-dipendenti e recettori per molteplici neurotrasmettitori,ciò
nonostante non sono in grado di generare impulsi nervosi (Nicholls et al.,
1997).Tuttavia la presenza di canali ionici, permette alla glia di risentire
dell’attività elettrica neuronale, monitorando i cambiamenti prodotti dai
neuroni, nel micro-ambiente circostante.
Le cellule gliali si comportano passivamente in risposta ad una corrente
elettrica, il potenziale di membrana gliale è più grande di quello dei neuroni
e dipende principalmente dallo ione potassio (K+).Le cellule gliali, inoltre
sono collegate tra loro tramite connessioni a bassa resistenza che
permettono lo scambio di ioni e piccole molecole.I neuroni e le cellule della
glia sono separati tra loro da spazi extracellulari molto esigui (circa 20
nanometri di ampiezza) in grado di impedire alle correnti derivate dagli
impulsi nervosi di estendersi alle cellule vicine.Tuttavia i neuroni
influenzano le cellule gliali liberando potassio negli spazi intercellulari
durante la conduzione degli impulsi e depolarizzando così la membrana
gliale (Kandel et al., 1994).
Le cellule gliali sono suddivise in due principali categorie (1) cellule della
nevroglia (nome mantenuto dalla prima identificazione di queste cellule
data da Virchow R.) nell’encefalo, ulteriormente classificate in
oligodendrociti, astrociti, microglia e cellule ependimali, e (2) cellule di
Schwann, cellule satelliti e teloglia nel sistema nervoso periferico.
Nel loro insieme, le cellule della nevroglia costituiscono almeno la metà del
volume dell’encefalo, e sono di gran lunga la popolazione numericamente
più abbondante di tutto il sistema nervoso.
Gli astrociti e gli oligodendrociti rappresentano le cellule gliali più studiate
nell’ambito del sistema nervoso centrale.Queste risultano inoltre coinvolte
in processi quali la sinaptogenesi, la regolazione dell’attività elettrica dei
9
neuroni, nel regolare il calibro assonale etc…(Kettenmann and Ransom,
2005).
Gli astrociti emettono lunghi processi radiali che circondano il corpo
cellulare e la fibra dei neuroni residenti sia nell’encefalo sia all’interno del
canale vertebrale.Nel cervello dei roditori adulti, un singolo astrocita è in
grado di sostenere funzionalmente e strutturalmente circa dieci mila contatti
sinaptici (Bushong et al., 2004).Nell’encefalo inoltre esiste una peculiare
associazione tra i capillari sanguigni e gli astrociti (Fig.2) che rende questi
ultimi determinanti nella selezione dei nutrienti che possono e devono
arrivare ai neuroni, essi infatti,sono i costituenti fondamentali di un sistema
filtrante identificato come barriera emato-encefalica.
Fig.2:Gli astrociti supportano troficamente i neuroni e sono in contatto da un lato con i
vasi del sistema circolatorio, dall’altro con il soma e gli assoni dei neuroni. Grazie a
questo loro ruolo, gli astrociti assieme alle cellule endoteliali dei vasi vanno a costituire
la barriera emato-encefalica.
La comunicazione bidirazionale neurone-glia a livello dei siti sinaptici si
svolge in maniera fine e controllata in quanto molti neurotrasmettitori
rilasciati dai neuroni quali il glutammato, la norepinefrina, l’istamina,
10
l’acetilcolina, l’ATP ed il GABA, possono legarsi a specifici recettori
presenti sulla membrana degli astrociti causando in essi svariate risposte
metaboliche (Hansson and Ronnback, 2003; Verkhratsky and Toescu 2006).
Gli astrociti avvolgono i terminali pre e post-sinaptici e pertanto si prestano
alla rimozione in loco dei neurotrasmettitori, assicurando un meccanismo di
controllo diretto sulla cinetica d’azione del neurotrasmettitore che può o
essere riciclato o trasformato in substrato metabolico.
Le onde dei potenziali di azione causano un aumento della concentrazione
extracellulare di potassio che risulterebbe letale se non venisse
adeguadamente tamponata dagli astrociti, che sono in grado di captare
questo ione in modo rapido poiché presentano per esso un’elevata
permeabilità di membrana.
Gli oligodendrociti, meno numerosi degli astrociti, sono cellule gliali post-
mitotiche, destinate a migrare all’interno della zona bianca encefalica, da
cui emergono le fibre assonali dei neuroni del sistema nervoso centrale.Essi
sono distinguibili dagli astrociti perché di dimensioni più piccole (circa
4µm) e un nucleo che occupa gran parte della cellula e non presentano
estroflessioni citoscheletriche stellate.Il differenziamento dei progenitori
immaturi OPCs (Oligodendrocyte Progenitor Cells) avviene con
meccanismi di controllo molecolare assai complessi che dipendono in gran
parte dai fattori di sopravvivenza come neuroeguline, PDGF, IGF-1, NT-3,
CNTF, rilasciati dai neuroni e dagli astrociti circostanti (Baumann and
Pham-Dinh 2001).Gli oligodendrociti maturi sono cellule altamente
specializzate nella produzione di una membrana plasmatica multilamellare
dotata di proprietà di isolante elettrico, chiamata guaina mielinica, il cui
ruolo è quello di avvolgere gli assoni migliorando l’efficienza e la velocità
11
Fig.3: Schema raffigurante la modalità di mielinizzazione degli assoni ad opera
di un oligodendrocita maturo.
della trasmissione dei potenziali d’azione a lunga distanza (Fig.3).
Nel sistema nervoso periferico (SNP) le cellule gliali possono essere così
classificate:
1. cellule di Schwann: avvolgono le fibre periferiche motorie e
sensoriali.Gli assoni di diametro pari o superiore ad 1 µm vengono
mielinizzati mentre quelli più piccoli vengono circondati dalla
membrana della cellula di Schwann senza che contemporaneamente
avvenga la sintesi delle proteine e dei lipidi tipici della mielina.
2. glia enterica: circonda i neuroni della rete intestinale.
3. cellule satelliti: proteggono i corpi cellulari dei neuroni che si trovano
all’interno dei gangli autonomi ( simpatici e parasimpatici) e
sensoriali (DRG).
12
4. glia perisinaptica: si trova a livello della giunzione neuromuscolare e
partecipa attivamente alla trasmissione dell’impulso nervoso, viene
anche detta teloglia.
Nonostante la funzione degli oligodendrociti e delle cellule di Schwann sia
identica esistono importanti differenze tra questi due tipi cellulari: da un
punto di vista morfologico, le sezioni al microscopio elettronico, mostrano
che una singola cellula di Schwann è in grado di mielinizzare un singolo
tratto di un solo assone, mentre l’oligodendrocita può mielinizzare
contemporaneamente anche più di 40 assoni (Fig. 4).Inoltre le cellule di
Schwann possono tornare a proliferare anche quando sono differenziate in
fenotipi mielinizzanti e non mielinizzanti, questo succede, ad esempio, in
seguito a lesioni del nervo (Fig.5). Al contrario gli oligodendrociti del SNC
non sono in grado di svolgere questa funzione. Quando ad esempio viene
lesionato il midollo spinale i vuoti lasciati dagli assoni degenerati vengono
presto riempiti dalle cellule gliali (astrociti e microglia) rendendo
impossibile la ricrescita degli assoni.
13
Fig.4: Schema di rappresentante il processo di mielinizzazione nel sistema nervoso
periferico (SNP) a sinistra e nel sistema nervoso centrale (SNC) a destra. Si può vedere
come nel SNP una singola di Schwann sia in grado di mielinizzare un tratto di un unico
assone, a differenza invece di un oligodendrocita che nel SNC è in grado di mielinizzare
contemporaneamente più tratti di un unico assone e di assoni diversi.
Molti studi che riguardano il sistema nervoso centrale nascono con
l’obiettivo di identificare i meccanismi che impediscono il recupero delle
funzioni neuronali perdute a causa di patologie.Molteplici studi indicano
che proteine come NogoA e Tenascina inducono la formazione della
cosiddetta cicatrice gliale il cui scopo è sia quello di bloccare la crescita de
novo della fibra nervosa sia di favorire la proliferazione massiccia degli
astrociti nei siti interessati dal trauma (Jessen 2004;Yiu & He. 2006).
14
Fig.5: Quando nel SNP un assone viene lesionato esso degenera (mentre il soma del
neurone rimane integro). Le cellule di Schwann che circondavano l’assone rimangono
nella loro posizione e riprendono a proliferare, dopo un po' il soma produce un nuovo
abbozzo di assone, le cellule di Schwann fanno da guida segnalando la via
precedentemene occupata.Dopo la ricrescita esse daranno origine nuovamente alla
guaina mielinica.
La grande plasticità delle cellule di Schwann costituisce una stimolante
sorgente di ricerca.La loro unicità nel garantire il ripristino dei circuiti
neuronali interrotti le ha rese nel passato frontiera per lo studio delle
malattie neurodegenerative e, nel presente, un modello applicativo per il
recupero delle stesse.
1.2 Cross-Talk Neurone-Glia.
Numerose ossevazioni compiute negli ultimi anni, dimostrano l’esistenza di
una comunicazione bidirezionale tra le cellule della glia e i neuroni,
essenziale per la conduzione e la trasmissione sinaptica è richiesta fin dalle
prime fasi dello sviluppo embrionale, per la corretta formazione del sistema
nervoso centrale e periferico.Uno degli obiettivi centrali della biologia dello
15
sviluppo è di comprendere i meccanismi che sono in grado di specificare
determinati tipi cellulari durante lo sviluppo animale.Il sistema nervoso
centrale (SNC) in particolare, rappresenta uno dei modelli più studiati a
riguardo.All’interno di un contesto come quello rappresentato dal SNC
infatti, le interazioni cellula-cellula sono di fondamentale importanza nella
organizzazione e il mantenimento della sua complessa citoarchitettura
(Gomez et al., 2001).Per lungo tempo le cellule gliali sono state considerate
cellule passive con solo supporto trofico per i neuroni.Ad oggi, dopo più di
un secolo dalla loro prima descrizione ad opera del patologo tedesco
Virchow (v. prefazione), notevoli evidenze accumulate negli anni
testimoniano che i neuroni e la glia sono in intima correlazione morfologica
e funzionale, riuscendo così a controllare diversi processi importanti
durante lo sviluppo come: (1) la proliferazione e il differenziamennto, (2) la
mielinizzazione, (3) la formazione delle sinapsi (4) e la trasmissione
neuronale.
Molti fattori solubili secreti sia dalle cellule gliali che dai neuroni sono
implicati nella mutua influenza che queste cellule esercitano le une sulle
altre.Tra le molecole coinvolte sono stati identificati ioni,
neurotrasmettitori, ormoni, fattori di crescita e molecole di adesione (Fig.6).
La maggior parte delle conoscenze riguardo le interazioni neurone-glia si
riferiscono a quanto osservato durante la morfogenesi neuronale, tuttavia
notevoli evidenze riguardano anche la mutua influenza che questi due tipi
cellulari possono avere nella loro intima comunicazione (Gomez et al.,
2001).Molti dati riguardano le interazioni neuroni-oligodendrociti,
soprattutto in seguito alla scoperta di un peptide del cervello il GPF (glia-
promoting factor) identifcato inizialmente nel sistema visivo del pesce
rosso (Giulian et al., 1986)e poi nel SNC umano (GPF1 e GPF3).Tale
fattore secreto dai neuroni rappresenta una sorgente di attivazione per
l’inizio dell’oligodendrogenesi.
16
Inoltre studi sul nervo ottico di ratto hanno ampiamente dimostrato che la
sopravvivenza, la proliferazione e il differenziamento degli oligodendrociti
sono strettamente dipendenti dall’attività elettrica e dal rilascio di fattori
solubili dai neuroni (Barres, et al., 1994;1999).
Fig.6: Schema delle interazioni neurone-glia .La secrezione di fattori di crescita dai
neuroni e dai diversi tipi di cellule gliali può influenzare i diversi stadi sia della
neurogenesi che della gliogenesi.(mod. da Gomez et al.,2001)
L’assotomia del nervo ottico durante le prime fasi dello sviluppo, si traduce
in una riduzione del numero di progenitori oligodendrocitari ma non di
astrociti, suggerendo così una dipendenza della sopravvivenza di queste
cellule dai fattori rilasciati dai neuroni.Mentre la recisione del nervo adulto
comporta una sostanziale riduzione dell’espressione dei geni correlati alla
mielina, indicando che gli assoni regolano il differenziamento degli
oligodendrociti.Quindi i neuroni e i fattori da essi rilasciati sono in grado di
avere un effetto mitogeno sugli oligodendrociti immaturi (Canoll et al.,
1996).Utilizzando come modello sperimentale, colture primarie di
oligodendrociti di ratto (v.Cap.5) sono stati identificati alcuni fattori
mitogeni, attivi nei diversi step maturativi necessari affinchè da una cellula
indifferenziata e proliferante (O2-A) si passi all’oligodendrocita maturo in
grado di mielinizzare un’assone (v.Cap.2).Tra questi i più caratterizzati
17
sono sicuramente il PDGF (Platelet Derived Growth Factor), importante
nelle prime fasi dell’indirizzamento della linea oligodendrocitaria, e per la
proliferazione dei progenitori (O-2A:oligodendrocyte/type-2astrocyte
progenitor), (Noble et al., 1988; Richardson et al., 1988) e il bFGF.Altri
fattori che promuovono la proliferazione e/o la sopravvivenza (od entrambi)
degli O2-A sono la neurotrofina-3 (NT-3) (Barres et al.,1997) e l’insulin
growth factor (IGF).Tutti questi fattori sembrano essere rilasciati dagli
astrociti, ma in particolare sembra che il PDGF e il bFGF siano prodotti e
rilasciati anche dai neuroni (Dutly and Schwab, 1991; Hardy and Reynolds,
1993a; Pettman et al., 1986; Yeh et al., 1991).Il candidato più probabile del
controllo neuronale della proliferazione dei progenitori degli
oligodendrociti sembra essere il GGF2 (glial growth factor 2) della famiglia
delle neuroeguline (Canoll et al., 1996).La famiglia delle NDF/neureguline
(Neu Differentiation Factor) comprende più di una dozzina tra fattori di
crescita e di differenziamento.Le neuroeguline si legano in modo elettivo a
recettori tirosina chiansi erB (EGF-like) ma con affinità differenti.Il GGF2
risulta essere un potente mitogeno e un fattore di sopravvivenza per i
progenitori degli oligodendrociti, mentre inibisce il loro
differenziamento.Diversi studi dimostrano come una cooperzione fra il
GGF e il PDGF sia necessaria per regolare la proliferazione nei primi stadi
di sviluppo di questa linea cellulare mentre il GGF e l’FGF sarebbero
importanti per gli stadi differenziativi più tardivi (Canoll et al.,
1996).Anche per la cellule di Schwann,le cellule responsabili della
mielinizzazione nel sistema nervoso periferico, è stato visto il
coinvolgimento di un controllo neuronale per la loro proliferazione e nel
differenziamento.In particolare, il GGF sembra essere un forte mitogeno per
queste cellule (Dong et al., 1995; Maurel & Salzer, 2000), le quali in coltura
rilasciano molecole neurotrofiche come NGF, NT3, GDNF,BDNF in
quantità paragonabile a quella misurata in vivo dopo taglio assonale.Questi
fattori di crescita possono stimolare i neuroni a rilasciare neureguline, allo
18
scopo di garantire la proliferazione delle cellule di Schwann, in risposta
probabilmente ad un intricato circuito di comunicazione bidirezionale tra
neurone e glia.E’ importante sottolinerare che nei topi Knockout per la
neuroegulina-1 (una specifica isoforma delle neureguline) oppure per i
recettori erbB2/erB3, si verifica la perdita delle cellule di Scwhann, seguita
dalla morte sia dei neuroni sensoriali che motori (Esper et al., 2004).I fattori
trofici finora citati, in particolar modo, le neureguline, possono promuovere
la proliferazione e modulare la fase di mielinizzazione sia nel sistema
nervoso centrale che nel periferico, testimoniando così il ruolo cruciale
svolto da queste molecole durante lo sviluppo, nel garantire un esatto
bilanciamento fra il numero delle cellule mielinizzanti e non, monitorando
in tal modo il corretto svolgimento dei processi di differenziamento e
specificazione cellulare all’interno di tutto il sistema nervoso.Un’altra
classe di molecole emergenti che sembrano avere grande importanza nel
cross-talk neurone-glia, sono i neurotrasmettitori, molti di questi negli
ultimi anni hanno assunto il ruolo non convenzionale di morfogeni, cioè
molecole in grado di regolare eventi chiave durante lo sviluppo ad esempio:
la proliferazione, il differenziamento e la sopravvivenza cellulare sia
durante le fasi dello sviluppo che nella vita adulta.Tra i neurotrasmettitori
più studiati in questo contesto troviamo il glutammato, il GABA e
l’acetilcolina (v.Cap.3).
19
Capitolo 2
GLI OLIGODENDROCITI
2.1 L’origine e il differenziamento.
Gli oligodendrociti, che insieme agli astrociti formano la macroglia,
derivano da precursori staminali che emergono dalla zona subventricolare
(SVZ) del sistema nervoso centrale (CNS) durante il suo sviluppo (Ragheb,
1999).Queste cellule, sono principalmente responsabili della
mielinizzazione degli assoni nel sistema nervoso centrale, ma esistono
anche oligodendrociti satelliti, che sono perineuronali e responsabili della
regolazione e del monitoraggio costante del microambiente intorno ai
neuroni (Penfield, 1932; Ludwin, 1997).
Il termine oligodendrocita, ( o meglio oligo-dendro-glia) fu introdotto da
Rio Hortega nel 1928, per descrivere queste cellule gliali che avevano pochi
processi (dal greco oligos=scarso, poco).Egli classificò queste cellule in
quattro categorie (I-IV), in relazione al numero dei loro processi,alla
morfologia e al calibro degli assoni che mielinizzano.Morfologicamente i
tipi I e II sono molto simili, hanno un corpo cellulare piccolo e tondo ed
emettono fino a sei processi con i quali avvolgono e mielinizzano circa 10-
30 assoni di piccolo calibro (diametro< 2 µm) (Fig.7A).Il tipo I si trova
soprattuto nel: proencefalo,cervelletto e midollo spinale, mentre il II è stato
trovato solamente nella sostanza bianca ( corpo calloso,nervo ottico,
sostanza bianca cerebellare)(Fig.7B).Il tipo III invece ha un corpo cellulare
abbastanza grande e diversi processi molto spessi, con i quali può
avvolgere da cinque a più assoni, anch’essi di calibro abbastanza grande
(Fig.7C) (diametro tra i 4 e i 15 µm) presenti soprattutto nei peduncoli
cerebellari.Infine il tipo IV è privo di processi (Fig.7D) e forma un unico
avvolgimento di mielina, che può essere lungo circa 1000µm sugli assoni
con un diametro molto grande, come possono essere ad esempio quelli
intorno alle radici dei nervi nel sistema nervoso centrale, ricordando molto
20
il modello di mielinizzazione delle cellule di Schwann nel sistema nervoso
periferico ( Lazzarini,2004;Kettenmann and Ransom, 2005;Verkhratsky and
Butt, 2007).
Fig.7:Nelle foto sopra riportate vengono mostrati i diversi tipi di
oligodendrociti (I-IV)
Identificati per la prima volta da Rio Hortega utilizzando la tecnica
dell’impregnazione argentica.Come si può vedere dalle foto i tipi I (A) e
II(B) hanno molti processi (il tipo I più del II)ed avvolgono piccoli
assoni,mentre il tipo III (C) ha pochi processi ma che avvolgono assoni di
grande diametro,infine il tipo IV (D) ha il corpo cellulare privo di processi e
che si avvolge sull’assone ricordando quasi una cellula di Schwann.
Durante lo sviluppo i diversi tipi di oligodendrociti (I-IV), originano da
cellule progenitrici comuni (OPCs: oligodendrocyte progenitor cells).I
A B
C D
21
fattori che regolano il destino dei diversi tipi di oligodendrociti, non sono
ancora ben noti, ma si ritiene che siano gli assoni a rilasciare le molecole
segnale necessarie ad indirizzare lo specifico differenziamento degli OPCs,
regolandone così le divergenze morfologiche.Tale indirizzamento è di
grande importanza, poiché le diverse dimensioni della guaina mielinica, a
seconda del diametro dell’assone, determinano le corrette proprietà di
conduzione dell’impulso nervoso.Alcune differenze possono essere rilevate
anche in base alla eterogenità del citoplasma,ed alla condensazione della
cromatina, infatti analisi al microscopio elettronico, evidenziano una
diversa densità del citoplasma in base alla quale gli oligodendrociti possono
essere distinti in: chiari, medi e scuri (Mori and Leblond, 1970).Quelli scuri
mostrano un citoplasma più denso.Marcando con timitida triziata gli
oligodendrociti di giovani ratti nel corpo calloso, si è evidenziato come
questi, siano proliferativamente i più attivi,(oligondendrociti chiari)ed
andando avanti nel differenziamento questi modificano progressivamente il
loro aspetto morfologico(da chiari diventano scuri). Gli oligodendrociti
scuri,sono evidentemente quelli arrivati al loro differenziamento finale e
quindi non più proliferanti.
Tutte le cellule neurali (neuroni e macroglia) derivano dal neuroepitelio,
che forma il tubo neurale.Tali cellule sono pluripotenti, nel senso che, sono
in grado di differenziare con la stessa probabilità, sia in cellule neuronali
che in macroglia.Queste cellule progenitrici primarie vengono definite
“Progenitori Neurali”,(poiché provengono dal neuroepitelio).Tali
progenitori, danno origine sia a precursori neuronali che gliali, neuroblasti e
glioblasti rispettivamente, che ciclicamente differenziano in neuroni e
macroglia( Verkhratsky and Butt 2007).Per molti anni si è ipotizzato che sia
i neuroblasti che i gliobalsti fossero presenti già nei primissimi stadi di
sviluppo, (Richardson et al. 1997) formando due distinti ed non-
intercambiabili committed pools di cellule.
22
E’ stata ulteriormente presa in considerazione, l’ipotesi, che il pool dei
precursori sia totalmente esaurito intorno alla nascita, e che la neurogenesi
sia completamente assente nel cervello maturo.Recentemente, invece,
questo paradigma è stato modificato, e ciò che sembra più evidente ad oggi
è che, sia la linea neuronale che quella gliale, siano molto più strettamente o
reciprocamente dipendenti di quanto non sembrasse inizialmente, e non
meno importante, che, nel cervello adulto siano ancora presenti numerose
cellule totipotenti per il ri-popolamento neuronale.Il moderno schema dello
sviluppo dei precursori neurali e gliali,è mostrato in Fig.8, dove vengono
messe a confronto le due diverse teorie riguardo il differenziamento di
queste popolazioni cellulari.
Fig.8:Nella figura è schematizzata la moderna visione dello sviluppo delle cellule
neurali(ds),contrapposta a quella classica (sn) dove, un unico precursore, dal
neuroepitelio, genera progenitori neuronali e gliali, evidenziando una precoce
divisione delle due linee cellulari, che poi procedono indipendentemente verso il
loro cammino differenziativo.Nella nuova teoria, dal neuroepitelio si origina la
linea della glia radiale (che rappresenta quindi la vera linea totipotente),dalla quale
si differenziano sia i precursori neuronali che gliali: oligodendrociti ed astrociti
(vedi testo per maggiori spiegazioni a riguardo).
23
Originariamente si ipotizzava che all’apice di tutte le linee cellulari neurali
ci fosse un unico progenitore neuroepiteliale (Fig.8 sn).
Molto precocemente, durante lo sviluppo, i progenitori neurali, danno
origine alle cellule della glia radiale,che sono infatti le prime cellule che
possono essere distinte tra le cellule del neuroepitelio.I corpi cellulari della
glia radiale sono localizzati nella zona ventricolare (VZ) e subventricolare
(SVZ) del tubo neurale, mentre i processi si estendono verso la pia madre
(Fig.9).Queste cellule sono gli elementi centrali per la fase succesiva di
neurogenesi (Verkhratsky and Butt 2007),infatti agiscono non solo come i
principali progenitori neurali durante lo sviluppo, dando origine a precursori
neurali e gliali:(oligodendrociti ed astrociti), ma costituiscono le
impalcature attraverso le quali i progenitori neurali raggiungono
migrando,le loro destinazioni definitive.La maggior parte degli
oligodendrociti, comunque, originano da precursori gliali generati in sedi
specifiche del cervello e del midollo spinale.
Fig.9: Le cellule della glia radiale, nella zona ventricolare e subventricolare, formano
delle impalcature che, sostengono ed assistono, la migrazione neuronale durante lo
sviluppo.I progenitori neurali migrano lungo i processi delle cellule della glia radiale per
raggiungere le loro destinazioni finali.Numerosi fattori rilasciati sia dai neuroni che dalla
glia regolano questo processo di migrazione,come proteine di membrana e molecole
della matrice extracellulare.
Astrociti ed oligodendrociti originano da precursori gliali precedentemente
indirizzati, (committed) attraversando intervalli definiti, che sono stati
caratterizzati in vitro, utilizzando anticorpi specifici.Il primo stadio di
24
sviluppo comune agli astrociti ed agli oligodendrociti, è rappresentato da un
progenitore bipotenziale, originariamente chiamato O-2A (oligodendrocyte-
type2astrocyte progenitor cell), che può dare origine ai due tipi gliali
(Price, 1994; Raff et al., 1990).Questi precursori gliali sono cellule di
piccole dimensioni, con pochi processi ciò conferisce loro una grande
capacità migratoria,proprietà utilizzata per colonizzare l’intero sistema
nervoso centrale (CNS) (Fig.10.).
Fig.10: A: Nel midollo spinale di topo circa l’85% dei precursori oligodendrocitari sono
generati nella parte ventrale della zona ventricolare (1 ) nel periodo embrionale
paragonabile all’incirca ad E12.5.Una seconda onda di sviluppo e migrazione di
oligodendrociti si ha intorno allo stadio E15 in una zona più dorsale(zona 2)ed a partire
da trans-differenziamento della glia radiale.B:Nel telencefalo, la maggior parte dei
precursori ventrali (1) vengono prodotti intorno allo stadio E12.5 così pure è per i
precursori nelle zone più dorso-laterali (2).Mentre la produzione di precursori derivati
dalla corteccia (3) avviene dopo la nascita.
Tali cellule possono essere evidenziate attraverso l’espressione di alcuni
marcatori specifici il più caratterizzato è sicuramente il recettore per il
fattore di crescita, PDGF-AA (platelet-derived growth factor), in particolare
il sottotipo α,(Pringle and Richardson, 1993),in aggiunta all’espressione di
diversi componenti associati alla mielina inclusi i trascritti per il CNP
(2’,3’-cyclic-nucleotide-3’-phosphodiesterase) e il DM20 (una isoforma per
la proteina protolipidica della mielina PLP) e l’antigene riconosciuto
dall’anticorpo per i gangliosidi di membrana A2B5 (stadi più precoci dello
sviluppo) ed O4 (stadi intermedi dello sviluppo).Più recentemente,
l’identificazione di nuovi fattori di trascrizione della famiglia OLIG, in
25
particolare OLIG1 ed OLIG2 (Lu et al., 2002), ha confermato che l’origine
degli oligodendrociti sia legata a regioni ristrette e specifiche del sistema
nervoso centrale cosi come il loro precoce indirizzamento (Zhou et al.,
2000; Zhou and Anderson, 2002).Il midollo spinale non rappresenta l’unica
sede in cui gli oligodendrociti originano da aree ristrette (Fig.11),infatti
anche in diverse regioni rostrali del CNS i precursori oligodendrocitari
appaiono localizzati in domini definiti della zona ventricolare e
subventricolare nei diversi stadi di sviluppo (Ono et al., 1997a).Per
esempio, gruppi di cellule nel mantello ventricolare del diencefalo ventrale
di ratti E13 esprimono mRNA per il PDGF-αR (platelet derived growth
factor receptor alpha) (Pringle and Richardson, 1993),durante le fasi
successive dello sviluppo tali precursori sembrano migrare sia verso
regioni del talamo e dell’ipotalamo che in siti dorsali del cervelletto.Le
origini ristrette a zone molto specifiche del CNS, per quel che riguarda i
precursori oligodendrocitari, suggerisce che vi siano dei segnali molecolari
localizzati,alcuni dei quali sono oggi noti, in modo tale che queste cellule
originino in punti definiti e poi raggiungano le loro sedi definitive durante
le fasi dello sviluppo del sistema nervoso(Miller, 2002).Studi su trapianti
ectopici di tessuto, dimostrano che la presenza degli oligodendrociti nel
midollo spinale è legata a segnali provenienti dalla notocorda (Orentas et
al., 1999; Pringle et al 1996).La notocorda è una della strutture derivate dal
mesoderma dorsale, ed è localizzata ventralmente al tubo neurale;i segnali
provenienti da questa sono responsabili della formazione dell’asse dorso-
ventrale durante lo sviluppo del CNS (Van Straaten et al., 1989).Lo
stabilirsi della polarità dorsale e ventrale porta alla successiva
specificazione di diverse popolazioni di neuroni nella regione ventrale del
del midollo spinale.Se si effettua un trapianto ectopico di una notocorda
addizionale adiacente alla porzione dorsale del midollo spinale, il risultato
è l’induzione di popolazioni neuronali ventrali in posizione dorsale,
paragonabili a quelle normalmente indotte dalla notocorda correttamente
26
posizionata, (regione sottostante al tubo neurale) (Yamada et al., 1991) ed
all’induzione ectopica dei corrispondenti cluster di precursori
oligodendrocitari (Maier and Miller, 1997).La maggior parte delle proprietà
induttive della notocorda sono dipendenti dalla presenza e dalla secrezione
della proteina sonic hedgehog (Shh), localizzata successivamente anche a
livello della lamina del pavimento (Roelink et al., 1994) (Fig.11). In vitro,
sonic hedgehog induce lo sviluppo della regione basale del neuroepitelio
contribuendo al differenziamento di più classi di motoneuroni in maniera
dose-dipendente (Roelink et al., 1994;1995) attraverso l’attivazione o la
repressione di fattori di trascrizione specifici (Jessell, 2000).
Fig.11: A) Le cellule neuroepiteliali, nella regione ventrale del midollo spinale sono
indotteda segnali locali come sonic hedgehog (Shh) a divenire precursori di
motoneuroni/ oligodendrociti (MN/O).Le cellule che rimangono Olig2+/Ngn1-2+
(Ngn=Neurogenina) si differenzieranno in motoneuroni mentre la co-espressione
dell’espressione di Olig2 e dell’altro fattore di trascrizione Nkx2.2 darà origine al
differenziamento gliale (Oligo).B).Le cellule dell’asse dorso-ventrale sono in grado di
originare sia precursori neurali(N) che limitati precursori gliali(GRP)questi ultimi
generano soprattutto astrociti (Ast1-Ast2) provenendo dalle regioni più dorsali ed
intermedie del midollo spinale, ed oligodendrociti (Olig) derivando invece dalle regioni
più ventrali.
27
L’inibizione dei segnali induttivi di Shh, nel range temporale
immediatamente precedente a quello di origine dei precursori
oligodendrocitari , è in grado di bloccare la specificazione di queste cellule
mentre sembra avere solo un lieve effetto sul pool dei precursori dei moto
neuroni (Orentas et al.,1999).Da ulteriori studi, si è evidenziato che la
capacità di Shh, di indurre l’indirizzamento delle cellule neuroepiteliali
verso la linea oligodendrocitaria, sia in realtà legata ad un’ulteriore
induzione di specifici fattori di trascrizione della famiglia OLIG.
Inoltre studi in vitro suggeriscono che la sopravvivenza dei precursori
oligodendrocitari, più che la loro proliferazione, sia legata alla presenza
continua di Shh (Davies and Miller, 2001). Conseguentemente
all’indirizzamento iniziale i precursori oligodendrocitari iniziano a
proliferare attivamente nelle zone di origine cioè nella zona ventricolare e
subventricolare (VZ e SVZ).Tuttavia la fase di proliferazione avviene
soprattutto dopo che le cellule migrano verso la sostanza bianca (Miller et
al., 1997); in quest’area la sopravvivenza e la proliferazione degli
oligodendrociti è supportata da una serie di fattori di crescita.Studi in vitro
dimostrano che la precoce generazione di oligodendrociti da colture di
cellule staminali di corteccia viene amplificata dalla presenza di crescenti
concentrazioni di FGF-2 (fibroblast growth factor-2) (Qian et al.,
1997),suggerendo il possibile coinvolgimento di questo fattore di crescita
nell’indurre tali cellule staminali verso un destino gliale.In realtà i fattori di
crescita coinvolti durante lo sviluppo degli oligodendrociti sono diversi
(Fig.12) in particolare oltre all’ FGF si evidenziano il PDGF (platelet-
derived growth factor) e la NRG (neuroegulina-1).
28
Fig.12:Rappresentazione schematica degli stadi principali del differenziamento
degli oligodendrociti e dei fattori di crescita importanti nei diversi step.Gli
oligodendrociti immaturi si sviluppano in regioni distinte del tubo neurale e
rapidamente acquisiscono l’espressione del ganglioside di membrana A2B5, a questo
stadio le cellule sono bipolari e molto mobili, i diversi fattori di crescita che agiscono in
questo stadio sono il PDGF, l’FGF, la NRG e la chemichina CXCL1.Quando gli
oligodendrociti si avvicinano alla fase pre-mielinizzante acquisiscono l’espressione di un
altro ganglioside l’O4 perdendo la capacità di rispondere al PDGF.La maturazione
definitiva degli oligodendrociti è accompagnata dall’espressione delle componenti della
mielina come l’MBP (myelin basic protein) a la PLP ( proteolipid protein) necessarie
per l’assemblamento della guaina mielinica.
Una volta indirizzati verso la via oligodendrocitaria i precursori iniziano ad
esprimere sulla superficie marker specifici quali A2B5;l’acquisizione di
tale marcatore coincide con il passaggio alla fase bipotenziale di queste
cellule, che per questo motivo vengono indicati con la sigla O2-A (Price,
1994; Raff et al., 1990), in quanto in grado di generare sia oligodendrociti
che astrociti di tipo-2.Andando avanti nel cammino differenziativo i
progenitori migrano e possono essere identificati da altri marcatori di
superficie come O4 e Gal-C (Fig.12) ma anche da vistosi cambiamenti
morfologici; in questa fase infatti le cellule perdono l’aspetto bipolare
caratteristico dello stadio di progenitori per acquisire la morfologia tipica
29
del pre-oligodendrocita, caratterizzato dalla presenza diversi processi e da
un corpo cellulare più tondeggiante.
Nel sistema nervoso centrale (CNS), gli oligodendrociti maturi sono
equamente distribuiti, mentre nelle fasi precoci del loro sviluppo emergono
da aree ben ristrette e specifiche (Fig.10).La separazione spaziale tra le
regioni di origine e quelle di maturazione, suggerisce che il normale
differenziamento di queste cellule sia dipendente dal lungo percorso di
migrazione sebbene i meccanismi molecolari che regolerebbero tale
processo non son ancora ben noti.Tra i fattori maggiormente implicati a
riguardo, sono state identificate le proteine della famiglia SOX in
particolare del gruppo SOXE.(Finzsch et al., 2008). Tra queste, Sox10
sembra essere la più importante per le fasi finali del differenziamento degli
oligodendrociti (migrazione e differenziamento)(Stolt et al., 2002).Per
meglio comprendere i ruoli svolti da queste proteine sono stati effettuati
studi su topi ko Sox10-/- dove si è osservato che sebbene vi sia inizialmente
un normale sviluppo degli oligodendrociti questi vanno incontro
rapidamente ad uno sviluppo aberrante ed a morte cellulare.Ciò sembra
essere collegato soprattutto all’alterazione dei pattern molecolari implicati
nella migrazione ed alla diminuzione o perdita dell’espressione del recettore
per il sottotipo alpha del PDGF(Finzsch et al., 2008).La migrazione degli
oligodendrociti durante lo sviluppo del sistema nervoso centrale (CNS) è
stata ben studiata nel nervo ottico (Ono et al., 1997b; Sugimoto et al., 2001)
e nel midollo spinale.Gli oligodendrociti che popolano il nervo ottico
migrano dal cervello durante le fasi tardive dello sviluppo embrionale e nel
primo periodo postnatale.L’origine degli oligodendrociti e la loro
migrazione lungo il nervo ottico è stato visualizzato marcando le cellule con
marcatori fluorescenti a livello della loro zona di origine (pavimento del
terzo ventricolo nell’embrione di pollo) (Ono et al., 1997b).Contrariamente
a quanto accade per il ratto, il topo e l’uomo dove gli oligodendrociti
rimangono ristretti nella regione del nervo ottico,nel pollo e nel coniglio
30
questi sono in grado di arrivare alla retina dove mielinizzano gli assoni della
regione prossimale del ganglio della retina.Attraverso simili metodiche
sperimentali è stato possibile dimostrare la migrazione dei progenitori
oligodendrocitari dalle regioni ventrali a quelle dorsali del midollo spinale
di ratto (Warf et al., 1991).Anche nelle regioni rostrali del CNS la
migrazione degli oligodendrociti è spiccata durante lo sviluppo della
corteccia cerebrale.Negli stadi più tardivi del differenziamento invece i
progenitori gliali (inclusi gli oligodendrociti) migrano dalla zona
subventricolare in direzione radiale e tangenziale, attraverso la superficie
della pia madre, per raggiungere tutte le regioni della corteccia (Kakita and
Goldman, 1999).
Il numero finale di oligodendrociti, nelle diverse regione del CNS, è
dipendente dalla sopravvivenza dal differenziamento dei precursori
iniziali.Il differenziamento, è dipendente soprattuto dagli ormoni tiroidei e
dai loro derivati, sebbene il loro meccanismo di azione non sia ancora ben
noto (Barres et al., 1994).La regolazione del numero finale degli
oligodendrociti maturi, risulta comunque essere legata al controllo della
morte cellulare; infatti nel nervo ottico la sopravvivenza dei progenitori
degli oligodendrociti è dipendente dalla concentrazione dei fattori di
crescita prodotti localment, come il PDGF (Barres et al., 1994)e la
neuregulina probabilmente derivata dagli assoni (Fernandez et al., 2000).Il
numero degli oligodendrociti, in alcune regioni del CNS diventa
direttamente dipendente dal numero degli assoni che devono essere
mielinizzati,questa diretta correlazione appare evidente nell’aumento del
numero degli oligodendrociti nel nervo ottico di animali dove è stato
consideravolmente aumentato il numero degli assoni, inibendo la morte
cellulare (Burne et al., 1996).Contrariamente, rimuovendo gli assoni si
ottiene la diminuzione nel numero degli oligodendrociti (Ueda et al., 1999).
Non tutti gli oligodendrociti differenziano durante il periodo embrionale o
alla nascita.Il sistema nervoso centrale adulto, contiene un numero
31
significativo di progenitori oligodendrocitari, che mantengono capacità
proliferativa.
Tale presenza ha risvolti significativi non solo per quel che riguarda il
turnover cellulare, ma soprattuto se si considerano le diverse patologie del
CNS, come ad esempio quelle associate alla degenerazione della guaina
mielinica.Il pool di progenitori oligodendrocitari non sembra tuttavia in
grado di ri-mielinizzare gli assoni danneggiati. Per questo negli ultimi anni
si sono sviluppate diverse linee di ricerca, allo scopo di capire ed
identificare quali siano le cause primarie che limitano le possibilità
rigenerative dei precursori oligodendrocitari, in seguito a degenerazione
della guaina mielinica, cercando di individuare i meccanismi molecolari
critici per lo sviluppo e il differenziamento di queste cellule nel CNS
adulto.
2.2 La mielina
La guaina mielinica attorno agli assoni, costituisce la struttura più
abbondante costituita da membrana nel sistema nervoso dei vertebrati.
La sua composizione unica, ricca di lipidi specifici, e tale da permettere la
conduzione saltatoria degli impulsi nervosi. Nell’uomo acquisisce grande
importanza poichè la mielina e le sue componenti sono frequente bersaglio
di malattie neurologiche come, le leucodistrofie e la sclerosi multipla nel
sistema nervoso centrale e le neuropatie periferiche nell’SNP (es. Charcoot-
Marie-Tooth) (Baumann and Pham-Dinh, 2001).
Nei roditori, la mielinizzazione avviene dopo la nascita e comporta un
notevole dispendio energetico per le cellule gliali interessate. I meccanismi
molecolari considerati importanti nella regolazione degli stadi precoci della
mielinizzazione risultano essere influenzati dall’attività elettrica dei
neuroni. Studi di elettrofisiologia, condotti allestendo co-colture di neuroni
dei gangli della radice dorsale ed oligodendrociti immaturi, dimostrano che,
in seguito alla genesi dei potenziali d’azione, gli assoni rilasciano una
32
elevata quantità di ATP che, indirettamente, provoca l’aumento del numero
delle cellule mielinizzanti. Inoltre, in queste condizioni sperimentali, si
osserva un incremento dell’espressione di alcune proteine della mielina che
risulta essere significativo rispetto alle colture non stimolate, oppure
stimolate in presenza di TTX, tossina che blocca i canali del sodio,
responsabili della genesi dei potenziali d’azione (Ishibashi et al., 2006).
La mielina, nel SNP, è generata in seguito a vistosi cambiamenti della
membrana plasmatica delle cellule di Schwann che avvolge l’assone
numerose volte determinando una struttura spiraliforme intorno ad esso.
Subito dopo la nascita ha inizio il processo di mielinizzazione che nei
roditori aumenta notevolmente tra la seconda e la terza settimana di vita. I
lipidi maggiormente accumulati nella mielina comprendono colesterolo,
cerebrosidi, sulfatidi, fosfatidilcolina, fosfatidilserina e sfingomieline
(Inouye e Kirschner, 1988). Le proteine svolgono prevalentemente una
funzione strutturale necessaria al mantenimento della compattezza delle
lamelle di mielina.
Il 60% delle proteine che compongono la guaina isolante comprendono
glicoproteine, mentre il 20-30% è costituito da proteine basiche, il
rimanente 10-20% include diverse altre proteine.
Tra le glicoproteine le più importanti comprendono la proteina zero (P0) di
28 KDa, la proteina periferica della mielina di 22 KDa (peripheral myelin
protein 22, PMP22) (Kitamura et al., 1976), prevalentemete espresse nel
SNP e la periassina di 170 KDa, la glicoproteina associata alla mielina di
100 KDa (myelin-associated glycoprotein, MAG) (Sternberger et al., 1979),
e la caderina epiteliale (Epithelial cadherin, E-cadherin) (Fannon et al.,
1995).
Per quanto riguarda le proteine basiche, ad oggi le più importanti risultano
essere la proteina basica della mielina (myelin basic protein, MBP) e la
proteina 2 (P2) mentre altre proteine importanti sono la proteina
33
proteolipidica (proteolipidic protein, PLP/DM10), la connexina 32
(connexin 32, Cx32) (Fig. 13).
Compito principale della guaina mielinica è quello di isolare gli assoni che
avvolge, isolamento necessario per favorire una rapida conduzione
dell’impulso nervoso.
Tuttavia questo isolamento mielinico non avrebbe un simile effetto se
rivestisse completamente l’assone. Infatti la lunghezza dei segmenti
mielinizzati varia tipicamente tra 200 µm e 2 mm, risultando interrotti da
brevi tratti non mielinizzati detti nodi di Ranvier. È proprio in
corrispondenza di queste limitate aree della membrana prive di mielina che
i potenziali d’azione vengono innescati; ne risulta la cosiddetta conduzione
saltatoria, una serie di depolarizzazioni rigenerative e discontinue che
avvengono solo nei nodi di Ranvier. Saltando da un nodo all’altro; la
conduzione saltatoria è supportata dalla preferenziale localizzazione dei
canali per il sodio soprattutto a livello di queste regioni.
Nel sistema nervoso centrale dei mammiferi, la mielinizzazione si completa
dopo la nascita. Il processo di mielinizzazione postnatale è correlato ad un
periodo di rapida proliferazione degli oligodendrociti. Nel cervello di questi
animali la mielina e/o i suoi componenti sono, infatti rilevabili solo alcuni
giorni dopo la nascita. La mielinizzazione del SNC procede in senso caudo-
rostrale, dalla base del cervello verso le regioni rostrali (Campagnoni and
Macklin, 1988). La maggior parte delle proteine della mielina sopra
descritte per il sistema nervoso periferico sono presenti anche nel CNS ad
eccezione della PMP22 e della P0. Ciò che risulta importante sottolineare
per gli oligodendrociti è che alcune proteine della mielina possono essere
considerate marcatori specifici di questa popolazione gliale anche nelle
prime fasi del differenziamento questo vale per alcune proteine come la 2’-
3’-nucleotide-ciclico-fosfodiesterase (CNP) e la glicoproteina
oligodendrocitaria della mielina (MOG) (Winterstein et al., 2008). Inoltre
gli oligodendrociti sono in grado di mielinizzare più tratti di un unico
34
assone o di assoni diversi, cosa che invece non avviene per le cellule di
Schwann (Fig.4 cap.1).Risulta infine importante ricordare come nel SNP, le
cellule di Schwann siano invece in grado di guidare la crescita di un assone
rigenerato, e di tornare indietro nel loro cammino differenziativo ri-
attivando la proliferazione cellulare e la successiva formazione di nuova
mielina attorno all’assone rigenerato; ciò risulta molto interessante se si
pensa alla rigenerazione nervosa propria del SNP.
Figura 13: Composizione proteica della mielina compatta e mielina non compatta
(Arroyo e Scherer, 2000).
35
Capitolo 3
I NEUROTRASMETTITORI DURANTE
LO SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO
Nel sistema nervoso adulto, i neurotrasmettitori mediano la comunicazione
all’interno dei circuiti neuronali.Nei tessuti in sviluppo, e negli organismi
più primitivi, i neurotrasmettitori contribuiscono alla regolazione della
crescita e del differenziamento cellulare (Lauder and Schambra, 1999),ciò
suggerisce, che tali molecole non possono essere più considerate
semplicemente come mediatori chimici a livello delle sinaspi(Buznikov et
al., 1996).Questa ipotesi viene ulteriormante avvalorata dal fatto che
l’espressione di molti neurotrasmettitori, e dei loro corrispondenti recettori,
avviene in uno stadio molto precoce della neurogenesi, prima ancora della
comparsa di sinapsi stabili.L’armonico sviluppo del sistema nervoso
centrale (CNS) dei mammiferi, nelle diverse fasi dell’embriogenesi, è
quindi dipendente dall’accurata attivazione dei specifici pattern genetici,in
risposta ad adeguate interazioni derivate dai molteplici segnali che vengono
prodotti in specifici microambienti (Nguyen et al., 2001).
In questo contesto la ricerca si è molto impegnata per caratterizzare i fattori
intrinsechi ed estrinsechi che regolano il comportamento dei progenitori
neurali durante la maturazione del sistema nervoso centrale. Studiando lo
sviluppo del telencefalo, (Cameron et al., 1998a), si è visto che diverse sono
le molecole secrete, coinvolte nella estrinseca regolazione della
proliferazione cellulare, tra queste vi sono:fattori di crescita, ormoni e
neurotrasmettitori.Questi ultimi risultano essere i maggiori candidati legati
ai segnali intercellulari, che possono influenzare lo sviluppo delle cellule
del CNS (Miranda-Contreras et al., 1999).
I classici neurotrasmettitori quali l’acetilcolina, la dopamina, la
norepinefrina, la 5-idrossi triptamina e l’acido γ-amino butirrico, agiscono
come segnali di sviluppo in molte specie animali (Lauder and Schambra,
36
1999).Studi in vitro evidenziano la capacità dei neurotrasmettitori di
controllare: la proliferazione, la sopravvivenza e il differenziamento nei
diversi tipi neuronali,in funzione di opportuni gradienti (Nguyen et al.,
2001) suggerendo così, un loro ruolo come morfogeni durante lo sviluppo
del Sn .Con il termine morfogeni, si intendono quei segnali di sviluppo, che
esercitano effetti specifici su cellule infatti,sulla base della loro
concentrazione a cui sono presenti, dal momento in cui diffondono dalla
loro sorgente di origine, creando un gradiente di concentrazione decrescente
che influisce in modo diverso sulle cellule in via di sviluppo (Lauder,
1988;1993).
L’azione morfogenetica dei neurotrasmettitori è mediata dal legame di
questi con i recettori espressi sulla membrana delle cellule; tale interazione
attiva meccanismi di trasduzione del segnale analoghi a quelli che
ritroviamo nel sistema nervoso adulto, come ad esempio la variazione della
concentrazione intracellulare di secondi messaggeri: quali il calcio,cascata
di fosforilazione e attivazione di cAMP.
I neurotrasmettitori, svolgono la loro azione morfogenetica a diversi livelli:
possono promuovere o inibire la proliferazione cellulare,ad esempio,in tale
contesto, è stato a lungo studiato, l’effetto dei neurotrasmettitori sulla
proliferazione neurale e la loro interazione con i fattori di crescita (Cameron
et al., 1998a). Negli embrioni di ratto, le cellule progenitrici corticali
mostrano una diminuzione della proliferazione in presenza di glutammato,
mediata probabilemte da recettori non-NMDA (Lo Turco et al., 1995).Il
GABA sembra avere lo stesso effetto del glutammato sulle cellule
progenitrici della corteccia, ma la sua azione viene garantita dalla presenza
di bFGF necessario per l’espressione dei recettori per il GABA
(Antonopoulos et al., 1997).Per quanto riguarda il sistema colinergico, è
stata osservata nel topo immunoreattività per la colina acetilransferasi
(ChAT) in cellule in divisione delle zone germinali ventricolari (Schambra
et al., 1989) e nel midollo spinale di ratto in neuroni pre-migratori o in fasi
37
precoci del processo migratorio (Phelps et al., 1990).Più recentemente è
stato dimostrato che alcuni neurotrasmettitori come l’ACh e il glutammato
possono modulare la proliferazione e il differenziamento di precursori
neurali (Ma et al, 2004; Zhaw et al, 2004).
La presenza di recettori muscarinici nel sistema nervoso centrale di ratto è
stata ben dimostrata, fin dal quattordicesimo giorno di vita embrionale
(E14), per autoradiografia usando 3[H]-metil-scopolamina come ligando
(Schlumpf et al., 1991).E’stato inoltre dimostrato che, durante la
neurogenesi, ed in particolare in riferimento alla crescita delle fibre,
l’acetilcolina può avere un effetto stimolatorio, sulla crescita delle fibre dei
neuroni sensoriali (Tata et al., 2003),ma contemporaneamente avere un
effetto inibitorio sulla neuritogenesi in neuroni spinali.Ad oggi esistono un
gran numero di evidenze sperimentali, derivate sia da studi in vivo che in
vitro, che confermano, per i neurotrasmettitori, un ruolo fondamentale
soprattutto nello sviluppo del sistema nervoso centrale, come molecole
regolatrici di svariati processi. Dall’insieme di questi dati, si può quindi
ipotizzare che, l’attuale funzione svolta dai neurostrasmettitori, come
mediatori della funzione sinaptica,potrebbe derivare da una più antica, e
cioè quella di essere molecole capaci di mediare prima di tutto la
comunicazione intercellulare (Lauder, 1993).
Infine l’abilità dei neurotrasmettitori di agire sulle cellule gliali stimolando
la produzione di fattori di crescita è una ulteriore prova a favore dell’ipotesi
del loro ruolo come regolatori globali del programma di sviluppo (Biagioni
et al., 1999).
I neurotrasmettitori, rivestono inoltre, un ruolo di primaria importanza
nell’interazione tra neuroni e glia (vd.cap.1).Le cellule gliali sono in grado
di esprimere un’estesa varietà di espressione di recettori per
neurotrasmettitori, così come i neuroni, in questo modo la glia, è in grado di
ricevere le informazione derivate dal rilascio dei neurotrasmettitori, anche
durante la trasmissione sinaptica.Le cellule gliali, similmente ai neuroni,
38
esprimono recettori sia ionotropici che metabotrobici per la maggior parte
dei neurotrasmettitori, in maniera differente a seconda del tipo cellulare
considerato (Verkhratsky and Butt, 2007).
L’azione dei neurotrasmettitori inizia con il loro legame a recettori
specifici sulla cellula competente, e con la successiva attivazione di una
cascata di eventi intracellulari che ne influenzano il comportamento
cellulare.Ad esempio l’effetto del glutammato è legato all’attivazione di
diversi recettori (Fig.14),se l’amminoacido si lega a recettori AMPA è in
grado di bloccare la proliferazione dei precursori degli oligodendrociti,
inducendo in essi un sensibile aumento di espressione di geni della rispsota
precoce (c-fos;c-jun;jun-B), nonché delle proteine p21/Kip e p27/Cip1,
ambedue inibitori della ciclina D1, in grado di arrestare il ciclo cellulare
nella fase G1 (Gallo et al., 1996;Ghiani et al., 1999; Nguyen et al., 2001).
Numerosi studi hanno evidenziato che, per quanto riguarda le cellule gliali,
la maggior parte dei recetterori: glutammatergici, purinergici e gabaergici
sono espressi dagli astrociti, e che sono collegati al rilascio paracrino dei
neurotrasmettitori.In aggiunta gli astrociti esprimono diversi recettori per
neuropeptidi, citochine e chemochine, particolarmente importanti per
regolare crescita, differenziamento cellulare e attivazione gliale in seguito a
condizioni patologiche (Verkhratsky and Butt, 2007).Gli oligoendrociti
esprimono una minore quantità di recettori per neurotrasmettitori, se
paragonati agli astrociti, in particolare, troviamo molto abbondanti i
recetttori purinergici metabotropici P2Y che sono collegati al controllo
delle variazioni di Ca2+
intracellulare, i quali risultano essere molto
importanti per la migrazione sia degli OPCs (oligodendrocyte progenitor
cells) che per il processo di mielinizzazione degli oligodendrociti maturi
(Agresti et al., 2005; Butt, 2006). Progenitori ed oligodendrociti maturi
esprimono inoltre recettori per il glutammato: AMPA/KA e NMDA, (Gallo
et al., 1996) mentre recettori gabaergici sembrano avere un ruolo importante
per il differenziamento in vitro di queste cellule (Kirchhoff et al., 1992). Tra
39
tutte le vie di trasduzione del segnale attivate dal legame neurotrasmettitore-
recettore quella che coinvolge il cAMP sembra essere quella più importante
nella mediazione dell’azione dei neurotrasmettitori.In genere i fenomeni
proliferativi richiedono l’attivazione delle proteine G inibitrici
dell’adenilato ciclasi,( con conseguente diminuzione dei livelli intracellulari
di cAMP) oppure attivatrici della fosfolipasi C (PLC). I neurotrasmettitori
che provocano l’aumento di cAMP intracellulare inibiscono, di solito, la
proliferazione ed attivano il differenziamento neuronale (Lauder, 1993).
3.1 L’acetilcolina
L’acetilcolina (ACh) è uno dei principali neurotrasmettitori del sistema
nervoso dei vertebrati e degli invertebrati.
Il grandioso lavoro di Loewi del 1921, sul nervo vago e il cuore di rana,
(Fig.14) fu la prima prova sperimentale a favore della trasmissione dei
segnali nervosi per via chimica, e da quell’anno a seguire, l’cetilcolina è
stata intensamente studiata come il più classico esempio di
neurotrasmettitore.
40
Fig.14: Eperimento di Otto Loewi (1921): fu prelevato il cuore da due rane,mantenendo
intatta l’innervazione; entrambi i cuori furono collegati ad un congegno per misurarne la
frequenza del battito cardiaco.Successivamente il nervo vago del cuore 1 fu stimolato
con conseguente diminuzione della frequenza cardiaca, e la soluzione di perfusione del
cuore 1 veniva trasferita al cuore 2 non stimolato elettricamente,si osservò ugualmente
riduzione della frequenza nel cuore 2 sebbene il nervo vago di questo non fosse
elettricamente stimolato.In questo modo Loewi dimostrò che una sostanza chimica
rilasciata dal cuore “donatore” era sufficiente per ridurre la frequenza del cuore
“ricevente”.
Negli ultimi 50 anni si sono accumulate un numero sempre maggiore di
conoscenze circa i molteplici ruoli di questa molecola che, rilasciata dai
neuroni centrali, periferici e parasimpatici, egisce legandosi a recettori
specifici (nicotinici e muscarinici) ampiamente distribuiti nell’organismo.
Tale interazione scatena una serie di risposte cellulari implicate in varie
funzioni biologiche quali, per esempio, quelle che sono alla base del
funzionamento e della regolazione del sistema motorio, di quello
sensoriale, del controllo autonomo del sistema cardiovascolare,
gastrointestinale, respiratorio ed urogenitale e di complesse funzioni
neuronali quali la memoria e l’appredimento (Wessler et al., 1998).
41
L’ACh è una molecola appartenente alla famiglia dei neurotrasmettitori a
basso peso molecolare che comprendono le amine biogene: catecolamine,
serotonina, istamina e amminoacidi quali: Acido γ-aminobutirrico, glicina,
glutammato (Fig.15). Sette di loro sono amminoacidi o derivano da questi
ultimi; ne consegue che questi messaggeri chimici hanno in comune molte
caratteristiche biochimiche (Kandell et al., 1994). Gli effetti dell’ACh
sono mediati dal legame a specifici recettori detti colinergici, e classificati
in nicotinici (nAChR) e muscarinici (mAChR), rispettivamente dai nomi
dei due alcaloidi, nicotina e muscarina, che selettivamente vi si legano
provocandone l’attivazione.I recettori nicotinici (nAChR) appartengono
alla superfamiglia dei recettori-canale a controllo di ligando, e sono
costituiti da cinque subunità proteiche aggregate a formare un canale non
selettivo ai cationi. Le varie isoforme delle subunità (α,β,γ,δ,ε,) mostrano
un’elevata omologia e si assortiscono in combinazioni differenti per la
costruzione di canali funzionali (Fig.16) (Karlin 2002). L’acetilcolina si
lega alla subunità α causando l’apertura del canale e il passaggio delle
correnti depolarizzanti. Sul sito di legame dell’ACh si lega l’α-
bungarotossina che, insieme alla d-tubocurarina, è uno dei classici
antagonisti dei nAChR. I recettori nicotinici dei neuroni gangliari sono
simili a quelli espressi dalla sinapsi neuromuscolare, tuttavia alcuni studi
hanno dimostrato che i recettori nicotinici disposti sui neuroni contengono
solo due tipi di subunità α e β. Le diverse combinazioni che ne risultano
fanno si che esistano recettori-canale per l’ACh con conduttanza, cinetica
e proprietà farmacologiche diverse (Numa, 1989; Alkodon and
Albuquerque, 1993). Studi di binding hanno inoltre dimostrato che
esistono due classi di recettori neuronali nicotinici: quelli sensibili all’α-
bungarotossina e quelli insensibili ad essa.
42
Fig.15: Schema dei neurotrasmettitori oggi conosciuti, sono indicate anche le purine
(ATP) e i neuropeptidi (Met-encefalina) scoperti successivamente.
43
Fig:16.Struttura del recettore nicotinico.
I RECETTORI MUSCARINICI (mAChR) vengono selettivamente
attivati dalla muscarina e inibiti dall’atropina, sono presenti nel SNC
(sistema nervoso centrale) e nel SNP (sistema periferico), nel muscolo
cardiaco e liscio e in alcune ghiandole esocrine; essi possono mediare
un’ampia gamma di risposte intracellulari, grazie all’attivazione di diverse
vie di trasduzione del segnale. Sono glicoproteine di membrana con 7
domini idrofobici transmembranali, costituiti ciascuno da 20-30
amminoacidi, connessi tramite tre domini extracellulari e tre “loop”
intracellulari. Appartengono alla famiglia dei recettori accoppiati alle
proteine G trimeriche (αβγ) poiché attivano un sistema di secondi
messaggeri (Fig.17).Una serie di studi farmacologici ha inizialmente
suggerito che potesse esistere più di un sottotipo di recettore
muscarinico.In particolare, l’utilizzo della pirenzepina, una droga che
agisce come specifico antagonista dei mAChR in alcune regioni del
sistema nervoso centrale, ha permesso di classificare due sottotipi
recettoriali, M1 e M2.Il sottotipo M1, con elevata affinità per la
pirenzepina, è localizzato principalmente nel tessuto nervoso,in particolare
nella corteccia cerebrale.
44
Fig.17: Struttura del recettore muscarinico (a sinistra), disposizione dei domini
transmembranari (a destra) a formare il recettore.Il legame con l’agonista attiva la via
di trasduzione del segnale accoppiata alle proteine G.
I recettori di tipo M2, con bassa affinità per la pirenzepina sono ben
rappresentati nella muscolatura liscia e in quella cardiaca (Hosey,
1992).Sebbene questi sottotipi recettoriali definiti farmacologicamente
fossero caratterizzati da differenti distribuzioni tissutali e diverse risposte
funzionali, non era chiaro se essi rappresentassero una o più proteine,
finchè il clonaggio dei geni per i mAChR ha stabilito l’esistenza di cinque
differenti sequenze geniche, ognuna codificante per una classe di recettori
(M1-M5) (Bonner, 1989).In generale i recettori di classe dispari attivano la
fosfolipasi C (PLC) tramite una proteina Gq insensibile alla tossina della
pertosse (PTX), mentre i recettori di classe pari inibiscono l’adenilato
ciclasi tramite una proteina Gi PTX-sensibile (Tab.1) (Fig.18).
45
Tab.1: Esempi di recettori accoppiati a proteine G.
Non si tratta, comunque, di una specificità assoluta, perché i recettori pari,
quando espressi ad alti livelli, possono attivare la PLC (Ashkenazi et al.,
1989).La stimolazione con agonisti muscarinici può avere l’effetto di
aumentare la conduttanza di membrana per lo ione potassio con
conseguente iperpolarizzazione della membrana stessa tramite una proteina
Gi PTX-sensibile (Nathason, 1996) (Fig.18).
PROTEINE G RECETTORI PER: EFFETTORI
GS Amine β-
Adrenergiche,istam
ina, 5-HT,
glucagone,calcitoni
na
↑adenilatociclasi
(>AMPc)
Gi1, Gi2, Gi3 Amine α-adrenergiche,
Ach(M2-M4)
5-HT, oppioidi e molti altri
↓adenilatociclasi
(<AMPc)
Apertura canali
k+(↓frequenza
cardiaca)
Gq Ach(M1-M3-M5) 5-HT,
Bombesina,Bradichinina
Prostaglandine (PGE2)
↑fosfolipasiC (↑IP3,
↑DAG,
↑Ca2+
citoplasm.)
Go Neurotrasmettitori cerebrali
(non ancora
specificat.identificat
i)
Non ancora chiaro
Gt, Go Fotoni ↓GMPc (fototrasduzione)
46
Fig.18: Vie di trasduzione del segnale attivate dai diversi sottotipi recettoriali
muscarinici.a)I recettori di classe dispari attivano la via di traduzione mediata dalle
proteine Gq mentre quelli di classe pari b)la via che richiede le proteine Gi.
47
La stimolazione dei recettori muscarinici produce quindi una serie di
mediatori intracellulari, (cAMP, diacilglierolo (DAG), inositolo-1,4,5-
trifosfato (IP3), modificazioni della concentrazione di calcio citosolico) dai
quali dipendono numerose vie di traduzione del segnale.Ad esempio il
DAG insieme allo ione calcio può attivare la protein chinasi C (PKC), con
effetti sull’attività dei canali ionici, sulla secrezione e sulle risposte
contrattili (Taylor e Brown, 1994).Si può quindi affermare che il sottotipo
recettoriale ed il complemento delle proteine trasduttrici presenti nella
cellula determinano le conseguenze fisiologiche della stimolazione dei
mAChR ed è proprio la somma dei due tipi di corredi di cui la cellula è
fornita a determinare quali siano gli eventi controllati dalla stimolazione
colinergica.
Moltepli studi indicano che l’acetilcolina è in grado di regolare sia in vivo
che in vitro, diversi aspetti della morfogenesi del sistema
nervoso.L’attivazione del recettore nicotinico α7 induce la crscita neuritica
sia in colture di neuroni dissociati di bulbo olfattivo di ratti neonati
(Coronas et al., 2000), sia in neuroni corticali isolati dalla corteccia
embrionale (Zheng et al., 1994; Nguyen et al., 2001). L’ipotesi più accettata
è che l’acetilcolina svolga una chemiotassi positiva sui coni degli assoni
emergenti ed in essi moduli la concentrazione del calcio intracellulare,
critico per la motilità e per la crescita della fibra nervosa (Zheng et al.,
1994; Nguyen et al., 2001).
Nell’ambito del cervello e del midollo spinale i cinque sottotipi recettoriali
muscarinici hanno diversa localizzazione. Allo scopo di calcolare la loro
abbondanza relativa, la loro distribuzione e funzione in alcune aree
importanti del sistema nervoso centrale, sono state messe a punto sofisticate
tecniche immunologiche che hanno permesso ad Allan Levey di creare
anticorpi ad elevata specificità capaci di discriminare epitopi chiave nei
cinque sottotipi recettoriali, espressi nel ratto (Levey et al., 1991).
48
Saggi di immunoprecipitazione mostrano che nella corteccia di ratti, 15
giorni dopo la nascita, i sottotipi M1 ed M2 rappresentano ciascuno il 40%
dei recettori muscarinici totalmente espressi mentre M4 è presente solo per
il 15% del totale. L’immuno-istochimica, usando i medesimi anticorpi,
rivela che i neuroni sono marcati a livello del corpo cellulare e lungo i
processi assonali ma nessuna marcatura è stata osservata sulla componente
gliale circostante (Levey et al., 1991).
Topi knock-out hanno permesso di investigare circa il significato funzionale
dell’espressione in vivo di questi recettori (Burckely et al., 1988). Anzitutto
è emerso che il recettore M1 è particolarmente presente nella corteccia e
nell’ippocampo; M2 nel talamo e nel midollo spinale, M4 nello striato.
Sembra che l’attivazione del recettore M1 sia legata a fenomeni di
apprendimento e memoria, mentre quella del sottotipo M2 appare coinvolta
nel regolare la temperatura corporea e la risposta al dolore. Il sottotipo M4 è
implicato nella regolazione dell’attività motoria, insieme al recettore per la
dopamina, con cui localizza a livello delle proiezioni dello striato.
Alcuni gruppi di ricerca ritengono che l’attivazione dei recettori muscarinici
in alcune aree del midollo spinale possa provocare potenti effetti
antidolorifici paragonabili a quelli che si conoscono per oppioidi, anche
nell’uomo (Gomeza et al., 1999).
L’alterata innervazione colinergica provoca l’insorgenza di gravi malattie
come Alzheimer e Parkinson, per questo motivo il quadro di espressione dei
recettori muscarinici nel sistema nervoso centrale è molto studiato.
Nel nostro laboratorio da molti anni si studia il ruolo dell’acetilcolina
durante lo sviluppo embrionale del sistema nervoso periferico (ultimamente
anche del sistema nervoso centrale) e si sono accumulati dati a favore
dell’azione di questo neurotrasmettitore nella regolazione di importanti
eventi maturativi. Studi di immunocitochimica al microscopio elettronico su
sezioni di DRG di pollo, hanno dimostrato che i recettori muscarinici sono
localizzati sulla membrana plasmatica del soma dei neuroni, nelle cellule
49
satelliti perineurali e nelle Schwann sia mielinizzanti che non. La marcatura
risulta essere più abbondante in fasi precoci della gangliogenesi suggerendo
che la stimolazione colinergica, in questo distretto del sistema nervoso
periferico, sia particolarmente richiesta durante le fasi maturative
(Bernardini et al., 1998; Biagioni et al., 1999). Indagini di microscopia
elettronica condotte nel ratto, hanno poi evidenziato che i recettori M2 ed
M4 sono molto espressi sulle fibre sensoriali periferiche, responsabili della
percezione del dolore e della sua trasmissione al midollo spinale
(Bernardini et al, 1999). Approcci di tipo elettrofisiologico hanno in seguito
confermato che i recettori muscarinici, presenti a livello delle terminazioni
periferiche delle fibre sensoriali del DRG, inibiscono il rilascio dei
neurotrasmettitori eccitatori necessari per propagare il segnale dolorifico a
livello centrale (Bernardini et al 2001).
L’importanza funzionale dell’acetilcolina durante lo sviluppo embrionale
non è secondaria ma acquista notevole significato alla luce di ulteriori dati:
l’acetilcolina è in grado di indurre la crescita neuritica nei neuroni sensoriali
prelevati dai gangli della radice dorsale di embrioni di pollo ed è in grado di
aumentare sia la sintesi di proteine neuro-specifiche, come i neurofilamenti,
sia l’espressione di fattori trascrizionali notoriamente associati al
differenziamento dei neuroni, come c-jun, c-fos ed egr-1 (Tata et al. 2003).
Alla luce di questi risultati, l’acetilcolina si candida ad essere una molecola
chiave per la maturazione delle cellule neuronali. Tuttavia, le
immunomarcature allestite per la microscopia elettronica (Bernardini et al.,
1998) mostrano che anche le cellule gliali satelliti, localizzate intorno al
corpo cellulare dei neuroni dei gangli della radice dorsale, e le cellule di
Schwann esprimono recettori muscarinici durante le prime fasi dello
sviluppo embrionale. Il medesimo esperimento rivela che le cellule gliali
perdono l’espressione dei recettori muscarinici con il procedere dello
sviluppo suggerendo che l’acetilcolina presente abbia una rilevanza
funzionale per le cellule gliali nelle fasi più precoci dello sviluppo
50
embrionale. Studi condotti sull’uomo dimostrano che i cheratinociti sono in
grado di sintetizzare, rilasciare e degradare l’acetilcolina (Grando et al.,
1993). Attivando simultaneamente i recettori nicotinici e muscarinici,
l’acetilcolina induce morte apoptotica a livello delle cellule disposte sulla
superficie epidermica e destinate ad essere fisiologicamente eliminate.
L’attivazione selettiva dei recettori nicotinici provoca la diminuzione della
capacità migratoria dei cheratinociti in modo inversamente proporzionale
all’aumento della concentrazione citosolica di calcio, suggerendo che
l’acetilcolina in vivo possa modulare l’adesione alla matrice agendo di
conseguenza sulla motilità anche in un modello cellulare, i cheratinociti,
piuttosto lontano da quello neuronale (Sharma & Vijayaraghavan, 2002).
Queste premesse lanciano nuove tematiche di studio nell’ambito
dell’interazione neurotrasmettitori-cellule gliali durante lo sviluppo e
offrono lo spunto per cercare di capire quale sia il meccanismo molecolare
attraverso cui l’acetilcolina potrebbe avere i suoi effetti sulle cellule gliali.
3.1 Acetilcolina e cellule di Schwann.
Come già precedentemente il sistema nervoso dei mammiferi è
caratterizzato da 5 recettori di tipo muscarinico: M1, M2, M3, M4 e M5.
Studi recenti, condotti nel laboratorio da me frequentato, hanno dimostrato
che le cellule di Schwann, nel sistema nervoso periferico, esprimono questi
recettori in percentuali diverse: M1 (25%), M2 (36%), M3 (30%), M4
(0.4%) (Loreti et al., 2006).
Il sottotipo muscarinico M2 è risultato essere quello più abbondantemente
espresso in queste cellule; una volta attivato attraverso il trattamento con
arecaidina, suo agonista, produce un abbassamento del livello del cAMP
intracellulare paragonabile a quello misurato in presenza della muscarina,
agonista colinergico in grado di legarsi a tutti i sottotipi muscarinici. Poiché
le cellule di Schwann immature esprimono, in vitro, il recettore M2 e non
51
presentano livelli rilevabili del recettore M4, l’attivazione del recettore M2
sembra essere responsabile, in queste cellule, del significativo
abbassamento dei livelli di cAMP (Loreti et al., 2006).
Il ciclico AMP svolge un ruolo primario nella “vita” delle cellule di
Schwann, infatti per la proliferazione di queste cellule sono richiesti discreti
livelli di cAMP che risulterebbero necessari a modulare l’espressione, in
queste cellule, dei recettori ErbB per la neuregulina-1, rendendo così le
cellule di Schwann in grado di rispondere al loro fattore di crescita (Fregien
et al., 2004).
Attraverso l’incorporazione di [3H]-Timidina e analisi al FACS su colture
primarie di cellule di Schwann, ottenute dal nervo sciatico di ratto neonato,
si è visto che queste cellule trattate con agonisti colinergici smettono di
proliferare, escono dal ciclo cellulare e rimangono accumulate nella fase
G1; questo effetto risulta ancora più vistoso in presenza dell’agonista
arecaidina, selettivo per il sottotipo M2.
Infatti in presenza di arecaidina il numero delle cellule presenti nella piastra
di coltura, dopo 72 ore di trattamento, è paragonabile al numero delle
cellule seminate, indicando che in questa condizione sperimentale le cellule
di Schwann perdono la capacità di dividersi. Questi studi dimostrano,
dunque, che l’attivazione dei recettori muscarinici M2 interferisce con la
capacità proliferativa delle cellule di Schwann immature perché quando
queste vengono trattate con arecaidina si dimostrano incapaci di sintetizzare
DNA. Tuttavia, l’arecaidina non attiva vie che portano al blocco
irreversibile del ciclo cellulare, poiché è sufficiente rimuoverla dal mezzo di
coltura per garantire alle cellule di Schwann la possibilità di riprendere a
proliferare. La rimozione dell’arecaidina evidentemente è sufficiente ad
assicurare che la concentrazione del cAMP ritorni ai livelli necessari per
garantire la ripresa ed il mantenimento dello stato proliferativo nelle
Schwann immature. Il blocco della proliferazione indotto da agonisti
colinergici è ulteriormente confermato dalla modulata espressione di diversi
52
marcatori del ciclo cellulare quali c-myc, p53, p21 e ciclica D1.
Rimuovendo l’agonista arecaidina dal mezzo di coltura, le cellule di
Schwann recuperano la capacità di entrare nella fase S; per questo il blocco
in G1, indotto da arecaidina, risulta essere reversibile (Loreti et al., 2006).
Inoltre come recentemente dimostrato con studi di real time-PCR e Western
blotting l’attivazione del recettore M2 causa nelle cellule di Schwann un
abbassamento dei livelli di espressione del fattore di crescita gliale
(GGF/NRG1) e dei suoi recettori ErbB2/ErbB3 ed un loro accumulo a
livello perinucleare.
Ciò ha consentito di ipotizzare che l’acetilcolina, attraverso l’attivazione
del recettore muscarinico M2, possa bloccare la capacità proliferativa delle
cellule di Schwann riducendo l’espressione in membrana dei recettori
ErbB; ciò renderebbe la cellula di Schwann incapace di legare il fattore di
crescita neuregulina-1 con conseguente arresto del ciclo cellulare (Loreti et
al., 2006).
L’insieme di questi dati suggerisce che l’acetilcolina nelle cellule di
Schwann potrebbe essere richiesta nel controllo della transizione tra la fase
proliferativa a quella differenziativa.
3.2 Acetilcolina e oligodendrociti.
Così come descritto nel paragrafo precedente per le cellule della glia del
SNP anche nel CNS troviamo popolazioni gliali in grado di rispondere alla
stimolazione colinergica, ad esempio si è visto come colture di astrociti
ottenuti da cervello di topi neonati sono in grado di sintetizzare acetilcolina
(Wessler et al., 1997) e rispondono al trattamento colinergico attraverso
recettori di tipo muscarinico e nicotinico. Si ipotizza che in vivo
l’acetilcolina venga rilasciata dai neuroni dell’ippocampo (Araque et al.,
2004), che comunicano con le circostanti cellule gliali utilizzando
l’acetilcolina come molecola di interazione cellula-cellula piuttosto che
come classico neurotrasmettitore.
53
Analisi in RT-PCR ed immunocitochimica dimostrano che i precursori
degli oligodendrociti (cellule chiamate O2A/OPC, A2B5+) esprimono
recettori nicotinici per l’acetilcolina (Rogers et al., 2001) ed in vitro
rispondono selettivamente al trattamento con la nicotina aumentando la
concentrazione di calcio intracellulare a cui segue la sintesi ed il rilascio del
glutammato. Si suppone che, in vivo, il significato funzionale di tale evento
sia legato al controllo del numero delle cellule gliali destinate a maturare in
oligodendrociti in quanto l’espressione del recettore nicotinico aumenta
preferenzialmente nelle cellule O2A che muoiono per apoptosi. Le
oscillazioni di calcio indotte dalla nicotina potrebbero attivare secondi
messaggeri che aumentano l’espressione della proteina pro-apoptotica p53
(Gallo et al., 1996; Berger et al., 1998; Rogers et al., 2001). Basse
concentrazioni di nicotina inducono apoptosi anche nei progenitori dei
neuroni dell’ippocampo, pertanto l’acetilcolina potrebbe essere una delle
molecole coinvolte per eliminare l’eccesso di progenitori neurali durante lo
sviluppo embrionale (Berger et al., 1998).
Inoltre i precursori oligodendrocitari rispondono all’acetilcolina; come
suggerito da studi in vitro il carbacolo, agonista colinergico dei recettori
muscarinici e nicotinici, in condizioni di privazione di fattori di crescita
induce una evidente diminuzione dell’espressione della proteina pro-
apoptotica caspasi-3 (Cui et al., 2006). La via della PI3K/Akt è critica per la
sopravvivenza dei precursori degli oligodendrociti ed il carbacolo è in grado
di attivare proprio questa via di segnalazione, candidando l’acetilcolina a
svolgere un ruolo attivo nella protezione dallo stress indotto dalla carenza di
fattori di crescita (Cui et al., 2006).
Il possibile effetto che l’acetilcolina svolge sulla maturazione dei precursori
degli oligodendrociti è ancora oggetto di studio. Come precedentemente
detto, l’acetilcolina attiva la via pro-apoptotica, a seguito del legame sui
recettori nicotinici, e la via anti-apoptotica a seguito del legame sui recettori
muscarinici. Evidentemente la risultante è l’effetto combinato e bilanciato
54
delle due vie di trasduzione contemporaneamente presenti. Si deve poi
pensare che in vivo esistono sottopopolazioni cellulari che possiedono una
diversa capacità di risposta ad un medesimo fattore diffusibile a seconda
della quantità e della entità dei recettori colinergici espressi. Di
conseguenza la capacità di risposta all’acetilcolina varia in relazione allo
spettro di recettori presenti sulla membrana dei progenitori degli
oligodendrociti, parametro che cambia in relazione alle possibili
sottopopolazioni gliali presenti in un medesimo distretto, e che evolve in
funzione dello stadio maturativo studiato. Negli oligodendrociti maturi
l’attivazione dei recettori muscarinici provoca l’inibizione dell’adenilato
ciclasi, idrolisi dei fosfoinositidi, mobilizzazione di calcio, e l’attivazione
della chinasi ERK e della proteina CREB, aumento dell’espressione del
proto-oncogene c-fos (Larocca & Almazan, 1994; Cohen et al., 1996). È
bene ricordare che soprattutto in coltura è molto elevata la possibilità di
creare e/o selezionare sottopopolazioni cellulari, e questo potrebbe
giustificare i risultati contrastanti che si hanno circa l’effetto del trattamento
colinergico sulla sopravvivenza e la proliferazione dei precursori degli
oligodendrociti.
55
Capitolo 4
SCOPO DELLA RICERCA
Data l’espressione di neurotrasmettitori nelle fasi più precoci della
neurogenesi, antecedente alla comparsa di contatti sinaptici, nel corso degli
ultimi anni si è affermata l’ipotesi di un loro ruolo come morfogeni durante
lo sviluppo.
Prove sperimentali hanno dimostrato un ruolo di queste molecole come
fattori promuoventi il differenziamento cellulare ed, in particolare
l’acetilcolina, si è mostrata molto efficace nel dirigere, ad esempio, i
processi di crescita neuritica e di espressione di proteine neuro-specifiche
durante lo sviluppo di neuroni sensoriali e in modelli cellulari come il
neuroblastoma (Tata et al., 2003; Salani et al, 2009). L’analisi della
distribuzione dei recettori per l’acetilcolina (ACh) ha mostrato che quelli di
tipo muscarinico sono presenti, oltre che sui neuroni sensoriali, anche sulle
cellule gliali circostanti, (cellule satelliti e cellule di Schwann) (Bernardini
et al., 1998;Loreti et al., 2006) suggerendo che l’ACh possa essere una delle
molecole di segnale attive nel circuito neurone-glia. Dati recenti ottenuti nel
nostro laboratorio hanno evidenziato l’esistenza di un controllo colinergico
sulla proliferazione della cellule di Schwann (Loreti et al., 2007).Questo
controllo proliferativo si esplica attraverso l’attivazione del sottotipo
recettoriale di classe pari M2, il quale una volta attivato causa una
diminuzione dei livelli di cAMP, un secondo messaggero necessario alla
proliferazione delle cellule di Schwann (Loreti et al, 2007).
Dati di letteratura hanno inoltre suggerito la presenza di mRNA per i
recettori nicotinici (Rogers et al, 2001)e muscarinici anche in progenitori e
oligodendrociti maturi (Ragheb et al.,2001; Rogers et al., 2001;Molina-
Holgado et al., 2003), infatti in queste cellule la stimolazione con il
carbacolo, un analogo dell’acetilcolina, sembra far aumentare i livelli
56
dell’inositolo 1,4,5 trifosfato e del calcio intracellulare, mentre vengono
ridotti i livelli di cAMP (Choen e Almazan, 1994).
Essendo gli oligodendrociti le cellule deputate alla mielinizzazione nel
sistema nervoso centrale (CNS), c’è molto interesse scientifico nei riguardi
di questa popolazione cellulare, poiché molte malattie neurodegenerative e
demielinizzanti sono accompagnate da una degenerazione mielinica e da
una compromissione della glia mielinizzante, la quale non riesce a
recuperare il danno e a produrre nuova mielina.
Alla luce, quindi, dei risultati precedentemente ottenuti nel nostro
laboratorio per ciò che riguarda le cellule di Schwann, e visti i dati di
letteratura precendentemente citati riguardo agli oligodendrociti, ci è
sembrato interessante andare ad investigare i possibili effetti prodotti
dall’acetilcolina sulla proliferazione e sul differenziamento nella
popolazione oligodendrocitaria.
Benchè la colinocettività dei progenitori oligodendrocitari sia stata già
documentata (Choen e Almazan, 1994), al momento mancava una chiara
caratterizzazione dei recettori muscarinici espressi negli oligodendrociti.Per
questo motivo, nell’ambito di questa tesi, abbiamo prima di tutto analizzato
l’espressione dei vari sottotipi muscarinici, sia nei progenitori
oligodendrocitari, che nelle cellule mature, mediante analisi realtime PCR
ed immunocitochimica.Come modello sperimentale abbiamo utilizzato
colture purificate di progenitori derivate da cervello di ratto a 24h dalla
nascita, e mantenute nel loro stato proliferativo grazie all’aggiunta di fattori
di crescita importanti per queste cellule, quali il PDGF-AA e il
bFGF(vedi.cap.2) e, quando necessario, indirizzate verso il loro cammino
maturativo aggiungendo agenti differenzianti come gli ormoni tiroidei T3 e
T4.In seguito abbiamo valutato, mediante differenti approcci
sperimentali,quali fossero gli effetti di agonisti ed antagonisti colinergici
sulla proliferazione, sopravvivenza e differenziamento di progenitori
oligodendrocitari.
57
Parallelamente, come già detto, essendo noto da dati precedentemente
ottenuti nel nostro laboratorio che, nelle cellule di Schwann, la selettiva
attivazione del recettore muscarinico M2 determina un arresto della
proliferazione cellulare ed un accumulo delle cellule in G1 (Loreti et al,
2007), abbiamo voluto valutare se questo determinasse un avanzamento
delle cellule di Schwann verso la fase differenziativa. Le cellule di Schwann
quando differenziano possono orientarsi verso due differenti fenotipi: le
Schwann dette mielinizzanti, che producono la guaina mielinica che
avvolge assoni di medio e di grande calibro, e le Schwann non
mielinizzanti, che non formano mielina, ma che comunque si accollano ad
assoni di piccolo calibro (Jessen e Misky, 1999).
Allo scopo di valutare se la stimolazione colinergica fosse in grado di
modulare il differenziamento di queste cellule, abbiamo valutato
l’espressione di marcatori caratteristici della glia mielinizzante valutando
sia l’espressione di proteine della mielina, sia di fattori di trascrizione
specificamente attivati nelle cellule mielinizzanti. A tale scopo abbiamo
utilizzato come modello sperimentale, colture di cellule di Schwann
ottenute da nervo sciatico di ratto 2 giorni post natale mantenute in vitro in
presenza di un terreno condizionato da 2 M foscolina, per favorire la
proliferazione di queste cellule.
I dati ottenuti ci hanno permesso di poter comparare gli effetti prodotti da
agonisti muscarinici sulle due popolazioni cellulari deputate alla
mielinizzazione nel sistema nervoso centrale e periferico.
Queste informazioni permettono di classificare l’acetilcolina come una
molecola importante nei meccanismi di cross talk neurone-glia e acquistano
una certa rilevanza ai fini della comprensione dei meccanismi che
modulano la proliferazione e il differenziamento delle cellule gliali durante
lo sviluppo del sistema nervoso. Queste conoscenze potrebbero avere
inoltre una ricaduta anche in patologie che vedono compromesse le cellule
di Schwann o gli oligodendrociti come ad esempio le neuropatie periferiche
58
o le patologie demielinizzanti; infatti la conoscenza sempre più avanzata dei
meccanismi che controllano i processi proliferativi e maturativi delle cellule
gliali mielinizzanti permetterebbe di disegnare protocolli terapeutci nel
tentativo di recuperare le popolazioni compromesse e cercare di alleviare, se
non curare, le sintomatologie prodotte da queste patologie.
59
Capitolo 5
MATERIALI E METODI
5.1 Allestimento della coltura di Oligodendrociti.
Animali: Sono stati usati ratti Wistar di entrambi i sessi ad un giorno di vita
postnatale. Per una preparazione standard si è partiti da 10-11 animali.
Colture primarie: Inizialmente si procede alla preparazione del substrato
necessario per il piastramento delle cellule, piastre da 60 mm di diametro
vengono trattate con poli-L-lisina (polimeri con PM>50 Kda), per un’ora a
temperatura ambiente, al termine la soluzione viene aspirata e le piastre
vengono fatte asciugare sotto cappa.
I ratti neonati vengono sacrificati,per decapitazione ed i cervelli
rapidamente prelevati ed immersi nel terreno di coltura completo (DMEM,
Dulbecco’s modified Eagle medium) contenente 10% di siero fetale bovino
(FBS), 10 µg/ml di penicillina/streptomicina, 2 mM di glutammina e 2
µg/ml di fungizone. Si procede quindi alla completa rimozione delle
meningi, per evitare la contaminazione da parte dei fibroblasti.Dopo
dissociazione meccanica degli emisferi cerebrali, setacciandoli attraverso un
filtro di nylon sterile di 83 µm di porosità, l’omogenato viene ulteriormente
dissociato facendolo passare per 8-10 volte attraverso una siringa da 5 ml
con un ago di calibro 23G.
Le cellule dissociate vengono diluite in un volume finale di 1ml di terreno
completo ed aggiunte alle piastre di coltura, precedentemente trattate con
poli-L-lisina, contenenti 4 ml di terreno completo.Le cellule vengono
incubate a 37°C al 9% di CO2.Il terreno viene cambiato il giorno successivo
e in seguito ogni 3-4 giorni.
60
Colture secondarie: Dopo 10-11 giorni in coltura, i precursori degli
oligodendrociti vengono isolati dalle colture primarie, come descritto da
Agresti e colleghi (1996).Si aspira il terreno, si aggiungono 2 ml di terreno
fresco per piastra e si distaccano meccanicamente, in modo delicato con la
pipetta Pasteur, le cellule adese al monostrato cellulare confluente,è
costituito prevalentemente da astrociti.Le cellule staccate vengono filtrate
attraverso un filtro di nylon sterile di 27 µm di porosità. La sospensione
cellulare viene aggiunta a flasks da 175 cm2
non trattate e tenute per 1 ora a
37°C.In seguito, le flasks vengono agitate manualmente, per staccare solo le
cellule più piccole con forma tondeggiante, non adese e lasciando invece
quelle di tipo macrofagico/microgliale (più grandi e scure) fortemente adese
alla superficie della flask.La sospensione cellulare raccolta viene
centrifugata a 1000rpm per 10 minuti a TA.Il pellet viene risospeso in 1 ml
di terreno e un’aliquota della sospensione cellulare viene colorata con
Trypan Blue allo scopo di discriminare le cellule vive da quelle morte.Il
numero di cellule vive viene poi contato mediante la camera di Thoma.Le
cellule ottenute vengono seminate alla densità di 104 cellule/cm
2.Dopo la
semina le cellule vengono mantenute con il DMEM completo per 2 ore al
9% di CO2 a 37°C prima di sostituire il terreno con un terreno privo di siero
(SF-DMEM, Serum-free-DMEM, preparato utilizzando DMEM e HAM-
F12 (4:1), con aggiunta di 5,6mg/ml di glucosio, 5 µg/ml di insulina,
100µg/ml di transferrina umana, 100µg/ml di siero albumina bovina
(BSA), 0,06 ng/ml di progesterone, 40 ng/ml di sodio selenite, 16µg/ml di
putrescina, 50µg/ml di penicillina/streptomicina, 2mM di glutammina
(Agresti et al., 1996) e 10 ng/ml di fattori di crescita PDGF (platelet-
derived-growth factor) e b-FGF (basic fibroblast growth factor).Le cellule
vengono incubate in queste condizioni per 2 giorni (2DIV) o per 8 giorni (8
DIV).In questo ultimo caso i fattori di crescita vengono rimossi e vengono
eggiunti come fattori differenzianti gli ormoni tiroidei T3 e T4
(10ng/ml).Per gli esperimenti finalizzati alla raccolta di RNA e per le
61
analisi di incoporazione di 3[H]-timidina, i fattori di crescita vengono
omessi e le cellule vengono mantenute in assenza di fattori per 18 ore
prima del trattamento con la muscarina (agonista colinergico non-selettivo)
10-4
M(concentrazione finale) o con l’arecaidina, agonista selettivo del
sottotipo recettoriale muscarinico M2 (vd.cap.3) (concentrazioni finali 10-4
-
10-7
M).
5.2 Incorporazione di 3[H]-timidina.
Per questo esperimento, le cellule vengono piastrate in pozzetti da 24mm di
diametro ad una densità pari a 50.000 cellule/pozzetto.
Dopo 18 ore dalla semina gli oligodendrociti, privati dei fattori di crescita
per diminuire i livelli basali di proliferazione, vengono incubati con la
muscarina (conc.finale 10-4
M) e la [3H]metil-timidina (1µCi/ml) (attività
specifica 82Ci/mmol; Amersham Pharmacia Biotech).Per caratterizzare i
recettori muscarinici direttamente coinvolti nella proliferazione cellulare,
gli esperimenti sono stati eseguiti anche in presenza degli antagonisti
selettivi dei diversi tipi recettoriali, ad una concentrazione simile alla Ki di
ogni antagonista come precedentemente riportato da Ragheb e colleghi
(2001): pirenzepina (10-6
M) per il sottotipo M1;gallammina (10-6
M) per il
sottotipo M2;tropicammide (10-7
M) per il sottotipo M4; 4-DAMP (10-8
M)
per il sottotipo M3 e atropina (10-6
M) per bloccare tutti i sottotipi
muscarinici.
Dopo 18 ore si rimuove il terreno e si fanno due lavaggi con PBS 1X (pH
7,4) al fine di eliminare la timidina in eccesso che non è stata incorporata.
Le cellule vengono solubilizzate per 10 minuti, a temperatura ambiente, in
200μl di Triton all’1%. La sospensione ottenuta viene trasferita in provette
di boro-silicato ed in ognuna di esse vengono aggiunti 400μl di TCA al
10%; si lascia a precipitare per 15 minuti, in ghiaccio. L’uso di una pompa
62
da vuoto, consente di intrappolare la radioattività dei campioni su filtri di
lana di vetro WHATMAN GF/C pre-imbevuti di TCA al 10%.
Il precipitato, ottenuto da ogni campione, viene versato su un
corrispondente filtro di lana di vetro in modo che la radioattività,
proporzionale alla quantità di timidina triziata incorporata dalle cellule,
possa essere assorbita e misurata direttamente sui filtri. Questi ultimi,
vengono deposti all’interno di particolari provette ed immersi in 10 ml di
liquido di scintillazione (Filter-Count, Packard). La corrispondente
radioattività viene letta dopo 24 ore allo scintillatore (Tri-Carb 2100TR,
Packard).
5.3 Saggi di vitalità cellulare.
MTT:La vitalità cellulare è stata misurata utilizzando l’MTT [3-(4,5-
dimetil triazolo-2-y1)-2,5-difenil tetrazolio di bromide] in accordo con il
protocollo di Mosmann (1983).Le cellule sono state incubate per 4 ore in
presenza di MTT, quindi il terreno è stato rimosso ed 100 µl di DMSO sono
stati aggiunti per la completa dissoluzione dei cristalli.La densità ottica
(OD) è stata di seguito misurata effettuando la lettura allo spettofotometro
alla lunghezza d’onda di 570 nm.
COLORAZIONE CON IODURO DI PROPIDIO: la morte cellulare
(apoptosi e necrosi) è stata valutata esponendo le cellule per 60 min a 37°C
al colorante nucleare Hoechst 33258 ( 1µg/ml) e durante gli ultimi 20 min
di incubazione è stato aggiunto lo ioduro di propidio (IP).Le cellule sono
state poi lavate con PBS e fissate con paraformaldeide 4%, la morfologia
nucleare è stata osservata usando un microscopio a fluorescenza (Axiophot-
Zeiss).L’Hoechst viene incorporato dal DNA e pertanto questa colorazione
permette di evidenziare eventuali frammentazioni nucleari presenti.L’IP è
63
un colorante che viene assunto solo da cellule morte pertanto la colorazione
permette di evidenziare cellule morte per necrosi o tarda apoptosi.
5.4 Estrazione dell’RNA totale.
Le cellule destinate all’estrazione dell’RNA totale vengono seminate in
piastre da 60 mm di diametro.
Prima del trattamento le cellule vengono lavate con PBS 1X pH 7.4 sterile e
asciugate.L’RNA totale è estratto usando una procedura sperimentale che
prevede la modifica del protocollo di Chomczynski e Sacchi (1987). Le
cellule vengono staccate e lisate con 1 mL/piastra di TRIZOL (Gibco)
contenente 250 µg/mL di glicogeno (Sigma);
La sospensione ottenuta per tutti i campioni viene poi passata più volte
attraverso l’ago di una siringa da 1mL, al fine di ottenere la lisi totale.
Viene fatta una centrifugazione a 10.000 rpm a 4ºC per 10 minuti. Al
sovranatante recuperato vengono aggiunti 200 µL di cloroformio, si procede
ad un’agitazione manuale e si attendono 5 minuti a temperatura
ambiente.Viene effettuata una seconda centrifugazione a 10.000 rpm a 4ºC
per 15 minuti, dopodiché il sovranatante viene aggiunto a 500 µL di
isopropanolo. Dopo aver agitato, il campione viene conservato a -20°C
overnight per favorire una più efficace precipitazione e purificazione
dell’RNA.Il giorno dopo segue un’altra centrifugazione a 10.000 rpm a 4ºC
per 15 minuti.
Il pellet così ottenuto viene lavato con 1 mL di etanolo al 75%, di nuovo
centrifugato (10 minuti a 4ºC a 10000 rpm) ed infine asciugato.
Il pellet una volta asciutto, viene risospeso in 10-15 µL di H2O (a seconda
della dimensione del pellet).
Segue poi il trattamento con DNAsi (Ambion), 1 ora a 37ºC, dopo il quale
viene fatta la lettura allo spettrofotometro per valutare la concentrazione e la
purezza del campione.
64
5.5 RT-PCR
RETROTRASCRIZIONE: per ogni campione, un totale di 2 µg di RNA +
1 µg di random esameri (Promega), in un volume finale di 17 µL di H2O,
vengono riscaldati per 5 minuti a 70ºC e velocemente posti in ghiaccio.
Successivamente, vengono aggiunti 5 µL del tampone di reazione (M-MLV
5X Reaction buffer: 250mM tris-HCl pH 8.3, 375 mM KCl, 15 mM MgCl2,
50 mM DTT; Promega), 25 U di un inibitore delle RNAsi (RNAsi OUT,
Invitrogen), 2 mM di dNTP (Promega) e 200 U della trascrittasi inversa (M-
MLV, Promega) per arrivare a un volume totale finale di 25 µL. Ciascun,
campione viene incubato per 1 ora a 37ºC, e poi riscaldato a 95°C per 5
minuti e velocemente posto in ghiaccio. Al termine della reazione vengono
aggiunti 75 µL di H2O.
Altri 2 µg di RNA di ciascun campione vengono trattati allo stesso modo
eccetto che per l’assenza della trascrittasi inversa (al suo posto viene
aggiunto un ugual volume di H2O), in modo da avere per ogni campione un
controllo negativo per poter escludere una possibile contaminazione di
DNA genomico durante le reazioni di amplificazione della PCR. Un
ulteriore campione di controllo viene preparato mettendo tutti i reagenti,
tranne l’RNA.
PCR: viene eseguita su 5 µL del prodotto della retrotrascizione, a cui
vengono aggiunti i reagenti necessari per l’amplificazione:
5 µL di tampone (5X Green GoTaq buffer, Promega), 0.2 mM di ciascun
dNTP (Promega), 0.4 µM di ogni primer (vedi sotto) e 1 U di Taq DNA
polimerasi (Go Taq, Promega), in un volume finale di 25µL.
Viene fatto un primo step di 2 minuti a 95 ºC, dopodiché viene effettuata
l’amplificazione:
per GAPDH: 30 secondi a 95 ºC, 30 secondi a 60 ºC e 30 secondi a
72 ºC per 25 cicli
65
per PDGFRα : 30 secondi a 95 ºC, 30 secondi a 60 ºC e 30 secondi
a 72 ºC per 35 cicli
seguita da un ultimo step di 5 minuti a 72 ºC.
I prodotti della PCR vengono infine fatti correre su gel d’agarosio all’1.5-
1.8 % (Sigma) a cui viene aggiunto bromuro d’etidio (1 μg/ml) per
permetterne la rivelazione.Le sequenze dei primers utilizzati sono riportate
nella Tab.2.
Tab.2:Sequenze dei primers utilizzate per la PCR semi-quantitiva RT-PCR
(*from Jian-Guo Hu et al.,2004).
5.6 Real-Time PCR.
Per ogni reazione di “Real time PCR” sono stati usati 10ng di cDna (2,5µl)
che vengono aggiunti alla “Mix SYBER-Green Super” (12,5 µl per
campione); i primers per GAPDH e per M1-M5 (conc finale di 0,3 µM)
vengono aggiunti al colorante standard interno, e ad essi viene aggiunta la
quantità di acqua necessaria per arrivare al volume totale di reazione di 25
µl. Le reazioni di PCR sono condotte utilizzando il termociclatore I-
CYCLER BIORAD. Le modalità con cui è stata effettuata la reazione di
amplificazione sono riportate qui di seguito:
Primer name Sequence (5’-3’) bp
PDGRFα sense* GCCAGGAGACGAGGTATCAA 426
PDGRFα antisense* TGTTCCCAATGCCAAGGTC
GAPDH sense TGGCATTGTGGAAGCGCTCATGAC 188
GAPDH antisense ATGCCAGTGAGCTTCCCGTTCAGC
66
Cycle 1: ( 1X)
Step 1: 95.0ºC for 03:00
Cycle 2: ( 50X)
Step 1: 95.0ºC for 00:30
Step 2: 58.0ºC for 00:30
Step 3: 72.0ºC for 00:45
Cycle 3: ( 1X)
Step 1: 95.0ºC for 01:00
Cycle 4: ( 1X)
Step 1: 55.0ºC for 01:00
Cycle 5: ( 90X)
Step 1: 55.0ºC for 00:10
Per la quantificazione è stato usato il metodo dei CT (“CT= Threshold cycle
value”). Il valore di CT è stato calcolato effettuando la media dei CT ottenuti
per ogni campione.Il ΔCT del campione è la differenza tra il CT del
campione e quello dell’housekeeping (GAPDH): ΔCTcampione=CTcampione-
CTgapdh.
Il risultato finale viene determinato come: 2-ΔΔCT
dove ΔΔCT= ΔCT
campione-ΔCT calibratore. Il calibratore è un campione preso come
riferimento.Le sequenze utilizzate per gli esperimenti di Real Time sono
elencate nella Tab.3.
67
Tab.3:Sequenze dei primers utilizzati per Real-Time.(*from Brattelid T. et al.,2007 per i recettori muscarinici)
Primer name Sequence (5’-3’)
GAPDH sense TGGCATTGTGGAAGGGCTCATGAC
GAPDH antisense ATGCCAGTGAGCTTCCCGTTCAGC
M1 sense* CCATGGAGTCCCTCACATCCT
M1 antisense* ATCTACCATGGGCATCTTGATCA
M2 sense* ATCTACCATGGGCATCTTGATCA
M2 antisense* CGAAGTGGAAACTGTGTTTTCAT
M3 sense* TCCATCCTCAACTCTACCAAGCT
M3 antisense* TTGTGAGCATTTCTCTCCACATC
M4 sense* CACTCTGCAATGCCACTTTCAA
M4 antisense* CTGTGCCGATGTTCCGATACT
M5 sense* ACCCGGACTGAAAACAGTGACT
M5 antisense* ATCGGAACTAGGCAACACACTT
ErbB3sense TGTTTAGGCCAAGCAGAGGT
ErbB3 antisense ACTTTGTTTGCCTTCTCGCTT
OLIG1 sense AGGACATTTCCAGACTTCTCA
OLIG1 antisense ACTTCTGGCTCAAACTGGT
OLIG2 sense AAGTAGTGAGAGCACTTGGA
OLIG2 antisense AAAGTCAGTTTTTAGACTTCCT
MBP sense ACAAGAACTACCCACTACG
MBP antisense CTTGGGATGGAGGGGGTGT
PMP22 sense ACCCAGTGAATTTAGCAGGA
PMP22 antisense AATCTATAGCACCATTTCACA
P0 sense CTACCCCAGCTATGGCTCCT
P0 antisense AATGGAGCCATCCTTCCAG
ErbB4 sense GCTTCTCAGTCAGTGTGCCGGAAC
ErbB4 antisense GATCTCCAGGTTGCCCATGACTACC
SOX10 sense ACTGGGAACAGCCAGTATATA
SOX10 antisense ACCAAACTCCTCCTTTGCCA
68
5.7 Saggio di RNAase (RPA).
L’RNA totale è estratto usando una procedura sperimentale che prevede la
modifica del protocollo di Chomczynski e Sacchi (1987)(vd.par.5.4). I
campioni di RNA (10µg), utilizzati per il saggio, dopo precipitazione in
etanolo, vengono uniti alla soluzione di ibridazione (20µl) (80% di
formamide; 40mM PIPES pH6.8; 400mM di sodio acetato pH 6.4 e 1Mm
EDTA) contenente 250,000 cpm di cRNA 32
[P]-marcato per la sonda della
proteina basica della mielina (MBP) o per la MAL (Myelin and
Lymphocyte protein) e 50,000 cpm 32
[P]-marcato per la sonda del 18S. La
sonda per il cRNA antisenso per l’MBP è stata generata in vitro dalla
trascrizione del plasmide pCR II-TOPO contente l’inserto per MBP (380
bp) o per la MAL (554 bp) rispettivamente. Mentre la sonda per il 18S è
stata generata della trascrizione in vitro del plasmide Ptri-rRNA (Ambion,
Austin, USA). L’attività specifica delle sonde è >108 cpm/ µg.
I campioni sono stati riscaldati a 85°C per 10 minuti e incubati overnight a
45°C, successivamente sono stati diluiti in 200 µl del tampone di digestione
per l’RNAase (300 mM NaCl, 10mM Tris-HCl pH 7.4, 5 mM EDTA pH
7.4) contenente un cocktail di Rnase ( 1 µg/µl RNase A e 20U/µ di Rnase
T1) nella diluizione 1:400 e incubati per 30 minuti a 30°C.In seguito 10µg
di proteinasi K e SDS al 20% sono stati aggiunti ai campioni e il mix è stato
poi incubato a 37°C per 15 minuti.
I campioni sono stati poi estratti con fenolo-cloroformio e precipitati, il
pellet idratato, sciolto nel loading buffer e bolliti a 95°C per 5
minuti.Separati poi in un gel al 5% di poliacrilammide in condizioni
denaturanti (7M di urea).I frammenti sono stati visualizzati con
autoradiografia e le loro dimensioni sono state determinate usando
frammenti di una sonda radiomarcata di 32
P terminale (T4 polinucleotide
chinasi) pBR322.I livelli di mRNA per l’MBP la MAL e il 18S sono stati
69
calcolati misurando i picchi dell’area densitometrica dell’autoradiografia
(analizzati con Epson Scanner).
5.8 Immunolocalizzazione indiretta.
Al termine della stimolazione, (muscarina 10-4
M) le cellule vengono fissate
con Paraformaldeide al 4% in PBS, per 15 min. a T.A.
Dopo fissazione, le piastre vengono lavate per 3 volte in PBS 1X e pre-
incubate, per 45 min., a t.a., con un tampone costituito da PBS, 1% BSA,
0.2% Triton e quando richiesto 10% NGS (Siero Normale di Capra). Il siero
di capra non immunizzato viene utilizzato per mascherare eventuali siti
antigenici che potrebbero essere riconosciuti in modo aspecifico, in
particolare dall’anticorpo secondario.L’NGS viene sostituito da NDS
(Normal Donkey Serum) e da NRS (Normal Rabbit Serum) a seconda della
natura dell’anticorpo secondario.
Terminata la pre-incubazione e rimosso l’eccesso di tampone, le cellule
vengono incubate overnight a 4°C con l’anticorpo primario (Mouse IgG
monoclonale anti-MBP (Chemicon) dil. 1:100; Rabbit IgG anti-PDGFRα
(Santa Cruz) dil. 1:100; Goat IgG anti-M1, anti-M2, anti-M3, anti M4,
dil.1:50 Santa Cruz) diluito in un tampone di incubazione costituito da PBS,
1% BSA, 0.2% Triton e 1% NGS.
Dopo tre lavaggi con PBS + 1% BSA, le cellule vengono incubate con gli
anticorpi secondari (anti-Rabbit IgG coniugato con Tetrametil rodamina
isotiocianato, TRITC; anti-Mouse IgG coniugato con FITC; anti-Goat IgG
coniugato con TRICT Jackson) dil. 1:100 per 1 ora a T.A., al buio.
Al termine vengono effettuati tre lavaggi in PBS + 1% BSA,e i nuclei
vengono marcati con 1 µg/ml Hoechst 33258, dopo altri tre lavaggi in
PBS+1% BSA si aggiungono alcune gocce di Glicerolo/PBS 3:1 (v/v); le
piastre, dunque, vengono chiuse con un vetrino coprioggetto e osservate al
microscopio a fluorescenza o al confocale (per la visione al confocale
70
Apotome Zeiss le cellule vengono piastrate su un vetrino coprioggetti e poi
al momento della chiusura in glicerolo il vetrino viene capovolto su un
normale vetrino portaoggetto da microscopia).
5.7 Western Blotting su gel di poliacrilammide.
L’elettroforesi su gel di TrisHCl-SDS-poliacrilammide consente la
separazione delle proteine contenute in un lisato cellulare, in funzione del
loro peso molecolare. Gli estratti ottenuti, dopo l’omogenazione delle
cellule, vengono caricati in ogni corsia del gel a parità di concentrazione
proteica, il cui valore è ricavato tramite il saggio Bradford (1976,
modificato da Gogstad e Krutnes nel 1982). Utilizzando questa metodica si
costruisce una retta di taratura utilizzando concentrazioni note e crescenti di
BSA (Albumina Bovina Sierica, Sigma) e leggendo allo spettrofotometro
(lunghezza d’onda di 595 nm) la relativa assorbanza dovuta al legame del
colorante Coomassie Brillant Blue ai residui aromatici delle proteine stesse.
È possibile determinare il contenuto proteico dei campioni utilizzando la
curva standard ottenuta interpolando i valori della lettura delle
concentrazioni crescenti di BSA usata come standard.
I campioni, prima di essere corsi sul gel, vengono diluiti secondo un
rapporto 3:1 in un tampone che ha la seguente composizione: (250mM Tris-
HCl pH=6,8; 8% SDS; 40% Glicerolo; 20% β-mercaptoetanolo; 0.002% di
Blu di Bromofenolo). Successivamente vengono denaturati per 5 minuti a
100°C e prontamente messi in ghiaccio.
Il gel di poliacrilammide è costituito, a sua volta, da un gel detto “stacking”
che consente di ricavare i pozzetti all’interno dei quali i campioni iniziano
la corsa elettroforetica, e da un gel detto “running” dove avviene la
separazione elettroforetica delle proteine. La percentuale di acrilammide
con cui viene fatto polimerizzare il gel è funzione del peso molecolare della
molecola di interesse: per proteine comprese tra 185KDa e 30KDa vengono
utilizzati “running” gel all’8% di poliacrilammide, per valori compresi tra
71
20 e 10 KDa si passa ad un gel al 12% di poliacrilammide, con maglie di
selettività più strette.
L’intero gel viene immerso in un tampone di corsa (0,025M Tris-HCl pH
8,3; 0,192M Glicina; 0,1% SDS) e sottoposto ad una corrente continua di
20mA. Le proteine, dopo essere state separate nel “running gel”, vengono
trasferite su una membrana di nitrocellulosa (Protran-Schleicher & Schuell)
in uno specifico tampone (25mM Tris-HCl pH 8,3; 5,5% Glicina; 20%
metanolo) all’interno di una camera elettroforetica alimentata da 350 mA.
Avvenuto il trasferimento delle proteine, il relativo filtro viene incubato per
un’ora a temperatura ambiente nella soluzione di blocco (50mM Tris-HCl
pH 7,5; 150mM NaCl, 1%BSA, 30% Antifoam; 1% BSA oppure 5% latte
in polvere, a seconda dell’anticorpo utilizzato). Di seguito si aggiunge
l’anticorpo primario, opportunamente diluito nella soluzione di blocco ed
incubato per tutta la notte a 4°C. Al termine di questa incubazione,
l’eccesso di anticorpo non legato viene rimosso effettuando più lavaggi in
T-TBS (50mM Tris-HCl pH=7,5; 150mM NaCl; 0,05% Tween20).
L’anticorpo secondario (Pierce Biotechnology), coniugato con la
perossidasi e diluito 1:20000 in T-TBS, viene lasciato per 1 ora a
temperatura ambiente. L’eccesso non legato viene, anche in questo caso,
rimosso con i lavaggi in T-TBS. La rivelazione del legame dell’anticorpo
primario alla proteina oggetto di studio viene effettuata con metodo ECL
(Enhancement Chemiluminescent, Pierce). Il kit della Pierce fornisce due
soluzioni substrato, una contenente il luminolo e l’altra contenente il
perossido di idrogeno che devono essere miscelate in rapporto 1:1. Il filtro
contenente le proteine separate dall’elettroforesi viene incubato in questa
miscela per 5 minuti al buio, poiché successivamente all’ossidazione del
luminolo avviene l’emissione di un segnale luminoso nel sito in cui si è
legato l’anticorpo primario, evento rivelabile perché in grado di
impressionare una lastra fotografica (Amersham Hyperfilm ECL).
72
La rivelazione può avvenire usando anche anticorpi secondari coniugati con
la fosfatasi alcalina: in questo caso funge da substrato la miscela di reazione
NitroBlueTerazolium/5Bromo4Cloro3IndoilFosfato (NBT/BCIP: 0,48mM
NBT; 0.56mM BCIP 10mM; Tris-HCl pH 9,2; 59,3mM MgCl2,
SigmaB6404). L’anticorpo secondario coniugato con l’enzima fosfatasi
alcalina viene aggiunto per 4 ore, a temperatura ambiente, diluito 1:1500
nella soluzione di blocco. Al termine di questa incubazione, il filtro viene
lavato in T-TBS e poi immerso nella suddetta soluzione di sviluppo: non
appena compaiono i relativi segnali di immunomarcatura si lava il filtro con
20mM EDTA in PBS, pH 8.
Tab. 4: Anticorpi usati in Western Blotting
Analisi statistica
I valori riportati sono stati ottenuti come valore medio degli esperimenti ±
l’errore standard della media (SEM). I dati ottenuti sono stati poi
confrontati tra loro con il test statistico non parametrico del “t di Student”
mediante il programma “GraphPad Prism 4”.
I risultati sono considerati statisticamente significativi quando p<0,05
(*p<0,05; **p<0,01; ***p<0,0001). L’analisi densitometrica è stata
ottenuta mediante il programma “IMAGE J”.
Anticorpo Fornitore Diluizione anticorpo
primario
Diluizione anticorpo
secondario
Rabbit-αPo Gent.offerto dal
Dott. Magnaghi
1:200 1:15000
Rabbit-
αMBP
Sigma-Aldrich 1:500 1:15000
73
Capitolo 6
RISULTATI
6.1Caratterizzazione delle colture primarie di Oligodendrociti.
Il differenziamento degli oligodendrociti (OL) sia in vivo che in vitro, è
caratterizzato da cambiamenti morfologici e dall’espressione sequenziale di
marcatori molecolari specifici ( Stallcup, 1981; Sommer and Schachner,
1981; Dubois-Dalcq et al, 1986; Levi et al., 1987). Infatti lo stadio di
progenitore è caratterizzzato da una forma bipolare del corpo cellulare,
mentre quello di pre-oligodendrocita si differenzia per la presenza di più
processi che poi evolveranno, aumentando notevolmente di numero ed
acquisendo la capacità mielinizzante caratteristica della fase matura. Allo
scopo di valutare se le nostre colture primarie di progenitori
oligodendrocitari mantengano in vitro le stesse proprietà, oltre alla
morfologia, abbiamo valutato l’espressione di alcuni marcatori di
superficie. Gli OL nello stadio di progenitore corrispondente allo stadio due
giorni in vitro (2DIV) risultano positivi per il ganglioside LB1 (anti
ganglioside GD3)(Fig.19A) mentre la positività per l’antigene del
ganglioside di membrana O4 risulta evidente nello stadio di pre-
oligodendrocita corrispondente ai quattro giorni in vitro (4 DIV)(Fig.19B).
Infine come marcatore dello stadio maturo, che si realizza dopo otto giorni
in vitro (8DIV), abbiamo utilizzato un anticorpo anti- MBP (myelin basic
protein) (Fig.19C). Inoltre, analizzando i trascritti per le due isoforme
dell’MBP, la 18 e la 21 kDa, attraverso un saggio di RNasi protection,
abbiamo evidenziato come atteso che i livelli basali delle due isoforme sono
più bassi nello stadio a 2DIV rispetto a quello a 8 DIV, sia per quanto
riguarda l’isoforma a 18 kDa (Fig.19D) che quella a 21 kDa (Fig.19E).
74
Fig.19: L’analisi immunocitochimica (A,B,C,) permette di caratterizzare gli stadi
maturativi delle colture primarie di OL: stadio di progenitore (2DIV), pre-
oligodendrocita (4 DIV) e oligodendrocita maturo (8 DIV). Questo è confermato
dall’uso di anticorpi che caratterizzano lo stadio maturativi: LB1 (A) per il 2 DIV, O4
(B) per il 4 DIV e MBP (C) per lo stadio maturo(160X). I livelli dei trascritti per l’ MBP
sono stati ulteriormente analizzati con saggi di RNAsi protection,., Come evidenziato dai
grafici i livelli dei trascritti delle due isoforme sono bassi a 2DIV ed aumentano
notevolmente nello stadio maturo di 8 DIV a dimostrazione del fatto che il nostro
modello sperimentale rispecchia quanto avviene in vivo.(***p<0,0001;**p<0,001)
Questo ci conferma che le colture rispecchiamo le fasi maturative dello
sviluppo degli oligodendrocivi ed evidenzia che la sola permanenza in vitro
consente un avanzamento nel programma maturativo di queste cellule.
2DIV 8DIV
0
100
200
300
400
500
600
700
***
MBP 18kDA
O.D
. arb
itra
ry u
nit
s
2DIV 8DIV
0
250
500
750
**
MBP
21kDA
O.D
. ar
bit
rary
un
its
A B C
D E
LB1 O4 MBP
2DIV 4DIV 8DIV
75
6.2 Espressione e caratterizzazione dei recettori muscarinici
nei progenitori e negli oligodendrociti maturi.
I progenitori e gli oligodendrociti maturi rispondono ad agonisti colinergici
e l’analisi farmacologica ha suggerito la presenza di diversi sottotipi
muscarinici (Ragheb et al., 2001). In mancanza di una chiara
caratterizzazione abbiamo prima di tutto cercato di verificare quali recettori
muscarinici sono espressi negli oligodendrociti. Usando tecniche di Real-
Time PCR abbiamo evidenziato la presenza dei livelli di trascritto per i
diversi sottotipi recettoriali muscarinici. Come riportato nella Fig.20A
abbiamo osservato che i progenitori oligodendrocitari esprimono tutti i
recettori muscarinici in particolare il sottotipo più espresso risulta essere
l’M3 seguito poi dal sottotipo M1> M4, mentre l’M2 e l’M5 risultano
essere i meno espressi.
Negli oligodendrociti maturi, abbiamo osservato che non si evidenziano
particolari differenze nell’espressione dei cinque sottotipi recettoriali, infatti
essi risultano avere livelli di trascritto tra loro paragonabili fatta eccezione
per M4 che sembra essere il sottotipo meno espresso a questo stadio
(Fig.20B).
L’analisi immunocitochimica ha confermato l’espressione dei recettori nei
progenitori e nelle cellule mature, e sebbene tale tecnica non permetta
un’analisi quantitativa, abbiamo comunque osservato una maggiore
espressione dei recettori M3, M1 e M4 rispetto all’M2 per quanto riguarda
lo stadio a due giorni in vitro (2DIV)(Fig.21 colonna sin.). E’ interessante
notare come la marcatura evidenzia anche una diversa distribuzione dei
recettori nei progenitori; in particolare l’M1 e l’M3 risultano distribuiti sia
nel corpo cellulare che sui processi oligodendrocitari, mentre l’M4 appare
distribuito solo nel corpo cellulare (Fig.21 colonna sin.). Nello stadio
maturo rappresentato dagli otto giorni in vitro (8DIV)(Fig.21 colonna ds.)
abbiamo evidenziato infine una generalizzata diminuzione dei livelli di
proteina per tutti i sottotipi recettoriali. Forse solo il sottotipo M2 sebbene
76
poco espresso, sembra essere comunque immutato come espressione tra lo
stadio di progenitore e l’oligodendrocita maturo.
Fig.20: Espressione dei trascritti per i recettori muscarinici analizzati attraverso Real-
Time PCR in colture di oligodendrociti immaturi (2DIV) (A) e di cellule mature (8 DIV)
(B). Il valore del CT di ogni campione è stato normalizzato rispetto al CT
dell’housekeeping considerato (GAPDH). I dati ottenuti sono stati comparati prendendo
come valore di riferimento quello relativo al valore di M1 (calibratore).
Espressione dei recettori muscarinici (2DIV)
M1 M2 M3 M4 M5
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
arb
itra
ry u
nit
s 2
-ct
M1 M2 M3 M4 M50.0
0.5
1.0
1.5
2.0
Espressione dei recettori muscarinici (8DIV)
AR
BIT
RA
RY
UN
ITS
2-
C
A
B
77
Fig.21: Espressione dei recettori muscarinici: M1,M2,M3,M4 mediante analisi
immuno citochimica in colture di progenitori (colonna a sin.) e di oligodendrociti
maturi (colonna a ds.). Gli anticorpi primari sono stati rivelati usando un anticorpo
secondario coniugato con la rodamina (TRITC). I nuclei sono stati marcati con il
colorante nucleare Hoechst 33258.(252X)
M1
M2
M3
M4
2DIV 8DIV
78
6.3 L’attivazione dei recettori muscarinici incrementa la
proliferazione dei progenitori oligodendrocitari.
Dati precedenti avevano dimostrato che l’agonista carbacolo determina nei
progenitori oligodendrocitari (OPC) un incremento di p42/MAPK,
suggerendo che la stimolazione colinergica potrebbe indurre negli OPC, un
incremento della proliferazione cellulare (Cohen et al., 1996; Ragheb,
2001). Poichè il carbacolo è in grado di legare sia i recettori muscarinici che
i recettori nicotinici, per meglio caratterizzare quali fossero i recettori
muscarinici coinvolti e soprattutto stabilire se la loro stimolazione
colinergica moduli la proliferazione cellulare, abbiamo misurato
l’incorporazione di 3[H]-timidina dopo stimolazione di colture di
progenitori oligodendrocitari con muscarina, un agonista non selettivo di
tutti i recettori muscarinici.
Come si può evidenziare dalla Fig. 22, si osserva un aumento significativo
dell’incorporazione di timidina dopo trattamento con muscarina 10-4
M, se
confrontati con il controllo (Ctrl), mantenuto in assenza di muscarina. Lo
stesso effetto è osservabile sia in OPC mantenuti sia in assenza (Fig.22) che
in presenza (Fig. 23) di fattori di crescita. L’atropina (1µM), bloccando tutti
i sottotipi recettoriali, è in grado di contrastare gli effetti della muscarina,
riportando i valori di 3[H]-timidina a valori paragonabili al controllo.
Utilizzando insieme al trattamento con muscarina, antagonisti selettivi per i
diversi sottotipi muscarinici, abbiamo cercato di valutare quale fosse il
sottotipo recettoriale coinvolto nella modulazione della proliferazione degli
oligodendrociti. Il 4-DAMP, antagonista del sottotipo recettoriale M3,
risulta contrastare gli effetti della muscarina, riportando i valori di
incorporazione paragonabili al controllo e all’atropina, suggerendo un forte
coinvolgimento di questo recettore nella modulazione della proliferazione
in progenitori oligodendrocitari (Fig.22). Effetti analoghi al 4-DAMP anche
se di minore entità, si osservano in presenza di pirenzepina, antagonista del
79
recettore M1 e tropicammide, antagonista del recettore M4, suggerendo un
coinvolgimento anche di questi recettori nella modulazione della
proliferazione cellulare in OPC (Fig.22). E’ importante ricordare che i
sottotipi M3, M1 ed M4 sono i sottotipi più espressi nei progenitori
oligodendrocitari (vedi par. 6.2).
Solo la gallammina, antagonista del recettore M2, non sembra invece avere
alcun effetto sull’aumentata incorporazione di timidina triziata indotta da
muscarina, suggerendo che il sottotipo muscarinico M2 non è coinvolto
nella modulazione della proliferazione (Fig.22).
Fig.22: Livelli di incorporazione di
3[H]-timidina in progenitori oligodendrocitari
(2DIV) mantenuti in assenza di fattori di crescita per 18 ore, ed in presenza della sola
muscarina 10-4
M o in presenza di muscarina e antagonisti dei diversi sottotipi recettoriali
utilizzati a concentrazioni simili alle Ki di inibizione (Choen et al,1994). La pirenzepina
è stata usata come antagonista del recettore M1, la gallamina per l’M2, la tropicamide
per l’M4, il 4-DAMP per l’M3 e l’atropina per bloccare tutti i sottotipi
recettoriali.(***
p<0,0001 musc vs ctrl; atropina vs musc; pinzepina, 4-damp e
tropicammide vs musc).
ctrl
musc
arin
e10-
4M
piren
zepin
e10-
6M
galla
min
e10-
6M
tropic
amid
e10-
7M
4dam
p10-8
M
atro
pine1
0-6M
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
8000 ***
******
***
***
cp
ma/w
ell
80
Benché i dati ottenuti con la gallammina abbiamo escluso un
coinvolgimento del sottotipo M2 nella modulazione della proliferazione
cellulare, saggi di incorporazione di 3[H]-timidina condotti in presenza dell’
agonista selettivo per il recettore M2, hanno tuttavia evidenziato una
significativa riduzione dell’incorporazione di timidina triziata, suggerendo
un effetto negativo del recettore M2 sulla proliferazione degli OPCs (Fig.
23).
Fig.23: Livelli di incorporazione di 3[H]-timidina in progenitori oligodendrocitari
(2DIV) mantenuti in presenza di fattori di crescita per 48 ore, ed in presenza della
muscarina (10-4
M) e dell’agonista M2, arecaidina (10-4
M). .(***
p<0,0001 musc e arec vs
ctrl).
Ctrl M-4
Musc10
M-4
Arec10
0
1500
3000
4500
6000
7500***
***
***P<0,0001 CTRL vs Arec and Musc
48 H
CPM
A/P
OZZ
ETTO
81
6.4 L’attivazione del recettore M2 ha effetto sulla vitalità
cellulare degli OPCs.
Allo scopo di elucidare se l’effetto dell’arecaidina fosse realmente associato
ad una riduzione delle capacità proliferative degli OPC, abbiamo condotto
un’ analisi della vitalità cellulare mediante il saggio MTT. Il saggio MTT
(sale di tetrazolio) è un saggio colorimetrico standard per la misurazione
dell'attività degli enzimi che riducono l'MTT [3-(4,5-dimetil triazolo-2-y1)-
2,5-difenil tetrazolio di bromide] a formazano, conferendo alla sostanza un
colore blu/violaceo.Questa azione avviene a livelllo dei mitocondri,
pertanto questo saggio può essere utilizzato per determinare la citotossicità
di farmaci o altri tipi di sostanze chimicamente attive e potenzialmente
tossiche.
Le colture di oligodendrociti vengono quindi mantenute per 18 ore in
presenza di muscarina 10-4
M e di arecaidina, agonista del recettore M2; per
quest’ultima vengono utilizzate concentrazioni diverse comprese nel range
da 10-4
M fino a 10-7
M.
La Fig.24A evidenzia come non vi sia alterata funzionalità mitocondriale in
colture trattate con la muscarina, contrariamente a quanto accade invece per
quelle trattate con arecaidina. Nel caso dell’agonista M2 si osserva un
effetto di tossicità dose dipendente con un effetto significativo di ridotta
attività mitocondriale in particolare alla concentrazione di 10-4
M, mentre
l’effetto sembra essere meno evidente sebbene significativo a
concentrazione più basse (10-5
M, 10-6
M e 10-7
M) (Fig.24A).
82
Fig.24: La vitalità cellulare è stata valutata mediante saggio MTT in colture di
oligodendrociti a due giorni in vitro (2DIV), trattate per 24 ore con diverse
concentrazioni di arecaidina, agonista M2. Effetti di tossicità sono evidenti solo in
seguito al trattamento con alte dosi di arecaidina (10-4M)(A). L’effetto tossico
dell’arecaidina viene contrastato dall’antagonista gallamina (10-6M) (B). I livelli di 3[H]-timidina incorporata in presenza delle concentrazioni di arecaidina non tossiche per
le cellule non mostrano significative differenze rispetto al controllo confermando che
questo sottotipo recettoriale non è coinvolto nel modulare la proliferazione cellulare
(*p<0,05 arec vs ctrl; **p<0,001 galla+arec vs arec).
Gli effetti tossici dell’arecaidina, vengono annullati dal trattamento con
gallammina (10-6
M), antagonista selettivo per il recettore M2 (Fig.24B),
suggerendo che questo sottotipo recettoriale muscarinico sia direttamente
coinvolto nella modulazione della sopravvivenza degli OPC.
La conferma che il sottotipo M2 non sia invece coinvolto nella
proliferazione cellulare degli OPC deriva da esperimenti di incorporazione
Ctrl M-5
arec
10M-6
arec
10M-7
arec
10
0
1000
2000
3000
4000
cp
ma/w
ell
A B
C
ctr M-4
arec
10M-6
galla
10
galla
+ a
rec
0
25
50
75
100
125
*
**
% o
f ctr
CRTL M-4
arec
10M-5
arec
10M-6
arec
10M-7
arec
10
0
50
100
150
**
* **
% c
ells
83
di timidina triziata condotti in presenza di concentrazioni meno tossiche di
arecaidina (10-5
M, 10-6
M e 10-7
M) che dimostrano come l’arecaidina usata a
queste concentrazioni non modifichi la incorporazione di timidina triziata
(Fig.24C). Questi dati suggerirebbero che la ridotta incorporazione di
timidina triziata osservata in presenza di alte dosi di arecaidina (Fig. 23) era
dovuta a un minore numero di cellule vitali presenti in questa condizione
sperimentale.
Gli effetti di tossicità, dovuti all’arecaidina vengono ulteriormente
confermati dalle marcature nucleari effettuate utilizzando l’Hoechst e la
colorazione con ioduro di propidio (Fig.25). Infatti, le cellule trattate con
arecaidina 10-4
M mostrano un maggior numero di nuclei frammentati
rispetto alle cellule di controllo e un maggior numero di cellule colorate con
ioduro di propidio (Fig. 25C e D) (cellule marcate in rosso) se paragonate
alle cellule non trattate (Fig.24 A e B).
Questi dati quindi confermano che il trattamento con arecaidina induce un
aumento di cellule apoptotiche e necrotiche rispetto alle cellule di controllo
(Fig. 25D)
84
Fig.25: Progenitori oligodendrocitari vengono trattati per 24 ore con arecaidina
10-4
M(B). Le cellule che presentano frammentazione nucleare vengono valutate dopo
essere state marcate con il colorante nucleare Hoechst 33258 (blue)(A,B)(160X).Le
cellule necrotiche vengono valutate dopo la marcatura con lo ioduro di propidio
(rosso).In D è riportata la percentuale di cellule apoptotiche e necrotiche nelle cellule
trattate con arecaidina e in cellule di controllo (*p<0,005 arec vs ctr).
A
B
C
D
85
6.5 I recettori muscarinici modulano l’espressione del
PDGFRα.
Poiché la proliferazione degli oligodendrociti è direttamente legata alla
presenza di fattori di crescita come il PDGF e il bFGF (vd.cap.2), ed inoltre
il PDGFRalpha è uno dei marcatori molecolari più considerati per
identificare lo stadio di progenitore oligodendrocitario, abbiamo voluto
vedere se l’attivazione dei recettori muscarinici in seguito a trattamento con
l’agonista colinergico muscarina, potesse in qualche modo avere un effetto
sull’espressione del recettore per il PDGFR . Analisi mediante RT-PCR
hanno evidenziato che il trattamento colinergico è in grado di up-regolare
l’espressione di questo recettore negli OPC (lane 3) rispetto a cellule non
stimolat (lane 2) (Fig.26A). L’incremento di espressione è confermato
dall’analisi densitometrica delle bande normalizzate rispetto all’
housekeeping GAPDH (Fig. 26B). L’analisi immunocitochimica ha
dimostrato che l’incremento di espressione per il PDGFR indotto da
muscarina è mantenuto anche a livello proteico. Infatti le cellule trattate con
muscarina mostrano un incremento dei livelli di marcatura delle cellule
trattate rispetto alle cellule di controllo (Fig. 27).
86
Fig.26:Analisi mediante RT-PCR semi-quantitativa evidenzia come il trattamento con la
muscarina (Lane 3) sia in grado di aumentare in modo significativo i livelli del trascritto
per il PDGFR se paragonato al campione non trattato (Lane 2). Come controllo
negativo sono state utilizate cellule staminali di topo (NCs) che non esprimono il
recettore. (B) Analisi densitometrica delle bande ottenute normalizzando le bande degli
amplificati ottenuti con quelle delle bande per la GAPDH.
Fig.27: analisi immunocitochimica per il PDGFR in OPC (2DIV); si evidenzia che
nelle cellule mantenute in presenza di muscarina 10-4
M si ha un aumento
dell’espressione del recettore rispetto alle cellule non trattate. Il legame dell’anticorpo
primario è stato rivelato usando un anticorpo secondario coniugato con il FITC
(verde).(80X)
Ctrl
Musc
10-4
M
PDGFR-α DAPI MERGE
A
PDGFalfa
426bp
GAPDH
188bp
1 2 3
CTRL MUSC
0
1
2
3
O.D
. ar
bitr
ary
units
B
87
6.6 I recettori muscarinici modulano negativamente
l’espressione delle proteine della mielina.
Allo scopo di voler valutare la possibile azione dell’acetilcolina, sul
differenziamento degli oligodendrociti, abbiamo analizzato l’espressione
dei trascritti per alcune delle proteine della mielina, in particolare la
proteina basica della mielina (MBP) e la proteina linfocitaria della mielina
(MAL), mediante RNAase protection (RPA).
Tale analisi è stato utilizzata per analizzare prima di tutto i trascritti per le
due isoforme della MBP, la 18.5 kDa e la 21.5 kDa (Fig.28/29). L’MBP è
una delle proteine della mielina più abbondanti nel sistema nervoso
centrale (Norton e Cammer, 1984). Attraverso splicing alternativo vengono
prodotte due diverse isoforme che vengono differenzialmente regolate
durante lo sviluppo del sistema nervoso (Campagnoni e Campagnoni,
2004). L’isoforma di 18.5 kDa appare tardivamente durante il processo di
mielinizzazione, al contrario di quanto si verifichi invece per l’isoforma
21.5 kDa ( Campagnoni e Campagnoni, 2004). Come già evidenziato nella
Fig.19 le due isoforme dell’MBP sono espresse negli oligodendrociti
immaturi e maturi (2DIV e 8 DIV) in vitro. Nella Fig.28 e 29 si evidenzia
come il trattamento con la muscarina è in grado di diminuire i livelli dei
trascritti per le due isoforme dell’MBP, sia negli oligodendrociti immaturi
(2DIV) che in quelli mielinizzanti (8DIV). Mediante analisi
immunocitochimica, condotta utilizzando un anticorpo contro la proteina
MBP su oligodendrociti maturi, è stato inoltre possibile osservare che il
trattamento con la muscarina determina una riduzione del numero di cellule
MBP positive rispetto al campione non trattato (Fig. 29 bis), confermando
che l’attivazione dei recettori muscarinici determina una ridotta espressione
di questa proteina.
88
Fig.28: Espressione dei trascritti per le due isoforme della proteina della mielina
MBP(Lane 1 OPC non trattate; Lane 2 OPCs trattate con la muscarina 10-4
M per 24h;
Lane 3 OLs,maturi non trattati,Lane 4 OLs maturi trattati con la muscarina 10-4
M).
MBP
18kDa
MBP
21 Kda
18s
1 2 3 4
89
Fig.29:Analisi densitometrica delle bande per i trascritti della MBP ottenute mediante
RPA (fig.27). Il pannello superiore riguarda l’isoforma 18 kDa mentre quello inferiore la
21 kDa. Le bande sono state normalizzate utilizzando come houseekiping il trascritto per
il 18S.(*p<0,05 e **p<0,001 musc vs ctrl).
Fig.29bis:Analisi immunocitochimica per la proteina MBP (myelin basic protein)
condotta su oligodendrociti maturi (8Div) non trattati (Ctrl), e mantenuti in presenza
di muscarina per 24 ore (Musc 10-4
M).(160X)
CTRL MUSC0
50
100
150
MB
P/1
8s
CTRL MUSC0
50
100
150
MB
P /18s
CTRL MUSC0
50
100
150
MB
P /18s
CTRL MUSC0
50
100
150
MB
P/1
8s
*
A B
C D
18 kDa
MBP
21 kDa
MBP
2DIV 8 DIV
90
Abbiamo inoltre analizzato l’epressione della MAL, una proteina associata
alla menbrana di cellule che producono mielina come ad es. gli
oligodendrociti e le cellule di Schwann (Scharen-Wiemers et al., 2004;
Buser et al., 2009). Nella figura 30 è riportata l’analisi densitometrica delle
bande relative ai trascritti per la MAL; è possibile osservare che il
trattamento con la muscarina è in grado di aumentare i livelli dell’RNA per
la MAL negli oligodendrociti immaturi ma non in quelli mielinizzanti.
Fig.30: Analisi densitometrica delle bande ottenute nel saggio RPA per l’analisi dei
trascritti per la proteina MAL in oligodendrociti immaturi (2DIV) a sinistra e maturi
(8DIV) a destra. Le bande sono state normalizzate rispetto all’housekeeping
18S.(*p<0,05 musc vs ctrl).
6.7 La transizione da progenitore a oligodendrocita maturo:
analisi dell’espressione dei fattori Olig e dei recettori ErbB.
Numerosi studi hanno evidenziato un’importante ruolo dei geni OLIG
(fattori di trascrizione bHLH), durante la oligodendrogenesi dalla zona
ventrale del tubo neurale (vedi cap.2 par.2.1). I precursori destinati a
divenire progenitori oligodendrocitari esprimono i fattori di trascrizione
OLIG, in particolare Olig1/2, già dalle primissime fasi dello sviluppo (Lu et
CRTL
Mus
c
0
100
200
300
MA
L/1
8s
CRTL
MUSC
0
50
100
150
200
250
MA
L/1
8s
*
91
al., 2002;Zou et al., 2002). Tali fattori sono responsabili dell’indirizzamento
dei precursori neurali verso la via gliale e la loro espressione in
combinazione con altri marcatori quali Nkx2.2 favorisce la via
oligodendrocitaria (Lu et al.,2002). Se l’espressione dei fattori OLIG ora
descritti, risulta essere importante per il passaggio da precursore neurale a
progenitore oligodendrocitario, ugualmente si può affermare per i recettori
erbB (recettori per le neureguline) nella fase di passaggio da pre-
oligodendrocita ad oligo maturo, in particolare per quel che riguarda i
recettori erbB3/4. Questi recettori (vedi cap.2/3) sono molto importanti per
regolare l’espressione delle proteine della mielina; è stato osservato infatti,
che nello stadio O4+ i pro-oligodendrociti mostrano un aumento
dell’espressione dei recettori erbB3/4 e una diminuzione dell’erbB2
(Fig.12.cap.2)(Adlkofer and Lai,2000). Inoltre dati di letteratura
suggeriscono che una ridotta espressione dei recettori erbB è in grado di
compromettere la corretta mielinizzazione nel SNC (Taveggia et al, 2008;
Sussman et al,2005). Per poter quindi investigare circa il meccanismo
attraverso il quale la muscarina possa determinare una ridotta espressione
della MBP, abbiamo condotto un’analisi di espressione mediante Real-Time
PCR per i trascritti di Olig1 ed Olig2 e dei recettori erbB3/4 in presenz o in
assenza di muscarina. Come si può vedere dai grafici riportati nelle figure
31 e 32 il trattamento colinergico è in grado di aumentare
significativamente i livelli dei trascritti per i fattori Olig1/2 (***p<0,0001
Ctrl vs Musc 10-4
M) e di diminuire quelli per i recettori erbB3/4
(***p<0,001 Ctrl vs Musc 10-4
M per ErbB3;**p<0,0015 Ctrl vs Musc 10-
4M per ErbB4). Questo risultato suggerisce la possibilità che l’acetilcolina
possa avere un ruolo nel consolidamento dello stadio di progenitore
oligodendrocitario (aumento dei trascritti di Olig) ma arrestare o quanto
meno rallentare il loro programma differenziativo.
92
Fig.31:Analisi dei trascritti per i fattori Olig1/2, valuatata mediante Real-Time PCR. Lo
stadio considerato è quello dei 2DIV rappresentativo dei progenitori oligodendrocitari .Il
valore del Ct è stato normalizzato utilizzando come housekeeping la GAPDH
(***P<0.001 Musc vs Crtl).
Ctrl Musc10-4
M
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
***
un
ità a
rbit
rari
e 2
-C
tOlig1
Ctrl Musc10-4
M
0
1
2
3
***
un
ità
arb
itra
rie
2-
Ct
Olig 2
93
Fig.32:Analisi dell’epressione dei trascritti per i recettori erbB3/B4 mediante Real-Time
PCR. Il valore del Ct è stato normalizzato utilizzando come housekeeping la GAPDH
**P<0.01, Musc vs Crtl).
Ctrl Musc0.0
0.5
1.0
1.5
***
Epressione del recettore erbB3
un
ità a
rbit
rari
e 2
-C
t
Ctrl Musc0.0
0.5
1.0
1.5
**
Espressione del recettore erbB4
un
ità a
rbit
rari
e 2
-C
t
94
6.8 Analisi dell’espressione di proteine della mielina in cellule
di Schwann.
Come precedentemente descritto, l’attivazione del recettore M2 da parte
dell’arecaidina, nelle cellule di Schwann, non provoca ridotta
sopravvivenza, come nei progenitori oligodendrocitari, ma determina un
accumulo delle cellule in G1 e un blocco della proliferazione nella fase
G1/S (Loreti e al, 2007).
I precursori delle cellule di Schwann originano, intorno allo stadio E14/E15,
dalle cellule della cresta neurale ormai indirizzate al fenotipo gliale (Le
Douarin and Kalcheim, 1999): proliferano e migrano lungo le fibre nervose
in formazione fino a che, nello stadio E16/E17, differenziano
irreversibilmente in Schwann immature (Jessen, 2005). Dopo la nascita le
cellule di Schwann immature divergono in fenotipi mielinizzanti oppure
non mielinizzanti, a seconda che, oltre ad avvolgere la fibra nervosa per
tutta la sua lunghezza, la rivestano di una guaina mielinica la cui
organizzazione e compattezza è favorita dalla presenzsa di proteine della
mielina, quali Po, PMP22 e in forma minore da MBP (Protein Zero,
Peripheral Myelin Protein 22, Myelin Basic Protein).
Dal momento che il trattamento con l’arecaidina arresta la proliferazione
delle cellule di Schwann, abbiamo cercato di investigare, se
contestualmente al blocco della proliferazione, l’attivazione del sottotipo
recettoriale M2 potesse indirizzare le cellule verso un cammino
differenziativo, e nel qual caso se di tipo mie linizzante o non mielinizzante.
Mediante analisi real-time PCR, abbiamo valutato se l’arecaidina è in grado
di regolare il livello di espressione dei trascritti per le proteine della mielina
(P0, PMP22, MBP)(Fig.33).
Gli esperimenti in figura 33, mostrano che i livelli dell’RNA che codifica
per la proteina zero della mielina (P0) aumentano notevolmente nelle
cellule trattate con arecaidina in modo altamente significativo dopo solo 24
ore di trattamento, rispetto a quelli misurati nelle cellule di controllo;
95
aumento che risulta essere proporzionale all’aumento del tempo di
trattamento (***p<0,0001 CTL vs Are 24, 48, 72 ore).
Per quanto riguarda il trascritto per la proteina della mielina periferica 22
(PMP22) si evidenzia un discreto aumento del livello del trascritto nelle
cellule trattate con arecaidina per tempi più brevi (24 e 48 ore) (*p<0,05
Ctrl vs Are 24, 48 ore), aumento che diventa maggiore nelle cellule trattate
con arecaidina per 72 ore (**p=0,0063) (Fig.33).
L’analisi del trascritto della proteina basica della mielina (MBP), come si
può osservare in figura 33 , evidenzia che, anche per questa proteina della
mielina, i livelli del trascritto aumentano in modo altamente significativo
nelle cellule trattate (***p<0,0001 Ctrl vs Are 24, 48, 72 ore). In questo
caso l’aumento è significativo già dopo 24 ore e non sembra variare
aumentando il tempo di trattamento.
Da questi risultati deduciamo che il trattamento colinergico è in grado di
aumentare i livelli dei trascritti per le proteine della mielina e quindi
possiamo ipotizzare che l’attivazione di M2 comporti l’indirizzamento delle
cellule di Schwann verso il fenotipo mielinizzante.
96
P0
Figura 28: Analisi Real Time PCR per i trascritti per la P0, PMP 22 e MBP in
cellule di Schwann. Nelle cellule trattate con Arecaidina 10-4
M si osserva un
significativo aumento per il trascritto per le proteine della mielina, un aumento in genere
proporzionale all’aumento del tempo di trattamento. I livelli di espressione presenti nelle
cellule non trattate (Ctrl) sono presi come valori unitari di riferimento.
Ctrl: DMEM + 10% FCS + 2µM Foscolina. Are 10-4
M : DMEM + 10% FCS + 2µM
Foscolina + 10-4
M Arecaidina per 24h, 48h, 72h.
CTRL ARE 24h ARE 48h ARE 72h -FSK 48h +H89 48h
0
1
2
3
4
5
6
un
ità a
rbit
rari
e 2
-DD
ct
***
***
***
CTRL
M 2
4h
-4
ARE 1
0
M 4
8h
-4
ARE 10
M 7
2h
-4
ARE 10
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
unit
à ar
bitr
arie
2-D
Dct
PMP22
CTRL
M 24h
-4
ARE 10
M 48h
-4
ARE 10
M 72h
-4
ARE 10
0
1
2
3
4
5
un
ità a
rb
itraria
2-
ct
MBP
*** *** ***
*
*
+
+
**
**
*
*
+
**
* *
97
Allo scopo di verificare se la variazione di trascritto osservata per le
proteine della mielina in seguito a trattamento colinergico porti ad una
differente espressione proteica, abbiamo valutato, mediante Western
Blotting, i livelli di proteina zero (P0) e di proteina basica della mielina
(MBP) in cellule di Schwann trattate con arecaidina. Le cellule sono state
preparate in due condizione di crescita, una condizione di controllo (CTRL)
in cui le cellule sono mantenute in presenza del normale terreno di crescita
(DMEM + 10% FCS + 2µM foscolina) e una condizione di trattamento con
arecaidina 10-4
M per 48 ore. Come si vede in figura 34 l’espressione di P0
e di MBP è influenzata dall’agonista colinergico. Sia P0 che MBP risultano,
infatti, aumentate dopo il trattamento anche se l’arecaidina sembrerebbe
aumentare in modo più significativo la proteina P0. Questo aumento è
confermata dall’analisi densitometrica delle bande sia per P0 (*p=0,0184
Ctrl vs Are 10-4
M 48h) che per la MBP (*p=0,0414 Ctrl vs Are 10-4
M
48h). La normalizzazione è stata effettuata utilizzando l’actina
98
Fig.34 : Western Blotting per le proteine della mielina P0 ed MBP in cellule
di Schwann trattate per 48 ore con 10-4
M Arecaidina.
Il trattamento con l’arecaidina induce l’aumento di espressione di due importanti
proteine della mielina, quali la proteina zero della mielina e la proteina basica della
mielina. La normalizzazione della quantità delle proteine caricate (40μg/pozzetto) è stata
effettuata utilizzando l’actina.
CTRL: DMEM+10%FCS+2μM Foscolina.
ARE 10-4
M: DMEM+10%FCS+2μM Foscolina+10-4
M Are 48ore.
P0 MBP
CTR
L
M 4
8h
-4
ARE 1
0
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
*
CTR
L
M 4
8h
-4
ARE 1
0
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
*
99
6.9 La transizione da Schwann immatura a Schwann
mielinizzante: analisi di espressione del fattore di trascrizione
Sox10.
Il passaggio dalla fase proliferativa a quella differenziativa è caratterizzato
nelle cellule di Schwann dalla presenza di diversi fattori trascrizionali, i cui
livelli influenzano fortemente il loro destino. Dati di letteratura, infatti,
dimostrano che le cellule indirizzate verso un destino mielinizzante sono
contraddistinte da diversi circuiti regolatori che influenzano il processo di
mielinizzazione nel sistema nervoso periferico.
I maggiori fattori coinvolti in questo controllo sono Oct6 e Sox10 che
regolano Krox20/Egr2 e guidano la transizione dalla fase pro-mielinizzante
a quella mielinizzante. Sox10 è un fattore trascrizionale espresso
specificatamente nelle cellule di Schwann e nelle altre popolazioni cellulari
derivate dalla cresta neurale, ed è richiesto per la specificazione delle
cellule di Schwann proprio dalla cresta neurale (Britsch et al., 2001). Sox10
regola anche l’entrata delle cellule nella fase pro-mielinizzante
influenzando l’induzione di Krox20/Egr2 richiesto a sua volta nel processo
di mielinizzazione (Jessen and Mirsky, 2008).
Le cellule di Schwann possono, però, in assenza di contatto assonale,
ritornare indietro nel loro programma differenziativo verso la fase
immatura. Questo stadio de-differenziativo è caratterizzato da una riduzione
di tutti quei fattori implicati nella fase mielinizzante (Oct6/Scip, Sox10,
Krox20/Egr2) e ad un’aumento di fattori trascrizionali che regolano
negativamente lo stadio di mielinizzazione. Questi fattori, tra gli altri,
comprendono c-Jun e Notch (Jessen and Mirsky, 2008).
Alla luce di queste informazioni, quello che noi ci aspettiamo e che, dal
momento che l’arecaidina aumenta l’espressione delle proteine della
mielina, facendo supporre un avanzamento verso lo stato differenziativo
delle cellule di Schwann, questo influenzi anche quei fattori caratteristici
della fase mielinizzante.
100
Per questo motivo abbiamo valutato se l’espressione del trascritto per
Sox10, fattore implicato nello stato mielinizzante, fosse condizionato dal
trattamento con arecaidina.
Come osservabile in Fig. 35, il trattamento colinergico porta ad un
significativo aumento del trascritto per Sox10 rispetto alla situazione di
controllo (**p=0,0015 Ctrl vs Are 10-4
M 48h) (Fig.35).
I dati ottenuti quindi supportano l’idea che nelle cellule di Schwann, la
stimolazione del sottotipo muscarinico M2, modulando positivamente
Sox 10 e le proteine della mielina, determini un avanzamento delle cellule
di Schwann nel loro programma differenziativo, privilegiando il fenotipo
mielinizzante.
CTRL ARE 10-4
M 48h0
1
2
3
4
**
un
ità a
rbit
rari
e 2
-ct
**p=0,0015 Ctrl vs Are 10
-4 M 48
Fig. 35 : Real Time-PCR per il fattore trascrizionale Sox10 in cellule di
Schwann.
Nelle cellule trattate con Arecaidina 10-4
M per 48h, si osserva un significativo aumento
per il trascritto di Sox10 rispetto ai valori del controllo (Ctrl), che sono presi come valori
unitari di riferimento.
Ctrl: DMEM + 10% FCS + 2µM Foscolina.
Are 10-4
M 48h: DMEM + 10% FCS + 2µM Foscolina + 10-4
M Arecaidina per 48h.
101
Capitolo 7
DISCUSSIONE
Gli oligodendrociti e le celleule di Schwann sono responsabili della
mielinizzazione nel sistema nervoso centrale e periferico rispettivamente
(Fig.4).
Gli oligodendrociti derivano da un precursore neuroepiteliale dal quale
differenziano i precursori oligodendrocitari (O2A) ed gli astrociti di tipo-2;
attraverso successive fasi differenziative identificate da markers molecolari
specifici, queste cellule maturano fino ad acquisire la capacità di
mielinizzare gli assoni (Baumann and Pham-Dinh 2001).
Le cellule di Schwann rappresentano la popolazione più abbondante nel
sistema nervoso periferico dei roditori. Si originano dalla cresta neurale del
tronco attraverso un processo noto come gliogenesi che specifica le cellule
della cresta a diventare precursori delle cellule di Schwann (SCPs) intorno
allo stadio E14/E15. I SCPs migrano lungo la fibra nervosa in formazione
fino a differenziare in cellule di Schwann immatura allo stadio E16/E17
(Dong et al., 1995; Jessen et al., 1994). Nell’adulto si possono originare due
sotto-popolazioni di cellule di Schwann, a seconda che il loro destino
maturativo le indirizzi a produrre, oppure no, la mielina.
I segnali che garantiscono la sopravvivenza e che regolano la maturazione
delle due popolazioni gliali provengono dai neuroni circostanti. Ad
esempio, i precursori delle Schwann durante l’embriogenesi muoiono in
assenza di segnali neuronali poiché la loro sopravvivenza dipende dal
fattore di crescita neuregulina-1 rilasciato dagli assoni (Jessen et al., 2004;
Riethmacher et al., 1995). Anche la mielinizzazione si verifica solo quando
la cellula gliale è in stretta vicinanza con la fibra nervosa poiché il fattore
critico necessario nell’indirizzamento della cellula di Schwann verso il
fenotipo mielinizzante è dato dal contatto con l’assone e in base al diametro
assonale.
102
La corretta comunicazione tra neurone e cellula gliale durante lo sviluppo
del sistema nervoso periferico ha una rilevanza indiscussa; la corretta
interazione risulta fondamentale per garantire la sopravvivenza, la
proliferazione e il differenziamento di ambedue le popolazioni cellulari. Ad
esempio la glia guida e stimola la crescita assonale, al contrario il neurone
può controllare nella cellula gliale la proliferazione e il processo di
mielinizzazione. Negli ultimi anni è emerso che i neurotrasmettitori
svolgono ruoli non secondari durante il differenziamento del sistema
nervoso centrale e periferico ( Field, 2003). Nel sistema nervoso adulto, i
neurotrasmettitori mediano la comunicazione all’interno dei circuiti
neuronali. Nei tessuti in sviluppo, e negli organismi più primitivi, i
neurotrasmettitori contribuiscono alla regolazione della crescita e del
differenziamento cellulare (Lauder and Schambra, 1999); ciò suggerisce che
tali molecole non possono essere più considerate semplicemente come
mediatori chimici a livello delle sinaspi (Buznikov et al., 1996). Questa
ipotesi viene ulteriormante avvalorata dal fatto che l’espressione di molti
neurotrasmettitori, e dei loro corrispondenti recettori, avviene in uno stadio
molto precoce della neurogenesi, prima ancora della comparsa di sinapsi
stabili. L’armonico sviluppo del sistema nervoso dei mammiferi, nelle
diverse fasi dell’embriogenesi, è quindi dipendente dall’accurata attivazione
dei specifici pattern genici, in risposta ad adeguate interazioni derivate dai
molteplici segnali che vengono prodotti in specifici microambienti (Nguyen
et al., 2001).
Nei nostri laboratori si studia da molto tempo il ruolo svolto
dall’acetilcolina durante lo sviluppo del sistema nervoso periferico
(Bernardini et al., 1999; Bernardini et al., 2004; Tata et al., 2004). Nel corso
degli ultimi anni si è dimostrato che l’ACh è un neurotrasmettitore
implicato in varie funzioni fisiologiche ed è in grado di esercitare azioni
morfogenetiche regolando diverse fasi del differenziamento neuronale
(Biagioni et al., 2000; Tata et al., 2003).
103
Esperimenti condotti in vivo, tramite microscopia elettronica ed ibridazione
in situ, hanno dimostrano che i gangli della radice dorsale di ratto, pur non
essendo innervati da terminazioni colinergiche, esprimono sia sulla
componente gliale (cellule satelliti e Schwann), sia su quella neuronale,
recettori muscarinici e nicotinici per l’acetilcolina (Bernardini et al., 1999;
Tata et al., 2000).
Inoltre, i neuroni dei gangli della radice dorsale sono in grado, sia nel pollo
che nel ratto, di sintetizzare, accumulare e degradare l’acetilcolina (Biagioni
et al., 2000; Tata et al., 2004; Bernardini et al., 2004).
Studi in vitro hanno indicato che l’acetilcolina è in grado di potenziare la
neuritogenesi dei neuroni sensoriali in embrioni di pollo aumentando
contemporaneamente l’espressione di alcuni tipici marcatori del
differenziamento neuronale, come la proteine dei neurofilamenti e i fattori
trascrizionali c-jun, c-fos ed egr-1, classicamente associati al
differenziamento neuronale (Tata et al., 2003).
Più recentemente è stato dimostrato che anche le cellule gliali sono in grado
di rispondere a stimoli colinergici, suggerendo che l’acetilcolina è in grado
di partecipare al differenziamento anche delle cellule gliali. Studi condotti
precedentemente hanno dimostrato che l’ACh è in grado di modulare la
proliferazione delle cellule di Schwann, determinando un progressivo
accumulo delle cellule in fase G1 (Loreti et al 2007).
Benché le cellule di Schwann esprimano diversi sottotipi recettoriali di tipo
muscarinico (M1, M2, M3, M4), l’effetto sopra descritto risulterebbe
dipendente dall’attivazione del sottotipo muscarinico M2 (Loreti et al.,
2006). Infatti il trattamento con arecaidina, agonista del sottotipo M2,
produce un abbassamento del livello del cAMP intracellulare contrastando
così l’aumento di cAMP indotto nelle cellule da foscolina, un diterpene in
grado di attivare direttamente l’adenilato ciclasi, richiesto dal protocollo
sperimentale per mantenere le cellule di Schwann in fase di proliferazione
(Rahmatullah et al., 1998; Fregien et al., 2005). E’ noto infatti dalla
104
letteratura che i recettori muscarinici pari M2 ed M4 sono accoppiati ad una
proteina G che agisce bloccando l’adenilato ciclasi (Peralta et al., 1988;
Siegel, 2006); infatti è stato dimostrato che questi recettori quando attivati
nelle cellule di Schwann, abbassano i livelli del cAMP modulando in questo
modo la capacità proliferativa delle cellule attraverso la mancata attivazione
di importanti chinasi, quali la PKA (Loreti et al, 2006; 2007).
Partendo da questi dati precedentemente ottenuti nel nostro laboratorio, ci è
sembrato interessante andare a verificare quali fossero gli effetti del
trattamento colinergico anche su oligodendrociti. In particolare siamo
andati a verificare il possibile ruolo dell’acetilcolina nel modulare la
proliferazione, sopravvivenza e differenziamento degli oligodencrociti e
parallelamente la possibilità che questa molecola, possa modulare la fase
differenziativa nelle cellule di Schwann.
La colinocettività dei progenitori oligodendrocitari era stata
precedentemene dimostrata; infatti essi sono in grado di rispondere al
trattamento con nicotina ed carbacolo (Rogers et al.2001;Larocca and
Almazan, 1997) e contemporaneamente l’analisi farmacologica ha suggerito
la presenza di diversi sottotipi recettoriali sia muscarinici che nicotinici
(Ragheb et al., 2001). Sulla base dei dati ottenuti sulle cellule di Schwann e
in mancanza di una chiara caratterizzazione dei recettori muscarinici,
abbiamo prima di tutto cercato di verificare quali fossero i sottotipi
recettoriali espressi negli oligodendrociti. Mediante Real-Time PCR
abbiamo evidenziato la presenza dei livelli di trascritto per i diversi sottotipi
recettoriali muscarinici. Come riportato nella Fig.20A, abbiamo osservato
che i progenitori oligodendrocitari esprimono tutti i recettori muscarinici in
particolare il sottotipo più espresso risulta essere l’M3 seguito poi dal
sottotipo M1> M4, mentre l’M2 e l’M5 risultano essere i meno espressi.
Negli oligodendrociti maturi, abbiamo osservato che non si evidenziano
particolari differenze nell’espressione dei cinque sottotipi recettoriali, infatti
105
essi risultano avere livelli di trascritto tra loro paragonabili fatta eccezione
per M4 che sembra essere il sottotipo meno espresso a questo stadio
(Fig.20B).
L’analisi immunocitochimica ha confermato l’espressione dei recettori nei
progenitori e nelle cellule mature, e sebbene tale tecnica non permetta
un’analisi quantitativa, abbiamo comunque osservato una maggiore
espressione dei recettori M3, M1 e M4 rispetto all’M2 per quanto riguarda
lo stadio di progenitore (2DIV)(Fig.21). E’ interessante notare come la
marcatura evidenzia anche una diversa distribuzione dei recettori nei
progenitori oligodendrocitari; in particolare l’M1 e l’M3 risultano distribuiti
sia nel corpo cellulare che sui processi oligodendrocitari, mentre l’M4
sembra essere distribuito solo nel corpo cellulare (Fig.21). Al momento non
è possibile ipotizzare se questa differente distribuzione sia correabile ad una
differente funzione di questi sototipi recettoriali. Nello stadio maturo
rappresentato dagli otto giorni in vitro (8DIV)(Fig.21) abbiamo evidenziato
una generalizzata diminuzione dei livelli di proteina per tutti i sottotipi
recettoriali. Forse solo il sottotipo M2 sebbene poco espresso, sembra essere
comunque immutato come espressione tra lo stadio di progenitore e
l’oligodendrocita maturo. Data la differenziale espressione dei recettori
muscarinici durante il differenziamento oligodendrocitario, questo
suggerisce un loro maggiore coinvolgimento durante lo stadio di
progenitore piuttosto che negli oligo maturi.
Dati precedenti avevano dimostrato che l’agonista carbacolo determina nei
progenitori oligodendrocitari (OPCs) un incremento di p42/MAPK,
suggerendo che la stimolazione colinergica, potesse indurre negli OPCs, un
incremento della proliferazione cellulare (Cohen et al., 1996; Ragheb,
2001). Abbiamo quindi valutato la proliferazione cellulare trattando le
nostre cellule con la muscarina, agonista di tutti i recettori muscarinici.
Mediante il saggio di incorporazione di 3[H]-timidina, abbiamo osservato
un aumento significativo dell’incorporazione di timidina nei campioni
106
trattati con la muscarina 10-4
M, se confrontati con il controllo (Ctrl),
mantenuto in assenza dell’agonista colinergico. Lo stesso effetto è
osservabile sia in OPCs mantenuti sia in assenza (Fig.22) che in presenza
(Fig. 23) di fattori di crescita. L’atropina (1µM), bloccando tutti i sottotipi
recettoriali, è in grado di contrastare gli effetti della muscarina, riportando i
valori di 3[H]-timidina a valori paragonabili al controllo.
Utilizzando antagonisti selettivi per i diversi sottotipi muscarinici, abbiamo
cercato di valutare quale fosse il sottotipo recettoriale coinvolto nella
modulazione della proliferazione degli oligodendrociti. Il 4-DAMP,
antagonista del sottotipo recettoriale M3, risulta contrastare in modo più
significativo gli effetti della muscarina, riportando i valori di incorporazione
paragonabili al controllo e all’atropina, suggerendo quindi un forte
coinvolgimento di questo recettore nella modulazione della proliferazione
dei progenitori oligodendrocitari (Fig.22). Effetti analoghi al 4-DAMP
anche se di minore entità, si osservano in presenza di pirenzepina,
antagonista del recettore M1 e tropicammide, antagonista del recettore M4,
suggerendo un coinvolgimento anche di questi recettori nella modulazione
della proliferazione cellulare in OPC (Fig.22). E’ importante ricordare che i
proprio i sottotipi M3, M1 ed M4 sono i sottotipi più espressi nei
progenitori oligodendrocitari (vedi par. 6.2).
Solo la gallammina, antagonista del recettore M2, non sembra invece avere
alcun effetto sull’aumentata incorporazione di timidina triziata indotta da
muscarina, suggerendo che il sottotipo muscarinico M2 non sia coinvolto
nella modulazione della proliferazione dei progenitori oligodendrocitari
(Fig.22).
Benché i dati ottenuti con la gallammina abbiamo escluso un
coinvolgimento del sottotipo M2 nella modulazione della proliferazione
cellulare, saggi di incorporazione di 3[H]-timidina condotti in presenza dell’
agonista selettivo per il recettore M2, avevano tuttavia evidenziato una
significativa riduzione dell’incorporazione, suggerendo un effetto negativo
107
del recettore M2 sulla proliferazione degli OPCs (Fig. 23). Volendo meglio
investigare questo effetto, abbiamo condotto un’analisi della vitalità
cellulare attraverso il saggio con MTT. Le colture di oligodendrociti sono
state quindi mantenute per 18 ore in presenza di muscarina 10-4
M o di
arecaidina, agonista del recettore M2; per quest’ultima abbiamo utilizzato
concentrazioni diverse comprese nel range da 10-4
M fino a 10-7
M.
I dati ottenuti hanno evidenziato come non vi sia alterata funzionalità
mitocondriale in colture trattate con la muscarina, (Fig.24A) contrariamente
a quanto accade invece per quelle trattate con arecaidina. Nel caso
dell’agonista M2 si osserva infatti, un effetto di tossicità dose dipendente; la
sopravvivenza cellulare è fortemente compromessa alla concentrazione di
10-4
M, mentre l’effetto sembra essere meno evidente sebbene significativo a
concentrazione più basse (Fig.24A).
Gli effetti tossici dell’arecaidina, vengono annullati dal trattamento con
gallammina (10-6
M), antagonista selettivo per il recettore M2 (Fig.24B),
suggerendo che questo sottotipo recettoriale muscarinico sia direttamente
coinvolto nella modulazione della sopravvivenza degli OPC.
La conferma che il sottotipo M2 non sia invece coinvolto nella
proliferazione cellulare degli OPC deriva da esperimenti di incorporazione
di timidina triziata condotti in presenza di concentrazioni meno tossiche di
arecaidina (10-5
M, 10-6
M e 10-7
M) che hanno dimostrato come l’arecaidina
usata a concentrazioni più basse non modifichi i livelli di incorporazione di
timidina triziata (Fig.24C). Questi dati suggerirebbero che la ridotta
incorporazione di timidina triziata osservata in presenza di alte dosi di
arecaidina (Fig. 23) in realtà era dovuta a un minore numero di cellule vitali
presenti in questa condizione sperimentale e non ad un reale effetto di
riduzione della capacità proliferativa.
Gli effetti di tossicità, dovuti all’arecaidina sono stati ulteriormente
confermati dalle marcature nucleari effettuate utilizzando l’Hoechst e la
colorazione con ioduro di propidio (Fig.25). Infatti, le cellule trattate con
108
arecaidina 10-4
M mostrano un maggior numero di nuclei frammentati
rispetto alle cellule di controllo e un maggior numero di cellule colorate con
ioduro di propidio (Fig. 25C e D) (cellule marcate in rosso) se paragonate
alle cellule non trattate (Fig.24 A e B).
Questi dati quindi confermano che la selettiva stimolazione del sottotipo
M2 causa una ridotta sopravvivenza cellulare con un aumento di cellule
apoptotiche e necrotiche rispetto alle cellule di controllo (Fig. 25D).
I dati fin qui discussi evidenziano quindi, la capacità dell’acetilcolina di
attivare la proliferazione dei progenitori oligodendrocitari, in particolare
attraverso l’attivazione dei recettori M3,M1,M4 che tra l’altro sono i
recettori maggiormente espressi a questo stadio. Inoltre alte dosi di
arecaidina (agonista del recettore M2) risultano essere dannose per queste
cellule inducendo in vitro un significativo incremento della morte cellulare.
Considerando che i livelli di espressione del recettore M2 sembrano
prevalere rispetto agli altri sottotipi recettoriali nella fase di oligo maturo,
questo suggerirebbe che la stimolazione di questi recettori potrebbe risultare
compromettente per la sopravvivenza degli oligo maturi.
Poiché la proliferazione degli oligodendrociti è direttamente legata alla
presenza di fattori di crescita come il PDGF e l’ FGFb (vd.cap.2), ed
essendo il PDGFR-alpha uno dei marcatori molecolari più considerati per
identificare lo stadio di progenitore oligodendrocitario, abbiamo voluto
valutare se l’attivazione dei recettori muscarinici mediante muscarina,
potesse in qualche modo avere un effetto sull’espressione del recettore per
il PDGFR . Analisi mediante RT-PCR hanno evidenziato che il trattamento
colinergico è in grado di aumentare significativamente l’espressione dei
trascritti per questo recettore negli OPCs, rispetto a cellule non stimolate
(Fig.26A). L’analisi immunocitochimica ha dimostrato che l’incremento di
espressione per il PDGFR indotto da muscarina è mantenuto anche a
livello proteico. Infatti le cellule trattate con muscarina mostrano una
maggiore immunopositività rispetto alle cellule di controllo (Fig. 27).
109
Tale risultato suggerisce che, probabilmente i progenitori oligodendrocitari,
in seguito a trattamento colinergico, siano in grado di rispondere in maniera
più efficace al fattore di crescita PDGF-AA e questo comporterebbe un
incremento del numero di cellule indotte a proliferare.
Poichè proliferazione e differenziamento cellulare sono eventi
assolutamente in opposizione in qualsiasi tipo cellulare, sulla base dei dati
ottenuti abbiamo voluto valutare il possibile effetto dell’agonista muscarina
sulla modulazione del differenziamento degli oligodendrociti. A tale scopo
abbiamo analizzato l’espressione delle proteine della mielina in particolare
la proteina basica della mielina (MBP) e la proteina linfocitaria della
mielina (MAL) attraverso saggi di RNAase protection (RPA).
Tale saggio è stato utilizzato per analizzare i trascritti per le due isoforme
della MBP, la 18.5 kDa e la 21.5 kDa (Fig.28/29). L’MBP è una delle
proteine della mielina più abbondanti nel sistema nervoso centrale (Norton
e Cammer,1984). Attraverso splicing alternativo vengono tradotte diverse
isoforme che vengono regolate in maniera diversa durante lo sviluppo
(Campagnoni e Campagnoni, 2004). L’isoforma di 18.5 kDa appare
tardivamente durante il processo di mielinizzazione, al contrario di quanto
si verifichi invece per l’isoforma 21.5 kDa ( Campagnoni e Campagnoni,
2004). Come già evidenziato nella Fig.19 le due isoforme dell’MBP sono
espresse negli oligodendrociti immaturi e maturi (2DIV e 8 DIV) in vitro.
Nella Fig.28 e 29 si evidenzia come il trattamento con la muscarina è in
grado di diminuire i livelli dei trascritti per le due isoforme dell’MBP
considerate, sia negli oligodendrociti immaturi (2DIV) che in quelli
mielinizzanti (8DIV).
L’espressione della MAL non sembra mostrare significative differenze tra
le cellule trattate e quelle di controllo. Solo in alcuni casi si osserva una
aumentata espressione del trascritto. Poichè l’aumentata espressione della
MAL non risulta favorire la mielinizzazione almeno nel sistema nevoso
periferico (Buser et al, 2009), i dati ottenui per la MBP e per la MAL ci
110
fanno ipotizzare che lo stimolo colinergico contrasti la mielinizzazione
negli oligodendrociti.
Numerosi studi hanno evidenziato un’importante ruolo dei geni OLIG
(fattori di trascrizione bHLH), durante la oligodendrogenesi dalla zona
ventrale del tubo neurale (vedi cap.2 par.2.1). I precursori destinati a
divenire progenitori oligodendrocitari esprimono i fattori di trascrizione
OLIG, in particolare Olig1/2,già dalle primissime fasi dello sviluppo (Lu et
al., 2002; Zou et al., 2002). Tali fattori sono responsabili
dell’indirizzamento dei precursori verso la via gliale e benchè risultino
essere importanti anche per quella neuronale, in realtà si è visto che
l’espressione dei fattori Olig1/2 si mantiene costante durante tutte le fasi del
differenziamento solo nei precursori neurali indirizzati a progenitori
oligodendrocitari e la loro espressione è successivamente accompagnata da
altri geni (es. Nkx2.2) (Lu et al.,2002). Se l’espressione dei fattori OLIG,
risulta essere importante per il passaggio da precursore a progenitore
oligodendrocitario, i recettori erbB (recettori per le neureguline) e la
neuregulina di tipo III sono importanti nel passaggio da pre-oligodendrocita
ad oligo maturo, in particolare per quel che riguarda i recettori erbB3/4.
Questi recettori (vedi cap.2/3) sono molto importanti per regolare
l’espressione delle proteine della mielin sia nel SNC che nel SNP; è stato
osservato infatti, che un aumento dell’espressione dei recettori erbB3/4 e
una diminuzione dell’erbB2 viene osservata nello stadio differenziativo O4+
(Fig.12.cap.2)(Adlkofer and Lai,2000) che identifica l’oligodendrocita pro-
mielinizzante. Abbiamo quindi investigato, a tal riguardo, se di nuovo lo
stimolo colinergico fosse in grado di modulare l’espressione dei fattori
OLIG, e dei recettori erbB3/B4 attraverso analisi Real-Time PCR (Fig.31 e
32). Come si può osservare il trattamento con muscarina è in grado di
aumentare significativamente i livelli dei trascritti per i fattori Olig1/2 e di
diminuire quelli per i recettori erbB3/4.
111
Questi dati supportano l’ipotesi che l’acetilcolina possa avere un ruolo
importante nel reclutare e mantenere gli oligodendrociti nello stadio di
progenitore e garantirne la loro proliferazione, arrestando o semplicemente
rallentando il processo di maturazione degli oligodendrociti in cellule in
grado di produrre mielina.
Visto i dati ottenuti sugli oligodendrociti abbiamo cominciato a valutare un
confronto degli effetti prodotti dalla stimolazione colinergica nel SNP.
Come precedentemente descritto, l’attivazione del recettore M2 da parte
dell’arecaidina, nelle cellule di Schwann, non provoca ridotta
sopravvivenza, come nei progenitori oligodendrocitari, ma determina un
blocco della proliferazione (Loreti et al, 2007).
Dopo la nascita le cellule di Schwann immature divergono in fenotipi
mielinizzanti oppure non mielinizzanti, a seconda che, oltre ad avvolgere la
fibra nervosa per tutta la sua lunghezza, la rivestano di una guaina mielinica
la cui organizzazione e compattezza è favorita dalla presenza di proteine
della mielina, quali Po, PMP22, MBP (Protein Zero, Peripheral Myelin
Protein 22, Myelin Basic Protein).
Dal momento che il trattamento con l’arecaidina arresta la proliferazione
delle cellule di Schwann, abbiamo cercato di investigare, se
contestualmente al blocco della proliferazione, l’attivazione del sottotipo
recettoriale M2 potesse indirizzare le cellule verso un cammino
differenziativo, in particolare verso il fenotipo mielinizzante.
Quindi, mediante analisi real-time abbiamo valutato se l’arecaidina è in
grado di regolare il livello di espressione dei trascritti per le proteine della
mielina (P0, PMP22, MBP)(Fig.33).
I dati ottenuti e mostrati in figura 33, mostrano che i livelli dell’RNA che
codifica per la proteina zero della mielina (P0) aumentano notevolmente
nelle cellule trattate con arecaidina in modo altamente significativo dopo
112
solo 24 ore di trattamento, rispetto a quelli misurati nelle cellule di
controllo; aumento che risulta essere proporzionale all’aumento del tempo
di trattamento.
Per quanto riguarda il trascritto per la proteina della mielina periferica 22
(PMP22) si evidenzia un discreto aumento del livello del trascritto nelle
cellule trattate con arecaidina per tempi più brevi (24 e 48 ore) (Fig.33).
L’analisi del trascritto della proteina basica della mielina (MBP), come si
può osservare in figura 33 , evidenzia che, anche per questa proteina, i
livelli del trascritto aumentano in modo altamente significativo nelle cellule
trattate. In questo caso l’aumento è significativo già dopo 24 ore e non
sembra variare aumentando il tempo di trattamento.
Da questi risultati possiamo quindi ipotizzare che l’attivazione di M2
comporti l’indirizzamento delle cellule di Schwann verso il fenotipo
mielinizzante. Il passaggio dalla fase proliferativa a quella differenziativa
nelle cellule di Schwann, è caratterizzato dalla presenza di diversi fattori
trascrizionali, i cui livelli influenzano fortemente il destino delle cellule di
Schwann. Dati di letteratura, infatti, dimostrano che le cellule indirizzate
verso un destino mielinizzante sono caratterizzate dall’accensione di fattori
di trascrizione che influenzano il processo di mielinizzazione nel sistema
nervoso periferico (Jessen e Mirsky, 2008).
I maggiori fattori coinvolti in questo controllo sono Oct6, Sox10 che
regolano Krox20/Egr2 e guidano la transizione dalla fase pro-mielinizzante
a quella mielinizzante. Sox10 è un fattore trascrizionale espresso
specificatamente nelle cellule di Schwann e nelle altre popolazioni cellulari
derivate dalla cresta neurale, ed è richiesto per la specificazione delle
cellule di Schwann proprio dalla cresta neurale (Britsch et al., 2001). Sox10
regola anche l’entrata delle cellule nella fase pro-mielinizzante
influenzando l’induzione di Krox20/Egr2 richiesto a sua volta nel processo
di mielinizzazione.
113
Le cellule di Schwann possono, però, in assenza di contatto assonale,
ritornare indietro nel loro programma differenziativo verso la fase
immatura. Questo stadio de-differenziativo è caratterizzato da una riduzione
di tutti quei fattori implicati nella fase mielinizzante (Oct6/Scip, Sox10,
Krox20/Egr2) e ad un’aumento di fattori trascrizionali che regolano
negativamente lo stadio di mielinizzazione. Questi fattori, tra gli altri,
comprendono c-Jun e Notch (Jessen and Mirsky, 2008).
Alla luce di queste informazioni, quello che noi ci aspettiamo e che, dal
momento che l’arecaidina aumenta l’espressione delle proteine della
mielina facendo supporre un avanzamento verso lo stato differenziativo
delle cellule di Schwann, influenzi anche quei fattori caratteristici della fase
mielinizzante.
Per questo motivo abbiamo studiato se l’espressione del trascritto per
Sox10, fattore implicato nella fase mielinizzante, fosse condizionato dal
trattamento con arecaidina.
Come osservabile in Fig.35 il trattamento colinergico porta ad un
significativo aumento del trascritto per Sox10 rispetto alla situazione di
controllo.
I dati ottenuti quindi rafforzano ancora di più l’idea che nelle cellule di
Schwann, la stimolazione del sottotipo muscarinico M2, modulando
positivamente Sox 10 e le proteine della mielina, determini un avanzamento
delle cellule di Schwann nella fase differenziativa, privilegiando il fenotipo
mielinizzante.
In conclusione i risultati ottenuti in questa tesi ci hanno permesso di poter
comparare gli effetti prodotti da agonisti muscarinici, sulle due popolazioni
cellulari deputate alla mielinizzazione nel sistema nervoso centrale e
periferico. L’acetilcolina attraverso la attivazione di differenti sottotipi
muscarinici (M3 per gli oligodendrociti e M2 per le cellule di Schwann) è in
grado di avere effetti assolutamente opposti nel SNC e SNP. Infatti negli
oligodendrociti l’attivazione di recettori muscarinici favorisce la
114
proliferazione dei progenitori oligodendrocitari e ritarda la fase di
differenziamento; nelle cellule di Schwann al contrario sfavorisce la
proliferazione e determina un avanzamento nel programma differenziativo
verso il fenotipo mielinizzante.
Queste informazioni permettono di classificare l’acetilcolina come una
molecola importante nei meccanismi di cross talk neurone-glia e acquistano
una certa rilevanza ai fini della comprensione dei meccanismi che
modulano la proliferazione e il differenziamento delle cellule gliali durante
lo sviluppo del sistema nervoso.
Queste conoscenze potrebbero avere inoltre una ricaduta anche in patologie
che vedono compromesse le cellule di Schwann o gli oligodendrociti come
ad esempio le neuropatie periferiche o le patologie demielinizzanti; infatti la
conoscenza sempre più avanzata dei meccanismi che controllano i processi
proliferativi e maturativi delle cellule gliali mielinizzanti potrebbe
permettere di disegnare protocolli terapeutci nel tentativo di recuperare le
popolazioni compromesse e cercare di alleviare, se non curare, le
sintomatologie prodotte da queste patologie.
115
Bibliografia
Agresti C.,D’Urso D., Levi G.(1996)
Reversible inhibitory effects of interferon-gamma and tumor necrosis
factor-alpha on oligodendroglial lineage cell proliferation and
differentiation in vitro.
Eur. J. Neurosci. 8(6):1106-16.*
Agresti C., Meomartini ME., Amadio S., Ambrosini E., Serafini B.,
Franchini L., Volontè C., Aloisi F., Visentin S.(2005)
Metabotrobic P2 receptor activation regulates oligodendrocyte progenitor
migration and development.
Glia, 50(2):132-44.
Alkodon M. and Albuquerque E. X. (1993)
Diversity of nicotinic acetylcholine receptors in rat hippocampal neurons.
J. Pharmacol. Exp. Ther. 265: 1455-1473.*
Antonopoulus J., Pappas IS., Parnavelas JG.(1997)
Activation of the GABAA receptor inhibits the proliferative effect of bFGF
in cortical progenitor cells.
Eur. J. Neurosci 9:291-298.
Araque A., Perea G. (2004)
Glial modulation of synaptic transmission in culture.
Glia 47:241-248.
Barres BA.(1994)
Control of oligodendrocyte number in the developing rat optic nerve.
Neuron, 12:935-42.*
Barres B.A.(1997)
Neuron-glial interaction.
In: Cowan WM, Jessel TM & Zipursky SL (Editors).Molecular and Cellular
Approaches to Neural Development.
Oxford University Press, New York, 64-107.*
116
Barres BA., and Raff MC.(1999)
Axonal control of oligodendrocyte development.
The Journal of Cell Biology 13:1123-28.
Baumann N. and Pham-Dinh (2001)
Biology of Oligodendrocyte and Myelin in the Mammalian Central Nervous
System.
Physiological Reviews Vol.81 pp:871-927.
Berger F., Gage FH., Vijayaraghavan S., (1998)
Nicotinic receptor-induced apoptotic cell death of hippocampal progenitor
cells.
J Neurosci 18:6871-6881.*
Bernardini N., De Stefano ME., Tata AM., Biagioni S., Augusti-Tocco G.,
(1998)
Neuronal and non neuronal cell populations of the avian dorsal root
ganglia express muscarinic acetylcholine receptor.
Int. J. Devl. Neurosci., 16(5):365-377.
Bernardini N., Levey A.I., Augusti-Tocco G. (1999)
Rat dorsal ganglia express M1-M4 muscarinic receptor proteins.
J. Pheripheral Nerv. Syst., 4:222-232.
Bernardini N., Sauer SK., Haberberger R., Fischer MJ., Ree PW., (2001)
Excitatory nicotinic and desensitizing muscarinic (M2) affects on c-
nociceptors in isolated rat skin.
Journal Neurosci 21(9):3295-3302.
Biagioni S., Tata A.M., Augusti-Tocco G.(1999)
Expression of cholinergic system components in dorsal root ganglia
(DRG)neurons:its possible dual role in development and nociception.
Res. Devel. Neurochem. 2:443-461.
117
Bonner T. I. (1989)
New subtypes of muscarinic acetylcholine receptors.
Trends Pharmacol. Sci. 10: 11-15.*
Brattelid T., Tveit K., Birkeland J.A.K., Sjaastad I., Qvigstad E., Krobert
K.A., Hussain P.I., Skomedal T., Osues J.B. and Levy F.O.(2007)
Expression of mRNA encoding G protein-coupled receptors involved in
congestive heart failure.
Basic Res. Cardiol. 102:198-208.
Burckely NJ, Bonner TI, Brann MR, (1988)
Localization of a family of muscarinic receptor mRNAs in rat brain.
Journal Neuroscience 8: 4646-4652.*
Burne J.F., Staple J.K., Raff M.C.(1996)
Glial cells are increased proportionally in transgenic optic nerve with
increased number of axons.
J. Neurosci. 16, 2064-2073.*
Buser A.M., Schmid D., KernF., Erne B., Lazzati T. And Schaeren-
Wiemers N.(2009)
The myelin protein MAL affects peripheral nerve myelination: a new player
influencing p75 neurotrophin receptor expression.
European J.of Neurosci.29:2276-2290.
Bushong EA., Martone ME., Ellisman MH.(2004)
Maturation of astrocyte morphology and the establishment of astrocyte
domains during postnatal hippocampal development.
Butt AM.(2006)
Neurotrasmitter-mediated calcium signaling in oligodendrocyte physiology
and pathology.
Glia, 54(7):666-75.
118
Buznikov GA., Shmukler YB., Lauder JM.(1996)
From oocyte to neuron:do neurotransmitters function in the same way
throughout development?
Cell Mol. Neurobiol. 16, 537-559.*
Cameron HA., Hazel TG., Mckay RD.(1998a)
Regulation of neurogenesis by growth factors and neurotransmitters.
J. Neurobiol. 36:287-306.*
Campagnoni AT., Campagnoni CW.(2004)
Myelin basic protein gene.In:Lazzarini,RA.(Ed),Myelin biology and
disorders.
Elsivier Academic.,San Diego,CA,pp 387-400.*
Canoll P.D., Musacchio J.M., Hardy R., Reynolds R. and Marchionni
M.A.(1996)
GGF/Neuroegulin is a neuronal signal that promotes the proliferation and
survival and inhibits the differentiation of oligodendrocyte progenitor.
Neuron, Vol. 17:229-43.
Cohen RI., Almazan G., (1994)
Rat oligodendrocytes express muscarinic receptors coupled to
phosphoinositide hydrolysis and adenynyl ciclase.
Eur. J. Neurosci 6:1213-1224.*
Cohen RI., Molina-Holgado E., Almazan G., (1996)
Carbachol stimulates c-fos expression and proliferation in oligodendrocyte
progenitors.
Brain Res. Mol. Brain Res. 43:193-201.
Chomczynski P. and Sacchi N. (1987)
Single-step method of RNA isolation by acid guanidinium thiocyanate-
phenol-chloroform extraction.
Anal. Biochem., 162 p. 156-159.*
119
Coronas V., Durand M., Chabot J.G., Jourdan F., Quirion R., (2000)
Acetylcholine induces neuritic outgrowth in rat primary olfactory bulb
cultures.
Neuroscience 98:213-219.
Cui QL., Fogle E., Almazan G., (2006)
Muscarinic acetylcholine receptors mediate survival through Src-like
tyrosine kinase and PI3K/Akt pathways.
Neurochemistry International 48:383-393.
Davies J.E. and Miller R.H.(2001)
Local sonic hedgehog signaling regulates oligodendrocyte precursor
appearance in multiple ventricular domains in the chick metencephalon.
J.Neuroimmunol. 8, 215-235.
Dong Z., Brennan A., Liu N., Yarden Y., Lefkowitz G., Mirsky R & Jessen
KR.(1995)
Neu differentiation factor is a neuro-glia signal and regulates survival,
proliferation, and maturation of rat Schwann cell precursors.
Neuron, 15:585-96.*
Dubois-Dalcq M, Behar T, Hudson L, Lazzarini RA.(1986)
Emergence of three myelin proteins in oligodendrocytes cultured without
neurons.
J Cell Biol,102:384-392.*
Dutly F. and Schwab M.E.(1991)
Neurons and astrocytes influence the development of purified O-2A
progenitor cells.
Int. J. Dev. Neurosci. 22:73-86.*
Glia 4, 559-71.*
Esper R.M. and Loeb J.A.(2004)
Rapid axoglial signaling mediated by neuregulin and neurotrofic factors.
The Journal of Neuroscience 24(27):6218-6227.
120
Fernanfez P.A., Tang D.G., Cheng L., Prochiantz A., Mudge A.W., Raff
M.C.(2000)
Evidence that axon derived neuregulin promotes oligodendrocytebsurvival
in the developing rat optic nerve.
Neuron 28, 81-90.
Fields D.R. (2003)
Volume transmission in activity-dependent regulation of myelinating glia.
Neurochemistry International 45:503-509.
Finzsch M., Stolt C.C., Lommes P. and Wegner M.(2008)
Sox9 and Sox10 influence survival and migration of oligodendrocyte
precursors in the spinal cord by regulating PDGF receptor α expression.
Development 135, 637-646.
Fregien N.L., White L., Bartlett Bunge M., Wood P. (2004)
Forskolin increases neuregulin receptors in human Schwann cells without
increasing receptor mRNA.
Glia 49:24-35.
Gallo V., Zhou JM., McBain CJ., Wright P., Knutson PL., Armstrong
R.C.(1996)
Oligodendrocyte progenitor cell proliferation and lineage progression are
regulate by glutammate receptor mediate K+channel block.
J. Neurosci. 16:2659-2670.*
Ghiani CA., Eisen AM., Yuan X., DePinho RA., McBain CJ., Gallo
V.(1999)
Neurotransmitter receptor activation triggers p27(Kip1) and p21(CIP1)
accumulation and G1 cell cycle arrest in oligodendrocyte progenitors.
Development, 126:1077-1090.
Giulian D., Allen RL., Baker TJ & Tomozawa Y.(1986)
Brain peptides and glial growth.Glia-promoting factors as regulators of
gliogenesis in the developing and injured central nervous system.
Journal of Cell Biology, 102:803-11.*
121
Gogstad G.O., Krutnes M.B. (1982)
Measurement of protein in cell suspensions using the Coomassie Brillant
Blue dye-binding assay.
Anal. Biochem. 126(2):355-359.*
Gomez F.C.A., Spohr T.C.L.S., Martinez R and Moura Neto V.(2001)
Cross-Talk between neurons and glia: highlights on soluble factors.
Brazilian Journal of Medical and Biological Research N.34:611-20.
Grando SA., Kist DA., Qi M., Dahl MV., (1993)
Human keratinocytes synthesize, secrete, and degrade acetylcholine.
J Invest Dermatol 101:32-36. *
Gomeza J., Zhang L., Kostenis E., Felder C., Bymaster F., Brodkin J.,
Shannon H., Xia B., Deng C., Wess J., (1999)
Enhancement of D1 dopamine receptor-mediated locomotor stimulation in
M4 muscarinic acetylcholine receptor knockout mice.
Proc Natl Acad Sci USA 96:10483-10488.*
Hansson E. and Ronnback L.(2003)
Glial neuronal signaling in the central nervous system.
FASEB J.17:341-348.
Hardy R. and Reynolds R.(1993a)
Neuron-oligodendroglial interaction during central nervous system
development.
J.Neurosci.Res. 36, 121-26.*
Hosey M. Marlene (1992)
Diversity of structure, signalling and regulation within the family of
muscarinic cholinergic receptors.
The FASEB Journal Vol. 6 February , 845-852.*
Ishibashi T., Dakin KA., Stevens B., Lee PR., Kozlov SV., Stewart C. and
Fields D. (2006)
Astrocytes promote myelination in response to electrical impulses.
122
Neuron 49:823-32.
Jessell T.M. (2000)
Neuronal specification in the spinal cord:inductive signals and
transcriptional codes.
Nat. Rev. Genet. 1, 20-29.
Jessen KR, Brennan A, Morgan L, Mirsky R, Kent A, Hashimoto Y,
Gavrilovic J. (1994)
The Schwann cell precursor and its fate: a study of cell death and
differentiation during gliogenesis in rat embryonic nerves.
Neuron 12:509-527.
Jessen K.R., Mirsky R. (1999)
Schwann cells and their precursors emerge as major regulators of nerve
development.
Trends Neurosci 22:402-410.
Jessen KR.(2004)
Glial Cells
The International Journal of Biochem. And Cell. Biol. 36:1861-67.
Jessen K.R., Mirsky R. (2008).
Negative regulation of myelination: relevance for development, injury, and
demyelinating disease.
Glia 56:1552-1565.
Jian-Guo H., Sai-Li F., Kai-Hua Z., Yiu L., Pei-Hua L., Xico-Ming
X.(2004)
Differential gene expression in neural stem cells and oligodendrocyte
precursor cell: A cDNA microarray analysis.
J. Neurosci. Res. 78(5):637-646.
Kakita A., Goldman J.E.(1999)
Patterns and dynamics of SVZ cell migration in the postnatal
forebrain:monitoring living progenitors in slice preparations.
Neuron 23, 461-472.*
123
Kandel E. R., Schwartz J. H., Jessel T. M. (1994)
Principles of neurosciences.
II Ed.Elsevier science publishing Co., New York.
Karlin Arthur (2002)
Emerging Structure of the Nicotinic Acetylcholine Receptors.
Nat Rev Neurosci. 2002 Feb;3(2):102-14.
Kettenmann H. and Ransom B.(2005)
Neuroglia
Oxford University Press. Second Edition.
Kirchhoff F. and Kettenmann H.(1992)
GABA triggers a [Ca2+
]I increase in murine precursor cell of the
oligodendrocyte lineage.
Eur. J. Neurosci. 4:1049-1058.*
Larocca J. & Almazan G.(1997)
Acetylcholine agonits stimulate mitogen-activated protein Kinase in
oligodendrocyte progenitors by muscarinic receptors.
J. Neurosci. Res. 50, 743-754.
Lauder J.M.(1988)
Neurotransmitters as morphogens.
Prog. Brain Res. 73:365-387.*
Lauder J.M.(1993)
Neurotransmitters as growth regulatory signals :role of receptors and
second messengers.
Trends Neurosci. 16:233-240.*
Lauder J.M. and Schambra U.B.(1999)
Morphogenetic roles of acetylcholine.
Environmental Health Perspectives 107( Suppl. 1):65-69.
Lazzarini RA., Griffin JW., Lassman H., Nave KA., Miller RH. and Trap
BD. (2004)
Myelin biology and disordes.
124
Elsevier Academic Press, Volume 1.
Levey A. I., Kitt C. A., Simonds W. F., Price D. L., Brann M. R., (1991)
Identification and localization of muscarinic acetylcholine receptor
proteins in brain with subtype-specific antibodies.
The Journal of Neuroscience 11(10):3218-3226.*
Levi G, Aloisi F, Wilkin GP. (1987)
Differentiation of cerebellar bipotential glial precursors into
oligodendrocytes in primary culture: developmental profile of surface
antigens and mitotic activity.
J. Neurosc. Res.18(3):407-17.*
Loewi O. (1921)
Über humorale Übertragbarkeit der Herzennervenwirkung.
Pflugers Arch. Gesamte Phsiol. 214: 678-688.*
Loreti S., M. Vilarò M.T., Visentin S., Rees H., Levey A.I. and Tata A.M.
(2006)
Rat Schawnn cells express M1-M4 muscarinic receptor subtypes.
J. of Neuroscience Research 84:97-105.
Loreti S, Ricordy R, De Stefano M.E., Augusti-Tocco G, Tata A. M.(2007)
Acetylcholine inhibits cell cycle progression in rat Schwann cells by
activation of the M2 receptor subtype.
Neuron Glia Biol.(4):269-79.
Lo Turco JJ., Owens DF., Heath MJ., Davis MB., Kriegstein AR. (1995)
GABA and glutammate depolarize cortical progenitor cells and inhibit
DNA syntesis.
Neuron 15:1287-1298.*
Ludwin SK.(1997)
The pathobiology of the oligodendrocyte.
J. Neuropathol. Exp. Neurol. 56:111-124.
125
Lu Q.R., Sun T., Zhu Z., Ma N., Garcia M., Stiles C.D., Rowitch
D.H.(2002)
Common developmental requirement for Olig function indicates a motor
neuron/oligodendrocyte connection.
Cell 109, 75-86.
Ma W Li., BS Zhang ., Pant HC.( 2004)
Signaling cascades implicated in muscarinic regulation of proliferation of
neural stem and progenitor cells.
Drug News Perspect.17(4):258-66.
Maier C.E. and Miller R.H.(1997)
Notochord is essential for oligodendrocyte development in Xenopus spinal
cord.
J. Neurosci. Res. 47, 361-371.*
Maurel P & Salzer JL.(2000)
Axonal regulation of Schwann cell prolifaration and survival and the initial
events of myelination requires PI 3-kinase activity.
Journal of Neuroscience, 20:4635-4644.
Miller R.H., Payne J., Milner L., Zhang H., Orentas D.(1997)
Spinal cord oligodendrocytes develop from a limited number of migratory,
highly proliferative precursors.
J. Neurosci. Res. 50, 157-168.*
Miller R.H.(2002)
Regulation of oligodendrocyte development in vertebrate CNS.
Progress in Neurobiology 67, 451-467.
Miranda-Contreras L., Benitez-Diaz PR., Mendoza-Briceno RV.,
Delgado-Saez MC., Palacios-Pru EL.(1999)
Levels of amino acid neurotransmitters during mouse cerebellar
neurogenesis and in hystotopic cerebellar cultures.
Dev. Neurosci. 21:147-158.*
126
Molina-Holgado E., Khorchid A., Liu HN., Almazan G.(2003)
Regulation of muscarinic receptor function in developing oligodendrocytes
by agonistic exposure.
Br. J. Pharmacol, 138:47-56.
Mori S. and Leblond CP.(1970)
Electron microscopic identification of three classes of oligodendrocytes and
a preliminary study of their proliferative activity in the corpus callosum of
young rats.
J.Comp. Neurol. 139:1-30.*
Morrison SJ.,Perez SE.,Qiao Z.,Verdi JM.,Hicks C.,Weinmaster G and
Anderson DJ.(2000)
Transient Notch activation initiates as irreversibile switch from
neurogenesis by neuronal crest stem cells.
Cell.26;101(5):499-510.
Mosmann T. (1983)
Rapid colorimetric assay for cellular growth and survival: application to
proliferation and cytotoxicity assays.
J. Immunol. Methods. 65, 55-63.*
Nathason N. M, (1996)
Regulation of muscarinic acetylcoline receptor expression and fuction.
Prog. Brain Res. 109: 165-168.*
Nguyen L.,Rigo JM. ,Rocher V., Belachew S. ,Malgrange B. ,Rogister B.,
Leprince P. and Moonen G.(2001)
Neurotransmitters as early signals for central nervous system development.
Cell Tissue Res. 305:187-202.
Nicholls J.G.,Martin R.A. and Wallace B.G.(1997)
Dai neuroni al cervello.
I ed. Casa Editrice Zanichelli.
127
Noble M., Murray K., Stroobant P.,Waterfield M.D. and Riddle P.(1988)
Platelet-derived growth factor promotes division and motility and inhibits
premature differentiation of the oligodendrocyte/type-2astrocyte progenitor
cell.
Nature, 333:560-62.*
Norton WT., Cammer W.(1984)
Isolation and characterization of myelin.In:Morell P.,(Ed.),Myelin.
Plenum Press, New York,NY pp 147-195.*
Numa S. (1989)
A molecular view of neurotransmitters receptors and ion channels.
Harvey Lect. 83: 121-165.*
Ono K., Fujisawa H., Hirano S., Norita M., Tsumori T. and Yasui
Y.(1997a)
Early development of the oligodendrocyte in the embrionic chick
metencephalon.
J. Neurosci. Res. 48, 1-14.*
Orentas D.M., Hayes J., Dyer K., Miller R.H.(1999)
Sonic hedgehog signaling is required during the appearance of spinal cord
oligodendrocyte precursors .
Development 126, 2419-2429.
Penfield W.(1932)
Neuroglia: normal and pathological.In: Cytology and Cellular Pathology
in the Nervous Syste.
Edited by Penfield W. New York: Hoeber, vol.2 p.421-479.*
Pettman B., Labourdette G., Weibel M. and Sensenbrenner M.(1986)
The brain fibroblast growth factor (FGF) is localized in neurons.
Neurosci. Lett. 68, 175-80.*
128
Phelps P.E., Barber R.P., Brennan L.A., Maines V.M., Salvaterra P.M.,
Vaughn J.E.(1990)
Embryonic development of four different subsets of cholinergic neurons in
rat cervical spinal cord.
J. Comp. Neurol. 291(1):9-26.*
Price J.(1994)
Glial cell lineage and development.
Curr. Opin. Neurobiol. 4:680-686.
Pringle N.P., Richardson W.D. (1993)
A singularity of PDGF alpha-receptor expression in the dorsoventral axis
of the neural tube may define the origin of the oligodendrocyte lineage.
Development 117, 525-533.
Pringle N.P., Yu W., Guthrie S., Roelink H., Lumsden A., Peterson A.C.
and Richardson W.D.(1996)
Determination of neuroepitelial cell fate: induction of the oligodendrocyte
lineage by ventral midline cells and sonic hedgehog.
Dev. Biol. 177, 30-42.
Qian X., Davis A.A., Goderien S.K., Temple S.(1997)
FGF2 concentration regulates the generation of neurons and glia from
multipotential cortical stem cells.
Neuron 18, 81-93.*
Raff M.C., Hart I.K., Richardson W.D., Liellien L.E.(1990)
An analysis of the cell-cell interactions that control the proliferation and
differentiation of a bipotential glial progenitor cell in colture.
Spring Harbor Symp. Quant. Biol. 55, 235-238.*
Ragheb F.(1999)
The M3 muscarinic Acetylcholine receptor mediates p42MAPK
activation
and c-fos mRNA expression in oligodendrocyte progenitors.
PhD thesis:Department of Pharmacology and Therapeutics
Mc Gill University Montreal, Canada. pp 1-123.
129
Ragheb F., Molina-Holgado E., Cui QL., Khorchid A., Liu HN., Larocca
JN., Almazan G.(2001)
Pharmacological and Fuctional characterization of muscarinic receptor
subtypes in developing oligodendrocytes.
Journal Neurochem. 77, 1396-1406.
Rakic P.(2003)
Elusive radial glial cells:Historical and evolutionary perspective.
Glia Vol.43 pp.19-32.
Richardson W.D., Pringle N., Mosley M.J., Westermark B. and Dubois-
Dalcq M.(1988)
A role for platelet-derived growth factor in normal gliogenesis in the
central nervous system.
Cell 53, 309-19.*
Richardson W.D., Pringle N.P., Yu W.P. and Hall A.C. (1997)
Origin of spinal cord oligodendrocytes:possible developmental and
evolutionary relationships with motor neurons.
Dev.Neurosci. 19, 58-68.
Riethmacher D., Sonnenberg-Riethmacher E., Brinkmann V., Yamaai T.,
Lewin G.R., Birchmeier C. (1995)
Severe neuropathies in mices with targed mutations in the ErB3 receptor.
Nature 389:725-730.*
Rio Hortega DP.(1928)
Tercera aportacion al conocimiento morfologico e interpretacion funcional
de la oligodendroglia.
Memor. Real.. Soc. Esp. Hist. Nat. 14:5-122.*
Rogers SW., Gregori NZ., Carlson N., Gahring LC., Noble M., (2001)
Neuronal nicotinic acetylcholine receptor expression by
O2A/oligodendrocyte progenitor cells.
Glia:33 306-313.
Rogister B.,Ben-Hur T. and Dubois-Dalcq M.(1999)
130
From Neural Stem Cells to Myelinating Oligodendrocytes.
Molecular and Cellular Neuroscience 14, 287-300.
Roelink H., Ausgsburger A., Heemskerk J., Korzh V., Norlin S., Ruiz
I.A.A., Tanabe Y., Placzek M., Jessel T.M. (1994)
Floor plate and motor neuron induction by vhh-1, a vertebrate homolog of
hedgehog expressed by the notochord.
Cell 76, 761-775.*
Roelink H., Porter J.A., Chiang D.T., Beachy P.A, Jessel T.M.(1995)
Floor plate and motor neuron induction by different concentrations of
amino-terminal cleavage product of sonic hedgehog autoproteolysis.
Cell 81, 445-455.*
Schambra U.B., Sulik K.K., Petrusz P., Lauder J.M.(1989)
Ontogeny of cholinergic neurons in the mouse forebrain.
J. Comp. Neurol 288:101-122.*
Schaeren-Wiemers N., Bonnet A., Erb M., Erne B., Bartsch U., Kern F.,
Mantei N., Sherman D., Suter U.(2004)
The raft-associated protein MAL is required for maintenance of proper
axon-glia interactions in the central nervous system.
The Journal of Cell Biology.166:731-742.
Salani M., Anelli T., Augusti-Tocco G., Lucarini C., Mozzetta C., Poiana
G., Tata A.M. and Biagioni S.(2009)
Acetylcholine-induced neuronal differentiazion:muscarinic receptor
activation regulates EGR-1 and REST expression in neuroblastoma cells.
J. Neurochem. 108:821-834.
Sharma G., Vijayaraghavan S., (2002)
Nicotinic receptor signaling in nonexcitable cells.
Inc J Neurobiol 53:524-534.
Schlumpf M., Palacios J.M., Cortes R., Lichtensteiger W.(1991)
Regional development of muscarinic cholinergic binding sites in the
prenatal brain.
131
Neuroscience 45(2):347-57.*
Sommer I, Schachner M. (1981)
Monoclonal antibodies (O1 to O4) to oligodendrocyte cell surfaces: an
immunocytological study in the central nervous system.*
Dev Biol. 83(2):311-27.*
Stallcup WB. (1981)
The NG2 antigen, a putative lineage marker: immunofluorescent
localization in primary cultures of rat brain.
Dev Biol; 83(1):154-65. *
Stolt C.C., Rehberg S., Ader M., Lommes P., Riethmacher D., Schachner
M., Bartsch U., and Wegner M.(2002)
Terminal differentiation of myelin-forming oligodendrocytes depend on the
transcription factor Sox10.
Genes Dev. 16, 165-170.
Sugimoto Y., Taniguchi M., Yagi T., Akagi Y., Nojyo Y.(2001)
Guidance of glial precursor cell migration by secreted cues in the
developing optic nerve.
Development 128, 3321-3330.
Sussman C., Vartanian T., Miller R.H. (2005)
The ErbB4 neuregulin receptor mediates suppression of oligodendrocyte
matuaration.
J. Neurosci. 25: 5757-5762.
Tanigaki K., Nogak F.,Takahashi J.,Tashiro K.,Kneda H. and Houjo
T.(2001)
Notch1 and Notch3 instructively restrict bFGF-responsive multipotent
neural progenitor cells to an Astroglial Fate.
Neuron Vol.29 45-55.
Tata A.M., Cursi S., Biagioni S. and AugustiTocco G.(2003)
Cholinergic modulation of neurofilament expression and neurite outgrowth
in the chick sensory neurons.
132
J. Neurosci. Res. 73, 227-234.
Taveggia C.,Thaker P., Petrylak A, Caporaso G.L., Toews A., Falls D.L.,
Einheber S., Salzer J. (2008)
Type III neuregulin -1 promotes oligodendrocyte myelination.
Glia56: 284-293
Taylor P., Brown J. H. (1994)
Basic Neurochemistry: molecular, cellular and medical aspect.
5th
ed., adited by G. J. Siegel et al. Published by Raven Press,
Ltd., New York.*
Trajkovic K., Dhaunchak A.S., Goncalves J., Wenzel D., Schneider A.,
Bunt G.,Nave KA. And Simons M. (2006)
Neuron glia signaling triggers myelin membrane exocytosis from
endosomal storage sites.
JBC Vol.172 N.6 937-48.
Ueda H., Levine J., Miller R.H., Trapp B.D.(1999)
Rat optic nerve oligodendrocytes develop in the absence of viable retinal
ganglion cell axons.
J.Cell Biol. 146, 1365-1374.
Van Straaten H.W., Hekking J.W., Beursgens J.P., Terwindt R.E.,
Drukker J. (1989)
Effect of the notocord on proliferation and differentiation in the neural tube
of the chick embryo.
Development 107, 793-803.*
Verkhratsky A. and Toescu EC.(2006)
Neuronal-glia networks as substrate for CNS integration.
J.Cel.Mol.Med. 10(4):869-79.
Verkhratsky A. and Butt A.(2007)
Glial Neurobiology A Textbook.
Wiley Casa Editrice.
133
Virchow R.(1846)
Ueber das granulirte Aussehen der Wandungen der Gehirnvntrikel.
Allg Z Psychiat 3:242-250.*
Warf B.C., Fok-Seang J., Miller R.H.(1991)
Evidence for the ventral origin of oligodendrocyte precursor in the rat
spinal cord.
J.Neurosci. 14, 2477-2488.*
Wessler I., Reinheimer T., Klapproth H., Schneider FJ., Racke K., (1997)
Mammalian glial cells in culture synthesize acetylcholine.
Naunyn Sch Arch Pharmacol 356:694-697. *
Wessler I., Kirkpatrick CJ., Rackè K.(1998)
Non-neuronal acetylcholine, a locally acting molecule, widely distributed in
biological systems: expression and function in humans.
Pharmacol. Ther.77(1):59-79.*.
Yamada T., Placzek M., Tanaka H., Dodd J., Jessell T.M.(1991)
Control of cell pattern in the developing nervous system: polarizing activity
of the floor plate and notochord.
Cell 64, 635-647.*
Yeh H.-J., Ruit K.G., Wang Y.-X., Parks W.C., Snider W.D. and Deuel
T.F.(1991)
PDGF A-chain gene is expressed by mammalian neurons during
development and maturity.
Cell 64, 209-16.*
Yiu G. and He Z.(2006)
Glial inihibition of CNS axon regeneration.
Nature Reviews Neuroscience Vol.7 617-27.
Zheng JQ., Felder M., Connor JA., Poo MM., (1994)
Turning of nerve growth cones induced by neurotrasmitters.
Nature 368:140-144. *
134
Zhou Q., Wang S., Anderson D.J.(2000)
Identification of a novel family of oligodendrocyte lineage specific basic
helix-loop-helix transcription factors.
Neuron 25, 331-343.
Zhou Q. and Anderson D.J.(2002)
The bHLH transcription factors Olig2 and Olig1 couple neuronal and glial
subtype specification.
Cell 109, 61-73.
Zhou C., Wen ZX., Shi DM., Xie ZP. (2004)
Muscarinic acetylcholine receptors involved in the regulation of neural
stem cell proliferation and differentiation in vitro.
Cell Biol Inter; 28: 63-67.
I riferimentii riportati con l’asterisco (*) si riferiscono ad autori citati
dagli autori consultati.
135
136